Mille
ringraziamenti a Alessandroago_94 e Ardesis per aver recensito senza
stramazzare per terra dopo una versione a tradimento di latino.
Vi
auguriamo una buona lettura,
Hoel e
Semperinfelix
***
Mannaggia
a te, Niccolò!
Laddove un
valente condottiero invece di trovar la Bella Morte in campo di
battaglia,
perse la vita per chetare un suo pupillo assai molesto, dimentico degli
effetti
miracolosi dei più spicci sculaccioni.
Anno
Domini 1395
Il
giovanissimo Niccolò d'Este, come una fastidiosissima mosca,
continuava a ronzare attorno al suo caro amico Azzo da Castello, il
celebrato
capitano di ventura stipendiato dalla reggenza che governava Ferrara in
attesa
che Niccolò raggiungesse un età decente per fare
il marchese.
Il
dodicenne signore ammirava tantissimo quel capitano e non
perdeva mai occasione per sommergerlo di domande su domande.
“Azzo!
Azzo? Come si impugna correttamente uno spadone quando si è
in guerra?”, gli domandò, andandogli dietro e
tirandogli insistentemente la
manica della veste per convincerlo a dargli retta.
“Con
le mani Nicolò, con le mani lo devi impugnare”, gli rispose in fretta
quello, sperando che il
marmocchio si accontentasse e lo lasciasse in pace.
“E
come si dà la scalata alle mura di un castello? Eh Azzo? Tu
come la daresti Azzo? Eh?”
“Mannaggia
a te, Niccolò. Prendi scale e corde e ordini agli
uomini "tie' arrangiatevi", semplice no?”
Ma il
molesto ragazzino, non contento, gli si parò davanti,
costringendolo a fermarsi e proseguì a tartassarlo:
“E come me la cavo se un
nemico mi ha appena sbudellato il destriero? Eh, Azzo? Che
faccio?”
“Ossignore!”
esclamò l'uomo, portandosi una mano alla fronte.
Sicché,
poggiato un ginocchio in terra e accostate le mani alle spalle del
ragazzino,
gli propose: “Senti, se ti do una dimostrazione pratica di
come si combatte, mi
lasci in pace per una buona volta?”
E
poiché il marchese accettò con trepidazione, Azzo
da Castello
esclamò: “Andiamo, basta che taci, per l'amor del
cielo!” e lo portò alla
Delizia del Belvedere, dove il piccolo Niccolò, ansioso di
acquistare qualche
idea delle battaglie, poiché non ne aveva ancora veduta
nessuna, volle che quel
valente maestro assieme ad altri campioni ne rappresentasse una da
scherzo.
Ed il
giorno del torneo organizzato a tal fine giunse: Azzo formò
due squadre di armati con Antonio degli Obizzi e disposti in tal modo
iniziarono a dare battaglia, mentre il marchese applaudiva estatico,
non
perdendo di vista una sola mossa.
Ad un
certo punto però, la cavalcatura dell' Obizzo ebbe uno
scarto non calcolato e andò ad urtare con forza Azzo proprio
sul ginocchio
sinistro, già lesionato da una precedente ferita riportata
in battaglia ed il
condottiero cadde in terra con un grido di dolore.
E
Niccolò, che continuava a battere le mani divertito,
convintissimo che facesse parte della rappresentazione, gli
domandò: “Oh, Azzo?
E così che si muore quindi? Eh, Azzo? Azzo...?
Azzooo?”
Azzo
da Castello, ancora steso in terra dolorante, allungò una
mano verso il suo signore e stringendola come a volerlo strangolare a
distanza,
gridò: “Mannaggia a te,
Niccolò!”
E la
notte dopo il valente capitano, sopravvissuto a tante
battaglie autentiche, ebbe il destino di morire in una battagliola da
teatro.
***
Curiosità:
si
tratta di un fatto realmente accaduto, sebbene da noi estremizzato, e
non di un
aneddoto. Niccolò d’Este effettivamente aveva un
carattere un po' particolare,
tant'è vero che tre quarti della popolazione dell'Emilia
discendono da lui,
fama confermata dalla filastrocca: “di qua e di là
dal Po son tutti figli di
Niccolò”
Infine,
un minuto di silenzio per la buonanima di Azzo da
Castello.