Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    22/03/2020    1 recensioni
Spin off che scaverà in profondità nei personaggi di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark; un'ipotesi, o meglio, una mia versione, di come potrebbero essere andate le cose al tempo, una storia che non tratterà strettamente solo l'amore scoppiato tra i due, ma anche l'intero contesto in cui il nostro eroe e la nostra eroina vivevano, nonché gli anni del regno del Re Folle. Potrebbe esserci qualche piccola modifica rispetto alle informazioni rivelate nei libri.
Appartenente ad una saga, ma non è necessario aver letto le altre due storie per iniziarla.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aerys II Targaryen, Arthur Dayne, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quattro giovani promesse
 
- Willys!!
- No, no, è inutile, io non scendo!
- Willys!!
- Resterò qui fin quando non mi ritroveranno lord e lady Stark!
- Willys, ma insomma!! Ti ho già detto che ti prendo io! – esclamò la ragazzina aprendo le braccia e facendo nuovamente segno al ragazzino grassottello sopra l’albero di buttarsi.
- Non credo sia una buona idea … - le rispose titubante, aggrappandosi con maggior vigore al ramo più robusto dell’altissimo tronco, guardandola dall’alto impaurito.
- Oh, Willys! Non avrei dovuto forzarti ad arrampicarti sull’albero con me – rispose combattuta la fanciulla, cominciando a camminare avanti e indietro sulla neve, in cerca di una soluzione.
- No, non dite così, lady Lyanna. Sono io che ho voluto accompagnarvi quassù per controllare che non vi faceste male.
- Oh, Willys, sei gentile come sempre, ma non dire sciocchezze. Lo sai che io non cado mai. Sono abile ad arrampicarmi – ribatté ella sorridendo.
Ma il ragazzino non fece in tempo a rispondere che il ramo dove aveva poggiato un piede si spezzò, facendolo piombare giù, esattamente sopra la sua giovane amica.
- Oh no! Oh no, lady Lyanna, state bene?? Lady Lyanna! – esclamò preoccupato rialzandosi subito dal corpo apparentemente privo di conoscenza della giovane, sprofondata nella neve. Provò a richiamarla più volte ma ella non sembrava dare segni di vita, così cominciò a sentire le lacrime pungergli gli occhi.
- Buh! – lo spaventò la Stark scoppiando in una fragorosa risata. – Ti è piaciuto lo scherzo?? Non mi hai fatto male, Willys! Willys?
Gli si avvicinò notando le lacrime che gli avevano rigato il volto rotondo.
- Non fatelo mai più.
A ciò, ella gli asciugò con premura le lacrime con la mano, per poi sorridergli raggiante. – Promesso. Ma tu devi smetterla di rivolgerti a me in modo formale.
- Ma è mio dovere …
- Ehi, che state facendo voi due combina guai?? – li interruppe una voce maschile già molto più simile a quella di un adulto che di un ragazzo.
- Stiamo esplorando la radura – rispose Lyanna rialzandosi e pulendosi alla bell’e meglio il vestito dalla neve.
- Questa non è una radura.
- Non hai neanche un minimo d’immaginazione, Brandon.
- Scusami se cerco di rimanere più a contatto con la realtà, sorellina adorata – disse il ragazzo ridendo ironico.
- Tipo una realtà chiamata “Catelyn Tully”? – domandò provocatoria.
- Lo sottolinei ogni volta come se si trattasse di un evento di portata globale. Ti ricordo che anche tu sei stata promessa.
- Oh, no, ti sbagli, io non sono promessa a nessuno, caro fratello. Io sono libera come un fiore – disse girando su se stessa e aprendo la bocca verso l’alto per bere i fiocchi di neve che stavano cadendo delicati.
Il maggiore dei figli Stark pose le braccia conserte e rise divertito.
- Willys, hai pianto? Che è successo? – chiese poi, notando il volto del ragazzino.
- Niente, mio signore.
- Non fare caso a lui, Willys. Mio fratello assume quel tono di superiorità solo perché è bello e grazie alla sua dolce promessa se ne sta rendendo conto maggiormente.
- Io non assumo nessun tono di superiorità, Lyanna.
- Ehi, ragazzi, nostro padre e nostra madre ci cercano – intervenne una nuova voce.
- Invece sì, Willys. Ma ricorda: non bisogna essere desiderabili per essere felici.
- Un proverbio davvero saggio, Lyanna – ribatté con sarcasmo Brandon.
- E neanche sarcastici.
- Di che state parlando? – chiese il nuovo arrivato.
- Di nulla, Ned.
- Io credo che per essere desiderabile, a Willys basterebbe solo perdere qualche chilo – commentò Ned credendo di aver afferrato il senso del discorso.
- Ned! Ma insomma, evita di dire menzogne simili! – lo rimproverò la fanciulla. – Non ti colpisco in faccia per quello che hai detto solo perché sei il mio fratello preferito.
- Questo è un colpo basso – commentò Brandon.
Ella ricambiò con una smorfia, prendendo Willys sotto braccio e incamminandosi con loro.
- A proposito di fratelli che invadono i miei spazi, dov’è l’uragano?
- Nostra madre lo ha messo in punizione perché è di nuovo scappato via. Quel ragazzino è implacabile, per controllarlo bisogna avere degli occhi ovunque.
- Hai ragione!
- Tu non hai diritto di esprimerti, Lyanna, perché qualche anno fa eri anche peggio di lui – rispose Brandon.
- Davvero? – chiese indispettendolo di proposito.
- Ehi, voi quattro, dove eravate?? Presto, venite dentro! – li esortò la più severa tra le septe di Grande Inverno affacciandosi dall’ingresso del palazzo.
 
- Ma insomma, Lyanna, mi ascolti mai quando parlo con te??
Lady Lyarra Stark rimproverò sua figlia mentre un’ancella stava pettinando i lunghissimi capelli scuri della giovane ragazza, la quale era seduta a testa bassa.
- Lyanna, rispondimi!
- Madre, non capisco perché sei così dura con me – rispose sinceramente l’interpellata, alzando lo sguardo e fissandola con le sue iridi azzurro ghiaccio.
A ciò, la donna prese una sedia, la pose di fronte a lei e vi si sedette, prendendo un bel respiro per calmarsi, prima di risponderle. – Tesoro, tu hai capito cosa accadrà d’ora in avanti, vero? – le chiese calma.
Ella annuì.
- Sposerai il figlio di un prestigioso lord, e ti costruirai una famiglia con lui, esattamente come ho fatto io con tuo padre.
- Lo so.
- So bene quanto ciò sia difficile per te. Ma, prima o poi, noi donne dobbiamo affrontare questo passaggio delicato.
Io ti aiuterò esattamente come mia madre ha aiutato me, Lyanna, ma tu non mi stai rendendo le cose facili comportandoti come un ragazzino impertinente.
- Madre …
- Non ti ha fatto bene crescere con tre fratelli maschi, lo capisco. Hai appena compiuto quattoridici anni e invece di atteggiarti come una giovane e promettente lady, ti comporti come loro. Ciò mi rammarica molto.
Temendo la conclusione a cui sua madre fosse giunta, la ragazza si allarmò visibilmente. – Madre, no, ti prego …
- Ho deciso che, d’ora in avanti, fin quando non diverrai moglie di Robert Baratheon, dovrai limitare i contatti con i tuoi fratelli al minimo indispensabile e trascorrerai più tempo con le ragazze della tua età o più mature di te. Ritengo sia l’unico modo per educarti adeguatamente, Lyanna.
A ciò, la fanciulla si alzò dalla sedia con tutto l’impeto mascolino che la caratterizzava, facendo spaventare l’ancella dietro di lei. – Non puoi togliermi i miei fratelli! Sono i miei fratelli, madre!
- Quando saremo in viaggio per Harrenhal tu avrai una cabina separata dalla loro, così come una tenda differente quando giungeremo a destinazione. Solo agli eventi ufficiali, al torneo, ai banchetti e ad ogni occasione in cui presenzierà la famiglia reale, potrai trascorrere del tempo con loro, dovendo dimostrare l’unità della nostra casata.
- Non puoi farmi questo … non puoi.
- Invece posso, Lyanna. Non ho messo al mondo quattro figli maschi, ma sembra proprio di sì, ahimè. Questa storia deve giungere al termine.
- Non ti rivolgerò mai più la parola. A chiunque me lo chiederà, dirò che ti ho rinnegata come madre.
A ciò, Lyarra diede un vigoroso schiaffo sulla guancia perlacea di sua figlia.
- Piantala di fare la bambina capricciosa – le rispose cercando di non guardare le lacrime che stavano rigando il bel volto di sua figlia.
- Ah, e un’altra cosa – le disse, rivoltandosi a guardarla prima di andarsene. – So che quando la stalla stava per prendere fuoco ti sei presa la colpa al posto di Benjen. Se non vuoi che prolunghi l’isolamento di tuo fratello e che gli impedisca dunque di venire con voi ad Harrenhal, dovrai far intendere ai tuoi fratelli che è stata una tua decisione, quella di limitare i contatti con loro.
Il viso della fanciulla si sbiancò. – Sei una vigliacca. Vuoi che diano tutta la colpa a me e non a te.
- Se sapessero che sono stata io ad impedirti di passare del tempo con loro, come pensi reagirebbero? Soffrirebbero con te e farebbero di tutto per farmi cambiare idea, senza successo. Invece, se sapessero che sei stata tu a scegliere di crescere e di distaccarti da loro una volta per tutte, dopo un po’ se ne farebbero una ragione e lo accetterebbero. Tutto ciò che faccio, è per il vostro bene, Lyanna. Ricordalo sempre – concluse abbassando il viso e andandosene.
Quando Lyanna uscì dal palazzo, trovò Ned con la schiena poggiata sulla parete, ad attenderla, mentre osservava alcuni figli di servitori giocare con le spade di legno.
- Ehi – lo richiamò lei, raggiungendolo e sorridendogli debolmente. Ned era sempre stato un ragazzo silenzioso, placido e troppo serio per la sua età, ma, per qualche motivo, era colui che aveva un rapporto più stretto con l’unica figlia femmina della famiglia Stark, e Lyanna sapeva che Ned sarebbe stato il più difficile da tenere a distanza e di cui sopportare la lontananza.
Il ragazzo si voltò a guardarla e le accennò uno dei suoi rari sorrisi.
I ragazzi della famiglia Stark erano tutti belli a modo loro, e chiunque avesse l’opportunità di conoscerli o solo di osservarli, lo riconosceva. Il punto forte di Brandon, il maggiore, era il volto attraente e il corpo impostato e definito, già adulto, insieme al nobile portamento cavalleresco che lo faceva apparire più grande rispetto ai suoi diciannove anni; Ned aveva degli occhi nei quali si potevano leggere i segreti che il cielo del Nord nascondeva, belli, bui e penetranti, mentre il suo rarissimo sorriso illuminava il suo volto di una luce che mai si riusciva a scorgere in altri; Lyanna era incantevole e turbolenta come lo sarebbe stata una tempesta di neve o una città sconvolta da una tormenta, illuminava e travolgeva tutto, incurante e ignara del suo potere; mentre Benjen, il più giovane, era uno spirito particolare, un ragazzo silenzioso, dall’aria ancora fresca e fanciullesca, ma dal fascino che il Nord più selvaggio serbava e aveva deciso di manifestare in lui. In molti si chiedevano come Rickard e Lyarra Stark fossero riusciti a mettere al mondo quelle quattro pietre preziose e rare.
- Ehi, Lya. Com’è andata con nostra madre?
- Tutto bene. Ho voglia di fare una cavalcata – gli rispose superandolo e facendo per dirigersi verso la stalla.
- Che hai fatto alla guancia? – le chiese poi il ragazzo notando il rossore.
- Niente, Ned. Ci vediamo dopo – gli disse allontanandosi.
In seguito a quella cavalcata, Lyanna tornò nella piazza principale udendo delle urla.
Allarmandosi, si affrettò a scendere dal suo cavallo e accorse dove vide la folla di servitori, Maestri e septe accalcati in un unico punto. In mezzo a loro trovò anche Brandon.
Non riuscendo bene a vedere di cosa si trattasse, si rivolse a suo fratello. – Bran, che sta succedendo??
- Willys … si tratta di Willys. Sembra stare male, è a terra, trema, è come se non ci udisse e continua ad urlare di tenere una porta … - le rispose confuso e preoccupato.
A ciò, Lyanna si fece strada, scavalcando i presenti e fiondandosi accanto al corpo sconvolto dalle convulsioni del suo giovane amico. – Willys!! Willys, mi senti?? Willys, di quale porta stai parlando?? Ti prego, Willys, guardami!
 
 
Le onde del mare mosso durante le prime luci dell’alba le stava dando dei lievi fastidi, ma nulla rispetto a ciò che si sarebbe aspettata.
- Avete ancora la nausea, mia signora? – le chiese un’ancella tenendo la bacinella colma d’acqua in grembo.
- No, fortunatamente sto bene. Sembra che la gravidanza stia procedendo bene – rispose la principessa accennandole un sorriso che la giovane ragazza ricambiò. – Dov’è mio marito?
- Il principe è sulla prua con vostra figlia. Volete raggiungerlo?
- No, lasciamoli qualche momento da soli. Non appena saremo giunti ad Harrenhal la piccola Rhaenys non avrà più molto tempo da trascorrere con suo padre. E nemmeno io, suppongo – disse accennando un triste sorriso e sdraiandosi nuovamente a letto.
 
- Sì, insomma, mi piace giocare con Viserys, ma lui mi prendeva sempre in giro quando ero piccola – disse la principessina stringendo le mani di suo padre nel momento in cui percepì una folata di vento spingerla lievemente all’indietro.
Era seduta sul bordo della prua, con la schiena rivolta verso il mare e il visino verso suo padre; egli era in piedi dinnanzi a lei e la reggeva per le mani.
Le sorrise. – Hai paura di cadere?
- No – rispose lei fingendosi intrepida, ma stringendo involontariamente ancora più forte le mani di Rhaegar.
- Non averne, ti tengo io – le garantì lui guardandola negli occhi rassicurante.
- Sì, lo so che mi tieni, padre – rispose lei volgendo velocemente gli occhi dietro di sé, verso il mare calmo, per poi riportarli su di lui.
- Vedrai che Viserys non ti prenderà più in giro.
- E se invece continuerà? Come faccio a farlo smettere?
- Chiama me. Lo faccio smettere io, farfallina.
- Ma non posso sempre chiamare te ogni volta che ho bisogno – rispose sconsolata la bambina.
- Perché no?
- Perché quando ti cerco non riesco mai a trovarti. Sei sempre impegnato con i grandi, o stai combattendo, o sei con zio Arthur o con altri cavalieri.
A ciò, il volto del Principe drago si rabbuiò, ma non lo diede a vedere. – Mi dispiace, farfallina. Lo sai che, se dipendesse da me, resterei sempre con te, tutto il giorno.
- Tutto il giorno? – chiese lei sorridendo e mostrando i dentini bianchissimi che risaltavano sulla sua pelle olivastra.
- Certo. Ma vedrai, quando crescerai non sarai più così felice di trascorrere tutto il giorno con me.
- No, non è vero.
- Vorrai rimanere con le ragazze della tua età e magari essere corteggiata da qualche lord.
- No, io non mi sposerò mai – rispose schifata, facendo una smorfia buffa che fece sorridere Rhaegar. – Voglio vivere tante avventure, padre, oltre il Mare Stretto. E porterò anche Aegon con me. Ovviamente prima che diventi re, perché dopo dovrà rimanere ad Approdo a regnare.
- Non ti piace proprio Approdo del Re, non è vero?
- Mi piace più casa nostra – rispose chiudendo gli occhioni e godendosi il vento tra i vaporosi capelli. – Aiuterò te e la mamma con Aegon.
- Ne sono certo, farfallina. Sarai la sua preferita tra noi tre.
- Sì, sarò la sua preferita – confermò sorridendo.
- Sai potrebbe anche essere una sorellina …
- No, sarà Aegon – lo interruppe ella categorica. – E avrà i capelli come i tuoi – aggiunse con totale sicurezza.
- Sai, tu dovresti dettar legge agli dèi – le disse il principe dandole un buffetto sul naso con il dito, per poi tornare a stringerle la mano lasciata e chiudendo gli occhi per sentire anch’egli il vento scorrergli tra i vestiti.
- Padre?
- Mh?
- E se Aegon non volesse regnare? Cosa accadrebbe?
Quella domanda riscosse il Principe Drago, il quale riaprì gli occhi per guardare sua figlia che attendeva la sua risposta serena.
- La scelta passerebbe a te. E se non volessi regnare neanche tu …
- Regnerebbe un terzo fratellino o sorellina? – domandò interrompendolo.
- Non ce ne sarà un terzo, farfallina. La mamma è troppo debole. Aegon sarà l’ultimo.
- Allora cosa accadrebbe?
- Suppongo che la corona passerebbe a Viserys.
- Ah – disse abbassando la testolina. – Allora credo che regnerei io, se Aegon non volesse. Anche se non lo vorrei.
- Così rinunceresti alle tue avventure. Perchè lo faresti?
- Perché non vorrei che Viserys diventasse re. Lui non è un bravo bambino. E non sarà bravo neanche quando crescerà.
- Farfallina, anche io sono cresciuto con tuo nonno come padre. Aerys non è facile da gestire. All’inizio è stata dura, ma sono comunque riuscito a divenire quello che sono, una persona molto diversa da lui. Ognuno reagisce in maniera differente, e sono sicuro che sia dura anche per Viserys, come lo è stato per me, se non di più. Ma sono anche certo che riuscirà ad essere un uomo migliore di lui, con le giuste influenze. Oramai sei una bambina grande, Rhaenys, stai crescendo in fretta. Sono sicuro che lo comprendi – le disse accennandole un altro sorriso.
- Lui mi prende in giro per i miei capelli – bisbigliò qualche minuto dopo la piccola.
- Per i tuoi capelli? E cosa dice?
- Che sembrano un cespuglio. E che sembra che la mia pelle sia continuamente sporca di terra.
- E allora tu sai cosa gli dirai quando lo farà di nuovo? – le domandò avvicinandosi con il viso al suo. – Che tra qualche anno, quando crescerà un po’ e i suoi interessi muteranno, una bella fanciulla come te potrà solo sognarla ad occhi aperti.
Rhaenys rise, venendo poi interrotta dalla voce di Arthur. – Dì un po’, Rhaegar, vuoi sacrificare tua figlia agli dèi, donandola agli abissi? – chiese l’uomo avvicinandosi ai due.
Il Principe Drago rivolse gli occhi al cielo, non voltandosi neanche. – Hai avvertito una presenza, farfallina? No, perché mi è sembrato di sentire l’odore di qualcosa che di certo non è audacia.
- Odore di coniglio – rincarò la dose la piccola guardando Arthur e sorridendo furba.
- Ridete pure, ma mi sto solo preoccupando per la salute della mia principessina. Se dovesse arrivare un soffio di vento più violento e non riuscissi a reggerla abbastanza forte? – continuò la Spada dell’Alba ponendo le braccia conserte. – Sì, sì, lo so che tu ti metteresti al suo posto senza alcuna paura, ma ciò non vuol dire che devi trasmettere i tuoi istinti a raggiungere l’Oltretomba anche a lei.
- Si chiama stabilità, Arthur, una parola che non ha mai sfiorato per sbaglio il tuo vocabolario – gli rispose il principe voltandosi finalmente verso di lui, prendendo sua figlia in braccio. – Cosa volevi dirmi?
- Sono venuto a dirti una cosa noiosissima, a livelli inumani, uno dei famosi noiosissimi discorsi che fanno i grandi.
Capendo cosa stesse cercando di dire il dorniano, Rhaenys sbuffò sulla spalla di suo padre. – Puoi prendertelo, zio Arthur.
- Giuro sull’amore che mi lega a te, oh mia principessa, che tra qualche minuto, vengo a riportartelo – promise il cavaliere ponendo una mano sul petto e l’altra in alto, sfoderando uno dei suoi goffi sorrisi teneri.
- Grazie per questa oggettificazione, voi due – intervenne il Targaryen posando a terra la piccola e rivolgendosi ad una dama che conversava con un mozzo poco lontano da loro. – Annette, accompagnala da Elia, per favore – le chiese, vedendola acconsentire e avvicinarsi per prendere per mano la bambina e condurla verso le cabine reali.
- Allora?
- Sembra che lo schifoso aracnide abbia fatto nuovamente il doppio gioco – cominciò Arthur, avvicinandosi al bordo della prua e guardando l’orizzonte.
- Lord Varys ha parlato della nostra cospirazione a mio padre ..?
Il dorniano annuì.
- Avrei dovuto aspettarmelo.
- Non vorrei risultare ripetitivo e alterare la tua nobile grazia, ma ti avevo detto che sarebbe stata una pessima idea finanziare il torneo indetto da lord Whent e usarlo come pretesto per incontrarsi con i lord più potenti del regno, per detronizzare tuo padre. Il Ragno prova un’insana eccitazione nel vedere i nobili e i reali scannarsi tra loro, e nel provocare guerre capaci di sgretolare dinastie. Non ci si potrà mai fidare della parola di un verme simile.
- Sapevo a cosa andavo incontro quando ho assecondato l’iniziativa di Varys, Arthur.
Per quanto quell’uomo sia subdolo e amante delle cospirazioni, sono ancora convinto che i suoi intenti non siano malvagi. Il come raggiunga i suoi scopi, poi, è un altro conto.
- Ed ora? Che intendi fare?
- Continuiamo per la nostra strada. Il fatto che ora mio padre sospetti, non è un pretesto per tirarmi indietro, anzi, non varia quasi di nulla i miei piani iniziali.
- Vuoi proprio farti ammazzare. Vuoi far scoppiare una guerra e farti ammazzare.
- La guerra scoppierà con o senza il mio intervento, Arthur. Tanto vale dare un contributo e tentare di salvare il salvabile. Agiremo comunque come stabilito. Con mio padre me la vedrò io.
- E per quanto riguarda ciò che ho scoperto riguardo la fondatezza di tutte quelle che credevo fossero solo tue malate fantasie e supposizioni?? Influirà su tutto questo, ciò che sono riuscito a scoprire? – domandò il dorniano voltandosi a guardare l’amico, non riuscendo a nascondere totalmente la sua preoccupazione.
- Sapevo fin da ragazzo fosse tutto vero, Arthur. L’unico cambiamento, è che ora ne sei certo anche tu – rispose il principe distogliendo gli occhi dal mare e poggiandogli una mano sulla spalla. – Vedrai, andrà tutto bene, Arthur.
- Se non sarà così, se tutto dovesse precipitare, non voglio raccogliere tutti i pezzi una volta che sarà finito, non ne sarei capace. Lo sai, vero? Precipiterei giù con te e con tutti gli altri folli che si illudono di riuscire ad invertire la direzione da cui soffia il vento e di aprire le porte del cielo.
Perciò, d’accordo. Sono pronto – rispose serio in volto.
Rhaegar sorrise e riportò lo sguardo verso l’orizzonte, da cui si scorgevano già i confini di una terra fiorente.
- Eccola qua, la terra di Harren il Nero.
- Tra poco dovremmo anche riuscire ad intravedere il castello – aggiunse il Targaryen.
- Qualcosa mi dice che non sarai il primo membro della famiglia reale ad arrivare – commentò Arthur notando un nave approdata sul porto in lontananza, dalla quale svettava un vessillo dal disegno indistinguibile a quella distanza, ma dai colori ben visibili: nero e rosso.
- È già qui.
 
 
 
Note autrice: Sì, la quarantena è dura per tutti, quindi ho approfittato per riprendere questa fanfiction a cui tengo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
È molto probabile che aggiornerò tempestivamente, forse addirittura alla giornata.
Buona quarantena a tutti :D
 
 
 
 
   
 
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