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Autore: ballerina 89    20/03/2020    2 recensioni
[This is us]
Salve a tutti. Questa piccola fanfiction è ambientata nella stagione 4 della serie Tv This is us.
“Cassidy Sharp mi hai stregato... non so come tu te la stia passando adesso ma una cosa è certa: ti voglio nella mia vita e sono disposto a fare carte farse pur di averti.”
Con la promessa di mettersi in contatto l’un l’altra in caso di bisogno, Kevin Pearson e Cassidy Sharp si salutano per riprendere in mano le loro vite a km di distanza. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi per alcuni mesi ma poi qualcosa cambia...
cosa succede quando dentro di noi, pur non volendo, scoppia una battaglia tra testa e cuore? Leggete per saperne di più.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV RYAN SHARP

Credo di essermi comportato davvero in malo modo con lei, non lo meritava... non lo meritava affatto... sopratutto dopo tutto quello che aveva avuto modo di vedere durante la sua permanenza in Vietnam. Sono stato un’insensibile lo ammetto ma se ho fatto quel che ho fatto è stato solamente per cercare di proteggere mio figlio.  No, non voglio giustificarmi dicendo questo, non c’è modo per giustificarmi in realtà, la verità è che avrei potuto benissimo proteggere Matty anche restando accanto a sua madre, ma in quel momento non ebbi la forza di farlo. Non era la prima missione a cui prendeva parte, ce ne erano state molte altre nel corso degli anni ma mai nessuna  l’aveva segnata come quest’ultima. Di solito, subito dopo il suo ritorno, partivamo sempre  per qualche vacanza tutti e tre insieme, era un modo per ricongiungerci e stare in famiglia ma allo stesso tempo era un modo per farla rilassare e staccare la spina. Anche dopo quell’ultimo viaggio le proposi di allontanarci per qualche giorno ma lei declinò l’invito. Non diedi molta importanza alla cosa, pensavo semplicemente che non le andasse, ma poi di giorno in giorno iniziai a notare dei seri cambiamenti in lei. Era diventata fredda, distante, poco presente nelle attività famigliari... Anche questa volta non mi sentii di dirle nulla immaginando che il suo stato d’animo riguardasse il lavoro, ma poi iniziò a rientrare tardi la sera e ad uscire il mattino ad un orario fin troppo insolito.  Mi disse che era il lavoro a tenerla così impegnata ma capii subito che era una bugia: dopo la missione le spettava di regola un periodo di licenza pertanto nessun lavoro, tantomeno quello d’ufficio, poteva esserle assegnato. Non le feci capire che avevo scoperto la sua bugia, volevo scoprire il perché mi avesse mentito prima di parlargliene ma ahimè la verità si presentò ai miei occhi più dura di quanto potessi immaginare. Era una mattina come tante altre, ero solo in casa: Matty era a scuola e lei a “lavoro” come voleva farmi credere, quando arrivò il postino è mi consegnò la posta odierna. Tra le varie bollette e annunci pubblicitari mi capitò tra le mani una lettera indirizzata a lei da parte dei suoi superiori: che volessero mandarla in missione ancora una volta? Non potevano farlo... era in congedo. Che fossero cambiate le leggi? Che il tempo di licenza forse diminuito? Allora forse non mi stava mentendo, forse era davvero a lavoro. Avrei dovuto aspettare che rincasasse per sapere cosa contenesse quella lettera ma non ci riuscii, la curiosità era troppa e così decisi di aprirla da solo. Beh credetemi...mi sarei aspettato di leggere tutto tranne quello che effettivamente lessi. Non era una convocazione quella che avevo davanti ma bensì una lettera di risposta alla sua domanda di dimissioni. Per anni e anni le ho chiesto di smetterla con queste missioni suicida ma la sua risposta è sempre stata negativa: “tu non capisci... tu di qua... tu di la....” Non ero in collera con lei per aver abbandonato il corpo militare, anzi... a dirla tutta ero sollevato dalla cosa, il problema stava nel fatto che mi stesse mentendo ancora e ancora. Uscii di casa per prendere una boccata d’aria e rilassare i nervi ma il caso volle che mi imbattei nella sua auto: era parcheggiata davanti l’entrata di un bar... interessante, molto interessante: perché mettere la scusa del lavoro quando la realtà era semplicemente che fosse uscita con qualche sua amica? Che non fosse un’amica? Che avesse un amante? Mmmh... non lo credevo, non era  da Cass. Decisi di non indagare per quel giorno e di affrontare l’argomento al suo rientro ma quando capii che non le avrei tirato fuori mezza parola neanche con le tenaglie decisi di intervenire a modo mio. Come? Pedinandola. La segui, stando bene attento a non farmi notare, per due settimane ma già alla fine della prima capii il vero problema. Avevo ragione a dire che non avesse nessun amante, il suo problema era di gran lunga più grave... si stava autocommiserando nell’alcol. Cercai di mantenere la calma e affrontare il problema con la diretta interessata nella maniera più tranquilla possibile ma fu un vero fiasco... finimmo per litigare neanche cinque minuti dopo. Il nostro rapporto da quel giorno ebbe un grosso calo, non mi andava giù il fatto che bevesse e la cosa peggiorò di gran lunga quando agli stati alticci in cui ogni tanto versava si associarono i primi sintomi di quello che poi le venne diagnosticato come stress post traumatico. In pratica durante la giornata le capitava più volte di estraniarsi dalla realtà perdendo la concessione di dove fosse o cosa stesse facendo. Raccontata in questo modo non sembrerebbe nulla di cui preoccuparsi ma se si aggiunge che durante queste crisi il suo atteggiamento diventava aggressivo verso chiunque le stesse accanto la cosa cambia. Il suo cervello in poche parole riviveva qualche momento traumatico vissuto e chiunque le stesse accanto in quel momento diventava parte di quel ricordo. Alcuni giorni le crisi erano poche e gestibili, altre erano di gran lunga numerose e più impegnative... tutto dipendeva dall’alcol.  Lei chiesi più volte di smetterla, che non era necessario ridursi in quello stato ma non sembrava darmi ascolto, continuava a bere come se nulla fosse. Finimmo per litigare un giorno sì e l’altro pure, con o senza presenza di Matty in casa, ogni scusa era buona per inveirci contro. Non ne potevo più, dovevo trovare una soluzione per mettere la parola fine a tutto quello schifo. Matty anche se non lo diceva soffriva per quel clima di tensione che stava vivendo e in quanto padre spettava a me il compito di proteggerlo se sua madre al momento non era in grado di farlo. Come? Non lo sapevo all’inizio ma di una cosa ero sicuro: avrei fatto qualsiasi cosa pur di salvaguardarlo e così feci. Non avrei mai voluto arrivare a tanto credetemi ma non riuscii a fare altrimenti: quando la vidi, dopo l’ennesima crisi, colpire “accidentalmente” nostro figlio non ci vidi più e presi un provvedimento drastico: l’allontanai da casa per poi chiederle il divorzio neanche tre giorni dopo. Mi pentii l’istante seguente per la scelta presa ma poi ragionandoci a mente fredda capii che forse non era stato proprio un male quel gesto... L'amavo ancora, non avevo nessuna intenzione di lasciarla, ma chissà forse farle credere che io volessi sul serio divorziare da lei l’avrebbe aiutata a reagire e a rimettersi in carreggiata. Sperai vivamente che questo accadesse e in un primo momento, quando mi comunicò che aveva preso la decisione di chiedere aiuto presso un centro per ex veterani, credetti addirittura di aver fatto centro: chi meglio di una persona che ha vissuto bene o male le sue stesse esperienze avrebbe potuto aiutarla? Era il posto giusto... già... peccato che poi un bellimbusto da strapazzo decise improvvisamente di mettersi alle sue calcagna arrivando addirittura ad ottenere la simpatia di mio figlio. Un amico, diceva di voler essere suo amico... voleva “aiutarla a tornare con me”... tze, ma a chi voleva darla a bere; forse Cass poteva anche credergli in quanto annebbiata da tutta la sua situazione ma io avevo visto lungo: quello voleva altro che una semplice amicizia da lei... Il suo tenderle la mano per riportarla da noi era in realtá un finto interesse amichevole che nascondeva dietro di se qualcosa del tipo: “faccio vedere che sono una persona sensibile per poi infilarmi nei tuoi pantaloni”. Non vi erano altri significati credetemi ma per mia fortuna si giocò talmente male le sue carte, venendo addirittura da me a farmi pietosamente la morale, che nel giro di due mesi lei tornò seriamente da me e senza aver mai dubitato un solo istante di noi due. Tornammo a vivere la nostra vita come se nulla fosse accaduto, eravamo nuovamente felici come agli inizi e la cosa sarebbe andata sempre a migliorare visto che ormai l’alcol non era più un problema e che aveva rinunciato addirittura alle missioni. Tutto stava andando meravigliosamente bene ma poi, dal giorno alla notte, qualcosa in lei  cambiò.  il suo essere solare svanì di colpo lasciando spazio ad una Cassidy decisamente più cupa e silenziosa. Non le dissi nulla nel il primo, ne il secondo, ne il terzo giorno ma poi a distanza di una settimana quando la vidi preferire le quattro mura della nostra stanza, o del suo ufficio, piuttosto che la nostra compagnia decisi di affrontare l’argomento con di petto... non volevo di certo tornare a quei lunghi silenzi che ci avevamo quasi portato alla distruzione. Non sembrava molto intenzionata ad aprirsi ma poi a forza di insistere riuscii ad ottenere una mezza risposta. 

  • Mi sento... mi sento vuota! - mi confessò dopo essersi fatta un bel pianto liberatorio. Cass non è di certo una persona che piange spesso, sopratutto in pubblico, se era arrivata a quel punto significava davvero che qualcosa la stava mandando in paranoia. Ma cosa? In che senso si sentiva vuota? Provai a non forzarla facendole domande su domande e attesi che fosse lei a riprendere il discorso. - non so come spiegartelo in realtà...
  • Ho forse fatto qualcosa io che ti ha fatta sentire così? 

La vidi abbozzare un mezzo sorriso di rassicurazione - Ma no, certo che no Ryan... non centri nulla davvero , sono io che... boh non lo so.... mi sento incompleta. Già, incompleta è il termine più adatto credo, non... - sbuffò -  ho come la sensazione che mi mancasse ancora qualcosa per essere davvero felice. - forse avrei dovuto contare fino a dieci prima di risponderle ma non lo feci e senza ragionare sul serio su cosa stessi davvero facendo le feci una proposta.

  • Facciamo un altro figlio allora! - dissi di getto facendole sgranare gli occhi. Si sentiva incompleta aveva detto... cos’altro può rendere una donna completa se non un figlio? - completiamo la nostra famiglia Cass!!! Manca una femminuccia ancora se non sbaglio... tentiamo. 

Non rispose subito, l’avevo sorpresa con quella proposta e ci volle un minutino buono prima di riuscire ad emettere una frase di senso compiuto.

- Ryan... ecco io.... si insomma... così su due piedi... non... non credo che... - stava forse rifiutando? 

  • Andiamo Cass, ne abbiamo parlato centinaia di volte in passato e anche tu sei sempre stata d’accordo... 
  • ehm.. si... si è vero però...
  • Sbaglio o avevamo detto di non far crescere Matty figlio unico? Abbiamo sempre voluto un secondo figlio Cass, tu lo hai sempre voluto ma abbiamo sempre rimandato o per via del tuo lavoro o perché Matty era ancora troppo piccolo per poter capire, ma adesso... adesso il momento è perfetto:   Lui ha 9 anni, è grande abbastanza e inoltre tu hai un lavoro decisamente meno rischioso del precedente... per non parlare poi  del fatto che mi hai appena confessato di sentirti incompleta quindi.... che cosa stiamo aspettando Cass? - Avere più di un figlio faceva parte dei nostri progetti ancor prima di sposarci, lei era la prima a dire che ne voleva come minimo due.. cos’era cambiato da allora? Perché il suo sguardo gridava terrore? - Andiamo amore, sarebbe una cosa meravigliosa non trovi? 
  • Non fraintendermi ti prego, non pensare che io non voglia allargare la nostra famiglia o che non mi piacerebbe l’idea di un nuovo bambino solo che... te l’ho già detto Ryan, non è un buon momento per me adesso.
  • Ma Cass hai detto tu stessa che...
  • Lo so cosa ho detto ed è vero, mi sento come se mi mancasse qualcosa ma non è di certo un nuovo figlio che migliorerebbe le cose... non adesso almeno. 
  • Non riesco a seguirti amore... 
  • Non ti biasimo di certo... non riesco a capirmi neanche io ultimamente. - prese un respiro - Ho riavuto la mia vita indietro e ne sono davvero felice credimi, mi è mancato da morire stare con voi, ma ci sono dei momenti nella giornata, sopratutto quando sono da sola, dove di punto in bianco mi sento triste... malinconica. Non riesco a comprendere a cosa sia dovuto questo senso di malessere ma so che nessuno riesce a mandarlo via completamente. Non guardarmi così, non sto dicendo che sia colpa vostra, anzi.. se non ci foste voi molto probabilmente sarei già ricaduta in basso. - volevo replicare ma lei mi anticipò continuando a parlare. - Non preoccuparti per me, molto probabilmente è solamente una cosa passeggera... passerá.
  • Lo spero vivamente tesoro ma se così non fosse? 
  • Abbi fede, passerà. Quello che mi serve è staccare un po’ la spina e per farlo avrei pensato ad una piccola cosa in realtà se per te non ci sono problemi... 
  • tutto quello che vuoi tesoro mio. - risposi non sapendo a cosa stavo per andare in contro. 
  • vorrei partire. 
  • Ottima scelta amore, sono d’accordo con te!
  • Sei... sei d’accordo? - mi fissava come se avessi detto chissà quale assurdità. Era così strano per lei che io avessi accettato di fare un piccolo viaggio?  
  • Certo, perché non dovrei! Staccare la spina è proprio quello che serve in questi casi. - mi sorrise - Hai già in mente dove ti piacerebbe che ti portassi? Mare o montagna? Io direi mare, tu adori il mare e anche Matty. Potremmo prenotare in quel residence dove passavamo l’estate tre o quattro anni fa, che ne pensi? 
  • Beh... ecco io...
  • Preferisci la montagna? Ok, va bene... possiamo andare a sciare o al campeggio. Qualsiasi cosa tesoro, hai carta bianca e chissà... magari è proprio nel pieno della nostra vacanza che un nuovo Sharp arriverà. 
  • Non stavo parlando di una vacanza... il tipo di viaggio che ho in mente di fare è... come dire.... particolare?? Vedi Ryan stavo pensando di arruolarmi un’ultima volta. - cosa? Avevo capito bene? Voleva arruolarsi? Di nuovo? Ma era forse impazzita? 
  • Stai scherzando vero? - ironizzai sperando stesse sul serio prendendomi in giro, non poteva pensare seriamente di farlo, non dopo  l’ultima volta. Purtroppo il suo sguardo si fece ancora più serio e questo mi fece capire che il suo non era affatto uno scherzo, stava prendendo seriamente in considerazione l’idea di partire. - No mia cara, non ti permetterò di farlo. 
  • Ma Rya....
  • No no no no no, non mi interessa nulla, non puoi partire!
  • Non ho intenzione di stare via molto... due o tre mesi al massimo! Ho bisogno di staccare te l’ho detto. 
  • hai detto bene, staccare! Devi staccare la spina non farti ammazzare o farti deprimere ancora di più. Ma non hai imparato nulla dalle esperienze passate? - scossi la testa incredulo e alterato allo stesso tempo...non poteva dire sul serio. -  No Cass... mi dispiace, odiami pure se questo ti farà sentire meglio ma non partirai. 
  • Non puoi decidere per me!!! - mi rispose a tono alterato anche lei da quel mio rifiuto. Quella era la prima volta che discutevamo da quando eravamo tornati insieme. - Sono una donna adulta e vaccinata Ryan e ho tutto il diritto di prendere decisioni che riguardano la mia persona. Non puoi impedirmelo. 
  • Non posso impedirtelo... wow mi dipingi quasi come un burbero marito che impedisce alla propria moglie di avere la propria libertà.
  • Beh... mi stai...
  • Cassidy ragiona per favore, sei più intelligente di così. Ti sei arruolata un milione di volte e non ho mai detto nulla nonostante l’idea non mi piacesse mi sembra, ho vissuto con la paura di non rivederti più per ogni singolo giorno di ogni tuo viaggio... credevo di essermi abituato a questa vita ma non è così.. se te lo sto impedendo c’è un motivo. L’ultimo viaggio ti ha cambiata parecchio ed è evidente che sia successo qualcosa di brutto che ti ha segnata. Io non so cosa sia accaduto veramente laggiù, non hai mai voluto parlarne e non so neanche se sarei pronto ad ascoltare l’intera storia, ma so per certo che non voglio che ti accada nulla di brutto. Voglio alzarmi ogni singolo giorno della mia vita con te al mio fianco, non voglio più aprire gli occhi e sperare che nessuno dei tuoi superiori bussi alla nostra porta con una sentenza di morte nei tuoi confronti... credimi Cass, non sto esagerando, non sto dicendo questo per impietosirti e farti cambiare idea... ho vissuto davvero queste paure. Non sei partita per un viaggio di piacere, sei andata in guerra e la guerra porta morti. Ogni giorno pregavo affinché non arrivassero notizie devastanti, ogni giorno speravo di non dover andare a prendere Matty a scuola per comunicargli la notizia che sua madre se ne fosse andata per sempre..non voglio più rivivere quei momenti, non voglio che Matty li riviva... è stato straziante vederlo piangere in piena notte perché le mancava la sua mamma o perché a scuola ha capito il vero significato della guerra. 
  • Io....
  • Trova altro che ti faccia stare bene, non so... la palestra magari, o un corso di cucina... qualcosa che ti tenga impegnata insomma. se vuoi ti aiuterò io a  trovare qualcosa ma togliti dalla testa l’idea  partire perché dovrai passare sopra il mio cadavere per farlo. Chiamami bastardo, stronzo o come meglio preferisci ma non cambierò idea: voglio tutelare la nostra famiglia costi quel che costi e sono pronto a tutto pur di farlo. 
  • Pensi che basti questo per convincermi? 
  • No ma lo spero davvero perché nel caso non riuscissi a tenerti qui con noi significherebbe solo una cosa.... 
  • cosa?
  • Che al tuo ritorno ci sarà una nuova causa giudiziale per divorzio da affrontare. Definitiva questa volta.

 

POV KEVIN PEARSON 

Per quanto cerchi di auto convincermi che non sia vero la realtà dei fatti è che lei è diventata il mio chiodo fisso. A lavoro, a casa, al supermercato... mattino, giorno e sera... non c’è un  momento o luogo in cui non penso a lei.  Mi manca, mi manca terribilmente e la cosa preoccupante è che di lei mi mancano anche tutte quelle cose e modi di fare che in un primo momento ho etichettato come difetti. Ho provato di tutto per dimenticarla credetemi ma a quanto pare il suo ricordo si è insidiato nel mio cuore e non ha alcuna intenzione di fare le valige e andare via. “Un’amica.. è solamente un amica” “ è questo che continuo a ripetermi tra me e me per autoconvincermi  e evitare al contempo di rimanere scottato ma la verità è che non ci credo neanche io . Tra di noi c’è stato qualcosa, non si può negare e quel qualcosa va ben oltre il sentimento dell’amicizia. L’essere andati a letto insieme è solamente una conferma, se non ci fossimo spinti così oltre le cose non sarebbero comunque differenti da quelle che sono adesso. Vorrei chiamarla, sentire la sua voce, la sua risata contagiosa e perché no... magari invitarla a L.A. per trascorrere un paio di giorni insieme come hai vecchi tempi. Mi piacerebbe davvero poterlo fare ma non posso non pensare alle conseguenze che porterebbero queste mie azioni. Non è più una donna libera ormai, l’ho vista io stesso entrare in quella tavola calda e ricongiungersi con suo marito... non posso di certo chiamarla, invitala qui  e far finta che lui non esista... non sarebbe corretto. 

Non lo faccio per lui sia chiaro, lo faccio più che altro per lei... di Ryan non me ne importa un fico secco anzi... a dirla tutta mi sta anche parecchio antipatico. Eh già, è proprio così ma sia chiaro... non è l’interesse per Cass a farmi dire questo di lui, no... la verità è che dalla prima volta che l’ho visto mi ha sempre dato una sola e unica impressione, quella di essere un presuntuoso di prima categoria. “Stai lontano da mia moglie!” Mi disse una sera dopo aver riaccompagnato lei s suo figlio a casa.. ma chi si credeva di essere è? Non solo la trattava da schifo ma si riservava anche il diritto di metterle un cartello al collo con su scritto “proprietà privata”? Roba da pazzi.. sarebbe stato da fargli capire fin da subito cosa significasse perderla per sempre... in fondo non ci sarebbe voluto poi molto, ma il bene di Cass in quel momento era la mia priorità pertanto farmi da parte e spingerla tra le sue braccia, nonostante fossi totalmente contrario, mi sembrò l’unica cosa sensata da fare. A ripensarci adesso mi prenderei a schiaffi da solo, che razza di idiota che sono stato a lasciarmela scappare. Potevo combattere per lei e averla... ma no, ho preferito regalarla al nemico. Piangersi addosso purtroppo non serve a nulla adesso, non posso far più nulla per rimediare. Cioè, mi spiego, potrei ancora provare a farle capire i miei veri sentimenti togliendo definitivamente quell’orrenda  maschera dell’amicizia che ho messo su ma così facendo, se lei ricambiasse, rischierei di distruggere la sua famiglia e per quanto non me ne importi nulla del suo uomo c’è un’altra persona che oltre a lei non vorrei mai ferire: Matty, suo figlio. Se avessi agito tempestivamente quando ne ho avuto la possibilità sicuramente le cose sarebbero state più semplici e decisamente più fattibili: Matty era a conoscenza che in quel periodo le cose tra i suoi genitori non andassero a gonfie vele, ma adesso... adesso in famiglia è tornata pace e armonia pertanto agire adesso significherebbe spezzare un’equilibrio ritrovato e non voglio che me ne si venga attribuita la causa. Voglio bene a Matty, non voglio che mi consideri uno sfascia famiglie. 

Lo so, lo so... mi sono rammollito, in altri casi non avrei esitato un solo istante a prendermi ciò che consideravo mio ma in questo caso ci sono troppe cose in gioco e io ho paura. Di cosa? Beh... di tante cose in realtà ma la più grande, che supera addirittura il non voler ferire Matty, è quella di essere respinto da lei. Tengo troppo a lei, non riuscirei mai ad accettare un suo rifiuto pertanto forse è meglio che mi faccia da parte e la lasci vivere la sua vita con suo marito. Già..l forse è la cosa migliore è chissá magari un giorno mi passerà. Certo! come no... mi passerà senz’altro... ma chi voglio prendere in giro?!?!? Non credo che mi passerà mai. 

Una chiamata rompe improvvisamente i miei pensieri: “grande, momento perfetto” esclamò tra me e me, forse per questa sera riuscirò per almeno dieci minuti a non pensare a lei. Guardò l’ora prima di notare che il numero che mi sta chiamando non è segnato in rubrica... sono le 22:36, chi diavolo può essere a quest’ora? 

-Pronto?!? 

  • si pronto... parlo con Kevin Pearson? - è la voce di un uomo quella dall’altro capo del telefono pertanto escudo a priori che siano le ragazze della famosa app di incontri a cui avevo preso parte tempo addietro. Un gran sollievo sarò sincero, erano davvero insopportabili, ma resta ancora il fatto che non abbia capito chi mi sta cercando. Che sia una questione di lavoro? 
  • Si sono io, con chi ho il piacere di parlare? 
  • Sono Ryan... Ryan Sharp! - lupus in fabula... proprio l’ultima persona al mondo che desideravo stare ad ascoltare. - Non so se ti ricordi di me, sono il marito di...
  • So chi sei! - forse ho risposto in maniera un po’ troppo brusca ma bastava che dicesse il suo nome per farmi capire chi fosse, al massimo il suo cognome...non c’era mica bisogno di elencarmi tutto l’albero genealogico!!! Reazione un po’ esagerata? Mmmh... si lo ammetto ma il sentirlo etichettarsi come suo marito mi ha mandato completamente in panne il cervello. - Cosa vuoi? - Accidenti Kevin datti una regolata o potrebbe insospettirsi! 
  • So che è tardi, mi dispiace disturbarti a quest’ora ma c’è una cosa urgente di cui avrei necessariamente bisogno di parlarti. Non è che potresti raggiungermi domani in mattinata? - cosa? È serio? Abitiamo a km di distanza come può anche solo pensare di chiedermi una cosa del genere. Fosse un mio amico pure pure ma lui proprio no. Di cosa deve parlarmi poi? Una questione urgente. sì certo, talmente urgente che può aspettare domani mattina per dirmela. Tze.. c’è sotto qualcosa, starà di sicuro architettando un piano per sbattermi tutta la sua felicità addosso. No grazie non ci casco. 
  • Qualsiasi cosa tu debba dirmi puoi farlo anche adesso. - rispondo senza dargli tanta importanza 
  • È una questione un po’ delicata in realtà... vorrei evitare di parlartene per telefono e poi... beh mi servi qui perché mi occorrerebbe il tuo aiuto. - ah si??? Sono indeciso se riagganciare o scoppiarli a ridere in faccia. 
  • Sai che c’è? Non riesco proprio a trovare nessun filo logico che mi spieghi il perché, di tante persone esistenti sulla faccia della terra, tu stia cercando proprio me per farti aiutare. Avrei un piccolo sospetto al riguardo ma se così foss...
  • Riguarda Cassidy - dice interrompendomi. Come sospettavo... Accidenti però! Il solo sentire pronunciare il suo nome mi manda in tachicardia il cuore. 
  • E cosa centro io? - domando freddamente come se non me ne importasse nulla  nonostante la verità sia tutt’altra.
  • Non immagini neanche quanto mi infastidisca chiederti questo, credimi, ma non posso fare altrimenti... è una cosa che la riguarda e se non ricordo male voi siete molto amici giusto? 
  • Non vorrai mica immischiarmi in qualche sorpresa sdolcinata che hai intenzione di farle vero? Non sono assolutamente intenzionato alla cosa!  - se credeva che ero sul serio disposto a farmi umiliare così davanti a tutti si sbagliava di grosso. - Perché non ti fai aiutare da quel genio del tuo amico che in passato ti ha aiutato a farle la proposta di matrimonio? Sono sicuro che gradirá! - forse ho un tantino esagerato... che abbia capito che sono geloso? Sicuro.
  • Non hai la vaga idea di quanto mi farebbe piacere farti assistere ad una cosa del genere - ride prendendosi gioco di me - Ma no, non è questo il momento. Non sto organizzando nulla di speciale per lei, non oggi almeno, ma visto che ci tieni tanto sarò ben felice di informarti quando questo accadrà. - mi stava forse sfidando?
  • Senti Ryan non...
  • Ti sto chiamando per una questione seria che la riguarda! - il suo tono di voce è tutt’altro che divertito adesso. Sembra quasi preoccupato...
  • Cass sta bene??? - è la prima cosa che mi viene in mente di chiedergli. Quel suo cambio di voce repentino mi ha insospettito parecchio... sembra preoccupato e poi parliamoci chiaro.. Ryan mi chiamerebbe solo due casi: o se dovesse sbandierarmi in faccia la sua felicità o se fosse successo qualcosa. Se ha escluso la prima ipotesi vuol dire che... no, non voglio neanche pensarlo.
  • Wow.. vedo che ho suscitato finalmente il tuo interesse. - mi dice tornando a sogghignare - beh...Saprai come sta Cass solamente se accetterai di incontrarmi. - ok, mi sta prendendo in giro, non c’è altra spiegazione. Se le fosse successo davvero qualcosa non avrebbe esitato un solo secondo a dirmelo non trovate? La mia prima impressione era giusta a quanto pare: il suo intento  era quello di farmi  preoccupare per poi farmi la “festa” facendomi assistere a qualche iniziativa romantica nei suoi confronti. No grazie.. non ci sono cascato e non ci cascherò.
  • Peccato! Vorrà dire che tutto quello che hai da dirmi rimarrà un mistero! Stammi bene Ryan e cortesemente non cercarmi più! 
  • No Kevin asp... - non ho assolutamente intenzione di continuare a farmi prendere in giro da lui così riaggancio il telefono e vado a farmi una bella doccia rilassante. Incredibile, avevo sperato di poter staccare la spina da quello che ormai era il mio pensiero fisso con quella chiamata e invece mi ritrovo ancora una volta a pensare a lei e forse in maniera ancora più intensa delle altre volte. Ma cosa sperava di ottenere Ryan con quella chiamata? Pensava sul serio che mi sarei precipitato da lui pur di sapere cosa volesse da me? Si lo pensava e a quanto pare aveva visto giusto perché dopo essermi rigirato più e più volte tra le lenzuola del mio letto eccomi qui a  preparare in fretta e furia una minuscola valigia per mettermi poi in viaggio verso Bradford County. Sono tante ore di viaggio in aereo.. sembrano poche ma è un’infinità di tempo quando il tuo cervello decide di metterti in testa strani pensieri. Non riesco a smettere di pensare a quella maledetta chiamata.. perché mi ha chiamato? Cosa accidenti doveva dirmi? mi viene in mente di tutto: che sia incinta, che vogliano rinnovare le promesse, che abbia deciso di tornare a intraprendere missioni in Vietnam e chi più ne ha ne metta. Cerco di non pensare al peggio, che possa magari esserle successo qualcosa di brutto, ma nonostante mi sforzi di non pensarci la mente ogni tanto elabora anche questi spiacevoli scenari. sto cercando di auto convincermi che non sia questo il motivo reale di quella chiamata, sarebbe davvero uno stronzo se me lo avesse taciuto solo per aver intuito un po’ di gelosia, ma per quanto provi a distrarmi quel senso di preoccupazione continua a non darmi pace. Sono le dieci e diciassette minuti primi quando finalmente atterriamo. Vorrei prendere il primo taxi disponibile e recarmi a casa loro  nel minor tempo possibile ma ahimè... non ho coraggio. Con molta probabilità se mi recassi a casa loro adesso me la ritroverai davanti e credetemi se vi dico che non sono ancora pronto per questo. Forse dopotutto non è stata per nulla una buona idea quella di venire fino a qui... no, non lo è stata assolutamente. il solo mettere piede in questa cittadina mi sta mandando ai matti per via dei troppi ricordi... figuriamoci rivederla. Nei miei pensieri il desiderio di riabbracciarla, di incrociare nuovamente il suo sguardo è sempre vivo ma ora che sono ad un passo dal poter avverare questo desiderio mi rendo conto di non essere ancora pronto. Non è lei che mi mette ansia.. è il fatto di saperla impegnata con un altro uomo.... già... questo mi crea davvero disagio. Ho bisogno di un drink per scacciare via quest’orribile sensazione ma so già che me ne pentirei se mi lasciassi andare. È lei che mi ha aiutato definitivamente ad uscirne, da quando la conosco non sento più neanche il desiderio di bere, non voglio che il ricordo della stessa persona che mi ha aiutato possa essere la causa della mia ricaduta. Decido di incamminarmi comunque verso il primo bar della città, mi siedo ad un tavolo proprio accanto al bancone e ordino una cedrata. Di certo non mi aiuterà a mandare via i miei pensieri ma almeno mi permetterà di temporeggiare prima di incontrarli.  Sorseggio la bevanda ma continuò a pensarla. questa volta i pensieri non sono per nulla fastidiosi, anzi... penso ai suoi occhioni verdi, ai suoi lunghi capelli castani, al profumo che emana la sua pelle... la mia mente corre a ruota libera ispezionando ogni centimetro del suo corpo, incredibile  come sia ancora vivo il ricordo di lei. Devo smetterla di pensarla in questo modo o presto mi occorrerà una doccia gelata per placare i miei istinti. Fortunatamente in mio soccorso arrivò qualcuno che con quella sua vocetta vivace mi riportò alla realtà 
  • KEVIN!  KEVIN SEI TORNATOOOOOOOO! 
  • Matty!!!! - dico ritrovandomelo in braccio. - Campione che cosa ci fai qui è? Non dovresti essere a scuola? 
  • Non mi hanno mandato oggi, non lo so il perché ma a me va bene così! - sorride contento. A nove anni non ha certo il permesso di andarsene in giro da solo quindi se non è con la scuola significa che.... no no no ti prego, fa che non siano tutti e tre qui.  - Perché non vieni a sederti con noi al nostro tavolo? - e ti pareva? - Ti prego Kev! Ti prego ti prego ti pregoooooo!!!! - potevo seriamente deludere quel bambino che mi stava dimostrando tutto quell’affetto dicendogli freddamente di no? No, non potevo così anche se controvoglia ecco che decisi di alzarmi per farmi scortare da lui fino al loro tavolo. Il mio cuore batteva all’ impazzita al solo pensiero di trovarmeli davanti tutti e tre come una perfetta famigliola felice ma fortunatamente, proprio quando credevo di essere fritto, ecco che  un uomo a me del tutto sconosciuto si avvicina al mio tavolo. 
  • Ecco dove ti eri cacciato! Ti ho cercato dappertutto! - esclamò a mo di rimprovero verso Matty per poi rivolgersi a me - Mi scusi, spero che questo terremoto non l’abbia importunata. - si conoscevano?
  • Kevin lui è mio nonno, nonno lui è Kevin, un mio amico e un caro amico della mamma. Fa l’attore lo sai? Ed è anche molto bravo con i videogame. 
  • Ah si? quindi vi conoscete già? - gli sorride scompigliandogli i capelli per poi allungare la mano verso di me e presentarsi - Piacere di conoscerti Kevin, mi chiamo Richard... Richard Sharp.
  • Kevin Pearson, piacere mio. - dico a mia volta per poi fargli cenno di sedersi. Che sollievo sapere che non sono qui, non so se avrei avuto il coraggio di sostenere il suo sguardo. Ma se non sono qui con Matty, il quale non è a scuola, dove accidenti sono?  - Allora Matty che mi racconti è? Come mai con il nonno oggi? - chiedo sperando di ottenere indizi. 
  • Mamma e papá sono parti da tre giorni, sono andati a fare una vacanza... una seconda luna di miele mi ha detto papá.  Mamma era molto triste ultimamente e lui era sempre nervoso. Una sera hanno litigato e mi sono spaventato che potessero separarsi ancora ma lui mi ha tranquillizzato dicendomi che se le persone litigano è perché si vogliono bene. Sono partiti il giorno dopo. - wow.. prima litigano e poi fanno anche una seconda luna di miele. Davvero patetico ma qualcosa non torna. Se sono partiti e non sono in città perché Ryan mi avrebbe chiamato per incontrarmi? Nel mentre penso a questo non posso far altro che notare la faccia corrugata e  preoccupata di Richard, guarda Matty con compassione e la cosa non mi piace affatto. La storia della seconda luna di miele è una balla me lo sento. forse Ryan voleva dirmi qualcosa riguardante questo? Non lo so ma adesso la mia curiosità ha raggiunto un certo limite, non posso più continuare a fare deduzioni... devo sapere. Metto mano al portafoglio e invito Matty ad andare al bancone a comprarsi una coca cola, ho assolutamente bisogno di rimanere da solo con suo nonno. 
  • È una bugia vero? Il fatto che Cassidy e Ryan siano andati in vacanza vero? - dico in tutta onestà adesso che Mary non può sentirci. Annuisce. Lo sapevo... 
  • Vedi... Ryan e io non volevamo far preoccupare Matty più del dovuto, credevamo entrambi fosse una cosa passeggera ma la verità è che si sta rivelando più difficile e complicato del previsto. 
  • Cosa è complicato? - chiedo non capendo cosa volesse dire. Che i litigi di cui mi ha accennato Matty abbiamo portato alla loro rottura? Per questo mi aveva chiamato? Per aiutarlo a farla ragionare? Un ghigno esce incontrollato dalla mia bocca ma fortunatamente Richard sembra non averlo notato. 
  • Cassidy è scomparsa da tre giorni ormai. - Dice lasciandomi di stucco. Cosa? Cassidy è scomparsa? Ma che... - abbiamo provato a contattarla telefonicamente, l’abbiamo cercata, abbiamo chiamato i suoi amici e familiari... niente ha portato a dei risultati: sembra essersi dissolta nel nulla. 
  • Cos.. no non... lei non farebbe mai una cosa del genere! Non andrebbe via senza lasciare traccia - dico con convinzione - a meno che... - oddio no, non poteva essere quello che stavo pensando...
  • Abbiamo pensato ad un allontanamento volontario agli inizi, sai qualche discussione in casa o qualcosa di simile, ma come hai detto anche tu non è assolutamente da cassidy sparire in questo modo. Non si separerebbe mai da a Matty, tiene troppo a lui  e così pensiamo che possa entrarci qualcosa inerente al lavoro. - proprio come stavo immaginando - Non che sia partita senza avvisare mah.... non so se hai capito cosa intendo... - l’ho capito benissimo purtroppo ma non voglio credere che sia sul serio così.  - abbiamo modo di credere che possa essere stata presa in ostaggio. - ecco appunto. - Si stava recando a lavoro quella mattina ma a quanto pare non ha mai raggiunto l’edificio. La sua macchina è stata trovata qualche metro prima dei parcheggi riservati ai veterani ma nessuna traccia di lei. Si vocifera che sia entrata in zona parte della popolazione che lei ha contribuito ad aiutare ma i controlli su di loro, non so per quale assurdo motivo, non  ancora stati fatti. I suoi superiori sospettano che forse qualcuno della truppa nemica possa essersi imboscato per una vendetta personale. 
  • Una vendetta personale? - ripeto a pappagallo. Ormai è l’unica cosa che riesco a fare. Non posso credere alle mie orecchie, non può star succedendo sul serio. Cass. la mia Cass... no! Deve esserci un’altra spiegazione. 
  • Non sappiamo bene le dinamiche dei fatti, non hanno voluto dirci nulla nello specifico di cosa sia accaduto laggiù in quel periodo, la stessa cassidy non ne ha mai parlato,  ma pare che sia stata indispensabile per liberare il popolo dal regime in cui si trovava pertanto si è fatta parecchi nemici. 
  • Ti prego non continuare... - chiedo sperando mi dia ascolto. Una parola... un’altra  parola ancora e potrei esplodere.Sento la rabbia ribollirmi dentro: vorrei piangere, urlare, buttare all’aria l’intero locale ma allo stesso tempo mi sento come paralizzato. Non riesco a muovere un solo muscolo del corpo. l’unica cosa che riesco a fare è pensare a lei... a che possa esserle successo qualcosa di brutto. Come diavolo fa a restare calmo quest’uomo mentre mi racconta tutto ciò?  perché è in un bar con suo nipote a giocare al bravo nonnino quando l’unica cosa che dovrebbe fare è lasciarlo a scuola, al sicuro, lontano da tutto questo schifo e mettersi alla ricerca della moglie di suo figlio? E a proposito di suo figlio.... dove accidenti è quel gran figlio di puttana adesso? Mi alzo di scatto dalla sedia dove sono seduto e senza rendermene conto mi ritrovo in bagno a vomitare. Mi sento uno schifo e la testa mi gira come se fossi appena sceso dalle montagne russe... credo che stia per venirmi un attacco di panico. Mi siedo a terra  e poggio la schiena contro la parete più vicina. Il freddo delle mattonelle mi regala un piccolissimo sollievo ma è solo questione di secondi perché il mio cuore non ha intenzione di darmi tregua. Prende a battere in maniera incredibilmente accelerata, il respiro si fa sempre più corto e la vista si annebbia. Non posso sentirmi male proprio adesso, lei ha bisogno di me, devo trovarla e metterla in salvo. Cerco mettermi in piedi ma è inutile...le gambe non vogliono collaborare... tremano e mi fanno ricadere a terra. “Cazzo Kevin riprenditi” mi rimprovero da solo non accettando la reazione che sta avendo il mio corpo. Dovrei scalare l’Everest per tutta la rabbia che ho in corpo non atteggiarmi da moribondo. 
  • Signore... signore si sente bene? Ha bisogno di aiuto? - mi sento chiedere da un uomo appena entrato in bagno - Correte ho bisogno di una mano! C’è un uomo che si sta sentendo male!!! - lo stento strillare in direzione della sala facendo accorrere metà delle persone che sono all’interno del locale. Perfetto ci mancano solamente gli spettatori. Cerco di ignorarli pensando solamente a riprendermi il prima possibile ma una vocina a me fin troppo familiare arriva alle mie orecchie facendomi voltare immediatamente nella sua direzione. 
  • Ke... Kevin... Kevin che ti succede? - è Matty... ha la voce tremante lo sguardo spaventato e gli occhi quasi carichi di lacrime. Perché quell’idiota di suo nonno non lo porta fuori da qui, perché gli ha dato il permesso di entrare! Vorrei dirgli qualcosa ma lui anticipa ogni mio tentativo e me lo ritrovo difronte che mi abbraccia. Ora o mai più Kevin... respira e rilassati. Ce la puoi fare. Stringo Matty a mia volta tra le mie braccia e ascoltando il ritmo del suono cuore, che anche se spaventato batte a minore velocità del mio e riesco finalmente a riacquistare un po’ di lucidità. Mi metto in piedi, ritrovo il mio equilibrio e come se non fosse mai accaduto nulla accompagno Matty vicino a suo nonno e senza dire una parola tento di uscire dal locale. Non faccio in tempo neanche ad arrivare alla porta che eccolo corrermi dietro. 
  • Kevin dove vai? Resta qui. non stai bene! - è ancora molto scosso per avermi visto in quelle condizioni. 
  • È tutto ok campione, sto bene. - rispondo sorridendogli.
  • No stai bene, sei agitato... non puoi andare via.
  • Sto molto meglio tesoro credimi. 
  • Resta qui ti prego! - mi supplica
  • Vorrei tesoro, vorrei davvero credimi ma non posso. - mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia e scompigliargli i capelli. - devo fare una cosa importante. 
  • Cosa??? - guardo suo nonno come a fargli capire di bloccarlo se tentasse di raggiungermi e dopo avergli dato un ultimo abbraccio gli rivolgo le spalle e mi allontano. - No ti prego Kevin resta qui... noooooo!!!! - lo sento piangere e mi si spezza il cuore.  vorrei stringerlo a me per rassicurarlo, ha capito che qualcosa non va, ma non posso. Perderei solo tempo e in questo momento il tempo è prezioso.  Devo cercare Cass... devo trovarla ad ogni costo ma da dove posso iniziare? Non lo so. non so nulla in realtà: c’è qualcuno che segue il caso? Hanno messo un investigatore privato per non destare sospetti o se ne stanno occupando i militari? La polizia sa qualcosa? Richard non mi ha detto nulla di questo ma se voglio trovarla devo quantomeno sapere da dove iniziare. Non mi resta altro che chiedere aiuto a lui.... a quel poco di buono che non ha saputo proteggerla. Devo incontrare Ryan e farmi raccontare quello che sa... 
  
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