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Autore: FalbaLove    28/03/2020    1 recensioni
Due piccoli occhi grigi,contornati da rughe,fissarono per l'ennesima volta una foto incorniciata malamente e con gli angoli leggermente ingialliti;un sorriso amaro comparve sul suo volto di fronte a quelle tre piccole bambine che,ignare,dormivano beate. All'improvviso il suo cuore ebbe un sussulto mentre prepotentemente si apriva la porta del suo ufficio:con rapidità la donna ripose la cornice in un cassetto spostano il suo sguardo sulla figura che comparve dinanzi a lei.
-Preside Griffin, a cosa devo l'onore?-
-Sapevamo tutte e due che sarebbe giunto questo giorno-commentò inflessibile l'altra. Faraganda si sistemò gli occhiali sospirando:si alzò con estrema calma raggiungendo l'enorme vetrata del suo ufficio.
-Ci pensi ancora? Nel senso se abbiamo fatto la scelta...-
-Giusta?-Faragonda abbassò lo sguardo.
-Forse siamo state stupide a basarci su una profezia-
-O forse no-conclusse la Preside di Alfea.
-Non lo sapremo mai-Faragonda sorrise di fronte alla risposta sconsolata dell'amica.
-Io invece,Preside Griffin,penso che lo scopriremo presto
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom, Faragonda, Flora
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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-Non posso ancora crederci di averti dato ascolto-la voce di Bloom venne emanata tra un sospiro e l’altro mentre il battito della ragazza cercò di ritornare normale: Helia invece, estremamente calmo, alzò un sopracciglio divertito.
-Pensavo amassi andare contro le regole-
-No, affatto, io sono una brava cittadina e ci tengo a rimanerlo-commentò di rimando lei sventolando un foglio su cui erano stati scritti degli strani appunti: l’ex specialista velocemente glielo strappò dalle mani.
-Ehi almeno dimmi che sono stata brava-e una faccia imbronciata fece comparsa sul volto della rossa: velocemente Helia le schioccò un piccolo bacio sulla guancia che sembrò rilassare i muscoli della terrestre.
-Via Fairy 17? Davvero? -disse divertito.
-Se mi dici che è destino giuro che ti pianto all’istante-commentò l’amica iniziando ad incamminarsi e lasciando dietro alle loro spalle l’ospedale.
-Tra l’altro ho pure dovuto parlare con Cindy per ottenere questa informazione quindi oramai ho dato il tutto per tutto- continuò la rossa facendo riferimento all’antipatia neanche tanto velata che covava per l’infermiera. I due ragazzi continuarono a camminare ancora per un paio di minuti in silenzio beandosi della tranquillità di prima mattina di Gardenia, ma ben presto arrivarono alla loro meta.
-Dovrebbe essere questa-disse serio il ragazzo controllando per una seconda volta che il numero civico fosse giusto. Gli occhi azzurri di Bloom fissarono incuriositi la casetta a schiera davanti a loro; era una piccola e graziosa casa a un solo piano e la terrestre pensò che sarebbe stata perfetta per trascorrere la propria vecchiaia.
-Prego casanova-lo incitò facendo segno all’amico di essere lui il primo a bussare alla porta. Il giovane non se lo fece ripetere due volte e sicuro batté un paio di colpi. Da dentro uno strano rumore di stoviglie fece per un secondo preoccupare i due ragazzi, ma ben presto la porta d’innanzi a loro si aprì e una piccola vecchietta comparve.
-Desiderate? -mormorò quella leggermente stranita: Helia si schiarì velocemente la gola.
-Scusi per il disturbo, ma staremo cercando l’infermiera Jolly Zing-all’udire quel nome la donna sgranò gli occhi sorpresa.
-Sono io bel giovanotto-
-Mi presento, io sono Helia e -ma il ragazzo non poté concludere la frase che la donna saldamente lo prese per un polso portandolo dentro la dimora: Helia sorpreso seguì la vecchietta e a Bloom non restò che andare dietro ai due.
-Helia da quanto tempo, mamma mia quanto sei cresciuto!-urlò contenta la vecchina abbracciandolo.
-Oramai sono una piccola vecchia rimbambita, ma come potrei mai dimenticarmi di te!-continuò invitando i due a sedersi sulla sedia.
-Allora come stai? Prendi ancora le tue medicine? - continuò questa volta mettendo a scaldare una piccola teiera sul gas: Helia ancora senza capire fissò Bloom. Era evidente ad entrambi che la vecchina aveva scambiato il ragazzo per uno dei sue vecchi pazienti.
-Volete una tazza di tè? Sì? Ma dimmi chi è questa bella ragazza? Non dirmi la tua ragazza!-e accompagnò queste frasi con un battito di mani eccitato.
-Ehm sì, io sono la sua ragazza e mi chiamo Bloom-rispose non molto convinta la rossa regalando un’occhiata all’amico: oramai era chiaro ad entrambi che la donna non ci stava più molto con la testa e se volevano ricavare delle informazioni avrebbero dovuto stare al gioco.
-Oh, il tè è pronto-
-Jolly in realtà sono qui perché volevo delle informazioni da te-provò a dire Helia mentre la vecchina metteva davanti ad entrambi una tazza di tè fumante.
-Ma certo ragazzo mio, chiedimi tutto quello che vuoi-
-Ti ricordi che in ospedale eri stata affidata alle cure di una ragazza in coma?-la donna annuì debolmente.
-Dyamond -aggiunse lei socchiudendo leggermente gli occhi.
-Nessuno sapeva il suo nome e perciò tutti decidemmo di chiamarla così in onore dei suoi capelli color ghiaccio-
-Ti ricordi per caso quando arrivò in ospedale e chi la porto?-
-O per caso la sua storia-si intromise la rossa e la donna si sistemò più comodamente sulla piccola poltroncina.
-Questo è uno dei tanti misteri che avvolgono quella ragazza visto che nessuno si è mai ricordato quando quella creatura fosse stata trasportata in ospedale. Comparì da un giorno all’altro e per tutti fu come se ci fosse stata da sempre, ma né i medici né gli infermieri si domandarono mai chi fosse. Vi erano delle teorie secondo cui fosse figlia di qualcuno ai piani alti, ma per me erano solo pettegolezzi- Helia si sporse leggermente verso Bloom.
-Qui c’è sicuramente dietro la magia-
-E si è mai svegliata? -alla domanda di Bloom la donna scosse la testa con decisione.
-Mai emesso alcun segno di vita, purtroppo. Era davvero angosciante vedere una ragazza così giovane essere in quelle condizioni-
-Ed è mai venuto qualcuno a trovarla? -quella domanda però sembrò risvegliare qualcosa dentro alla vecchina che socchiuse gli occhi pensosa.
-Le visite erano sempre poche, ma sempre e solo da parte di tre persone-
-Sapresti ricordatele? -
-Certo ragazza, sono vecchia, ma ho ancora una memoria perfetta. Si trattavano di due donne e un uomo decisamente in là con l’età. Avevano degli aspetti decisamente bizzarri e si capiva perfettamente che fossero dei professori-
-Come fa a dirlo? - domandò curioso il ragazzo oramai sicuro su chi fossero.
-Si chiamavano continuamente con gli appelli “Preside” e “Direttrice”, diciamo che era abbastanza inusuale come i loro nomi…- Jolly si fermò per un secondo
-Saladin, Faragonda e Griffin! Te l’avevo detto che non ero ancora scema del tutto- commentò sbattendo le mani divertita rivolgendosi alla rossa. Bloom intanto osservò l’amico irrigidirsi.
-Ed erano frequenti le visite? -
-Sempre una volta al mese e sempre allo stesso giorno. Mi dispiace, ma non ho altre informazioni utili da darvi-
-Va bene. grazie Jolly-disse Helia alzandosi dalla sedia.
-Ora noi dovremmo andare-continuò Bloom lasciando che la donna la abbracciasse.
-Spero di esserti stata utile e mi raccomando riguardati-commentò divertita la vecchina accompagnando i due giovani verso l’uscita. I due stavano per rinchiudere il cancello dietro di loro quando però udirono nuovamente la voce della vecchina alle loro spalle.
-Orion e Marion!-urlò la donna scuotendo energeticamente le braccia.
-Cosa? -bofonchiò Bloom sentendo una strana sensazione nascere dentro di lei.
-Solo una volta i tre mancarono ad una visita, ma al posto loro venne una coppia, anche loro decisamente stravaganti, di nome Orion e Marion. Mi ricordo che quei due nomi mi colpirono per la loro originalità e per questo decisi di chiamare così la mia coppia di gatti-
-Orion e Marion?-mormorò a fior di labbra Bloom trovando quei due nomi estremamente familiari.
-Grazie ancora Jolly-la salutò Helia senza notare la confusione dell’amica.
-Ehi Bloom, stai bene?-domandò successivamente osservando la ragazza completamente persa tra i suoi pensieri.
-No, affatto-concluse la ragazza aggrappandosi al cancello.
“Bloom, presto i pezzi del puzzle andranno da soli al loro posto, ma è finalmente giunto il momento di incontrarci. Ti aspetto al Lago di Roccaluce, non vedo l’ora di riabbracciarti”
-Bloom mi senti?-continuò Helia visibilmente preoccupato scuotendo l’amica rimasta in uno stato di trance.
-Daphne -boccheggiò quella. Pian piano però gli occhi della rossa si fecero di un azzurro sempre più intenso.
-Helia ora tocca a me chiederti un favore-mormorò Bloom stringendo i pugni.
 


Era da un paio di ore che la navicella era partita da Alfea: Timmy osservò sulla soglia della sala di comando Musa e Brandon che parlavano animatamente. Si sentiva ancora strano per quello che era successo il giorno prima: odiava piangere e in più di fronte a Riven. Non era affatto felice di condividere questa ennesima missione con quel professore nonostante fosse venuto per regalare migliore sicurezza a tutti. Tecna stranamente non vi era e lo stesso valeva per quell’Avalon così, incuriosito, il giovane si guardò meglio intorno.
La verità era che lui aveva una paura tremenda e ogni volta che partivano per le missioni si sentiva mancare le forze. No, lui decisamente non era un eroe. Non era il classico Specialista e mai lo sarebbe stato. Riven,Sky Brandon sembravano essere privi di paura mentre lui temeva ogni secondo che i suoi occhi rivelassero il terrore che regnava sovrano dentro di lui. Negli ultimi due giorni si era chiesto più volte perché ci fosse anche lui in quella missione, ma la verità era che lui era solo lì per lei. Improvvisamente si dipinse di rosso al solo pensare agli occhi cerulei della ragazza: se ne era innamorato dal primo istante in cui l’aveva vista. Ma lei era così bella, così intelligente e potente, troppo per uno come lui. Per lei lui aveva abbandonato i suoi sicuri videogiochi, per lei lui aveva sguainato la spada anche se non sapeva ancora come usarla. Eppure, lei non si sarebbe mai innamorata di uno sfigato come lui, ne era certo.
A un certo punto smise di camminare tra i corridoi della navicella udendo una soave risata provenire da una stanza. Si guardò intorno per essere sicuro di essere solo e si avvicinò.
-Volevo ringraziarla per il libro che mi ha dato ieri sera sulla storia di Domino e Andros, è un vero peccato che la rete non possieda informazioni così interessati-commentò Tecna con il suo solito tono freddo e snaturato stringendo tra le mani un grosso librone. Timmy deglutì mentre l’uomo seduto sul letto alzò un sopracciglio.
-Volevo dire ringraziarti-si corresse subito Tecna sentendosi avvampare. Odiava sentirsi così illogica.
-Veramente ti è piaciuto?-domandò sorpreso l’uomo e la ragazza annuì con decisione.
-Bene perché quello è il mio libro preferito-concluse il professore compiaciuto.
-Accomodati pure Tecna- continuò e la fata all’udire il suo nome provenire dalla sua bocca arrossì ancora di più come se fosse ancora possibile.
-Mi ha decisamente mostrato un mondo nuovo-e gentilmente gli porse il libro.
-Allora stai un po’ meglio da ieri sera?- domandò lui prendendo dalle sue mani il libro. Accidentalmente le loro mani si sfiorarono e la fata sentì un’emozione mai provata prima, come una scarica da mille volt.
-Oh-sussurrò sentendo il cuore battere a mille. Avalon le rispose con un sorriso che fece perdere a Tecna qualsiasi freno. Dolcemente e tremante si chinò verso di lui baciandolo: l’uomo per un secondo si ritrasse, ma poi senza esitazione approfondì il bacio.
Timmy alla vista di quello spettacolo si allontanò immediatamente dalla porta: i suoi occhi iniziarono insistentemente a pizzicare. Impedendo a qualsiasi pensiero di balenargli in testa corse via tra le lacrime.
-Io… mi dispiace- sussurrò realmente scossa la fata.
-No, sono il professore qui e mi sarei dovuto fermare-disse serio alzandosi dal letto e iniziando a gironzolare per tutta la stanza con sguardo intenso.
-Le prometto che non lo dirò a nessuno-concluse la fata di Zenith dirigendosi verso la porta. L’uomo annuì debolmente prima che la figura dell’allieva scomparisse dalla soglia della porta.
 


Flora osservò in silenzio la navicella dei suoi amici partire per il Regno Dorato: socchiuse gli beandosi l’aria fresca di prima mattina che le scompigliava i capelli. Le mancava Alfea, le mancava passare i suoi pomeriggi immersa nella natura come era solita fare a Linphea, le mancava essere la vecchia Flora. Sentiva che qualcosa in lei stava sempre più cambiando e che cose terribile aspettavano lei e i suoi amici: già, amici. Flora nel suo paese natale non era mai stata una persona estroversa e chiamava davvero poche persone con quell’epiteto. Eppure Alfea le aveva regalato anche questo: qualcuno per cui battersi, qualcuno che la capisse.
-Flora finalmente ti ho trovata! Ho girato per tutta Alfea e sai che faccio fatica a camminare con le scarpe con il tacco-sibilò Stella apparendo dietro l’amica. Un sorriso leggero si dipinse sul volto di Flora. Forse non rimpiangeva poi così tanto la vecchia Flora.
-Ma è tutto apposto?-commentò l’amica vedendo il volto assorto della fata, ma Flora annuì debolmente.
-Ero solo immersa nei miei pensieri-concluse finalmente girandosi e incontro gli occhi color nocciola della fata che la guardò accigliata.
-Andiamo, non facciamo aspettare gli altri-



** Missione sul Regno Dorato prima parte**
-Forza ragazzi, siamo arrivati-decretò il biondo stiracchiandosi sonoramente e alzandosi dalla zona comandi. Musa immediatamente seguì le indicazione dello specialista e uscì dall’astronave.
-Il professor Avalon e Timmy?-domandò Brandon a Tecna che era rimasta per tutto il viaggio assorta nei suoi pensieri in un angolo della sala comandi.
-Io non so niente di loro-rispose quella fredda uscendo anche lei dall’astronave: sorpreso lo specialista cercò gli occhi di Musa che per tutta risposta alzò le spalle.
-Diventa strana lontana se sta troppo lontana dal suo palmare- ironizzò scatenando una risata nel biondo.
-Bene ragazzi, benvenuti nel Regno Dorato- finalmente anche il professore fece la sua comparsa e lo specialista osservò incuriosito il paesaggio intorno a loro.
-È meraviglioso- sibilò la fata di Melody. Avalon annuì compiaciuto strofinandosi le mani.
-Vedete quelle montagne non troppo lontane? Bene quelle sono le montagne della Barriera, una volta superate troveremo le porte della Torre Rossa ossia il nostro ingresso per il Regno d’Oro- Musa e Brandon annuirono ancora estasiati per lo spettacolo intorno a loro.
-Tranquilli non sono troppo distanti, ma conviene costruire qui una base in modo tale da avere un posto sicuro. Voi cari ragazzi potete dare un’occhiata in giro se mi promettete di non cacciarvi in qualche guaio- Musa e Brandon non se lo fecero ripetere due volte ed esterrefatti iniziarono la loro esplorazione. Tecna, ancora estremamente afflitta, fissò per un secondo negli occhi il professore prima di raggiungere gli amici. Avalon la osservò allontanarsi sospirando poi, dopo aver scosso la testa con decisione, pronunciò alcune parole magiche facendo apparire davanti a lui un’enorme tenda e senza esitazione vi entrò dentro.
-Avalon devi restare concentrato-mormorò a sé stesso iniziando a preparare il necessario per il viaggio che sarebbe iniziato tra poco. All’improvviso però sentì una strana presenza dietro di lui e il suo volto assunse all’istante una espressione seria.
-Chi è?-domandò preoccupato già pronto per il peggio, ma appena la figura si fece più nitida ogni suo muscolo si rilassò.
-Sono Tecna, non volevo spaventarti-mormorò la fata facendo alcuni passi verso di lui.
-Tranquilla, è tutto apposto- concluse rimettendosi al lavoro, ma per tutta risposta la fata si fece ancora più vicina a lui.
-Ho appena sentito Faragonda- queste parole lo fecero subito smettere di fare qualsiasi cosa.
-È successo qualcosa di grave?- la fata annuì.
-Purtroppo Valtor ha attaccato Alfea alla ricerca della Gemma delle Sette Lune- all’udire quel nome l’uomo sgranò gli occhi indietreggiando.
-Non pensavo che Faragonda vi avesse informate della sua esistenza-
-Faragonda non ci ha nascosto niente e anzi ci ha anche detto che per fortuna il gioiello non è stato preso dallo stregone- la mano del professore velocemente si intrufolò nella tasca della giacca.
-Perché c’è l’hai tu-concluse Tecna fissandolo intensamente negli occhi.
-Sì, è stata la Direttrice stessa a consegnarmelo, pensava che in mano mia sarebbe stato più al sicuro-
-Ma sfortunatamente non è così. Valtor è venuto a sapere che il gioiello è nelle tue mani e sicuramente ci starà raggiungendo e non è da solo- l’uomo all’udire quelle parole strinse i pugni.
-Tranquilla Tecna, combatterò per difenderlo-
-Infatti il piano di Faragonda prevede che tu lo dia a me- Avalon confuso corrugò la fronte ricercando una qualsiasi emozione nel volto impassibile a pochi metri da lui.
-Non voglio rischiare di metterti in pericolo- ma non riuscì a pronunciare altro che la fata si buttò tra le sue braccia iniziando a piangere.
-Lo so che hai paura per me e ti ringrazio, ma è l’unico modo per impedire che quel mostro lo ottenga. Io sono solo un’allieva e non penserebbe mai che sia io a nasconderlo- finalmente i loro sguardi si incontrarono e la fata gli sorrise amorevolmente. Avalon però scosse la testa ancora confuso.
-Forse non hai tutti i torti Tecna però ti renderai conto che è estremamente pericoloso per te e non voglio che ti venga fatto niente di male- Tecna gli accarezzò dolcemente la guancia e il Professore si stranì per la strana sicurezza che stava dimostrando, una sicurezza che non aveva mai visto prima d’ora in lei.
-Non preoccuparti per me, l’unica cosa a cui penso è sconfiggere Valtor- e a quelle parole finalmente ogni dubbio svanì dal volto del Professore.
-Mi fido di te e di Faragonda-concluse porgendole il gioiello e uno strano bagliore illuminò gli occhi della fata che sorrise compiaciuta abbandonando la freddezza che sempre la caratterizzava.
-Lo so che è sbagliato, ma non riesco a starti lontano-confessò la ragazza, ma nessun rossore o imbarazzo si impossessò del suo viso.
-Ho sbagliato io Tecna a darti dei segnali sbagliati. Io sono il tuo professore e mai tra di noi potr…-ma non riuscì a concludere la frase chela ragazza lo attirò a sé in un bacio passionale che lo lasciò spiazzato.
-Torno dagli altri- concluse ammiccante.
Avalon si lasciò andare sulla sedia: si era decisamente messo nei guai.
 

-Ragazzi penso che sia ora di andare-le parole di Avalon furono accompagnate da un battito di mani che fece immediatamente apparire degli zaini vicino ai tre allievi.
-Contiene tutto il necessario per la spedizione-continuò il professore guardando intensamente negli occhi Tecna che si sentì assolutamente a disagio. Di sfuggita osservò i battiti riportati sul suo orologio da polso: doveva decisamente darsi una calmata.
-Ma Timmy? -domandò l’unico specialista resosi conto che da quando erano atterrati l’amico non si era fatto vedere.
-Mi dispiace Brandon, ma io non verrò con voi-il volto di Timmy fece capolinea dalla navicella con una strana espressione.
-Cosa? E come mai? -chiese Musa leggermente accigliata.
-Io non adatto per tutto ciò: non so combattere e mi manca il coraggio. Io non sono un eroe e non voglio esserlo-Tecna sorpresa iniziò a tambureggiare nervosa con il piede non riuscendo a capire il senso di quelle parole assolutamente illogiche.
-In più ero venuto con voi per una sola ragione che ora è venuta a mancare-concluse tristemente abbassando lo sguardo quasi con vergogna.
-Ma noi siamo una squadra!  -provò ad incoraggiarlo il biondo.
-Mi dispiace, ma ho preso la mia decisione-tagliò corto, ma un battito di mani interruppe immediatamente la discussione.
-Ragazzi, il vostro amico ha preso la sua decisione e noi dobbiamo rispettarla. Aspettaci qui e cerca di non uscire dalla navicella-lo ammonì il professore mettendosi in marci: Brandon non ancora totalmente convinto si incamminò anche lui. Tecna invece rimase immobile tentennante: non conosceva bene Timmy, ma trovava assolutamente illogiche e senza senso le sue spiegazioni e lei odiava sentirsi così.
-Vado a dirgli una cosa, vi raggiungo subito- sibilò all’amica prima di incamminarsi irritata verso l’astronave.
-Si può sapere qual è il vero motivo? -quella domanda così sfrontata e diretta fece sussultare Timmy. Il giovane però provò a celare questa sua sorpresa e continuò ad armeggiare sul suo palmare.
-Tutti abbiamo un motivo per cui siamo qui e il mio purtroppo non esiste più quindi non ha più senso per me continuare la missione-parlò cercando di reprimere ogni emozione e Tecna provò quasi tenerezza che però scacciò con una espressione dura e accigliata.
-Pensavo che salvare l’Universo intero fosse un motivo più che sufficiente-
-Si può sapere cosa vuoi da me? Ve ne siete resi conto tutti! Io non sono il solito specialista eroico e privo di paura. Ci ho provato, ma non lo sono-urlò rassegnato alzandosi dalla poltrona con sguardo serio: Tecna rimase confusa da questo suo atteggiamento.
-Ora è meglio che ritorni dal tuo professore-
-La vuoi smettere di parlare così? Tu non sei un codardo, capito? Noi abbiamo bisogno di te e della tua intelligenza-
-Smettila Tecna, ora fai così solo perché vi servo, ma è da quando ci siamo conosciuti che non mi hai mai neanche rivolto una parola-la fata si morse un labbro nervosa di fronte alla verità.
-Mentre io… lascia stare-concluse continuando a digitare sul suo palmare e concludendo una frase non interamente pronunciata.
-Cosa ti importa di me? Non ci sono solo io in questa missione, ma anche Musa e Brandon e pensavo che tu fossi loro amico- all’udire quelle parole il ragazzo si alzò di scatto iniziando a girare per la sala comando.
-Ma tu proprio non lo capisci Tecna?! Il mondo non è fatto solo di tecnologia, ma anche di sentimenti. Possibile che tu non abbia ancora capito che io ho fatto tutto questo per te?-Tecna sgranò gli occhi serrando le labbra sottili con forza.
-Per me?-sibilò confusa, ma il giovane continuò a mantenere lo sguardo basso come se si vergognasse di ogni singola parola pronunciata.
-Mi sono innamorato di te dal primo momento di cui ti ho vista al ballo di Alfea, ma l’ho sempre saputo che uno sfigato come me non sarebbe mai stato contraccambiato da una come te. Sei bella, intelligente e ci sai fare con la tecnologia… non mi sorprendo che tu ti sia innamorata di uno come Avalon- Tecna deglutì a fatica provando a rispondere.
-Vi ho visto mentre vi baciavate-la precedette però lui.
-Io in confronto a lui non sono niente. E ora vai, qui con me stai solo perdendo il tuo tempo- e finalmente il ragazzo levò i suoi occhi castani dal pavimento: una strana sensazione diversa dalla pena si impossessò di Tecna a vedere le calde lacrime segnare le guance dello Specialista.
-Io non so cosa dire Timmy-
-Lo immaginavo, gli altri ti staranno aspettando-concluse il ragazzo rimettendosi a sedere sulla poltrona e osservando silenziosamente la fata uscire di corsa dall’astronave.
 


Il Professor Avalon per fortuna non si sbagliava: ai quattro non ci volle molto prima di individuare in lontananza le porte della Torre Rossa. Il Professore non smise di parlare del Regno Dorato per tutto il viaggio e Brandon si stupì per quanto sapesse nonostante non ci fosse mai stato. Purtroppo, anche per lui era ignoto cosa li attendesse al di là delle porte.
Musa invece non ascoltò neanche per un secondo Avalon: la sua completa attenzione infatti era riservata a quella che oramai considerava la sua migliore amica. Tecna stranamente non aveva pronunciato mezza parola per tutto il viaggio e la fata era sicura che i suoi pensieri erano quasi tutti riservati a Timmy. Delicamenti fece scorrere la mano attorno a quella dell’amica sorridendole buffamente e Tecna si stupì di quel gesto, ma le rispose con una smorfia quanto più possibile simile a un sorriso.
-Tecna tutto bene? Sei strana da quando siamo partiti- improvvisamente le parole del Professore costrinsero le due a staccarsi mentre Brandon si adagiava sotto un albero alla ricerca di un riparo per quei dieci minuti di pausa pattuiti. Musa, all’intromissione del professore, alzò gli occhi al cielo con fare sgarbato e si sistemò accanto al biondo che le porse con gentilezza la sua borraccia.
-Niente, sto bene- rispose neutrale la fata di rimando abbastanza vicina da essere udita dai due ficcanaso sotto l’albero.
-Non è vero, te lo leggo negli occhi. Centra per caso quello specialista? -
-Timmy- precisò Musa, ma subito venne ripresa da una gomitata da parte di Brandon e si limitò quindi a mordersi la lingua.
-Ero solo presa dai miei pensieri, tutto qui-ma questa risposta non sembrò bastare ad Avalon. Con sicurezza fece scorrere la sua mano su quella della ragazza che però indietreggiò per evitare il contatto.
-Cosa succede? -domandò confuso.
-Scusa, non me la sento soprattutto così davanti agli altri- Musa e Brandon si guardarono decisamente imbarazzati per essere stati chiamati in causa.
-Non mi sembra che in tenda il mio contatto ti abbia dato così tanto fastidio-puntualizzò però l’uomo leggermente stizzito. Tecna alzò un sopracciglio senza capire.
-In tenda? -
-Posso essere sincero? Spero vivamente che tu ora non mi stia trattando così per quel ragazzino- appena Tecna ebbe udito anche l’ultima parola si portò spazientita le mani sulla vita.
-E anche se fosse? Tu sei un mio professore e non hai nessun diritto a decidere a chi devo pensare e a chi no-
-Wow, colpito e affondato-commentò divertito Brandon all’orecchio di Musa non nascondendo una certa felicità: aveva odiato quell’uomo dal primo momento in cui l’aveva visto e soprattutto per l’atteggiamento che riservata alle sue allieve.
-Ok hai ragione, colpa mia-commentò quello visibilmente alterato alzando le spalle.
-Ed è stata anche colpa mia affidarti la Gemma delle Sette Lune, evidentemente ti avevo sopravvalutato- e allungò una mano verso la fata come ad aspettarsi qualcosa. Tecna lo fissò inviperita ancora per alcuni secondi negli occhi.
-Non so di cosa tu stia parlando-disse iniziando a digitare qualcosa sul suo parlare.
-Ora non è il momento di scherzare. Lo sai che Faragonda vuole proteggerlo a tutti i costi da Valtor-a quelle parole però entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi.
-Ma Valtor è morto- sentenziò Musa.
-E in più è la prima volta che sento il nome di quella gemma- aggiunse Tecna fermandosi per un secondo dal digitare. Improvvisamente il Professore impallidì iniziando ad indietreggiare: un orribile dubbio gli balenò in testa.
-Professore sta bene? -provò a richiamarlo Musa.
-Voi pensate che Valtor sia morto-mormorò a fior di labbra l’uomo. Senza aggiungere altro si avvicinò a Tecna prendendole il viso tra le mani e guardandola intensamente negli occhi. Tecna iniziò a sudare freddo.
-Inizi a spaventarmi-sibilò confusa e Brandon prontamente si alzò avvicinandosi ai due.
-Professore la lasci-dichiarò serio.
-Questi occhi non sono gli stessi- bofonchiò però l’uomo senza dare retta alle parole dello Specialista. Anche Musa a questo punto decise di alzarsi fissando preoccupata la scena.
-Mi stai facendo male- continuò Tecna sofferente sentendo la presa del Professore farsi sempre maggiore.
-Ora la lasci- lo minacciò il biondo allontanandolo da Tecna che impaurita si rifugiò dietro di lui.
 Avalon però non sembrò farci minimamente caso e continuò a delirare da solo per altri secondi.
-Mi hanno ingannato con un trucchetto da due soldi-
-Professore?- questa volta il richiamo di Musa avvenne con un potente urlo che finalmente parve risvegliare l’uomo.
-Mi dispiace Tecna, non volevo farti del mare- disse sinceramente il Professore aggrottando le sopracciglia.
-Ci può spiegare di cosa stava parlando?-lo interruppe però la fata di Melody.
-Faragonda prima della missione mi aveva affidato un gioiello che avrei dovuto proteggere, ma con un banale trucco sono stato ingannato. Mi dispiace ragazzi, ma devo fare urgentemente ritorno ad Alfea e avvisare la Direttrice- e appena ebbe concluso di pronunciare quelle frasi due ali simili a quelle degli angeli apparvero sulla sua schiena.
-Ma chi è stato a rubarle questo gioiello? - lo Specialista continuava a non capire.
-Non c’è tempo ora per le spiegazioni. Però ricordatevi che avete una missione da svolgere e che la Stella d’Acqua in questo momento è essenziale per l’Universo- il tono realmente preoccupato dell’uomo fece ancora di più spaventare i tre giovani.
-E state attenti perché non siete soli- e dopo aver pronunciato quest’ultima frase Avalon spiccò il volo.
-Cosa intende che non siamo soli?-domandò preoccupata Musa aggrappandosi all’albero vicino a lei.
-Timmy- esclamò Tecna stringendo i pugni e impallidendo all’istante.
-Lui è rimasto da solo sulla navicella e se veramente non siamo soli come ha detto il professore è probabile che sia in pericolo- Brandon e Musa si guardarono preoccupati. Tecna senza proferì altra parola si tolse l’orologio dal polso e lo consegnò alla sua migliore amica.
-Io tornerò indietro per avvertirlo, ma voi dovete raggiungere le porte della Torre Rossa. Con questo ci terremo in contatto-
-È troppo pericoloso, vengo anch’io-
-No Brandon, tu devi andare avanti con Musa: Faragonda conta su di noi per la Stella d’Acqua e non possiamo deluderla- mormorò con decisione la fata di Zenith stringendo i pugni all’altezza del bacino.
-Fai attenzione-le mormorò il biondo.
-E proteggilo, lo sai che è una frana con la spada-continuò facendo un chiaro riferimento a Timmy e quella semplice frase sembrò smorzare anche solo per un secondo la tensione di quel momento.
-Cerca di non morire-le bofonchiò all’orecchio Musa prima di abbracciarla.
-Anche tu-concluse tristemente Tecna prima di trasformarsi in fata e volare via.
-Pronta?-domandò Brandon pochi secondi dopo.
-Pronta. Andiamo a prenderci quella Stella d’Acqua-





NOTE
Ciao a tutti come state? Spero bene anche se questa quarantena si fa sempre più dura.
Per quanto riguarda questo capitolo diciamo che è un po' diverso come lo saranno i due successivi: analizzerò infatti separatamente le due missioni in modo tale da concentrarci solo sui protagonisti. Che ne pensate? Avete qualche idea su chi possa essere la finta Tecna e se riusciranno i nostri eroi a prendere la Stella d'Acqua? Certo anche conquistare la bacchetta Mythix non sarebbe male...
Bene spero che il capitolo vi sia piaciuto e che ne pensate di Avalon?
Un super bacio e mi raccomando state a casa
FalbaLove
   
 
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