Storie originali > Giallo
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Autore: BlackHawk    26/03/2020    0 recensioni
Non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che qualcuno arrivò alle sue spalle, le tappò la bocca con una mano e la spinse contro il muro più vicino.
Caitlin provò a urlare, ma non ci riuscì.
Lo sconosciuto era decisamente più forte di lei e le stava facendo chiaramente segno di stare zitta.
-Non voglio farti del male, Caitlin. –le disse sottovoce l’uomo. –Ma devi stare zitta, altrimenti attirerai la loro attenzione.-
Caitlin sgranò gli occhi, sempre più impaurita. Quel tipo conosceva il suo nome.
-Promettimi che non ti metterai a urlare. – disse poi, allentando la presa su di lei.
Caitlin fece quello che avrebbero fatto tutti. Fissò lo sconosciuto negli occhi e annuì.
Lui la osservò per qualche secondo e poi la lasciò andare.
-Non ti muovere da lì.-
Lo vide sporgersi verso il vicolo in cui qualcuno aveva chiaramente usato una pistola e poi ritornare in fretta nel punto in cui si trovava prima.
-Se ne sono andati. – osservò, passandosi una mano nei capelli.
Scosse la testa e poi posò di nuovo il suo sguardo su di lei, fissandola intensamente. -Si può sapere che diavolo ci fai in giro da sola a quest’ora?-
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Caitlin si fermò a pochi metri dall’ingresso della libreria.
Si accertò che in quel momento non passasse nessuna macchina e poi attraversò la strada a passo veloce.
Quella mattina ci aveva impiegato pochissimo tempo a prepararsi.
Aveva indossato il primo paio di jeans scuri che aveva trovato nell’armadio e poi una maglia rossa più pesante per evitare di rimanere solo con una maglietta a maniche corte addosso nelle ore più fredde della giornata.
Non era ancora arrivata l’estate, eppure la temperatura si alzava ogni giorno di più, soprattutto all’ora di pranzo, per poi riabbassarsi drasticamente quando il sole era ormai calato.
Entrò nella libreria senza esitare, stupendosi un attimo dopo nel vedere che non c’era nessuno.
C’erano migliaia di volumi in quella libreria, ma di Abigail neanche l’ombra.
Si guardò intorno, confusa.
Dov’era finita la sorella di Thomas?
Provò a chiamarla sul cellulare due volte, ma non ebbe risposta.
Stava per perdere le speranze quando notò una porta in fondo alla libreria aprirsi all’improvviso.
Probabilmente una porta di servizio che conduceva al magazzino del negozio.
Rimase ferma dov’era, certa che da un momento all’altro sarebbe comparsa Abigail.
Cominciò a insospettirsi quando, dopo pochi minuti, non vide uscire nessuno.
Sbuffò. Ma dove diavolo si era cacciata la sorella di Thomas?
Poi fece una smorfia, rimproverandosi mentalmente.
In fondo era una donna che aveva appena perso il fratello.
Magari si era chiusa in bagno a piangere e lei non aveva nessun diritto di giudicarla. Anzi.
Scosse la testa e si incamminò in direzione del magazzino.
Se Abigail si sentiva poco bene, lei aveva il dovere di aiutarla.
Si fermò a un metro dalla porta.
Un uomo e una donna stavano discutendo animatamente.
Riconobbe la voce di Abigail.
-Sei impazzito per caso?- stava dicendo ad alta voce, come se le avessero appena detto una cosa assurda.
-Non ho scelta.-  rispose una voce maschile a lei familiare.
Cat sussultò. Aveva già sentito quella voce.
Impossibile, pensò.
Si sporse quel tanto che le bastava per vedere al di là della porta senza rivelare però la sua presenza.
Abigail scosse la testa con decisione.
Assomigliava tantissimo a suo fratello Thomas.
Aveva gli stessi occhi verdi del fratello e la stessa espressione buona e gentile stampata sul viso.
Teneva i capelli neri raccolti in uno chignon spettinato e addosso non aveva nemmeno un filo di trucco.
Caitlin notò subito che indossava un abitino verde che richiamava il colore dei suoi occhi e un paio di ballerine nere senza tacco.
Per essere una donna sulla cinquantina, doveva ammettere che si teneva davvero in gran forma.
Ma ad attirare la sua attenzione non fu la sorella di Thomas, bensì l’uomo con cui lei stava parlando.
Era più alto di lei, ma aveva lo stesso sguardo deciso della donna di fronte a lui.
Lo riconobbe all’istante. Era lui. Era lo sconosciuto che aveva cercato di proteggerla la sera prima.
Che ci faceva lì?
Poi si concentrò su un altro particolare.
Che c’entrava quell’uomo con Abigail e Thomas?
E cosa ci faceva la sera prima a pochi passi dal luogo in cui era stata appena uccisa una persona?
-Non ho scelta.- ripeté l’uomo, passandosi una mano nei capelli.
Abigail sospirò. –Jake, è troppo pericoloso. – gli disse, preoccupata. –Sei troppo coinvolto adesso. Tuo zio non avrebbe mai voluto questo.-
Caitlin registrò immediatamente l’informazione.
Quell’uomo si chiamava Jake e in un qualche modo era coinvolto nell’omicidio di Thomas.
Poi scosse la testa.
Non poteva aver ucciso lui Thomas. Non avrebbe avuto senso.
Poi si soffermò sulle parole di Abigail e a quel punto capì.
Jake era il figlio di Abigail. E Thomas era suo zio. Come aveva fatto a non capirlo prima?
Si assomigliavano tutti in una maniera davvero impressionante.
-Non sono arrivato in tempo, mamma. –disse Jake con voce incrinata. –Credevo di avere tutto sotto controllo e invece sono arrivato troppo tardi.-
Abigail abbracciò con forza suo figlio.
-Non è colpa tua, Jake.-
-E invece sì. – osservò amaramente Jake. -Non sono arrivato in tempo.-
-Non dirlo nemmeno per scherzo, tesoro.-
Jake si passò una mano nei capelli. –Non dovrei nemmeno essere qui.- disse alla fine, cambiando totalmente argomento.
Caitlin cercò di mettere insieme tutti i pezzi, ma il quadro che ne uscì era ancora più confuso di quello che aveva prima.
L’uomo che la sera prima l’aveva in un qualche modo protetta era il nipote di Thomas.
Ma questo non bastava a spiegare tante altre cose.
-Devo andare.- disse all’improvviso Jake, costringendola a fare un passo indietro.
Non poteva farsi vedere da lui.
Andò nell’angolo più lontano della libreria e si voltò di schiena, mettendosi a sfogliare il primo libro che trovò.
Sentì madre e figlio salutarsi e poi Jake uscire dalla libreria.
Rimase immobile per diversi secondi, sperando che lui non l’avesse notata.
-Caitlin?- la chiamò Abigail, incerta.
Cat si voltò e sorrise. –Abigail?-
La donna ricambiò il sorriso. –Sei qui da molto?- chiese poi, avvicinandosi a lei.
Cat capì al volo. –Sono arrivata ora.- mentì.
Non le avrebbe mai e poi mai detto che aveva assistito a un parte della strana conversazione tra lei e suo figlio Jake.
-Perché non sei venuta a chiamarmi? Ero con mio figlio, sai...- spiegò Abigail, in tono malinconico.- Abbiamo molte cose a cui pensare in questo momento.-
Cat capì subito che si riferiva al funerale di Thomas, però non riuscì a fare a meno di pensare che ci fosse dell’altro dietro all’uccisione di suo fratello.
Thomas era una brava persona. Chi poteva avercela con lui?
E che c’entrava suo nipote Jake?
-Chi può averlo ucciso?- si ritrovò a chiedere senza nemmeno rendersene conto.
Vide Abigail sussultare. –Come?-
Cat scosse la testa. Che diavolo stava combinando?
-Io...-
Abigail la osservò in silenzio. Probabilmente si stava chiedendo come mai Cat le avesse fatto quella domanda.
-Mi dispiace. – si scusò Caitlin, sentendosi una stupida in quel momento. –Non volevo essere indelicata. È solo che volevo bene a Thomas. È sempre stato buono con me e anche quando mi ha licenziato si è preoccupato di trovarmi un altro lavoro. Non riesco a capire cosa sia successo.-
Abigail sospirò. –Era molto altruista.-
Cat annuì.
-Lo hanno trovato vicino a un cassonetto dell’immondizia, in un vicolo non molto lontano da qui. –mormorò Abigail. –Gli hanno sparato in fronte. Un colpo solo. È morto quasi subito.-
Cat chiuse gli occhi. Non osava immaginare quali potessero essere gli ultimi pensieri di una persona che stava per morire.
Poi si soffermò su un dettaglio.
-Dove è stato ritrovato il corpo?-
-In Ocean Street.-
Cat si sforzò di non mostrarsi sorpresa.
Era la stessa via da cui era partito lo sparo che aveva sentito la notte prima.
Quindi Thomas era stato ucciso vicino casa sua. E suo nipote Jake le aveva impedito di chiamare la polizia, intimandole di tornare a casa e di dimenticarsi tutto quanto.
Ma che diavolo stava succedendo?
Combatté contro il senso di nausea che cominciò ad assalirla all’improvviso.
-Tutto bene?- le chiese Abigail, preoccupata.
Si sforzò di annuire.
-Andiamo di là, così ti spiego tutto.- le disse poi, alludendo al suo nuovo lavoro.
La seguì nel suo ufficio e ascoltò in silenzio quello che lei aveva da dire.
 
All’ora di pranzo Cat era stremata.
Aveva riordinato quasi tutti gli scaffali della libreria senza fermarsi un attimo e la stanchezza cominciava ormai a farsi sentire.
-Vado a prendere qualcosa per pranzo. – la informò Abigail, costringendola a fermarsi. –Vuoi qualcosa?-
-Magari quando torni tu vado a prendere qualcosa anche io.- ripose Cat, non vedendo l’ora di prendere una boccata d’aria.
Abigail annuì e poi le disse che avrebbe fatto in fretta.
La vide prendere la sua borsa e poi uscire dal negozio.
Non appena rimase da sola diversi pensieri tornarono ad affollare la sua mente.
Quella mattina, dopo che Abigail le aveva spiegato il suo lavoro, Cat non aveva fatto altro che spostare libri da una parte all’altra della libreria, senza avere un attimo di tempo per riflettere su quello che aveva scoperto.
Ma ora che era di nuovo sola, non poteva fare a meno di riportare la mente all’uccisione di Thomas.
Sapeva poche cose su di lui.
Sapeva che era sposato con Stella da dieci anni e che purtroppo, per motivi che a lei non erano noti, nessuno dei due poteva avere figli.
Si erano promessi di amarsi fino a che morte non li avessi separati e così era stato per dieci lunghi anni.
Non aveva mai visto una coppia più affiata di loro.
Eppure ci doveva essere dell’altro. Doveva esserci.
Il proprietario di un locale che stava on grosse difficoltà doveva aver sicuramente problemi di soldi.
Un pensiero le attraversò la mente.
Possibile che si fosse messo in mano agli strozzini e che non fosse riuscito a restituire tutti i soldi?
Ma a quel punto che c’entrava Jake? Perché aveva detto alla madre che era tutta colpa sua se lo zio era morto? E perché ripeteva di non essere arrivato in tempo?
Il rumore della porta dell’ingresso che si apriva le fece sollevare la testa di scatto.
Fece un passo indietro quando si ritrovò faccia a faccia con Jake.
-Non dovresti essere qui.- le disse subito, saltando i convenevoli.
Cat lo fissò. –Tu sei il figlio di Abigail.- disse, guardandolo negli occhi e chiedendosi come facesse a sapere che lei era lì.
Poi scosse impercettibilmente la testa. Probabilmente lui l’aveva vista prima nonostante i suoi disperati tentativi di non farsi notare.
I suoi occhi scuri la fissarono a lungo.
-Perché sei qui?- le chiese Jake, ribaltando l’insegna della chiusura sulla porta della libreria.
-Che stai facendo?-
-Dobbiamo parlare.- disse Jake in tono duro.
-Che c’entri tu con l’omicidio di Thomas?- le chiese invece Caitlin.
Jake incrociò le braccia e poi scosse la testa.
-Era lui vero?- mormorò, riferendosi allo sparo che aveva sentito. - Era tuo zio.-
-Sì.-
-Perché?- si limitò a chiedere Caitlin.
-Non devi entrare in questa storia.- ripeté ancora una volta Jake. –Non saresti dovuta nemmeno passare di lì ieri sera.-
-Io abito lì.- precisò Cat.
-Lo so.-
-Abiti anche tu lì?- gli chiese, ricordandosi che lui aveva tirato fuori un mazzo di chiavi per aprirle il portone.
-No.- disse Jake secco.
Caitlin scosse la testa.
Se non abitava lì come faceva ad avere un mazzo di chiavi per entrare?
Quel pensiero la destabilizzò.
-Come fai a sapere come mi chiamo? E che ho un fratello?- chiese poi, cercando di cambiare tattica.
Forse chiedergli a bruciapelo che c’entrasse con la morte dello zio non era stata una buona mossa.
Se invece avesse iniziato col chiedergli come facesse a sapere così tante cose di lei, magari lui avrebbe abbassato la guardia e le avrebbe dato piano piano le risposte che cercava.
Lo vide dirigersi verso la stanza in cui lo aveva sentito parlare con la madre.
-Seguimi.- si limitò a dire, senza nemmeno guardarla in faccia.
Fece come le aveva detto.
Jake la portò in quello che doveva essere l’ufficio di Abigail e poi si chiuse la porta alle spalle.
Le indicò una sedia, facendo cenno si sedersi, e poi lui si andò a sedere dietro alla scrivania alla quale probabilmente Abigail lavorava tutte le sere.
Cat lo fissò. Che voleva da lei?
Jake stava aspettando che lei si sedesse.
A quel punto si sforzò di non obiettare e fece ancora una volta come le aveva detto lui.
-Devi cercarti un altro lavoro.- le disse, cogliendola alla sprovvista.
-Come?- chiese Cat, confusa.
Probabilmente aveva capito male.
-Non puoi lavorare per mia madre.- si limitò a dire Jake, incrociando le braccia al petto.
Caitlin rimase senza parole.
Lei aveva bisogno di quel lavoro. E poi per quale motivo non poteva lavorare per Abigail?
Formulò quella domanda ad alta voce.
Vide Jake vacillare.
Probabilmente si stava chiedendo se potesse dirle o meno il motivo per cui doveva cercarsi un altro lavoro.
Caitlin si concesse qualche secondo per osservarlo.
Era vestito di scuro, esattamente come la sera prima, ma alla luce del sole forse era ancora più attraente di quanto immaginasse.
Portava i capelli un po’ più lunghi del normale, i suoi occhi castano scuro avevano dei lievi riflessi ramati e il suo sguardo determinato continuava a darle quella sensazione di sicurezza che aveva provato anche la sera prima.
Si sforzò di non pensare al motivo per cui lui la facesse sentire così e si concentrò invece sulla loro conversazione.
-È pericoloso.- mormorò alla fine, senza dire altro.
-Ma che vuol dire, scusa?- sbottò a quel punto Cat, esasperata. –Io non capisco che diavolo stia succedendo. Ieri sera stavo tornando a casa quando ho sentito quello sparo. Mi sono spaventata morte. E poi sbuchi tu dal nulla, impedendomi di chiamare la polizia e chiedendomi di dimenticare tutto. Sai parecchie cose su di me, ma io non so niente di te. Vorrei sapere come fai sapere il mio nome e che ho un fratello, ma soprattutto perché ti importa che io e lui siamo al sicuro.-
Non gli diede il tempo di rispondere però. –E poi vorrei sapere anche come mai ieri sera Thomas, l’uomo più buono sulla faccia della terra, sia stato ucciso.-
Jake sospirò. –Non posso rispondere a tutte queste domande.-
-Perché?-
-Per il tuo bene.-
-Continui a ripeterlo, ma ti rendi conto che questa cosa non ha nessun senso per me?-
Jake fece un sorriso amaro. –Lo so.- sussurrò.
-E allora comincia a rispondere a qualche domanda.- lo supplicò Caitlin, non sapendo più cosa dire.
Lo vide scuotere la testa e poi posare nuovamente il suo sguardo su di lei.
-Mio zio era una brava persona. – cominciò a dire, in tono afflitto. –Ma ha avuto la sfortuna di incontrare un uomo che non lo era affatto. Diciamo che si è messo nei guai per proteggere la sua famiglia.-
Caitlin non rimase affatto sorpresa. –Si è messo in mano agli strozzini?- chiese, cercando una conferma delle sue supposizioni.
Jake abbassò lo sguardo. –Peggio.-
-Quindi tu sai chi lo ha ucciso?- chiese Caitlin, sempre più disorientata.
Se Jake sapeva cosa era successo a suo zio e chi fosse il responsabile del suo omicidio, per quale motivo non andava dritto alla polizia a raccontare tutto?
In quel momento si chiese se non dovesse farlo lei al posto suo.
Ma cosa avrebbe potuto raccontare lei alla polizia? Non sapeva praticamente nulla di quella storia.
Jake non rispose nulla. –Devi starni fuori, capito?- disse invece, in tono duro.
-Devi dirlo alla polizia.-
-Forse non mi stai ascoltando, Caitlin.- disse Jake, alzandosi dalla sedia e raggiungendola.
Cat si alzò a sua volta, ritrovandosi faccia a faccia con lui. Li separavano davvero pochi centimetri in quel momento.
-Quella gente non si fa problemi ad ammazzare persone innocenti.- affermò, guardandola dritto negli occhi. –Non ti devi esporre.-
Caitlin lo fissò per qualche secondo. Il detective Allen le aveva detto la stessa cosa. Com’era possibile?
Poi gli fece per la terza volta la stessa domanda. –Come fai a sapere il mio nome?-
-Mi ha parlato di te Thomas.- rispose Jake con un tono che non la convinse affatto.
Stava mentendo. Altrimenti perché non dirlo subito?
-Che ci facevi vicino al luogo in cui è stato ucciso tuo zio?- chiese invece, cercando di ottenere più risposte possibili.
Lo vide irrigidirsi. –Non ti riguarda.-
I suoi occhi si erano fatti all’improvviso più cupi.
-Io non...-
Non fece in tempo a dire nulla.
Jake le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardalo dritto negli occhi.
-Non metterti nei guai, Caitlin.- disse, ripetendole quello che le aveva detto la sera prima. –Non ci sarò sempre io a proteggerti.-
-Che cosa... –
-Jake?-
La voce di Abigail interruppe bruscamente la loro conversazione.
Jake si allontanò di scatto da lei e si girò verso sua madre, che non era affatto contenta di vederli insieme.
Caitlin imprecò nella sua testa.
E se Abigail avesse pensato che stavano insieme o qualcosa del genere?
Non poteva permettersi di perdere il posto di lavoro.
-Ero venuto a prendere una cosa.- si giustificò Jake in tono sbrigativo.
Sua madre lo guardò di traverso.
-Caitlin puoi andare a prendere qualcosa da mangiare, se vuoi.- le disse la sorella di Thomas, invitandola chiaramente a lasciarli soli.
Caitlin lanciò un ultimo sguardo a Jake prima di uscire dalla stanza.
Fece di finta di uscire, ma non se ne andò.
Aprì e chiuse la porta per dare l’idea che fossi uscita, ma poi si mise nella stessa posizione in cui si era messa qualche ora prima per ascoltare quello che Jake e la madre si stavano dicendo.
-La devi lasciare perdere, Jake.- lo rimproverò Abigail, in tono duro. –Ha già sofferto abbastanza nella vita.-
Cosa?
Caitlin sussultò. Si riferiva a lei? Cosa ne sapevano di quanto lei avesse sofferto nella vita?
-Sto cercando di proteggerla.- si difese Jake.
-Sei troppo coinvolto in questa storia. –insistette sua madre. –Devi lasciare che se ne occupi qualcun altro.-
Jake scosse la testa con decisione.
-Non posso.- mormorò. –Devo cercare di proteggere almeno lei.-
Sentì Abigail sospirare. –Ci sta già pensando qualcuno, Jake. E lo sai bene.-
-Ma...-
-Niente ma, tesoro. Rischieresti solo di farla soffrire.-
-Io voglio solo proteggerla.-
-Sei sicuro?- gli chiese la sorella di Thomas. –Che stavi facendo prima allora?-
-Devo andare.-
Caitlin imprecò. Si fiondò verso l’uscita della libreria e svoltò nella prima via che incrociò, sperando che nessuno dei due l’avesse vista.
Ma di che diavolo stavano parlando Abigail e Jake?
Stavano parlando di lei?
E perché Jake continuava a ripeterle che doveva proteggerla? Da chi?
Dall’assassino di Thomas?
Con quelle e tante altre domande in testa entrò nella tavola calda più vicina per prendersi un panino.
Aveva bisogno di tempo per riflettere e forse quella pausa dal lavoro l’avrebbe aiutata.
 
Rientrò in libreria un’ora dopo, sempre più confusa e disorientata.
Dopo aver riflettuto a lungo sulle informazioni che aveva ottenuto quel giorno era giunta a due conclusioni: la prima era che Jake nascondeva qualcosa, qualcosa che in qualche modo la riguardava, e la seconda che Thomas, il caro e dolce Thomas, era morto per salvare il suo locale dal fallimento.
Questo però non spiegava che cosa c’entrasse Jake con l’omicidio dello zio e soprattutto cosa c’entrasse lei con Jake.
Sempre che si stessero riferendo a lei prima lui e sua madre. Ma a chi altri sennò?
Sbuffò. Continuava a sfuggirle qualcosa.
-Tutto bene, Caitlin?- le chiese la voce gentile di Abigail, interrompendo il flusso ininterrotto dei suoi pensieri.
Annuì. Non aveva nessuna intenzione di fare conversazione con lei, dopo aver sentito che Jake la doveva lasciar perdere.
Ma poi che cosa significava che doveva lasciarla perdere? Non si conoscevano nemmeno praticamente.
-Io chiudo alle sette di solito.- la informò poi la sorella di Thomas, cercando il suo sguardo.
Cat si sforzò di essere gentile. –Bene.- disse, accennando un sorriso. –Sono pronta a ricominciare.-
-Per oggi può bastare.-
Cat la fissò. Erano solo due e mezza.
-Ma...-
Abigail sorrise. –Non ti preoccupare. Ci penso io adesso. – la rassicurò. -Hai faticato parecchio stamattina.-
Caitlin si ritrovò suo malgrado ad annuire. In effetti era davvero stanca.
Ringraziò Abigail per la sua gentilezza e dopo aver raccolto in fretta le sue cose si incamminò verso casa.
Mentre rifletteva ancora una volta sulla conversazione tra Abigail e Jake, il suo telefono iniziò a squillare.
Controllò chi fosse e rispose subito.
-Ciao Matt.- lo salutò allegra.
Si erano sentiti solo una volta durante il giorno e aveva avuto a malapena il tempo per raccontargli tutto quello che era successo, a parte ovviamente l’incontro con Jake e la strana conversazione tra lui e sua madre.
-Ma dove sei?- le chiese subito suo fratello, preoccupato.
-Sto tornando.- rispose Cat, stupendosi di quanto suo fratello fosse premuroso nei suo confronti.
-Senti Cat, io...-
Caitlin smise di ascoltare suo fratello nell’istante esatto in cui capì che le sue gambe l’avevano portata davanti al locale di Thomas.
Non riuscì a mascherare un’espressione di stupore quando si accorse che era aperto.
-Allora, posso?- le chiese Matt, in tono supplichevole.
Cat scosse la testa, rendendosi conto di non avere ascoltato nulla di quello che lui le aveva appena detto.
-Come?-
-Ma mi stavi ascoltando, Cat?- sbottò suo fratello, seccato.
-Ehm...io... scusami tanto Matt. Che dicevi?-
Sentì suo fratello sbuffare e in quel momento se lo immaginò mentre alzava gli occhi al cielo e si spazientiva con lei perché doveva ripeterle le cose sempre due volte.
-Vorrei passare un po’ di tempo con la zia Tracie.-
Cat si sforzò di non dare in escandescenza.
-Perché?- si limitò a chiedere nel tono più calmo possibile che le usciva quando sentiva nominare la sorella di suo padre.
Tracie, che lei non aveva mai chiamato zia in vita sua, era davvero una grandissima stronza.
Aveva solo dieci anni in più di lei, ma in tutto quel tempo loro due non avevano mai legato.
E non era solo per il fatto che lei avesse un debole per suo fratello Matt. Su quello ci sarebbe potuta passare anche sopra.
Il problema era che quando erano morti i suoi genitori e lei le aveva chiesto una mano per riorganizzare la sua vita, Tracie non aveva mosso un dito, probabilmente troppo impegnata a flirtare col suo insegnante di yoga per prendersi cura di loro.
Si costrinse a non pensare a quanto l’aveva odiata in quel momento e si concentrò invece su suo fratello.
-Mi piace dove sta lei.- rispose suo fratello in tono sognante.
-Anche qui c’è il mare, Matt.- osservò Caitlin stizzita.
-Eh dai, Cat.- sbuffò suo fratello. –Non puoi avercela con lei a vita.-
-Dici?-
-Io voglio andare.-
-Facciamo che ne riparliamo stasera.-
-No, perché con te significa non riparlarne mai più.-
Cat fece appello a tutta la forza di volontà che aveva in corpo per non mettersi ad urlare. –Quanto?-
-Due settimane?-
-Cosa?! Non se ne parla proprio. Scordatelo.-
-Una?-
Cat scosse la testa, rassegnata. Non poteva impedire a Matt di vedere sua zia.
Era già capitato in passato che lei lo avesse invitato qualche giorno a casa sua per passare del tempo insieme, invito che ovviamente non rivolto anche lei, ma di sicuro non era mai stato per più di qualche giorno.
-E va bene.- cedette alla fine.
Matt era un bravo ragazzo, ma difficilmente si concedeva momenti di svago.
Era sempre molto serio e concentrato sulla scuola, per cui quando le chiedeva di fare qualcosa, lei difficilmente glielo negava.
-Ma se Tracie fa qualcosa di sbagliato, tu alzi il tuo bel sederino e torni qua, intesi?-
-Intesi.- rispose suo fratello, trattenendo a stento l’entusiasmo.
-Ci vediamo dopo.-
-A dopo Cat.-
Erano passati anni, eppure lei doveva ancora capire come mai a suo fratello piacesse trascorrere così tanto tempo con la zia meno zia sulla faccia della terra.
Mise da parte quei pensieri e tornò invece a osservare il locale in cui aveva lavorato per tre anni.
Notò che era aperto e quindi fece quello che probabilmente non avrebbe dovuto fare. Entrò.
Stella, la moglie Thomas, stava parlando con un uomo di mezza età.
-Perché, papà?- stava dicendo. –Perché?-
Caitlin non riuscì a decifrare il suo tono.
L’uomo si accorso di lei e non disse nulla.
A quel punto anche Stella si accorse di lei.
-Caitlin.- disse, sorpresa.
Probabilmente si stava chiedendo se avesse sentito qualcosa della loro conversazione.
-Ciao, Stella.- la salutò.
I quel momento le sembrò molto più vecchia dei suoi quarant’anni.
I suoi lunghi capelli neri era spenti e opachi e i suoi grandi occhi blu erano gonfi e rossi.
Si vedeva che aveva pianto. E a giudicare dal suo aspetto aveva pianto anche parecchio. Comprensibile visto che aveva appena perso il marito.
L’uomo con cui stava parlando la guardò per un istante e poi si concentrò su di lei.
In quel momento Caitlin capì che doveva essere il padre di Stella.
Aveva lo stesso taglio degli occhi e la stessa espressione della bocca. 
Il suo sguardo la mise a disagio. Perché la fissava in quel modo?
Sembrava come se stesse cercando di capire dove si fossero già visti, ma anche in quel caso Caitlin non aveva dubbi.
Non aveva mai visto quell’uomo in vita sua.
-Ne parliamo dopo, papà.- disse Stella, confermando i suoi sospetti.
L’uomo fece un cenno con la testa e poi venne verso di lei, diretto verso l’uscita del locale.
Caitlin fece istintivamente un passo indietro quando capì di essere sulla sua traiettoria.
C’era qualcosa in lui che non la convinceva.
Sembrava un uomo qualsiasi sulla settantina, capelli bianchi e barba curata, eppure il suo sguardo non era come limpido come quello della figlia.
L’uomo la fissò ancora una volta e poi uscì.
Caitlin rabbrividì.
-Come stai, Cat?- le chiese Stella, spezzando quella strana atmosfera.
-Come stai tu, Stella.- la corresse Caitlin, avvicinandosi a lei.
Stella la guardò e poi si strinse nelle spalle. –Non...non  sto bene, Cat.- mormorò con voce rotta.
Caitlin l’abbracciò, non sapendo bene cosa dire.
Era ovvio che non stava bene. Chi mai lo sarebbe stato dopo aver perso il proprio marito in quel modo?
-Ci vogliamo sedere un po’?- le chiese Cat, sperando che magari farla parlare la potesse aiutare in un qualche modo.
La vide annuire.
Si sedettero ad uno dei numerosi tavoli vuoti in quel momento e poi rimasero a lungo in silenzio.
Cat non voleva fare domande. Non era lì per questo.
Voleva solo aiutarla.
-Quando ci sarà il funerale?- chiese dopo un po’, sinceramente interessata.
-Domani.-
Stella si soffiò il naso, sforzandosi di non singhiozzare.
-Posso venire?-
La moglie di Thomas spalancò gli occhi dalla sorpresa. –Certo. A lui avrebbe fatto piacere, lo sai.-
In quel momento Caitlin si sforzò di non piangere.
In fondo quello che aveva detto ad Abigail era vero. Lei gli aveva voluto bene per davvero a Thomas.
E non solo perché era stato il primo a darle un po’ di fiducia ed assumerla e nemmeno perché subito dopo averla licenziata si era attivato immediatamente per trovarle un altro lavoro.
Lei gli aveva voluto bene perché lui l’aveva sempre trattata come una figlia e questo non l’avrebbe mai e poi mai dimenticato.
-Io non capisco.- mormorò, confusa. -Che cosa gli è successo?-
Stella tirò su con il naso. –Non lo so.-
-Chi poteva avercela con lui?- insistette Cat, cercando di capire qualcosa in più.- Avevate problemi di soldi?-
Poi si pentì. Come diavolo gli era venuto in mente di fare una domanda del genere?
Stella si mosse a disagio sulla sedia. –Sì, ma non c’entra nulla con la sua morte.-
-Avete chiesto aiuto a...-
-No.- la interruppe subito Stella, scuotendo la testa con decisione.
Cat le credette. Sembrava sincera.
Eppure Jake le aveva detto che Thomas si era affidato a qualcuno. A qualcuno che lui riteneva ben peggiore di qualsiasi strozzino.
Ma a chi allora?
-Mi dispiace per il lavoro.- disse a un certo punto Stella, cambiando completamente argomento.
Cat scosse impercettibilmente la testa. –Non c’è problema. Thomas...beh lui...lui ha fatto in modo che non rimanessi scoperta.- disse, sforzandosi di accennare un sorriso.
-Era da lui fare queste cose, non è vero?- disse Stella in tono triste.
Caitlin annuì.
Poi successe qualcosa. 
Il telefono di Stella squillò, ma lei non rispose.
La vide irrigidirsi e poi disattivare frettolosamente la suoneria.
-Adesso devo tornare di là.- le disse, alzandosi bruscamente dalla sedia.
Caitlin guardò di sfuggita il telefono, ma non fece in tempo a vedere il nome della persona che la stava chiamando.
Riuscì però a vedere le prime due lettere.
Una J ed una A.
Chiunque avesse chiamato Stella aveva un nome che iniziava così e lei avrebbe scommesso tutti i soldi del mondo che aveva che quella persona era Jake.
-Ci vediamo domani allora.- disse a Stella, salutandola con un abbraccio.
-A domani, Cat.- la salutò la moglie di Thomas.
Mentre usciva dal locale Caitlin si disse che Stella nascondeva qualcosa.
Cosa, non lo aveva ancora capito, ma doveva essere per forza così.
E poi perché non aveva risposto a suo nipote? Di che cosa stava parlando con il padre quando era arrivata lei?
Con mille dubbi in testa si avviò verso casa a passo svelto.
   
 
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