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Autore: mido_ri    18/03/2020    0 recensioni
Maekawa Yuki, un investigatore anti-ghoul di secondo grado, si trova a dover fronteggiare un essere spaventoso.
Desideroso di aiuto, cerca l'appoggio dei suoi superiori, ma nessuno crede alla sua scoperta.
"Indietreggiai; ero già a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, ed era troppo tardi per scappare.
Ero prossimo alla morte, eppure non potei pensare a nient'altro che al fatto di volerne sapere di più su quella cosa, di più, di più...
[...]
Fu in quel momento che dovetti ricredermi sul mio ultimo pensiero. Il mio addome si contrasse, trattenni il fiato, un orecchio cominciò a fischiare.
Qualcosa di estremamente rapido e affilato mi sfiorò il lato sinistro del viso e si fermò a mezz'aria. Percepivo un lieve ronzio e un forte calore sulla guancia."
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6.

Giunto in ufficio, mi misi alla ricerca di Kuroyama. Non avevo tempo di avvertire tutti i membri della squadra, inoltre lui era l'unico a sapere.

- Yuki, per caso ti sei perso?

Mi voltai di scatto e mi chinai, appoggiando le mani sulle ginocchia. Avevo corso per tutto il primo e secondo piano, scale comprese.

- No... io... la stavo cercando.

La sua espressione diventò subito più seria e mi fece cenno di seguirlo nel suo ufficio. Era presto e molti dei nostri colleghi non erano ancora arrivati, mentre gli altri chiacchieravano davanti all'entrata della stanza, attendendo le otto in punto per cominciare a lavorare. 
Kuroyama si chiuse la porta alle spalle e rimase in piedi al centro della stanza con le braccia incrociate, aspettando che iniziassi a parlare.

- L'ho visto questa notte... mentre tornavo a casa.

- Sicuro che fosse lui? Io non ho sentito nessun...

- Sì! Era lui. Credo che ci abbia seguito per tutto il tempo, ma senza attivare il kagune. Quando l'ho visto aveva soltanto il kakugan.

- Sei riuscito a scappare?

- No, io... lui mi ha portato a casa sua. Ha detto che voleva uccidermi, ma non l'ha fatto. Mi ha soltanto chiesto delle informazioni sulla squadra e mi ha lasciato andare...

A dire dalla faccia di Kuroyama, era abbastanza sconvolto. Non mi lasciò neanche terminare la frase e mi fu addosso in un attimo. Mi prese la testa fra le mani e sospirò, stette con la fronte schiacciata contro la mia per pochi secondi, poi si allontanò e assunse un tono più severo.

- Yuki! Non avresti dovuto... come diavolo ti è saltato in mente di andare con lui? Avresti dovuto chiamarmi, sai bene quali sono le precauzioni da prendere in questi casi.

- Ma... lo sa anche lei quanto sia forte quel ghoul... e poi il cellulare e la ricetrasmettente non funzionavano e...

- D'accordo, ma ora stai calmo. Devi essere ancora sconvolto...

Mi porse un fazzoletto di stoffa, ma lo rifiutai e mi asciugai il viso bagnato dalle lacrime con il dorso della mano. Che figura da idiota: mi ero appena messo a frignare davanti a un mio superiore. Quante volte si sarebbe preso gioco di me per ciò?

- Sto bene...

- Mi hai fatto preoccupare. E se ci fossero stati altri ghoul con lui? Non sapevi neanche dove ti stesse portando! Avrebbe potuto ucciderti sul serio.

- Ma non l'ha fatto! Le uniche persone che saranno uccise saremo tutti noi se non ci sbrighiamo a pianificare qualcosa! Potrebbe attaccare questa notte...

Kuroyama si passò una mano sulla fronte con evidente sforzo e si sedette davanti a me.

- Hai ragione, non so cosa mi sia preso un attimo fa. Scusami.

Scosse la testa e inspirò, forse nel tentativo di raccogliere i pensieri e concentrarsi. Mi sedetti anche io.

- Adesso raccontami per filo e per segno quello che è successo e poi valuteremo la situazione.

-

Feci come mi aveva chiesto e rimanemmo nel suo ufficio una buona mezz'ora a pensare al da farsi. 
Alla fine decidemmo di esporre la situazione al caposquadra Mitsuo, che si sarebbe occupato di mettere al corrente la squadra. Il vero problema, però, insorse quando egli stesso ci disse che quel giorno aveva degli impegni in un altro distretto. Grandioso. 
Kuroyama mise giù il telefono e mi guardò spaesato, come se io potessi fornirgli una soluzione.

- Be'... non credo che sarà un problema parlarne con il resto della squadra.

Le ultime parole famose.

Non appena Kuroyama aprì le porte dell'ufficio, fu travolto dalle domande sul perché ci avesse messo così tanto a dare il via all'orario di lavoro. Per non parlare di quando videro che aveva tardato a causa mia. È triste per me ammetterlo, ma nessuno lì dentro mi considerava degno di attenzioni, per quanto tutti si sforzassero si mostrarsi ben disposti nei miei confronti per non farmi sentire a disagio. Io stesso riconoscevo la mia inutilità in quel posto, ma cosa potevo farci? Era il mio lavoro e starmene a casa senza fare nulla mi avrebbe fatto sentire ancora più inutile.

- Colleghi, ascoltate, ho una comunicazione urgente, ma nulla di tutto ciò che vi dirò deve uscire da questa stanza.

Con queste parole Kuroyama ottenne l'interesse di tutti i presenti.

- Ascoltate, c'è un ghoul molto pericoloso che minaccia di attaccare la nostra squadra.

Neanche il tempo di cominciare a spiegare, che i colleghi cominciarono a tempestarlo di domande.

- La nostra squadra? E perché proprio questa?

- Be'... non lo so, io...

- Scusi, lei lo ha visto?

- Non esattamente, ma l'investigatore di secondo grado Maekawa...

- E lei credi alle parole dell'investigatore Maekawa? Senza offesa... ma lui non ha molta esperienza con i ghoul e avrebbe potuto capire una cosa per un'altra...

"Una cosa per un'altra? Non ci vuole chissà quale licenza speciale per distinguere un essere umano da un uomo con dei tentacoli che gli spuntano dalla schiena"

Mi astenni dal rispondere a quella chiara offesa, sapevo che avrebbe soltanto incrementato i pregiudizi nei miei confronti.

- Adesso basta, calmatevi. Ho bisogno del vostro aiuto, altrimenti...

Kuroyama tentò di mettere fine al baccano che si era creato alzando la voce, ma uno dei suoi più intimi colleghi si alzò per prendere la parola e lo interruppe.

- Kuroyama, sei davvero caduto così in basso?

L'investigatore Hiromi allargò le braccia come a lasciare intendere che rappresentava il pensiero di tutti i presenti.

- Sei stato tu a insegnarci che, prima di agire, bisogna avere delle prove. Agire in mancanza di queste ultime... vuol dire gettarsi fra le braccia del nemico, non ti ricordi? Dunque, se questo ghoul avvistato dall'investigatore Maekawa esiste davvero, allora il nostro collega avrà il piacere di spiegarci dove, come e quando lo ha incontrato e qual è il suo aspetto.

L'uomo mi indicò e con un gesto cortese mi invitò ad alzarmi. Odiavo quando le persone si fingevano gentili con me, come aveva fatto Kuroyama da quando avevamo cominciato a lavorare assieme. E il suo braccio destro non era da meno. 
Mi alzai e mi guardai intorno, mi sembrava di rivivere la notte in cui avevo visto quel ghoul e cercavo di spiegare a Kuroyama cosa avevo visto, ma le parole non mi uscivano di bocca e mi sembrava di aver dimenticato tutto. La differenza era che questa volta non avevo di fronte un solo uomo, bensì un'intera squadra che nutriva profondi pregiudizi nei miei confronti, salvo forse una sola persona.

- Io... ehm...

Cercai di fare mente locale e di raccogliere tutti i dati utili da esporre, ma non riuscivo a concentrarmi. Mi sembrava ti tenere puntati addosso gli occhi di mille avvoltoi pronti a sbranarmi al minimo errore. Congiunsi le mani nel tentativo di apparire più calmo, ma esse tremavano terribilmente e il mio balbettio di certo non migliorava la situazione. 
Prima che potessi riflettere qualche attimo in più, Hiromi batté le mani una volta come a voler indicare che il tempo era scaduto e che avevo perso la mia unica chance.

- Bene, direi che l'investigatore Maekawa non ha più nulla da dirci.

Poi si rivolse nuovamente a me.

- Un po' prive di attendibilità queste prove, non trovi? Mi chiedo come tu abbia fatto a convincere il tuo superiore...

Ammiccò a Kuroyama, stuzzicandolo di proposito, ma l'altro rimase impassibile. Era strano vederlo indossare la stessa espressione di sempre dopo aver conosciuto parti di lui che non immaginavo nemmeno. Paradossalmente, in mezzo a tutti i miei compagni, lui sembrava essere l'unico di cui potevo fidarmi.

- Io l'ho visto... aveva un kagune elettrico e... mi ha portato a casa sua.

Tutti scoppiarono a ridere all'unisono, eccetto me e Kuroyama, naturalmente, e poi Hiromi che osservava i suoi colleghi con una punta di soddisfazione negli occhi.

- Ma sentitelo! Ora Maekawa ci viene a dire che prende anche il tè con i ghoul. Be', congratulazioni. Vorremmo sapere di più sul vostro appuntamento, ma la riunione è terminata.

Poi si rivolse agli altri.

- Tutti a lavoro!

Non appena ognuno fu concentrato sui propri compiti, Hiromi mi si avvicinò e mi fece cenno di seguirlo all'esterno. Kuroyama assistette alla scena con aria interrogativa. 
Quando fummo soli nel corridoio, assicuratosi che non c'era nessuno nei paraggi, Hiromi mi afferrò per il colletto e mi sbatté con forza contro il muro. Non mi aspettavo una cosa del genere da un uomo così serio e temperato.

- Ascoltami bene, Maekawa Yuki. Sappiamo bene entrambi quanto tu sia inutile alla squadra, soprattutto il caposquadra Mitsuo, che si sforza di essere così gentile con te. E poi Kuroyama... non so cosa tu gli abbia raccontato per intenerirlo a tal punto, ma sappi che anche lui è consapevole di quanto tu sia incapace, forse più di chiunque altro.

Mi liberò e, dopo essersi guardato intorno, mi diede una sistemata alla camicia con un sorriso soddisfatto dipinto sul volto.

- E tu sai bene che non ti cacciamo fuori di qui a calci soltanto perché tua madre ci ha implorato di darti un posto di lavoro. Ebbene... perlomeno sii grato alla tua squadra e non andare in giro a raccontare fandonie. Ti è stato dato il compito di esplorare i quartieri di notte per fare rapporto sugli avvistamenti reali, non sulle tue stupide allucinazioni insignificanti.

Finalmente Hiromi prese le distanze dal mio corpo e fece per allontanarsi, ma si fermò all'improvviso e si voltò nuovamente a guardarmi con quell'aria di superiorità, come se gli fosse appena venuto in mente di aggiungere qualcos'altro per ferirmi ulteriormente. E ciò gli riuscì benissimo.

- Almeno tuo padre non era inutile come te.

-

- Yuki!

Kuroyama mi raggiunse e si fermò di fronte a me, le mani sulle ginocchia e il fiatone. Sembrava avermi cercato ovunque. 
Dopo la chiacchierata con Hiromi, mi ero rifugiato sulle scale del quarto piano, solitamente poco trafficate. Non avevo trovato il coraggio di tornare in ufficio, non dopo l'enorme figuraccia che avevo fatto davanti a tutti. Inoltre ero più che sicuro che nessuno si sarebbe accorto della mia assenza.
Ero rimasto seduto lì fino alla pausa pranzo, quando avevo deciso di dirigermi verso i distributori automatici e comprare un sandwich incartato nella plastica. Non che ci fosse molte scelta. Poi mi ero seduto nuovamente sulle scale e Kuroyama mi aveva trovato proprio nel momento in cui mi accingevo ad affondare i denti nel pane morbido.

- Ti ho cercato dappertutto. Ascolta... anzi, prima di tutto, stai bene?

Mi limitai a scrollare le spalle, non avevo molta voglia di condividere il mio stato d'animo, nonostante quella volta Kuroyama sembrasse sinceramente preoccupato. Avevo visto come mi aveva guardato mentre Hiromi mi conduceva fuori dall'ufficio.

- Hiromi è stato davvero un bastardo. Non guardarmi così... il nostro rapporto è pura finzione professionale. Anni e anni sprecati a rincorrere il suo ego soltanto per essere tradito alla prima richiesta di aiuto. Ma questo ora non ha importanza: dobbiamo pensare alla missione.

L'altro mi si sedette accanto emettendo un sospiro mentre si chinava. Era davvero esausto. Effettivamente quella notte nessuno dei due aveva dormito, anche se io ormai ero piuttosto abituato.

- Ho un'idea. Ricordi la strada per arrivare a casa sua?

Sgranai gli occhi e cominciai a tossire, rischiando che il pane mi andasse di traverso.

- Sì, lo so che è da sconsiderati infilarsi nella sua tana, ma non vedo altra scelta. Potrebbe attaccare il CCG questa notte e, senza la collaborazione della squadra, siamo praticamente esposti a qualsiasi danno. Inoltre non abbiamo nessun dato su di lui né sui suoi spostamenti né sui luoghi di caccia e non c'è tempo per iniziare delle ricerche fondate sul nulla. Dunque l'unico dato certo che abbiamo su di lui è che... vive da qualche parte. E tu sei stato lì.

- E se non fosse a casa?

Kuroyama sospirò e mi prese le mani, poi le strinse con forza, ma sembrava voler infondere più coraggio a se stesso che a me.

- Dobbiamo tentare.

Annuii, cercando di imprimere sul mio volto una qualche espressione che lasciasse trasparire determinazione, ma non ero sicuro del risultato. In quel momento ero confuso per via del gesto improvviso di Kuroyama. Insomma, mi aveva appena stretto le mani mentre mi guardava negli occhi, dopo avermi cercato per tutto l'edificio. L'uomo che avevo di fronte era davvero Kuroyama? 
Qualcosa mi diceva che l'interesse per quel ghoul da parte del mio superiore era animato da altre ragioni, oltre al semplice e puro senso della giustizia.

- D'accordo, ti porterò lì, ma...

Mi sentii quasi ridicolo a dire ciò a un uomo più grande ed esperto di me, ma allo stesso tempo percepii un forte calore al petto che mi infuse coraggio.

- Usciamone vivi.

Kuroyama annuì e mi strinse una spalla con forza.

-

Come da copione, alle due di notte mi trovavo già presso le abitazioni del quartiere in questione. Kuroyama mi raggiunse poco dopo con l'auto e, con un gesto della mano, mi invitò a occupare il posto del passeggero. Lo guidai attraverso quella strada buia, che sembrava la via principale di una città fantasma, ma era normale che a quell'ora nessuno fosse in giro. Quando riconobbi l'edificio in decadenza Kuroyama si fermò e, prima di scendere dall'auto, ripetemmo insieme il piano. Non che ci fosse molto da ripetere: dovevamo soltanto camminare senza fare rumore e poi intrufolarci in casa sua.

Una volta raggiunto l'atrio, passammo davanti a quelle persone che, come la volta precedente, stavano distese sul pavimento, dove avevano costruito il proprio giaciglio, oppure conversavano a bassa voce appoggiate alla parete. Io e Kuroyama tentammo di non rivolgere loro neanche un'occhiata per non destarne l'attenzione. 
Nonostante fossi io a conoscere la strada, il mio superiore camminava dinanzi a me con una mano prontamente appoggiata al quinque nascosto. Come regola avrebbe dovuto portare una valigia, ma avrebbe destato troppi sospetti, quindi si era limitato a portare con sé un bikaku molto potente e ad avvolgerlo attorno alla vita, in modo da poterlo nascondere con la giacca. Per quanto riguardava me, avevo soltanto la mia inutile cintura ed era facilmente comprensibile che, se qualcuno ci avesse attaccato cogliendoci di sorpresa, io sarei stato ucciso nel giro di pochi secondi.

- È questa.

Sussurrai a Kuroyama quando fummo davanti all'entrata dell'appartamento. L'altro annuì e si appiattì contro il muro. A quanto pareva dall'interno non proveniva alcun rumore, ma era probabile che il ghoul si fosse già accorto della nostra presenza. Una domanda cominciò a fare pressione nella mia testa: si sarebbe nascosto o ci avrebbe attaccato?

Prima che potessi riflettere oltre, Kuroyama sfondò la porta con un calcio e sfoderò il quinque. Ad aspettarci all'interno c'era un ragazzo nell'ombra, con il capo chino e le braccia bloccate dietro la schiena. Inutile procedere alle minacce: ai nostri occhi quella persona era una vittima. 
Kuroyama, immobile davanti a me, fu il primo a riempire quel silenzio pieno di attesa.

- Ya... Yashiro?

  
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