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Autore: Ookami_96    16/03/2020    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Sakura varcò la porta di casa ancora assorta nei suoi pensieri, gli stessi praticamente di ogni giorno, ogni sera, ogni tragitto. Si stava svestendo e preparando per un bel bagno caldo, quando un rumore alla finestra la risvegliò dalle sue riflessioni.
Un piccolo falchetto, appollaiato davanti alla finestra, picchiettava sul vetro per attirare la sua attenzione.
Aprì la finestra e lasciò che il falco le si posasse sul braccio.
«Buonasera Takami, fatto buon viaggio?» disse, sorridendo.
In tutta risposta l’animale si lisciò le penne e le strofinò il becco sul braccio.
"Un altro messaggio da Sasuke-kun, eh?"

Prima Fic in assoluto! Spero di trasmettervi qualcosa attraverso la mia scrittura su una delle coppie che amo di più!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo 11

Lo scontro era finito poco dopo, con la vittoria di Sasuke, che aveva concluso il combattimento con il filo della lama puntato alla gola dell’avversario.
Tra una risata del Raikage e l’altra, la stanza era stata sistemata in tutta fretta e si erano quindi potuti sedere tutti e quattro davanti a una buona tazza di thè.

«Andrò dritto al punto» Esclamò l’Uchiha dopo un breve sorso della bevanda fumante «Durante il mio viaggio sono stato attaccato da dei ninja della Nuvola.»
Subito A si infervorò, dicendo che lui non aveva autorizzato nulla del genere.
Sasuke lo fermò calmo con un gesto della mano, a quanto pareva aveva imparato a conoscere il carattere impulsivo ed esplosivo del Kage del fulmine.
«Non ne dubitavo affatto; di sicuro è stato un attacco organizzato da qualche disertore. Rimane il fatto che quei ninja appartengono al tuo villaggio e io vorrei indagare su chi possa essere stato.»

Fece una pausa, mentre scriveva i nomi dei ninja che li avevano aggrediti con un paio di caratteristiche «Inoltre, non solo hanno attaccato me, ma hanno rapito la qui presente Sakura Haruno»
Fece una pausa, come per attendere che l’attenzione di Darui che A, che avevano gli occhi puntati sulla compagna, tornasse a lui.
«Ricorderai che lei è l’allieva del Quinto Hokage»
L’uomo annuì grave. Nutriva un profondo rispetto per Tsunade, soprattutto dopo il loro scontro con Madara durante la Guerra; questo rispetto lo portava, quasi inconsciamente, a proiettare un senso di riguardo anche verso Sakura.

«È un affronto imperdonabile. Mi occuperò personalmente di rintracciare questi ninja»
«Qui purtroppo sorge il primo problema. Purtroppo, a causa degli eventi, io e Sakura abbiamo dovuto uccidere alcuni degli aggressori.»
«Capisco. Quindi sei qui per capire chi li ha assoldati?»
Sasuke annuì, per poi continuare.

«In tutto i ninja di cui abbiamo accertato il decesso sono sei: quando sono stato aggredito ho appurato la presenza di quattro ninja; uno l’ho eliminato io al loro primo attacco, mentre agli altri tre ci ha pensato Sakura alcuni giorni dopo.
Nel luogo in cui l’hanno portata ce n’erano altri due, di cui mi sono occupato. Rimane però un ninja, un uomo mascherato, che credo sia quello che ha architettato tutto.»
Mentre lo ascoltava il Raikage leggeva i nomi e le caratteristiche sul foglio.
«Alcuni di questi nomi mi sono familiari… Darui, vai a recuperare informazioni su questi ninja e portaci i fascicoli. Mi raccomando, massima segretezza.»
Il ragazzo prese il foglio e uscì dalla stanza.

«Dalla Foglia non mi sono arrivate molte informazioni rilevanti, purtroppo le loro ricerche sono state un buco nell’acqua.»
«Ritieni di dover coinvolgere gli altri Kage?»
«Per il momento no. Non sono ninja di alto livello, a parte il capo; e credo di essere io il loro obiettivo principale, quindi non costituiscono un problema tanto da intaccare la sicurezza dei Villaggi»
Sakura li osservava attentamente scambiarsi informazioni; non avrebbe mai immaginato di vederli parlare tranquillamente visti i trascorsi che avevano avuto prima della Guerra.
Sapeva che Sasuke era stato perdonato, ma vederlo così, le scaldò il cuore. Sentiva che anche lui aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo.

«Il ninja mascherato ha un’abilità molto particolare: può controllare la trasmissione nervosa e, forse tramite questa peculiarità, generare illusioni nella mente. Vi raccomando la massima cautela con lui.»
A sembrava incuriosito da questa tecnica così peculiare, ma non ricordava nessuno che fosse in grado di padroneggiarla.

Avevano continuato a parlare dei dettagli degli scontri fino al ritorno di Darui: il ragazzo si era fatto accompagnare da un ritrattista, che avrebbe disegnato i volti dei ninja, per poi confrontarli con i loro sottoposti e con gli abitanti del villaggio.
Fu un processo molto lungo e stancante, soprattutto per Sakura. Non scordava mai un volto dopo averne visto uno, ma descriverlo così nel dettaglio era davvero una pratica estenuante.
Più volte si sentì osservata da Sasuke, ma cercò di rimanere concentrata il più possibile.

«Ora dimmi Sasuke, sono curioso. Da quanto ho capito questi ninja non erano di livello elevato; come hanno fatto a metterti KO?»
Il ritrattista era ancora lì e il Raikage aveva deciso di intrattenersi punzecchiando un po’ Sasuke, intanto che Sakura descriveva il viso di Hitomi, l’omone armato d’ascia.
«La domanda è legittima, ma vorrei che queste informazioni rimanessero confidenziali» i due ninja annuirono e lo lasciarono proseguire in silenzio «Durante il mio viaggio ho scoperto alcune nuove abilità del Rinnegan, abilità che ho deciso di allenare e migliorare. Tra queste ce n’è una particolare, che mi permette di creare dei portali che mi consentono di viaggiare attraverso le dimensioni create da Kaguya, e non solo. Sakura ne è stata testimone»
Sentendosi chiamata in causa, la ragazza si voltò. Ricordava perfettamente quel portale violaceo che li aveva ricondotti alla scogliera solo pochi giorni prima.

Prima che qualcuno potesse prendere parola, Sasuke attivò l’occhio sinistro e, davanti a tutti, comparì il portale che aveva appena descritto.
Ci si avvicinò e lo oltrepassò; dopo pochi secondi era di ritorno, con in mano un pugno di sabbia dorata.
«Questa tecnica richiede una gran quantità di chakra e, purtroppo, non sono ancora in grado di decidere con grande precisione dove andare. Padroneggiare questi portali potrebbe essere la chiave per capire di più su Kaguya e il clan Ootsutsuki.
Per questo, in quei giorni, avevo deciso di testare i miei limiti per capire quanti portali potessi aprire e per quanto.»
A chinò il capo pensieroso.

«E loro ti hanno attaccato»
«Esatto, mi hanno teso un’imboscata appena uscito dal terzo portale. Non so se abbiano solo avuto fortuna o se tra di loro uno di questi ninja ce ne fosse uno con particolari abilità sensitive.»
«Cercherò di indagare anche su questo fronte. Voi restate pure qui al villaggio, io manderò Darui e pochi fidati a indagare su questi ninja e sulle loro famiglie o relazioni. Se il loro obiettivo sono i tuoi poteri oculari rimanere qui per te sarà una sicurezza in più.»
«Non mi serve sicurezza, lo sai bene. Voglio solo informazioni sul nemico»

Aspettarono che Sakura finisse con l’ultimo ritratto e poi si congedarono, diretti verso la locanda.
Quell’incontro aveva occupato loro tutto il pomeriggio, tant’è che, una volta usciti all’esterno, furono accolti dal buio della sera.
Cenarono alla taverna e poi si diressero ognuno nelle proprie stanze.
 
*

Nell’oscurità della propria camera, Sasuke continuava e pensare e ripensare alla sua riunione con il Raikage.
O meglio, era quello che avrebbe voluto fare.
Appena chiudeva gli occhi l’unica figura che gli compariva di fronte, era Sakura.

Non poteva non pensare a come, quel pomeriggio, non aveva fatto che guardarla, mentre descriveva i ninja che l’avevano attaccato.
La guardava, mentre sovrappensiero si sistemava una ciocca ribelle dietro all’orecchio, mentre si portava l’indice e il medio al mento, pensosa. O ancora, mentre si mordeva il labbro nel tentativo di ricordare se le sopracciglia erano più o meno distanti di come il ragazzo le aveva disegnate.

Scosse la testa.
Doveva concentrarsi, rivedere tutte le loro informazioni e stabilire una tabella di marcia.

Un respiro profondo.

Sapeva da tempo, ormai, di provare qualcosa di più di una semplice amicizia per la ragazza dai capelli rosa; lo sapeva, e lo aveva accettato.
L’aveva resa parte di un qualcosa (nemmeno lui sapeva di cosa) con quelle foto; un tentativo un po’ patetico, se ne rendeva conto.
Poi, però, l’aveva vista fragile e distrutta, mentre la salvava dai suoi rapitori.
Ma poteva dire di averla salvata? Insomma, era stato lui a metterla in pericolo, dopo tutto.
Era stato in quel momento che aveva deciso di allontanarla, di nuovo. Le avrebbe fatto male, ma meno di qualsiasi altra cosa che le sarebbe potuta capitare con lui, ne era sicuro.

Un altro respiro.

E invece, prima che se ne rendesse conto, se l’era ritrovata abbracciata a lui, mentre gli diceva, di nuovo, che non l’avrebbe mai abbandonato.
Non ricordava da quanto tempo non sentisse un calore e un affetto simile.
Ed ora, eccolo lì. A raccontare favole della buonanotte e a ricambiare ogni suo sorriso.
Cosa doveva fare? Doveva forse assecondare quella strana sensazione di leggerezza e pesantezza, di felicità e ansia, di mente vuota ma allo stesso tempo piena di pensieri?

Un ultimo respiro

Chiuse di nuovo gli occhi, cercando di immaginare egli stesso i volti di quei ninja e quello del loro capo.
Li aveva davanti, uno ad uno. Ripensò alle loro mosse e alle loro azioni, ai loro obiettivi.
La risata di Sakura, però, irruppe forte e violenta nelle sue orecchie e nella sua mente, a distoglierlo, ancora, dai suoi pensieri.
Si sedette veloce sul letto, guardandosi attorno. Come se la voce che avesse appena sentito provenisse da un angolo della sua camera.

Ma, ovviamente, era solo.
E, mentre con il pollice e l’indice si massaggiava gli occhi, si alzò per uscire sul balconcino.
Aveva bisogno di aria per rinfrescarsi le idee.
La luna illuminava il cielo notturno, e la leggera brezza lo svegliò di colpo.

«Buonasera, Sasuke-kun»

Si girò, preso alla sprovvista.
Sakura era seduta sul suo balcone, con la schiena al muro, avvolta in una coperta.
Teneva in mano una tazza fumante e, al suo fianco, poteva vedere un’altra coperta, accuratamente piegata.
«Era ora che arrivassi, eh?»
«Ci eravamo dati appuntamento?»

Era come sorpreso, sia di averla trovata lì, sia di quell’appunto fatto con un sorriso.
«In realtà no, ma ero sicura che saresti venuto»
Non poté non ricambiare il suo sorriso, più contagioso di qualsiasi risata; con un gesto agile e fluido, come la sera prima, scavalcò il divisorio e le si sedette vicino, avvolgendosi nella coperta.
«Ancora problemi a dormire?»
«Ad essere sincera no, volevo solo stare con te.
Mi mancavi»

Quella risposta, candida e sincera, lo spiazzò.
Erano stati insieme tutto il pomeriggio e anche a cena; qualunque persona, incluso lui, avrebbe pensato che era un po’ eccessivo parlare di mancanza in un contesto del genere.
Poi la guardò meglio, e realizzò che quel calore crescente che sentiva nel petto voleva dire che anche lui aveva sentito la sua mancanza, in quelle poche ore di lontananza.
«Mi fa strano dormire così lontani… Non mi fraintendere eh! Però sai, mi ero abituata a sentirti dormire, e…»

Non seppe nemmeno lui cosa lo spinse a farlo, ma si ritrovò a prendere il mento di Sakura con la mano e avvicinarlo al suo viso, mentre piano chiudeva gli occhi.
Un gesto così spontaneo e dolce, che colpì persino lui.
Sentiva il respiro di Sakura sul suo viso, sentiva la sua agitazione e la sua emozione crescere.
Annullò la distanza tra di loro, poggiando le sue labbra su quelle di lei.
Percepì la sorpresa iniziale di lei, che però durò appena un attimo: con gli occhi ancora chiusi, la sentì premere le labbra contro le sue, desiderosa di quel contatto.
Era un bacio casto, puro e semplice.

Quando misero di nuovo qualche centimetro tra di loro, aprirono gli occhi, come a voler leggere le emozioni dell’altro.
Sakura aveva gli occhi lucidi, mentre Sasuke sembrava quasi sorpreso di quello che aveva appena fatto.
Si voltò di scatto, per nascondere forse un lieve imbarazzo che gli colorava le guance.
Era come se quel bacio avesse aperto la porta di un mondo, anzi, di un universo intero. E lui ora voleva esplorarlo, tutto.

Ma al sol pensiero si sentiva in imbarazzo, quasi sporco.
Era un uomo ormai, lo sapeva bene; ma mai gli era capitato di lasciarsi andare a simili pensieri.
Era tutto nuovo per lui.

Al contrario suo, Sakura aveva spesso pensato a un loro primo bacio, ad una notte assieme… Sognava Sasuke da una vita e ora, era lì con lei.
E le aveva dato un bacio.
Posò la tazza e si alzò, tendendogli la mano.
Il moro si girò appena e, quando vide che anche lei era girava, a guardare l’orizzonte, afferrò la sua mano e si alzò.
Sakura sapeva bene che probabilmente lui si sentiva imbarazzato dalla situazione, e non gli avrebbe messo altra pressione addosso; avrebbe rispettato il suo non voler essere guardato.

Lo guidò all’interno della stanza, scostò le coperte e si sdraiò.
Solo allora lo guardò negli occhi e gli fece cenno di sdraiarsi con lei.
Sasuke, non capendo le sue intenzioni, decise comunque di fidarsi e si sdraiò al suo fianco.

Sakura si accoccolò subito vicino a lui, godendo del calore del suo corpo, inspirando profondamente il suo profumo.
«Ho sempre sognato di poter dormire con te, Sasuke-kun»

Come riusciva ad essere così dolce e spontanea? Invidiava un po’ questa sua capacità, di riuscire a dire sempre la cosa giusta al momento giusto, e anche l’influenza che aveva su di lui.
Doveva ammetterlo, dopo una confessione del genere, per quanto potesse sembrare insignificante o sdolcinata, lui non se ne sarebbe mai andato.
Le cinse il corpo con il braccio, portandola ancora più vicina a sé, così da potersi beare anche lui di quel contatto e di quella vicinanza.
Senza aggiungere nient’altro si addormentarono, l’uno nella braccia dell’altro.
 
*
 
Aperti gli occhi, Sakura si era trovata di fronte a uno spettacolo che fino a non molto tempo prima credeva sarebbe rimasto solo il sogno di una ragazzina: Sasuke dormiva ancora sereno, abbracciato a lei, con la bocca socchiusa e qualche ciocca color pece, ribelle, gli cadeva sulle palpebre.
Arrossì, al pensiero che i loro nasi si stavano praticamente sfiorando, talmente i loro volti erano vicini.
Si erano addormentati abbracciati, e così erano rimasti, magicamente, per tutta la notte.

Il tempo di chiudere gli occhi e fissarsi quell’immagine nella mente, che quando li riaprì trovò le iridi di lui puntate sulle sue.
Erano ancora vicini, molto vicini. Forse troppo, considerando che non sapeva cosa fare o cosa dire.
Appena la vide arrossire e spostare lo sguardo, nervosa, Sasuke non ebbe nessun dubbio, invece.

Tolse il braccio dalla sua schiena e gli portò la mano dietro alla nuca, avvicinandola a lui.
Sakura chiuse gli occhi, per poi sentire le labbra di lui premute sulla fronte, proprio in corrispondenza del suo sigillo.
Quando si staccarono e i loro sguardi si incrociarono di nuovo lei non ebbe più nessuna incertezza: niente per lui sarebbe sembrato inappropriato o fastidioso adesso.

Gli diede un leggero bacio sulla guancia, e poi si alzò a sedere, stiracchiandosi come un gatto, e sorridendogli dolce.
«Buongiorno, Sasuke-kun»
«Buongiorno»
 

Sasuke era poi tornato in camera sua, per dare il tempo e la privacy ad entrambi di cambiarsi e darsi una rinfrescata.
Si incontrarono poi per la colazione e, insieme, uscirono dalla locanda per una passeggiata.
La giornata trascorse tranquilla e piacevole, tra visite a diversi negozi e un pranzo al sacco consumato sulla sommità di uno dei monti del Villaggio.

Fu al rientro per la cena che incrociarono Darui, appoggiato alla parete della locanda: il Raikage lo aveva mandato ad informarli che erano invitati nei suoi alloggi quella sera, per bere qualcosa dopo cena e fare due parole.
Sasuke non era molto propenso ad accettare; conosceva il Raikage e sapeva bene che l’invito era volto più al bere che a intavolare una conversazione sensata.
Stava quindi per declinare, ma Sakura, senza consultarlo, aveva accettato, entusiasta.

Darui, cortese come sempre, li ringraziò a nome suo e di A e diede loro i dettagli su ora e luogo.
Dopo che se ne fu andato, Sasuke si lasciò scappare un sospiro.
«Eddai, Sasuke-kun. Sarebbe stato scortese declinare!»
Non che gli importasse molto del galateo, soprattutto in questi casi. Poté solo sperare che Sakura reggesse l’alcool quanto la sua Sensei, o almeno, quanto il Raikage.

*

«E quindi anche lei voleva uccidere Sas’ke-kun quella volta?»
«Oh ci puoi scommettere! Ero a tanto così da staccargli la testa!»
No. Non reggeva l’alcol.

«E lo guardi ora, fa quasi tenerezza!» nel dirlo gli mise un braccio attorno al collo e con l’altra mano gli prese la guancia tra le dita.
Decisamente no, non reggeva l’alcol.

Il Raikage intanto, se la rideva come un pazzo vedendolo alla mercé della ragazza.
Lui invece non si sentiva molto a suo agio, anzi, per niente.
Per sua fortuna, Darui, vedendolo in difficoltà, lo strappò dalla discussione e lo portò in un angolo della saletta, a bere un bicchiere con lui.
Parlarono civilmente, aiutati da qualche sorso di sakè che rendeva entrambi un po’ più socievoli del solito.

Al contrario, Sakura e il Raikage erano decisamene alticci, se non ubriachi, e ridevano e scherzavano come due vecchi compari, mentre le bottiglie vuote si accumulavano sul tavolino del loro ospite. Ogni tanto poi, lo indicavano, bisbigliavano qualcosa, e poi scoppiavano a ridere.
Dovette ammettere che si sentiva leggermente seccato dalla situazione, per fortuna però, con diversi bicchieri di liquore sullo stomaco, riuscì a non retta a quel sentimento, nuovo e sconosciuto.
Ad una certa però, Sasuke decise che era meglio mettere fine a quel siparietto, o si sarebbe ritrovato con una Sakura sbronza al limite della decenza.
Ringraziando A e Darui per l’ospitalità, l’aveva presa e l’aveva condotta verso la porta, con il Raikage che urlava che si era fatta onore al pari della sua maestra.

Non fu molto semplice portarla in giro in quello stato: a malapena si reggeva in piedi e non faceva che farneticare cose senza senso.
Arrivati alla locanda decise che prenderla in braccio era l’opzione migliore per farle fare le scale e, alla fine, la accompagnò finché non fu seduta sul suo letto.
«Cerca di dormire, mi raccomando»
Fece per allontanarsi e andare nella sua stanza, ma la mano di lei gli afferrò la camicia, richiamandolo al suo fianco.

Tornò sui suoi passi, abbassandosi leggermente per guardarla negli occhi.
Appena le fu abbastanza vicino, Sakura si buttò su di lui, appendendosi al suo collo e baciandolo con fervore.
Sasuke era totalmente scioccato dalla reazione di lei: continuava a baciarlo e, come se non bastasse, le sue mani si erano staccate dal suo collo e avevano iniziato a vagare, fino ad arrivare ai suoi glutei.
«Sas’ke-kun…»

La sua bocca si era staccata da quella del ragazzo, e ora percorreva la sua guancia, giù lungo il collo, depositando dei piccoli morsi sulla pelle diafana.
L’Uchiha, preso alla sprovvista, non sapeva proprio come reagire. Maledì il Raikage mentalmente per quella serata fin troppo alcolica, e cercò di trovare una soluzione a quella “spiacevole” situazione.

Una parte di lui, per quanto piccola, avrebbe voluto ricambiare quei baci, toccarla, prenderla in braccio e portarla su quel letto e farla sua.
Le mise il braccio attorno alla vita e la strinse a sé; si riempì le narici del suo profumo e con le guance sentì la morbidezza della sua pelle.
Ma, lo sapeva bene, non era quello il momento.

Dopo aver goduto di quel breve attimo rubato, decise che doveva staccarsi da lei.
«Sakura, fermati!»
Cercò allora di mettere dello spazio tra loro due, anche se con scarsi risultati: sembrava proprio che Sakura non volesse saperne di allontanarsi da lui.
Si aggrappò con forza alla camicia, baciandolo quasi disperata, come se le sue labbra fossero l’unico apporto di ossigeno in fondo all’oceano.

All’ennesimo tentativo però, fu lei, all’improvviso, a staccarsi e a buttarsi sul letto, in preda a un attacco di tristezza.
«Lo sapevo… tu non mi vuoi…»
Il ragazzo sospirò, sedendosi vicino a lei e mettendole la mano sulla gamba.
«Adesso non sei in te, per favore»
La rosa corse in bagno, chiudendosi la porta dietro con forza, lasciandolo da solo seduto sul letto.
 

Sasuke si prese la testa nel palmo della mano, ancora scosso dalla foga della compagna.
Sentiva ancora il suo sapore sulla bocca, le sue mani addosso, e il suo respiro affannato vicino all’orecchio.
Si riscosse, deciso ad avvicinarsi alla porta per provare a parlarle e convincerla a mettersi a letto.

Sakura però non sembrava volergli aprire dopo il suo “rifiuto”.
«Andiamo Sakura, apri»
In sua risposta sentì solo un rumore abbastanza inconfondibile, seguito dallo scarico del water.
Entrò comunque e, con pazienza, si sedette vicino a lei: le prese i capelli e glieli scostò dal viso, appoggiando poi il braccio mutilato alla sua schiena, cercando di confortarla.
Rimasero lì per un po’, poi, quando lei sembrò stare meglio, la aiutò a svestirsi e a farsi una doccia.
Dell’acqua calda, ne era certo, l’avrebbe aiutata a riprendersi.
O almeno, quella era l’intenzione.

Da quando l’aveva svestita Sakura sembrava aver dimenticato come si stesse in piedi senza rischiare un trauma cranico; le gambe cedevano sotto il suo peso e sembrava sul procinto di cadere ogni volta che lui provava a lasciarla.
Decise che a mali estremi doveva ricorrere a estremi rimedi.
Entrò in doccia con lei, ancora vestito, e la aiutò a sorreggersi, mentre cercava di lavarle i capelli e la schiena.

Aveva deciso, saggiamente, di lasciarle addosso almeno la biancheria intima; dopo quel siparietto di prima non credeva sarebbe stato molto appropriato approfittare della situazione.
Si sentiva in una condizione completamente diversa da quando le aveva fatto la doccia diverse settimane prima, prima di riportarla a Konoha. In quel momento non aveva provato il minimo senso di malizia; certo, la circostanza era completamente diversa, ma ora, dietro di lei a sorreggerla si sentiva succube di pensieri lussuriosi, che non riconosceva come parte di sé.

La cicatrice appena sopra al contorno del reggiseno però, lo riportò alla realtà. L’obiettivo del loro viaggio era trovare quei ninja, e doveva rimanere focalizzato su quello. Solo, su quello.
Usciti dalla doccia la asciugò con cura, le mise un pigiama comodo trovato nei suoi bagagli, la mise a letto.

«Sasuke-kun…»
Di nuovo, si sentì richiamare dalla ragazza.
Si sedette vicino a lei, sospirando.
«Grazie…»
Le sorrise, mentre le accarezzava la testa.
Era curioso di vedere con che forza si sarebbe alzata il mattino dopo.
 
Buongiorno a tutti!
Non so bene come definire questo capitolo, non so neanche bene cosa dirvi XD 
Ho scritto tutto di getto, dopo qualche giorno di totale distacco dalla tastiera e ho evitato di rileggerlo e correggerlo troppo, nella speranza di essere riuscita a cogliere bene i momenti clou della storia.
Nel prossimo capitolo, piccolo spoiler, ci saranno degli sviluppi sull'uomo mascherato, ma non vi dico altro!
Nella speranza che stiate tutti bene durante questa quarantena vi saluto, e ringrazio chi ha aggiunto la storia nelle preferite/seguite e a chi continua a seguirmi! 
Grazie :D
  
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