Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: AmyJane    06/03/2020    1 recensioni
Questa storia parla del bianco, del nero e di tutto quello che sta al centro. Conviviamo con mille sfumature e oramai sappiamo che non esiste la purezza. Sappiamo che il buio non è eterno e che tutto incontra i cambiamenti. Nero e bianco coesistono. Si contrastano ma senza mai negarsi, accettando la consapevolezza di non poter esistere senza il proprio opposto. Si completano e quasi finiscono con l'essere solo una delle tante sfaccettature dell'altro. Un po' come i diamanti che, nella loro infrangibile purezza, si rivelano essere solo una versione del carbone. Il nero è l'assenza di colore, il bianco l'unione di ognuno. Eppure niente e tutto alla fine sono molto simili, quasi la medesima cosa. Lo Yin contiene in sé lo Yang e lo Yang fa altrettanto.Sherlock è nero quanto una minacciata ombra ma ha un cuore puro quanto il diamante. Ha scelto di mostrarlo piano piano e di lasciarlo luccicare per contrastare la propria oscurità. Gwendolyn, al contrario, ha scelto la luce per accecare gli altri e mascherare un cuore color carbone. Gli opposti si attraggono per poi lottare senza mai né morire né trionfare. Si cede solo a un fragile compromesso.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Hier Kommt die Sonne

Sherlock Holmes e la morte erano parte di un legame solido: i corpi falciati erano stati molti in decenni di casi e malefatte. Nessuno scena del crimine era riuscita a sgomentarlo, tanto meno a destarlo dalle sue pratiche di ricerca: più il crimine era efferato, più era capace di risvegliare un qualche macabro interesse.

Il detective, risolti i suoi misteri, era pure stato capace di definire il problema finale, la scomparsa del suo caro Barbarossa. Il bambino dentro al pozzo era solo un conto in sospeso; tutte quelle indagini erano solo a una compensazione dettata da una insolita legge del contrappasso. E Gwen era divenuta un ripasso della truce lezione.

«Le ha quasi spezzato il collo» disse una donna.

La patologa, camice bianco e sguardo impersonale, fece capolino dall'ampia porta dell'obitorio e, con una lentezza disarmante, passeggiò lungo fino a giungere presso il tavolo operatorio.

«Lei è Mr. Holmes, quello del blog. Mi hanno parlato molto di lei» continuò, rivestendo le falangi con lo spesso lattice dei guanti. «Comunque, stavo dicendo: collo molto sottile e mani molto forti. È stato molto semplice per un uomo adulto.»

Sherlock ascoltò, ma ogni parola pesò sulla coscienza, lacerando ogni brandello di dignità residua. Gwen era chiusa una cella da obitorio. Ferma, congelata dalle basse temperatura e senza più rossore. Solo materia sezionata da un bisturi e destinata a un deperimento crudele.

«Mr. Holmes?» lo chiamò la patologa, confusa.

L'altro non ascoltò. L'ombra di una terribile apatia lo sedò, asportando qualsiasi emozione e sostituendola con un cuore marcio, completamente stracciato. Le sue braccia restarono attaccate al busto.

«Mr. Holmes?» fece la donna.

L'uomo ignorò quella presenza. Piuttosto, ripensò ai dolci momenti, alla compagnia della sua adorata cliente e poi al fallimento. Gwen si era fidata di lui, si era sacrificata per incastrare il suo carnefice e lui non era stato in grado di proteggerla, di farla tornare a casa. Inutile era stato rincorrere il tempo, il gioco era stato perso: non era rimasto altro che un cumulo di adorabili memorie destinate ad alleggerissi con il passare degli anni, fino a scomparire, a stingersi lentamente.

Il mondo continuò a esistere e il mattino era giunto, tetro come nelle settimane già trascorse. Il mese di aprile si impegnato nel partorire giornate lunghe e lente, costantemente soffocate da un maltempo che, infelice, alternava la rabbia di un fulmine a continue lacrime di dolore.

L'anima di John Watson, altrettanto mesta, si era dissanguata nel corso delle ore, riducendosi a un soffio di rancore indirizzato a Sherlock, incapace di proteggere le persone a cui realmente teneva. Il medico si sorprese nel vedersi piangere. Non era abituato a farlo e poche erano state le occasioni bagnate dalle sua lacrime. La morte di Mary era stata un nodo legato al suo dito e la scomparsa di Gwen era stato come risentire addosso le stesse sensazioni.

Le sue colpe ritornarono, lo tormentarono senza un attimo di riposo. Gwen, qualche giorno addietro, era palpitante e piena di speranza. Poi si era spenta, lasciandolo senza qualcuno da stringere la notte, baciare nei momenti silenziosi. 

L'ex soldato smise di porsi domande, poiché non aveva più la tempra nemmeno di riflettere. La sua voce, per di più, dopo tutte le strazianti grida lanciate contro il cielo, si era ridotta a un suono consumato e fioco, quasi impercettibile. Le orbite, invece, gli si erano come infossate, riducendosi a due fessure senza luce.

John si era rintanato nella camera della donna, ancora dominata dal disordine. S'ibernò in una posizione di semplice stasi mentale, la stessa di uno scrittore incapace di concepire le parole per una lettera. Restò immobile, per lasciar fluire tutta la rabbia.

Le gialle strisce segnaletiche risaltarono in mezzo all'erba stopposa, delimitando un piccola parte della foresta umida e lussureggiante. Lo scalpiccio compresse la terra bagnata e compatta, deturpata dalle ultime azione di un losco crimine. Greg Lestrade, dopo qualche ora in macchina, era riuscito a giungere nello Yorkshire e così anche ad infiltrarsi nei meandri della fitta foresta, tra alberi secolari dall'espressione rugosa. Lì, l'ispettore riuscì a incontrare il personale e tanti altri collaborati, già intenti a esaminare la scena del crimine.

Nel terriccio, a solo qualche giorno dalla morte di Gwen, un corpo era stato rinvenuto sotto dure pietre e un soffice tappeto d'erba dissetato dalle ultime piogge. I resti di una donna, uccisa nel mese di gennaio, erano stati dissotterrati, poiché una mano si era sporta sulla superficie, come un macabro arbusto.

«Oh Cristo!» fece Greg Lestrade, guardando la scientifica già all'opera. Il cadavere dissotterrato aveva assorbito quei pochi mesi nel sottosuolo, corrompendosi in modo disgustoso.

«Donna, caucasica, sulla trentina» elencò l'antropologa forense, avvicinandosi al nuovo arrivato. «Sì, finalmente l'abbiamo trovata. E dopo ben due lunghi anni.»

Lestrade emise un sospiro e deglutì.

«Blomst, Scarlett Lene» sussurrò, strusciando gli occhi contro i palmi dispiegati. La spiegazione del caso si fece un fardello, un nodo da dipanare con sangue freddo.

«Sì, è lei.» La donna riordinò la massa di capelli bruna e, impettita, porse la mano all'ispettore con un modo confidenziale, ma anche molto rigoroso nei riguardi del comune decoro professionale.

Greg diede un'occhiata alla recente conoscenza e, mettendo a tacere qualsiasi cosa riguardasse le indagini da poco intraprese, si accinse a rispondere con altrettanta educazione e rispetto.

«Ispettore Gregory Lestrade, di Scotland Yard.»

La donna accennò a un sorriso.

«Scotland Yard? A Sheffield?»

Lestrade si mostrò intimorito da quell'affermazione e cominciò a cianciare come al solito, in cerca di una spiegazione che non risaltasse l'incapacità dei propri collaboratori riguardo al caso delle sorelle Blomst, morte a poca distanza l'una dall'altra.

«Sì, be'... io...»

«Non pensavo che Scotland si intromettesse nei casi d'omicidio dello Yorkshire» dichiarò la donna, molto sorpresa dalla situazione presentatasi.

L'ispettore, d'altra parte, sudò freddo. «Esistono delle eccezioni!»

Il turbinio di gente continuò a proseguire le operazioni, in cerca di indizi, tutto ciò che era utile al raccoglimento di elementi importanti. Il corpo fu ricoperto da un telo, in attesa dello spostamento, e la sconosciuta non poté fare a meno di esprimere il proprio disappunto su tutti gli accadimenti.

«Be', si tratta di una brutta tragedia, in fondo.»

«Orribile» ammise Lestrade, sincero.

«Fortunatamente abbiamo una registrazione come testimonianza e tanto altro materiale. Sherlock Holmes non ha deluso le nostre aspettative.» La donna diede un sguardo molto eloquente all'ispettore, mostrando profondo rispetto.

«Be', non l'ha mai fatto.» Lestrade non riuscì a scacciare l'immagine di Sherlock e John, feriti dalla perdita.

«Dico sul serio» sottolineò l'antropologa. «È riuscito a individuare il nascondiglio in cui quella poveretta. La maggiore era stata rinchiusa in un seminterrato chiuso da un sistema di sicurezza a codice. Era come un piccolo appartamento, pieno di confort. Non l'è mai mancato niente, ma era pur sempre un gabbia dorata. Ci è stata dentro per mesi, almeno fino a quando non ha scoperto il codice.»

«Mio Dio!» esalò l'ispettore.

Non è mai possibile abituarsi a tutto questo.

«Hanno fatto scalpore, le due sorelle. Questo purtroppo è uno di quel casi che si fa vendere molto bene ai giornali. Non sa quanto ne ho visti in questa settimana. Le due rose dello Yorkshire.» La donna deglutì, dispiaciuta. «Non c'è mai una spiegazione alla crudeltà degli uomini. Povere ragazze.»

2.

La comunità, saputa la notizia del funerale, non si era tirata indietro nel compiangere una donna spentasi in gioventù e partecipò in gran flusso. Poche persone occuparono le prime file, colleghi e quale amico dimenticato; tante altre occuparono il retro della struttura, gotica e costernata da un ampio cimitero smeraldino e con pietre erse in direzione del paradiso. John si mimetizzò nella popolazione, come un fantasma condannato a uno spettacolo funereo. Stroncò i gemiti nello squadrare il feretro di Gwen. 

«La morte è una certezza, è l'unica certezza» recitò il prete, senza alcun fronzolo. «E lasciare andare è ciò che ci spetta. Può sembrare molto doloroso, fa paura. Ma nel momento in cui lo facciamo, ecco che viene il coraggio, e ritorna anche la speranza.»

Non puoi cambiare il destino, semplicemente non puoi.

Il medico cercò di sganciarsi dalla sofferenza, ma niente riuscì a sprigionarlo realmente. Eppure, si erano perpetrati di sermoni in quella chiesa, di fantasie sul come lei fosse da qualche parte, lontano, libera nel silenzio o assieme alla sua famiglia. Era stato il destino, secondo alcuni, a collocarla accanto alla sorella.

Notare la terra sulla bara scosse l'ex soldato che, con i piedi ancorati a terra, si rese finalmente conto di dover proseguire una strada differente. Non era contemplabile altra scelta, se non pregare affinché il cielo la proteggesse meglio. La funzione, al di là ciò, fu una tortura lenta, psicologica, ma c'era chi l'aveva affrontata peggio. Sherlock, completamente allergico alla gente addolorata, consumò il proprio struggimento partecipando alla cerimonia da lontano. Fu i collega a scorgerlo abilmente ma, quando i loro occhi s'incrociarono, la rabbia infiammò tutto il campo santo.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: AmyJane