Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    15/03/2020    1 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle di 27 e 24 anni alle prese con le proprie vite e i propri impegni. Elsa è sposata e vive la sua vita con le scatenate figlie gemelle di 7 anni. Anna, invece, è prossima alla laurea e a dire sì a un futuro roseo e carico di amore che ha sempre sognato fin da piccola.
La vita, però, non è una favola. Entrambe le sorelle vivranno dei momenti di crisi della quotidianità e, per colpa di incidenti e imprevisti, dovranno fare i conti con la cruda realtà.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 5
 
Anna si sveglia verso le 7.00 del mattino per colpa di qualcuno che pare discutere sottovoce in salotto. La ragazza si guarda attorno, ricordando così di essere nella camera della sorella e si accorge di essere da sola nel letto, senza Elsa accanto. Anna si alza in piedi e, dopo aver sbadigliato ed essersi stiracchiata, si avvicina alla porta dove ascolta l’ultima parte della conversazione tra la sorella e il cognato.

“Jack, vienimi incontro però! Capisco la tua promozione, ma non posso tutte le volte chiedere ad Anna di portarmi le bambine a scuola! Mi avevi detto che le avresti portate tu oggi!” si lamenta Elsa a bassa voce, guardando il marito in giacca e cravatta pronto a lasciare di nuovo l’appartamento, dopo una breve doccia e una colazione frettolosa.

“Lo so Elsa e hai ragione! Ti prometto che stasera le vado a prendere io. Questi orari fanno impazzire anche me! Oggi provo a parlarne al mio capo d’accordo?” spiega Jack controllando di continuo l’orologio da polso e rivolgendo una veloce occhiata alla consorte.

“Lo dico per loro più che altro, hanno bisogno del papà e presto si accorgeranno di questo cambio di stile di vita” puntualizza Elsa fermandolo alla porta per renderlo edotto della situazione domestica. L’uomo risponde con un sorriso e, sempre sfuggente, bacia a stampo la moglie per poi sparire inghiottito nelle scale del condominio.

“Elsa, tutto bene?” si intromette Anna, dubbiosa di fronte a quanto appena osservato e notando la sorella con la testa appoggiata alla porta.

“Anna! Ciao, sì va tutto bene!” risponde Elsa sobbalzando e mostrandosi sicura di sé.

“Mi stai nascondendo qualcosa anche tu. Tu e Jack litigate?” va al sodo Anna, con il preciso intento di estorcere la verità dalla bocca della maggiore.

“Ad averlo il tempo per litigare! Io e le bambine non lo vediamo mai. A volte capita che le bimbe non lo vedano addirittura per due giorni di fila, tutto per colpa di questa promozione nuova. È giusto che lui lavori, altrimenti la casa non riusciamo a portarla avanti, ma diciamo che è difficile fare tutto da sola” si libera Elsa, abbassando lo sguardo e mettendosi a braccia conserte.

“Tranquilla, per oggi non ti preoccupare. Le porto io a scuola e se vuoi le vado anche a riprendere!” propone Anna generosa, provando a venire incontro alla sorella.

“Per stamattina va bene, ma per il resto no. Tu oggi hai altro da fare. Vai a parlare con Merida e studia…manca veramente poco agli esami” taglia corto Elsa invitando la sorella più piccola a preoccuparsi dei suoi problemi.
È così che le sorelle, dopo quel veloce scambio, svegliano le gemelle e si preparano per affrontare una nuova giornata.

Dopo aver accompagnato le bambine a scuola, Anna si prepara ad affrontare quella nuova giornata quando, all’improvviso, sente il telefono squillare.

“Ciao Kris” saluta Anna rispondendo alla videochiamata, dopo aver preso le cuffie dalla tasca dei pantaloni.

“Ciao amore, che faccia! Va tutto bene?” domanda Kristoff notando, anche a distanza, l’espressione passiva e apatica della fidanzata.

“No, ieri sera è stato uno schifo!” sbotta subito Anna sedendosi su una panchina e guardandosi intorno per potersi sfogare liberamente. Una volta appurato di non avere persone accanto, Anna si libera del suo peso spiegando al fidanzato la vicenda di Merida e di Weselton.

“Daniel Weselton? Anna ascolta…” comincia a dire Kristoff dopo aver ascoltato attentamente.

“Quella è una storia ormai passata! Io conosco Daniel di vista e un mio amico mi ha sempre detto che non ha nulla a che vedere con suo padre. A prescindere tu non puoi incolpare Merida! In questo momento colei che non si sta comportando da amica sei proprio tu. Come credi che si possa sentire sapendo di poter perdere la sua migliore amica per colpa dell’amore? Non puoi chiederle di scegliere tra te o lui” consiglia Kristoff punzecchiando la fidanzata e invitandola ad affrontare la faccenda con fare più maturo.

“Weselton! Non me ne frega del grado di parentela, io posso anche perdonare Merida ma quel ragazzo non riesco a guardarlo in faccia! Averli visti mentre si baciavano è stata la cosa più brutta! Un tradimento vero e proprio!” sbotta Anna volendo aver ragione a tutti i costi, iniziando ad innervosirsi.

“Anna, ascoltami. Sei solo stressata ok? Devi fare gli esami, devi laurearti e manca veramente poco! Cerca di scacciare questi pensieri e focalizzarti sul tuo percorso, forza amore che…”

“Stressata?! Perché continuate a dire che sono stressata?! Forse se tu fossi qui sarebbe tutto più semplice! No, invece devi essere dall’altra parte del mondo!” si altera Anna alzandosi in piedi e digrignando i denti.

“Ancora con questa storia?! D’accordo senti! Quando ti sarai data una calmata richiamami ok? È impossibile parlare con te quando ti comporti così. Stavo solo cercando di aiutarti. Ciao Anna” conclude Kristoff dispiaciuto, chiudendo subito la chiamata senza nemmeno attendere la risposta di lei.

Anna rimane imbambolata di fronte allo schermo nero del cellulare e, dopo aver sbuffato, si strappa le cuffie dalle orecchie cacciandole di nuovo nei pantaloni. In quel preciso istante si sente ancora più confusa di prima e, dentro di sé, comincia a manifestarsi uno stato emotivo contraddittorio che la porta a non voler più sentire il fidanzato.

“Solo una persona può aiutarmi ora” pensa Anna, sbloccando di nuovo il cellulare e componendo il numero del suo migliore amico che, ovviamente, non tarda a rispondere. Bastano poche parole per convincerlo a prendersi cura dell’amica in crisi e, senza pensarci due volte, Hans le propone di venire a casa sua per poter ragionare sul da farsi e studiare senza distrazioni.

“Meno male che ci sei tu” commenta Anna più sollevata, una volta riattaccata la telefonata. La rossa lascia cadere il cellulare nella borsa e, assorta nei suoi angoscianti pensieri, si dirige verso la casa di Hans, sicura di potersi finalmente aprire.

“Grazie per avermi accolta” afferma Anna una volta arrivata presso l’appartamento di Hans che, con la sua solita galanteria, l’accoglie alla porta e le permette di sistemarsi ed accomodarsi.

“Mi vuoi dire che cosa ti prende?” chiede lui crucciato, invitandola a sedersi al tavolo in cucina e sorseggiare dell’acqua fresca.

“Sono arrabbiata, ho i nervi a fior di pelle, ho litigato con Kristoff e non ho per nulla voglia di vedere Merida perché si è messa con Weselton! I traumi sono troppi Hans, troppi!” sbotta Anna sbuffando e portandosi una mano sulla fronte.

“Ok, quando te la sentirai mi racconterai la storia di questo Weselton, intanto sappi che puoi stare qui quanto vuoi. Oggi pomeriggio studiamo insieme, visto che gli esami si avvicinano, e stasera puoi dormire qui da me. I miei coinquilini non ci sono stanotte e le camere sono libere” propone Hans cordialmente, cercando di aiutare l’amica nell’unico modo possibile. Lui non aveva mai conosciuto la storia del processo e della morte dei suoi genitori e preferiva non chiedere mai i dettagli. Quando conobbe Anna, al primo anno di università, capì che dietro alla sua simpatia ed energia si nascondeva un passato burrascoso del quale lei stessa non desiderava parlare. Il tempo favorì lo sbocciare della loro meravigliosa amicizia e, pur avendo trattato i temi più disparati, Hans continuò a lasciarla libera di esprimersi e parlare dei fantasmi del passato con i propri tempi.

“Tutto ebbe inizio quella sera…” esordisce Anna, senza nemmeno ascoltare la proposta di lui sentendo ardente il desiderio di esternare i suoi dolori e ricordi più difficili.

Nove anni prima…

“Ragazze, noi usciamo per la nostra solita passeggiata serale. Un’ora e saremo qui!” annuncia Agnarr, un uomo alto dai capelli rossicci, due baffi eleganti e curati e gli occhi color smeraldo.

“Dove andate stasera di bello?” domanda Elsa, alzando il volto dal suo grosso tomo e togliendosi gli occhiali neri, mostrando così i suoi giovani occhi celesti.

“Penso nel solito posto. Prendiamo un po’ d’aria, andiamo al bar dove ci siamo dati il primo appuntamento e ci rilassiamo un po’” risponde Idunn, una bellissima donna dai capelli scuri e gli occhi azzurri, lasciandosi coprire le spalle dalla giacca accuratamente sistemata dal marito.

“Siete proprio romantici! Elsa, l’amore salverà la foresta!” commenta una quindicenne dalla folta chioma rossa, sbucando da sotto il divano e sorridendo di gusto, mostrando un viso sereno e attivo segnato comunque dall’acne adolescenziale.

“Anna! Sempre con questa foresta incantata! È proprio il tuo ricordo d’infanzia preferito!” ride Elsa, portandosi una mano sulla bocca, leggermente imbarazzata dal gesto infantile della più piccola.

“È la verità…un giorno spero davvero di innamorarmi di un ragazzo e di vivere l’amore come lo vivete voi” conclude Anna sognante, per niente ribelle ai genitori ma anzi estremamente legata a loro.

Agnarr ed Idunn si scambiano un dolce sguardo d’amore nel quale confermano, ancora una volta, quel sì detto sull’altare tanti anni prima e che gridavano a gran voce ogni giorno.

“Dall’amore non può che nascere qualcosa di meraviglioso, e voi siete le figlie migliori del mondo” aggiunge il marito commosso, stringendo tra le braccia Anna che, affettuosa come sempre, è abituata ad abbracciare i genitori in ogni occasione.

“Vi vogliamo bene! Tu non leggere troppo hai capito?” aggiunge Idunn posando un inaspettato bacio sulla guancia di Elsa che, pur rimanendo timida e introversa, gode di quel contatto con la sua mamma nonostante la maggior età.

Le giovani trascorrono la serata tranquillamente continuando le loro mansioni abituali, ed è proprio quando Anna sta per coricarsi che il telefono comincia a squillare.

“Elsa, che hai?!” domanda Anna sgranando gli occhi ed immobilizzandosi di fronte alla sorella che, dopo aver alzato la cornetta, si porta una mano sul volto e fissa un punto nel vuoto.

“ELSA!?” continua a chiedere Anna, quando la maggiore riattacca la linea e cade a terra in ginocchio, con occhi spenti.

“Mamma e papà…sono…morti” riesce a biascicare Elsa non trovando aria per comunicare quelle aspre parole. Anna non vorrebbe sentire, pensa che sia un sogno ma il pianto della sorella la riporta alla realtà. L’abbraccio di due ore prima era stato l’ultimo. Le frasi di sua mamma erano l’ultima ninna nanna. Il sorriso e la serenità respirata fino a due ore prima, erano ormai un vago ricordo.

Anna lascia crollare il proprio corpo sul pavimento e, in ginocchio davanti alla sorella, dà vita ad un pianto irrefrenabile. Per le due viene naturale stringersi e non lasciarsi più andare, cercando l’una il conforto dell’altra. Entrambe sentono irrompere un senso di abbandono, di crisi profonda addirittura irreale e vedono spezzarsi i sogni e le bellezze della vita. Ora erano sole, senza nessuno, abbandonate alle loro forze con dei genitori defunti spazzati via in poche ore per un incidente stradale.

“Che ne sarà di noi?” chiede Anna continuando a versare lacrime, consapevole di voler continuare a farlo.

“Hanno detto che ci faranno sapere i dettagli. Sono stati investiti da un pirata della strada e adesso arriveranno degli addetti, non ho capito chi, a dirci come comportarci” spiega Elsa con un groppo in gola, non riuscendo a guardare negli occhi l’unico membro rimastole della sua famiglia.

I giorni passarono lenti e le due ragazze ricevettero molte visite di parenti e amici lontani che, ovviamente, offrirono supporto e aiuto soprattutto per la loro giovane età. Le due non venivano mai lasciate da sole in casa ma, fino al giorno del funerale, Elsa decise di non avere contatti con nessuno, ma di chiudersi in camera sua e non uscire per nessuna ragione. Anna, più forte e coraggiosa, riusciva a mostrarsi comunque serena e si occupava lei delle visite, versando lacrime in continuazione ad ogni abbraccio consolatorio.

Il funerale fu il vero colpo di grazia. Elsa non piangeva, rimaneva ferma, bianca e immobile, senza salutare o parlare con nessuno. Anna conosceva bene sua sorella e sapeva che, a differenza sua, lei preferiva tenersi tutto dentro per fronteggiare da sola le avversità. Anna, invece, era più espansiva e anche durante il funerale non si vergognò di inginocchiarsi, piangere, urlare il nome dei suoi genitori e singhiozzare senza ritegno. Non capiva il motivo per il quale avrebbe dovuto trattenersi. Alla fine lei era solo una quindicenne, una ragazzina di prima superiore appena affacciata alla vita, rimasta improvvisamente orfana delle due persone più importanti della sua esistenza. Anna sentiva come se le avessero tranciato in pieno il cordone ombelicale che la legava alla mamma, avvertiva una folata di vento che spazzava via ogni gesto di tenerezza, ogni carezza, ogni bacio e ogni rimprovero per i quali avrebbe rinunciato a tutto pur di riottenerli. Mamma e papà non c’erano più e lei aveva il cuore sanguinante, trafitto da un dolore atroce e da un senso di abbandono profondo che alla sua età non dovrebbe nemmeno immaginare di poter provare.

Elsa, una volta a casa, finisce per chiudersi di nuovo nella sua stanza senza parlare con Anna. È proprio quell’atteggiamento a smuovere la sorella minore che, lasciata sola al silenzio e alla sofferenza, non ha intenzione di farsi sopraffare dai sentimenti negativi e desidera ripartire insieme alla maggiore.

“Elsa, puoi lasciarmi entrare? Siamo sole ormai! Se fai così quale confronto avremo?! Lo capisci, siamo solo io e te! Apri questa maledetta porta o ti giuro che la sfondo!” urla Anna picchiando duramente sul legno della porta e graffiandolo con le unghie, come a voler riprendersi il rapporto con la sorella a qualsiasi costo.

Dopo alcuni attimi di silenzio Elsa apre titubante la porta e rimane di fronte alla sorella minore mostrando il suo viso pallido e smunto. Anna, mossa dalla sua forza interiore, si fionda su Elsa e la stringe forte a sé dando così il la al suo sfogo di pianto che aveva represso per quattro giorni.

“Mi sento inadatta Anna, scusami!” comincia a dire Elsa scossa da tremori, mentre si accascia al suolo custodita dalle braccia della più piccola.

“Ora io sono maggiorenne e mi devo prendere cura di te, ma non so come si faccia! Come posso occuparmi di te?! Non sono nemmeno capace di badare a me stessa!” spiega ancora Elsa esternando finalmente tutte le sue preoccupazioni.

“Ci dobbiamo prendere cura una dell’altra hai capito? Non solo tu! Io farò bene a te e tu a me…ormai sei tutta la mia famiglia e non ti lascio andare per nulla al mondo. Prendiamoci un po’ di tempo Elsa, ma non lasciamoci da sole e ripartiamo” commenta Anna riuscendo a non piangere, accarezzando i capelli biondi della maggiore e infondendole speranza e fiducia.

“Il conducente dell’auto che ha investito mamma e papà si chiama Jason Weselton. Era in stato di ebrezza alcolica, ma era perfettamente nei limiti di velocità. Questo stronzo ha richiesto un concorso di colpa per abbuonarsi diversi anni di carcere. Pare che mamma e papà non fossero sulle strisce pedonali” annuncia Elsa asciugandosi le lacrime e spiegando alla minore la brutta situazione.

“Questo cosa significa? Cosa dobbiamo fare?” chiede Anna confusa, ignara di tutti quei termini e questioni penali e legali.

“Significa che dobbiamo andare in tribunale e sostenere un processo insieme all’assassino. Questo ci obbliga a studiare il caso della morte di mamma e papà, contattare un perito e chiamare un avvocato. Ovviamente i soldi non sono un problema, il vero dramma sarà preservare la nostra salute mentale. Ci sottoporranno a interrogatori, a visite psicologiche e controlli anche per verificare che io possa effettivamente prendermi cura di te” puntualizza Elsa prendendo un fazzoletto di carta e asciugandosi il rimasuglio di lacrime sulle guance, pur avvertendo il continuo bisogno di riversarne ancora.

“Perché non può lasciarci stare?! Che uomo orrendo è?! Prima ci ammazza i genitori e poi ha il coraggio di farci vivere tutto questo solo per evitare di pagare troppo ed risparmiarsi qualche anno di galera? Una persona come lui merita l’ergastolo” risponde collerica Anna, sentendo il cuore esploderle nel petto.

“Mi mancano già Anna. Non sono mai stata brava con le parole, ma ora mi mancano. Tanto!” si pronuncia di nuovo Elsa ricominciando a piangere e lasciandosi di nuovo cingere dalle braccia della sorella minore.

“Saranno sempre con noi, in ogni momento. Ce la faremo Elsa” conclude poi Anna finendo per appoggiare il capo a quello della sorella, mescolando le proprie lacrime con le sue.

Fine del flashback…

“E poi come è finita? Il processo?” insiste Hans con il cuore spezzato di fronte al grande dolore dell’amica.

“Per mesi io ed Elsa siamo state valutate dai servizi sociali per capire se potessi restare sotto la sua custodia, il perito ha mostrato le dinamiche dell’incidente facendoci soffrire in modo disumano, ricevemmo consulti e analisi psicologiche, ma nulla è stato in grado di scioccarmi come quel giorno al processo. L’avvocato dell’uomo usò ogni argomento per discriminarci, per accusarci! Riuscì a trovare il pelo nell’uovo dimostrando che anche i miei genitori avevano colpa per non aver attraversato le strisce pedonali e per altre cavolate che ora non sto qui a raccontare. Il giudice ci fece ottenere la vittoria, ma quell’uomo scontò meno anni di carcere e meno danni da pagare. Io non lo dimenticherò mai Hans…non dimenticherò mai il suo sguardo malefico! La sua felicità, il modo con cui ci guardò senza nemmeno chiederci scusa, senza darci conforto o mostrare rammarico e disperazione per aver ucciso i genitori di due ragazze”

Hans rimane senza parole di fronte al racconto. Non riesce ad immaginare la sofferenza dell’amica ma comprende che, per lei, dev’essere stato uno shock vedere la migliore amica alle prese con il figlio di quel criminale.

“Capisco tutto il tuo dolore Anna, ma condivido il pensiero di tua sorella e di Kristoff. Alla fine Merida non voleva farti un torto e la cosa in realtà non ti riguarda. Conosco però un modo eccellente per farti passare il dolore” annuncia lui alzandosi in piedi ed afferrando due oggetti, per poi nasconderli dietro la schiena.

“Che cosa proponi?” chiede Anna incuriosita dalla sorpresa, asciugandosi le lacrime e sentendosi più serena.

“Oggi pomeriggio studiamo e…stasera beviamo un po’, così da domani ricominciamo tutto e tu ti rimetti in carreggiata ok?” conclude lui mostrando due bottiglie di superalcolici.

Anna risponde all’invito con una fragorosa risata e, finalmente, sente di aver trovato la soluzione migliore al suo problema.  
  
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