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Autore: Hoel    05/03/2020    2 recensioni
[In collaborazione con Semperinfelix]
Raccolta assolutamente demenziale composta da riflessioni e rielaborazioni in chiave comica di eventi, aneddoti più o meno veri e burle ai danni di personaggi storici, necessaria panacea per le badilate di angst che scriviamo e leggiamo. Come disse il buon Erodoto: “Se un uomo vuole occuparsi incessantemente di cose serie e non abbandonarsi ogni tanto allo scherzo, senza accorgersene, diventa pazzo o idiota.”
Genere: Comico, Demenziale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mille ringraziamenti a Alessandroago_94 e Ardesis per aver recensito senza stramazzare per terra dopo una versione a tradimento di latino.

Vi auguriamo una buona lettura,

Hoel e Semperinfelix

 

 

 

***

 

 

 

 

Mannaggia a te, Niccolò!

 

Laddove un valente condottiero invece di trovar la Bella Morte in campo di battaglia, perse la vita per chetare un suo pupillo assai molesto, dimentico degli effetti miracolosi dei più spicci sculaccioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anno Domini 1395

 

 

Il giovanissimo Niccolò d'Este, come una fastidiosissima mosca, continuava a ronzare attorno al suo caro amico Azzo da Castello, il celebrato capitano di ventura stipendiato dalla reggenza che governava Ferrara in attesa che Niccolò raggiungesse un età decente per fare il marchese.

 

Il dodicenne signore ammirava tantissimo quel capitano e non perdeva mai occasione per sommergerlo di domande su domande.

 

“Azzo! Azzo? Come si impugna correttamente uno spadone quando si è in guerra?”, gli domandò, andandogli dietro e tirandogli insistentemente la manica della veste per convincerlo a dargli retta.

 

“Con le mani Nicolò, con le mani lo devi impugnare”,  gli rispose in fretta quello, sperando che il marmocchio si accontentasse e lo lasciasse in pace.

 

“E come si dà la scalata alle mura di un castello? Eh Azzo? Tu come la daresti Azzo? Eh?”

 

“Mannaggia a te, Niccolò. Prendi scale e corde e ordini agli uomini "tie' arrangiatevi", semplice no?” 

 

Ma il molesto ragazzino, non contento, gli si parò davanti, costringendolo a fermarsi e proseguì a tartassarlo: “E come me la cavo se un nemico mi ha appena sbudellato il destriero? Eh, Azzo? Che faccio?”

 

“Ossignore!” esclamò l'uomo, portandosi una mano alla fronte. Sicché, poggiato un ginocchio in terra e accostate le mani alle spalle del ragazzino, gli propose: “Senti, se ti do una dimostrazione pratica di come si combatte, mi lasci in pace per una buona volta?”

 

E poiché il marchese accettò con trepidazione, Azzo da Castello esclamò: “Andiamo, basta che taci, per l'amor del cielo!” e lo portò alla Delizia del Belvedere, dove il piccolo Niccolò, ansioso di acquistare qualche idea delle battaglie, poiché non ne aveva ancora veduta nessuna, volle che quel valente maestro assieme ad altri campioni ne rappresentasse una da scherzo.

 

Ed il giorno del torneo organizzato a tal fine giunse: Azzo formò due squadre di armati con Antonio degli Obizzi e disposti in tal modo iniziarono a dare battaglia, mentre il marchese applaudiva estatico, non perdendo di vista una sola mossa.

 

Ad un certo punto però, la cavalcatura dell' Obizzo ebbe uno scarto non calcolato e andò ad urtare con forza Azzo proprio sul ginocchio sinistro, già lesionato da una precedente ferita riportata in battaglia ed il condottiero cadde in terra con un grido di dolore.

 

E Niccolò, che continuava a battere le mani divertito, convintissimo che facesse parte della rappresentazione, gli domandò: “Oh, Azzo? E così che si muore quindi? Eh, Azzo? Azzo...? Azzooo?”

 

Azzo da Castello, ancora steso in terra dolorante, allungò una mano verso il suo signore e stringendola come a volerlo strangolare a distanza, gridò: “Mannaggia a te, Niccolò!”

 

E la notte dopo il valente capitano, sopravvissuto a tante battaglie autentiche, ebbe il destino di morire in una battagliola da teatro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

Curiosità: si tratta di un fatto realmente accaduto, sebbene da noi estremizzato, e non di un aneddoto. Niccolò d’Este effettivamente aveva un carattere un po' particolare, tant'è vero che tre quarti della popolazione dell'Emilia discendono da lui, fama confermata dalla filastrocca: “di qua e di là dal Po son tutti figli di Niccolò”

Infine, un minuto di silenzio per la buonanima di Azzo da Castello.

 


  
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