Dopo la colazione, Hibiki si andò a vestire poi tornò e fece per lavare i piatti
«non è neccessario, hai già fatto tanto..» la fermò Amuro «dovresti tornare in hotel adesso»
La ragazza guardò l’orologio: in effetti, tra una cosa e l’altra, si era fatto tardi e nel pomeriggio avrebbe dovuto incontrare Conan per attuare insieme un piano. Salutò Rei con un bacio e uscì.
Per strada vi era un sacco di gente: quel giorno, si teneva la manifestazione locale di videogiochi e cosplay e molte persone avevano deciso di partecipare. Anche Hibiki, in un primo momento, pensò di andarci ma accantonò quasi subito l’idea: se qualche membro dell’organizzazione fosse stato nei paraggi e l’avesse vista avrebbe passato dei guai.
Continuò a camminare, quando, a un certo punto sentì delle urla provenire da una stradina laterale. Entrò nel vicolo e ciò che vide fu agghiacciante: Gin stava per sparare ad una ragazza, probabilmente un’infiltrata la cui copertura era saltata. Non ci pensò due volte e, svelta, si mise tra il cecchino e la vittima, spalancando le braccia come per proteggerla.
« Hibiki!? Cosa fai qua? Spostati!» tuonò l uomo
« non mi sposterò finché non avrai abbassato quell’arma, fratello. Sparami pure se vuoi, avanti» disse, in tono di sfida e sudando freddo. Conosceva Gin fin troppo bene e sapeva che non avrebbe avuto la minima esitazione “perdonami Conan, dovrai trovare un altro alleato in questa tua lotta" pensò tra se e se. Ma, con sua sorpresa, Gin non sparò anzi, riposa la pistola nella tasca della giacca
« sei libera di andare» disse, guardando l’altra ragazza che fino a quel momento era restata immobile come una statua di sale per la paura
«oh grazie mille, siete stati così gentili... e grazie anche a te bella ragazza! Non mi scorderò mai del tuo favore, addio» disse, sorridendo rivolta ad Hibiki. Poi si girò e corse via. Fu un attimo: si udì il suono sordo della pistola, Hibiki si girò e vide Gin con l’arma in mano, ancora fumante. Dall’altra parte la ragazza si accasciò al suolo. La nostra eroina corse verso di lei
«Ei, ei, rispondimi! Ei! Resisti, stai perdendo un sacco di sangue! Bisogna chiamare un’ambulanza» e si girò verso il fratello, che nel frattempo si era acceso una sigaretta e stava parlando al telefono con Vodka «missione compiuta» disse con un ghigno. Ad Hibiki tremavano le mani per la rabbia: non solo l’aveva presa in giro, aveva anche ucciso quella povera ragazza. Le sue gambe iniziarono, da sole, a camminare lentamente verso l uomo
«come hai potuto... tu... tu...» fece per dargli uno schiaffo ma si fermò e scoppiò a piangere, accasciandosi al terreno
« tu invece vieni con me» le disse Gin e la obbligò a salire sulla sua porsche 356A.
Hibiki non disse nulla per tutto il viaggio ma già pensava ad un modo per andarsene e fargliela pagare. Quello non era suo fratello, era un mostro. Doveva assolutamente uscire da quella situazione.