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Autore: hinata 92    12/03/2020    1 recensioni
Il piccolo Goten, a causa di un evento traumatico, ha deciso di smettere di allenarsi. Oggi, a sedici anni, tutti lo considerano un fallito buono a nulla, tranne il suo fratellone e il suo migliore amico, che hanno un piano per ridargli un po' di fiducia in se stesso...
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Goten, Piccolo, Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ansie

 

Il bambino dai capelli scuri, accompagnato dal suo inseparabile fratellone, saluta il suo migliore amico. Sorride, è felice, perché quel piccolo incontro al limitare del bosco è solo una piccola anticipazione della festa del giorno dopo. È l’ultimo giorno in cui può dire di avere la stessa età di Trunks, poi l’amico compirà dieci anni.

«A cosa giochiamo?»

I due bambini si guardano con complicità, poi alzano i pugni al cielo e urlano in coro: «Allenamento!»

Gohan sorride, mentre sfoglia distrattamente un libro. E cos’altro potevano fare quei due? Avevano iniziato ad allenarsi nel combattimento da piccolissimi, e quello era rimasto il loro gioco preferito. Da un certo punto di vista, meglio così, non avrebbe augurato a nessuno un’infanzia come la sua...

I due bambini iniziano a combattere, a calci, a pugni, a colpi energetici, normali e trasformati in Super Sayan. Gohan li sorveglia distrattamente, hanno molta esperienza e non è preoccupato.

Un pugno diretto al volto. Goten lo schiva con facilità e ricambia con una sfera energetica potente diretta al fianco dell’amico. Trunks lo schiva con altrettanta facilità e il colpo sfugge al controllo del bambino.

«NO!!!»

La sfera di energia colpisce gli alberi alle loro spalle e innesca un incendio.

«Goten, Trunks

Il ragazzo afferra entrambi i bambini e li allontana in volo. A Goten non rimane che osservare con sgomento cosa il suo colpo ha provocato: alberi in fiamme, uccelli che volano via, animali che tentano di fuggire e che, in parte, non ce la fanno.

L’odore di rami e carne bruciati si diffonde nell’aria, riempie i polmoni dei tre mezzi Sayan, innesca i sensi di colpa di Goten, che si guarda le mani tremando come una foglia.

Cosa aveva provocato?

Gli avevano detto che la sua forza doveva servire a salvare la Terra, e lui cosa aveva fatto?

L’aveva distrutta.

I combattimenti per lui erano stati sempre un gioco, ma solo in quel momento capisce davvero la potenza che si nasconde dentro di lui, e cosa può provocare.

E ne ha paura.

Gohan e Trunks assistono inermi. Non importa che uno abbia più di vent’anni e l’altro neanche dieci, in quel momento entrambi capiscono.

Niente, per Goten, sarà più come prima.

 

Goten suonò il campanello e attese la piccola vocina che, puntualmente, venne.

«Zio Goten, zio Goten! È arrivato lo zio Goten

Il ragazzo sorrise mentre la porta si apriva e una bambina di cinque anni gli si buttava fra le braccia.

«Zio Goten

Il ragazzo l’afferrò e le fece fare il giro sopra la sua testa: «Eccola qua, la mia nipotina preferita!»

Pan rise e Goten abbassò lo sguardo per salutare il fratello o la cognata. Tuttavia ad accoglierlo c’era un altro ragazzo, dai capelli viola e con un sorriso beffardo e divertito dal suo spaesamento.

«Yo, Got!»

Goten sbarrò gli occhi: «Trunks! Che cosa ci fai qui?»

«Se ti dà così fastidio me ne vado.»

«No, no, certo che no! Solo… non ti aspettavo.»

Il ragazzo allargò le braccia: «Sorpresa! Allora, che fai, entri? Altrimenti i tuoi spaghetti me li pappo io!»

Pan rise nel vedere la faccia sconvolta e divertita dello zio: «Ma se a te neanche piacciono!»

E chiuse la porta entrando in casa. Dal fondo del corridoio si udirono altre voci.

«É arrivato?»

«Penso di sì.»

Goten sorrise: «Gohan, Videl, sono qui!»

La padrona di casa, ancora indaffarata con la cucina, fece capolino dalla porta: «Benvenuto! Ancora cinque minuti e ci sono!»

«Fai con calma.»

Gohan, invece, arrivò ad accogliere gli ospiti e a prendere in braccio la figlia: «Ciao, fratellino. Tutto bene?»

Goten gli sorrise porgendogli la bambina: «Sì, certo. Mi hai fatto proprio una bella sorpresa, chi si sarebbe aspettato anche Trunks

Il ragazzo aprì la bocca, come per rispondere, ma Gohan, con nonchalance gli mise una mano sulla spalla: «Era un bel po’ che non lo vedevo e ho pensato che a te non sarebbe dispiaciuto. Che ne dite di metterci a tavola? Pan, hai fame?»

«Sì!!!»

Solo Trunks si accorse della stretta sulla sua spalla, ferma e decisa, con cui il giovane padre aveva fermato il suo discorso sul nascere. Il messaggio non verbale era chiaro.

Dopo.

Il pranzo si svolse nel migliore dei modi, fra chiacchere, buon cibo, risate e smorfie della piccola Pan, a cui Goten rispose in ogni maniera, perdendosi in questo modo le occhiate serie che gli altri componenti della tavolata, a volte, si scambiavano. Solo al momento del caffè Videl fece un cenno a Gohan, che annuì in risposta. Con un sospiro, la donna prese la figlia.

«Su, dai, Pan, lasciamo tranquilli gli uomini e andiamo a fare qualcosa “da femminucce”.»

«Uffa, mamma!»

Goten sorrise: «Guarda che non dà alcun fastidio.»

Videl gli rispose semplicemente con un sorriso triste e uno sguardo materno e protettivo, che sorprese non poco il ragazzo. Poi si rivolse nuovamente a Pan: «Dai, dà un bacio allo zio e andiamo.»

Con una smorfia di grande delusione, la bambina salì sulle ginocchia dello zio e gli schioccò un grosso bacio sulla guancia. Il ragazzo ricambiò afferrandola per la vita, mettendola a testa in giù e facendole le pernacchie sul pancino. Pan rise con tutto il fiato che aveva in corpo e solo allora Goten si ritenne soddisfatto e la lasciò raggiungere la mamma, salutandola con la manina. Poi sospirò.

«Che succede?»

Gohan rimase tranquillo: «Deve per forza succedere qualcosa?»

Goten lo guardò di storto: «All’inizio ci sono cascato con tutte le scarpe, ma ripensandoci… il pranzo con i miei piatti preferiti, Trunks, Pan… sembra tutto organizzato per mettermi a mio agio prima di darmi una qualche notizia che non mi piacerà.»

Trunks rispose: «Be', non è detto che non ti piaccia, ma sai… meglio premunirsi…»

Gohan ridacchiò e cominciò a spiegare: «Devi scusarci, ma ci servivi abbastanza rilassato.»

«Per cosa?»

«Per questo.»

E con una compostezza ineccepibile, senza neanche guardare, Gohan allungò il braccio e fece partire una piccola onda energetica verso la stanza di Pan. Goten non riuscì nemmeno a pensare, non appena sentì l’energia di Gohan concentrarsi nella mano, d’istinto allungò la sua e creò una barriera violetta che coprì tutto il muro della stanza e contro cui il colpo ribalzò perfettamente. Trunks scattò, prendendo il colpo in pieno, ma non subendo alcun danno.

Goten rimase per un momento senza fiato, poi, quando riuscì nuovamente a pensare e a riformulare cosa era appena accaduto, sbottò: «TU SEI TUTTO MATTO!!! LE ORE SUI LIBRI DEVONO AVERTI FATTO IMPAZZIRE!!! ATTACCARE SENZA PREAVVISO NELLA DIREZIONE DELLA TUA FAMIGLIA!!!»

Gohan rimase calmo e sorrise: «Però non è successo nulla.»

«MA CHE MODO DI RAGIONARE È???»

Lo sguardo dell’uomo rimase fermo sul fratello: «Tu hai bloccato il colpo.»

«E MENO MALE!!!»

«E quindi Trunks aveva ragione.»

Goten si calmò un attimo: «Ragione su cosa?»

Gohan gli sorrise: «Siediti un attimo e parliamone, ti va?»

Il ragazzo guardò Trunks, che annuì incoraggiante, e ubbidì, ma tenendo ogni nervo del suo corpo pronto a reagire a qualunque gesto inconsulto del fratello.

«Tranquillo, non ho intenzione di lanciare altri colpi, rilassati. Sul serio.»

Goten sospirò, ma non riuscì a rilassarsi del tutto.

«Ti sei almeno reso conto di cosa hai fatto?»

«Ho parato il tuo colpo.»

Gohan sospirò. Sapeva che il suo fratellino poteva essere davvero testone, a volte.

«Quando sette anni fa è successo “l’incidente” che ti ha portato a smettere di allenarti…»

Goten s’irrigidì e abbassò lo sguardo. Odiava parlarne, ma dal tono aveva capito che il fratello non si sarebbe fermato.

«… tu sei andato da Junior e gli hai chiesto di insegnarti a creare una barriera.»

«Era l’unico modo in cui potevo aiutare Trunks negli allenamenti senza rischiare di distruggere niente.»

Trunks s’intromise: «Sinceramente, calcolando che avevi nove anni all’epoca, l’ho sempre ritenuta una genialata!»

Gohan sorrise nel vedere il fratello arrossire. Sapeva bene che tra i due amici il genio era considerato sicuramente più il figlio di Bulma che non quello di Goku.

«E da allora, tutte le settimane, ti sei allenato con Trunks nella tua barriera.»

Goten scosse la testa: «Ti sbagli, io ho fatto solo allenare Trunks. Qualcuno doveva pur rimanere a proteggere la Terra se non ci fossero stati papà o Vegeta…»

«No, sei tu che ti sbagli! Tu ti sei allenato!»

«Eh?»

Trunks rise: «Credi davvero che la barriera che creavi a nove anni potrebbe reggere i miei colpi di adesso?»

Gohan continuò: «Forse non te ne sei reso conto, l’hai presa come un gioco, ma tu sei diventato più forte in tutto questo tempo, e la tua barriera con te. E questo tuo potere straordinario sta continuando a crescere. Guarda!»

Indicò il muro che poco prima aveva cercato di colpire.

«Qualche tempo fa, se fosse successo qualcosa del genere, ti saresti buttato tu stesso verso il colpo, rischiando di non fare in tempo e di farti male, e avresti creato una barriera che avrebbe coperto anche il muro, oltre che te stesso. Oggi sei stato più veloce di un lampo, non avevo neanche lanciato il colpo e la tua barriera era già là, mentre tu eri scoperto. Non solo la tua barriera, ma anche la tua capacità di percepire le aure è aumentata, a forza di controllare di continuo dove siano mamma e papà per sgattaiolare fuori casa! Il tuo potere sta cambiando, Goten, si sta evolvendo!»

Il ragazzo rifletté ad alta voce: «Come ieri, con l’albero…»

Trunks esultò: «Esatto! Ne ho parlato con Gohan, e ci è venuta un’idea!»

Goten iniziò seriamente a preoccuparsi: «Sentiamo…»

L’amico continuò: «Tu hai smesso di combattere per “proteggere la Terra da te stesso”, parole tue. Ma se invece potessi proteggere la Terra… senza combattere, solo con quello che sai fare meglio?»

Gohan riprese: «Quello che vogliamo proporti è un allenamento speciale, per te e per noi, per rinforzare la tua barriera, così che tu possa usarla per proteggere la Terra, o la popolazione di una città, in caso di emergenza, mentre altri si occupano di combattere. Una sorta di arma segreta.»

Trunks lo incalzò ancora: «Hai sempre detto che ti dispiaceva non potermi più aiutare a salvare il mondo, così potresti ancora farlo, a modo tuo!»

Goten era in imbarazzo, rosso in viso e con le mani che non stavano un attimo ferme: «Grazie, quello che mi state dicendo è… incoraggiante, e ve ne sono grato, ma… e se fallissi anche questa volta?»

Trunks ridacchiò: «E allora? Cosa cambierebbe da adesso?»

Gohan sospirò: «Se quello che ti preoccupa è la pressione di mamma e papà, possiamo mantenere il segreto, continuare come abbiamo sempre fatto e far loro una sorpresa al momento opportuno. E se proprio andrà male, avrai aiutato noi a tenerci in allenamento, come fai di solito.»

Il ragazzo sorrise timidamente. L’idea di potersi riscattare agli occhi dei genitori lo allettava parecchio.

«Dai, cos’hai da perderci?»

Goten sospirò, forse già pentendosi della sua scelta prima ancora di averla veramente presa.

«Cosa avete in mente?»

Trunks esultò: «Così ti voglio! Abbiamo già pensato a tutto!»

«Trattandosi di due cervelloni come voi, non avevo dubbi.»

Gohan si alzò dalla poltrona: «Allora, se avrai la bontà di seguirci, ti illustreremo il nostro progetto.»

Goten si alzò, per poi fermarsi.

«E se non ci fossi riuscito? Avresti davvero colpito Videl e Pan?»

L’uomo gli sorrise, avvicinandosi alla finestra e scoprendo la tendina: «Guarda tu stesso.»

Goten si avvicinò al vetro. Videl era in tuta da allenamento e, con la scusa di far fare un po’ di ginnastica alla bambina, era pronta a prendere Pan e a volare via dalla porta lasciata appositamente aperta.

«Tu dimentichi che mia moglie è la più forte guerriera terrestre, e che Pan è per un quarto Sayan. Credi davvero che non sarebbero riuscite a schivare l’attacco?»

Trunks aggiunse: «E poi io ero pronto a mettermi in mezzo e a ricevere il colpo.»

«Tutto organizzato, eh?»

Il ragazzo rise: «Siamo due cervelloni, lo sai!»

Gohan, dalla finestra, fece un sorrisone alla moglie alzando il pollice. Lei, per tutta risposta, gli rifilò un’occhiataccia e fece un segno inequivocabile sul collo per dirgli che dopo avrebbero fatto i conti. L’uomo rabbrividì e si scostò dal vetro.

«Ehm, come stavo dicendo… possiamo andare.»

Goten osservò ancora per un attimo Videl, che non appena vide che il marito si era allontanato, gli rivolse un grosso sorrisone, gli lanciò un bacio d’incoraggiamento e incrociò le dita. Il ragazzo sorrise di risposta. Suo fratello si era scelto una moglie fantastica.

«Allora, si può sapere dove mi volete portare?»

 

«Non sarò un cervellone, ma sto iniziando a farmi un’idea del vostro piano...»

Trunks ridacchiò mentre con la mano salutava Dende e Mr. Popo nel Santuario del Supremo.

Gohan si rivolse al namecciano: «Sapete già perché siamo qui?»

Dende annuì: «Mi piace osservare i vostri allenamenti. Quassù la vita a volte è noiosa...»

Goten si guardò intorno: «Ma davvero non arriva il segnale della TV qua sopra?»

Il Supremo sorrise: «Te la sentiresti, allora, di sottoporti a questo allenamento?»

«Diciamo che ci posso provare, ma non assicuro nulla sui risultati.»

Mr. Popo intervenne: «Io invece sono fiducioso.»

Goten sospirò: «Vi prego, non caricatemi di aspettative...»

Mentre si avviavano all’interno del palazzo, Trunks gli mise una mano sulla spalla: «Sei pronto a tornare nella Stanza dello Spirito e del Tempo?»

Il ragazzo fece una smorfia. Non entrava là dentro da quando si erano allenati per affrontare Majinbu, tanti e tanti anni prima, e in realtà là dentro si era pure divertito, all’epoca, quando era però un altro Goten, uno fanatico degli allenamenti.

Cercò di scherzarci su: «Finché non c’è Junior, forse...»

«E se invece ci fossi?»

Goten trasalì. Come se lo avesse evocato con un desiderio di Shenron, Junior uscì proprio dalla Stanza dello Spirito e del Tempo.

«J-J-Junior?»

Dende sorrise: «L’ho chiamato io. Dopotutto è lui che ti ha insegnato a fare le barriere, no?»

Goten annuì, decisamente più preoccupato. Un allenamento con Trunks e Gohan era una cosa, ma con quel dittatore di Junior...

Il namecciano si rivolse a Gohan: «Allora, qual è il programma di allenamento?»

«Avevo pensato a un’ora al giorno. All’interno della Stanza corrisponde a quindici giorni, tempo più che sufficiente per alternare allenamento e riposo.»

Junior lo guardò di storto: «Sei troppo buono.»

«Sono prudente. Non riuscirò a rapirlo da nostra madre per più di un’ora al giorno senza destare sospetti, e potrebbe anche non riuscirmi tutti i giorni. Vuoi davvero metterti contro di lei?»

Junior soppesò bene pro e contro e si arrese.

Gohan sospirò: «Dunque, ricapitoliamo: la nostra proposta è di venire qui un’ora al giorno, che come dicevo all’interno della Stanza saranno quindici giorni, per allenarti a turno con uno di noi... tre, a questo punto?»

Junior annuì: «Tre.»

Goten deglutì rumorosamente.

Gohan continuò: «La scusa ufficiale con mamma e papà sarà di darti ripetizioni. Cosa che durante il mio turno di allenamento non escludo neanche di fare davvero, giusto per reggere meglio la copertura.»

«Ehi, questo non era nei contratti!»

Trunks rise di gusto. Goten però si era rabbuiato, e il ragazzo se ne accorse.

«Vieni con me.»

Lo prese per un braccio e, lasciando tutti interdetti, se lo trascinò all’interno della Stanza dello Spirito e del Tempo e chiuse la porta.

«Trà, cosa stai facendo?»

Trunks, prima di tutto, si avvicinò al tavolo della cucina, posò il telefono, poi si voltò e lo guardò serissimo: «Voglio dimostrarti che sbagli a sottovalutarti. Avanti!»

Si allontanò di qualche passo e si mise in una posa che Goten conosceva benissimo.

«Stai scherzando.»

«Ho l’aria di uno che scherza?»

Il ragazzo accennò un mezzo sorriso: «In quella posizione...»

Ma Trunks rimase serio: «Fuori non passeranno che un paio di secondi, non possono aprire la porta perché siamo già in due, non potranno sentire la nostra aura in ogni caso... che hai da perdere?»

L’illusione di potercela ancora fare, pensò Goten, ma non ebbe il coraggio di dirlo all’amico che attendeva, ancora in posizione.

«MUOVITI! Togliamoci questo dubbio una volta per sempre!»

Con un sospiro così profondo che sembrò togliergli tutto il fiato che aveva in corpo, Goten si avvicinò all’amico.

«Non so se mi ricordo ancora come si fa, è passato così tanto tempo...»

«Possiamo fare più tentativi. Anche se impiegassimo qualche ora, fuori non passerebbe neanche un minuto.»

Goten sorrise tristemente: «Non ti convincerò a rinunciare, eh?»

«No. E ora datti una mossa, non so per quanto tempo resisterò ancora in questa posa scema.»

Già, quando erano bambini non si rendevano veramente conto di quanto fosse imbarazzante quel balletto...

Goten chiuse gli occhi, prese un profondo respiro, ritornando con la mente a quando aveva quattro anni e Junior li allenava disperatamente per quella mossa. Poi stese le braccia, guardò Trunks e annuì con lui.

«FU...»

Il ragazzo sentiva il cuore accelerare come un treno. Quanto aveva temuto quel momento? Eppure non poteva concedersi distrazioni, ricordava bene quanto fosse una questione di precisione.

«... SIO...»

Un istante di dubbio. I loro indici avrebbero coinciso come allora?

C’era solo un modo per scoprirlo.

«... NE!!!»

Non ci fu il tempo per altre incertezze. Una forza che entrambi avevano quasi dimenticato li strattonò all’altezza dell’ombelico portandoli uno verso l’altro, una luce accecante li avvolse e quando si spense rimase una sola persona. Si guardò le mani, poi, con estrema calma, si avvicinò al tavolo, prese il telefono di Trunks, andò davanti all’unico specchio presente nella stanza e, con le migliori boccacce di un tempo, si fece un selfie. Guardò il risultato e rise di gusto, sistemandosi meglio il ciuffo nero e viola.

«Questo è per te, fifone di un Goten. Credevi davvero che bastasse così poco per uccidere il grandioso Gotenks

E, con un grosso sorriso, si coricò nel letto e attese pazientemente lo scadere dell’ora.

 

Gohan li guardò uscire con estrema preoccupazione: «Allora?»

Goten teneva il telefono di Trunks in mano e aveva un’aria mortificata: «Quanto siamo stati dentro?»

Junior rispose: «Poco meno di un minuto.»

Il ragazzo annuì pensieroso. Trunks, con un sorriso, gli diede una gomitata.

«Allora? Ti ho convinto?»

Goten guardò ancora una volta quella foto che una parte di se stesso gli aveva lasciato.

«D’accordo. Ci posso provare.»

 

E rieccoci qua. Gohan e Trunks hanno deciso di dare una bella spinta a Goten, aiutati da Junior… ci riusciranno?

Vi aspetto al prossimo capitolo.

 

Hinata 92

  
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