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Autore: Artnifa    17/03/2020    9 recensioni
Uno scritto soffice di una fobia che non lo è.
Questo racconto partecipa al contest "Scriptophobia" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANABLEFOBIA
Uno scritto soffice di una fobia che non lo è.


Non si può spiegare a parole cosa si prova, semplicemente perché le fobie, normalmente, sono irrazionali.
Non sempre in realtà, ma la mia si.
Come si può giustificare qualcosa di questo tipo? Come si può raccontare? Me lo chiedo mentre torno a casa osservando i piedi ancorati all’asfalto, passo dopo passo sono incollata al terreno, riesco quasi a sentire la forza che mi trattiene. E se sparisse?
A volte mi capita di guardare il cielo, sento un brivido partire dalla testa e arrivare fino ai piedi, come una piccola scarica elettrica che mi paralizza. Al solo pensiero sento la testa girare. Mi siedo per terra sperando di non attirare l’attenzione dei passanti, chiudo gli occhi e respiro profondamente.
Decido di farmi forza, devo guardarlo, devo morire per sopravvivere. Lo faccio in un colpo, apro gli occhi e mi perdo nel cielo grigio.
È più facile quando ci sono le nuvole, sembra pieno, sembra occupato da qualcosa di reale, esistente, qualcosa a cui mi posso aggrappare per non sparire.
Le dita cercano un appiglio mentre sento l’ansia farsi strada. Cresce come un morbo dentro di me.
Mi sembra di non riuscire a respirare, devo contare i respiri, pensare di riempire i polmoni e puoi svuotarli, cerco di farlo in modo costante.
Ho paura che se smetto, se penso a qualcos’altro, muoio.
Con le dita allargo il colletto, sembra che mi soffochi, che si stia stringendo intorno a me.
Non sono mai riuscita a capire la gravità a pieno, mi sfugge qualcosa, è come se ci fosse un pizzico di magia nascosta dentro la spiegazione scientifica. La vedo solo io, lo so.
Mi reggo alla parete, all’asfalto, il contatto della pietra mi fa sentire stabile, viva.
Devo distrarmi, ma più ci provo meno ci riesco. È sempre così, si ripete e si ripete.
Poi arriva una persona e mi riporta alla realtà. Mi alzo prima che mi veda, senza quasi pensarci.
Riprendo a camminare, gli occhi rigorosamente abbassati, devo distrarmi, conto i passi, spero di non volare via.
Devo distrarmi.

 

 

 

Buongiorno,
vorrei spiegare in due parole le fobie protagoniste di questo piccolo pensiero:
ANABLEFOBIA:
La principale protagonista di questa storia è la paura di guardare in alto: molti legano questo tipo di fobia al terrore verso l’ignoto e all’insignificante presenza dell’uomo nella vastità dell’universo, mentre altri la vivono combinata alla paura della gravità.

BAROFOBIA:
Ho voluto integrare questo tipo di fobia perché sono strettamente legate tra loro; è la paura della gravità. C’è chi soffre di questa strana paura perché convinto che la forza di gravità lo schiaccerà fino ad ucciderlo, e chi invece è sicuro che ad un certo punto la forza di gravità semplicemente sparirà, lasciandoci a fluttuare nell’aria.

Questo scritto partecipa al contest "Scriptophobia" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.

  
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