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Autore: Ashla    21/03/2020    2 recensioni
ULTIMO AGGIORNAMENTO: 02/08/2023 (sì, ogni tanto vivo)
Storia interattiva
"Il progetto Arcadia è solo una menzogna.
X.A.R.E è fuori controllo ed è una minaccia che deve essere fermata.
Per questo ho spento il supercomputer, ma non è ancora finita: non finirà mai se io sarò in circolazione.
Loro mi cercheranno, ci cercheranno.
Ho fatto molti errori nella vita ma creare X.A.R.E è stato il peggiore, ho creduto nelle favole e ora il mondo è in pericolo..."
Un supercomputer, un mondo virtuale e otto giovani guerrieri pronti a difendere la Terra...
(Storia ripubblicata)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hello!
Sono sempre qui!
Ora dovrete aspettare un po’ perché devo preparami per delle verifiche e quindi fino a mercoledì sera non scriverò più nulla!
Ecco a voi l’ultima parte di questo capitolo e di tutto Code Arcadia!
Spero che vi piaccia!
Aiko
 
 

Ritorno al passato

Parte seconda 

 
 
Eden entrò di corsa nello scanner ignorando gli sguardi interrogativi delle amiche, le porte si chiusero e lei rimase al buio, chiuse gli occhi, poi una luce soffusa partì dal basso e cominciò lentamente a salire, una volta arrivata alla testa ritornò verso il basso mentre intorno alla ragazza tutto ronzava, un gettò d’aria tiepida partì da una ventola posta sotto i suoi piedi, una sensazione di leggero formicolio la pervase, poi tutto ad un trattò sparì così come il pavimento.
Per un attimo la ragazza fluttuò a pochi metri dalla terra di Arcadia poi cadde: finì dentro il mare, con l’acqua fino al collo.
«ARION! Perché ci hai virtualizzate nel mare?»
«Scusate!»
«Non è colpa sua Eden, le coordinate le avevo messe io. Qui non ci doveva essere l’acqua…che sta succedendo?»
Kathryn si alzò, imitata dalle altre, e tutte cominciarono a guardarsi intorno: la riva era a pochi metri da lì ma pioveva e il mare era in tempesta, non avevano mai visto il mondo virtuale in una situazione analoga.
«Wow…»
Sussurrò Roxanne meravigliata e, allo stesso tempo, spaventata per quello che stava vedendo.
«Dobbiamo muoverci, la torre è lontana e io non sono riuscita a mettere delle coordinate più vicine. Arion? A che punto sei con i veicoli?»
«Sta per arrivare il primo!»
Sulla riva apparve una specie di grande monopattino: una piattaforma ovale bianca, senza ruote e con la parte bassa davanti chiusa da cui partiva un manico con una comoda impugnatura.
Eden ci saltò su e quello prese a fluttuare, Roxanne e Kathryn annuirono.
«Arriva anche l’altro».
Si materializzò un grosso skateboard, senza ruote, blu con dei decori azzurri, Roxanne emise un gridolino e corse a prenderne il comando.
«Se aspettate un secondo…»
«Tranquillo Arion, vado con Eden così facciamo prima. Tieniti pronto a mandarci anche l’altro se dovesse servirci».
Le ragazze, a bordo dei veicoli, cominciarono a muoversi stando lungo la costa.
«La torre è al centro delle isole, vediamo se riusciamo a raggiungerla senza sorvolare per troppo tempo l’acqua. I piranha sono sempre pronti a saltare fuori».
«Va bene Kath, non ci tengo proprio a dover affrontarli. Ma dove sarà Anita?»
«Non lo so Rox, noi continuiamo a chiamarli ma nessuno dei tre ci risponde».
Disse Arion preoccupato.
«Ragazze, a voi non l’ho ancora detto ma credo che siano nei guai..»
Eden, mentre i veicoli procedevano spediti, cominciò a raccontare dell’audio.
 
Anita sedeva a capo chino su una sedia in un angolo della sala di attesa, da quella posizione vedeva le gambe di Riccardo che continuavano ad andare avanti ed indietro.
Non sapeva esattamente da quanto tempo fossero in ospedale né come ci fossero arrivati, l’unica cosa che sapeva era che suo fratello era stato investito da una moto e che lo stavano operando.
Una volta arrivati le avevano chiesto di chiamare i suoi genitori ma loro erano via per motivi di lavoro e, anche se si fossero mobilitati subito, non sarebbero riusciti a tornare se non il giorno seguente: era sola.
La ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo e subito si portò alla bocca una mano nel tentativo di soffocarlo, Riccardo si fermò immediatamente e, dopo qualche secondo, le si avvicinò chinandosi di fronte a lei.
«Anita, guardami».
Nella voce dolce del ragazzo era preoccupata, la ragazza, senza alzare, il capo negò: non voleva, non poteva piangere, doveva essere forte.
Una mano entrò nel suo campo visivo e le spinse lievemente il mento in su, gli occhi neri di Anita incrociarono quelli color cioccolato del ragazzo.
In quello sguardo lei vi lesse tutta la preoccupazione e la paura dell’altro ma vi lesse anche l’estrema dolcezza che lo caratterizzava.
«An…»
«S…sto bene».
Il ragazzo scosse la testa.
«Non è vero, lo sappiamo entrambi».
Una lacrima cadde giù dall’occhio sinistro della ragazza rigandole il viso, lei la cancellò con un gesto secco della mano, Riccardo le posò una mano sulla guancia facendole una lieve carezza.
«Non devi trattenerti, piangi, sfogati. Ne hai bisogno».
Il ragazzo si alzò, si mise a sedere accanto a lei e la attirò a sé in un abbraccio, Anita si lasciò andare e cominciò a piangere, non era da lei farlo però era veramente distrutta.
Riccardo cominciò ad accarezzale i capelli.
 
«Miseria…non si sono ancora fatti vivi?»
Eden scosse il capo a Roxanne accanto a lei, Kathryn, seduta sulla piattaforma del veicolo di Eden, guardava loro le spalle e nel frattempo pensava a quello che la ragazza aveva raccontato.
«No, questa cosa mi preoccupa molto».
«Dobbiamo sbrigarci a disattivare la torre, magari così li aiutiamo».
«Speriamo Kath, speriamo…»
Le tre, sui veicoli fluttuanti, stavano attraversando una striscia di mare basso per dirigersi ad un'altra isola, all’orizzonte si cominciava ad intravedere l’alone scuro della torre.
«Nemici! Vengono fuori dall’acqua!»
Eden e Roxanne rallentarono per guardare: dietro di loro, numerosi paguri stavano uscendo dal mare dirigendosi verso di loro.
«Rox, precedici! Kath, prendi i comandi! Io farò in modo che non ci colpiscano!»
Le due annuirono e fecero ciò che Eden suggeriva, pur impugnando un’arma ciascuna, mentre la ragazza, arrivata sul retro del veicolo tirò fuori la sua katana e si mise in posizione d’attesa, pronta a deviare i colpi.
Nessuna di loro voleva perdere tempo.
I paguri cominciarono a sparare ed Eden a deflettere, Anita era la più brava in questo però lei non c’era e toccava ad Eden, doveva farcela, doveva farcela per lei.
Erano appena arrivate all’isola quando Arion attivò il microfono.
«Ragazze…Anita non ci raggiungerà…Gabi ha…ha avuto un’incidente».
 
Anita piangeva sommessamente tra le braccia di Riccardo, il ragazzo le accarezzava dolcemente i capelli mentre fissava il muro vicino cercando di rimanere calmo, gli veniva da piangere ma non poteva crollare anche lui, doveva essere forte per Anita.
Il cellulare di Anita suonò ma nessuno ci fece caso.
«Si risolverà tutto vedrai, Gabi è forte».
Una lacrima sfuggì dall’occhio del ragazzo che non capì se lo avesse detto per rincuorare lei o per autoconvincersi.
Il suo cellulare cominciò a vibrare, la ragazza si scostò leggermente.
«Dovresti…dovresti rispondere...è da un sacco che suonano. Tranquillo, posso stare da sola un po’».
Riccardo la guardò e lei, asciugatasi gli occhi, gli fece un lieve sorriso per mostrargli che stava meglio, il ragazzo prese il cellulare e uscì in corridoio sempre rimanendo nella visuale di Anita, per non farla sentire abbandonata e, allo stesso tempo, per tenerla sott’occhio.
«Eden?»
«Riccardo! Era ora!»
Il pianista sobbalzò sentendo una voce maschile rispondergli, dal tono pareva molto preoccupato.
«Michael!? Dov’è Eden?»
«Dove siete voi, piuttosto! Vi abbiamo chiamati almeno un centinaio di volte».
«…»
«Comunque è su Arcadia o quel che è».
«Aspetta…ma tu…»
«Non è questa la cosa fondamentale, Riccardo. Che è successo?»
«Riccardo, state bene?»
«Riccardo, dove siete?»
Le voci preoccupate di Sol e Arion gli arrivarono fioche, i tre dovevano essere nella stessa stanza, il ragazzo sospirò cercando di prendere coraggio.
«Gabi ha…avuto un’incidente…siamo in ospedale».
Dall’altra parte ci fu qualche secondo di silenzio poi sentì un brusio indistinto: probabilmente avevano coperto il microfono per parlare un attimo tra di loro.
Riccardo si appoggiò al muro.
«Io e Sol veniamo subito».
«Ma..»
«Non vi lasciamo soli in un momento del genere, arriviamo».
Michael gli mise giù impedendogli di rispondere, Camelia Travis lo raggiunse.
«Novità?»
L’infermiera, con aria triste, scosse la testa e gli passò del disinfettante e delle garze: quando Gabi li aveva spinti via, Anita era caduta e si era sbucciata il ginocchio e il palmo della mano.
«Grazie».
«Mi dispiace Riccardo, se dovessi sapere qualcosa verrò subito da voi».
Il ragazzo annuì e tornò in sala d’attesa dove Anita, per tutto il tempo in cui lui era rimasto fuori, aveva guardato il muro di fronte a sé.
«Anita?»
La minore dei Garcia distolse lo sguardo girandosi verso Riccardo che, nel frattempo, si era seduto accanto a lei.
«Sto meglio ora, non ti preoccupare».
La voce le tremava ancora, la ragazza abbassò nuovamente lo sguardo e lui, prendendole delicatamente la mano ferita, cominciò a medicargliela.
 
«Ragazze…Anita non ci raggiungerà…Gabi ha…ha avuto un’incidente».
Le ragazze sbiancarono, i veicoli si fermarono di scatto.
«Ora Michael e Sol stanno andando in ospedale».
«Ma… i semafori sono tutti impazziti, rischiano di farsi male!»
«Tranquilla Rox, da qui all’ospedale è praticamente tutta zona pedonabile».
Eden, interrompendo il dialogo tra Arion e la maggiore, prese un coltello di Kath, mirò e distrusse un paguro che si stava avvicinando troppo.
«Diamo una lezione a X.A.R.E?»
«No Kath, per quanto vorrei farlo dobbiamo muoverci».
Sia Roxanne che Kathryn annuirono e i veicoli cominciarono a muoversi, nessuna parlò più, tutte erano immerse nei loro pensieri.
«Ecco la torre!»
La struttura apparve davanti a loro, in mezzo ad una grande isola dopo una larga striscia d’acqua.
«Papà! Gara! Gara!»
Kathryn, posandosi una mano sulla fronte, scosse la testa: non era proprio il momento.
«La torre centrale! L’abbiamo raggiunta!»
«Superiamo il mare e ci siamo, attenzione ai piranha care».
Erano ormai a metà strada quando Roxanne cacciò un urletto e indicò davanti a loro: da dietro la torre stavano spuntando quattro creature simili a dei granchi e alte come un adulto.
«E quelli cosa sono!?»
«Non lo so e preferivo non saperlo, Eden!»
Le tre si fermarono non sapendo bene come comportarsi: dietro di loro i paguri si muovevano velocemente, sotto intravedevano i piranha e la torre era controllata da degli enormi gamberi, la situazione era davvero critica.
«Sentite…io sto qui e voi andate alla spiaggia».
Eden fece per intervenire ma Roxanne alzò una mano per azzittirla.
«Le mie fruste qui sono utili, la tua katana no. Quella è più efficace sulla terra ferma e per attacchi ravvicinati. Dobbiamo dividerci, se ci circondano è la fine e noi non possiamo permettercelo!»
Eden soppesò le parole e, osservati prima i paguri poi i granchi giganti, annuì.
«Buona fortuna a tutte, allora».
 
 
Riccardo alzò la testa sentendo dei passi, Michael e Sol entrarono nella sala d’attesa portando dei bicchieri con del the caldo.
I due nuovi arrivati guardarono prima Anita, che dormiva con la testa appoggiata al muro, e poi lui che fece loro segno di far silenzio prima di lasciare la mano della ragazza e uscire portandoseli dietro.
«Si è addormentata cinque minuti fa, è distrutta».
Sussurrò, una volta uscito, sempre osservando l’altra da lontano, Michael gli passò il bicchiere.
«Grazie».
«Novità?»
Alla domanda di Sol, Riccardo scosse la testa con aria affranta.
«Le ragazze sono su Arcadia, qualunque cosa sia».
«Non penso che la situazione cambi molto, Michael. Anche se disattivassero la torre…non è mai successa una cosa del genere prima, di solito i suoi attacchi non hanno mai fatto del male a nessuno».
Riccardo si massaggiò la fronte e l’attaccante, pur capendo poco la situazione, preferì evitare di domandare.
Sol si appoggiò al muro sospirando, Anita cominciò a dare segni di risveglio.
«Ragazzi, ci potete lasciare un attimo da soli? Penso che lei preferisca…»
I due annuirono e, datogli il the per la ragazza, si allontanarono per il corridoio.
«Noi andiamo nel terrazzo, se hai bisogno».
«Grazie».
Riccardo rientrò e passò il bicchiere all’amica cercando di essere positivo.
«Andrà tutto bene».
 
 
«Attenta Kath! Ti ha tolto metà dei tuoi punti vita!»
«Ma mi ha colpito una volta!»
Esclamò la ragazza buttandosi di lato per evitare un altro colpo del granchio gigante, il loro veicolo era già sparito e le due ragazze si erano ritrovate a terra.
«Fanno male questi bestioni, eh? Kath cara, stai dietro. Devi andare alla torre».
Eden deviò un colpo e saltò per evitarne un altro, il simbolo per distruggerli era nella parte superiore del carapace, un punto decisamente poco semplice da raggiungere.
«Vi ho mandato l’altro mezzo!»
Accanto a loro comparve il veicolo di Roxanne ma in versione rosa, Eden ci saltò su e, appena questo si sollevò, lo usò come trampolino per saltare sulla schiena del nemico.
«Prendi il veicolo e vai alla torre Kath, qui ci penso io».
«Ma…»
«Stai tranquilla, sono in vantaggio ora».
La rossa esitò un attimo poi corse verso il mezzo e ci saltò sopra, nello stesso momento in cui Eden, con un colpo preciso, distruggeva il primo granchio passando all’altro con un balzo.
«A Roxanne mancano solo due paguri, se non viene eliminata vi…»
Il collegamento con Arion saltò, le due si fermarono confuse, un colpo mancò di poco Kathryn che spinse in alto il veicolo e, da lì, lanciò un coltello verso un granchio colpendolo nel simbolo.
«Ben fatto, ora, veramente, vai!»
 
 
Riccardo e Anita parlavano sottovoce tendendosi per mano, da troppo tempo stavano aspettando e non avevano più avuto notizie di Gabi.
«Perché ci mettono così tanto?»
«Non lo so An…non lo so».
«Io…io ho paura, Riccardo…»
«Lo so, anche io. E non possiamo fare nulla...»
Un rumore di passi interruppe Riccardo, i due scattarono in piedi nel momento stesso in cui un medico entrava nella stanza.
«Anita Garcia?»
 
 
Arion, con il cuore in gola, guardava i tre puntini, indicanti le amiche, sulla mappa virtuale: avevano veramente pochi punti vita, rischiavano di non farcela.
Roxanne distrusse un paguro e ne evitò un altro, il centrocampista tirò un sospiro di sollievo, troppo concentrato per accorgersi di un movimento dietro di lui.
«A Roxanne mancano solo due paguri, se non viene eliminata vi…»
Qualcosa lo afferrò, gli caddero le cuffie e si ritrovo sospeso a testa in giù, imprigionato da…dei cavi!?
«Ma stiamo scherzando!?»
Esclamò cercando di liberarsi, era tenuto in ostaggio da quegli stessi fili della corrente che giacevano inutilizzati sul pavimento e, su cui, lui e Roxanne inciampavano almeno una volta ad attacco.
«Fili cattivi, lasciatemi! Vi butto via se non lo fate!»
Al ragazzo cominciava a girare la testa, un altro cavo prese vita e, lanciando scintille, si avvicinò.
«No, no… a cuccia! Da bravo filuccio, non dicevo sul serio. Fermo, fermo…»
 
 
«Arion! Ci sei? Sto entrando nella torre!»
 
 
«Anita Garcia?»
«Sì? Sono io…»
Il medico guardò Anita e Riccardo per poi fissare la cartella clinica che aveva tra le mani, i cuori dei due battevano all’impazzata, la ragazza strinse la mano all’altro.
 
 
Kathryn entrò nella torre le pareti piene di schermi la accolsero, la rossa fece un passo in avanti, un fascio di luce illuminò lo schermo al centro della stanza, la ragazza si avvicinò e vi posò la mano sopra, questo lampeggiò un paio di volte poi comparve una tastiera su di esso, vi digitò su.
 
 
«Da bravo filo, da bravo! A cuccia…»
Arion, ormai arresosi, non si divincolava più e guardava con aria terrorizzata il cavo, e quando questo gli fu a pochi centimetri dal viso, chiuse gli occhi.
Qualcosa colpì il filo che lo avvolgeva e il ragazzo cadde a terra.
 
 
«Code Arcadia».
Sussurrò Kathryn, lo schermo divenne verde, lampeggiò e poi si spense insieme a tutti gli altri presenti nell’interno della struttura.
«Torre disattivata».
 
 
Arion si ritrovò sul pavimento freddo, milioni di pallini neri gli danzavano nel campo visivo, un pallone da calcio gli rimbalzò accanto e una figura sfocata corse al super computer e cominciò a digitare mentre il centrocampista piombava nell’oscurità.
«Ritorno al passato, ora!»
 
 
Improvvisamente una luce argentea illuminò la torre a giorno, Kathryn lanciò un urlo e chiuse gli occhi spaventata.
Eden distrusse l’ultimo granchio, Roxanne la raggiunse, si girarono verso la torre, vi fu un lampo argenteo poi furono accecate da una bagliore dello stesso colore che si impossessò di tutta Arcadia.
 
 
Il medico alzò gli occhi con sguardo triste, il cuore di Anita perse un battito, Riccardo, pallido, le strinse la mano.
«Signorina Garcia, suo fratello…»
Un bagliore argenteo avvolse tutto accecandoli.
 
 
 
Fine prima parte!
   
 
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