Film > Captain America
Ricorda la storia  |      
Autore: fantaysytrash    08/03/2020    3 recensioni
[Steve/Bucky | Fluff/Slice of Life | Canon Divergence | Post-Captain America: Civil War] [Questa storia si è classificata ottava al contest “Il contest delle prime volte” indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP]
Una semplice uscita si trasforma in una realizzazione importante: Bucky può mostrare al mondo intero quanto ami Steve senza doversi nascondere… anche se forse ha dei metodi un po’ troppo plateali.
Dal testo:
“Fu un bacio vero, lento e profondo, forse troppo intimo per il tipo di ambiente in cui si trovavano, ma che mise Bucky più a suo agio di quanto non fosse stato nelle settimane precedenti.”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell’Autrice

Ammetto di essere la prima a stupirmi di tutta l’ispirazione che sto avendo in questo periodo, ma – ebbene sì – eccomi con l’ennesima Stucky! Questa volta si tratta di un piccolo attimo di serenità in un ipotetico futuro sereno, un momento imprecisato dove tutte le ostilità sono state risolte.

Poco da dire a riguardo, è praticamente solo fluff; spero vi piaccia!

Federica ♛

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Stan Lee e alla Marvel. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 

 

 

BRAVE NEW WORLD 

 

Bucky sospirò per la quarta volta nel giro di mezz’ora, lo sguardo fisso sui pedoni che affollavano le ampie vie di Brooklyn. L’aria primaverile si stava lentamente facendo largo tra il torpore dell’inverno, e in tutta la città era possibile avvertire un alito di freschezza, mentre la maggior parte degli abitanti si godeva il primo sole dell’anno.

“Perché non usciamo anche noi, Buck? Un po’ d’aria ci farà solo bene alla salute.”

“Siamo due super-guerrieri, la nostra salute non potrebbe essere migliore,” ribatté debolmente il moro.

Solitamente Steve non era particolarmente insistente sull’argomento, ma si era stancato di guardare il suo migliore amico consumarsi all’interno del loro piccolo appartamento.

Erano passate tre settimane da quando erano ritornati a New York, lasciando il Wakanda con la promessa di visitare di tanto in tanto, ma Bucky non aveva sfruttato molto la sua ritrovata libertà – nonostante il via libera da parte dei dottori –, preferendo restare in un ambiente protetto e sicuro. L’ultima cosa che voleva era che il Soldato d’Inverno venisse innescato un’altra volta e ferire qualcuno, magari addirittura Steve… di nuovo.

“Te l’ho già detto, potrebbe essere pericoloso,” insistette.

“Shuri ha detto che sei guarito completamente, e poi sarò al tuo fianco tutto il tempo; non permetterò che ti succeda nulla, te lo prometto.”

Gli si avvicinò con un sorriso sbilenco, sporgendosi in avanti con le labbra arricciate.

“Per me?” chiese innocentemente, sbattendo gli occhi cristallini in quel suo modo particolare che sapeva funzionare sempre sull’altro.

Bucky sbuffò, prima di chiudere lo spazio tra i loro corpi e far collidere le loro bocche in un bacio casto.

“Solo perché sei tu,” affermò, e il sorriso di Steve compensò il vuoto che si era aperto nel suo stomaco.

 

Per la loro prima uscita nel mondo civilizzato non scelsero un evento in grande stile, sia perché Steve era facilmente riconoscibile, sia perché Bucky preferiva ambienti poco affollati, con possibili via di fuga ben identificabili e un livello di rischio attacco il più basso possibile.

Una caffetteria appena fuori il centro era il massimo a cui si sarebbe spinto nel suo stato ancora precario. Il locale in sé era accogliente, abbastanza spazioso da permettere una circolazione agevole, ma non troppo ampio da far perdere il senso dell’orientamento a chi come Bucky aveva sempre bisogno di un punto fisso su cui focalizzarsi.

Il moro si sedette a un tavolo nell’angolo e, mentre Steve si occupava delle loro ordinazioni, utilizzò il breve tempo a disposizione per localizzare tutti i punti di accesso e di fuga, tenendo il compagno sempre nel suo campo visivo.

Era paranoico e aveva motivo di esserlo, ma stava lavorando su diversi metodi per ridurre la sua ansia; tra quelli suggeriti dalla dottoressa Cho vi era quello di analizzare l’ambiente circostante per stabilire e verificare l’assenza di pericolo.

Era talmente preso da fare esattamente ciò che, quando il biondo lo raggiunse, Bucky guardò a mala pena ciò che era stato depositato davanti a lui – notando solo distrattamente la decorazione a forma di cuore presente sulla panna del cappuccino – e, quando fece per prendere un sorso, mancò leggermente l’obiettivo, finendo per spargersi parte della panna sul viso.

Prima che potesse prendere un tovagliolino e pulirsi – o, più probabilmente, ignorare il problema per concentrarsi sul suo lavoro improvvisato da guardia del corpo –, Steve si sporse in avanti e, in una mossa veloce, fece passare la propria lingua sulle labbra del compagno.

Bucky si ritirò di scatto, la sua attenzione finalmente deviata, guardandosi intorno freneticamente per controllare che nessuno li avessi visti. I pochi clienti presenti non parevano avergli prestato la minima attenzione, ma questo non fece diminuire il suo disagio.

Steve, da parte sua, aveva un sorriso sornione stampato sul volto e appariva tremendamente soddisfatto della sua azione ribelle.

Il cuore di Bucky, invece, stava correndo all’impazzata, rivedendo in un flash tutte le atrocità alle quali aveva assistito quand’era ancora ragazzo. Risse, arresti, omicidi.

Il suo terrore dovette riflettersi nei suoi occhi perché Steve vacillò e, notando l’espressione dell’altro, allungò una mano per tranquillizzarlo.

“Qualcosa non va, Buck?”

“Tu… perché l’hai fatto?” mormorò distrattamente, lo sguardo ora fisso sulle loro dita intrecciate.

Steve aggrottò le sopracciglia. “Scusami, non volevo metterti a disagio.”

L’altro scosse la testa. “Intendo… perché l’hai fatto in pubblico, sai cosa potrebbe succedere se qualcuno avvertisse le autorità.”

Passò un secondo, poi due, poi dieci. Steve sbatté le palpebre diverse volte, prima di cogliere il significato delle parole dell’amico.

“Pensavo lo sapessi… ora non è più un reato,” rispose con delicatezza. “Ci sono ancora gli idioti che hanno da ridire, ma legalmente non stiamo commettendo alcun crimine. Ormai le coppie omosessuali possono anche sposarsi, almeno qui a New York.”

Bucky non lo sapeva. E come avrebbe potuto? Nessuno si era preso la briga di rimetterlo in pari con il nuovo mondo, aspettandosi probabilmente che già sapesse da sé come orientarsi.

Si guardò intorno nuovamente, un’aria di coraggio che prendeva piede nel suo animo e un’espressione decisa che si impossessava dei suoi lineamenti.

“Cosa stai…?”

Ma Bucky si alzò con cautela e si diresse verso il bancone, dove scambiò qualche parola con la barista prima di tornare al tavolo con una mano nascosta dietro la schiena.

Steve non ebbe il tempo di chiedere, prima che Bucky mostrasse il suo bottino – una bottiglietta spray di panna montata – e vi spargesse il contenuto sulla faccia di Steve, in modo scomposto e disordinato.

Si fermò solo un attimo a rimirare il suo lavoro e, quando i due iniziarono a ricevere qualche occhiata curiosa da parte degli altri presenti, sorrise sornione e, mettendosi a cavalcioni su Steve, iniziò a leccare e succhiare tutta la zona incriminata.

Il viso del biondo divenne presto di un colore innaturale, mentre la lingua di Bucky passava con meticolosa lentezza su ogni centimetro del suo volto.

Quando ebbe concluso la sua opera di pulizia, fece per afferrare di nuovo la panna, prima di venire prontamente fermato dalla mano del minore.

“Non hai bisogno di quella per baciarmi,” rise Steve, le gote ancora infuocate. Posizionò una mano sulla schiena dell’altro e lo condusse delicatamente contro la sua bocca, ancora dolciastra per il trattamento ricevuto.

Fu un bacio vero, lento e profondo, forse troppo intimo per il tipo di ambiente in cui si trovavano, ma che mise Bucky più a suo agio di quanto non fosse stato nelle settimane precedenti.

Una volta separati, il maggiore non si mosse, rimanendo comodo sulle gambe di Steve ma, quando osò lanciare un’occhiata sopra la sua spalla, vide che qualcuno stava sorridendo, altri distolsero presto lo sguardo imbarazzati, ma il mondo non aveva smesso di girare e nessuno gli stava urlando addosso tutte le ragioni per cui sarebbero finiti all’inferno.

Huh,” sospirò il moro, alquanto incuriosito e piacevolmente soddisfatto.

“Te l’ho detto, Buck, è tutto un altro mondo.”

“È… più coraggioso,” affermò.

Il compagno annuì e sorrise, e Bucky pensò che, dopotutto, qualunque mondo gli permettesse di amare Steve Rogers valesse la pena di essere esplorato.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: fantaysytrash