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Autore: Easy_Peasy    07/03/2020    1 recensioni
La realtà non è mai all'altezza della nostra speranza.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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UNA BIRO PER ..

Non ho mai apprezzato il caldo anzi, l’ho sempre sofferto tremendamente sin dalla giovane età. Ricordo che quando in primavera le temperature iniziavano ad alzarsi tendevo a barricarmi in casa, traendo in qualche modo vantaggio dalla sfortuna di abitare nel seminterrato di una vecchia palazzina. 
Lei invece adorava il caldo. Eravamo l'estate e l'inverno, lei il caldo e io il freddo. Siamo sempre stati le due metà perfette della stessa mela, due anime gemelle che, nonostante le avversità, erano state destinate sin dall’inizio a camminare insieme, fianco a fianco lungo quel sentiero che chiamiamo vita.
La luce del sole di quel pomeriggio afoso entrava incalzante dalla finestra aperta illuminando la stanza con spiragli di luce e, proprio tra quelli, intravvedevo danzare particelle di pulviscolo che scomparivano e comparivano dinnanzi ai miei occhi stanchi.
Nonostante vivessi fuori città, in un paesino di campagna, nell’aria di quel pomeriggio non udivo né il cinguettio degli uccelli né il frinire delle cicale: nessun rumore da attribuire alla natura, era come se anch’essa patisse come me il caldo torrido di quel giorno. 
Mi sedetti sulla sedia in legno della mia scrivania. L'avanzare degli anni aveva reso i miei movimenti più lenti e faticosi, anche lo spostare la sedia ormai mi costava fatica. Le gambe erano diventate deboli e i muscoli tremolanti. 
Con la mano destra afferrai una biro e con l'altra mano mi carezzai la barba bianca ricordandomi di quanto da giovane avevo invidiavo mio padre per la sua; la mia era cresciuta come me, con pigrizia, e si decise a spuntare folta soltanto attorno ai quaranta.
" Cosa disegnerai con quella biro oggi? "
Una voce dolce e familiare mi giunse delicatamente all'orecchio portando pace a quella condizione di malinconia che mi aveva avvolto senza nessun preavviso. Non mi voltai, sapevo esattamente chi fosse.
" Che aspetto avremo oggi? " Continuò la donna riuscendo a farmi galoppare per pochi secondi nell'oceano dei ricordi di una vita. 
" Oggi avremo venticinque anni. Ti ricordi com'eravamo? " Iniziai a tracciare delle linee e delle curve sul foglio bianco che stava davanti a me. Più il tempo passava e più le figure prendevano vita e il disegno di quei due innamorati prendeva forma. 
" Mi ricordo, come potrei dimenticarlo? "
La verità è che questa era la mia paura più grande, avevo paura che lei lo avesse dimenticato. 
Continuai a disegnare convinto di aver risposto alla domanda della donna, ormai ero concentrato nel dar vita a quei ragazzi in più vignette possibili. 
I dialoghi iniziarono a prendere la forma di ciò che sentivo, tant'è vero che la prima battuta della ragazza nel disegno fu la stessa che con dolcezza arrivò alla mente del vecchio. " Sei davvero bravo a disegnare lo sai? Ma perché non usi una matita al posto della penna? "
Sorrisi al pensiero di quante volte in vita mia avevo risposto a quella domanda. La tristezza mi assalì come uno tsunami ma ressi il colpo, chinando leggermente il capo verso la scrivania, ma solo dopo aver riportato la domanda sul foglio mi resi conto di quanto quella battuta era un preambolo di un lungo e doloroso discorso.
Sapevo già dove saremmo finiti con quella conversazione e per questo quella domanda faceva così male, ma avevo iniziato a disegnare e dovevo finire, era mio dovere ora lasciare che la storia e le battute dei due ragazzi andassero nella direzione reale: solo così quelle sequenze di disegni sarebbero state perfette e i due ragazzi avrebbero vissuto ancora insieme.
" Non ho mai inseguito questo sogno. È sempre stato un segreto o comunque qualcosa che ho sempre fatto per me stesso. Ho iniziato a disegnare da piccolo con le penne che trovavo in casa. " Iniziai a sentire il profumo dell'inchiostro di quella bic e così chiusi gli occhi. Mi sentivo come il ragazzo delle mie vignette, giovane e fiero di quel dono e soprattutto cosciente di aver con quella frase confessato il segreto a quella ragazza. 
La bic si fece leggera come una piuma e il suo profumo di inchiostro penetrava con prepotenza nei miei pensieri, sempre di più. " Le colleziono sai? " Dissi istintivamente a voce alta senza pensarci troppo.
" Davvero? Come mai? "
Sorrisi e aprii di nuovo gli occhi. " Non lo so, lo faccio e basta. " Eccomi che chinai nuovamente la testa sul foglio e riportai quei nostri dialoghi tra i due ragazzi, ormai padroni.
" Ne hai tante? Mi stai dicendo che ho la casa piena e non me ne sono mai accorta? " Ecco, quel suo tono preoccupato che in realtà celava un sorriso provocatorio, sapevo dove voleva arrivare. Se solo mi fossi girato forse avrei potuto vederla sorridere tra le rughe del suo volto. 
" Ne ho tante si e di ognuna ho un ricordo. Ma chi meglio di te sa qual è, di una collezione, l'oggetto più importante? "Continuai a scrivere ma dopo la mia domanda sentivo quella donna più vicina. Dietro di me. Se solo avesse allungato la mano avrebbe potuto toccarmi delicatamente la spalla e forse lo stava anche per fare.
" Tra tutte le PlayStation ti risponderei la prima. "
" Esatto la prima. La penna più importante è la prima, quella da cui ho iniziato a collezionare le altre. E sai perché è così importante la bic con cui iniziai la collezione? "
La donna nella sua vignetta stava cucinando e a quella domanda si fermò, lasciando bollire l'acqua della pasta dietro di sé. Il ragazzo magrolino seduto sulla cassapanca con un sorriso rispose ed io ero tremendamente felice di poter dar vita nuovamente a quel ricordo. " La biro con cui iniziai la mia collezione la rubai alla mia compagna di banco in terza media e quella ragazza eri tu. "
La donna alle mie spalle mi chiese di mostrarle quella biro, smorzandomi la felicità che avevo trovato pochi attimi prima nello scrivere quelle battute ma io continuai a disegnare. Il ragazzo del mio disegno andò a prendere la biro e tornò in cucina per mostrarla alla ragazza ma a quel punto non potevo davvero più ignorare la donna alle mie spalle. " Mostrami la biro.. " " Perché non vuoi?" " Voglio vedere quella biro.. "
" Vorrei mostrartela credimi, lo vorrei più di ogni altra cosa a questo mondo.. "
" Allora perché non lo fai? " Sentii la voce spezzata dal magone e non volevo farla soffrire. Allungai il mio braccio verso il cassetto della scrivania e la tirai fuori. Rimasi per qualche secondo a fissarla e poi mi girai di scatto per mostrarla alla donna, a lei, alla donna che aveva reso la mia vita perfetta; alla donna che avevo amato dal primo giorno in cui la incontrati tra i banchi di scuola fino al giorno in cui esalò l'ultimo suo respiro mentre lasciava lentamente la forte presa della mia mano. 
Rimasi lì con quella penna tra le dita e le lacrime agli occhi. Una parte di me aveva sperato che quella fosse la volta buona, che girandomi l'avrei vista per davvero ma la realtà non è all'altezza delle nostre speranze.
Affranto, tornai al mio disegno. 
Il giovane innamorato le mostrò la biro e lei stupita dal gesto si commosse e con le lacrime agli occhi lo abbracciò forte, ringraziandolo per essere da sempre in grado di rendere meraviglioso ogni secondo, ogni istante e ogni giorno della sua vita.
“ Una biro per dirti che ti amo. “
 
   
 
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