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Autore: starmanga    25/03/2020    4 recensioni
CIAO A TUTTE! DOPO TANTO TEMPO HO RIPRESO IN MANO LA STORIA E NON SONO INTENZIONATA A LASCIARLA PIU'! HO MODIFICATO I PRIMI TRE CAPITOLI AGGIUNGENDO MOLTI PARTICOLARI. VI INVITO A RILEGGERLI! INOLTRE HO PUBBLICATO UN NUOVO CAPITOLO. FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE. A PRESTO!
Usagi è una ragazza di 24 anni, solare, indipendente e autonoma. Ha delle amiche favolose e un fidanzato dolcissimo. Eppure c'è qualcosa che non va nella sua vita. Dopo una delusione adolescenziale, Usagi non è più in grado di innamorarsi e lasciarsi andare. Ma, forse, questo avviene perché non ha ancora incontrato la persona giusta...
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi, Seiya/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo IV – Risvegli e rimorsi
 
Il giorno seguente Usagi venne svegliata dal pianto di un bambino.
- Noooo di nuovo…Che strazio!  – bofonchiò la giovane prima di rintanarsi tra le coperte.
Era il figlio dei suoi vicini che, come ogni domenica, faceva i capricci perché non poteva alzare il volume del televisore al massimo quando trasmettevano il suo cartone animato preferito.
 
Decise di alzarsi; per quello che era successo il giorno prima era già riuscita a dormire abbastanza e quindi tanto valeva sfruttare al meglio quella mattinata domenicale.
 
Accese la macchina del caffè americano, aspettando che l’acqua si scaldasse. Prese in mano il cellulare. Il giorno prima non aveva praticamente avuto occasione di guardarlo. Si sorprese di non aver ricevuto alcun messaggio da parte di Seiya, quindi pensò di anticiparlo e fargli avere sue notizie.
“Mi dispiace che ieri non siamo riusciti a sentirci. Il turno da Motoki è stato davvero impegnativo. Chiamami quando ti svegli. Un bacio – Usagi”.
 
Poche parole. Forse un po’ fredde. Ma non sapeva come scusarsi. 
Già, avrebbe dovuto farlo chiaramente. Chiedergli scusa per il suo comportamento di ieri mattina e per il silenzio successivo. Invece non l’aveva fatto. Gli aveva semplicemente mandato un messaggio per fargli capire che era ancora viva e che fosse ancora la sua ragazza. Già, la sua ragazza. 
“Sono davvero pessima in questo ruolo!” – si ritrovò a pensare. 
Ieri era stata così presa dai suoi pensieri che si era completamente dimenticata che, anche per Seiya, sabato sarebbe stato un giorno importante. I Three Lights erano stati chiamati a partecipare a un famoso programma radiofonico, dove avrebbero risposto alle domande delle fans e suonato in anteprima il loro nuovo singolo. 
Usagi si sentì davvero male. Come poteva essere stata così egoista? Anche il suo ragazzo, molto probabilmente, avrebbe avuto bisogno del suo supporto e della sua presenza. Come aveva potuto ignorare tutto questo? Non aveva nemmeno sentito la loro ultima canzone. 
Venerdì a cena Seiya era stato molto misterioso; le aveva semplicemente raccontato che al processo creativo aveva, indirettamente, contribuito anche lei. Cosa voleva dire?
 
Finito il suo caffè, Usagi accese il computer e si mise alla ricerca di notizie sul singolo uscito in anteprima ieri. Finalmente, riuscì ad ascoltarne una parte:
 
“Vedo il tuo sorriso. Ancora una volta, poi scompare nella nebbia di parole e mi chiedo dove sei. Se anche tu pensi a me, se senti il bisogno che ho di te. Perché principessa non ascolti il mio grido d’amore. È rivolto solo a te, che mi hai incatenato per sempre al tuo cuore”.
 
Sorriso. Principessa. Quelle erano le parole che Seiya pronunciava più di frequente quando stavano assieme. Le aveva detto un mucchio di volte che adorava il suo sorriso. E che era la sua Principessa, come nelle fiabe, con quei suoi capelli lunghi e dorati. 
Era fin troppo evidente chi avesse scritto il testo. Del resto, sapeva che, tra i tre fratelli, Seiya era il cantante principale nonché autore di molte loro hits. Questa canzone, seppur non fosse riuscita ad ascoltarla per intero, era un grido d’aiuto. Si, il suo ragazzo si stava rivolgendo a lei e lo faceva nel modo più naturale per un artista come lui: cantando. 
Seiya stava cercando disperatamente di far capire a Usagi, anche attraverso quelle parole, contornate da una dolce ma malinconica melodia, che nel suo cuore c’era solo LEI. Lui non ne era semplicemente innamorato, ma l’AMAVA. Usagi finalmente comprese quanto fosse profondo il sentimento del suo ragazzo verso di lei e sperò di vederlo quanto prima, perché si sentiva tremendamente in colpa per non riuscire a contraccambiare quel sentimento con la stessa intensità.
 
Dopo pochi minuti, il cellulare iniziò a vibrare. 
 
- È lui! – esclamò. – Seiya ciao, finalmente! –
- Ciao Usagi… - rispose lui distaccato.
 
La ragazza andò subito al sodo.
- Senti mi dispiace tantissimo per ieri. Sono stata così stupidamente presa dal turno da Motoki che non ho avuto modo di scriverti.
- Ah si? Non hai avuto modo? Diciamo piuttosto che non hai voluto Usagi, sii sincera. Non credo che Motoki ti avesse puntato una pistola alla tempia impedendoti di prendere in mano il cellulare per un secondo. E poi avevi il turno nel tardo pomeriggio, io non ti ho sentita nemmeno prima – rispose lui alterato.
- Hai ragione, ma prima mi sono vista con Minako e… -
- E quindi non hai avuto tempo di scrivermi un messaggio. Si dai, ho capito perfettamente qual è il tuo giochetto.
- Giochetto? Di cosa stai parlando Seiya? Ti sto solo dicendo che mi dispiace cavolo! – 
Usagi stava per alterarsi. Certo, sapeva di non essersi comportata bene, ma non voleva prendere in giro nessuno e non capiva perché Seiya diffidasse del suo pentimento. La considerava una bugiarda?
- Lo sai benissimo di cosa sto parlando! C’è sempre qualcuno o qualcosa che ti distrae da me, anzi appena stiamo assieme sembra che tu mi stia dando le briciole del tuo preziosissimo tempo! Cosa credi, di essere l’unica ad avere una vita?? Un lavoro?? Degli impegni?? Eppure io per te il tempo l’ho sempre trovato! – gridò furioso.
 
La ragazza restò totalmente spiazzata. Forse Seiya poteva anche avere ragione, ma il modo in cui si rapportava a lei era così carico di rabbia e disprezzo che, in quel momento, non riconobbe più in quelle dure parole la voce gentile del suo fidanzato.
 
- Ma ti vuoi dare una calmata? Io… non so davvero cos’altro dirti Seiya. -
- Non dire nulla, del resto è quello che ti riesce meglio. Comunque oggi il nostro manager ci ha fissato un nuovo appuntamento in radio. Fra pochi mesi inizieremo un tour. Magari se ci fossimo sentiti ieri, lo avresti saputo. Quindi oggi sono molto impegnato, come lo sarai anche tu, immagino, con la tua preziosissima tesi -  disse il ragazzo con tono sarcastico – Mi sa che ci sentiamo appena ho tempo Usagi. -
- Appena hai tempo?? Perfetto, allora fai pure con comodo, non ti disturbare Seiya!! Hai detto bene, oggi mi dedicherò ancora alla mia tesi perché ho un obiettivo da raggiungere e sto lavorando sodo per questo. Non credo certo di meritare il tuo disprezzo, dovresti solo essere fiero di me. Ma siccome è evidente che non sia questo quello che provi, ti saluto subito e ti lascio ai tuoi impegni promozionali! Buon tour e buona vita!! – disse infine tutto d’un fiato con livore riattaccando il ricevitore.
 
- Ma com’è possibile?? Si chiese quasi ansimando e con le lacrime agli occhi tanta era l’agitazione che aveva in corpo in quel momento. 
 
Il ragazzo con cui aveva cenato in un ristorante a lume di candela appena due sere prima, che le aveva dedicato una canzone carica d’amore…poteva essere la stessa persona che l’aveva trattata in questo modo, dandole della bugiarda e doppiogiochista per telefono?
 
Non riusciva a capacitarsi di come Seiya potesse essere cambiato repentinamente nei suoi confronti. 
Non aveva fatto in tempo a concludere la chiamata che il telefono ricominciò a suonare.
 
- Basta Seiya sono io che non voglio più sentirti oggi, hai capito?? – urlò la ragazza a pieni polmoni.
- Usagi sono io, Rei! Sto provando a chiamarti da un sacco di tempo, ma hai sempre il numero occupato! Cos’è successo con Seiya? – chiese infine l’amica.
- Oh Rei, ho fatto un casino! -  rispose Usagi mentre cercava di trattenere a forza le lacrime.
- C’entra per caso Mamoru con tutto questo? – domandò a bruciapelo la mora.
- Mamoru? E tu che ne sai? -  domandò Usagi stupita.
- Bè ti stavo chiamando proprio per quello. Ieri Minako è venuta a dormire da me. Figurati, era così alterata che non sarebbe stata in grado di ritornare a casa sua illesa. –
- È vero, era davvero messa male ieri sera! A un certo punto non l’ho più vista e ho pensato che fosse riuscita a catturare la sua preda, Yaten – disse Usagi ripensando alla sua amica.
- Si, in effetti è uscita con Yaten, ma perché non riusciva a farlo da sola! Praticamente gli è quasi svenuta addosso ed è riuscita solo a indicargli il mio indirizzo. Mi hanno suonato all’una di notte, puoi immaginare lo spavento!  - rispose Rei.
- Oh mamma, Minako non cambierà mai! Tutta quella fatica per conquistare Yaten per poi svenirgli addosso! – si limitò a dire Usagi divertita dal pensiero che la sua amica fosse totalmente irrecuperabile, proprio come lei.
- Bè, ma in un certo senso è riuscita nel suo scopo. Ieri sera Yaten mi ha lasciato il suo numero e mi ha detto di darlo a Minako non appena si fosse ripresa. Diceva di essere preoccupato per il suo stato e voleva avere sue notizie –.
- Nooo, davvero? – urlò Usagi incredula – Ma è magnifico!!
- Si, ma lei ancora non lo sa. È in coma, sta dormendo come una bambina da ore! Ieri appena si è ripresa ha avuto solo modo di dirmi che ti aveva vista con Mamoru da Motoki – 
- Rei non aveva proprio intenzione di far cadere l’argomento.
- Andiamo, che è successo? E Seiya? – 
- Si, ieri al locale c’era anche Mamoru. È appena rientrato dagli Stati Uniti. È stata una pura casualità, non sapevo ci fosse anche lui. 
- E?? – la incalzò l’amica.
- Niente, abbiamo scambiato quattro chiacchiere e poi mi ha riaccompagnato a casa a fine turno, tutto qui. – rispose la bonda in modo poco convincente - Il problema è venuto dopo. Ieri non mi sono sentita con Seiya, quindi oggi gli ho scritto un messaggio. Mi ero dimenticata che ieri era stata programmata l’uscita del loro nuovo singolo. Lui si è molto arrabbiato, mi ha detto che non ho mai tempo da dedicargli, abbiamo avuto una litigata furibonda Rei. –
- Bè non puoi biasimarlo Usagi. Quel ragazzo ti ama e tu l’hai ferito. – disse Rei senza troppi giri di parole – Insomma, ieri ho ascoltato per radio la loro canzone. È un inno a te, all’amore che prova e che vuole dimostrarti a tutti i costi! Non dirmi che non te ne sei resa conto!
 
Rei aveva ragione. Seiya aveva parlato in quel modo perché soffriva. Stava male. E la causa del suo dolore era stata lei.
 
- Hai ragione Rei, ho sbagliato tutto… -  continuò Usagi con voce tremante.
- Dai non disperarti, lascia passare del tempo, avete portato la situazione all’estremo, ora avete bisogno di sbollire tutti e due. Vedrai che riuscirete a chiarirvi, Seiya ti ama, non rinuncerà a te – la rincuorò l’amica. – ti va di venire a trovarmi? Non dirmi che vuoi perderti lo spettacolo di Mina-chan post sbronza! – esclamò Rei per cambiare argomento.
- Povera Mina, stiamo parlando così tanto delle sue disavventure, mentre lei dorme inconsapevolmente -  rispose Usagi, stavolta non riuscendo a trattenere una timida risata -  Dai, va bene, vengo più tardi. Prima pensavo di andare al parco a leggere qualcosa. Ho capito che oggi non riuscirei a scrivere nulla, però almeno leggo l’ultimo libro che ho preso in biblioteca. Mi serve per concludere il terzo capitolo.
- Perfetto, allora vai al parco, è una bella giornata e vedrai che un po’ di sole ti farà stare meglio! Poi, quando vuoi, noi ti aspettiamo, ok?  - disse infine Rei con dolcezza – a più tardi Usa.
- Si, grazie di tutto Rei, a dopo!
 
Usagi si sentì subito meglio. In questi casi, Rei-chan era meglio di un dottore! Sembrava riuscisse a percepire le emozioni delle persone. Del resto era una ragazza molto sensibile e questa sua dote l’aveva portata a iscriversi a Psicologia, facoltà che frequentava con entusiasmo.
 
Si vestì molto velocemente, scegliendo le prime cose a portata di mano nell’armadio. Un paio di jeans, una magliettina rosa e la giacca in pelle. Prese con sé il libro, i suoi appunti e si avviò verso il Shinjuku Goyen, uno dei parchi più belli della città, pieno di lussureggianti alberi.
Ormai la primavera aveva fatto schiudere moltissimi boccioli. Del resto era il periodo dell’Hanami, la fioritura dei ciliegi e pensò che fosse una buona idea potersi sedere su una panchina sotto una cascata di petali colorati. Da sempre la fioritura di queste splendide piante rappresentava per Usagi un miracolo che si ripeteva ogni anno. 
Si ricordava quando, ancora adolescente, si addentrava nei giardini di Tokyo con Hiro per ammirare questo magnifico spettacolo della natura.
Questa volta però sarebbe andata da sola,  con le sue emozioni e i suoi pensieri da riorganizzare.
 
Giunta all’ingressò, notò con forte disappunto che il parco era già gremito. Ma certo, era domenica mattina di una bellissima e calda giornata primaverile, per forza c’era tutta quella gente in giro.
Decise di non scoraggiarsi e cominciò a ricercare una panchina libera dove potersi mettere a leggere il libro, in tranquillità.
Dopo circa 20 minuti passati a vagare tra gli alberi, riuscì a scorgere una panca libera, proprio sotto un maestoso ciliegio bianco.
 
- Perfetto, finalmente! -  esclamò soddisfatta.
 
Si mise a correre lungo il sentiero per raggiungere rapidamente quella panchina, prima che qualcun altro, come lei alla ricerca di un posto libero, se ne impadronisse.
 
Ormai era a pochi passi dalla meta. E fu in quel momento che cadde per terra dopo essersi scontrata con un ignaro runner che veniva dalla parte opposta.
 
- Ahi, che botta! -  gridò Usagi dopo aver sbattuto con forza il sedere a terra. 
 
Era più forte di lei, ogni volta che, per qualche ragione, cadeva e si faceva male, ritornava una bambina e si metteva a piagnucolare.
“Fai attenzione a dove metti i piedi Usagi!” – le ripeteva come un mantra sua madre praticamente da sempre.
 
- Scusami ti sei fatta male? – domandò una voce preoccupata.
A Usagi sembrò riconoscere quell’intonazione quel suono, quella premura.
Ma doveva per forza sbagliarsi. Era impossibile che, in un parco pieno di gente, si fosse scontrata con quella persona.
Davvero si erano rivisti? 
 
- Mamoru! Non ci posso credere – riuscì a dire la giovane.
 
Per qualche ragione, i due si erano incontrati nuovamente, ancora per caso, a distanza di poche ore.
Il ragazzo l’aiutò a rialzarsi.
 
- Usagi! Anche tu qui?? – chiese il moro visibilmente stupito da quel gioco che il destino aveva creato per loro. – Non dirmi che sei diventata anche una sportiva? Non riuscirei davvero a crederti stavolta! – continuò scherzando.
- No Mamoru, hai ragione, non sono una sportiva, né mai lo diventerò – disse Usagi toccandosi l’osso sacro dolorante. – Sono venuta al parco per leggere un libro, ma a quanto pare è davvero affollato!  
- Purtroppo si! Io ero venuto per fare una corsa e rivedere questi magnifici ciliegi. Non hai idea di quanto mi siano mancati in America… - rispose malinconico.
- Immagino Mamoru, sono mancati molto anche a me… Intendo, dall’anno scorso… Starei sempre sotto uno di questi giganti in fiore – aggiunse lei prima di emettere un piccolo gemito di dolore mentre si toccava la gamba.
- Ho l’impressione che tu debba sederti un attimo. Dai, andiamo verso la panchina. Ce la fai a camminare? -  le chiese seriamente allarmato. 
- Si, sono un po’ indolenzita, ma mi passa, tranquillo. 
 
Si sedettero insieme, su quella tanto agognata panchina, sotto una coltre di petali che libravano in aria. Per un istante Usagi dimenticò il dolore e riuscì a godersi quello spettacolo maestoso con gli stessi occhi estasiati di quando vide i ciliegi in fiore per la prima volta, da bambina. 
Mamoru ammirava Usagi circondata da un’atmosfera surreale e, in quel momento, gli sembrò un personaggio fiabesco, una fata. Eterea e bellissima, quasi evanescente, appartenente a un’altra dimensione, sovrannaturale e lontana.
 
Per un tempo indeterminato, rimasero lì, quasi catturati in un mondo impalpabile e sconosciuto, a condividere un momento di rara bellezza del creato.
 
Nonostante la loro inconsapevolezza, entrambi ebbero l’impressione che esistesse una forza, ignota e misteriosa, che continuava ad attrarli l’una verso l’altro. Mamoru ne ebbe conferma. Ancora incredulo, si convinse che il destino avesse voluto ricondurlo, per qualche strana ragione, verso Usagi. 
Usagi, d’altro canto, non seppe spiegarsi il motivo, ma sentì che rimanere seduta vicino a Mamoru fosse la cosa giusta. E cosi fece. Rimase lì, ipnotizzata dal paesaggio celestiale che li circondava e da quella strana presenza accanto a lei, questa volta, senza avvertire alcun peso o colpa da portare sulle spalle.
   
 
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