Capitolo
22 - The power of love -
Il
cacciatore fece irruzione
nella stanza e non perse tempo a tirar fuori la pistola,
così io mi lanciai su
di lui e riuscii a ficcargli il coltello in una spalla.
L'uomo grugnì e mi diede un
calcio vigoroso, che mi spedì sul pavimento.
Mugolò di dolore quando estrasse
il pugnale e lo gettò sul pavimento.
Tenne la mano sulla ferita
insanguinata e, con l'altra, mi puntò contro la pistola.
"Muori sgualdrina."
Avevo vissuto così tanti momenti
di disperazione, che la morte non mi faceva più alcuna paura.
Ero perfino riuscita ad
integrarmi tra i Sakamaki, a considerarli una famiglia, e addirittura i
Mukami
erano venuti in mio soccorso, seppellendo l'ascia di guerra.
Qualcuno mi avrebbe vendicato,
uccidendo Karl Heinz al posto mio, ne ero certa.
Chiusi gli occhi: ero pronta a
morire.
Mi domandai se fosse tanto facile
morire.
Quando sollevai le palpebre
rimasi inerme: Raito era davanti a me.
"Lei è la mia
sgualdrina."
Afferrò il cacciatore per la gola
e la strinse talmente forte da soffocarlo.
"Tutto bene
Bitch-chan?"
Gli sorrisi riconoscente e mi
tirai in piedi, ero solo un po' indolenzita, ma non ero stata ferita
gravemente.
Poi lui cadde in ginocchio.
Teneva la mano sul petto e,
lentamente, si accasciava a terra.
"Che ti succede?",
domandai in preda al panico, mentre cercavo di sorreggerlo.
Il vampiro rivelò la macchia di
sangue che si espandeva nel torace ed io rabbrividii.
"Adesso guarirà, vero?"
Raito accennò un piccolo sorriso,
ma sembrava più una smorfia.
"Deve guarire..."
Affermai, ben sapendo che quei
proiettili erano progettati appositamente per uccidere creature
sovrannaturali.
Mi accovacciai sul suo petto e
gridai aiuto, ma gli altri erano certamente occupati nella battaglia.
"Non si ferma... - sussurrai
frustrata - perché lo hai fatto? Sapevi ti avrebbe ucciso,
sei un idiota!"
Rimproverarlo, in quel momento,
allietava il crescente panico.
Raito mi osservò per qualche
istante, le sopracciglia corrugate, come se lui stesso non sapesse cosa
rispondere.
Senza traccia di perversione o
arroganza.
Il suo viso si rasserenò e tossì
un po' prima di spiccar parola.
"Ora so cosa significa...
Ora so cosa provavo ad averti lontano, in balìa dei
Mukami... - mormorò con
voce roca - quando ho pensato che ti avrei persa..."
"Bitch-chan io... - scosse
il capo e mi accarezzò una guancia - Mitsuko io ti... Ti
amo."
Restai a bocca aperta, incredula,
mentre quelle gocce salate continuavano a scendere.
Poi
scansai la sua mano, furiosa.
"Perché dovevi capirlo
adesso? Perché non mi hai lasciata morire?"
Continuare a rimproverarlo non mi
servì, sentivo il dolore straziarmi l'anima.
Non volevo perderlo.
"Anche io ti amo... - posai
la mia fronte sulla sua, continuando a singhiozzare - resta con me."
"Grazie... - il vampiro mi
ignorò - grazie per avermi insegnato ad amare."
Gli posai le dita sulle labbra
per zittirlo.
"Sh, resta con me Raito, ti
prego."
Lo fissai a lungo, sapevo che non
c'era più, e non potevo accettarlo.
Gli depositai un bacio fugace e
rimasi rannicchiata su di lui, a piangere.
Finché una mano si posò sulla mia
spalla.
"Mitsuko."
"Non c'è più...",
sussurrai.
Mi tirai in piedi, rabbiosa, non
sapendo a chi dare la colpa.
Il suo assassino era morto,
eppure non trovavo pace.
Il vampiro rimase a fissarmi con
quello sguardo indecifrabile, come se parlassi un'altra lingua.
"E morto!- gli urlai,
colpendogli il petto con le mani - Raito è morto!"
Lo abbracciai di riflesso,
rannicchiandomi sul suo petto, e lui non mi scacciò.
Proprio
com'era accaduto giorni
prima.
Piansi di nuovo, fra le sue
braccia, capendo che la colpa era solo mia.
"E' morto per
salvarmi..."
"Non è colpa tua."
affermò Ruki.
Mi allontanai, sapendo che mi
sarei portata quel peso nella tomba.
Ma il vampiro dai capelli rossi
lo fissò a lungo, con uno sguardo duro.
"Come diavolo si è fatto
uccidere?" sferrò un pugno sul muro, lasciandomi di stucco.
Mi avvicinai per abbracciarlo,
ma, intuendo le mie intenzioni, Ayato mi respinse malamente.
"Non ho bisogno di essere
consolato, non ho bisogno di nessuno!"
Così scomparve nel nulla.
Pianse piano e lo accolsi come
fosse un bambino ferito.
Era attaccato a suo fratello più
di quanto desse a vedere.
Nella stanza era comparso anche
Subaru, aveva un'espressione incredula, mentre osservava il cadavere
del
fratellastro.
Quasi mi ero dimenticata
dell'albino, ma constatai che almeno lui stava bene.
Sciolsi l'abbraccio con Kanato e
un moto d'ira mi travolse.
"I Mukami si stanno
occupando dei superstiti rimasti.", annunciò Reiji.
Non lo avevo visto arrivare, ma,
con sommo piacere, notai che si trascinava dietro il cacciatore
spavaldo,
quello che doveva chiamarsi Lee.
Lo tirava per un braccio e lo
gettò in ginocchio al mio cospetto, tenendolo fermo con una
mano sulla nuca.
"Mitsuko..." mormorò
mio padre, probabilmente scioccato da questo comportamento.
Strinsi il manico dell'arma
affilata, tanto da farmi male.
"Lo meriteresti, ma non sono
come voi - dichiarai disgustata - non sono un'assassina."
Proferii quelle parole con tono
rabbioso.
"Tu tornerai con mio padre
alla Chiesa e convincerai tutti a lasciarci in pace, perché
non siamo una
minaccia. Chiaro?"
L'uomo rimase in silenzio,
provando a mantenere quel briciolo di dignità che gli
restava, ma io spinsi la
lama sul suo collo, un rivolo di sangue gli macchiò la pelle.
"CHIARO?"
Il cacciatore annuì.
"Ci penserò io a lui.",
annunciò, ancora scosso per come mi ero comportata, ma poco
importava.
Avevano
ucciso il ragazzo di cui
ero innamorata.
"Vi accompagnerò io - disse
Ruki - mi assicurerò che non fugga."
"Perché dovresti andare
tu?", volle sapere Reiji.
"Avete un morto da
seppellire, o non v'interessa questo genere di cose?"
domandò il Mukami
con tono aspro.
Tornai a guardare il corpo
esanime di Raito e mi si strinse il cuore.
"Anche noi onoriamo i nostri
morti - sorprendentemente fu Shu a parlare - soprattutto se sono nostri
fratelli. Vai pure."
"Verrò a trovarti.",
affermò Takeshi, salutandomi con un abbraccio.
Ricambiai e sentii il cuore
scaldarsi per un istante: avevo sistemato le cose con mio padre e avevo
la
certezza che i vampiri mi avrebbero difesa, anche a costo di mettere a
rischio
la loro vita.
Non ero solo una sacca di sangue,
per loro.
"Non avrei mai voluto che
qualcuno di voi si sacrificasse per me..." sussurrai.
Il Mukami mi fece un cenno col
capo e uscì dalla stanza, mentre Subaru mi poggiava una mano
sulla spalla.
Gliela strinsi.
"Devi farti curare queste
ferite.", gli dissi.
"Mi riprenderò."
Shu si avvicinò a
Raito e lo
prese tra le braccia.
"Andiamo in giardino."
ANGOLO
AUTRICE
Fino all’ultimo ho tentato di
evitare questa scena, di trovare un’alternativa che non
comportasse il
sacrificio di Raito, ma mi piace pensare che i miei personaggi abbiano
vita
propria, tant’è che ho sofferto molto nello
scrivere questa parte e ancora non mi
capacito che sia morto.
Ma penso che questo fosse l’unico
modo per far capire a Raito il significato di amore vero.
Per quanto Mitsuko avrebbe potuto
insegnarglielo, solo se lei avesse rischiato la vita e lui si fosse
ritrovato a
perdere la sua, pur di salvarla, avrebbe potuto capire il vero valore
dell’amare sinceramente qualcuno.
Spero di ricevere qualche
commento da parte vostra, sia per recensione, sia per messaggio
privato, perché
conta molto la vostra opinione e sono molto curiosa di scoprire la
vostra
reazione, anche se vorrete insultarmi per aver fatto fuori Raito ahah
A presto, Nephy-