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Autore: Isidar27    18/03/2020    2 recensioni
Pre/durante/sequel di "Trust my love!". Dopo la serie precedente la famiglia di Thor e Loki si è decisamente allargata! Se avete voglia di seguire le sue avventure non vi resta altro che unirvi ai membri di questa famiglia divina e ficcanasare con loro in diari, appunti e racconti in teoria segreti.
Una lettura leggera per chi ha già conosciuto la famiglia Odinson e tutti i suoi nuovi componenti e per chi invece vorrà conoscerli! Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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In un appartamento a NY

«Abbassa quell’arco, voglio solo parlare.»

Udras sembrava terribilmente esausto Fred lo dedusse dai suoi gesti che da sicuri e spavaldi si facevano sempre più cauti e lenti; se stava facendo un qualche incantesimo ai suoi familiari probabilmente gli stava costando anche parecchia energia.
Con non poche riserve e continuando a fissarlo abbassò l’arco e ripose la freccia nella faretra.
Il mago lo studiò un istante «Perché fate tutto questo Fred? Perché non vi arrendete anche se è tutto inutile? Spiegamelo ti prego perché non riesco a comprenderlo. I miei poteri sono immensi, non ho nessuna remora ad eliminare ciascuno di voi e allora perché vi ribellate al mio volere?»

«Perché? Perché qui non siamo su Jotunheim dove chiunque esegue i vostri ordini Maestà.  Qui chi si ama si aiuta e si difende a vicenda!»

«Tsk amore. Che insulso sentimento. L’ho scoperto quando ho guardato dentro di te e poi dentro il tuo cacciatore. Potentissimo certo, ma inutile nell’ottenere ciò che si vuole. Dimmi Fred, a cos’è servito l’amore ad Igdard quando l’ho ucciso? Quale pro ha portato a te quando hai visto l’uomo che amavi morto tra le tue braccia!»

Fred strinse i pugni, ma osservò l’altro: non c’era scherno nella sua voce piuttosto era serio, come se qualcosa di amaro stesse attraversando la sua mente.

«Su Jotunheim non esiste l’amore, in nessuna forma. Non ci viene insegnato cosa sia ed è un bene perché ci renderebbe deboli… come te, che daresti di tutto purché la tua famiglia fosse salva! Vorresti negarlo?»

Fred prese un respiro e cercò di mantenere la calma.

«Dimmi cosa stai facendo alla mia famiglia»

Udras si sistemò meglio a sedere, ma un velo di fatica attraversò i suoi occhi. 

«Ognuno di noi, come chiunque del resto, ha delle colpe Fred. Colpe che noi stessi abbiamo generato. Chi più direttamente, chi meno certo, ma che solitamente sono la causa della sofferenza di qualcuno o almeno è ciò che ho avuto modo di studiare in questi mesi trascorsi qui. Su Jotunheim a nessuno importa di nessuno, ma qui è diverso. Qui ci sono delle responsabilità verso chi si ama, perciò ognuno di noi ha anche delle paure. Adesso ciascun membro della tua famiglia sta affrontando le sue. Anche tu lo stai facendo: sei qui e temi più di ogni altra cosa che i tuoi cari muoiano a causa tua. Fai bene sai? Perché intanto le mie radici impregnate di magia li soffocano lentamente togliendogli gli ultimi grammi di respiro, ma non senza dargli il tempo per convivere ancora un po’ con i loro errori. Una lenta tortura insomma, ma tra poco il risultato sarà comunque la morte e la tua paura… diventerà reale. » Disse buttando la testa di lato.

«Liberali!»

«No…»

«Liberali e io..» mise apposto l’arco sulla sua schiena e prese un respiro «ti darò ciò che vuoi.» Disse infine. 

Udras lo guardò sorpreso, poi il suo sguardo divenne diffidente e un ghigno di scherno gli si dipinse sul volto stanco «È un po’ tardi non credi Freddi?» 

«Libera la mia famiglia e ti darò quello che vuoi. Mi avrai e potrai decidere cosa fare di me. Questa è la mia offerta.»

«Mpf credi che mi importi che tu ti arrenda a me? Posso comunque eliminarti.»

«Questo è vero, ma credo che tu più di tutti sia curioso di provare cosa sia la forza che non ci fa arrendere. Cosa sia l’amore.»

Il mago lo fissò un istante poi parve soppesare l’offerta. Intanto Fred mosse qualche passo verso di lui; l’altro lo seguì con attenzione. 

Fred allungò una mano verso di lui «E io…posso mostrartelo.»  Disse in un sussurro.

Udras sgranò gli occhi.

 

In volo su NY

«Tutto bene Mickey?»

Chiese Iron-man guardando sotto di sé.
Il figlio, che stava sorvolando la città in un’armatura blu più piccola di quella del padre, alzò il pollice della mano destra.

«Tutto bene papà!» Gridò di rimando.

«Ehi tu aspirante barbone finiscila ok?!» Aggiunse Tony gettando uno sguardo alle sue spalle. 

All’interno di un’armatura color metallo scuro e coi palmi delle mani attaccati come da una forza magnetica alle spalle dell’armatura di Iron-man, Igdard non la smetteva di dimenarsi. 

«Se non ti dai una calmata giuro che ti sgancio sopra New York e per tua info “l’aggancino” non può volare! Mi ripeti il suo nome Mickey?»

«Igdard.»

«Eppure hai un nome familiare, il che è strano perché è molto particolare e…»

«Signore!»

Lo richiamò una voce all’interno della sua armatura.

«Si Friday?»

«Signore i sensori di pericolo che ha installato nella tuta del signor Rogers sono ai massimi livelli!»

«Cosa?! Mickey dobbiamo fermarci!» Gridò Tony al figlio e si diresse verso un tetto di un grattacielo dove il trio atterrò pochi istanti dopo. 

«Mi servono più dettagli Friday!» Disse sollevandosi l’elmo, mentre il figlio lo imitava. 

«Il signor Rogers risulta vivo, ma in una sorta di stato di sonno e intanto i suoi indicatori vitali si abbassano.»

«Che succede papà?!» Domandò Mickey apprensivo.

«Devo andare a vedere che succede!» Disse Tony sganciando l’armatura di Igdard da sé e facendo cenno al figlio di avvicinarsi. «Voi siete vicini a casa! Andate e alzate le misure di sicurezza al massimo!»

«No papà veniamo con te!»

«NO Mickey abbiamo salvato il tuo amico! E tu smettila di agitarti per Dio! Adesso…» disse prendendo l’altro per un polso ed avvicinandosi al figlio attaccò l’aggancino alla schiena di Mickey «voi due dovete andare!»

«Ma papà io…»

«Mickey! Avevi promesso! E io voglio che tu vada a casa! È per il tuo bene!» gli prese il volto tra le mani «Per favore Mickey, non sopporterei che ti venisse fatto altro male!»

Mickey lo guardò negli occhi ed annuì. Tony gli sorrise; gli occhi appena lucidi.

«Bravo il mio ragazzo!» 

Dopodiché si separò da lui e risistemandosi l’elmo ripartì in volo.
Mickey lo seguì con lo sguardo; era preoccupato e certo che qualcosa non andasse.
Intanto Igdard alle sue spalle provava a dimenarsi senza sortire il minimo effetto. Il ragazzo uscì dalla sua armatura e sollevò l’elmo dell’altro.

«Non possiamo tornare indietro lo sai!» Gli disse, ma sapeva perché Igdard si stesse comportando in quel modo.

Era a causa di quanto accaduto poco prima in quella cantina: le armature mandate in soccorso da Friday erano arrivate e Mickey stava indossando quella più piccola mentre suo padre aiutando un riluttante Igdard ad entrare in quella che lo avrebbe trasportato.
“Sai amico barbone tu hai un nome familiare” stava dicendo Tony agganciando l’altro alla schiena della sua armatura quando d’improvviso avevano notato la superficie dello specchio ondeggiare. La stanza dell’appartamento di Udras era comparsa davanti ai loro occhi mostrando loro il mago e Fred. Alla sua vista Igdard aveva incominciato ad agitarsi come volesse sganciarsi, ma Mickey gli aveva richiuso velocemente l’elmo sulla faccia e richiudendo anche il suo aveva ordinato al padre di uscire da quel posto e l’aveva seguito di corsa.

«So che sei preoccupato per Fred, ma se tornassimo indietro diventeremmo solo ostaggi che Udras potrebbe usare contro di lui. Non saremmo utili in alcun modo.»

Igdard lo guardò con decisione e continuò a dimenarsi. 

«Non guardarmi così va bene?! La mia famiglia è in pericolo e noi non possiamo fare niente per aiutarla! Vorrei essere lì con loro! E credo che mio padre stia…» Disse abbassando lo sguardo e stringendo i pugni.

Igdard si fermò mentre Mickey mantenne lo sguardo a terra. 

«La cosa migliore da fare sarebbe andare a casa e metterci al sicuro così da non essere d’impiccio. Però potremmo comunque essere in pericolo anche lì…» Si guardò l’armatura e rialzò lo sguardo «Riflettiamo: io ho l’armatura di papà e qualche comando utile, ma siamo entrambi troppo deboli. Però magari potrei dare una mano.» incontrò lo sguardo dell’altro «Igdard io voglio aiutare la mia famiglia. Voglio farlo, capisci?»

Igdard annuì.

«Ma non voglio nemmeno metterti di nuovo in pericolo.» Ci pensò un momento «Facciamo così…andiamo solo a vedere se mio padre sta bene e poi…poi andremo a casa e ci metteremo al sicuro.»

Igdard sospirò e guardò lontano, da dove erano venuti. 

«Lo so che sei preoccupato per Fred, ma credimi…lui, lui non sa che sei ancora vivo…se-se torniamo indietro Udras potrebbe usarti contro di lui…credo che lo abbia sempre voluto in fondo…»

Igdard lo guardò: il suo sguardo era carico di apprensione, ma annuì.

«Vedrai che starà bene Igdard, Fred è bravissimo io…io lo so!» disse più a sé stesso che all’altro poi tornò su di lui «Ig, ora devo andare dai miei genitori va bene?»

Igdard chiuse un istante gli occhi ed espirò…poi fece un senso di assenso.

«Te ne sono grato» Disse Mickey affrettandosi a rientrare nell’armatura «Friday!»

«Si signorino?»

«Coordinate per il luogo dove è diretto mio padre.»

«Ma signorino…»

«Adesso!»

«Coordinate in arrivo.»

«Grazie e adesso Ig.» disse guardandosi alle spalle «Andiamo!»

Thor continuava a fissare incredulo il sé stesso più giovane.

«Non è vero…» sussurrò il minore sconvolto.

«Questa volta hai davvero esagerato Loki!» Si infervorò Odino afferrandolo per un braccio.

«Thor ti prego, digli la verità! Ti prego!» Lo implorò l’altro con le lacrime che gli affioravano agli occhi.

E in quell’istante Thor si ricordò come in una sorta di allucinazione. Quel giorno erano stati al fiume e dopo aver giocato insieme per ore trasgredendo agli ordini del padre si erano addormentati all’ombra di una quercia. Si era risvegliato tra le braccia del fratello minore. Loki gli stava accarezzando i capelli piano e lo guardava rapito con qualcosa di indefinito che affiorava nel suo sguardo.
Il sole gli illuminava il viso e i capelli corvini rendendolo lo spettacolo più bello che Thor avesse mai visto e in quell’istante avrebbe solo voluto afferrargli il viso e baciarlo. Ricordava gli occhi di Loki che, accortosi che l’altro fosse sveglio, aveva lasciato i suoi capelli con un sussulto e gli aveva piantato il pugnale nel ventre. E poi quella stupida sfida… si, stupida, ma che lo avrebbe fatto accedere a quelle labbra perfette e forse… evitato che i loro sentimenti rimanessero sepolti per anni?
Ma quel bacio non c’era stato. E adesso Loki era lì a chiedergli aiuto e lui lo aveva tradito con una bugia. 

«Ti prego.» Implorò di nuovo il minore. 

Ma il fratello maggiore tenne lo sguardo basso e rimase in silenzio.

«Adesso basta! Deciderò la tua punizione Loki e sta pur certo che te la ricorderai.»

Thor adulto aveva seguito il padre trascinare il figlio minore via dalla sala. 

Osservò gli occhi di Loki un ultimo istante «Sei uno stupido Thor!».

Furono le sue ultime parole prima che sul suo volto si dipingesse un odio che aveva imparato bene a conoscere nei secoli a venire. 

«Un misero ricordo non è vero? Eppure quanta potenza possono avere le nostre parole? Ma la vera domanda è… quante volte gli hai fatto del male? Forse è giusto che lui ti abbia tradito, forse non meriti il suo amore dopotutto… Forse sarebbe stato meglio senza di te!»

Thor fissò sé stesso più giovane con disgusto e chiuse un istante gli occhi.  Prese un respiro.

«Quando ero giovane ero talmente egoista. Tra me e Loki ero io a desiderare il trono e l’approvazione di mio padre più di ogni altra cosa. E forse lì credevo più importanti persino del suo amore. Eppure quel giorno volevo quel bacio con tutto me stesso, ma dopo quell’avvenimento non ho più avuto il coraggio di farmi avanti per moltissimi anni. Posso solo immaginare quante altre cose come questa io possa avergli fatto, a come l’ho deluso, a come non ho mai capito quanto avesse bisogno di me. Ho sempre pensato di essere io quello tradito da lui quando invece io gli avevo fatto male troppe volte.»

Fece una pausa e il silenzio calò. Udras alle sue spalle ghignò soddisfatto.
Thor riprese. 

«Per fortuna sa quanto in cuor mio io mi senta in colpa per questo e anche quanto lo ami davvero. E io so quanto lui ami me. Non ho mai dubitato del suo amore, né lui del mio. »

Strinse più saldamente il martello mentre il ghigno sul volto di Udras scomparve, ma lo rimbeccò «Ma tu lo volevi solo per un tuo capriccio! Lo hai ferito! È sempre stato così! E tu non hai rinunciato ad essere re per lui, ma perché volevi LUI a tutti i costi, per un tuo puro bisogno egoistico…il…il vostro amore è una menzogna!» Ghignò di nuovo «E poi Loki ha avuto il suo bacio vero? Ed è diventato re! Magari lui si ricordava della vostra promessa! Magari il trono era davvero il suo unico interesse.» Terminò soddisfatto il mago.
Thor ripensò all’espressione di Loki un istante prima del loro bacio e a quella di dolore di quando il moro si era visto tradito. 

Sorrise appena «Ah quello? Vedi nella nostra vita è sempre stato difficile esternare i nostri sentimenti. Perciò il trono non c’entrava proprio nulla. Credo che…ad entrambi servisse una scusa.» 

Udras alle sue spalle capì che qualcosa non andava e fece un passo indietro mentre Thor si voltò verso di lui.

«Temo che tu abbia scelto il ricordo sbagliato mago oscuro. Questo è solo la prova che io e Loki avremmo potuto stare insieme da moltissimo tempo se solo la mia stupidità non si fosse frapposta tra noi allontanandoci. Però devi sapere che…io questo lo sapevo già! Mpf a dirla tutta, se c’è una cosa che mio marito mi ricorda ogni giorno, è che sono uno stupido e io… mi trovo sempre molto d’accordo con lui!» 

E lanciandosi contro il mago con un grido lo attaccò col suo martello. Udras sollevò istintivamente le braccia per difendersi, ma Thor gli fu sopra e lo colpì… poi fu come essere avvolti da una luce calda ed accecante.
Tutto si fece bianco.

Sul campo di battaglia

C’era silenzio in quella radura. La fiamma era viva nel falò e illuminava quattro montagnette di  spesse radici.
Ma quelle radici, seppur con una lentezza estenuante, si stavano stringendo tra loro.
D’un tratto però nel silenzio…
Thor, sporco di terra e tossendo, riemerse da una di quelle matasse; iniziò a strappare le radici e anche se con fatica si trascinò carponi sul terreno libero.
Il respiro quasi gli mancava e la vista era annebbiata; s’impose di respirare profondamente e lentamente lo spazio intorno a sé divenne via via più definito.
Si rese conto che tutto era avvolto da un silenzio inquietante e notò gli altri cumuli di radici. Uno era più vicino degli altri; d’istinto si risollevò e lo raggiunse.
Iniziò a strappare le grosse radici quasi con disperazione finché non scoprì il volto di suo marito. Loki era privo di sensi.
Strappò quella che gli avvolgeva il collo e osservò il segno lasciato con apprensione. 

«LOKI! Svegliati!» Chiamò scuotendolo, ma l’altro non apriva gli occhi. 

Posò le labbra sulle sue, cercò di infondergli il suo respiro, ma niente. 

«Loki! Amore ti prego.» Disse scuotendolo ancora, ormai era agitato e temeva il peggio poi si obbligò a calmarsi.

Appoggiò la fronte contro la sua e una mano sul suo petto «Non lasciarmi… ti prego.»

Un istante dopo aprì gli occhi e quasi perse l’equilibrio. Si ritrovò ancora nella sala del trono luminosa e cheta, ma dietro ad un’alta colonna.
Diversamente da poco prima non aveva il martello tra le mani e stava per mettersi a gridare credendo di essere finito ancora trappola dei suoi stessi ricordi sennonché…

«Allora cosa dite Vostra Maestà?»

Una voce ormai fin troppo nota lo fece voltare.
Thor scorse Udras ai piedi del trono e Loki in vesti regali che reggeva tra le mani uno strano scettro ed era circondato dai suoi figli e…da lui!
Loki scosse con forza la testa e fissò l’avversario con astio.

«Dico che queste sono solo illusioni!» Rispose convinto il marito «E che io ho già tutto quello che voglio con la mia famiglia!»

«LOKI!» Lo chiamò il vero Dio del Tuono rimanendo però al suo posto.

Udras si voltò sorpreso verso di lui mentre Loki allungò la mano libera e gli lanciò contro una sfera di energia che fece crollare il mago a terra. 

«E adesso vedi di ridarmela! Basta con le illusioni!»

Udras tornò su Loki e si rialzò; scosse la testa infastidito. 

«Riesci ad usare i tuoi trucchetti anche qui è? Sei solo uno sciocco Loki! Ma del resto è ciò che mi aspettavo da un traditore. Non sei degno del trono!» Schioccò le dita una volta. Lo scettro scomparve «E sei un debole!» Le schioccò ancora e le ombre sparirono «E io ti assicuro che ti farò vedere la vita abbandonare gli occhi delle persone che ami fino a che mi implorerai di ucciderti!» 

In quel momento Thor lo aggredì.

«Thor?» Domandò Loki senza capire.

«Loki sono io! È un’illusione devi svegliarti!» 

Il mago intanto provava a colpirlo senza capire realmente cosa stesse succedendo. 

«Thor? Sei davvero tu?» Riprovò il moro.

«Avanti Loki, colpiscilo!» Gli ordinò il Dio del Tuono bloccando l’avversario per le braccia ed esponendolo a pieno petto verso il compagno «Avanti!»

Loki non se lo fece ripetere e quasi mosso da una volontà non sua scagliò un incantesimo contro il petto del mago. Thor sentì Udras urlare e vide tutto farsi di nuovo bianco mentre quella sensazione di calore tornava a pervaderlo. 

Il Dio del Tuono sollevò la fronte dal compagno immobile e con il corpo ancora avvolto da radici. Iniziò a strapparle con tutta la forza che aveva per liberarlo dopodiché tornò a guardarlo.
Non sembrava respirare più…

«Loki?»

Di colpo Loki sgranò gli occhi e annaspò per poi ricominciare a respirare seppur con fatica.

«T-Thor?» Domandò in un sussurro.

Il Dio del Tuono sorrise «Si amore sono qui! Sono qui.» Gli accarezzò il volto e gli sorrise sollevato. 

«Cosa-cosa….?»

«Eri prigioniero di un’illusione di Udras, ma ora va tutto bene. Sei libero.»

Loki si risollevò piano e col respiro ancora difficoltoso.

«Dove sono-dove sono i ragazzi? Fred?! L’ha portato via Thor!»

«Sono sicuro che Fred sta bene, ma ora dobbiamo aiutare Kate e Steve. Devono esserci loro lì sotto» disse voltandosi verso le altre due montagnette.

Loki annuì e risollevandosi a fatica si avvicinò col compagno ad una delle due. Iniziò a strappare le radici fino a vedere spuntare il volto sporco di terra della figlia.

«THOR! È nostra figlia!» Gridò terrorizzato nel vederla priva di sensi, iniziò a scansare tutte le radici e sé la portò al petto.

«Tu pensa a lei Loki, mentre io tento di aiutare Steve!» 

Gli disse il marito alzandosi ed avvicinandosi all’altra.

«Come?» 

«Devi entrare nella sua illusione, non credo ci sia un modo preciso, ma se non si sveglia forse è perché non riesce ad uscirne!»

Loki guardò il compagno con le lacrime agli occhi per la paura: non aveva idea di cosa fare.

«Loki!» Lo richiamò il marito. L’altro lo guardò terrorizzato. «Fidati di te stesso amore. Andrà tutto bene.» Gli disse Thor con dolcezza.

Loki quasi inconsciamente annuì poi chiuse gli occhi e si strinse di più sua figlia contro. 

«Kate sono qui» le sussurrò piano «Ti prego piccola mia, devi svegliarti…» 

 

Loki aprì gli occhi ritrovandosi nella sua camera da letto a casa su Midgard. Sembrava tutto in ordine e di Udras non c’era traccia. Poi qualcosa attirò la sua attenzione; un singhiozzo sommesso.
Si voltò e non molto distante da lui vide la porta del bagno aperta e la figlia che, paralizzata, gli dava le spalle. Il suo bastone a terra accanto a lei.
Kate intanto continuava a fissare suo padre, quello nel bagno, mentre le lacrime le rigavano silenziose le guance senza fermarsi.
Si sentiva a pezzi e un dolore terribile le perforava il petto.
Era colpa sua, era tutta colpa sua.
Se i suoi poteri non fossero stati così forti niente di tutto quello sarebbe successo.
Se solo non fosse mai nata…

«Scusami…scusami…» riusciva solo a sussurrare tra le lacrime. 

«Kate.»

La ragazza d’istinto guardò verso il padre davanti a lei.

«Papà?» Chiese senza capire.

«Kate tesoro sono qui, dietro di te.»

Kate allora si voltò e il cuore del padre si strinse in una morsa al solo vederla. Il suo viso era rigato della lacrime, gli occhi carichi di dolore e sembrava sconvolta.

«Kate va tutto bene, ci sono io…»

«Papà… mi dispiace tanto…» sussurrò la ragazza non riuscendo a smettere di piangere.

«Tesoro è solo un’illusione. Non c’è niente di vero.» disse Loki ed avanzò di un passo, ma Kate ne fece uno indietro e gli fece cenno di fermarsi con una mano.

«No ti prego, non ti avvicinare… non voglio farti altro male.»

«Kate ti prego devi venire con me, lui sta cercando di indebolirti.  Devi uscirne o ti ucciderà»

«No invece! È tutto vero! È un tuo ricordo! Questo papà questo è colpa mia solo colpa mia!» disse disperata indicando l’ombra del padre alle sue spalle che manteneva la sua espressione triste. 

«Kate tesoro tu non sai…»

«Io so invece! È colpa mia se hai dovuto bere quella pozione! E io…io ero lì credo e-e volevo che tu la bevessi, credevo che così avresti smesso di soffrire per me e invece ti ho fatto solo più male.»

«Kate lo so che non mi credi in questo momento, ma è tutto un trucco lui vuole solo indebolirti, ma se continui così ti ucciderà.»

La ragazza si bloccò, guardò alle sue spalle verso l’ombra poi tornò su Loki; il padre le sorrise dolce e allungò una mano verso di lei, ma la ragazza non l’accetto.

«Forse è quanto devo pagare per la mia colpa, forse…è meglio così.» Disse sfiorando appena il fodero del pugnale. 

Loki a quel punto trasalì e avanzò ancora «Tesoro vieni da me.» 

«No, fermo ti prego, sta lontano.» Lo bloccò ancora lei con le lacrime agli occhi «Non voglio farti altro male.» Lo pregò implorante. «Ti prego…» 

Loki si pietrificò, il battito accelerato, ma cercò di rimanere calmo. Alzò entrambe le mani cautamente.

«Va bene, non mi avvicinerò. Però Kate concedimi solo una cosa, lascia che ti mostri come finisce questo ricordo, ti prego…» disse mentre una lacrima scendeva a rigare anche una sua guancia. 

Kate rimase immobile, ma, come mossa da una volontà non sua, annuì. Loki allora chiuse gli occhi un istante poi li riaprì piano.
Calò il silenzio nella stanza fino a che…
Nella stanza da letto una Kate allegra e ancora bambina, come quella che la giovane aveva visto nell’altro ricordo, si fermò davanti al letto.

«Papàààà. Sei qui?» Chiamò felice.

La ragazza si voltò verso il padre alle sue spalle: questi riaprì gli occhi e si voltò verso la bimba. Un sorriso a trentadue denti comparve sul suo volto e Kate lo vide raggiante come non mai.
Con un balzo superò la figlia che non poteva vedere e raggiunse la bimba. La sollevò facendole fare un mezzo giro per aria e le diede un bacio su una guancia. 

La bambina gli prese il volto tra le mani e lo osservò «Sei triste papà?»

L’ombra di Loki però continuò a sorriderle felice. «Ecco lo ero amore mio, ma adesso non lo sono più.» 

«Perché?»

«Un momento di malinconia, a volte i grandi li hanno sai? Ma ora sto meglio… grazie a te»

«A me?»

Kate, quella grande, inconsciamente mosse un passo verso di loro. 

«Si piccola, anche solo vederti mi ricorda quanto io sia fortunato ad avere te e la nostra famiglia ogni singolo giorno, solo che oggi stavo per dimenticarlo e questo mi stava facendo un po’ male, ma per fortuna sei arrivata tu.»

«Oooh quindi adesso sei felice?»

«Mmm diciamo che lo sarei di più con una ricarica di risate.» E stringendola si buttò con lei sopra al letto. Loki, quello reale, si scansò sulla sinistra del letto e si mise ad osservare la scena con un sorriso dolce sulle labbra mentre Kate avanzò ancora.

La bimba intanto rideva allegra e tentava di scappare alla presa del padre che aveva iniziato a farle il solletico.

«Ahha Pa-papà bastaaa hahaha.» 

Il padre la lasciò andare e le sorrise mentre la bimba lo guardò negli occhi e gli carezzò una guancia con la manina.

«E adesso… sei felice papà?» Chiese lei riprendendo fiato.

Il padre la guardò dolce. Era completamente rapito dall’amore che provava per la sua bambina.

«Più che mai tesoro mio, senti…ce la facciamo una promessa?»

«Cosa?»

«Che tu sarai sempre così felice e piena di vita e io non sarò più triste. Puoi farlo per il tuo papà?»

La bimba sembrò pensarci un istante mentre Kate più grande di nuovo si mosse di un paio di passi verso di loro raggiungendo il bordo del letto.
In quel momento la bambina annuì convinta e guardò il papà coi suoi occhioni azzurri.

«Si posso farlo! Però per sempre vero? Così non sarai mai mai mai più triste.»

«Per sempre»

«Allora lo prometto» E si strinse a lui abbracciandolo forte. «Papà?»

«Si piccola mia?»

«Ti voglio tanto bene.» Sorrise la bimba contro al suo petto.

Il padre sorrise.

«Anche io amore mio, non immagini quanto.»

Le lacrime continuavano a rigare le guance di Kate, ma avevano un sapore diverso e il nodo che le stringeva la gola si era sciolto mentre anche il suo respiro stava tornando regolare.

«Sai Kate» le disse Loki alle sue spalle «dal primo momento in cui ho saputo di aspettarti ero talmente felice e quando ho capito che eri una bambina…è strano, ma ti ho amata ancora di più. Quando abbiamo rischiato di perderti avrei dato qualunque cosa pur di saperti viva…anche la mia vita.»

La ragazza intanto prese un respiro e chiuse gli occhi. Sentì una sensazione di calore pervaderla, come se anche lei stesse ricordando quel momento e le emozioni di quell’abbraccio le stessero toccando l’anima: calore, amore, senso di sicurezza, felicità.
Loki continuò. 

«È vero il non poter avere altri figli mi ha ferito nel profondo. All’inizio non sapevo nemmeno di poterne avere e poi non lo so, ma avrei voluto una famiglia numerosa. Poi ho capito che avevo già ricevuto tutti i doni che potevo chiedere e non mi serviva quella capacità per poter essere felice perché semplicemente lo ero già…con voi.» Le si avvicinò piano e le prese delicatamente la mano destra portandosi al suo fianco. 

La figlia non lo rifiutò. 

«Tesoro, adesso dobbiamo tornare.»

La ragazza si girò lentamente verso di lui e incontrò il suo sguardo.

«Mi dispiace papà.»

Ma Loki sorrise e le spostò una ciocca sfuggita dalla coda. 

«Kate tu sei un dono, non è certo colpa tua se non potevi contenere tutto quel potere. Piuttosto siamo io e tue padre a doverci scusare. Abbiamo deciso del tuo futuro quando ho bevuto quella pozione, ma volevamo solo poterti salvare.» Anche i suoi occhi erano pieni di lacrime. «Però adesso devi tornare a casa… con me! Non posso lasciarti qui. Ho bisogno che torni con me. Ho bisogno che mantieni la tua promessa adesso o io… resterò triste per sempre» terminò. 

La ragazza lo fissò un istante e poi annuì. Si voltò e recuperò il suo bastone. Gettò un ultimo sguardo a lei bambina e al padre abbracciati sereni sul letto infine chiuse gli occhi: inspirò e finalmente si sentì bene. 

Li riaprì e guardò suo padre con una ritrovata forza «Torniamo dalla nostra famiglia adesso.» 

«Questa è la mia Kate!» Le sorrise Loki.

Lei gli strinse di più la mano e continuò a guardarlo finché una luce abbagliante li avvolse scaldandola fin nel profondo del suo cuore.

 

Kate si risvegliò tra le braccia di suo padre che la teneva stretta al petto.
Sbatté appena le palpebre notando che anche lui stava facendo lo stesso.

«Papà» Lo chiamò piano.

Loki incontrò il suo sguardo e di nuovo le sorrise «Bravissima piccola mia.» 

Lei lo ricambiò poi si guardò attorno cercando di mettere meglio a fuoco la situazione «Dov’è Udras?»

«Non lo sappiamo tesoro.»

«E Fred?!» Chiese poi tentando di tirarsi su di scatto, ma non senza fatica. 

«Loki!» Chiamò Thor poco distante.

I due si alzarono e raggiunsero Thor piegato su uno Steve che non dava segni di vita.
Il biondo notò la figlia e si alzò di scatto abbracciandola. Le sorrise sollevato «Non vi vedevo svegliare, stavo temendo il peggio.» 

«Thor che succede?» Chiese Loki allarmato nel vedere Steve libero dalle radici, ma ancora privo di sensi. Si chinò vicino al suo corpo. 

«Non riesco a svegliarlo, non capisco come entrare nella sua illusione» 

«Forse non possiamo.» Commentò Loki «Forse solo Tony o Mickey possono!» 

«Oh no, che facciamo?!» Domandò Kate allarmata.

Thor, che le aveva provate tutte ormai, iniziò a scrollarlo.

«Steve ti devi svegliare!»

«Thor, ma che fai?!»

«Non si sveglia! Coraggio Steve coraggio!»

Ma proprio in quel momento Iron-man atterrò a poca distanza da loro.

«Giù le mani biondone!» E li raggiunse di corsa. Notò il corpo del compagno «Che sta succedendo qui? Steve…che cos’ha?!»

«Tony devi entrare in contatto con lui e di corsa!» Gli disse Loki.

«Io? Chi? Cosa?» Chiese il miliardario spaesato, ma Thor lo afferrò per la nuca costringendolo a chinarsi su Steve e praticamente spingendocelo sopra.

«Coraggio Tony devi trovare un modo per entrare!»

«Papà non credo sia il modo corretto.» Osservò Kate poco convinta.  

«MA SEI IMPAZZITO BREAK POINT?!» Gridò Tony mentre l’altro lo schiacciava sul compagno.

Loki intervenne e fermò Thor «Lascialo andare!» Poi guardò verso Tony «E tu concentrati, se non esce dalla sua illusione Steve morirà.»

«Io non ho ancora capito dove devo entrare!» 

«Devi metterti in contatto con la sua anima Stark. È il tuo compagno! Cosa faresti se lo perdessi?!» Gli disse Loki serio.

Tony prima lo guardò paralizzato poi si voltò verso Steve che giaceva privo di sensi sotto di lui. 

Gli appose una leggera carezza sul volto «Coraggio Capitano, niente scherzi.» Sussurrò, ma Steve non si svegliò.

«Stark impegnati di più» Lo rimbeccò Thor.

«STATE ZITTI MALEDIZIONE!» Si infuriò poi si voltò di nuovo verso il compagno «Steve per favore …torna da me…torna dalla tua famiglia…è questo il tuo unico dovere mio Capitano.» Poi gli si avvicinò piano e appoggiò le labbra sulle sue.

 

Tony si ritrovò nel salone di casa. Per un istante non capì e si guardò intorno confuso poi notò il compagno in piedi sulla porta della cucina che gli dava le spalle.

«Steve.» Chiamò.

Il Capitano non si girò.

Tony avanzò «Steve, tesoro….» Lo raggiunse e fece per guardarlo, ma la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro: suo figlio rannicchiato e piangente.

«Questa è solo colpa nostra Tony.» 

Tony guardò il compagno che aveva appena parlato.

«Eravamo così stupidi. Così ciechi da non capire come si sentisse Mickey. Tutto veniva sempre prima di lui. Tutto purché vivesse al sicuro e non gli mancasse niente, ma senza rendercene conto gli abbiamo fatto così tanto male… senza mai rimediare davvero. Credevo di aver fatto un buon lavoro come padre Tony, ma adesso…non lo so più.» I suoi occhi erano pieni di lacrime e tristezza.

Tony guardò prima il compagno poi il figlio davanti a sé e qualcosa dentro di lui… si spezzò. 


In un appartamento  a NY

Udras fissò a lungo la mano che Fred gli protendeva senza emettere un fiato. 

«E Igdard?» Domandò poi. 

«Igdard è morto.» Rispose l’altro impassibile.

«Ma la tua famiglia no, giusto?» Sorrise il mago con scherno. «Saresti disposto a fare persino questo per salvarli?» 

Fred a quel punto abbassò la mano e rimase un istante in silenzio. 

«Sai quando sono arrivato su Jotunheim e ho scoperto le vostre tradizioni ed usanze ne sono rimasto scandalizzato. Per me un mondo senza una famiglia, amici o amore era qualcosa di inconcepibile. Poi ho capito che forse… era solo perché nessuno ve lo aveva mai insegnato.»

«Oh così questo sarebbe un dono della tua immensa misericordia? Puoi tenertelo Fred.» Disse tornando con la schiena contro al divano e strinse gli occhi come se qualcosa lo stesse indebolendo. Era completamente esausto, forse qualcosa non andava nel suo incantesimo, forse i suoi avevano ancora una speranza, ma Fred doveva sbrigarsi. 

«Quindi mi stai dicendo che non avresti voluto che tuo padre ti amasse?» 

L’altro buttò fuori una risata di scherno «Ah ah mio padre? Temi che io sia come sono per colpa di mio padre? Fred io ho scelto di essere così, di essere un signore oscuro…mio padre è un debole!Non volevo la sua pietà o il suo amore…non sono certo come il tuo di padre, io! Non passo dall’essere il signore del caos ad un paparino dolce ed amorevole.»

Fred strinse impercettibilmente la mascella, ma rimase in silenzio.

«Sai Fred alcuni di noi nascono con dei doni: il nostro è quello di saper apprendere ed usare le arti magiche. Chi ha questo dono deve distinguersi dagli altri mostrandogli che solo schioccando le dita…» disse guardandosi una mano «può avere tutto ciò che vuole e questo è immensamente giusto perché chi ha la magia è migliore degli altri e comunque più forte. Credi che l’amore sia ancora più forte? Il tuo amore non mi ha impedito di uccidere Igdard e adesso sei qui a propormelo? Sei qui a venderti a me solo per salvare la tua famiglia? Tanto l’uomo che amavi ormai è morto, giusto?» 

Rimasero in silenzio a guardarsi poi il mago voltò la testa verso lo specchio, il suo sguardo divenne serio, quasi triste «L’amore è solo una stupida illusione.» 

Rimase così un istante poi un ghigno gli si dipinse sulla faccia e tornò su di lui «Però ammetto di essere estremante curioso…» disse alzandosi lentamente e facendo un passo verso di lui.
Anche se l’istinto gli suggeriva di indietreggiare Fred rimase piantato a terra. 

«Vorrei sapere almeno di cosa sa questo sentimento che ti spinge a non arrenderti e voglio provarlo sulla mia pelle.» 

Lo raggiunse e gli portò una mano dietro la nuca afferrandogliela rudemente. Lanciò un’ultima occhiata allo specchio e tornò sui suoi occhi verdi. Si avvicinò. Le loro labbra ormai erano pericolosamente vicine, ma anziché procedere il mago gli si accostò ad un orecchio e sussurrò:

«Sai Fred non essere amati è qualcosa di terribile posso capirlo, ma esseri traditi da chi si ama più della propria vita….potrebbe anche uccidere non credi?» E senza dargli modo di elaborare quelle parole gli girò il viso verso lo specchio schioccando allo stesso tempo le dita.

Sul suo volto comparve un sorriso trionfante che…«MA COSA?!» Scomparve immediatamente non appena vide la porta della cantina scardinata, le catene a terra spezzate e la stanza vuota.
Fred dal canto suo non capì, ma non perse tempo e datogli un pugno ben assestato nello stomaco lo prese per le spalle e con un mezzo giro si smaterializzò con lui. 

Contemporaneamente sul campo di battaglia

«Eccoli là!» Esclamò Mickey quando furono in prossimità della foresta. Atterrò tra gli alberi a diversi metri di distanza dal gruppo dei suoi familiari e sganciò Igdard da sé sollevandogli poi l’elmo e facendo altrettanto col suo. 

Igdard mosse un passo in avanti, ma probabilmente si sentiva ancora troppo debole e barcollò piegandosi su sé stesso.

«No aspetta!» Lo bloccò Mickey per un polso.

L’altro lo guardò interrogativo.

«Ig con questa armatura non hai armi a disposizione. Se Udras spuntasse da un momento all’altro potrebbe attaccarti con facilità e sei ancora troppo debole per combattere!»

Ma il giovane si fece forza e scuotendo la testa avanzò di un altro passo. Mickey a quel punto gli si parò davanti.

«Igdard per favore! Siamo riusciti a salvarti per miracolo! Se ti fai uccidere adesso sarà stato tutto inutile.» 

Ma l’altro lo guardò con determinazione e provò ancora ad avanzare; Mickey ancora una volta lo bloccò.

«È questo che vuoi? Vuoi combattere e renderti d’intralcio quando sai di non avere nulla di utile a disposizione? Io so come ti senti! E so che vorresti uccidere quel bastardo con le tue stesse mani! Ma io ho bisogno che resti vivo! Per Fred!»

Igdard si paralizzò e fissò il terreno davanti a sé. 

«Ti devo confessare che da quando è tornato da Jotunheim Fred non è più stato lo stesso. Era sempre lui certo, ma c’era qualcosa di strano, una tristezza profonda e la potevi leggere in ogni istante nel suo sguardo anche se lui provava a nasconderla. Lui crede che tu sia morto Ig, crede di averti perso per sempre invece…invece tu sei vivo! Lo so che vorresti aiutarlo, aiutare tutti noi, ma se ti succedesse qualcosa…se dovessi morire quella-quella tristezza non se ne andrebbe mai più dagli occhi di Fred! Perciò ti prego! Fallo per lui, resta al sicuro! Nessuno di noi ti giudicherà per questo! Ti prego Ig!» Il ragazzo aveva uno sguardo implorante e determinato allo stesso tempo. 

Igdard strinse i pugni, ma dopo un istante li riaprì ed annuì. 

«Ti ringrazio!» Disse Mickey. Si guardò intorno e scorse un grande albero circondato da cespugli, vi accompagnò l’altro e ve lo fece sedere ai piedi «Resta qui Ig… Farò presto vedrai!»

Dopodiché gli diede le spalle e raggiunse velocemente i suoi familiari. Igdard, ormai non visto, batté un pugno pieno di frustrazione sul terreno, ma non si mosse dalla sua posizione. 

«Kaaaate!» Gridò Mickey.

La ragazza si girò verso la voce e scorse l’armatura che le veniva incontro. 

«Mickey? Mickey!» Esclamò lei sorpresa, gli si lanciò addosso e lo abbracciò. Poi si scostò e gli prese il viso tra le mani «Stai bene per fortuna! Stai bene e… cosa ci fai qui?! Papà questo non faceva parte del piano!»  Esclamò la ragazza rivolgendosi ai genitori che intanto si erano voltati stupiti alla vista del ragazzo. 

«Sono venuto ad aiutare! Dove sono i miei…» poi notò Tony e Steve a terra l’uno sull’altro entrambi privi di sensi. «Cos’è successo?!» Chiese in panico, ma Loki gli si avvicinò e lo prese per le spalle guardandolo negli occhi. 

«Mickey abbiamo bisogno di te! I tuoi genitori sono intrappolati dentro un’illusione e non ne stanno uscendo. Noi non possiamo entrarci, ma forse tu puoi!»

«Ma zio…io…»

«Mickey» Loki lo guardò dolce «va tutto bene ok? Ma adesso devi pensarci tu! Loro hanno bisogno di te!»

Il giovane gettò uno sguardo ai suoi genitori e preso un respiro tornò su Loki «Cosa devo fare?»

«Credo che tu debba trovare un contatto con loro. Lasciati guidare da quello che dice il tuo cuore e… saprai cosa fare.» 

Il ragazzo annuì anche se poco convinto. Si avvicinò ai suoi genitori e si inginocchiò accanto a loro. Vederli in quelle condizioni gli strinse il cuore e istintivamente cercò di abbracciare entrambi.

«Ho bisogno di voi…» sussurrò piano «Non potete lasciarmi…»

 

Mickey aprì gli occhi ritrovandosi nel salone di casa sua. Sembrava deserto. 

«Papààà?»

Chiamò cercando di capire perché fosse capitato lì poi scorse i suoi genitori. Lì vide entrambi in piedi e di spalle sulla porta della cucina.

«PAPÀ!» Li chiamò «Che state facendo?»

«Mickey?» Entrambi i genitori si voltarono stupiti. 

«Coraggio dobbiamo andare via!»

«Sei reale?» Chiese Tony.

«Certo che sono reale!» Asserì il ragazzo raggiungendoli.

Notò sé stesso bambino oltre gli adulti e per un attimo si bloccò, ma fu solo un attimo: sapeva che si trovava in un’illusione. 

«Dobbiamo andarcene prima che Udras torni sul campo di battaglia. Presto!»

Tony lo guardò e fece per parlare, ma Steve lo precedette.

«Voi andate, io… non vengo.» Disse tornando a dargli le spalle.

«Steve?» Domandò Tony incredulo. 

«Papà che stai dicendo?» 

Steve prese un respiro «Sto dicendo Mickey che sono uno stupido. Credevo che la nostra fosse una famiglia perfetta e invece adesso e solo adesso mi rendo conto del dolore che ti abbiamo provocato lasciandoti per dare priorità alle nostre missioni e ai nostri impegni. Credevamo di fare la cosa giusta forse, ma abbiamo comunque dato per scontato il tuo amore.» Continuava a fissare il bambino seduto a terra «Ho sempre messo la mia vita a disposizione del dovere e delle responsabilità quando avrei dovuto mettere tutto da parte e pensare solo a te Mickey. E se questo è il prezzo da pagare resterò qui e lo sconterò.»

«Cosa?!» Fece Mickey incredulo. «Papà ti prego digli qualcosa!»

Tony paralizzato guardò Mickey poi Steve. Abbassò lo sguardo sulla sua mano e gliela prese.

«Allora resteremo in due Steve.» L’altro lo guardò «Anche io ho le mie colpe. In questi anni ho dato priorità alla mia azienda, alle armature, al mondo intero e…vi ho dati troppo per scontato. Sono stato un egoista bastardo. Ma Steve, per quanto abbia sbagliato io vi ho sempre amati con tutto me stesso! E tu sei stato un padre fantastico e sei…il mio compagno, il mio amore! Perciò se vorrai restare… io sarò con te.»

Il biondo gli sorrise.

«Ma vi siete completamente rincitrulliti voi due?!» Gridò Mickey esasperato superandoli e piazzandoglisi davanti. «Adesso voi venite via con me!»

«Mickey non possiamo scappare, questo è un tuo ricordo, fa parte di te e delle tue emozioni e noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità!» Spiegò Steve gentile.

«Responsabilità? Responsabilità?! Parlate di responsabilità e volete abbandonarmi?! Papà…» disse rivolgendosi ad entrambi i genitori «è vero in passato sono rimasto ferito e si: spesso non mi sento alla vostra altezza o a quella della nostra famiglia, ma questa è solo una mia paura, non significa sia reale!»

I due lo guardarono interrogativi, ma il ragazzo continuò «Da piccolo quando partivate per le vostre missioni avevo sempre paura che vi succedesse qualcosa o che non sareste tornati da me. Ero geloso del resto del mondo perché dovevate lasciare me per andare a difenderlo. Poi ho capito che se voi non aveste lottato non ci sarebbe stato un mondo da vivere, ho capito che lottavate anche per me! E così ho realizzato che per quanto vi avrei voluti solo per me dovevo accettare di condividervi. Papà tu sei un soldato e hai sacrificato tutto per il tuo dovere e papà… tu hai fatto tanto per arrivare dove sei con le tue aziende e per non farci mancare mai nulla. Mpf anche se può non sembrare io sapevo quanto mi amavate, ma…» aggiunse voltandosi verso il bimbo « avevo solo paura di venire di nuovo abbandonato.» 

I genitori lo guardarono con gli occhi pieni di lacrime mentre Mickey tornò su di loro. 

«Perciò adesso vi prego: non rendete la mia paura reale, non mi abbandonate! Io ho bisogno di voi.» Anche i suoi occhi si stavano riempendo di lacrime «Io vi amo troppo per perdervi perciò smettete di fare gli idioti e torniamo dalla nostra famiglia!» 

I genitori non gli diedero quasi il tempo di finire: avanzarono verso di lui e lo abbracciarono. 

«Ti amiamo anche noi Mickey» sussurrò Steve mentre Tony gli sorrideva e li stringeva forte. Mickey sorrise.

E poi fu pace, calore, quiete e …luce. 

 

I tre si svegliarono uno sopra l’altro «Mickey? Tony?» Sussurrò Steve sotto gli altri due che si sollevarono piano e scossero la testa come a risvegliarsi da un lungo sonno. 

«Papà!» Esclamò Mickey abbracciandoli di getto. «Siete salvi!»

«Si Mickey.» Disse Tony «Grazie a te! Perdonaci figliolo, non volevamo ferirti!»

Ma il ragazzo scosse la testa con forza «No, è tutto apposto, l’importate è che adesso siate qui con me!» E li riabbracciò, ma in quel mentre Tony sembrò riaversi.

«Mickey? Perché non sei a casa?»

«Perché dovevo aiutarvi!»

«Sei stato bravissimo» disse Steve tossendo un po’ e risollevandosi aiutato da Thor «Ma adesso devi andare a…»

«No, io resto qui con voi! Non vi lascerò più!» 

I genitori si scambiarono un’occhiata prima tra di loro poi col resto dei familiari che annuirono.

«E va bene.» Dichiarò Tony «Ehi, ma dove hai lasciato il nostro amico?»

«Chi?» Domandò Thor.

«Oh caspita, quasi dimenticavo! È proprio là die…» 

Ma in quell’istante Fred si materializzò aggrappato ad Udras e rotolandosi con lui sul terreno.
Udras gli strappò arco e faretra dalla schiena, ma Fred si sollevò a cavalcioni su di lui e gli assestò un cazzotto in pieno volto tenendolo poi inchiodato al suolo per le spalle. Udras batté la testa, ma intravide il gruppo in piedi alle sue spalle «No!»

«Credevi che ti avrei concesso anche solo di sfiorarmi dopo quello che hai fatto a Ig? Puoi essere il mago più potente del mondo, ma non sei niente in confronto a lui e io lo vendicherò!»

«Come hanno fatto a…?»

Stavolta fu Fred a ridere .

«Aaah Udras… sei diventato prevedibile! Hai insistito tanto sul fatto che ci fossimo resi vulnerabili che la prima cosa che ci eravamo immaginati era che ci avresti diviso con qualunque mezzo. Mi serviva solo del tempo per dar loro modo di salvarsi e tornare qui. Sapevo che ci sarebbero riusciti.»

Col un colpo di bacino ben assestato però Udras ribaltò le posizioni. Fred provò a dimenarsi, ma l’altro lo tenne bloccato a terra. «Sia come vuoi principino.» Gli ringhiò contro mentre le sue iridi assumevano un colore rosso scuro «Vorrà dire che intanto mi accontenterò di uccidere te.» Un pugnale di ghiaccio comparve nella sua mano destra, ma in quell’istante il mago fu colpito in piena faccia dal bastone di Kate che senza perdere tempo si era lanciata in soccorso del fratello.
Udras si tenne il viso con le mani mentre Thor lo afferrò per la stoffa dell’abito e lo scaraventò a terra lontano dai suoi figli.

Kate aiutò Fred a rialzarsi.

«State tutti bene?» Le chiese.

«Noi si!» Rispose la sorella «E tu?» 

«Bene e lui è debole! Ma dobbiamo sbrigarci prima che…»

In quel mentre Udras cacciò un grido di rabbia e si risollevò. Li guardò con odio e spalancò le braccia. Dalle sue mani uscirono venti gelidi e carichi di neve e ghiaccio che presero la forma di corpi.
Dieci guerrieri di ghiaccio dalle sembianze dei giganti di Jotunheim e con gli occhi neri come la pece spuntarono ai lati del gruppo e lo circondarono.
Udras abbassò le braccia; il volto stravolto e segnato da una grande fatica.

«Ehm Fred…» disse Tony rivolgendosi al nipote «questi non erano da copione.» 

Ma Fred aveva già ragionato sul da farsi «Papà!» Gridò a Loki che lo guardò «Tu, papà, Mickey e gli zii pensate a questi cosi! Io e Kate penseremo ad Udras.» 

Loki annuì; Thor si avvicinò al marito e lo guardò con una punta di delusione «Solo due a testa?».

«Che ne dici di fare a chi fa prima?» Propose Loki con un sorrisetto. 

«Hai già perso amore!» Gli sorrise Thor in risposta roteando il suo martello. 

«Mentre voi state lì a perdere tempo qua c’è gente che si da da fare!» Li riprese Tony colpendone uno in pieno petto con un pugno della sua armatura e disintegrandolo.

Il miliardario si voltò verso gli altri «Credo già di sapere chi vincerà questa sfida è Steve?»

«Ehm Tony.» Lo richiamò Steve, Tony si voltò giusto in tempo per vedere l’ormai cumulo di ghiaccio dividersi in tre parti da cui si riformarono altrettanti guerrieri di ghiaccio.

«Oh fantastico se li distruggi si moltiplicano, ma che fantasia mago oscuro dei miei stivali, qualcos’altro?» Fece Tony.

Udras ghignò; schioccò le dita e ogni guerriero divenne alto quanto un vero gigante di ghiaccio.

«Stark fa un piacere a tutti» disse Loki guardandolo storto «Chiudi il becco!»

«Proviamo col fuoco!» Azzardò Steve. 

Tony afferrò un pezzo di legno in fiamme dal falò e si riavvicinò agli avversari, ma in quel mentre Udras schioccò ancora le dita; le fiamme del fuoco divennero verdi e come Tony provò a colpire i guerrieri queste non gli fecero niente. 

«Ehm Steve… non funziona!»

Un istante dopo un gigante colpì Iron-man scaraventandolo via con un colpo.

«Tony!» Gridò Steve.

«Papà attento!» Lo avvertì Mickey. 

Un gigante era arrivato alle spalle di Steve e stava per colpirlo. Il Capitano si voltò di scatto e alzò lo scudo, ma il gigante si ritrovò il braccio squagliato e dopo anche il resto del corpo. 

«Meno uno per me Rogers!» Esclamò Loki con la mano ancora alzata per l’incantesimo di fuoco appena lanciato. 

Si voltò verso Thor che sbuffò.

«Ah si? Che ne dici di questo?» 

Sollevò Mjolnir e un fulmine cadde dal cielo ed andò a colpire un gigante frantumandolo. Thor sorride soddisfatto verso Loki, ma un istante dopo dal ghiaccio sparso qua e là si formarono sette nuovi giganti.
Loki guardò Thor con rimprovero mentre il biondo si nascose il martello dietro la schiena.

«Ottimo Breakpoint!» disse Tony tornando in partita «Adesso si che siamo fottuti»

Loki intanto richiamò Fred e Kate «Ragazzi pensate a lui, mentre noi ci occupiamo di questi così. Sempre che vostro padre non faccia altri danni! Andate!» 

Si portò vicino a Thor «Hai vinto, ti copro le spalle tesoro» gli disse il biondo.

«Sarà meglio per te o finito questo scontro mi ricorderò di fartela pagare» gli fece un occhiolino l’altro.

Il gruppo si avventò contro i giganti mentre Fred e Kate puntarono ad Udras.

«Pronta?» Chiese il fratello mentre una spada di ghiaccio gli compariva tra le mani.

«Sono nata pronta!»  Rispose lei stringendo meglio il suo bastone. 

Guardarono Udras che li fronteggiò mentre nella sua mano comparve un spada a due punte come quella che Fred gli aveva già visto. Nonostante la stanchezza li guardò con un sorriso di sfida. 

«Fatevi sotto cuginetti.»

I due Odinson si lanciarono contro il mago con un grido di rabbia.
Udras per quanto stanco schivava i loro colpi e contrattaccava.
Era forte, di una forza che Fred non gli aveva visto nemmeno la notte del suo duello con Igdard. Lui e Kate tentavano di colpirlo, ma solo pochi colpi andavano a segno. Dietro di loro Fred sentiva le voci della sua famiglia, ma non doveva badarvi, doveva pensare ad Udras o sarebbe stato tutto inutile.
Improvvisamente una radice spuntò dal terreno trascinandolo a terra. Udras gli si avventò sopra, ma Kate lo difese e colpì il mago allo stomaco.

«Non provare a toccarlo» gli ringhiò contro lei, ma Udras non perse tempo. 

Un gigante si staccò dal gruppo e in due balzi la raggiunse e la colpì alle spalle facendola cadere, la ragazza si voltò e si ritrovò a fronteggiarlo.

«Ecco principessina gioca col tuo nuovo amico!» Disse Udras con disprezzo, tornò su Fred che intanto aveva tagliato la radice e rimessosi in piedi gli stava venendo contro con la spada sguainata, ma Udras mosse una mano e la spada di Fred si frantumò in mille cristalli di ghiaccio.

Il ragazzo si bloccò ritrovandosi disarmato e a pochi metri da Udras. Il mago ghignò e facendo apparire dal nulla centinaia di punte di ghiaccio le direzionò verso il ragazzo.
Fred non fece in tempo ad alzare le mani che quelle gli furono praticamente addosso, ma…Un’armatura si parò davanti a lui abbracciandolo per fargli da scudo e facendolo abbassare a terra.
Le punte così si infransero sul metallo evitando di colpire Fred che alzò gli occhi senza capire: non si trattava di Mickey e nemmeno di Tony.
Forse suo zio aveva chiamato le sue armature in soccorso? Eppure quell’abbraccio non era freddo e robotico, sembrava volerlo proteggere con tutto sé stesso.
Istintivamente guardò l’armatura in viso e fece per sollevargli l’elmo, ma quella si separò da lui di colpo.
Il mago alle sue spalle la scagliò via a diversi metri da lui dove quella rimase a terra.

«Ci mancava l’esercito dei robot di Stark!» Disse Udras con astio.

Tony ferito nell’orgoglio diede un pugno ad uno dei suoi giganti e si voltò «EHI IO NON C’ENTRO NULLA!» 

Fred non capì, ma tornò a concentrarsi sul suo avversario che già si stava preparando per un nuovo attacco con altre punte di ghiaccio, ma stavolta alzò le mani ergendosi davanti uno scudo che le distrusse tutte.
Udras abbassò le mani e Fred vide ancora un’ombra di stanchezza palesarsi sul suo viso. Stava usando troppe energie e Fred non avrebbe potuto chiedere di meglio.

«Kate!» Gridò.

In quel momento la ragazza colpì il mago alle spalle: grazie ai genitori si era liberata del suo gigante e non vista lo aveva raggiunto. Udras si voltò fronteggiandola e cercando di ferirla, ma la ragazza era veloce e ad ogni affondo schivava il colpo e colpiva il mago. Udras tentò ancora una volta di avventarsi su di lei, ma Fred la difese.
Di nuovo il mago si ritrovò  a combattere con entrambi i fratelli.
Intanto Igdard, all’interno dell’armatura, si riprese dalla caduta e, seppur debole, si fece forza sui gomiti. Aprì gli occhi e proprio davanti a sé trovò qualcosa che poteva essergli molto utile. 

Mickey intanto fronteggiava un guerriero di ghiaccio, ma questi lo afferrò per una caviglia «Ahhh ma come diavolo si battono questi cosi?» Disse facendosi forza sugli addominali giusto in tempo per schivare un colpo «Ehi aspetta un momento. Friday.» 

«Si signorino Mickey» rispose  la voce nella sua armatura.

«Propulsori al massimo» Ordinò puntando i palmi delle mani contro la faccia del gigante.

«Si signorino.» 

Un istante dopo un fascio potentissimo di energia colpì il gigante che gli imprigionava la caviglia  e lo sciolse completamente.
Mickey cadde a terra.

«Mickey!» Lo chiamò Steve 

«Sto bene, sto bene, ehi funziona è diventato acqua! Papà» gridò a Tony «Sciogli i giganti coi tuoi propulsori!»

Tony annuì e iniziò a sciogliere due dei giganti che aveva davanti.
Thor intanto invocò un fulmine che colpì gli alberi alle spalle di altri e come le fiamme si alzarono anche gli ultimi giganti si sciolsero. Dopodiché Loki, con un incantesimo d’acqua, le spense tutte. Quando un fumo chiaro si sostituì al fuoco il gruppo poté prendere finalmente un respiro. 

Fred e Kate schivavano ogni singolo colpo di Udras rispondendo con altrettanta forza fino a che la ragazza colpì il mago al polso facendogli cadere la spada e lasciandolo disarmato. A quel punto Udras notò che gli ultimi dei suoi giganti erano stati appena disciolti e con un urlo di rabbia generò una sfera di energia dal suo stesso corpo. Fu così forte che scaraventò Kate contro il tetto di uno dei bungalow facendocela sbattere e cadere dentro con tutte le macerie.
Fred invece fu ribaltato su sé stesso e finì faccia a terra.

«Ragazzi!» Gridò Loki mentre Thor si stava già avventando sul mago armato di Mjolnir.

Ma Udras gli lanciò contro una grossa punta di ghiaccio che c’entro il dio all’occhio destro.

«Ahhhhhh!»

«Thooooor!» Gridò Loki raggiungendo il marito riverso a terra e che si teneva una mano sull’occhio ferito. 

Steve, Tony e Mickey si lanciarono verso Udras, ma il mago li scaraventò via con una potenza tale che andarono a sbattere ognuno contro un albero o sul terreno alle loro spalle.
Udras emise un respiro affaticato, ma non si arrese e mosse qualche passo.
Fred, ancora a terra, aprì gli occhi impastati dalla povere: la sua spada era poco distante da lui. Allungò un braccio per prenderla, ma in quell’istante si sentì strattonare per il capelli e cacciò un urlo. 

«Non fate un passo in più!» Ordinò il mago strattonandolo ed esponendolo con la gola scoperta davanti a tutti. Loki chino su Thor guardò Udras con odio.

Gli altri  tre si rialzarono e Mickey sputò del sangue a terra. Kate scosse la testa tra le macerie e anche se a fatica provò ad uscirne, ma aveva una caviglia bloccata e tutto il resto del corpo pieno di ferite. 

«Mi avete stufato miseri esseri che non siete altro! Perciò adesso…» disse mentre un pugnale di ghiaccio gli spuntava nella mano libera e il mago lo puntava alla gola del ragazzo «facciamola finita.»

Fred guardò in avanti e implorò con lo sguardo la sua famiglia di non avanzare, il mago gli si accostò ad un orecchio «Di addio alla tua famiglia Freddi.» Sussurrò ghignando crudele.
Ma proprio in quell’istante una freccia colpì il mago alla clavicola. Questi cacciò un urlo e d’istinto lasciò i capelli di Fred portandosi la mano alla freccia. Come con il polso se la strappò via.

«Ma cosa?» Guardò davanti a sé cercando l’origine di quell’attacco.

Fred fece altrettanto e vide che l’armatura di poco prima era in piedi e teneva un arco tra le mani.

«E tu chi accidenti…» ma l’elmo si alzò rivelando due occhi decisi al loro interno «No, non può essere.» Sussurrò Udras con una punta di paura. 

Fred prima guardò il mago senza capire poi tornò sullo sconosciuto: aveva una lunga barba ed era completamente malridotto però quello sguardo…

«AAAAH!» Gridò ancora quando si sentì ritirare per i capelli. 

Udras lo riprese come un istante prima e lo mostrò al guerriero. 

«Sia come vuoi! In fondo era quello che volevo! Guardalo bene! Guardalo mentre te lo porto via… cacciatore!»

Fred si paralizzò; il suo cervello non riuscì a capire, ma il suo cuore lo fece per lui.
Il respiro gli mancò e si sentì morire, ma non per il pugnale che aveva alla gola.
E un momento dopo….

«ARGHHHHH!» Il mago cacciò un urlo mentre il suo polso si piegava.

Udras guardò d’istinto verso Loki che glielo stava trattenendo con un incantesimo. Il moro girò la mano e glielo spaccò.
Udras lasciò Fred in un rantolo di dolore: il ragazzo si scostò da lui.
Il mago provò ad afferrarlo ancora con la mano buona, ma una nuova freccia lo colpì… stavolta in pieno petto.
Igdard guardò l’avversario con determinazione e con fatica avanzò verso Fred.

«Sei sempre così testardo!» Gli ringhiò contro Udras strappandosi via la freccia dopodiché lanciò contro al cacciatore una potentissima sfera di energia che lo ribaltò e lo fece sbattere con forza a terra molto lontano da loro. 

Igdard si accasciò.

«NOOO!» Urlò Fred disperato.

Il mago si girò verso di lui, ma il ragazzo si alzò e lo colpì con forza con un pugno mentre anche Kate li raggiungeva aggrappandosi alla schiena di Udras e bloccandogli il collo.

 

Mickey si affrettò a soccorrere Igdard seguito da Tony e Steve.

«Igdard! Oh no è sempre più debole!»

«Igdard…Igdard» Sussurrò Tony «Ehi aspetta, ma è? Ehi, credevo fosse morto!»

«Temo lo sarà se continua così…riprenditi Ig avanti, oh no…cosa possiamo fare?» Domandò Mickey con agitazione. 

Intanto Loki stava cercando di salvare l’occhio di Thor.

«Sta calmo, ci penso io»

«Loki no….non puoi sprecare energie per me!» Gli disse il biondo.

«Thor lasciami fare, posso guarirti!»

Ma l’altro gli bloccò la mano.

«Loki, amore, non è questo il piano.»

«Non importa! I-Io posso fare entrambe le cose. Io voglio salvarti, posso ancora farlo!»

Ma il marito gli accarezzò il volto con dolcezza «E rischiare di non essere in grado di aiutare Fred e Kate.» Lo guardò col suo unico occhio ormai buono.

Loki si paralizzò. 

«Va bene così Loki, mpf so che mi amerai lo stesso…» gli disse con un sorriso dolce.
Al che Loki prese un respiro, dopodiché rivolse lo sguardo ai suoi figli. 


Fratello e sorella lottavano senza sosta contro Udras in quello che era ormai uno scontro corpo a corpo. Per loro fortuna, e forse a causa della stanchezza e di tutti gli incantesimi lanciati, il mago iniziava ad accusare di più i colpi. 

“Resta concentrato!” Si ripeteva intanto Fred.

Non aveva tempo per pensare a cosa aveva visto. Non poteva! Forse era tutta un’illusione , forse Udras aveva solo voluto distrarlo, ma quello sguardo…
Doveva restare concentrato o sarebbe stato tutto inutile!
Schivò giusto in tempo alcune radici appena spuntate dal terreno con l’intento di afferrarlo.

«Kate!» Fred indicò alla sorella la ferita che il mago aveva nel petto a causa della freccia. La ragazza annuì. 

«Inutili moscerini, vi annienterò!» Li minacciò Udras scagliando incantesimi a destra e a manca e alzando un grande polverone da terra che avvolse tutti e tre i combattenti. 

Fred tossì: la polvere gli era entrata negli occhi e non vedeva nulla; si voltò cercando di individuare gli altri due, ma…

«Tu non vai da nessuna parte!» Ringhiò il mago afferrandolo per il collo e sollevandolo da terra.

«Quanta fatica per ucciderti!» Il ragazzo intanto si dimenava nella sua stretta mentre lo jotun stava lentamente diventando blu e alzandosi di parecchi centimetri.

«Ora la farò finita con te una volta per tutte.» Aggiunse stringendo di più.

«Beh…» rispose il ragazzo col poco fiato che gli rimaneva «pare che tu sia a corto di energie. Stai riassumendo il tuo aspetto naturale.» 

«Si, lo ammetto siete stati più duri da battere di quanto pensassi, ma almeno così potrò spezzarti meglio il collo!» Lo fissò con una strana luce negli occhi «Avresti potuto arrenderti a me subito!  Avresti potuto evitare tanto dolore alla tua famiglia! Invece li hai condannati!»

«Sai qual è il tuo problema? Puoi evocare tutti i demoni che vuoi, ma la tua magia resterà sempre limitata, come il tuo potere. Invece noi saremo sempre più forti di te.»

«Ahahah e come? Grazie alla vostra famiglia? All’amore?»

«Si! So-Sono forze che tu nemmeno puoi comprendere!»

«Mettila come vuoi Fred, ma questo non ti impedirà di morire.»

Ma Fred sostenne il suo sguardo con un sorriso di sfida «Oh ne sono certo, m-ma c’è un’altra cosa che hai sottovalutato …Larry!» 

Udras lo guardò senza capire mentre d’improvviso il ragazzo cambiò forma assumendo l’aspetto di Kate! «L’inganno è una dote di famiglia»

«Cosa?!»

La ragazza non gli diede tempo per comprendere che con un grido gli piantò il pugnale di suo nonno nella ferita al petto spingendolo con tutta la sua forza fino al cuore dell’avversario. Udras dovette lasciarla andare e si guardò il petto, poi guardò con astio la ragazza caduta ai suoi piedi e rise. 

«Stupida ragazzina! Credi che basti un pugnale qualunque  per uccidermi?»

Kate tossì appena, ma lo guardò con un sorriso soddisfatto «Oh ma quello non è un pugnale qualunque.»

Udras non capì, ma d’istinto si guardò nel punto colpito.
Grosse striature nere si estesero dalla ferita sul petto dello jotun mentre i suoi piedi divennero ghiaccio solido così come le ginocchia inchiodandolo a terra.

«Ma cosa…. No!» Il mago si strappò via il pugnale mentre la mano col polso rotto era già diventata di ghiaccio, ma non servì a niente. 

Kate guardò oltre il mago «Fred!» Chiamò.

Udras si voltò per quel che poteva e vide il giovane in piedi alle sue spalle. Il ragazzo chiuse gli occhi: una sfera di energia di ghiaccio e luce si formò tra le sue mani.
In un ultimo tentativo Udras lasciò il pugnale e alzò la mano ancora buona, ma una radice spuntò da terra e gli bloccò il polso.
Loki poco lontano lo guardava con determinazione.

«Che effetto fa sentirsi impotenti, mago dei miei stivali?» E stringendo più forte gli spezzò anche l’altro polso.

Udras cacciò un urlo e lo guardò con odio poi tornò su Fred  «Che stai facendo?» Chiese mentre il ragazzo aveva ancora gli occhi chiusi. 

«Mai sentito parlare di Fonte del Ricordo?» Rispose Kate risollevandosi «Tranquillo! Te ne diamo volentieri un assaggio! Papà! ORA!»

Loki direzionò entrambe le mani verso la sfera di Fred: una forte luce verde scaturì dai suoi palmi e si unì alla sfera di luce.
Kate si voltò verso Thor che le puntò Mjolnir contro: una scarica di fulmini ne scaturì e puntò alla ragazza. Lei allungò le mani e li assorbì dopodiché si concentrò e imitò Loki: dalle sue mani si propagò un potente fascio di fulmini ed elettricità che avvolse la sfera del fratello.
Sul volto di Fred si dipinse una lieve espressione di dolore, ma un istante dopo il suo viso tornò sereno.
Intanto anche l’altro braccio di Udras si era congelato così come il busto, voltato di tre quarti verso Fred, era ormai completamente bloccato.
Udras non aveva via di scampo e mentre il respiro aumentava veloce nel suo petto e il panico si dipingeva nei suoi occhi guardò il ragazzo che lentamente riaprì i suoi e lo guardò con determinazione, ma senza alcuna traccia di odio.

Il mago vi rimase un ultimo istante «Finiamola qui…» Sussurrò infine prima di abbandonare esausto la testa da un lato in segno di resa mentre anche il collo si congelava . 

Fred allora scagliò tutta quell’energia contro al mago.
Il corpo ghiacciato di Udras fu avvolto da una luce abbagliante e disintegrato in pochi secondi. Quando Fred abbassò le mani del mago oscuro non c’era più traccia.
Il ragazzo aveva il respiro pesante e il petto si alzava e si abbassava a fatica. Chiuse gli occhi come travolto da una forte stanchezza e per un istante ebbe voglia di svenire.
Poi li spalancò e istintivamente si voltò verso il punto in cui Mickey e i suoi zii stavano chini e ricurvi su un corpo.
Raccogliendo le sue ultime energie li raggiunse più velocemente che poté. 

Fu come se tutto intorno a lui si fosse di colpo ovattato, vide solo i suoi zii spostarsi e Mickey, che stava tenendo la schiena della persona a terra appena rialzata, lasciare che si sostituisse a lui.
Se lo ritrovò tra le braccia con gli occhi chiusi e immobile, privato dell’armatura che gli altri gli avevano tolto per farlo respirare meglio.
Fred fece passare lo sguardo su tutto quel corpo terribilmente martoriato e sporco, ma quei lineamenti… lì trovò così familiari, come se non fosse passato un solo giorno dall’ultima volta in cui li aveva visti riscaldati dalla luce e dal freddo di Jotunheim. Ancora in quella sorta di trance spostò una lunga ciocca di capelli dal volto dell’altro e col dorso della mano appose una delicata carezza sul suo viso.
Al che l’altro, come richiamato da un lungo sonno, aprì piano gli occhi: due occhi buoni come il ragazzo a cui appartenevano lo guardarono e se possibile sorrisero per lui. Le iridi assunsero un color rosso rubino e a Fred non servirono altre prove. 

«Credevo fossi un’illusione, invece sei…sei proprio tu» sussurrò Fred.

Senza che se ne fosse accorto aveva incominciato a piangere, lo avvertì perché una lacrima bruciante gli rigò le guance. Sorrise e gli appose un’altra carezza sul viso, ma Igdard gli mise una mano sulla sua e lì la trattenne continuando a guardarlo dolce e dritto negli occhi come a volerlo rassicurare di essere reale e che non sarebbe svanito in un sogno.
Ma in quell’istante il suo sguardo cambiò e fu come attraversato da una sorta di tremendo dolore.
Istintivamente Fred ne cercò l’origine sul resto del suo corpo e rabbrividì: a partire dai piedi e fino alle cosce Igdard stava diventando blu.

«Oh no!» Intervenne Mickey vicino al cugino «Si sta trasformando completamente. Fred era Udras a tenerlo in vita in qualche modo! Ma adesso…»

Fred anche se terrorizzato, pensò velocemente: forse Igdard non poteva resistere solo come jotun sulla Terra, ma se…

Iniziò a guardarsi intorno «PAPÀ!» Gridò con disperazione non riuscendo a trovare Loki. «PAPÀ!» Chiamò ancora come se la sua unica speranza fosse legata a lui.

Loki, sebbene ormai molto stanco, era tornato con Kate da Thor nel tentativo di curare la sua ferita: aveva già iniziato ad infondergli un po’ della sua magia curativa, anche se con scarsi risultati, che Fred lo aveva richiamato.
Di nuovo Thor aveva fermato la sua mano e lo aveva guardato in una tacita richiesta. Loki non aveva esitato e rialzandosi era accorso dal figlio.

«TI PREGO NO, NO!» Ripeteva Fred in panico totale mentre anche le sue mani si stavano dipingendo di blu al solo contatto con l’altro; Loki gli si inginocchiò accanto. 

Guardò il giovane a terra che lentamente stava cedendo al bisogno di chiudere le palpebre fattesi d’improvviso troppo pesanti mentre il suo corpo aveva quasi completamente cambiato colore.
Il moro seppe subito cosa fare.
Pose entrambe le mani davanti a sé e si concentrò. Sussurrò qualcosa a voce talmente bassa che nessuno dei presenti riuscì a capire una sola parola.
Kate e Thor intanto si stavano avvicinando l’uno sorretto all’altra mentre Mickey fattosi vicino a Fred aveva appoggiato le mani sulle sue spalle.
Steve strinse forte una mano di Tony che lo contraccambiò.

«Coraggio amico barbone, coraggio!» Sussurrò Tony. 

Fred invece non distolse lo sguardo dal volto di Igdard un solo istante: sapeva che il padre era l’unico in grado di risolvere quella situazione e nemmeno lui coi suoi poteri avrebbe saputo cosa fare.
Poi Loki abbassò le mani e Igdard chiuse gli occhi.
Fred trattenne il fiato finché intravede il blu lasciare lentamente la pelle di Igdard per fare spazio al rosa.
Igdard riaprì gli occhi, due occhi che da rossi diventarono blu e cercarono quelli di Fred che si sentì morire e rinascere in quello sguardo.

«Fr-Fred…» sussurrò per poi crollare privo di sensi troppo stanco e debole.

Fred se lo strinse contro e buttò fuori tutta l’ansia tenuta dentro in un pianto liberatorio.
Loki sorrise e senza dire una parola si rialzò dando una carezza sulla testa del figlio.
Kate si separò da Thor e andò incontro al padre abbracciandolo per poi raggiungere Mickey e fare lo stesso mentre Steve abbracciò Tony. Loki sorrise e in pochi passi raggiunse il marito.

«Thor…» sussurrò «mi sento così stanco.» E crollò esausto tra le sue braccia.

«Loki» lo chiamò l’altro in panico.

Ma Loki aprì piano gli occhi e allungò una mano verso il suo occhio ferito, ma riuscì solo ad apporgli una carezza sulla guancia.

«Mi dispiace.» Si scusò mentre gli occhi gli si facevano lucidi.

«Va bene così amore.» Gli sussurrò dolce Thor «Va bene così.» E sollevandolo tra le braccia lasciò che l’altro si addormentasse contro il suo petto.

 

Casa Odinson 

Erano passate le 4.00 di mattina.
Tony, con l’aiuto di Friday, aveva comunicato ad Happy la situazione. In pochissimo tempo il gruppo era stato raggiunto da un jet privato ora parcheggiato in mezzo alla strada davanti a casa Odinson.
Fred, che ormai aveva imparato a non separarsene più, aveva attinto alla sua riserva di fiori di Vimur preparando un infuso per Loki e per Igdard mentre agli altri aveva fornito erbe rinvigorenti che aveva portato da Vanaheim.
Pur avendo fatto appello a tutta la sua magia per l’occhio del padre non sembrava esserci più nulla da fare così intanto vi aveva messo una benda.
Ma Thor non sembrava turbato per il suo occhio. Piuttosto il Dio del Tuono era in ansia per Loki: lo aveva svegliato non appena arrivati a casa per permettergli di bere l’infuso e dopo averlo aiutato a lavarsi e a stendersi nel loro letto lo aveva lasciato solo affinché riposasse un po’.
Ora Thor si trovava in salotto con Fred e tutti i Rogers-Stark.

«Lo teneva lì in catene da non so quanti mesi e lo torturava.» Mickey seduto tra i genitori aveva preso a raccontare della sua prigionia su richiesta di Fred. «Non poteva nemmeno parlare a causa di un incantesimo credo, ma forse si è spezzato quando Udras è morto proprio come per il suo corpo.» 

Fred in piedi davanti a lui annuì.
Aveva sistemato Igdard al piano superiore in camera sua: lo aveva svegliato piano, ma l’altro si era limitato ad aprire gli occhi senza capire. Gli aveva dato da bere l’infuso e lo aveva fatto ridistendere. Senza dire una parola Ig aveva chiuso gli occhi e si era nuovamente addormentato.
Kate era rimasta a sorvegliarlo in caso di bisogno mentre Fred era sceso ad occuparsi degli altri. 

«Udras usava lo specchio e anche gli occhiali o qualsiasi vetro per mostrargli ciò che voleva…voleva che Igdard ti vedesse quando ti avrebbe ucciso. E quando Udras è apparso nello specchio con te nel suo appartamento io e papà lo stavamo portando via.»

«Ecco il perché di quelle parole e dell’avermi costretto a guardare nello specchio» sussurrò Fred «Ma Mickey tu come facevi a conoscere Igdard? Non te ne avevo mai parlato» 

Mickey arrossì.

«Ecco veramente…» 

Ma Tony intervenne.

«Ora basta! Mickey è fin troppo provato, dobbiamo riportarlo a casa.» 

«Tony.» Lo richiamò Steve, ma il miliardario non gli diede retta e si rivolse al nipote implorante.

«Fred ti prego! Siamo tutti esausti. Gli farai le tue domande in un altro momento. Ora voglio portare nostro figlio a casa.» 

Fred annuì «Allora vado a chiamare Kate, credo voglia venire con voi questa sera.» E voltandosi salì le scale.

«Grazie per tutto, come sempre!» Disse Thor agli altri presenti.

Tony sorrise «Beh è questo che fanno le famiglie, si aiutano e restano insieme nel momento del bisogno. Credo che a quel pazzo mancasse questo piccolo passaggio.» 

«Solo a lui?» Domandò sarcastico Steve.

«Beh…forse io avevo bisogno di rinfrescare il concetto» si giustificò imbarazzato Tony.

Steve scosse la testa e alzò gli occhi al cielo mentre Thor rise.
In quell’istante Kate scese le scale.

«Papà io vado con gli zii va bene?»

Thor annuì e abbracciandola le parlò all’orecchio «Occupati di Mickey mi raccomando.» Le sussurrò in modo che nessuno potesse sentirlo. Lei si separò da lui ed annuì con un sorriso.
Dopoché tutti furono usciti Thor prese un respiro e chiuse il suo occhio buono: c’era ancora qualcuno da avvisare sulle sorti della battaglia.

“HEIMDALL” chiamò nella sua mente.

Circa dieci minuti  più tardi Thor salì le scale senza far rumore. La porta della stanza da letto di Fred era accostata e il Dio del Tuono vi scorse il figlio ancora sveglio: era seduto su una sedia davanti al letto ed accarezzava piano una mano di quel ragazzo. Era sicuro che non lo avrebbe lasciato solo un istante e al pensiero un lieve sorriso gli si dipinse sul volto.

«Fred?» Chiamò.

Il figlio lo guardò interrogativo.

«Perché non vai a farti una doccia? Resto io di guardia.»

Fred dapprima esitò un istante poi annuì. Era terribilmente sporco e una doccia lo avrebbe aiutato a riprendersi un po’.

Si alzò e raggiunse il padre sulla porta «Farò presto papà»

«Il tempo che ti serve maghetto»

Il ragazzo sorrise e raggiunse il bagno. Thor allora entrò nella stanza di Fred e si sedette al suo posto.  Osservò i segni sul corpo del giovane dormiente e strinse la mascella.

«Hai sofferto parecchio è ragazzo?» Sussurrò. Il giovane sembrava distrutto e dormiva profondamente. Thor sorrise «Ma adesso non sei più solo…sei a casa.»

Qualche istante più tardi Fred tornò indossando abiti puliti, ma coi capelli ancora fradici.

«Fred hai lasciato i capelli bagnati?»

Ma il giovane chiuse gli occhi e alzò le mani vicino al capo, i suoi palmi brillarono di rosso e i capelli si librarono in aria ricadendo asciutti un istante dopo.

«Però, niente male figliolo.»

«È una mia invenzione. Bisogna sfruttare un incantesimo di fuoco. Su Vanaheim è stato utile con questi capelli.» Spiegò sistemandoli con uno dei suoi fermagli.

«Hai imparato a cavartela nelle tue avventure.»

«Si, ma sinceramente all’inizio non è stato facile soprattutto su Jotunheim. Sai se non fosse stato per Ig…» si interruppe.

Thor capì senza che il figlio aggiungesse niente e gli batté una mano sulla spalla.

«Sono felice che sia vivo, vedrai che adesso andrà tutto bene Fred. Però c’è una cosa che vorrei dirti.»

Fred fissò gli occhi nei suoi.

«Ormai sai avere cura di te e risolvere tutte le situazioni, anche quelle più difficili. Tu e tua sorella siete formidabili, ma ricordati una cosa. Qualunque difficoltà, su qualunque pianeta, in qualunque momento, devi solo chiamarci e la tua famiglia sarà con te. Fino alla fine dei tempi.»

Il ragazzo sorrise ed annuì mentre Thor lo superò.

«Papà…»

Il Dio del Tuono si voltò.

«Grazie» sussurrò il ragazzo.

Thor sorrise e lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle dopodiché si diresse nella stanza che divideva col marito. 

 

E dunque come ci si sente dopo la battaglia?
Come ci sente dopo la vittoria?
Sai che il tuo nemico è distrutto e che non ferirà più chi ami, ma basta questo per farti sentire al sicuro?
Non temo che qualcuno torni a farci del male perché, ora e sempre, saremo pronti ad affrontare i problemi insieme.
Ma non posso nascondere di avvertire ancora paura dentro di me, quella paura che ho provato quando ho temuto davvero di perdere chi amavo, di perderli tutti.
Probabilmente ci vorrà del tempo, ma…passerà…

«Loki, amore?» 

Loki alzò la testa dal libro e guardò verso il marito.

Il Dio del Tuono avanzò verso di lui e si inginocchiò accanto al letto «Credevo dormissi, che fai sveglio?»

«Uhm ho lasciato ai fiori il tempo di fare effetto così adesso mi sento meglio.» 

Disse chiudendo il libro mentre la penna vi si posava dentro. 

«E poi volevo aspettarti. Ma che fai lì in ginocchio?»

«Beh sai pensavo di venire a letto dopo una doccia, ma se preferisci dormire con un selvaggio» lo provocò rialzandosi.

«Fila in bagno.»

Thor sorrise ed obbedì dirigendosi al bagno.

«Thor?»

Il biondo lo guardò.

«Fai presto.» Terminò Loki con un sorriso dolce.

Thor annuì e sparì in bagno. Tornò poco dopo e si sedette sul letto accanto a lui.

«Come avete chiesto mio re. Ci ho messo solo cinque minuti.»

Sorrise e gli sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ma Loki lo guardò triste.

«A che stai pensando?» Gli domandò Thor.

«Che assomigli troppo a nostro padre e questo mi inquieta.» Scherzò osservando la benda in garza  del compagno che emise una leggera risata.

«E che…» continuò Loki con un sospiro «io e la mia magia non siamo stati abbastanza forti per salvarti…» concluse abbassando lo sguardo.

Ma Thor gli prese il volto tra le mani «Ma almeno so che questo aspetto non ridurrà il tuo amore per me giusto?»

Loki lo fissò «In effetti devo confessarti che questo look piratesco ti da un certo fascino.»

«Ecco hai visto? È un passo avanti non trovi?»

«Si, ma mi ricordi comunque nostro padre.» 

Il biondo scosse la testa poi si protese per dargli un bacio. Loki sorrise contro le sue labbra.

«Che ne dici di riposare adesso?» Suggerì il biondo.

«Ma i ragazzi…» 

«Kate è da Tony e Steve, credo volesse accertarsi che Mickey stesse bene e Fred ha fatto una doccia ed è di là che veglia su Idgard no Igard o come diavolo si chiama.» 

«È Igdard Thor.»

«Si insomma è lì che non lo perde di vista.» disse sdraiandosi sul fianco sinistro di Loki che intanto si era spostato per fargli spazio «Tesoro… l’incantesimo che gli hai fatto…gli hai dato una forma Aesir vero?»

«Ho semplicemente mantenuto la forma che Udras aveva ottenuto per lui e l’ho legato a quell’aspetto. Può ancora trasformarsi in jotun se lo desidera, ma al contrario dell’essere uno jotun puro, cosa che lo avrebbe ucciso su questo pianeta visto che è un habitat completamente diverso da Jotunheim, così potrà anche vivere come una persona normale. Ho dovuto fare mio questo incantesimo per me stesso e dovrei averlo fatto alla perfezione anche su di lui, ma questo ha esaurito completamente le mie energie.» Disse sdraiandosi di fronte al marito.

Thor gli cinse il fianco con un braccio e se lo avvicinò di più «Sei straordinario Loki.» 

«Mfp se fossi straordinario avrei salvato anche il tuo occhio.» Gli sfiorò la benda medica e chiuse gli occhi. Al posto del medicamento comparve una benda in pelle marrone.

«Ecco… così sei un pirata bellissimo.» 

Thor sorrise; gli sollevò il mento con una mano e si prese il tempo per perdersi nel suo viso. Ne osservò i tratti stanchi, ma addolciti dal sonno, gli occhi di un verde intenso e pieni di una ritrovata serenità.

«Ho avuto paura che ti facesse del male…»

«Ma stiamo bene Thor e siamo qui insieme.»

Thor sorrise.

«Hai mantenuto la promessa.» 

Anche Loki sorrise e si strinse a lui.

«Thor? E se Udras facesse…»

«Non tornerà tesoro, lo abbiamo distrutto una volta per tutte, ne sono sicuro.» 

Loki annuì e chiuse gli occhi nel suo abbraccio mentre Thor sorrise felice di poterlo stringere ancora una volta a sé.
Poi gli venne in mente una cosa.

«Tesoro?»

«Si?»

«Il tuo primo bacio…è stato con me giusto?»

Loki alzò la testa e lo guardò interrogativo.

«Perché me lo chiedi?»

«Ecco nella mia illusione Udras mi ha mostrato un ricordo in cui… insomma…ti avevo promesso il trono in cambio del tuo primo bacio…»

Loki lo guardò un lungo istante «Intendi quando me lo avevi promesso e poi ti sei inventato una scusa e mi hai fatto punire da nostro padre?»

Thor arrossì di botto «Quindi te lo ricordi?»

«Certo che si! Ricordo che ti ho odiato con tutto me stesso…» disse distogliendo la sguardo da lui e fissando per un istante il soffitto.

Thor si sentì invadere dalla vergogna.

«Ah proposito di questo Loki…io volevo chiederti scusa.» 

Il moro lo guardò stupito.

«Ecco so di averti fatto male tante volte. Credimi volevo davvero quel bacio, in realtà lo desideravo con tutto me stesso. Sono stato un codardo di fronte a nostro padre, ma non volevo farti del male e perdonami per tutte le volte che….»

Ma Loki gli appoggiò un dito sulle labbra e lo zittì «Thor, lo so…ma direi che il nostro amore è stato più forte di qualunque TUO errore, non credi?» Lo provocò guardandolo dolce.

Thor gli sorrise «Però alla fine ho mantenuto la mia promessa, il tuo primo bacio è stato mio e sei diventato re di Asgard. Con me certo, però…»

«Frena, frena, frena…non sei stato il mio primo bacio. Non te lo ricordi?»

Thor lo guardò senza capire e un ghigno si dipinse sul volto di Loki; gli si fece vicino sensuale e quando gli fu ad un soffio dalle labbra gli sussurrò.

«Visto che tu mi avevi fatto tanto arrabbiare raccontando a nostro padre quella bugia avevo deciso di fartela pagare. Così quella sera sono entrato nella Sala dei Banchetti mentre tu te ne stavi lì a divertirti con i tuoi amici e proprio davanti ai tuoi occhi mi sono preso la mia rivincita» poi si avvicinò al suo orecchio «Sai Fandral è stato un ottimo baciatore.» Terminò perfido.
Come se una porta nella sua memoria si fosse riaperta Thor rivide la scena davanti ai suoi: Loki era entrato livido di rabbia e con le lacrime agli occhi. Aveva raggiunto lui e i suoi amici al tavolo dei banchetti, ma anziché sedersi aveva afferrato Fandral per il bavero dell’abito assestandogli un signor bacio sulle labbra. Dopodiché aveva guardato Thor con odio e aveva lasciato la Sala dei Banchetti. Si ricordò anche di come, al culmine della rabbia, un fulmine avesse immediatamente squarciato il cielo e persino dei lividi che aveva procurato al suo migliore amico nei loro allenamenti successivi. Ecco spiegato perché avesse rimosso quel ricordo.

«Mi dispiace Dio del Tuono, ma te la sei cercata tu.» Aggiunse dispettoso.

«Ah è così?» Domandò indispettito Thor incominciando a fargli il solletico e salendogli a cavalcioni addosso.

«Thor ti prego, so-sono a pezzi.»

«Oh, ma a me sembri perfettamente in forma.» Continuò senza pietà il biondo.

Loki rise, rise finché Thor gli portò i polsi sopra la testa e lo guardò ancora. Gli diede un leggero bacio sulle labbra per poi iniziare a scendere lentamente fino al suo ventre, risollevò lo sguardo tornando nelle iridi verdi del moro.

«E comunque Thor non sarai stato il mio primo bacio, ma sei stato il mio unico e vero amore.» Aggiunse Loki sorridendogli.

A quel punto Thor gli lasciò andare le mani e lo baciò. L’altro gli prese il volto tra le sue per intensificare quel contatto fino a che quel bacio divenne sempre più carico di bisogno.

«Loki?» 

«Mmm?» Chiese il marito contro le sue labbra.

«So che sei distrutto, ma…» iniziò, ma non senza una reale apprensione nella voce.

Loki si staccò appena da lui e lo guardò capendo al volo la sua preoccupazione.

«Lo voglio anche io Thor.» Un altro bacio «Voglio amarti fino a che mi sarà concesso vivere.» Un altro «E anche dopo…per tutta l’eternità.» 

A quel punto Thor non riuscì a farlo proseguire «Ti amo Loki.» Sussurrò.

Il marito sorrise «Anche io ti amo Thor.» 

Si persero nei loro baci fino a restare senza respiro.
Si cercarono cancellando le paure che li avevano invasi fino a poche ore prima.
Si amarono, si amarono con tutta la dolcezza di cui erano capaci in quelle poche ore notturne rimaste e che presto lasciarono spazio ad un nuovo giorno. 


Erano le 9.00 di mattina e tutto in casa taceva.
Fred era distrutto, stanco e senza forze, ma non voleva cedere: non avrebbe dormito e avrebbe continuato a vegliare su Igdard. Ma combattere era stato impegnativo così come lo era stato impedire al proprio cuore di fermarsi per sempre alla vista di Igdard vivo.
Ma doveva attendere, non c’era altro da fare.
Igdard dormiva steso su un fianco proprio come Fred era abituato a vederlo fare in passato. Il suo corpo era in condizioni terribili e pieno di segni che dal racconto di Mickey aveva scoperto essere stati causati dalle catene che lo imprigionavano.
Era dura vederlo ridotto così, sapere di averlo creduto morto quando invece era prigioniero, sapere di non aver potuto fare nulla, piuttosto di essere stato la causa di quella condizione perché in fondo quella era la verità e Fred non riusciva a perdonarsela…
Igdard aprì appena gli occhi avvertendo qualcosa di morbido sotto di sé. All’inizio non sembrò capire poi vide Fred: era pensieroso e come in uno stato di trance.
Si mosse e l’altro tornò subito su di lui.

«Ehi…» fu tutto quello che Fred riuscì a dire mentre un sorriso gli si dipingeva sulle labbra.

Igdard ancora spaesato osservò la scrivania alle spalle del ragazzo. Ricordava solo che Fred gli avesse dato da bere qualcosa di caldo, ma non aveva davvero messo a fuoco il luogo in cui si trovasse.
Ora però si sentiva spaesato e voleva capire dove fosse capitato. Quel posto era pieno di cose mai viste e su cos’era disteso poi?
Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma Fred glielo impedì appoggiandogli con delicatezza una mano sulle labbra.

«Non sforzarti, Mickey mi ha detto che non potevi parlare a causa di un incantesimo. Siamo nella mia camera sai… “a casa mia”» gli sorrise al ricordo di quante volte gli aveva parlato di casa e della sua camera «Sei al sicuro qui.»

Igdard lo fissava senza una reale espressione nel volto, ma si sentiva docile come non mai.
Sentire quelle dita morbide sfiorarlo piano, quasi in una carezza, l’odore di Fred, i suoi occhi…
Un pensiero improvviso lo attraversò. Abbassò lo sguardo su sé stesso. Era sporco e in condizioni terribili. Provò un profondo senso di vergogna e tenne lo sguardo basso, visibilmente a disagio.
Fred lo intuì e aprì la bocca per dirgli qualcosa, ma ne uscì il solo pensiero che continuava a martellargli nella testa da che si era ritrovato Ig tra le braccia. 

«Non posso credere che tu sia vivo.» Sussurrò spostandogli una ciocca di capelli dal volto.

Quel gesto diede coraggio a Igdard; il giovane risollevò un po’ lo sguardo trovando quello di Fred pieno di lacrime.
Non seppe bene perché, ma sentì di non essere pronto a gestire quell’emozione e così si tirò su a sedere indicandogli a gesti la sua volontà.

«Vuoi lavarti? Ma certo, vieni con me.» Disse Fred alzandosi dalla sedia e allungandogli una mano, ma Igdard, ancora in imbarazzo per le sue condizioni, non la prese e provò a sollevarsi da solo. Pessima idea perché le gambe non gli ressero e Fred dovette sostenerlo mettendolo ancora più a disagio. 

«Sei ancora molto debole nonostante i fiori, ma sta tranquillo: il bagno è qui accanto e poi potrai tornare a sdraiarti.» 

L’altro non sembrò avere obiezioni perciò Fred avanzò con lui fino alla porta della sua camera.
Il corridoio era deserto e dalla porta chiusa della camera dei genitori dedusse che stessero ancora riposando. Guidò Igdard fino al bagno e si richiuse la porta alle spalle.
Il bagno che Fred condivideva con Kate affiancava la piccola lavanderia di casa. Le pareti erano blu pastello sulla metà superiore e a piastrelle quadrate e bianche in quella inferiore. I genitori lo avevano ristrutturato quando avevano diviso la camera dei figli, ma, piastrelle a parte, la lotta tra i bambini per la scelta del colore delle pareti era stata lunga e distruttiva…soprattuto per le orecchie di Loki e Thor.
Alla fine, ormai sulla soglia di un esaurimento e con la benedizione di Loki, Thor era andato a comprare il primo barattolo di vernice che gli era capitato tra le mani e vi aveva dipinto le pareti; fortunatamente quel colore aveva messo d’accordo entrambi i figli.
Entrando nel bagno sulla destra si trovavano una vasca bianca rettangolare e i sanitari e su quella di fondo una finestra, anch’essa rettangolare, e una doccia.
Sulla parete di sinistra invece vi erano due lavabi bianchi incassati in un mobile dello stesso colore. Infine entrambi i lavabi erano sovrastati da un lungo e largo specchio rettangolare in una cornice di legno bianco e con due applique ai lati.

«Ecco adesso ti prepa…Ig no!»

Alla vista dello specchio il giovane jotun era scattato come volesse romperlo, ma Fred gli si parò davanti.

«No è tutto a posto è solo uno specchio! Lui non c’è! Lui non c’è più Ig! Te lo giuro, l’ho distrutto! Stavolta per davvero!»

Ma Igdard non sembrava per niente convinto.

«Va bene, lo copro!»

Lo fece uscire dal bagno e lo lasciò un istante in corridoio. Entrò di corsa in camera e ne uscì con un lenzuolo tra le mani che usò per coprire lo specchio.

«Ecco, così va meglio.» Disse tirando un sospiro di sollievo.

A quel punto Igdard rientrò nel bagno e si guardò intorno studiando con circospezione tutte quelle cose mai viste.

Fred si avvicinò alla vasca e aprì l’acqua «Allora acqua gelata? Vuoi sentire se è abbastanza fredda?» Igdard accostò una mano sotto il getto, ma la ritrasse di colpo.

«Giusto con questo corpo puoi avvertire comunque il freddo, allora magari meglio più calda» ma il risultato fu lo stesso.

«E tiepida sia.» Stabilì infine Fred dopodiché si sfilò dalla tasca dei pantaloni una fiala arancio scuro e l’aprì versando alcune gocce del contenuto nell’acqua: subito si diffuse nell’aria un’aroma di fiori di arancio.

«È un olio medicamentoso, l’ho estratto da una pianta su Vanaheim, lenisce le ferite.» 

L’acqua riempì piano piano la vasca; Igdard la osservò mentre Fred aprì i cassetti e gli procurò degli asciugamani puliti «Quando hai finito ti…» le parole gli morirono in gola quando Igdard senza nessun preavviso rimase nudo davanti a lui e lentamente dandogli le spalle entrò in acqua.
Fred avvampò di colpo, ma scosse la testa come per scacciare un pensiero imbarazzante e tutto quello che desiderò fu di uscire in fretta da quella stanza.

«Allora te li lascio qui. E quello è del sapone. Non berlo, serve solo per lo sporco, devi sfregartelo addosso e poi sciacquarlo via. Io vado un attimo…»

Ma Igdard gli afferrò un polso e lo guardò con occhi imploranti. Fred ingoiò a fatica, ma a quello sguardo si decise a restare. Si sedette sul bordo della vasca.

«Mpf aspetta facciamo così. Non avere paura.» Gli disse bagnandogli i capelli con la doccetta a mano «Sembra una sorta di serpente, ma è priva di vita.» Spiegò passandogliela sopra la testa. 

Prese dello shampoo e lo insaponò alla bella e meglio, lo sciacquò e prese del balsamo. Ne verso un po’ sulle mani di Igdard che lo annusò e soddisfatto dell’odore fece per portarsi quella strana crema alle labbra.

«NO! Quello non si mangia! Mettilo sui capelli»

L’altro obbedì e se lo passò su tutto il capo.

«Ecco questo devi passartelo tra i capelli, ma cerca di non strapparli.» Disse porgendogli un pettine.

Ig obbedì di nuovo e così Fred ne approfittò per fare quello che voleva.Prese una spugna e iniziò a passargliela sulla schiena.
In un primo momento il corpo di Igdard fu percorso da un brivido nemmeno troppo sotto pelle che divenne poi un mugolio di piacere; Fred arrossì, ma continuò.
Mano a mano che lo sporco veniva via Fred poté vedere meglio le ferite e i lividi sul corpo di Igdard: non poté evitare di stringere la mascella, ma allungò la mano libera sulla sua schiena.
Passava sulle ferite con la spugna pulendole a dovere per poi poggiarvi l’altra mano e lentamente farle scomparire come gli aveva insegnato suo padre.
Passò al torace mentre Igdard era ancora bloccato alla prima ciocca di capelli.

«Aspetta provo io.» Disse gentile iniziando a pettinarlo lentamente e con cura, Igdard lo lasciò fare godendosi gli effetti dell’olio e avvertendone i benefici. 

Si sentiva ancora molto debole; certo l’infuso di Fred gli aveva ridato energia, ma non era sufficiente a risanarlo di tutta quella persa durante quei mesi di prigionia.
Ma in quel momento c’erano solo le carezze e le cure che Fred gli stava dedicando e come mosso da un enorme bisogno sentì di volerne godere fino a che gli sarebbe stato concesso.

«Ig, intanto vuoi…vuoi lavarti le gambe?» Chiese Fred porgendogli la spugna.

Igdard la prese ed annuì. Quando Fred ebbe finito coi suoi capelli lo sciacquò e lo invitò ad alzarsi facendo attenzione, dopodiché afferrò un grande asciugamano e lo aprì davanti a lui.
Il ragazzo uscì dalla vasca e lo guardò senza capire, ma Fred si limitò ad alzarlo di più quasi coprendosi il volto per l’imbarazzo «Coraggio vieni qua.»
Igdard si avvicinò e Fred ve lo avvolse dopodiché lo fece sedere sul bordo della vasca e gli passò i capelli con un asciugamano.
I capelli di Igdard erano tornati di un bianco perfetto e candido come Fred lo ricordava ed era l’unica cosa da jotun che gli era rimasta, lo stesso valeva per la sua barba, ma riguardo all’acconciatura…
Fred ci pensò un attimo: su Jotunheim aveva visto diverse volte Igdard tagliarsi i capelli col solo aiuto di una pietra appuntita o di un pugnale di ghiaccio.
Fece comparire un pugnale tra le sue mani e glielo porse.

«Ehm vuoi fare tu?» 

Igdard lo accettò e guardò verso lo specchio. Fred tolse il lenzuolo e l’altro dopo un momento di esitazione incominciò ad occuparsi di quelle matasse informi. Quando si fu completamente sbarbato passò ai capelli che in pochi rapidi tagli di lama assunsero la loro tipica acconciatura.
Fred si avvicinò e glieli asciugò col suo incantesimo di fuoco.
A quel punto gli mancò il fiato: anche se con un colore di pelle e iridi diverse Igdard era lì davanti a lui esattamente come lo ricordava.
Il giovane si alzò e fece per chinarsi e sistemare quella confusione, ma Fred lo bloccò.

«Non preoccuparti, me ne occuperò io più tardi, adesso vieni.»

Lo accompagnò in camera e gli fece indossare dei vestiti puliti poi si girò verso il letto «Beh papà non gradirebbe che usassi la magia per i lavori domestici, ma per stavolta pazienza.» E schioccate le dita le lenzuola si sollevarono appallottolandosi ai piedi del letto per essere sostituite da un paio pulite. 

«Ora ci siamo». Disse Fred buttando in quel cumulo anche l’asciugamano bagnato.

Igdard che era rimasto appoggiato alla scrivania si portò sul letto e si sdraiò. 

«Va meglio vero?» Chiese Fred.

Il giovane annuì e inspirò a fondo l’odore delle lenzuola.

Fred rise a quella vista. «Ahah di cosa sanno esperto cacciatore?»

«Di te.» Rispose l’altro guardandolo. «C’è il tuo odore qui.» 

Fred preso in contropiede da quella riposta si zittì e divenne rosso di botto, ma si sedette sulla sedia davanti a lui. 

«Che-che ne diresti di riposare ancora un po’? Più tardi ti farò un altro infuso, ma credo tu sia ancora troppo stanco. Hai bisogno di sonno.»

Igdard annuì.

«Bene allora vado a sistemare di là» stabilì Fred alzandosi, ma si sentì afferrare di nuovo per un polso.

«Resta con me» sussurrò l’altro.

Fred rimase un istante a guardarlo come fosse interdetto da quella proposta poi sorrise e annuì.
Igdard si scansò per fargli spazio sul letto e Fred si sdraiò di fronte a lui. C’erano tante cose che voleva dirgli, tante domande che voleva fargli, ma la stanchezza tanto a lungo trattenuta lo pervase completamente.
Chiuse gli occhi mentre Igdard lo aveva già anticipato. In pochi istanti entrambi si addormentarono. 

 

Su Asgard le finestre delle stanze da letto reali erano sempre state grandi e molto ampie di modo che la luce illuminasse anche quelle come il regno stesso. La luce però invadeva le camere fin dalle primi luci dell’alba.
Loki e Thor, da piccoli, non sopportando di essere svegliati troppo presto, di sera ne facevano chiudere dai servi i pesanti serramenti e così l’unica sveglia era diventata una carezza o una parola gentile che Frigga dava a ciascuno di loro ogni mattina. Ora però anche su Asgard i due lasciavano che la luce la facesse finalmente da padrona nella loro stanza risvegliando i loro sensi in maniera del tutto naturale.
Ma quell’abitudine era nata su Midgard.
Su quel pianeta Loki e Thor non avevano una servitù che pensasse alla casa, tantomeno ai serramenti delle finestre, e così capitava spesso che andassero a dormire dimenticandosi di chiuderli e facendo si che la luce invadesse spesso la loro camera risvegliandoli e riempendo la stanza di caldi raggi solari o del grigiore di una giornata di pioggia.
Ma a loro non dispiaceva più, anzi si erano portati quella sorta di abitudine persino nel loro regno.
Anche quella mattina la luce del sole, ormai alto da diverse ore, invadeva la stanza riempiendola di calore.
Thor osservava un raggio di sole illuminare una spalla nuda di Loki che dandogli le spalle sembrava profondamente addormentato.
Il biondo si avvicinò piano al compagno e scostandogli i capelli neri dal collo prese a baciarlo lentamente con dolcezza e sensualità allo stesso tempo.
Loki mugugnò appena, ma non si svegliò.
Thor sorrise e prese ad accarezzargli la schiena con un mano facendola poi scivolare oltre il suo fianco fino al ventre e poi un po’ più giù.

«Mm.» Mugugnò Loki dopo qualche istante sdraiandosi sulla schiena, ma ancora addormentato. 

Thor a quel punto si sollevò e appoggiandosi su un solo braccio lo sovrastò, ma senza alcuna irruenza anzi avendo cura di fare il più delicatamente possibile. Continuò a dedicarsi al marito senza smettere di apporgli baci lenti e sempre più sensuali sul collo.
Loki iniziò d’istinto a muoversi contro di lui forse convinto che si trattasse di un sogno e perciò tenendo ancora gli occhi chiusi.
Thor intanto non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso e dalle sue labbra che erano appena dischiuse e da cui uscivano ansiti leggeri.
Rapì quelle labbra in un bacio e nel momento in cui le lasciò libere Loki aprì leggermente le palpebre rendendosi conto che quello non era affatto un sogno.

«Thor…» riuscì solo a sussurrare che di nuovo il marito lo baciò.

Il moro vinto da quel vortice di sensazioni dovette richiudere gli occhi e mentre con una mano si aggrappò al braccio sui cui il marito si reggeva con l’altra gli appose una carezza leggera  su una guancia lasciando che continuasse mentre i suoi ansiti si facevano sempre più intensi.
Thor, come ne fosse completamente dipendente, osservava il volto di Loki dipingersi di pura estasi e ascoltava il suono di quelli che ormai erano gemiti dolci soffocandoli subito dopo in un nuovo bacio.
Infine uno più lungo e più intenso di tutti gli altri lo costrinse a fermarsi; sorrise mentre sul volto di Loki si dipingeva un’espressione rilassata.

«Buongiorno amore. Come ti senti?» Chiese incontrando finalmente i suoi occhi ancora carichi del piacere appena provato.

«Mmm Thor…» tentò di fingere disturbo l’altro affondando il volto nel cuscino «Basta agguati, lasciami dormire.» 

Ma già Thor aveva ripreso coi suoi baci a torturargli il collo.

«Avanti Loki, il sole è alto e oggi voglio dedicare l’intera giornata a noi due. Ce lo meritiamo.» Prese a baciargli il petto mentre un nuovo ansito uscì dalla bocca del compagno. 

Loki riemerse dal cuscino e lo guardò.

«Cosa avresti in mente?» Chiese col sorriso di chi ha già intuito la risposta. 

«È una bellissima giornata, potremmo fare un passeggiata al parco e poi stasera potrei portarti a cena, solo noi due senza banchetti o tavolate di ospiti.»

«E i ragazzi?» Chiese Loki guardandolo con apprensione, ma l’altro non si fermò piuttosto sospirò e si innestò tra le sue gambe pressandosi contro di lui con dei movimenti profondi ed intensi.

«Kate mi ha scritto che starà tutto il giorno da Mickey e Fred è di là che veglia su Igdard. Non sentiranno la nostra mancanza vedrai.» Sussurrò. «Ma prima voglio prendermi cura di te.»

«Th-Thor…AH…non possiamo riposare adesso?» Chiese mentre le palpebre tornavano a farglisi pesanti. 

«Si se lo desideri, ma prima vorrei averti ancora, solo un po’…non riesco a smettere di vederti così Loki.»

Continuò studiando le micro espressioni che si dipingevano sul volto del marito mentre le sue guance avevamo preso a scaldarsi. Si sarebbe fermato se Loki glielo avesse chiesto, non sarebbe andato oltre, ma già l’altro aveva abbassato tutte le difese e si stava aggrappando alle sue spalle come a voler trovare un appiglio necessario.  
Loki risollevò appena le palpebre e sorrise.

«E sia.» Gli soffiò contro le labbra mordendole.«ma…ah…poi vorrei…mmm…dormire…ah si ti prego…sono ancora molto stanco e…» quelle ultime parole gli uscirono in un ansito spezzato mentre Thor ancora lo zittì con un bacio intenso e sorrise.


Fred sentì il rumore della porta d’ingresso che si chiudeva e voltandosi gettò un rapido sguardo alla sveglia sulla scrivania alle sue spalle. Erano le 15.00.
Si voltò ancora verso Igdard e vinto nuovamente dal sonno chiuse gli occhi e si riaddormentò.
Quando li riaprì una luce tra il rosso e il giallo intenso aveva invaso la stanza: era il tramonto. La prima cosa di cui si rese conto fu che la distanza che lo separava dalle labbra di Igdard era di pochi centimetri e poteva avvertire il respiro caldo dell’altro sul suo volto.
Di nuovo i pensieri lo invasero, ma non ebbe il tempo di dargli peso che Igdard aprì lentamente gli occhi e incontrò il suo sguardo. Fred si perse un istante in quelle iridi blu e obbligandosi a soffocare tutto il resto gli sorrise.

«Ehi, come ti senti?» 

«Meglio.» Sussurrò l’altro osservando poi i colori di cui si era riempita la stanza. 

Fred guardò di nuovo la sveglia: erano passate le sei di sera. 

«Però, abbiamo dormito parecchio.» Gli sorrise ancora mentre l’altro si limitò ad annuire. «Va-va tutto bene?»

«Detesto sentirmi così.» Si confessò Igdard.

«Così come?» Domandò Fred spaesato.

«Debole.» Terminò l’altro.

Fred comprese. 

«Devi recuperare le forze Ig, non c’è fretta.» Di nuovo quel miscuglio di emozioni lo tradì e si fece spazio in lui stavolta invadendogli gli occhi. 

«Che c’è Fred?» Chiese Igdard accorgendosi che quelle iridi verdi erano ormai bagnate.

«Mpf è che ancora non ci credo…» fece una pausa «Mi dispiace Ig.» Buttò fuori tutto in un colpo.

Igdard lo guardò cercando di comprendere meglio  «Cosa c’è Fred?»

«È solo che… sei vivo… sei sempre stato vivo e io sono solo uno stupido idiota.» A quel punto le lacrime iniziarono a scendere copiose.

Igdard fece per parlare, ma Fred si ritrasse dal suo sguardo e si mise seduto sul bordo del letto tirando su col naso.

«Ti ho creduto morto e così ho permesso che ti facesse del male. È colpa mia Ig. È solo colpa mia. Eppure ti giuro che …che ho fatto di tutto! Te lo giuro! Avevo il tuo corpo tra le braccia, e tu eri …eri» singhiozzò non riuscendo a fermare quelle lacrime nemmeno volendo.

Igdard lo osservò; si sollevò facendosi forza su un braccio e si sedette con la schiena contro al muro. 

«Morto. Lo so…» terminò per lui mentre Fred lo guardò «L’ho visto.»

«Co-cosa?» Domandò l’altro senza capire.

Igdard sorrise, un sorriso amaro.

«Non so come, ma l’ho visto…il mio corpo era lì morto, morto davvero, ma la mia anima…era viva. Penso che Udras l’abbia come estirpata da me e nascosta dentro di sé. Ti ho chiamato, ma tu non potevi sentirmi. Ma ho visto tutto Fred…» terminò guardandolo con occhi carichi di tristezza e apprensione.

Poi dovette chiuderli come se una tremenda stanchezza lo stesse invadendo di nuovo.

Fred benché sconvolto dovette costringersi a tornare lucido «Dovresti bere dell’altro infuso. E vado a prepararti anche qualcosa da mangiare.» Aggiunse alzandosi e dandogli le spalle si passò le mani sul viso e sugli occhi. 

Esitò un istante e tornò a guardarlo. 

«Puoi venire con me se vuoi.» Disse porgendogli la mano. Ig la guardò ed annuì prendendola. Alzandosi barcollò ancora come poche ore prima, ma si sorresse all’altro e si fece forza. 

Una volta in corridoio Fred chiamò i genitori, ma non avvertì risposta e dedusse che fossero usciti. 

«Forse prima erano loro. Ig non posso smaterializzarci, sei ancora troppo debole, ma ce la fai a fare le scale?»

L’altro annuì. Insieme scesero un gradino alla volta fino a raggiungere il salotto. 

«Ecco siediti qui» Lo fece sedere Fred una volta giunti al divano «è più comodo, io intanto ti preparo qualcosa. Il nostro cibo non è come quello di Jotunheim, ma qualcosa dovrei trovare.»

Igdard tastò la consistenza della nuova seduta trovandola morbida come quella dove era rimasto sdraiato fino a poco prima, si rilassò contro lo schienale e voltandosi non perse di vista Fred un istante.
Il ragazzo intanto aveva messo a bollire dell’acqua e nel frigo aveva trovato delle uova optando per quelle ed un avocado. Mentre le uova cuocevano si occupò dell’infuso e mise a tostare del pane. Preparato il tutto si diresse da Igdard e appoggiò la tazza sul tavolinetto davanti al divano.

«Ecco» disse porgendogli il piatto. «Il menù prevede avocado toast da mangiare con le mani. E nella prossima puntata ti insegnerò ad usare le posate.» Gli sorrise, ma Ig lo guardò interrogativo «Giusto non sai nemmeno cosa sia una serie tv, sono un genio. Coraggio mangia pure» 

Igdard studiò il cibo nel piatto e ne sniffò l’odore. Guardò Fred con una punta di dubbio nello sguardo. 

«Dai Ig è buono te lo assicuro.» 

A quel punto Igdard diede un morso al pane e con altri due lo finì dopodiché assaltò l’altra fetta con la stessa voracità. 

«Però, avevi fame…te ne faccio altri?» 

L’altro con le guance ancora piene annuì e Fred non esitò oltre. Torno poco dopo mentre l’altro ancora si stava leccando le dita di gusto e non ci volle molto perché facesse sparire anche altri due toast e tre mele.

«Sei più selvaggio di quando ti ho conosciuto Ig» Rise Fred divertito sedendosi accanto a lui e mangiando il suo toast.

«Prova a non mangiare per un anno e poi dimmi cosa si prova…che buona» Ribatté l’altro appoggiando nel piatto il terzo torsolo di mela mentre Fred si diede dello stupido per quell’osservazione. 

Gli porse l’infuso e attese che ne bevesse un po’, poi si fece coraggio.

«Ig posso chiederti come…»

«Come sono sopravvissuto? Non lo so… magia credo.» Rispose prendendo un altro sorso. 

«Eppure il tuo fisico non sembra deperito, ma come è possibile?» 

Igdard non rispose e continuò a bere.

«Scusa.» Disse Fred alzandosi «non è il momento per certe domande.» 

L’altro appoggiò la tazza sul tavolo «Possiamo tornare di sopra? Mi sento ancora molto stanco.»

Fred non perse tempo e lo aiutò ad alzarsi riconducendolo al piano di sopra e una volta in camera sua lo aiutò a stendersi. A quel punto il telefono sul comodino vibrò e Fred si allungò per prenderlo nello stupore di Igdard che non capì subito da dove provenisse quel suono.

«Tranquillo è solo un telefono, ti ricordi? Te ne ho parlato. É mio padre, ah i miei genitori faranno tardi stasera. Però che programmino… e bravo papà. Scusami gli rispondo in un momento. Ok, non c’è problema, Igdard sta meglio e ha mangiato qualcosa. Io dormirò nella stanza di Kate stanotte. Un bacio, vi voglio bene.»

Igdard lo guardò interdetto.

«Ma come? Non vuoi stare qui?»

«No, dormi tranquillo. Io mi metterò nell’altra stanza così potrai stare più comodo. Kate in fondo non c’è.»

Igdard prima lo guardò senza espressione poi sospirò.

«Però…una volta se mi fossi ridotto in questo stato per colpa tua mi avresti curato e non ti saresti scollato da me nemmeno provando a farti sentire in colpa, ma suppongo che le cose cambino…»

Fred si raggelò e lo guardò smarrito, istintivamente si inginocchiò e cercò il suo sguardo «Ig non è per questo…io…io volevo solo…»

L’altro lo fissò un istante poi…scoppiò a ridere «Ahah sei il solito Fred, mai una volta che non ci caschi!»

«Co-cosa?» Domandò l’altro senza capire.

«Ti stavo prendendo in giro. Togliti quella faccia da cucciolo di midchir smarrito avanti.»

«Ma-ma come hai potuto?!» Scattò su Fred, il cuore a tremila e le guance infuocate per la rabbia   e l’imbarazzo «io-io sono qui che mi preoccupo per te e tu…tu mi prendi in giro.» 

Ma per tutta risposta Igdard gli rivolse un sorriso «Beh dovevo pur accertarmi di avere ancora il potere di metterti in imbarazzo no?» Poi gli prese il polso con gentilezza «Però non scherzavo del tutto, resta con me Fred, solo per stanotte.» 

A quel tocco la temperatura nel corpo di Fred aumentò se possibile ancora di più, ma non certo per la rabbia. Abbassò lo sguardo e annuì facendosi posto vicino a lui. D’istinto e forse per abitudine si tolse il fermaglio dai capelli e lo appoggiò sul comodino accanto al letto.
Igdard seguì il suo gesto e sorrise in segreto.

«Hai tenuto i capelli lunghi.» 

«Si.» Rispose l’altro scostandoseli dal volto «Ma forse sto esagerando. Non riesco a prendermene cura a dovere. Dovrei tagliarli vero?»

Ma l’altro scosse la testa «No Fred, mi offenderei se non portassi più i miei fermagli.» 

Fred rise e tornò a guardarlo ora con una luce triste negli occhi.

«Ti ha fatto del male vero?»

«Ti prego….» 

Fred annuì, ma non riuscì a resistere preda di tutte le ansie che ancora sentiva dentro.

«Se tornasse…»

«Non tornerà. Ora ne sono sicuro.»

«Come fai a dirlo?»

Igdard sospirò «Perché lo sento…» rispose mettendosi più comodo sul fianco sinistro e incontrando lo sguardo interrogativo di Fred «Vedi non so bene come facesse a tenermi in vita, ma lui…mi aveva fatto qualcosa che mi impediva di morire… anche se lo desideravo con tutto me stesso pur di non dargli alcun tipo di informazione che lo aiutasse. Credo che il mio aspetto e la mia vita fossero legati a lui. E solo lui poteva farmi del male. Quando lo avete distrutto l’incantesimo si è spezzato, così come quello che mi impediva di parlare.»

Fred lo ascoltava con attenzione.

«Lui voleva che fossi vivo, ma debole. All’inizio mi torturava prendendosi i miei ricordi e le mie emozioni. Poi quando non ho avuto più nulla da dargli ha fatto si che fossi solo debole.»

Intanto dentro Fred un bolo indescrivibile di rabbia e odio si stava facendo spazio. Se solo lo avesse trovato prima, se solo avesse potuto evitarlo, ma lasciò che Igdard continuasse. 

«Ogni giorno si presentava da me con qualcosa da mangiare, ma non per nutrirmi: tutto era pregno di una qualche pozione e se mi rifiutavo di mangiare mi costringeva a berla direttamente.  E poi ovviamente c’era la tortura fisica. Mi indeboliva senza mai uccidermi tenendomi in vita per sua utilità.»

«Ti ha tenuto rinchiuso per tutto questo tempo?»

Igdard annuì.

«Sai quando siamo arrivati qui lui era molto debole. Aveva consumato parecchie energie per portarci entrambi su questo mondo e darci questo aspetto e… tutto il resto. È stato solo grazie a questo che non ha potuto sfidarti subito dandoti così il tempo di andartene ancora. Ogni giorno entrava in quella stanza e mi faceva del male. Era pieno di rabbia e rancore, alcune volte mi provocava  altre mi minacciava e basta dicendomi come ti avrebbe trovato e fatto del male se mi fossi rifiutato di bere la sua pozione. Non c’era giorno in cui non fosse furioso, ma a me… andava bene perché sapevo che finché fosse stato così… voleva dire che non ti aveva ancora trovato.» Fred trattenne il fiato a quella confessione mentre Igdard fece una  pausa.

«Poi un giorno è venuto da me. Era…allegro e vittorioso. Mi ha annunciato che era diventato lo stagista o una cosa così di tuo zio e che aveva avuto finalmente accesso alla tua famiglia. E lì…ho cominciato ad avere paura per davvero.» Si confessò mentre piano il dorso della sua mano si era avvicinato a quella di Fred.

Avrebbe voluto sfiorarla, ma non lo fece come se qualcosa lo trattenesse. 

«Per fortuna sei salvo e anche la tua famiglia lo è.» Ritrasse la mano e la portò sotto al cuscino.

Fred fissava il petto di Igdard, ma senza vedere realmente. Stava piuttosto cercando di non esplodere di rabbia per tutto quello che aveva appena sentito.
Era un bene che quell’emozione non fosse venuta fuori durante l’utilizzo della Fonte del Ricordo o certamente l’incantesimo non avrebbe funzionato. Ora si sentiva così arrabbiato e…in colpa…si, in colpa per aver quasi obbligato Igdard a raccontargli quelle cose e per il male che pur indirettamente lui stesso gli aveva procurato. 

«Quando è iniziato tutto questo?»

«La sera dello stesso giorno in cui sei partito dal nostro villaggio. Ero nella mia capanna e ho sentito delle grida, sono uscito e fuori tutto stava andando a fuoco. Le persone si stavano uccidendo tra di loro: i padri con i figli, i fratelli con i fratelli. I loro occhi erano… neri. E in mezzo al fumo, al fuoco e al sangue c’era… il medico del villaggio che ha cambiato aspetto ed è diventato…lui. Non volevo crederci, ma lui ha schioccato le dita e ci ha portato nel luogo dove poi tu mi hai trovato. Mi ha attaccato usando i suoi poteri. Abbiamo combattuto, ma era molto più forte della prima volta. L’ho colpito, ma ad ogni ferita era come se non gli avessi fatto niente. E poi mi ha ferito più e più volte, un colpo dopo l’altro finché sono caduto privo di forze e lì… mi ha letto la mente.» Lo sguardo di Igdard era lontano come se stesse rivivendo quel momento davanti ai suoi occhi «Ho provato a negarmi, ma lui si è preso tutto quello che voleva. Poi mi ha detto “Ti farò vedere che esistono cose peggiori della morte. A te e al tuo Fred”. Allora ho raccolto tutte le forze che avevo e mi sono rialzato per colpirlo. Ricordo che ho urlato mentre mi avventavo su di lui e poi… nient’altro.»
Strinse gli occhi e scosse la testa.
«Non so cosa sia successo, so solo che non mi sentivo morto, ma come inconsistente e quando ho riaperto gli occhi, o credo di averlo fatto, ho visto in un lago, come se fossi io a specchiarmici dentro, il volto di Udras e non riuscivo a capire! Il viso è mutato ed è diventato ancora il medico del villaggio. Poi è stato di nuovo buio. Quando li ho riaperti ti ho visto accasciato sul mio corpo. Credevo mi avessi trovato subito, credevo che fossi tornato, ma non sapevo dove fossi, né perché non mi sentissi morto mentre tu stavi tenendo il mio corpo privo di vita fra le braccia. Ho provato a chiamarti, ma tu non potevi sentirmi. Ho capito che lui doveva essere ancora trasformato se tu non lo avevi già attaccato e ucciso. Poi ho sentito la sua voce rimbombare intorno a me e dopo ho chiuso gli occhi… È stato un attimo. Il mio cuore ha ripreso a battere nel petto, potevo sentire la neve sotto di me e la sensazione lasciata dal tuo tocco sulla mia pelle. Udras allora mi ha estirpato la voce, mi ha ridotto schiavo e…il resto lo sai.»

Gli occhi di Fred si erano fatti lucidi al solo ricordo di cosa aveva provato stringendolo a sé e a come si fosse sentito impotente quando non aveva potuto fare nulla per salvarlo. Poi si ricordò una cosa.

«Il-il mio documento perché lo tenevi nella mano?»

Igdard si morse un labbro. «Vedi quella sera, mentre ero nella mia capanna, io…io stavo guardando la tua immagine, quella che mi avevi lasciato. La verità era che eri partito da poche ore e già mi mancavi. E guardandola mi stavo chiedendo se…se non avessi sbagliato a non seguirti.»

Fred scosse la testa «Non capisco. Ti avevo chiesto di venire con me» 

«E poi lasciarti andare? Vederti tornare a casa senza di me? No, sarebbe stato ancora più difficile e io…io volevo capire come mai mi sentissi così strano per la prima volta, volevo capire se quello fosse davvero.…» Fred trattenne il respiro mentre Igdard abbassò lo sguardo «Ma la verità è che non c’era più nulla da capire e quando finalmente avevo preso la mia decisione e mi stavo preparando a raggiungerti e seguirti dovunque tu volessi andare, persino qui sul tuo mondo, è accaduto il resto. Quando mi sono trovato in ginocchio davanti ad Udras ho stretto quel pezzo di carta per evitare che potesse arrivare a te in qualsiasi modo, ma non è servito a niente.  Lui ha scelto la strada più facile.»  

Strinse la mandibola poi chiuse gli occhi un istante. Li riaprì velocemente.

«Raccontami di te adesso.»

«Come?» Chiese Fred come riavendosi da quello stato di trance. 

«Si so che hai viaggiato, ti prego raccontami delle tue avventure.»

Fred si obbligò a riscuotersi: avrebbe avuto ancora così tante cose da chiedergli e Ig non gli aveva forse appena confessato che quel giorno stava per seguirlo per stare con lui?
Ma quello non sembrava ancora il momento per parlarne così si limitò ad incontrare i suoi occhi ed iniziare il suo racconto. 

«Quando sono tornato su Midgard ho scritto delle nostre avventure e di te…» Igdard sorrise «poi i miei genitori sono dovuti salire al trono e diventare i re di Asgard e così…» continuò il suo  racconto senza che il sorriso di Igdard lo abbandonasse un solo istante.  

 

Thor mise in tasca il telefono e raggiunse Loki seduto ad un tavolino della caffetteria di fronte ad un Marcus sconvolto.

«Quindi mi state dicendo che questa notte avete combattuto contro un mago pazzoide e per questo Thor ha perso un occhio?!»

«In poche parole si» riassunse brevemente Loki. 

«E me lo dite così?! Adesso?!»

«Marcus eri in Canada eri molto più al sicuro così credimi.»

«Tsk sono andato via solo per recuperare due casse di sciroppo e torno scoprendo che potevate essere morti. Potevate avvisarmi! Sarei tornato immediatamente!»

«No» sentenziò Thor «Se fossi tornato forse Udras avrebbe usato anche te per i suoi scopi. È meglio così amico mio!» Disse battendogli una mano su una spalla.

Ma l’altro non era ancora convinto.

«E i ragazzi? Stanno bene vero?»

«Bene e con entrambi gli occhi apposto. Abbiamo lasciato Fred e Igdard a riposare e Kate starà da Mickey anche stasera.»

Marcus annuì.

«Ti da fastidio? La benda intendo?» 

«È una sensazione strana, ma ci farò l’abitudine.»  Rispose sorridendo verso Loki. 

«Certo…immagino sarà così.» Marcus si zittì.

«Marcus.» Thor cercò il suo sguardo «Stiamo tutti bene e anche i ragazzi e questo è l’importante.» 

«È solo che…se penso a tutte le volte che ho visto quel bastardo venire qui con Kate e Mickey sembrava così…innocuo e invece…» buttò fuori un pesante sospirò «E va bene, ma non fatelo mai più! Quando ti ho visto prima stava per venirmi un infarto!» Esclamò alzandosi «Bene io vado a casa , ma Thor ti lascio le chiavi così potete stare ancora quanto volete ok?» 

«Non serve» Rispose per l’altro Loki finendo la sua seconda cioccolata «Andiamo anche noi, vero Thor?» 

«Certo.» 

Il gruppetto si diresse all’uscita.

«Giusto per la cronaca, immagino che mio padre sia informato dell’accaduto» 

«Probabilmente glielo avrà riferito nostra madre, ma non saprei» disse Thor.

«Capito, vorrei tornare a trovarlo presto e vorrei evitare di far venire un colpo anche a lui. Se lo sa già forse è meglio. A proposito quando ripartirete? Potrei venire con voi… se non è un problema ovvio» 

I due semidei si guardarono.

«Veramente non ci abbiamo ancora pensato, a breve credo» Rispose Thor mentre Loki abbassò lo sguardo emettendo un leggero sospiro «Ma sicuramente non c’è ragione per cui tu non debba venire con noi Marcus.» 

Marcus sorrise «Bene perché la prossima volta che mi nasconderete qualcosa sarò io a trovarvi ed uccidervi. Uhm magari potrei avvelenare i cookies, chiederò consiglio a Kate, è lei il genio del male in famiglia!» 

I tre risero e si salutarono con la promessa di rivedersi il giorno seguente per una cena a casa Odinson dopodiché i due semidei si congedarono.

«Allora.» Disse Thor avvicinandosi alla portiera della loro auto « Il film inizia alle 22.00 e il ristorante ci aspetta tra circa un’ora e mezza, che ne dici di una passeggiata a Central Park?»

«Ma Thor, è buio» 

«Per questo sarà più tranquillo…Con la bella giornata di oggi erano tutti fuori, credevo fossi stufo del caos.»

Loki ci pensò su.

«Si in effetti è vero…E va bene e parco sia.» Disse Loki salendo macchina. 

Non ci volle molto perché raggiungessero Central Park. 

«Fermati qui tesoro» Esclamò Thor indicandogli un parcheggio.

«Ok mi fermo.»

Appena sceso dall’auto Thor si precipitò ad aprire la portiera di Loki che scosse la testa esasperato, ma scese. 

«Entriamo di qua.» Propose il biondo scegliendo un ingresso poco distante. Dopodiché Thor prese per mano il marito tenendo nell’altra i cappotti di entrambi.

«Thor perché te li porti dietro? Non ci fermeremo comunque molto, da qui ci vogliono venti minuti per arrivare al ristorante» 

«Non mi pesano tesoro e non vorrei che nel parco facesse umido a quest’ora.»

«Oh certo…un gigante di ghiaccio ucciso dall’umidità di Central Park, come non pensarci» Lo prese in giro Loki guadagnandosi una linguaccia da parte del compagno. 

In quei giorni non faceva ancora freddo perciò Thor indossava una semplice camicia bianca e jeans scuri mentre Loki un golfino verde pino e pantaloni scuri e nonostante a quell’ora della sera si stesse ancora bene Loki evitò di protestare ancora e seguì l’altro.I lampioni illuminavano i sentieri del parco e non c’era molta gente in giro.

«Ci voleva una passeggiata tranquilla non credi?»

«Si, oggi c’era troppa gente e quei ragazzini in spiaggia stavano quasi per buttarmi la sabbia sul gelato.» 

«E finire in mare per questo…» aggiunse il marito. 

«Era la punizione più misericordiosa in cui avrebbero potuto sperare. E poi con quel sole il gelato mi andava proprio.»

«Ah si? E per le due cioccolate calde da Marcus che scusa hai?»

Loki si fermò e lo guardò con una sorta di minaccia nella sguardo.

«Ti stai lamentando perché mangio troppo?»

«No mi sto limitando a provocarti.»

«E perché?»

Thor gli si fece davanti e gli si avvicinò ad un orecchio «Perché…mi va di farti qualche dispetto.» E si staccò con un sorriso. 

«Lo sai magari rispedisco solo te su Asgard e mi godo un po’ di meritata vacanza.»

«Oh, saresti così crudele con me?»

«Posso fare peggio se vuoi.» Ghignò l’altro. 

Thor si limitò a sorridergli e continuare a camminare con lui. 

«Tesoro?» Lo richiamò Thor dopo un po’.

«Mmm?»

«Qualcosa non va?»

«È solo che…ecco credevo che questi giorni li avremmo passati in pace e tranquilli e invece…diciamo solo che l’idea di tornare alle nostre responsabilità al più presto mi…ecco…lo so che è stupido, ma vorrei passare un po’ di tempo con te e i ragazzi senza doveri che non siano verso di voi come era “da programma”, ma questo…non è possibile.»

Thor lo ascoltò in silenzio.

«Come re abbiamo delle responsabilità Loki lo sai meglio di me, ti sei quasi perso la festa per evitare una guerra con gli elfi di Alfheim.»

Al moro sfuggì una risata mentre Thor continuò. 

«Ma questo non vuol dire che non possiamo prenderci qualche giorno per stare con la nostra famiglia. E poi su Asgard è tutto sotto controllo. Al popolo non mancheremo se stiamo via qualche giorno di più vedrai.»

Loki annuì.

«Sono un re egoista vero Thor?»

Ma il biondo gli sorrise.

«Lo siamo in due. Ma credo che a volte un po’ di egoismo faccia bene, perciò non fartene un cruccio amore. Al nostro ritorno ci sarà di nuovo molto da fare e poco tempo per noi. Perciò adesso godiamoci solo il tempo che ci è concesso passare insieme d’accordo?»

«D’accordo» sorrise Loki di rimando. 

Proseguirono per un po’ attraverso i sentieri del parco mentre la sera si faceva sempre più buia, ma ad un tratto avvertirono  una leggera sinfonia nell’aria. 

«Thor, la senti?»

«Sento cosa?»

«La musica…c’è della musica. Viene di là.»

I due arrivarono in prossimità del Bow Bridge dove un gruppo di musicisti stava facendo le prove coi loro strumenti. Sembrava un’orchestra completa con tanto di pianoforte e non si poteva salire sul ponte poiché questa lo occupava tutto.

«Thor guarda! Sul ponte!»

«Si e pare ci si possa sedere lungo le sponde del laghetto per sentire la musica.» Disse indicando il prato dove gli alberi erano stati decorati da piccole lucine mentre le persone stavano sedute sull’erba o su coperte.

«Vieni sediamoci anche noi.» 

«Ma Thor faremo tardi alla cena.»

«Non preoccuparti Loki, il ristorante non scappa mica» 

Scavalcarono la rete che separava il giardino dal vialetto e si sedettero in punto poco affollato vicino ad un salice. Qualcuno guardò strano la benda di Thor, ma i due non ci fecero molto caso.  Alcune persone erano salite addirittura su piccole barche a cui era agganciata una lanterna in ferro e si erano fermate in mezzo all’acqua a poca distanza dal ponte. 

«Guarda che colori Thor e quante luci» Sussurrò Loki osservando rapito i colori delle foglie di alberi e cespugli che stavano diventando arancioni e gialle. Thor però era rapito solo da lui e d’istinto gli  spostò una ciocca di capelli dal viso. 

Loki lo guardò imbarazzato. «Sei sicuro che non facciamo tardi? Non hanno ancora iniziato.»

«Ne sono sicuro. Anzi sicurissimo anche perché ti devo confessare che…non ho mai prenotato il ristorante.»

Loki lo guardò interrogativo.

«E la programmazione del cinema me la sono inventata.» 

«Ma Thor…perché?»

Thor prese un respiro.

«Beh ecco l’altro giorno in caffetteria è venuto un cliente con cui chiacchieravo spesso quando abitavamo ancora qui. Fa il violinista e siccome era da molto che non ci vedevamo ci siamo messi un po’ a parlare. Mi ha detto che si sarebbe esibito in un concerto d’autunno all’aperto ieri e oggi qui a Central Park e siccome so che la musica classica ti piace…ho pensato di farti una sorpresa.» Concluse con un sorriso.

«Mi hai…mi hai imbrogliato?» Chiese Loki stupito.

«Si, ma a fin di bene.» Provò a giustificarsi l’altro.

Loki fece per ribattere, ma proprio in quel momento un giovane sulla trentina si affacciò dal ponte e salutò il pubblico annunciando il programma del concerto che sarebbe iniziato da lì ad una decina di minuti e, augurando a tutti una buona serata, si voltò verso l’orchestra.

«Va bene, diciamo che sei stato bravo per stavolta…ma dimmi Dio del Tuono avevi anche pensato alla cena per caso?»

«Ehm veramente.» Thor si guardò intorno come in cerca di una soluzione e di fatti…«Che ne diresti di un hot dog?» Chiese indicando un carretto poco distante che vendeva hot dog e gelati. 

«Direi che andrà benissimo.»

Il marito si alzò.

«Thor me ne prenderesti due? E magari un frozen yogurt…al cioccolato!»

«Ehm certo!» Il biondo non osò controbattere e tornò poco dopo con un tre hot dog e il gelato.

«Musica classica, hot dog e gelato! Grazie New York City!» Disse Loki addentando il primo hot dog e divorandolo. 

«Quindi ho rimediato?» 

«Mmm si…»  Sorrise l’altro prendendo il secondo.

«Loki?» Lo richiamò Thor dopo qualche istante.

«Mmm?»

«Ecco non te l’ho chiesto, ma se…se preferivi anzi il nostro programma iniziale possiamo…»

«Tutto questo va benissimo Thor.» Gli sorrise iniziando a gustarsi il suo frozen yogurt.

Thor gli sorrise «Me lo fai assaggiare?»

«Certo che no, è delizioso ed è mio!»

Thor scosse la testa poi si ripulì le mani e messosi più comodo sull’erba invitò Loki ad appoggiarsi contro il suo petto per poi circondarlo con le braccia. 

«Chissà che stanno combinando i ragazzi Thor»

«Prima ho sentito Kate. Ha farfugliato qualcosa velocemente e ha aggiunto maratona di film e Fred dice che Igdard sta meglio e che lui dormirà nella stanza di Kate stanotte»

«Mmm d’accordo…dici…dici che gli avrebbe fatto piacere essere qui con noi?»

«Ahha tesoro non credo che Kate avrebbe resistito più di cinque minuti.»

«Si forse hai ragione.» Sorrise Loki anche se una leggera malinconia l’invase, ma Thor intervenne prontamente.

«Abbiamo tempo tesoro e ti prometto che domani staremo tutti insieme, ok?» disse posandogli un bacio sulla guancia.

Loki annuì e si mise più comodo contro di lui mentre il ragazzo sulla trentina riapparve vestito da direttore d’orchestra, fece un inchino e voltandosi verso i musicisti alzò la bacchetta.
Il concerto d’autunno ebbe inizio.


«Yaaaawn sono esausta.» Sbadigliò Kate mettendo in muto il film alla tv. 

«Kate siamo stati su questo letto per tutto il giorno, come fai ad essere esausta?!»

La ragazza si stiracchiò sul letto della sua camera nella Tower e si grattò dietro ad un orecchio.
«Beh guardare una maratona di film è stancante sai! Mi passi i pop-corn?» Chiese allungando i piedi sulle ginocchia di Mickey e  sistemandosi il plaid giallo ocra addosso.

Mickey sbuffò infastidito contro i suoi piedi, ma fece come la cugina gli aveva chiesto.
«Hai scelto tu Harry Potter! E ti sei pure addormentata durante L’Ordine della Fenice! Ho dovuto mandarlo avanti quasi tutto! Potevi far scegliere a me per una volta!»

«Primo quel film è tremendo e secondo mi avresti costretto a vedere Ritorno al Futuro o Karate Kid! Di nuovo!» Ribatté lei prendendo una bella manciata di pop-corn. 

«Oh magari ti avrei proposto una serie di ultima uscita.» 

Kate a bocca piena alzò un sopracciglio con fare eloquente.

«E va bene, avrei proposto Indiana Jones, ma Santo Cielo è storia del cinema! Invece hai scelto tu per tutti e due, come al solito!»

«Quante storie! Abbiamo quasi finito, no? Quanto mancherà… quattro ore circa?»

Mickey alzò gli occhi al cielo, ma sorrise.
Appena arrivati a casa i due ragazzi erano andati nelle loro stanze, ma non era passati nemmeno dieci minuti che Kate si era intrufolata nella stanza di Mickey. Il ragazzo le aveva fatto spazio come spesso accadeva, ma Kate non aveva chiuso occhio tanto la sua mente era attraversata da pensieri. E così aveva visto Mickey agitarsi nel sonno come se qualcosa disturbasse i suoi sogni fino a che il ragazzo non si era risvegliato sudato e agitato. 

“Mickey?” Aveva provato lei.

“Sto bene” gli aveva risposto il cugino.

Lo aveva abbracciato e dopo un po’ le era parso che l’altro si fosse calmato…almeno in parte. Poi Mickey le aveva detto che aveva voglia di fare qualcosa, così lei aveva proposto una maratona di film con snack per contorno. Erano sgattaiolati fuori dalla camera di Mickey e dopo aver fatto rifornimento di viveri si erano chiusi da Kate mettendo un foglio sulla porta che recitava “Protego maxima, Fianto duri, Repello genitori babbani sprovvisti di cioccorane o zuccotti di zucca. Maratona in corso!”.
Avevano iniziato alle 7.00 di mattina e non avevano ancora finito.

«Dopo tutta questa tv so già che stanotte non riuscirò a dormire… Non che cambi molto in fondo.»

Kate lo guardò apprensiva e si bloccò dal rimettere l’audio. Si voltò verso il cugino e stavolta assunse una posa decente.
I due ovviamente si erano immediatamente raccontati tutto dal rapimento all’illusione di Kate, ma era stato solo un racconto dei fatti. Avevano lasciato poco spazio per le emozioni come se ad entrambi servisse ancora tempo. 

«Mickey stanotte non sei stato bene, credo che qualcosa ti turbasse. Ti va di parlarne?»

Mickey prese un respiro e si tolse gli occhiali un po’ storti dallo scontro del giorno precedente «Ecco riguarda Lar…cioè Udras.»

«È perché ti ha rapito?»

«No, beh… all’inizio avevo un po’ paura, ma per fortuna avevo Igdard e il localizzatore anche se non vedervi arrivare mi aveva un po’ preoccupato. Il problema è stato quando… ha letto la mia mente.» Fece una pausa «Nell’illusione creata per i miei genitori lui ha usato le mie paure e loro stavano per…per morire per colpa mia. Intrappolati dalle mie emozioni. Dal mio essere stato debole.» Terminò stringendo i pugni.

Kate lo guardò in silenzio un momento.

«Sai anche io stavo per cadere nella trappola di Udras per sempre.» Mickey la guardò interrogativo. «Quando ho scoperto che, a causa della pozione che mio padre ha bevuto quando dovevo nascere, lui non…non ha più potuto avere figli…mi sono sentita morire e terribilmente in colpa. Avrei solo voluto stargli lontana e non fargli più del male…» Abbassò lo sguardo. «Mi sono chiesta se… forse non sarebbe stato meglio che non l’avesse bevuta.» 

«Non dire sciocchezze! Sai che non aveva scelta.»

«Si lo so e so che era l’unico modo per salvare entrambi, ma non posso evitare di pensare che in parte sia solo colpa mia. Credo che anche se mio padre non mi darà mai nessuna colpa io mi sentirò sempre in parte responsabile e forse dovrò imparare a convivere con questa cosa. Ma sono felice che lui mi abbia tirato fuori da quel limbo e riportato alla realtà.» Alzò lo sguardo «Mickey tu non sei affatto debole, non lo sei mai stato! E i tuoi genitori stavano solo precipitando nei loro sensi di colpa e, come è successo a me, non volevano più rischiare di ferirti, ma non è colpa tua! Tutti abbiamo delle paure e Udras è stato semplicemente molto bravo ad usarle. Ma non lo farà più e io non permetterò a nessun altro di farti del male, te lo prometto!» Concluse guardandolo decisa.

Il cugino contraccambiò il suo sguardo e annuì.

«Dai coraggio finiamo questi film.» Propose voltandosi verso la tv. 

Kate sorrise e fece altrettanto, ma in quel momento qualcuno aprì la porta. Steve entrò notando la confusione e il mare di pop-corn e carte di caramelle sparse sul pavimento. 

«Ragazzi! Siete chiusi qui da tutto il giorno! Mio Dio, ma avete mai aperto le finestre? C’è un odore tremendo.»

«Ehm, ma papà…»

«No cugino» lo fermò Kate «Ci penso io.» Kate si schiarì la gola mentre Steve incrociò le braccia e si mise comodo contro lo stipite della porta.

«Ebbene?»

«Vedi zio Steve… Mickey e io eravamo molto stanchi e deboli e così abbiamo deciso di prenderci un giorno di pausa dalle troppe emozioni di ieri. Sai Mickey era sconvolto.»

«Non ero-non sono sconvolto.» Saltò su l’altro, ma Kate gli prese una mano tra le sue.

«Vedi zio Steve? Nega. E quand’è così urgono rimedi. Dolci, coccole, cioccolata, tutte cose che una bella maratona di film può dare. Vero Mickey?» Chiese tirando al cugino un calcetto nello stinco sotto la coperta.

«Acc…cioè… eh già papà, come ha detto lei.»

Steve alzò gli occhi al cielo, ma avanzò verso di loro. 

«E va bene, ma finite la maratona e filate a letto. Possibilmente evitando di farvi venire il diabete! E per l’amor del cielo aprite la finestra!» Disse scompigliando ad entrambi i capelli per poi dirigersi verso la porta.

«Contaci zio Steve, faremo come… Oh Mickey adoro questa parte, mi viene sempre la pelle d’oca.» Fece Kate assumendo una posa teatrale «C’erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole.»

«In questo momento tu e le tue doti da attrice siete l’unica cosa da pelle d’oca Kate.» Constatò Mickey prima di beccarsi una cuscinata sulla faccia. 

«Ma sta zitto! Mi sembri mio fratello quando fai così!» 

Steve rimase affacciato ancora un istante sullo stipite della porta osservando i due battibeccare e iniziare a tirarsi pop-corn. Sorrise sereno e uscì.
Chiusa la porta si diresse nel salone della Tower dove Tony stava armeggiando con una sorta di cilindro di metallo nero grande quanto la sua mano.
Steve gli si fece vicino e si sedette accanto a lui.

«Come sta?» Chiese subito il miliardario.

«Mi sembra bene, credo che avere Kate vicino lo aiuti molto.»

«Come sempre del resto.» Constatò il compagno avvitando una vite.

«Che cos’è?»

«Questo? È una sorta di sensore rileva pericolo. Ne farò migliaia e li metterò in tutta New York.»

«Ehm Tony se non l’avessi notato New York è una città pericolosa. Non credi che potrebbero impazzire?»

«Ho utilizzato vecchie componenti di quei così che Loki si era portato dallo spazio più di vent’anni fa. Rileveranno solo presenze non terrestri, ci sto ancora lavorando, ma funzionerà presto vedrai.» 

Steve annuì poi tacque e guardò dritto davanti a sé.

«Tony io…credo che dovremmo parlare.»

«Acc…mi è caduto il cacciavite. Di cosa vuoi parlare?»

«Beh di quello che abbiamo visto. Non si può negare che quel mago avesse ragione almeno in parte…su di noi intendo.»  

Tony lo fissò un istante. 

«Steve sai che ha usato solo quello che gli serviva per farci del male. È vero abbiamo fatto degli errori…soprattutto io ho fatto degli errori con Mickey e con te.» Steve incontrò il suo sguardo «Ma so anche che la nostra famiglia è sempre stata la cosa più importante per me e che non permetterò più che una cosa del genere accada.» 

«E come? Riempendo New York di rilevatori di pericolo?»

Tony guardò il suo lavoro un istante poi lo lanciò sul tavolino di fronte a sé.

«Hai ragione. È un’idea stupida, ma ci voglio lavorare su.» Concluse guardando il compagno «Vieni qui Capitano.» 

Steve gli si accostò e poggiò la testa sulla sua spalla.

«Tony?» 

«Mmm?»

«E se…ci trasferissimo?» 

«Perché mi chiedi una cosa così?» 

«Sai credo di essermi stufato della città e mi piacerebbe vivere lontano dal caos di New York e  dai suoi….» 

«Pericoli?» Indovinò Tony. 

«È un po’ che ci stavo pensando» 

Tony ci pensò su. 

«Beh ci sarebbe ancora la casa fuori città che apparteneva ai miei genitori, se vuoi potremmo farla ristrutturare e andare lì nel fine settimana e poi perché no, potremmo trasferirci, che ne dici?» 

Steve alzò la testa e lo guardò.

«A te starebbe bene?» 

«Si, e se ti va domani possiamo andarla a vedere per capire come sistemarla» 

Steve sorrise ed annuì.

«E riguardo l’altra questione invece?» 

«Continuo a non trovarmi d’accordo, se facessimo una cosa così Mickey penserebbe che non ci fidiamo di lui e invece noi ci fidiamo giusto?» 

«Sai che non è questo il punto» 

«Certo sarebbe solo per il suo bene, ma credo che una guardia del corpo, soprattutto quella super guardia del corpo, lo farebbe sentire a disagio. In ogni caso ti prometto che ho chiuso con gli stagisti, solo buona vecchia tecnologia per me d’ora in poi. Invece potrei insegnargli ad usare bene l’armatura di ieri e potrei migliorarla, che ne pensi? Non se l’è cavata affatto male» 

Steve ci pensò: il rapimento di Mickey non lo aveva lasciato certo indifferente, ma per quanto volesse proteggerlo aveva potuto vedere che il figlio fosse abbastanza in gamba per badare a sé stesso.

«In fondo perché no? Ma ti avverto, se si fa male la pagherai.» 

«Si mamma chioccia! Ora però vieni qui e dammi un bacio. Le maratone di film non sono eterne.» 

«Tony che combini?!»  Esclamò Steve mentre l’altro lo spingeva a sdraiarsi sul divano.

«Mi occupo di te prima che tutta l’ansia accumulata ti faccia venire un esaurimento è ovvio.» 

«Ahah lasciami andare se venissero i ragazzi chissà cosa penserebbero!» 

«Negativo Capitano e i ragazzi non usciranno dalla camera fino alla fine della maratona, fanno sempre così, dimmi se non sono un genitore accorto! Piuttosto vorrei il permesso di tenerti qui con me per poterti dare tutto l’amore che vorrò» 

Steve a quel punto gli accarezzò una guancia poi si avvicinò lentamente al suo viso incontrando i suoi occhi.

«Concesso.» Sussurrò.

Tony gli diede un bacio dopodiché si sdraiò sul suo petto mentre Steve lo abbracciò sorridendo sereno. 

 

«Come ti sei schiantato a terra?!» Chiese Igdard stupito.

«Si e ho dato anche una bella nasata al suolo.»

«Ahahaha» scoppiò a ridere l’altro.

Erano rimasti a parlare per circa un paio d’ore e ormai erano le nove.

«Ehi era la mia prima volta! E l’incantesimo di lievitazione con gli esseri viventi non è facile!»

«Questo non toglie che tu sia caduto come un frutto maturo giù da un albero!» Lo prese in giro Igdard cosa che come conseguenza gli procurò un leggero pugno sulla spalla.

«Sei terribile esattamente come Kate! Infatti a lei non l’ho detto…» puntualizzò cercando di sembrare infastidito, ma quel tentativo fu cancellato un istante dopo dallo sguardo che Igdard gli rivolse.

«Ti sei fatto male?» Chiese gentile.

Fred arrossì.

«Solo un po’, ma ci sono cose peggiori.» 

Un ciuffo di capelli gli ricadde sugli occhi, Igdard fece per spostarglielo con delicatezza, ma Fred glielo impedì anticipandolo e abbassando lo sguardo imbarazzato.
Igdard non seppe interpretare quel gesto e un dubbio irrisolto fece capolino nei suoi pensieri. «E hai conosciuto qualcuno di importante in questi mesi?» Fu la domanda successiva.

«Cosa vuoi dire?»

«Intendo qualcuno che ecco…magari ti abbia rubato il cuore.» Riuscì a finire, ma senza guardarlo.

Fred si ritrovò spiazzato da quella domanda.
«No, non avevo bisogno proprio di nessuno e non c’è stato nessuno.»

Igdard annuì «Sai una volta Udras è venuto da me. Credo fosse stato con tuo zio da qualche parte di importante. Era particolarmente frustrato e a dirtela tutta doveva aver bevuto qualcosa di strano. Mi si è seduto davanti e ha detto.“Perché tu si e io no?” All’inizio non ho capito poi ha continuato. “Perché tu sei entrato in lui così? Così profondamente? Io l’ho visto sai, quando gli ho letto la mente. Cos’hai tu di così speciale?”» 

Proseguì, ma sembrava in difficoltà e Fred non riusciva a seguirlo « Poi ha detto “Sarà ancora più soddisfacente quando saprà che sei vivo e tutto il male che ti ho fatto” dopodiché se n’è andato. Credo si sia completamente dimenticato di quella sera e forse credeva di provocarmi altro dolore dicendomi quelle cose. In realtà però mi ha dato solo più forza e anche più…paura. Vedi c’è un’altra cosa che mi ha detto.» Prese un respiro «Mi ha raccontato di quella sera…di come ti ha condotto fuori dalla capanna con l’inganno…non sembrava mentire o forse ero solo io che lo speravo perché…mi ha confessato di aver assunto un altro aspetto…di essere diventato…me» lo guardò negli occhi mentre l'altro si paralizzò. «Ma questo io…credo di averlo sempre saputo.» Concluse. 

Fred era immobile con gli occhi sgranati e incapace di fare qualsiasi cosa, solo il cuore aveva preso a battergli sempre più forte rischiando di scoppiargli nel petto.
Smise di respirare mentre Igdard si avvicinò un poco di più al suo volto; appoggiò piano la fronte contro la sua e la strofinò in quella carezza che era diventata una cosa loro mentre Fred dovette chiudere gli occhi come se non riuscisse a reggere la portata di tutto ciò che stava provando dentro.
Sentiva il respiro di Igdard vicino, i nasi quasi a sfiorarsi, nessuna difesa, nessuna barriera…

«Mi sei mancato Fred…» 

Il suo stesso nome pronunciato dall’altro seppur in un sussurro lo riportò bruscamente alla realtà. Aprì gli occhi e si allontanò da lui alzandosi.

«Perdonami, io…» provò a giustificarsi mentre Igdard lo guardò con occhi carichi di smarrimento, come se quella fosse proprio l’ultima reazione che si fosse aspettato di vedere.

Ma Fred non vi badò, si diresse velocemente alla porta della stanza e lasciandola aperta si precipitò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.Vi si accostò contro con la schiena respirando a fatica.
Cosa stava facendo? Aveva atteso così tanto quel momento, quel bacio e adesso cosa gli era preso? Aveva forse paura?
Si portò davanti allo specchio, si scansò i capelli dal viso e si sciacquò la faccia con dell’acqua gelata.

«Codardo» disse vedendo il suo stesso riflesso allo specchio «Codardo, codardo, codardo!» Ripeté piano.

Si aveva paura, ma di cosa? Che tutto quello non fosse reale? Che Igdard in cuor suo gli portasse qualche rancore per tutte le sofferenze che gli aveva causato? Che in fondo non si meritava il suo amore quando non era stato in grado di proteggerlo? Quando non c’era stato per lui?
Gli vennero le lacrime agli occhi e guardò il soffitto mentre il petto gli si alzava ed abbassava velocemente. Si costrinse a respirare profondamente.
Non poteva fargli altro male, si ripeteva, l’aveva fatto soffrire, era stata colpa sua, solo colpa sua e non riusciva a fare pace con questo.
E adesso? Lo aveva appena lasciato da solo quando l’altro gli aveva confessato di essere a conoscenza di quello che provava e…di ricambiarlo.
Perciò valeva davvero la pena negarsi a quell’amore, che per entrambi sarebbe dovuto essere eterno, per paura?
Non era quello che aveva desiderato da quando lo aveva salutato su Jotunheim quel giorno in groppa a Jambo? Di rivedere quel sorriso? Di poter baciare di nuovo quelle labbra? Di stringerlo a sé e diventare una cosa sola per sempre?
E poi quel fiore e il loro destino insieme…

«E se rovinassi tutto?» Si chiese piano con le mani appoggiate al bordo del suo lavandino. Gli vennero in mente quelle parole “E poi lasciarti andare?” Ecco perché non lo aveva seguito. Sapeva che Fred voleva fare ritorno a casa e che lui…lui sarebbe stato solo un impedimento.

Ma se davvero lo avesse raggiunto? Sarebbe andato da lui e sarebbero rimasti insieme?
Solo Fred sapeva quanto aveva atteso di fare ritorno da Igdard e di come, quando ormai credeva di averlo perso, qualcosa si fosse spezzato dentro di lui… per sempre…
Poi se l’era ritrovato vivo tra le braccia e quel qualcosa, il suo cuore, era tornato a battere.
Osservò il disastro lasciato a terra dalla mattina, ma senza vederlo realmente. Prese un respiro e abbassò la maniglia della porta.
Igdard si era alzato e guardava verso la porta del bagno in attesa. Eppure era convinto che…Fred riapparve in camera a testa bassa. Entrò e chiuse la porta dando le spalle al ragazzo. 

«Fred?» Lo chiamò Igdard con una nota di ansia nella voce. 

Fred si voltò e lo fissò un istante in silenzio dopodiché consumò la distanza tra di loro in poco meno di un secondo e presogli il viso tra le mani lo baciò con foga e disperazione. Igdard non si sottrasse anzi rispose con tutto sé stesso mentre le sue mani si immersero tra i capelli biondi dell’altro e lo tirarono di più a sé in un contatto ancora più profondo.
Era come respirare, era come morire e tornare a vivere bacio dopo bacio, carezza dopo carezza.
Fred lo sospinse sul suo letto senza separarsi mai da lui, come se non potesse fare a meno delle sue labbra come se fossero l’unica cosa che gli permettesse di rimanere vivo.
Si separano solo un istante per sostare l’uno negli occhi dell’altro e si sorrisero: una conferma, un tacito assenso, un respiro di sollievo da poter tirare finalmente insieme. Ripresero a baciarsi, baci più brevi e pieni di dolcezza, baci che parlavano per loro e dicevano che l’uno non avrebbe più fatto a meno dell’altro…mai più. 

 

“And if a double-decker bus 
Crashes into us 
To die by your side 
Is such a heavenly way to die”

« And if a ten-ton truck, kills the both of us…to die by your side well, the pleasure- the privilege is mine…»

Canticchiò Thor seguendo la canzone alla radio nell’auto.

«Ahah Thor, d’accordo che hai sopportato ben tre ore di musica classica, ma se continui a rovinare questo pezzo fantastico con la tua voce armoniosa farai piovere.»

«Primo ti ricordo che io sono il Dio del Tuono, lo decido io se piove o no! Secondo stai dicendo che sono stonato?»

«Giusto un po’» Rispose tranquillo Loki svoltando e cantando a sua volta. 

«Sei tremendo.»Si offese Thor «E io che ho pure preso freddo per te e per la tua musica.»

«Ma se ti sono stato addosso tutto il tempo e ci ho coperti con la mia giacca!» 

«Sai tesoro non è che tu sia proprio una stufa…diciamo che sei più simile a…si un blocco di ghiaccio può andare.» Lo provocò il biondo.

«Beh potevi sposarti un gigante di fuoco se volevi qualcuno che ti scaldasse.» Rispose con una punta di stizza il moro parcheggiando l’auto davanti a casa. 

«Mmm no, troppe scottature e poi mi piace pensare che io sia il solo che riesce a scaldarti a dovere.» Si avvicinò un po’ al suo orecchio «Soprattutto di notte.»

«E smettila stupido.» Rise Loki spingendolo via. 

«Piovono complimenti stasera amore mio, ma vedo che ti sei davvero rilassato. Il tuo livello di perfidia è tornato alla normalità. Ouch! Ehi ma…!» Esclamò Thor quando il compagno gli diede un forte pizzicotto su una coscia.

«Non sei autorizzato a lamentarti, mi hai appena dato del perfido.» Disse scendendo dall’auto.

Thor scosse la testa, ma lo seguì fuori dall’auto e fino alla porta di casa.Entrarono piano e senza far rumore.
Le luci erano spente e non si udiva suono provenire dal piano di sopra. 

«Ma che ore abbiamo fatto?» Chiese Loki salendo i primi scalini.

«Beh tesoro tra concerto, chiacchiere e spuntino di pizza prima di rientrare è passata la mezzanotte.»

Salirono al piano di sopra e si ritrovarono in corridoio.

«Dici che Fred è sveglio? Non ci siamo nemmeno visti oggi!»

«No, ma ormai starà dormendo. Non ha chiuso occhio ieri… Loki che fai?!»

Il moro aveva raggiunto la porta di Kate e stava per aprirla, ma il marito lo fermò.

«Tesoro ti sentirebbe, sai che ha un udito fin troppo allenato…meglio lasciarlo riposare. Domani avremo tutto il giorno da passare con lui.» 

Il moro annuì con una punta di tristezza, ma si diresse nella stanza da letto seguito dal marito che entrò dopo di lui, ma il pomello gli scivolò facendo sbattere la porta.

 

Fred aprì appena gli occhi. Capì che i suoi erano rientrati e lui sarebbe dovuto essere in camera di sua sorella, ma Igdard alle sue spalle nel sonno strinse il braccio che teneva oltre il suo fianco avvicinandoselo di più contro. Fred avvertì il respiro dell’altro riscaldarlo dietro alla nuca e sulla pelle nuda delle sue spalle; si sentiva così bene in quell’abbraccio…
Ci impiegò un secondo per dirsi che non sarebbe voluto essere da nessun’altra parte se non lì.
Si voltò verso Igdard: gli pose un bacio sulla fronte e si riaddormentò. 


«Thoooor!» Bisbigliò Loki infuriato. 

«È scivolata!» Si giustificò l’altro implorante.

«Tanto valeva che lo svegliassi io nostro figlio, pentapalmo che non sei altro!» Lo sgridò Loki entrando in bagno ed aprendo l’acqua della doccia. 

Il bagno di Loki e Thor era molto diverso da quello dei figli. Le pareti erano beige e vi erano dei faretti sul soffitto. Sulla parete di destra vi era la doccia delimitata da una paretina che faceva da muro divisore con i sanitari. Sulla parete opposta si trovava un unico lungo lavabo posto su un mobile di legno scuro e sovrastato da uno specchio come quello del bagno dei figli, ma senza una cornice intorno. Accanto vi era una finestra. Infine sulla parete di fondo si trovava una vasca bianca e la parete contro cui era posta aveva la parte centrale in mosaico beige e marrone.

«Mmm sono esausto» disse Loki sfilandosi il golfino.

Thor si tolse la camicia sbadigliando e si portò sullo stipite della porta del bagno.

«Yaaawn ti confesso che anche io sono stanco. Non so come ho fatto a non addormentarmi durante il..….» si morse un labbro; in quell’istante Loki stava entrando in doccia. 

La schiena e il fisico perfettamente scolpiti bagnati dall’acqua. I capelli neri lunghi senza la presenza di un solo capello bianco erano fradici; il moro vi passò con una lentezza a dir poco sensuale le dita per mandarli indietro sulle spalle. Poi prese ad insaponarsi senza fretta e finalmente si concesse di rimanere qualche istante con gli occhi chiusi sotto il getto dell’acqua corrente per godere di quel caldo tepore.
Thor cercò di riacquistare un minimo di salivazione e si schiarì la voce. 

«Sai a volte mi dimentico che abbiamo un sacco di secoli» 

«Perché?» Chiese l’altro guardandolo mentre l’acqua enfatizzava di più le sue iridi verdi.

«Perché mi sembra che non sia passato un solo giorno da quando stiamo insieme.»

«Ooh e dimmi» lo provocò sensuale Loki aprendo la doccia e fermandosi di fronte al marito «…è un modo per dire che la tua presenza mi fa bene?»

«Di certo meglio delle tua a me…» puntualizzò Thor indicandosi la benda.

Loki rimase spiazzato.

«Questo è un colpo basso…»

«Lo so.» Gli sorrise soddisfatto il biondo e afferratolo per i fianchi se lo condusse contro «Ho imparato dal migliore dovresti saperlo ormai.» 

Loki lo guardò stupito e imbarazzato allo stesso tempo. Thor gli sorrise e gli diede un delicato bacio sulla fronte. 

«Prendi freddo» gli disse poi afferrando un grande asciugamano e mettendoglielo sulle spalle. «faccio una doccia anche io e arrivo.» 

Loki annuì «Magari non metterci tutta la notte…» lo provocò ancora passandosi addosso la stoffa morbida e raggiungendo la porta. «O io e il mio gelo corporeo potremmo decidere di andare a dormire senza aspettarti.» Sorrise malizioso e dandogli le spalle lasciò cadere l’asciugamano a terra dirigendosi verso il letto e chiudendosi la porta alle spalle. Thor si passò una mano tra i capelli e sorrise a sua volta.

Poco dopo Thor infilò i pantaloni del pigiama restando a petto nudo; pronto per dormire fece per uscire dal bagno, ma udì una leggera sinfonia provenire dalla stanza accanto, aprì piano la porta interrogativo.
* La musica seppur non troppo alta invadeva la stanza leggermente illuminata dalla luce soffusa di una lampada.
Loki aveva indossato la sua vestaglia nera e si stava pettinando i capelli ancora umidi seduto sul bordo del letto mentre dal cellulare di Thor, appoggiato sul comodino del marito, proveniva la musica.

«Scusami mi è venuto in mente questo brano e mi sono permesso di usare il tuo telefono per ascoltarlo.» Mosse la mano in aria e uno specchio ovale si creò davanti a lui; vi gettò un rapido sguardo a sé stesso «Sai nei miei primi mesi su Midgard, quelli in cui ero ancora chiuso in casa di Tony, spesso sentivo una musica provenire dal laboratorio e ho scoperto che era Tony che a volte la metteva in sottofondo per lavorare. E così mi ha prestato alcuni cd e ho imparato ad apprezzare la musica classica.»

«Si me lo ricordo. Spesso la mettevi a casa per rilassarti o in libreria, anche a Fred piace.»

«Si, a Mr.J. non dispiaceva e così a volte era un modo per tenerci compagnia in negozio, ma… da quando siamo su Asgard non la ascolto più.» Abbassò il pettine «Sai Thor a volte mi manca la nostra vita di prima.» Un lieve velo di malinconia attraversò la sua voce mentre il compagno gli si avvicinò alle spalle. «Siamo sempre così presi da tutto, i nostri figli sono grandi e lontani, e noi…non facciamo più tutte le cose di prima: il cinema, il ristorante, una serata solo per noi o con la nostra famiglia.»

Thor appoggiò le mani sulle sue spalle e Loki sospirando ne raggiunse una. 

«Per me è lo stesso tesoro.» Loki lo guardò nello specchio un istante «Da giovane credevo che sarei stato felice di essere re e che non mi sarebbe servito altro, ma da quando ho avuto la nostra famiglia, da quando ci sei tu…è cambiato tutto. Sono re solo per dovere verso il mio popolo, ma a volte vorrei non essere nato principe degli dei.» Abbassò lo sguardo, Loki lo studiò un istante. Quel lato di Thor lo aveva sempre conquistato: suo marito era un dio fiero e forte, ma con animo di una sensibilità e di una dolcezza sorprendente. 

Thor tornò a guardarlo «Ma se le Norne hanno voluto così forse era perché il mio destino potesse legarsi al tuo e perché potessimo stare insieme per sempre. Mi mancano i nostri figli, ma è giusto che vivano la loro vita e facciano le loro scelte come abbiamo fatto noi e quando vorranno tornare a casa, noi ci saremo sempre per loro. Per il resto non mi importa più molto del luogo e del come, mi importa solo che la mia vita sia sempre con te al mio fianco, il resto sarà una conseguenza.» Fece una pausa e lo contemplò un istante  in quel riflesso magico «Sei bellissimo…» sussurrò.

Loki abbassò lo sguardo e sorrise.

«Balla con me» gli propose d’un tratto Thor staccando una mano dalla spalla del compagno e porgendogliela.

Loki tornò a guardarlo e rimase immobile un istante poi la prese mentre lo specchio svanì. Si alzò voltandosi verso di lui e l’altro gli posò delicatamente l’altra su un fianco. 

«Adoro questo pezzo.» Sussurrò Loki.

«Ma Fred non la sentirà?»

«No. Ho incantato le pareti e almeno per qualche minuto non si sentirà suono provenire da questa stanza»

Iniziarono a danzare su quelle note dolci e avvolti in una meravigliosa aura di calma.

«Potremmo dare un ballo su Asgard e farla suonare»

«Thor, se proponessi della musica così su Asgard i sudditi, i tuoi amici per primi, penserebbero che tu sia impazzito o che io ti abbia fatto chissà quale incantesimo e portato alla follia.» 

«Concordo, le feste su Asgard sono così piene di rumore e canti di baldoria. Ma sull’incantesimo come potrei dar loro torto?» Disse facendogli fare un piccolo giro. «Hai incantato il mio cuore molto tempo fa.»

«Sei il solito sentimentale Dio del Tuono.» Lo riprese il marito scuotendo la testa rassegnato. 

«Ah Dei, quanto darei per un po’ di questo ogni giorno.» Se ne uscì ancora Thor. 

«Per della musica classica? È mio marito che parla?»

«No, per stare un po’ così con te… in pace. Hai ragione: in questi mesi abbiamo così tanto pensato al nostro popolo e così poco a noi due. Poi, quando finalmente potevamo farlo, è arrivato quel pazzo…»

«Shhh.» Lo interruppe Loki gentile «Basta adesso, adesso siamo solo io e te….proprio come volevamo…» sussurrò assecondando l’altro nei movimenti. «E comunque abbiamo ancora molti secoli per fare il nostro dovere e dedicarci un po’ anche a noi non credi?»

«E sia, mio re. Non faremo più lo stesso sbaglio e saremo re giusti verso il nostro popolo e verso il nostro amore.» 

«Mpf, mantieni questa promessa Dio del Tuono o potrei vendicarmi» 

«Intanto pensavo che ogni tanto potremmo tornare qui e dedicarci un po’ a noi due. D’altra parte adoro le tue vendette…»

«Thooor…» lo riprese Loki.

«Ma…questa è una promessa e farò di tutto per mantenerla» 

Si sorrisero.
Continuarono a danzare sulle note di quella musica dolcissima, l’uno stretto all’altro finché Thor si fermò e Loki incontrò il suo sguardo.
Il biondo gli accarezzò delicatamente il volto col dorso della mano e gli passò l’altra tra i capelli.
Loki chiuse gli occhi e seguì col viso la sua carezza.
Li riaprì piano avvicinandosi al volto del marito.
Prima fu uno sfiorarsi, leggero e appena accennato.
Poi le loro labbra s’incontrarono senza più lasciarsi andare, annullando ogni distanza, rendendoli un corpo e un’anima sola.
La musica terminò.
Lasciò il posto al silenzio fido compagno e protettore dei dolci suoni del loro amore.


Note: 

*NdA, da leggere con questa in sottofondo se vi va =)

https://youtu.be/-B42ZeBgYTc

Ciao a tuttiiiii!
Il mio #iorestoacasa è questo sesto capitolo ed è dedicato a voi tutti che avrete avuto voglia di leggerlo!
Perdonatemi, è venuto po’ lunghino, ma spero possa tenervi compagnia e regalarvi un sorriso.
Ho inserito due brani perché questo avere un po’ di tempo ci conceda di godere anche della buona musica.
Il primo è There is a light that never goes out perché ascoltare i The Smiths a mio avviso non fa mai male.
Il secondo sarebbe Bach, ma trovavo questa versione meravigliosa e siccome quando ho scritto l’ultima parte di questo capitolo la stavo ascoltando volevo che voi poteste fare altrettanto.
NdA: Ho notato che a quanto pare Kate e Mickey non sono stati gli unici a pensare ad una maratona di Harry Potter visto che Mediaset ha avuto la stessa idea per questi giorni di quarantena =)
Ma ora basta tediarvi e passiamo agli annunci.
Il prossimo capitolo… sarà l’ultimo =(
Io mi sono così tanto affezionata ai personaggi che sarà difficile lasciarli andare.
Maaa ultimo capitolo, ultime sorprese!
P.s in teoria ho un altro progettino in cantiere per Loki e Thor, prima però sarà meglio tornare sui libri di storia.
Un grande abbraccio a tutti, che di questi tempi ci vuole proprio!, e…al prossimo capitolo!

 

   
 
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