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Autore: hikaru83    05/03/2020    5 recensioni
Questa raccolta era nata per una challenge che poi è stata chiusa in anticipo, ho quindi deciso di mantenere le storie e lasciarla come un luogo dove raccogliere one-shot più o meno brevi nate da una parola che mi ha ispirato o mi è stata suggerita.
Le storie saranno probabilmente slegate tra loro, e quando ci saranno ship saranno o Johnlock o Mystrade, non ho mai scritto su altre coppie e non credo proprio inizierò ora, se dovesse succedere state sicure che queste due non verranno separate! Ovviamente non ho idea del genere dell'intera raccolta perchè scrivo grazie all'ispirazione che i prompt dati mi danno, diciamo che in genere io sono da finali felici.
Spero che questo esperimento vi piacerà.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scritto di getto, di notte, sul cellulare a causa una fanart di fuckwitjulite che ha condiviso la mia Sonietta bella (MissAdler qui su EFP) sul gruppo fb Johnlock is the way and Frebatch of course! dopo un “qui ci vuole una ff” della mia Linda (Dida77 qui su EFP, noi brutte persone abbiamo sempre ottime idee) mentre sto ideando un’altra ff grazie a un promt meraviglioso di Koa, e nulla, ve la beccate, contente?
 
 
 

Ti ho visto morire troppe volte

 
 
 
Chissà se si era mai accorto che durante la notte lui sgattaiolava nella sua stanza per osservarlo dormire.

Era una cosa senza nessuna logica, ma non poteva impedirsi di farlo.

Poteva percepire nel proprio corpo l'esatto momento in cui la paura di perderlo di nuovo, iniziava a scalfire la perfetta apparenza che si era costruito.

I respiri diventavano più corti, il cuore iniziava a battere irregolarmente, si sentiva soffocare, il petto doleva, le mani sudavano ma la sensazione di freddo era sempre più intensa.

La prima notte che era successo aveva temuto per sé stesso. Forse c'era qualcosa che non andava nel suo corpo? Poi però aveva deciso di alzarsi pensando che qualcosa di caldo l'avrebbe aiutato.

Scese le scale facendo il minor rumore possibile finché non arrivò nei pressi della porta della sua stanza. Non sapeva neppure lui perché lo fece, ma aprì quanto bastava la porta per poter vedere il suo corpo che riposava nel letto.

In silenzio, quasi religioso, trattenne il respiro mentre il cuore galoppava veloce. Un respiro lieve, un movimento ritmico delle spalle, e improvvisamente tutto il malessere sparì. Era bastata avere la certezza che lui fosse a casa, al sicuro, e vivo e la paura si era dissolta.

La mattina tutto ciò gli parve così strano, così inverosimile, che non riuscì a credere che fosse accaduto davvero e si diede dello stupido.

La notte seguente però il fatto successe ancora e ancora, ancora, ancora nelle notti successive.

Ogni volta si avvicinava di più a lui, restava più tempo ad osservarlo dormire, ad ascoltare il suo respiro.


Smise persino di trovarlo strano.


Fu solo una sera, mentre lo osservava addormentato davanti al PC, che comprese il perché non riusciva a essere sereno se non continuava ad osservarlo:

Lo aveva visto morire troppe volte nel corso del tempo.
 

Lo aveva visto morire, ogni volta che lo lasciava solo per andare a uno degli appuntamenti con una delle donne che avrebbe dimenticato di lì a poco.

Lo aveva visto morire, quando era uscito da quello spogliatoio con l'esplosivo ben nascosto sotto la giacca in modo che lui non capisse che era solo una marionetta nelle mani di quel pazzo, per pochi istanti quando pensava di non aver capito nulla di lui e persino dopo aver saputo la verità, quando aveva capito il pericolo che stava correndo.

Lo aveva visto morire, quando aveva creduto che non si fidasse più di lui.

Lo aveva visto morire, quando si era buttato giù da quel palazzo.

Lo aveva visto morire, quando era tornato e aveva capito che al suo fianco ora c'era un'altra persona, una donna diversa da tutte le altre.

Lo aveva visto morire, al suo matrimonio, mentre tentava di nascondere il suo dolore.

Lo aveva visto morire, quando aveva iniziato a seguire casi senza di lui, perdendo pezzi di sé.

Lo aveva visto morire, quando aveva ucciso per proteggerlo, come se la sua vita fosse tutto paragonata alla propria.

Lo aveva visto morire, quando lo aveva salutato prima di salire su quell'aereo.

Lo aveva visto morire, quando lo aveva incolpato della morte della moglie.

Lo aveva visto morire, quando lo aveva picchiato in quell'obitorio a causa dell'enorme senso di colpa che lo stava divorando.

Lo aveva visto morire, quando il passato era tornato a ghermirlo con le sue dita scheletriche.

Lo aveva visto morire troppe volte, ed era sempre stata solo colpa sua.

 
La nausea lo colpì.

La testa iniziò a girare, e per un tempo che non riuscì a quantificare la vista gli si annebbiò fino a vedere solo il nero.

Sentì le sue gambe diventare gelatina quindi si inginocchiò spossato per terra.

Dovette aspettare che il suo corpo accettasse quello che la mente aveva appena compreso e per non sprofondare nel buio si concentrò nel cercare un appiglio fino a trovare il suo profumo e poco dopo anche il suo respiro regolare.

Seguì quel suono per tornare indietro.

Seguì quel profumo per non impazzire.

Seguì quegli occhi acquamarina che lo accolsero come un porto sicuro per tornare a casa.

«Cancella la colpa, ho iniziato a vivere solo grazie a te. Sono vivo solo grazie a te.»

Due braccia lo avvolsero, finalmente riuscì ad ascoltare i due cuori battere con il medesimo battito, sentendosi completo per la prima volta.


Era forse questo che la gente chiamava felicità?

 


 

Fine

  
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