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Autore: Baudelaire    06/03/2020    0 recensioni
Sette note musicali vivono felici in un paese chiamato Pentagramma, con la loro amata Regina Chiave di Sol.
Ma una giorno qualcuno viene a bussare alla loro porta.
Ed è lì che questa avventura ha inizio...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera nella sua stanza, Kim faticava a prendere sonno. Continuava a pensare al dolce viso della Signora e a quello che le aveva detto.
Fai in modo che qualcun altro se ne accorga”. Già, ma non era facile. E se Kristel se ne fosse accorta? Se non si fosse trasformata? Per lui sarebbe stata la fine di tutto. Per lui, e per il resto del mondo. La salvezza delle note e dell’umanità era nelle sue mani. Solo lui poteva salvarli.
Così, assorto in questi pensieri, si addormentò.
 
I giorni passavano e Kim continuava a svolgere le sue mansioni come sempre. Purtroppo erano rari i momenti in cui riusciva a trovarsi solo con Kristel. Qualche volta accadeva, ma non riusciva mai a trovare il modo di combinare qualcosa di grave che potesse scatenare la sua rabbia. Inoltre, aveva una gran paura di fallire. Proprio quando era sul punto di agire, ecco che un improvviso tremore lo assaliva paralizzandogli le membra, al punto che non riusciva più nemmeno a pensare con lucidità. Tutta questa situazione lo spaventava terribilmente. Si sentiva solo. Era solo. Soltanto il pensiero della Signora lo rincuorava, ma allo stesso tempo contribuiva ad aumentare la sua agitazione. Se avesse fallito, la Signora si sarebbe certamente infuriata con lui, e non gli avrebbe più rivolto la parola. Ma del resto, che cosa importava? Se avesse fallito, presto sarebbero tutti morti! Tutti quanti!
I momenti della giornata che preferiva erano quelli in cui portava da mangiare ai suoi amici. Come al solito non poteva soffermarsi troppo, ma ciò non costituiva un problema, dal momento che, ultimamente, stentavano a rivolgergli la parola. Un semplice sguardo tra lui e la Signora era sufficiente. Non lo incalzava, né lo rimproverava. Aspettava solo un suo cenno,  e questo lo rendeva ancora più nervoso.
 
Finalmente, un giorno l’occasione tanto attesa si presentò.
Un pomeriggio, la Regina era seduta nel salottino a leggere un libro. Kim stava rigovernando in cucina. Tutta la servitù era fuori. Kristel chiamò il ragazzo, dicendogli di portargli una tazza di tè. Il giovane tornò in cucina e mise a bollire l’acqua. Sapeva che in quei momenti l’ira della Regina poteva scatenarsi all’improvviso. Erano soli, quale momento più propizio per sfogare tutto il suo odio? – pensava amaramente Ad un tratto, la porta finestra della cucina si aprì. Sbadato com’era, non si era neppure accorto di averla lasciata accostata quando, pochi istanti prima, era uscito in giardino. Eppure credeva non ci fosse nessuno. Invece in quel momento entrò Sam, il giardiniere. Fu come un lampo. Un fulmine a ciel sereno. L’idea gli balenò improvvisa. Doveva approfittarne ora, subito. E non c’era un solo minuto da perdere.
  • Buongiorno Kim.
  • Ssst! Parli piano, Sam, la Regina non vuole essere disturbata!
  • Oh! Mi dispiace – fece quello a bassa voce.
  • Sto per portarle una tazza di tè, dice che non si sente molto bene.
  • Capisco. Vuole una mano?
  • No, grazie, farò da solo.  Ne gradisce una anche lei? Sarà stanco, dopo una giornata di lavoro.
  • Già. Queste maledette erbacce! Più le strappi via, più in fretta ricrescono! Peccato che non si possa dire lo stesso dei funghi! La prendo volentieri, grazie. – e si sedette al grosso tavolo della cucina.
  • Già – convenne Kim ricambiando il sorriso.
  • Il salottino in cui si trovava Kristel era quasi di fronte alla cucina. Kim preparò il vassoio da portare alla Regina, poi versò una tazza di tè al vecchio Sam.
  • Faccio in un attimo, così poi facciamo due chiacchiere.
  • D’accordo.
Veloce come un lampo, aprì la porta che comunicava con il corridoio, facendo ben attenzione a lasciarla ben aperta. Dal tavolo della cucina non era possibile scorgere la figura della Regina, ma i due locali erano talmente vicini che anche il minimo rumore sospetto avrebbe destato la curiosità di Sam e lo avrebbe indotto a sporgere fuori la testa. Almeno quella era la sua speranza.
Entrò in salotto. La Regina era seduta sul divanetto, sempre intenta a leggere.
  • Ce ne hai messo di tempo – lo rimproverò.
  • Perdonate, Maestà.
  • C’è qualcuno in cucina con te?
  • No, nessuno.
  • Bene.
 
Kim appoggiò il vassoio sul tavolo di cristallo di fronte a lei. Versò una tazza abbondante di tè, aggiunse zucchero e limone e mescolò. Intanto in cuor suo pregava tutti i santi del cielo che riusciva a ricordare di vegliare su di lui. Da quei pochi istanti dipendeva il futuro del mondo.
Kristel lo stava già osservando in modo strano, e lui sapeva cosa significava. Ma, se Dio avesse voluto, sarebbe stata l’ultima volta! Prese in mano la tazza e, con un movimento brusco e improvviso, la rovesciò sul bel vestito di seta della Regina. Detto, fatto. L’ira della Regina si scatenò, più minacciosa che mai. La trasformazione ebbe inizio. Ancora una volta, vide quel bel corpo diventare un ammasso informe e storpio. Le botte furono anche peggio del solito, colpi precisi e diretti, sul collo, sulla testa, sulle braccia. Stavolta cominciò a gridare, e chiamò Sam. A quelle parole, la nota emise un rantolo, simile a un grido di terrore. La ritrasformazione non era veloce, se qualcuno fosse entrato in quell’istante, avrebbe visto tutto. Sam comparve sulla porta, la bocca spalancata per lo stupore, il volto cinereo.
  • Sam, lo vedi? E’ Kristel! E’ lei!
  • Maledetto! Maledetto! – gridava Kristel, mentre si ritrasformava  molto lentamente.
Sotto gli occhi increduli di Sam, la nota stonata piano piano cedette il posto alla creatura che si spacciava per loro Regina.
  • Santi numi! – esclamò Sam.
  • Ce l’ho fatta! Mio Dio, ce l’ho fatta! Sam, hai visto anche tu quello che ho visto io?
  • Ma che diavolo significa tutto questo, ragazzo?
La Regina giaceva ora sul divano, respirava a fatica, quasi stesse per soffocare.
  • Aiutatemi, aiutatemi, vi prego!
  • Che succede? – domandò Kim avvicinandosi.
  • Si sta avverando … - Kristel parlava a fatica … il volto era pallido, emaciato, il respiro affannoso, gli occhi lucidi - sono stata scoperta, la maledizione scenderà su di me.
In quel medesimo istante, ecco nuovamente il suo corpo modificarsi, per tramutarsi nella sua vera essenza. Sam e Kim indietreggiarono, fino a che la nota stonata non fu di nuovo davanti a loro.
  • Ora resterò così per sempre … ed è tutta colpa tua, stupido vecchio! – e così dicendo allungò una mano per afferrare Sam.
  • Scappiamo, Sam, presto!
I due cominciarono a correre lungo il corridoio.
  • Da questa parte! – indicò Kim, aprendo il portone del palazzo.
  • Si ritrovarono in strada, mentre la nota li seguiva. Ormai non le importava più di essere vista, tutto era perduto. Ora desiderava solo vendicarsi di quel moccioso. Accecata dall’ira e dall’odio, non fece in tempo a vedere la carrozza che la investì colpendola in pieno. Ciò che vide fu solo uno squarcio di luce. Poi, il Nulla.
 
 
*****
 
  • Sapevo che ce l’avresti fatta. Sei un ragazzo coraggioso, Kim. – gli stava dicendo Chiave di Sol.
  • No, Signora, il merito è soltanto vostro. Senza di voi non ce l’avrei mai fatta.
  • Coraggioso e modesto! – lo schernì con un sorriso.
 
La carrozza era pronta. Le note erano già salite, aspettavano solo lei.
  • Senti, Kim, sei proprio sicuro di non voler venire con noi?
  • No, grazie. Mi avete già aiutato molto. Il mio posto è qui. Mi hanno già offerto qualche lavoro, sa? Sono diventato piuttosto popolare qui a Fantasyland.
  • Come vuoi. Ma, ricordati, ogni volta che ne avrai voglia, puoi venirmi a trovare. La porta del mio palazzo è sempre aperta per te, non dimenticarlo mai.
 
Chiave di Sol salì in carrozza allontanandosi per sempre da lui.
Non era stato facile. La morte di Kristel aveva creato scompiglio. C’era voluta una buona dose di pazienza per spiegare a tutti che quella che loro avevano sempre creduto una Regina buona e attenta ai bisogni del suo popolo, in realtà non era che una pazza nota stonata desiderosa di vendetta. E scoprire ciò che i sotterranei del palazzo nascondevano fu un vero colpo per la popolazione. Per tutto quel tempo nessuno aveva mai sospettato nulla.
Tutte le note furono liberate. L’incubo, che per alcune di loro era durato anni, era finalmente finito. E tutto questo grazie a Kim.
Per il ragazzo quello fu davvero l’inizio di una nuova vita.  Sam, per quanto ancora sconvolto dalla drammatica esperienza, gli offrì un lavoro presso l’azienda in cui lavorava il fratello. Niente di speciale, per il momento, ma il ragazzo avrebbe fatto strada. Ne era certo. Aveva fiuto, lui, per queste cose.
 
-     Maestà, non posso credere che stiamo per ritornare a Pentagramma! – esclamò Do tutto eccitato.
  • Ormai avevi perso ogni speranza, non è vero?
  • Beh, devo ammettere di sì. In questo siete stata molto più coraggiosa di me.
 
La Regina sorrise, e tornò a guardare la strada. Il tramonto colorava il cielo di un bellissimo porpora. Mai in vita sua era stata tanto felice di rivedere la luce del sole. Mai aveva apprezzato tanto un simile spettacolo naturale. Che bello essere di nuovo liberi, respirare a pieni polmoni l’aria fresca della sera! E tornare a casa! Rivedere il palazzo, rivedere Paris e Jenny!
 
  • Maestà, non vi ho ancora porto le mie scuse. – esordì Do, mentre la carrozza sfrecciava verso casa.
  • Scuse? E per che cosa?
  • Beh, non ho dimenticato che tutta questa brutta storia è nata per colpa mia …
  • Do! Ne abbiamo già parlato, è acqua passata!
  • No, Maestà. Vi prego, lasciatemi spiegare. Io… vedete, ero accecato dall’invidia. Sì, ero invidioso di Voi, perché avevate l’opportunità di viaggiare, vedere posti nuovi, conoscere gente, mentre io non ero altro che una piccola inutile nota musicale Mi sentivo inferiore e non mi davo pace. E quando quei tre impostori sono venuti a bussare alla nostra porta, mi sono detto “Beh, questa è la mia occasione. Dimostrerò a tutti quello che valgo. Farò vedere a tutti quello di cui sono capace”. Ma la verità, mia amata Regina, la verità è che sono solo un povero stupido.
  • Mio caro Do, questa storia dovrebbe averti insegnato qualcosa di molto prezioso. Nessuno di noi è inferiore a  nessun altro. E l’invidia non porta nulla di buono. Tu non eri e non sei un inetto, nessuno di voi lo è mai stato. Ognuno di noi porta dentro di sé qualcosa di prezioso. Ognuno di noi è speciale a modo suo e ha qualcosa da donare agli altri. Ma il vero valore non va ricercato al di fuori, ma dentro di te. Dentro di te sta la tua vera forza. E solo quando capirai questo allora sarai veramente qualcuno. E non serviranno concerti, applausi, strumenti musicali per dimostrarlo. Chi ha il cuore grande e aperto capirà. Sta solo a te scegliere se essere amato per ciò che sei o per ciò che appari. La decisione è tua. Tua e di nessun altro.
 
Due lacrime rigarono le guance di Do mentre la Regina parlava. La nota appoggiò il capo sulla spalla della Regina, mentre una pallida luna spuntava nel cielo plumbeo.
Il ritorno a palazzo fu accolto con grande emozione. Paris e Jenny erano quasi impazziti dall’angoscia e quando udirono la carrozza fermarsi di fronte al palazzo occorse loro qualche minuto per comprendere ciò che stava accadendo. Jenny piangeva e rideva contemporaneamente mentre abbracciava la sua Regina e una a una le sette note, imitata subito da Paris.
Il giorno stesso la Regina convocò un’assemblea durante la quale raccontò alla popolazione la loro terribile avventura. Paris e Jenny approfittarono di quella sera per comunicare a tutti la notizia del loro imminente matrimonio. Per l’occasione, le sette note organizzarono una grande festa, con canti, balli, cibo e vino a volontà.
 
La luna era ancora alta nel cielo quando, a tarda notte, la Regina si affacciò al balcone della sua camera.
- Buonanotte, Kim – sussurrò in un bisbiglio.
Una leggera brezza la fece rabbrividire. Si strinse nello scialle, poi, esausta, si ritirò nel buio della sua stanza.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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