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Autore: Journey    13/03/2020    1 recensioni
Che cosa succederebbe se Lucifer e Chloe si fossero incontrati quand'erano ragazzi per poi perdersi di vista e ritrovarsi solo da adulti? E che cosa succederebbe se nei loro giorni di gioventù avessero avuto una figlia che hanno rincontrato solo dopo diciotto anni? In questa FF un po' AU, un po' OCC, e sicuramente What If? i nostri protagonisti si troveranno a fare i conti con questa nuova nuova situazione.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Decker, Lucifer Morningstar, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25


“Questa storia comincia a farsi sempre più noiosa!” disse Uriel appena atterrato sul balcone della Penthouse mentre rimetteva dentro le sue maestose ali. “Non sono uno dei tuoi demoni schiavetti, fratello”
Lucifer rise nervosamente e serrò la mascella lottando con tutto se stesso per non perdere la calma e prenderlo a pugni proprio lì, davanti alla detective. Uriel era capace di scatenare in lui emozioni talmente contrastanti da risultare fastidiose e ingestibili. Sapeva, in fondo, di tenerci a lui, ma era così difficile contrastare con solo quel pensiero tutto il fastidio e il disturbo che quell’essere gli procurava.
“Se fossi uno dei miei schiavetti non immagineresti nemmeno di rivolgerti a me in questo modo” rispose lui.
Chloe lo osservò, lo ascoltò e dovette ammettere che quell’affermazione e la compostezza con cui Lucifer aveva risposto a suo fratello, l’avevano un po’ eccitata, era così sexy quando faceva l’autoritario.
Uriel mostrò un sorriso sinistro e unì le mani.
“Cosa vogliono da me sta volta il signore e la signora Lucifer?” domandò con quel dannato ghigno sul volto.
“L’altra volta, quando abbiamo parlato, hai detto qualcosa che mi è sembrata estremamente strana e dicesti che avresti cercato di capire” rispose Chloe intervenendo nella conversazione.
“Di che cosa parli, umana? Di che cosa parla la tua umana?” domandò Uriel confuso.
“Quando ti venimmo a chiedere se sapessi qualcosa in più sulla trasformazione di Abigail, nel nominare Lucas Fletcher mi dicesti che sarebbe dovuto morire in un tentativo di rapina in un supermarket. E poi, beh, cominciasti a dare un po’ di matto, perciò andammo via” continuò la detective.
“Non ho nessuna memoria di questo evento. Certo, ricordo la parte in cui mi chiedete della vostra progenie. Ricordo di avervi risposto, ma questo umano di cui mi fai il nome, non ho assolutamente idea di chi sia. Il che è strano perché per natura io conosco tutti e conosco la vita di tutti” rispose l’angelo cominciando ad insospettirsi
“Ne sei sicuro, Uriel? Dicesti che sarebbe dovuto morire in quella rapina, ma è vivo. Pensaci, Lucas Fletcher” continuò lei.
“Lucifer, la tua umana è fuori di testa! Io non dimentico nulla e conosco tutti. E poi, a meno che papà non abbia interferito con gli eventi, cosa che sappiamo bene non fa, è impossibile che un uomo che dovrebbe essere morto sia ancora vivo. È follia! State cercando di prendervi gioco di me? Sono stanco di tutto questo” cominciò a dire velocemente l’angelo.
“Non ti sta prendendo in giro e, stavolta, nemmeno io. Ero presente a quell’incontro e posso dire con certezza che hai detto esattamente quanto riportato da Chloe. Smettila di fare l’idiota e cerca di essere d’aiuto” commentò.
“Non è divertente. Non ricordo niente. Non può essere vero” cominciò a dire l’angelo facendosi sempre più nervoso e ansioso.
“Oh dannazione! L’abbiamo rotto. Abbiamo rotto mio fratello” commentò Lucifer senza staccare gli occhi dall’uomo che aveva davanti.
 
Chloe tornò a casa insoddisfatta e ancora più sospettosa di prima. Lanciò la giacca sul divano e si tolse le scarpe calciandole nel ripostiglio. Dopodiché entrò in cucina e tirò fuori dal frigo una bottiglia di birra. Staccò il tappo e si gettò sul divano. Non riusciva a smettere di pensarci e più tentava di connettere quell’informazione per lei fondamentale con altre, più la sensazione di pericolo che provava cresceva. Se lo sentiva, c’era qualcosa che non andava.
“Il soffitto dev’essere interessante” commentò Maze entrando in casa seguita da Trixie che corse da Chloe.
“Ehi scimmietta, com’è andata oggi?” domandò prendendola in braccio e stringendola a sé.
“Tutto bene” rispose la piccola.
“Ah, bene? Che avete fatto a scuola?” chiese ancora.
“Niente” continuò la bambina. “Ora vado a giocare” disse scendendo e affrettandosi a raggiungere la sua stanza.
“Grazie Maze, grazie per tutto ciò che fai per Trixie” disse Chloe guardando l’amica.
“È un mostriciattolo niente male” commentò il demone cercando di non fare emergere tutto l’affetto che provava per quella bambina.
Chloe le sorrise.
“Che hai?” domandò Mazikeen quando notò lo suo sguardo dell’amica perso nei pensieri.
“Maze ho un brutto presentimento” confessò Chloe.
“Anche tu? Anche io! Ogni volta che vedo un umano ho brutti presentimenti e tanta voglia di picchiarne qualcuno” commentò ingenuamente.
“No Maze. C’è questa storia che continua a tormentarmi da qualche settimana ormai. Siamo addirittura andati a parlare con Uriel, ma non è servito a nulla. Anzi, penso proprio di averlo mandato in tilt” disse la detective sorseggiando la sua birra.
“E me lo dici così? Voglio i dettagli! Adoro ascoltare i racconti sulle torture. Che gli avete fatto? Gli avete strappato le ali piuma per piuma? L'avete smembrato?” chiese il demone gasato.
“Niente del genere Maze” rispose immediatamente Chloe. “Quando gli chiedemmo informazioni circa la trasformazione di Abigail, lui ci disse che non ne conosceva la causa primaria, sapeva che a scatenarla fossero le sue emozioni e che fossero la chiave per tornare al suo aspetto umano, ma non ne conosceva la causa, Maze. Lui che dovrebbe sapere tutto, vedere tutto”
“Uriel è un idiota, Chloe” disse seria l’altra.
“Ma non è tutto, avevo il sospetto che Lucas Fletcher fosse colui che ha scatenato la trasformazione di Abbi. E, scoperta la loro relazione, ho capito di avere ragione. Ma c’è una cosa che continua a tormentarmi, che non mi sembra un dettaglio insignificante. Quando parlammo con Uriel, il nome di Lucas venne fuori e lui disse che avrebbe dovuto essere morto. E sarebbe dovuto morire già da un po’, in un qualche incidente in un supermarket. Abbi mi ha detto che Lucas le ha difese da alcuni ragazzi in un supermarket proprio quando sarebbe dovuto morire. Ho un orribile sensazione, Maze. Come se queste cose fossero tutte collegate. E so di sembrare pazza, forse lo sono, ma questo macigno sul petto non vuole saperne di andare via” concluse lei guardando l’amica che adesso le rivolgeva uno sguardo preoccupato.
“Decker io non ho idea del perché tu creda che tutte queste cose siano collegate. Forse hai ragione, forse no, ma in ogni caso puoi contare su di me” disse.
Chloe le prese la mano e le sorrise.
“Grazie Maze”
 
Le settimane passavano e così, in fretta, anche i mesi. E quella dannatissima sensazione non smetteva di tormentare la detective. La notte riusciva a malapena a prendere sonno. Continuava a chiedersi quando sarebbe successo, quando sarebbe accaduto qualcosa di inaspettato che avrebbe portato il caos nelle loro vite. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, lo sentiva nelle ossa. Quel peso opprimente sul petto non ne voleva sapere di andare via. Consolarsi tra le possenti braccia di Lucifer era un’anestesia momentanea, ma quando i momenti passavano, quell’ansia, come un carnefice a cui è impossibile sfuggire, tornava a rapirla a riappropriarsi dei suoi pensieri. Era così prepotente che diventava difficile anche riuscire a muoversi. Era pietrificante. Destabilizzante. Guardava sua figlia e provava impotenza. Non sapeva neppure a cosa stesse andando in contro. E c’era qualcosa. C’era. E sentiva di poterne parlare solo con Maze. Ma, anche a lei, non sapeva spiegare cosa provasse.
   
 
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