13.
Hajime
Hajime
Toneri pose la sua ultima creazione dentro un cofanetto in legno scuro, aveva indugiato molto nel farlo, conscio di cosa sarebbe accaduto una volta consegnata, ma alla fine non aveva potuto fare altrimenti; non importava quale fosse il suo pensiero, ogni bussola doveva raggiungere il proprio proprietario.
«Spezzerai i loro cuori» sussurrò rivolto all’oggetto.
Accarezzò il vetro con l’indice, l’ago era ancora immobile, in attesa che Ashura finalmente nascesse. Donargliela avrebbe rovinato la sua vita fin dal primo respiro, e avrebbe distrutto anche quella di Indra, trascinando in quel vortice Hagoromo e sua moglie.
Non posso fare niente, eppure sono io che l’ho creata.
«Crucciarti a quel modo non cambierà le cose» disse Hamura entrando nella stanza.
Toneri si voltò per pochi istanti a guardarlo, poi il suo sguardo si posò ancora sulla bussola. Non pensarci gli era impossibile, si sentiva responsabile per quello che sarebbe accaduto, per il dolore che quel dono avrebbe causato.
«E se non la consegnassi?» chiese con un pizzico di speranza nella voce.
Hamura gli mise una mano sulla spalla, i suoi occhi pallidi erano bui come quelli del nipote.
«Kaguya troverebbe comunque un modo per torturarli. La sua è una vendetta feroce, è convinta di essere stata tradita e non si fermerà finché non avrà ferito Hagoromo e tutta la sua famiglia.»
«Odia gli umani a tal punto? È suo figlio e loro sono i suoi nipoti, come può arrivare a tanto?»
Hamura chiuse il cofanetto lisciandone gli intagli, il ricordo degli occhi pieni d’odio di sua madre era ancora vivido nei ricordi, come se fosse passato un solo giorno invece di tre anni.
«Quando mio padre la tradì con un’umana, il suo cuore divenne pietra, non fu più la stessa nemmeno con me e mio fratello. Tutto l’amore che l’aveva sempre resa dolce e amorevole, la trasformò in ciò che è adesso, un essere nutrito da odio e rancore capace di maledire la sua stessa progenie.»
Toneri guardò la Terra dalla finestra, adorava farlo, la maggior parte delle bussole terrestri provenivano dalle sue mani, erano sue creazioni. Pensare alle anime gemelle riunite grazie al suo lavoro lo aveva sempre fatto sentire bene, grato di avere un tale potere, ma con la bussola di Ashura provava solo un infinito sconforto.
«Hagoromo doveva saperlo» disse. «Doveva sapere che qualcosa di terribile sarebbe accaduto se avesse sposato una terrestre, quindi perché?»
«Per lo stesso motivo per cui dobbiamo consegnare questa bussola, non si possono dividere le anime gemelle, neanche se si tratta di due fratelli dall’anima maledetta.»