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Autore: Lamy_    27/03/2020    0 recensioni
Ivar e Hildr sono in fuga da mesi, senza certezze e senza una meta. Attraverso la Via della Seta giungono a Kiev, dove vengono accolti con entusiasmo dal principe Oleg. Ivar ha finalmente la possibilità di riconquistare Kattegat e la sua posizione da re. Questa nuova terra, però, sin da subito si presenta piena di insidie tra giochi pericolosi, cacce selvagge e amori proibiti. Il rapporto di Ivar e Hildr viene messo a dura prova dagli dèi che si vendicano per la tracotanza della giovane coppia.
Il destino quali piani ha in serbo per loro?
Fine 5B/inizio 6A; contiene spoiler (a vostro rischio e pericolo).
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ivar, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. UN NUOVO MONDO
 
Hildr avvertì un dolore al fianco che la costrinse a ridestarsi dal sonno. La notte prima lei e Ivar si erano rannicchiati l’uno accanto all’altro per farsi calore e per dormire, ma erano trascorse delle ore prima che entrambi si abbandonassero al riposo. Nella cella c’era una serva che con la punta del piede le dava dei colpetti al fianco per farla svegliare. Ivar non c’era.
“Dov’è il ragazzo? Che gli avete fatto?”
La donna non rispose, non conosceva la lingua, quindi con la mano le indicò il cancello aperto della cella. Hildr capì che la stava invitando ad uscire. Si scrollò la polvere dai vestiti e seguì la serva fuori dalla prigione. La sua unica speranza era che Ivar fosse stato convocato da Oleg. Solo la remota possibilità che lui fosse morto le faceva tremare le ossa di terrore. Attraversarono una serie di corridoi angusti e umidi, salirono ripide scalinate, ed entrarono a palazzo da una porta secondaria. Hildr fu guidata in un salone arredato da tavoli e sedie, tende pregiate e lampadari che non aveva mai visto prima. Attorno ad un tavolo era seduto Vadim in compagnia di due donne, una anziana e una più giovane.
“Benvenuta.” Esordì Vadim in tono gentile.
Lei non ricambiò il sorriso cortese, rimase salda nella sua posizione di difesa.
“Dov’è Ivar? Lo avete ucciso? Lo state torturando?”
“Nulla di tutto ciò. Prego, accomodati con noi.” la invitò Vadim.
Hildr decise di restare in piedi, immobile come una statua, con gli occhi fissi sull’uomo.
“Dov’è Ivar? Non farmelo ripetere un’altra volta.”
“Che bestiola adorabile.” Commentò la donna giovane.
Aveva lunghi capelli rossi intrecciati ad una sottile corona d’argento e indossava un abito blu con ricami bianchi che sottolineavano il suo status privilegiato. Era bella, molto bella. Hildr per un attimo si sentì in imbarazzo per via dei capelli sporchi e degli abiti usurati, ma il sentimento subito si tramutò in collera.
“Le bestie attaccano, perciò vi conviene dirmi dove avete portato Ivar.”
“Ivar è partito insieme ad Oleg all’alba. Non so dove siano andati, ma so per certo che il ragazzo sia vivo.” Disse Vadim.
“Ora mi dirai anche che devo stare tranquilla e che faranno ritorno presto? Io non ci casco. Ho avuto a che fare con uomini più meschini di te.” replicò Hildr a tono.
Vadim non si scompose, tutto in lui era calmo, sembrava che nulla potesse turbarlo.
“Ivar tornerà, è una promessa. Ora, per favore, prendi posto e mangia qualcosa.”
Hildr era deperita in quei mesi di viaggio, il cibo aveva scarseggiato – soprattutto nei mesi freddi – e di certo doveva avere l’aspetto di un cadavere con le ossa che sbucavano da sotto i vestiti. Si sedette come richiesto, però non toccò né cibo né bevande perché non si fidava di loro.
“E’ maleducazione rifiutare un pasto offerto con gentilezza.” Disse la donna anziana, un viso giallognolo su cui spiccavano due grandi occhi verdi.
“Sarei una sciocca a mangiare pasti offerti da persona che vorrebbero la mia morte.”
Vadim fece un piccolo sorriso per cui la donna anziana lo trucidò con gli occhi.
“Hildr, ti presento mia madre Inna e mia moglie Kyra.” Disse Vadim.
Kyra chinò il capo in segno di saluto e i capelli rossi le ricaddero intorno al viso come fili preziosi.
“Tu sei Hildr La Valchiria, vero? Sei una shield …”
“Sono una shieldmaiden, ossia una donna guerriero. E no, La Valchiria non è un epiteto che mi piace usare.”
“Modesta. – disse Vadim – Circolano molte voci che tessono le tue lodi.”
“Non mi importa di chi tesse le mie lodi. Ad interessarmi è solo chi trama ai danni miei e di Ivar.” Ribatté Hildr con durezza.
Inna la guardava con superbia mentre sorseggiava chissà quale bevanda.
“Non vedo l’ora che Oleg impicchi te e quello sgorbio.”
Fu allora che Hildr impugnò un coltello della tavola e lo scagliò contro Inna. La lama si conficcò nel legno a pochi millimetri dalla mano dell’anziana signora.
“Ivar non è uno sgorbio!”
“Infatti, è uno storpio.” Disse Kyra ridendo.
Prima che Hildr lanciasse un altro coltello, Vadim batté la mano sul tavolo per richiamare l’attenzione.
“Adesso basta. Non accetto che insultiate i nostri ospiti. Fino a quando Oleg non avrà preso una decisione, Hildr e Ivar verranno rispettati. Non voglio ribadire tale concetto.”
Inna e Kyra si zittirono e continuarono a spiluccare cibo dalle varie ciotole, mentre Hildr tornava a respirare in modo regolare. Vadim era ospitale, gentile e sapeva farsi rispettare, perciò era meglio non inimicarsi uno così.
“Posso almeno dire che questa ragazza ha bisogno di un bagno? Puzza come una mandria di capre.” Disse Kyra, la bocca contratta in una smorfia.
Vadim guardò Hildr con fare interrogativo e la ragazza annuì piano, in fondo aveva davvero necessità di pulirsi.
“Kyra, occupatene tu. E ricorda le mie parole: è una nostra ospite.”
Il vestito della russa frusciò quando si incamminò verso l’uscita, poi si voltò e con un gesto della mano chiamò Hildr.
“Andiamo, ospite. Non vorrei che la tua puzza infestasse il palazzo.”
Hildr grugnì, odiava essere tratta con tale supponenza, però seguì la donna in silenzio perché il suo corpo reclamava una pulizia completa.
 
Hildr tratteneva un urlo isterico mentre due serve la spogliavano e la gettavano nella vasca con l’irruenza riservata ad un animale che andava tosato. L’acqua era bollente, i muscoli ringraziavano quella sensazione gradevole, ed emanava una piacevole fragranza di rose.
“Raschiate lo sporco dalla pelle.” Disse Kyra.
Quello era il suo bagno privato nella camera matrimoniale che divideva con Vadim, e lei era la prima ospite ad usufruirne. Hildr trasalì quando le due serve iniziarono a sfregarle la pelle con panni imbevuti di acqua e unguenti di erbe. Anche zia Helga da bambina le faceva il bagno secondo quelle modalità, era doloroso ma molto utile. Le due donne non tralasciarono neanche un lembo di pelle. Poi fu il turno dei capelli, ormai una massa lercia e nodosa, e Hildr si agitò facendo strabordare un poco di acqua a terra. Le serve tirarono le ciocche con i denti affilati dei pettini, le versarono acqua e profumo sul capo, e infine i suoi capelli corvini erano di nuovo setosi e lucidi.
“Poiché non hai altri abiti, deduco che tu abbia bisogno dei miei. Hai qualche preferenza?”
“Non hai una casacca e dei calzoni da prestarmi?”
Kyra guardò Hildr come se avesse appena detto una blasfemia, nessuna donna indossava un abbigliamento maschile a corte.
“Ti sembro una che indossa casacca e calzoni?”
Hildr alla fine dovette vestire un lungo abito grigio con il collo alto e le maniche svasate, calzò i proprio stivali – ora puliti – e si legò i capelli in due trecce che partivano dai lati della testa.
“Questo vestito mi fa orrore.”
Kyra, invece, sorrise con soddisfazione e le accarezzò i capelli acconciati.
“Adesso hai le sembianze di un essere umano.”
“Come conoscete la nostra lingua?” domandò Hildr.
“Sono stanca. Non ho voglia di rispondere ai tuoi quesiti e non ho voglia di vedere la tua faccia. Dirò alle serve di accompagnarti da Vadim, lui ti darà tutte le risposte che cerchi.”
Kyra la liquidò con un breve saluto, la spinse fuori dal bagno e chiuse la porta a chiave.
 
Ivar era ancora sconvolto da quanto accaduto. Poche ore prima Oleg lo aveva fatto salire su un carro con la scusa di mostrargli qualcosa. Giunti sul posto, avevano trovato ad attenderli due soldati e un uomo attaccato agli alberi. Era uno dei mercanti che avevano accompagnato lui e Hildr lungo la Via della Seta.
“Che sta succedendo?” aveva chiesto Ivar.
“Voglio interrogare quest’uomo per assicurarmi che tu non sia qui con un’armata per un’invasione.” Aveva detto Oleg.
Poi era successo che dopo l’interrogatorio Oleg aveva ordinato ai soldati di tirare le corde e che il mercante aveva perso entrambe la braccia; era morto in pochi minuti. Oleg era montato sul carro come se nulla fosse capitato, sorridendo con una serenità tremenda. Ivar si era chiuso nel silenzio per metà del viaggio, scosso dalle tattiche del principe.
“Dunque non siete qui per un’invasione. Allora come mai siete in Rus?”
“Te l’ho già detto: io e Hildr siamo scappati prima di essere catturati. Abbiamo viaggiato a lungo prima di arrivare qui. Il tuo regno non era una meta pianificata.” Disse Ivar.
Aveva evitato di menzionare Isobel e la bambina, quello era un segreto che lui e Hildr dovevano mantenere per garantire a Kattegat un erede papabile.
“Hai detto che Hildr è la tua compagna. E’ la tua amante o è tua moglie?”
“E’ mia moglie in via ufficiosa. Ci siamo sposati su una barca senza testimoni.”
Oleg rifletté su quell’informazione e rise.
“Quindi è solo la tua amante.”
“La sposerò come gli dèi desiderano.” Disse Ivar, la mano intorno alla collana di Hildr.
“Il matrimonio è una faccenda complicata in cui i sentimenti valgono poco. Prima o poi tutti tradiscono, anche il grande amore della nostra vita ci tradirà.”
Ivar captò rabbia e amarezza nella voce di Oleg, forse proprio lui era stato tradito da una persona amata.
“Hildr è la mia famiglia, è tutto ciò che ho, e so che non mi tradirebbe mai.”
“Mai sottovalutare una Valchiria. Ricordatelo, Ivar Senz’Ossa.”
 
Vadim stava studiando una mappa quando Hildr comparve sulla soglia dell’armeria. Ora poteva vedere bene le sue fattezze, era incredibilmente giovane, i capelli neri in netto contrasto con la pelle bianca, lunghe ciglia che contornavano occhi scuri e sprezzanti.
“Eccoti, Hildr. Spero che Kyra si sia comportata bene.”
“Io credo che Kyra non si sia mai comportata bene in vita sua.”
Vadim dovette ammettere che sua moglie era sempre stata una donna capricciosa, volubile e spesso anche dispettosa. La loro unione era solo un’alleanza politica per rafforzare il potere di Oleg.
“Credi bene. Immagino tu abbia alcune curiosità da soddisfare. Chiedi quello che vuoi.”
Hildr si appoggiò contro la parete e concentrò lo sguardo su di lui come faceva Floki quando voleva farle confessare una marachella.
“Come conoscete la nostra lingua? Chi è Oleg? Cosa volete da noi?”
“I nostri avi  della dinastia Rurik partirono dalla Scandinavia alla conquista di queste terre. Loro parlavano il norreno, erano legati a questa lingua che ricordava la loro casa e l’hanno tramandata ai posteri. Diciamo che noi siamo per metà vichinghi. Oleg è mio cugino ed è il reggente della monarchia. Cosa vogliamo da voi è un mistero anche per me, non è facile capire le intenzioni di Oleg.”
“Oleg è il reggente, pertanto sta reggendo il regno in vece di qualcun altro. Chi è?”
Vadim sorrise per l’intelligenza della ragazza, che doveva essere ben incline alla politica per comandare l’esercito del Senz’Ossa.
“Regna in vece del futuro sovrano di Rus, ma per ragioni di sicurezza non posso farti il suo nome.”
“Certo. – convenne Hildr – Pensi che Oleg ci voglia uccidere?”
“No. Penso che lui abbia già ordito un piano che includa sia te che Ivar. Oleg ha sempre un piano. Ora ho io qualche domanda.”
“Chiedi pure.”
“Quanti anni hai? Cosa pensa la tua famiglia della fuga? Perché Ivar ha scelto te come comandante?”
Hildr doveva elaborare una risposta che compiacesse la curiosità di Vadim ma che non rilevasse troppi dettagli della sua vita. Servire una vendetta eventuale al nemico era una mossa da evitare.
“Ho diciannove anni. I miei parenti sono morti, quindi non pensano più. Ivar ha scelto me perché combatto bene e sono un bravo arciere.”
“Sei giovane, molto giovane. Io a diciannove anni facevo ancora parte della fanteria, invece tu comandi un esercito intero. Ti fa onore.”
Vadim appariva sincero nella sua ammirazione, però Hildr non accennava a fidarsi di lui neanche un po’.
“Ivar è uno stratega lungimirante, ha scelto me perché mi ritiene in grado di comandare.”
“Oh, Ivar ha scelto te anche per altre ragioni.”
“Che stai insinuando?”
“Sei la sua compagna ed è ovvio che ti volesse al suo fianco anche in battaglia.”
Hildr non rimase sorpresa da quel commento, molti ritenevano che fosse stata scelta perché Ivar era invaghito di lei.
“Io valgo a prescindere da Ivar. Non è lui a determinare il mio valore in battaglia.”
 
Ivar e Oleg fecero ritorno a palazzo alcune ore dopo a causa di una tempesta di neve che aveva rallentato i cavalli. Era pomeriggio inoltrato, il cielo plumbeo sfumava verso il blu della sera, e forse sarebbe venuto a piovere considerato il colore nero delle nuvole. Si trascinò al seguito di Oleg all’interno dell’edificio, dove per fortuna faceva abbastanza caldo, e insieme varcarono la porta della sala centrale.
“Ivar!”
Hildr balzò dalla sedia e corse ad abbracciarlo, profumava di rose e di erbe aromatiche. Ivar la strinse a sé e le depositò un bacio sui capelli lucenti.
“Stai bene? Ti hanno fatto del male?”
“No. – disse Hildr – Sto bene. Mi sono fatta il bagno e ho mangiato qualcosa. A te che cosa è successo?”
“Abbiamo fatto una passeggiata.” Intervenne Oleg.
La ragazza non ci credeva, del resto anche la faccia cupa di Ivar era un cattivo segno.
“Io e mio cugino abbiamo bisogno di parlare da soli. Ho fatto allestire una stanza per voi dove potrete sostare nel frattempo.” Disse Vadim.
Una serva si avvicinò a Hildr per toccarle il gomito e si avviò fuori dalla sala, al che Hildr prese Ivar a braccetto per andare dietro ai passi della donna.
Si ritrovarono in una piccola stanza con il fuoco acceso, un piccolo letto, e un vassoio con vino e due bicchieri. Ivar si lasciò cadere sul materasso e si liberò dei supporti alle gambe, sentiva troppo dolore per reggersi in piedi.
“Ti fanno male le gambe?”
“Sì. – confessò lui – Però non ti preoccupare. Adesso dobbiamo discutere di alcune cose.”
Hildr si sedette a gambe incrociate di fronte a lui, entrambi avevano ignorato il vino perché c’era il pericolo che fosse avvelenato.
“Cosa avete fatto tu e Oleg?”
“Mi ha portato fuori città, nella foresta, e ad aspettarci c’erano i suoi uomini. C’era anche uno dei mercanti che ha viaggiato con noi, quello con la cicatrice sul polso. Lo hanno torturato per scoprire le nostre intenzioni perché Oleg è convinto che siamo qui per invadere il suo regno. Poi hanno strappato le braccia del mercante con delle corde.”
“Oleg e Vadim staranno parlando di questo. Staranno decidendo se possiamo restare o no.” Disse Hildr.
“E noi dobbiamo sperare che ci facciano restare. Ho avuto un’idea durante il tragitto.”
Hildr lo sapeva che Ivar avrebbe architettato qualcosa, era troppo intelligente per non sfruttare quella situazione.
“Quale idea?”
“Possiamo convincere Oleg a invadere Kattegat con il suo enorme esercito per togliere di mezzo Bjorn e i miei fratelli.”
“Vuoi davvero allearti con queste persone, Ivar? E’ una follia.”
Ivar le accarezzò la guancia ma lei si tirò indietro con uno scatto.
“Hildr, ti prego di non fare così. Se Oleg non è nostro alleato, diventa nostro nemico. Abbiamo finalmente la possibilità di tornare a casa e riprendere il nostro posto.”
“Tu pensi davvero che Oleg sia la nostra unica soluzione?”
“Sì, lo penso davvero. Ci serve un esercito forte e numeroso, ci servono risorse che non abbiamo e che solo Oleg può darci.”
Hildr riteneva che l’idea di Ivar fosse sensata, malgrado tutto, ma restava la paura che quelle persone le tradissero e le uccidessero.
“Non possiamo fidarci di loro.”
Ivar le prese dolcemente le mani e ne baciò ogni nocca, un gesto molto affettuoso.
“Non devi fidarti di loro. Ti sto chiedendo di fidarti di me, Hildr.”
“Va bene.”
“Resterai con me qualunque cosa accada?”
Hildr sorrise e guardò l’anello che luccicava al dito, il segno del loro amore.
“Resterò con te per sempre.”
Si abbracciarono ancora e si baciarono con tenerezza, un modo per suggellare quella promessa.
 
Hildr serrava la mano intorno al calice mentre sorseggiava l’acqua. Oleg li aveva convocati per cena e lei, troppo affamata, aveva ceduto dinanzi a tutto quel cibo prelibato. Aveva mangiato tutto con voracità, infischiandosene degli sguardi dei presenti che la giudicavano. Ivar, dal canto suo, aveva mangiato poco e non aveva bevuto niente.
“Ho preso una decisione.” Asserì Oleg, l’indice che si muove sul bordo del bicchiere.
Ivar guardò Hildr per una frazione di secondo, dopodiché si focalizzò sul principe.
“Siamo morti o siamo vivi?”
“Dipende. Avete qualcosa da offrirci in cambio della vostra vita?”
“Abbiamo una proposta, sì. Io e Hildr vorremmo che ti unissi a noi per la riconquista di Kattegat.”
“Esatto. – disse Hildr – Inoltre, tuo cugino ha detto che i vostri antenati erano vichinghi e questo vi rende partecipi attivi della ripresa di Kattegat.”
Oleg si mise a giocare con l’orlo della tovaglia, era meditabondo e aveva le sopracciglia corrugate.
“Un’alleanza con Ivar Senz’Ossa, figlio di Ragnar Lothbrok, può essere interessante e produttiva.”
Vadim abbassò la testa per nascondere il suo disappunto, quasi mai era d’accordo con le scelte del cugino. Sua moglie, invece, si attorcigliava una ciocca rossa intorno al dito con fare annoiato.
“Accetti la nostra proposta?” insistette Ivar.
“Accetto volentieri. Brindiamo a questa nuova alleanza che porterà gloria ai nostri nomi!”
I convitati brindarono, Ivar incluso, e procedettero a una serie di strette di mano che ufficializzavano la loro coalizione.
 
Hildr si scioglieva le tracce distrattamente, le sue dita compivano i gesti in maniera meccanica. Oleg aveva assegnato loro una camera riservata agli ospiti, spaziosa, con un grande letto al centro, un tavolo, un braciere e con una finestra che si affacciava sul cortile interno del palazzo. Su una sedia erano impilati abiti e scarpe nuove.
“Lo so a cosa stai pensando, Hildr.”
Ivar si era già piazzato sul letto, era troppo stanco per continuare a stare in piedi, e si aggiustava le coperte sulla gambe. Hildr gli dava le spalle, era passata a sciogliersi la seconda treccia.
“E a cosa sto pensando?”
“Che allearsi con Oleg è sbagliato.”
“Indovinato. – disse lei – Ma alla fine facciamo sempre come vuoi tu. Potevamo intraprendere una strada diversa.”
“Diversa come?”
La ragazza si voltò con i capelli neri che le coprivano una parte del viso, somigliava ad una luna a metà.
“Avremmo dovuto lasciare questo posto in fretta. Non so, saremmo potuti andare da qualche altra parte, ricominciare una nuova vita, restare lontani dalla guerra.”
“Ah, capisco. Tu saresti voluta andare in Wessex dal tuo caro Alfred.” Disse Ivar, nervoso.
“Ancora con questa storia di Alfred? Sei diventato ripetitivo, Ivar. Smettila.”
Hildr andò dietro al paravento e si tolse l’abito – finalmente – per infilare una veste da notte bianca che le aveva donato Kyra. Quando si mise a letto, Ivar era imbronciato come un bambino privato del suo gioco preferito.
“Certo, la smetto. Come vuoi tu.”
“Ti odio quando sei così infantile. Io non sono innamorata di Alfred, e lo sai bene. Avrei voluto raggiungere Isobel e Aila, tutto qui. Questo posto non mi piace e non mi sento al sicuro.”
“Questo posto non piace neanche a me, però è l’unica via che abbiamo per tornare a casa. Sarà difficile ma ne varrà la pena quando Kattegat sarà di nuovo nostra.”
Hildr scosse la testa e fece spallucce, era esausta per controbattere.
“Sento che le cose andranno male. Ho un brutto presentimento, Ivar.”
Ivar le circondò la vita con il braccio e le baciò la spalla, poi il collo e infine la guancia.
“Lo so che sei preoccupata, ma siamo astuti e possiamo gestire Oleg. Siamo insieme, Hildr, ed è questo che conta.”
“Saremo anche insieme sul patibolo.” Disse lei ridendo.
“Finchè morte non ci separi, mia Valchiria.”
Hildr si fece sfuggire un sorriso, era inutile opporsi ora che tutto era stato stabilito. Poteva solo affidarsi al destino che gli dèi avevano plasmato per loro.
“Sì, finchè morte non ci separi.”
Quella notte dormirono abbracciati, con le mani allacciate, e con la consapevolezza che insieme avrebbero affrontato qualsiasi tempesta.
 
# Ivar giunse presso la dimora del Veggente a tarda notte. Era sgattaiolato via mentre la sua famiglia dormiva per non essere braccato dalle stupide domande dei fratelli. Dalla cima della montagna poteva vedere tutta la città, la spiaggia, e anche la casa di Floki sulla riva del fiume. Una fiammella ardeva nel buio e ciò significava che il costruttore di barche stava lavorando a qualcosa. Hildr di certo stava dormendo dopo il duro allenamento a cui Hvitserk e Ubbe l’avevano sottoposta nei giorni precedenti.
“Senza Ossa.” Sussurrò una voce profonda.
La porta della capanna si spalancò e il ragazzo si fece coraggio per entrare. Di colpo una fiamma vibrò illuminando il volto deturpato del Veggente.
“Cosa cerca la tua anima in pena, Ivar?”
“Sono qui perché voglio sapere cosa mi riserva il futuro. Sarò capace di combattere come i miei fratelli? Avrò un regno tutto mio? Avrò una moglie? Vivrò a lungo?”
La mano del Veggente toccò il fuoco senza bruciarsi e le dita si chiusero a pugno come se avesse appena agguantato la risposta a quella domanda.
“Il tuo futuro è incerto, vi sono luci e ombre. Vedo una guerra. Vedo fiumi di sangue. E poi vedo una distesa bianca. Vedo la cura e la malattia.”
“Una distesa bianca? E la cura e la malattia? Di che parli?”
“Oh, povero ragazzo. Vedo ali spezzate. Vedo anche un cuore a pezzi. Oh, oh, che grande sofferenza!”
Ivar tentava invano di guardare attraverso le fiamme ciò che aveva scorto il Veggente, ma non riusciva a cogliere nessuna verità.
“Il cuore a pezzi sarà il mio? E di quali ali spezzate parli?”
“La Valchiria, Ivar. La tua Valchiria.” #
 
“Ivar!”
Ivar spalancò gli occhi e vide il volto teso di Hildr incombere su di lui. Era sudato e aveva il respiro affannato.
“Che cosa è successo?”
“Stavi facendo un incubo. Mormoravi di ali spezzate, fiumi di sangue, di malattia.”
“Era un sogno orribile.”
Ivar sprofondò sul grembo della ragazza per ricavare conforto.
“Forse hai bevuto troppo. Chissà cosa ci mettono questi nel vino.”
“Sì, probabilmente il vino è troppo forte.” Mentì lui.
Sapeva bene che quell’incubo non era altro che il ricordo di una delle tante visioni che il Veggente gli aveva comunicato. Hildr era già agitata per la loro permanenza a Kiev che decise di non dirle nulla, era meglio per entrambi dimenticare l’accaduto e tirare avanti.
 “Ti serve qualcosa? Vuoi un po’ d’acqua?”
“Non mi lasciare, Hildr.”
Hildr non si capacitava del perché Ivar fosse tanto spaventato da un incubo, in fondo a tutti capitava di avere un brutto sogno.
“Non ti lascio.”
“Grazie.”
Il ragazzo si avvinghiò a lei con entrambe le braccia come se fosse l’unica cosa che lo tenesse in vita. Hildr gli accarezzò i capelli per tranquillizzarlo.
“Sei sicuro di stare bene, Ivar?”
“Sicuro. Ora torniamo a dormire, dai.”
La notte proseguì quasi del tutto insonne, tutti e due fingevano di dormire per non parlare di quanto accaduto, però nessuno dei due osò scostarsi dall’abbraccio in cui erano stretti. Per quanto fosse dura la loro vita in quel frangente, restare uniti era la sola speranza di sopravvivenza.
 
 
Salve a tutti! ^_^
Come sempre ho modificato qua e là gli eventi della serie per adattarli alla mia storia. Anche Inna e Kyra sono personaggi di mia invenzione.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

 
  
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