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Autore: MelaniaTs    29/03/2020    1 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER TERZA SERIE FINO A MIRACLES QUEEN*
"Notizia straordinaria.
Un antico tempio di monaci è riapparso tra i Monti tibetani.
Lo stesso simbolo che viene mostrato sui tempi è stato scoperto anche in una statua antica al museo del Louvre. Di cosa si tratterà?"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Miraculous - Les aventures de Ladybug et Chat Noir
© Thomas Astruc; TS1
Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation 
Retail: Lemon e OOC poiché non so ancora come procederà la storia. Ho stilato un programma ma poi mi lascio come sempre guidare dall’ispirazione
QUI TROVERETE UNA CRONOLOGIA STILATA DA ME FINO ALLA FINE DELLA TERZA STAGIONE
(Premessa: da questo momento andrò forse OOC nel muovere sia Luka che Kagami, darò un passato soprattutto al primo perché un ragazzo di sedici anni sarebbe anomalo vederlo legato solo al gruppo degli amici della sorella e soprattutto che prima di Marinette non abbia avuto 'storielle'; cercherò con le caratteristiche base di Astruc e company di muovere e far crescere, spero, due/tre personaggi. Perché si ci metto anche Chloé. Grazie)

...segue 

 

Adrien e Steven portarono avanti i loro allenamenti, il rosso cercava di portarli avanti. Le sue stoccate erano cariche di rabbia e delusione e Adrien lo teneva costantemente sotto osservazione.

Così non andava bene e non per il torneo che si sarebbe tenuto domenica, bensì per la sua salute. Steve era sempre stato un ragazzo allegro e disponibile dal loro primo incontro ed ora vederlo così demoralizzato gli dispiaceva.

Era sicuro Adrien che Pika Pika non gli aveva preso la felicità, non glielo avrebbe potuto permettere. Allora cos'era a tormentarlo così? Dopo due ore di costante allenamento finalmente rientrarono a casa e sulla via del ritorno Adrien non attese che il compagno parlasse, bensì passò diritto al punto.

"Non sei tu? Ne vuoi parlare?" Gli chiese a quel punto.

Steven lo guardò stupito mentre si sedeva al suo posto nell'autobus rosso. Adrien anziché mettersi accanto a lui gli si mise di fronte paziente. 

Il rosso, il dorso della mano sotto il mento, si mise a guardare fuori le strade affollate e la gente che si affollava nell'ora di punta tra i marciapiedi e le auto. 

Sospirò, poi comprendendo che avrebbe tenuto lo sguardo di Adrien puntato su di lui fino a quando non avesse parlato decise di parlare. "Sono un debole." Ammise.

Adrien scosse la testa, cosa gli aveva fatto Octavia. "No, non lo sei. Ti sei comportato egregiamente oggi." Gli disse.

"Oggi sono caduto preda dei suoi incubi, prima ho permesso che catturasse Margaret e che le togliessero la felicità. Non sono stato in grado di proteggere la ragazza che amo." Disse affrontando il francese. "Sono un debole." 

"Non è vero! Non puoi farti responsabile di ciò che hanno fatto a Margaret, sono stati loro ad attaccarla. Mentre per te, tu hai lottato contro il tuo incubo e hai cercato di non caderne vittima, ti ho visto buttare fendenti nell'aria prima che il Coatch ci facesse scappare." 

Il rosso scosse la testa. "Margaret non era così, lei era un raggio di sole per tutti. Io l'ho ridotta in questo stato!" 

"Aspetta, il tuo incubo era Margaret." Affermò allora Adrien.

"Non era un incubo, solo una conferma di ciò che già sapevo." Disse lui.

"Allora non avresti dovuto permettere a Margaret di lasciarti, non trovi?" Gli disse Adrien.

"L'ho lasciata io." Disse il rosso cercando lo sguardo verde di Adrien. "Non la riconoscevo più, le dicevo di ritornare in se e lei mi braitava contro dicendo che dovevo lasciarla stare e che non capivo. Allora l'ho lasciata, a lei è andata bene la situazione, ha accettato le conseguenze di ciò che è accaduto ed io non l'ho sopportato." 

Adrien lo guardò questa volta senza parlare. Non sapeva cosa dirgli, avevano avuto reazioni differenti e persone a cui tenevano anche differenti. Lui era voluto stare vicino a Marinette e lei anche si era affidata a lui e ancora lo stava facendo. Era anche vero che su Marinette gravavano tante responsabilità, era Ladybug, era una guardiana ed era il capo team della squadra di eroi contro Papillon. Si era presa la responsabilità di recuperare i Miraculous e proteggere l'umanità, si faceva in quattro tra Parigi, Londra, New York e Genova e ancora avrebbe dato di più se il dovere l'avrebbe chiamata.

In più, Marinette era una ragazza di quattordici anni proprio come tutti loro, quindi aveva anche i problemi che tutti loro adolescenti avevano. Octavia, Parrot e pika pika avevano trovato con lei tanto su cui lavorare e lui, Adrien, non avrebbe mai permesso ai tre super cattivi di prendere ciò che Marinette aveva di più bello. Il suo sorriso, l'altruismo, la gioia di vivere e l'amore verso il prossimo. No, non poteva permetterlo, avrebbe sempre protetto la sua lady. 

"Avresti dovuto proteggerla e insistere." Disse guardando verso il compagno. "Non dai cattivi, ma dopo da se stessa." 

Steven sussultò guardandolo. 

"Cosa credi? Marinette ancora teme di addormentarsi e appena scorge un ombra sussulta, il suo sguardo si adombra. Ma io non voglio che si perda, non voglio perderla. Per questo le sono vicino, per questo ogni notte sgattaiolo nella sua stanza e le sono vicino." 

"Cosa stai dicendo?" Chiese Steven risentito.

"Che se ci tieni veramente a Margaret devi tornare da lei e smettere di fare la vittima dicendo che sei un debole. Devi affrontare le tue paure e se vuoi che la tua innamorata torni quella di prima, devi darle un'altra felicità. Dovreste crearne una nuova Steven, non guardare al passato ma concentrarsi sul futuro." Affermò alzandosi con il rosso.

Scesero dal pullman 

"Io ci tengo a lei, non voglio che tu o altri mettiate in dubbio ciò che ho provato e provo per lei." Disse Steven restando fermo alla fermata mentre Adrien al contrario si era avviato verso casa.

"Perfetto!" Disse il biondo tendendo il braccio. "Dammi la tua borsa la porterò io a casa." 

Steven lo raggiunse. "Cosa?" Chiese 

"Va da lei e iniziate a curare le ferite che vi siete inferte." Adrien lo guardò e gli sorrise. "Falla tornare a vivere, costruite nuove esperienze che la rendano felice. Tu ci puoi riuscire Steven, se ci tieni a lei e a voi due puoi farcela." 

"Io non posso permettermi di dormire da lei." Disse allora lui.

"Volere e potere, prima va da lei e riappacificati. Poi se riesci penseremo al resto, ti ricordo che ho una super migliore amica che trova sempre una soluzione." 

Steven scosse la testa dandogli la sacca da scherma. "Quando la finirai di chiamarla migliore amica?" 

Adrien sorrise al rosso. "Mai! Perché per quanto io la ami lei lo sarà sempre e ne sono contento. Ci capiamo e spero che questa cosa duri anche da qui a venti e più anni, quando avremo dei bambini e saremo una famiglia felice, Marinette sarà sempre la mia migliore amica." Disse il ragazzo sereno in volto. Mise la sacca del compagno in spalla e gli strizzò l'occhio. "Adesso va da Margaret e riportala alla luce, mi troverai dai Preston." 

Steven rise, ci avrebbe giurato che lo avrebbe trovato da Marinette.

Lo vide incamminarsi lungo le strade di Notting Hill, passare il negozio di stoffe dove si forniva Marinette e poi la casa di Margaret spedito verso casa Preston.

Allora preso da una foga che non pensava di avere Steven si mise a seguirlo correndo, fermandosi però di fronte la casa gialla. Salì i gradini e bussò alla porta.

Fu Alix, la ragazza francese ad aprirgli. Stupita lo fissò facendolo entrare ed in quel momento non seppe cosa dire o fare, Margaret con un abito a maglia rossa, della linea di Marinette. I capelli biondi e ondulati erano tenuti fermi dietro la testa con una penna, gli occhiali, che gli cadevano sul naso sottile,  nascondevano gli occhi seri e corrucciati. 

Steven non seppe cosa dire in quel momento, riportarla alla luce, era facile per Adrien dire una cosa del genere. Lui aveva Marinette e lei credeva nel modello francese. Steven invece ora più che mai non credeva in se stesso, era sfiduciato e si vedeva sul baratro di un burrone. Cosa poteva fare lui per Margaret?

"Steven?" Chiese Alix guardandolo con circospezione. 

Il ragazzo si chinò verso la la ragazza dai capelli rossi, ingoiò un groppo poi si avvicinò a Margaret. 

"Dammi un'altra occasione, perdonami e rimettiamoci insieme!" Disse alla bionda.

Margaret sgranò gli occhi castani, non si aspettava quello. Chinò la testa e guardò il pavimento. "N-non posso! Non saprei come renderti felice, lo sai che sono un disastro. Non ho neanche più voglia di ridere come una volta." Gli disse portando le mani dietro la schiena ed intrecciandole. "S-sono una frana e non sono stata capace di renderti felice." 

Steven la guardò, da quando si erano lasciati quella era la prima volta che avevano un confronto. Possibile che pensasse di essere una frana? Era stato lui a fargli quello o Octavia. Le afferrò le spalle con le mani cercando la sua attenzione.

"Non è vero! Non sei tu, il problema sono io. Avrei dovuto starti vicino ed invece sono scappato..." iniziò a dire lui.

Lei scosse la testa. "No! Io sono cambiata e lo sappiamo entrambi." Finalmente Margaret alzò  il capo incrociando il suo sguardo. "Io Steven ho rovinato tutto, hai fatto bene a lasciarmi, non sono la ragazza che hai amato o la bambina che hai visto crescere tra i quartieri di Notting Hill." 

Steve scosse la testa, era colpa sua se Margaret pensava tutto ciò di se stessa. D'istinto la strinse tra le braccia e incassò il suo viso nel collo della bionda. "Io non lo penso. Tu sei una persona bellissima, hai un mondo dentro Margaret e lo sappiamo entrambi, tutti! Può essere che tu abbia perso tutto..." Le disse singhiozzando contro il suo collo. "Ma ti prego, permettimi di tornare al tuo fianco. Affrontiamo insieme la nuova te stessa e non rammarichiamo di ciò che abbiamo perso. Maggie se me lo permetti potremo costruire una nuova felicità e tu potrai tornare a sorridere come prima." 

La bionda restò immobile a quella sua dichiarazione. Come si faceva? Come si tornava a sorridere quando ogni volta la malinconia la prendeva? Quando vedeva Alya e Nino così complici e Marinette con Adrien così irrimediabilmente innamorati anche se lo negavano. Una grande tristezza la pervadeva, quell'amore che lui le stava offrendo sapeva che l'avrebbe fatta cadere nel baratro. Lo aveva detto anche Octavia nel suo incubo, essere preda dell'amore l'avrebbe uccisa, le avrebbe tolto tutto. E infatti lei adesso non era più felice perché? 

"Hai permesso ad un incubo di avere il sopravvento su di te." Disse la voce di Steven. "Ma gli incubi non sono altro che le nostre paure mutate in brutti sogni e le paure devono essere affrontate per crescere. Io voglio crescere con te." Terminò il ragazzo. 

Lacrime calde solcarono il viso della ragazza, rilassò le braccia e le sollevò verso il collo del ragazzo stringendosi a lui. Era vero, aveva lasciato che il suo incubo peggiore prendesse il sopravvento e così facendo aveva permesso a Pika Pika di prendersi tutta la sua felicità. Cosa doveva fare? Era passato un mese e mezzo e sembrava che non riuscisse ad uscirne.

"Ehm.." un colpo di tosse fece sciogliere l'abbraccio che la teneva legata a Steven. Margaret lesse nel suo sguardo verde la speranza, si scostò e incontrò una Alix che la guardava con sfida ed una smorfia altezzosa. 

"Ha ragione lui sai? I problemi vanno affrontati, anche Marinette è stata vittima dei tentacoli di quel mostro ma ha reagito." Disse. "Dovresti farlo anche tu, non arrenderti e reagire. Hai Steven e non solo. Hai tanti amici che ti amano, ho visto il legame che avete con i vostri compagni di quartiere e vedo anche che loro tendono a proteggerti. Affronta le tue paure e dimostra a quel mostro che tu puoi farcela." Terminò.

"Io... non sono in grado!" Non era forte come Marinette e non aveva ciò che apparteneva a Marinette. 

"Forse da sola no!" Le disse Steven prendendole la mano. "Ma tu non sei sola e arrendendoti consenti a Lady Octavia e Pika Pika di avere sempre potere su di te. Se non lotti contro te stessa non li vincerai mai, ma insieme potremo aiutarti." Disse Steven che intercettò lo sguardo della francese.

"Io direi che la migliore arma è la sincerità e l'amicizia. Adesso hai tanti amici che ti saranno vicini, a cominciare da pel di carota qui che si è dato una svegliata." Disse con una strizzata d'occhio Alix.

"Hai finito di infierire!" Disse Steven.

Alix gli sorrise malefica, al che il rosso fece una smorfia di disprezzo. Nel vederli Margaret fece una lieve risata che attirò l’attenzione dei due.

“Siete divertenti.” Disse arrossendo. 

“Non incentivare la nana a continuare.” Disse il rosso. 

“Nana a chi?” Disse Alix puntandogli il dito contro. 

Margaret continuò ad osservarli e a ridere mentre i due riprendevano a discutere. Era tanto che non rideva così di gioia e tutto merito di loro due e delle loro scenette che terminarono quando Steven mandò via la sua compagna parigina. 

“Sei stato un maleducato con lei Steve, è mia amica e ospite e non avresti dovuto mandarla via.” Lo ammonì a quel punto. 

“Ritornerà!” Disse lui avvicinandosi di nuovo a lei. “Appena avremo chiarito tra di noi Maggie. Ti prego, dammi un’altra occasione.” Le disse prendendola tra le braccia. 

Margaret si sentì arrossire, cosa doveva rispondergli? “Io... io non...” 

“Basta dire sì o no!” Disse lui. “Se mi dirai di no, capirò che non mi ami più e andrò avanti. Ma cercherò comunque di starti vicino come amico, te lo prometto.” 

La ragazza sollevò il viso a guardarlo negli occhi verdi. “No... non è questo, io ti amo ancora Steve. Ma...” 

Lui le portò una mano al viso. “Non ci sono ma se ci amiamo. Perché se quello è il tuo dubbio la risposta giusta è torniamo insieme ma lottiamo insieme.” 

Margaret gli afferrò la mano con le sue e lo guardò piangendo. “Facciamo... un passo alla volta. Come quando ci siamo messi insieme la prima volta?” Propose allora, aveva paura. Paura di sbagliare e questa volta non riuscire ad uscirne fuori. Steven le asciugò le lacrime ed annuì. 

“Per me va bene un passo alla volta. Abbiamo una vita davanti e tanto tempo.” Disse il rosso. 

La bionda allora pianse ancora e si strinse nel suo abbraccio lasciandosi coccolare dal suo amato. Forse era di lui che aveva bisogno? Non lo sapeva, ma avvolta dal suo calore stava bene.

“Ehi ragazzi!” La voce di Alix di nuovo irruppe tra di loro. “Questa sera hanno organizzato un pigiama party dai Preston, ci siamo vero Maggie?” 

Steven ne restò sorpreso mentre Margaret annuì. “Io non ne so nulla.” 

“Pel di carota lo hanno organizzato adesso per te. Adrien ci ha detto di Lady Octavia!” Disse la ragazza.

Steven sbuffò facendosi rosso in volto. “Non ne ho bisogno!” 

Margaret gli strinse la mano e cercò il suo sguardo. “Ti hanno attaccato? Stai bene?” Chiese preoccupata.

Steven annuì. “Sto bene, quella poco di buono di Miss Parrot si è insinuata nella mia testa e Lady Octavia mi ha beccato. Ma ne sono uscito!” Disse fiero alla ragazza.

“E così abbiamo la scusa di stare tutti insieme questa notte. E bravo pel di carota!” 

“Smettila nana!” Si irritò ancora Steven mentre Margaret riprendeva a seguire le loro scenette. Lei al contrario di Steven era stata fortunata, quando era stata attaccata non era stata preda di Miss Parrot. Forse gli incubi di Octavia riguardavano anche lei, per questo Steven era tornato a cercarla? Eppure non aveva pensato a  se stesso nel convincerla a tornare insieme ed anche in quel momento, il rosso aveva tanta energia in corpo da sembrare stare bene.

 

Parigi

Dopo aver cenato con sua madre Kagami si era chiusa in camera sua con la scusa di dover studiare e una volta aver serrato la porta si era trasformata in Raiongāru ed era uscita in strada verso la Bastiglia. Era uscita senza permesso, ma sapeva che se avrebbe chiesto a sua madre ella avrebbe rifiutato. Soprattutto perché a Kagami non gli importava più di tanto trovarsi ad uscire con Claude Noiret. Lo faceva per Linette e dopo aver sentito le altre aveva anche il dubbio di aver sbagliato ad accettare quel l’uscita per lei. 

Alle 20.00 precise era di fronte l’alimentazion Générale a rue Oberkampf*, Linette con un vestito rosa che le arrivava alle caviglie attendeva speranzosa all’entrata del locale. Dopo essersi ritrasformata la nipponica la raggiunse, non si era cambiata restando con il suo tipico abbigliamento serioso, proprio per non dare false speranze a quel Claude. Una volta raggiunta la compagna di classe stranamente ecco che si vide raggiungere anche da Claude e da un altro ragazzo moro con gli occhiali dalla montatura in ferro.

“Eccoti bambolina.” Disse il biondo cingendole le braccia con possessione. 

Kagami fece per scostarsi, ma come si permetteva di toccarla con quella confidenza. 

“Lui è Patrick, lei è la mia ragazza e questa qui la sua amica con cui starai questa sera.” Disse entrando nel locale. Si fermò a parlare col buttafuori e disse che erano con lui. 

Disgustata Kagami si avvicinò alla compagna di classe. “Ma davvero? Come puoi permettergli di trattarti così, non solo non sa il mio nome ma mi ha presentato come la sua ragazza. Tu invece sei questa qui! Linette dovresti avere un po’ di amor proprio.” 

“Qualche piccolo difetto può passare Kagami. Non lo vedi come è splendido?” Affermò la turchina.

“Non notò nulla di splendido in lui, disgustoso è il termine giusto.” Disse allora lei. “Andrò via presto sappilo.” Appena si sarebbe assicurata della presenza di Valerie e Jerome. 

Appena entrati si spostarono ad un tavolo vicino al palchetto allestito per i musicisti emergenti. Un ragazzo stava esibendosi con una canzone rap di cui Kagami non ne comprendeva le parole, quando fu il turno di ordinare, essendo minorenne la ragazza chiese un frappé al mirtillo mentre la sua amica Linette prese un aperitivo alcolico.

“Linette non credo sia il caso.” La ammonì la giapponese.

“Dai bambolina, siamo qui per divertirci. Rilassati che andrà tutto bene, Patrick vai a prendere le ordinazioni!” Ordinò Claude andando quasi addosso a Kagami. 

“Dovresti rilassarti Kagami, vedrai che ci divertiamo.” Disse la turchina a quel punto.

Rilassarsi? Come poteva rilassarsi quando quel Claude non perdeva occasione per toccarla? Non lo sopportava, era uno sconosciuto ed aveva fin troppe confidenze nei suoi confronti, quei corpi così vicini le davano fastidio, le sue braccia intorno quelle di lei le davano fastidio e anche le sue mani che sfioravano il viso o il collo o peggio, il ginocchio. Ma dove si era mai visto? 

“Mi rilasserò quando saremo andate via.” Disse allora seria. 

Un’altra ragazza con una chitarra prese il posto del rapper, accordò lo strumento poi iniziò la sua esibizione attirando così l’attenzione della nipponica. Aveva una bella voce, suonava bene e con le parole delle canzoni riusciva ad entrare nell’anima degli spettatori. Era decisamente brava, tanto che non si accorse del ritorno di Patrick e dell’arrivo delle loro ordinazioni. Quella ragazza che scoprì chiamarsi Chantal l’aveva intrattenuta per buona mezz’ora e le fece pensare che in fondo la serata poteva salvarsi. 

O almeno lo aveva sperato fin quando Claude non le aveva di nuovo messo la mano sul ginocchio. Si fermò dal bere il suo frappé regalandogli un’occhiata di fuoco. 

“Via la mano dal mio ginocchio.” Ordinò.

“Troppo distanti io e te bambolina.” Ironizzò lui facendo salire la mano sulla coscia.

Kagami gelò, gli afferrò la mano poco prima che potesse insinuarsi sotto la gonna e fissò carica di disgusto il biondo.

“Stammi a sentire...” disse 

“Dio come sei eccitante con questo sguardo così distaccato.” Le disse Claude chinandosi su di lei. 

Kagami si allontanò con la testa, non capiva ciò che lui diceva al contrario il disgusto continuava a salire. Si sentì afferrare la testa dalla mano libera di Claude e prima che potesse parlare avvertì le labbra di lui sulle sue, la lingua che senza permesso le entrava in bocca e cominciava ad esplorarla. Kagami si sentì scioccata e al tempo stesso nauseata da quel ragazzo. Non era un vasto bacio di Linette quello, ne il bacio che le aveva dato il giorno prima Luka, se quello del musicista l’aveva portata a ricambiarlo a cercare la sua lingua ad abbracciarsi a lui, questo era decisamente l’opposto. Rivoltante! Ecco il termine giusto che poteva dargli, con una morsa di orgoglio approfittò di quel bacio rubato e mentre lui leccava la sua bocca lei audace gliela morse con cattiveria tanto da far allontanare il ragazzo. Claude la guardò con sguardo vacuo. “Mi piaci bambolina!” Disse allungandosi di nuovo su di lei, ma Kagami lo anticipò. Si alzò e senza temerlo gli diede uno schiaffo attirando l’attenzione dei presenti. 

“Credo di averti fatto capire questa mattina che non mi piaci. Che sono uscita con te solo per la mai amica che stai ignorando e che non apprezzo le tue viscide mani su di me, figuriamoci la tua bocca insulsa.” 

Claude si alzò carico di rabbia. “Tu ragazzina, come ti sei permessa?” Disse Claude sovrastandola. “Non hai capito con chi hai a che fare, chiunque vorrebbe stare con me, essere la mia amante e tu mi umili di fronte a tutti!” Disse afferrandola per le spalle e sbattendola sulla poltrona che fino a quel momento l’aveva vista seduta. “Adesso ti faccio vedere io...” 

Kagami lo guardò con sfida. “Forse non hai capito, io non sono tutte” disse al biondo che stava mettendo di nuovo le sue mani sulle sue gambe. Kagami ne sollevò una e senza pensarci troppo gli diede un calcio tra le gambe.

Tutt’intorno si sentì qualcuno ridere, qualcun altro incitare la ragazza che si sollevò cogliendo l’attimo e andò a prendere per mano Linette. “Andiamocene.” Le disse pulendosi la bocca con la manica della giacca, ancora provava quel senso di repulsione. 

Linette osservò Claude riverso sul divenetto ancora incerta, fu strappata via dal posto da Valerie che le aveva raggiunte. 

“Ha ragione Kagami, dobbiamo andare.” E così dicendo tirò via la turchina seguita a ruota dalla giapponese che voleva solo uscire da lì. 

Intanto Claude si alzò dalla sua posizione e fece per raggiungerle ma tra le tre e lui si frappose Jerome. 

“Non ti avvicinare a loro e non ti azzardare a farti rivedere intono la nostra classe, ti denuncio e sta sicuro che mio padre non ha paura di tua madre.” Gli disse allora con fare minaccioso.

Il castano accertatosi che le tre fossero uscire gli voltò le spalle e le raggiunse senza accorgersi che nello stesso momento un akuma si stava impossessando di Claude Noiret. 

 

“Mi dispiace che la serata sia andata così.” Piagnucolava Linette.

“Ho sbagliato io.” Disse allora Kagami. “Dovevo fidarmi del mio istinto, quel Claude è infido e si è dimostrato tale. Purtroppo per lui non sono un’ingenua.” 

“Non dire così Kagami.” Le disse Valerie che poi puntò l’indice a Linette. “Piuttosto tu, hai capito di che pasta è fatta mister Noiret? Spero ti sia passata la cotta per lui.” 

“Lui voleva che Kagami fosse la sua ragazza, non ha fatto nulla di male.” Lo giustificò la turchina. “Certo poteva essere più dolce e romantico ma voleva solo stare con Kagami.” 

“Tutti se ne fregavano e se Kagami non gli dava un calcio l’avrebbe stuprata di fronte a tutti.” Intervenne Jerome furioso. “Apri gli occhi Linette! Kagami ti chiedo scusa a nome del popolo maschile, giuro quando vedo certi soggetti mi vergogno di essere un maschio.” 

La ragazza annuì al compagno camminando al loro fianco per le strade di Parigi. “Tranquillo Jerome, io sto bene e...” 

“Andiamo Jerome. Anche tu vuoi fare l’amore con Valerie, è normale quando due persone si piacciono.” Lo sgridò Linette.

“Ehi piccola aspetta. A me Jerome mi tratta con rispetto e noi non facciamo nulla di volgare come Claude.” Intervenne Valerie offesa. 

Kagami arrossì, non era abituata a quegli argomenti. 

“Io e Valerie ci amiamo e comunque non ho mai abusato di lei”. Stava dicendo Jerome.

“Ah sì, allora Luka, lui e Veronique stavano insieme solo per quello, non si amavano.” Disse la turchina furiosa.

“Infatti lui la lasciò perché lei andava a raccontare in giro che aveva il suo toy boy con il quale aveva rapporti.” Jerome stava infuriandosi sempre di più. “Non confondere Linette due persone che comunque stanno per insieme e uno come Claude che esce con le ragazze con il solo scopo di portarsele a letto.” 

“Adesso basta!” Intervenne Kagami, aveva scoperto abbastanza per quella sera. Guardò Linette. “Spero che tu abbia capito che lui non è una così bella persona. Ma nel caso Linette sappi che con quel ragazzo non ti reggerò più il gioco.” Le disse, peggio non voleva che la facesse soffrire.

“BAMBOLINA...” Urlò una voce 

Il gruppo dei cinque si voltò verso quella voce, sotto un lampione apparve un uomo vestito come un nobile del settecento, tra le mani aveva una frusta che lasciava scoppiettare e distruggeva tutto ciò che aveva a portata di mano. 

“TI FARÒ PAGARE L’AFFRONTO CHE MI HAI FATTO.” 

Kagami fece qualche passo indietro cercando un posto dove potersi trasformare, notò un vicolo poco distante. Doveva solo trovare un modo per separarsi dai compagni di classe.

“Andate via, io ho la macchina di mia madre in quella traversa...” disse ai tre. 

Doveva trattarsi di Claude, non conosceva nessun altro e sopratutto nessuno che avesse umiliato pubblicamente. 

“Ti portiamo prima all’auto.” Disse Jerome frapponendosi tra le tre e Claude. “Correte che vi guardo le spalle.” 

Le ragazze annuirono e prendendo la mano a Linette Kagami prese a correre, come si sarebbe sbarazzata di loro? 

Intanto Claude lanciò la sua frusta su Jerome che seduta stante scomparve dal luogo. Nel vederlo sparire Valerie urlò di terrore lasciando Linette per andare alla ricerca del ragazzo.

“No... no!” Urlò la turchina che in preda alla disperazione raggiunse Valerie in quella battaglia, di lì a poco anche le due furono scaraventate via dalla frusta di Claude. Al che Kagami ne approfittò e scappo nel vicolo più vicino, Nissa uscì subito allo scoperto. 

“C’è bisogno di noi!” 

“Mi sorprende non si sia trasformato in un maiale.” Disse Kagami alzando la mano al cielo, il Miraculous si illuminò. “Nissa trasformami.” 

 

Due akumizzati in una giornata. Il furto di Acci doveva aver fortificato Papillon che non si era lasciato demordere ma al contrario aveva colpito due volte. 

Sconfitto ‘Dongiovanni.’ L’ennesimo akumizzato di Papillon il gruppo di quattro eroi  si tese il pugno. 

“Ben fatto!” Dissero Ladybug e Chat Noir. Raiongāru e Red Scorpio sorrisero ai due eroi e ricambiarono il pugno, era ora di salutarsi ma a sorpresa la portatrice del coraggio fermò la coccinella. 

“Posso parlarti in privato?” Chiese a quel punto.

Ladybug guardò Chat Noir che annuì. “Io vado tu resta pure.” Le disse a quel punto salutando poi l’amico che anche salutò le due ragazze per andare via.

Raiongāru mise lo skateboard a terra e lo indicò a Ladybug che ci salì sopra. 

“Dimmi tutto.” Disse allora la corvina 

“Volevo chiederti... se ci sono problemi nel caso io... ecco in pratica.” La ragazza fermò lo skate e si voltò cercando lo sguardo dell’amica. “Io devo capire, quel tipo Dongiovanni questa sera mi ha rubato un bacio.” Si confidò allora la giapponese mentre si detrasformava. 

“E Luka?” Chiese Marinette che invece era ancora nei panni di Ladybug, chiamò l’unione con Klakky così che Tikki potesse riposarsi. 

“È questo il problema! Questo tipo si è preso un bacio che io non volevo, è stato insulso e mi ha disgustato.” Spiegò Kagami. “Con Luka invece è stato diverso, mi è piaciuto e se non ci fosse stata l’akuma avrei continuato a baciarlo.”

“Vuoi consigli da me?” Chiese Marinette alzando le mani ad altezza del petto. “Ne so quanto te, ho baciato solo Chat Noir.” 

“Questo è anche il mio problema!” Disse la ragazza. “Mi è piaciuto il bacio di Luka, ma dovrei amare Adrien e l’altro bacio non mi è andato proprio giù. Stasera la ragazza con cui sono uscita ha detto che l’amore non c’entra nulla e che si può stare insieme anche senza.” Raccontò la giapponese all’amica.

“Quindi...” Chiese Marinette.

“Mi piacerebbe che tu e Chat Noir ne parlaste, mi piacerebbe capire le sensazioni che potrei avere baciando chi credo di amare.” Disse allora lei.

Marinette la ascoltò, le stava chiedendo di poter baciare Adrien? Senti montare la gelosia dentro di lei, non lo aveva fatto quando si era trattato di Luka, ma adesso si parlava di Adrien ed era diverso.

“Tu non hai mai pensato a come sarebbe stato baciare Luka?” Chiese Kagami, quasi fosse nella sua testa. 

Marinette la guardò, aveva mai voluto baciarlo Luka? E lui a lei? Non c’era mai stata una provocazione o una richiesta, non erano mai arrivati a tanto. 

“Perché lo hai baciato? Quando Luka ti ha chiesto il bacio intendo.” Chiese allora.

“Non me lo ha chiesto.” Disse Kagami

Marinette ebbe un flash, le parole di Adrien ritornarono nella sua testa. “Non si chiedono i baci.” Le aveva detto. 

“Non ti prometto nulla, ne parlerò con Chat Noir che sappiamo vorrà sapere perché mi sono trattenuta. Ma penso che sia più no che sì!” Disse allora lei chiamando il potere del cavallo. 

“Scusami per la richiesta...” disse allora Kagami.

Marinette le sorrise, in fondo lei e Adrien erano solo amici. “Tranquilla, io e Chat Noir non stiamo insieme. Ti farò sapere va bene?” Disse la corvina. “Alla prossima!” 

Kagami alzò la mano in segno di saluto poi sparì nelle strade di Parigi, era confusa, più confusa che mai e forse con quella richiesta aveva distrutto la sua amicizia con Marinette e Adrien. Sospirò e non avendo altro da fare si diresse a casa sua, quella serata era stata un disastro. 

 

Marinette tornò nel salone di casa Preston subito dopo essere tornata a Londra, era stata via più del previsto visto che si era fermata con Kagami. Aveva ragione Adrien, la scusa che avevano inventato per eventuali allontanamenti valeva più per lei che per lui. Si  riusciva a giustificare così lui era andato al bagno, le aveva fatto uno squillo e lei si era allontanata dicendo che erano i suoi genitori per la telefonata quotidiana. 

Ed ora eccola che rientrava. “Scusate dopo la mamma mi ha chiamato anche Kagami che saluta tutti.” Disse la corvina andando a sedersi accanto ad Adrien.

Giocarono un altro poco a scarabeo fin quando il gruppo non decise che era ora di andare a dormire poiché il giorno dopo ci sarebbe stata scuola. 

“Kagami?!” Chiese il biondo steso accanto a Marinette 

La corvina annuì. “Sì, mi ha chiesto se....”  

Adrien la fissò, possibile che avessero litigato? “Se stiamo insieme?” Chiese lui.

Lei scosse la testa. “No no... io le ho detto che non stiamo insieme e siamo solo amici. Ma voleva chiedere a me se era possibile che ti baciasse.” 

Adrien si ammutolì a quella confessione, lui e Kagami erano molto amici e sapeva che Kagami avrebbe voluto qualcosa di più, una volta aveva provato anche a baciarlo e lui si era trovato impreparato. Adesso però non sapeva come reagire, pensava che con il loro ultimo incontro avessero chiarito. 

“Tu che le hai risposto?” Chiese allora 

Marinette si avvicinò a lui un po’ di più per non farsi sentire dagli altri. “Dopo che mi ha chiesto scusa per la richiesta le ho ricordato che siamo solo amici.” 

“Perché ha fatto una richiesta del genere? Mi sento in imbarazzo adesso.” Disse Adrien portando la testa nel collo della ragazza.

“Per via del Dongiovanni.” Disse allora Marinette. “Questa sera le ha rubato un bacio e ne è rimasta delusa, voleva sapere cosa si provasse a baciare qualcuno che ti piace.” 

“Cosa?!” Chiese Adrien alzando la testa di scatto. “Bambolina era lei?” 

“Bambolina?” Chiese Marinette.

“Ti ricordo che sono rimasto sul posto dopo che siete andate via.” Disse Adrien alla corvina. “Claude é stato akumizzato dopo che ‘bambolina’ gli ha dato uno schiaffo ed un calcio pubblicamente dopo che questi l’ha baciata.” Raccontò Adrien “Non pensavo si trattasse di Kagami.” 

“Tutto questo te l’ha detto Claude?” Gli chiese Marinette.

“No, è stata una ragazza dai capelli rossi che cercava bambolina. Le ho chiesto allora cosa è accaduto e mi ha raccontato i fatti.” Riferì Adrien.

“Ma Kagami solitamente non è così violenta.” La giustificò Marinette. 

“Forse avere avuto un bacio rubato l’ha turbata molto.” Disse Adrien.

“Cosa vuoi fare?” Gli chiese allora la corvina. Sentiva il cuore stretto in una morsa. 

“Evitarla per ora?!” Propose lui. 

Marinette sorrise rilassandosi tra le sue braccia. “Devi fare ciò che ti senti.”

“Me lo avresti detto se fosse stato Luka a chiederti un bacio?” Chiese allora lui. 

“Luka e io non ci siamo mai baciati e comunque credo che ora come ora non me lo chiederebbe.” Disse lei.

“Non vi siete mai...” disse Adrien guardandola. “Sono stato il primo e l’unico.” Le sorrise.

“Tecnicamente, anche se non lo ricordo, il primo me l’ha dato un certo gatto nero.” Ammiccò lei.

Lui sorrise sornione, poi la guardò seria. “E tu Marinette cosa ne pensi di questa storia, non stiamo insieme e ti sto chiedendo di aspettare.” 

“Abbiamo delle motivazioni più che valide Adrien.” Lo rincuorò lei. 

“Sì, ma non hai rimpianti per Luka? Si vedeva che ti piaceva.” Le disse allora lui. 

Marinette tacque e si strinse a lui. “Credi potrebbe esserci la possibilità? Tu pensi potresti averne con Kagami?” 

Lui scosse la testa. “Per quanto Kagami mi piaccia, sono sempre stato troppo preso da Milady per pensare a lei diversamente da un’amica.” Le sorrise e le diede un bacio sul naso. “Poi tu hai preso il suo posto nel mio cuore e addio Kagami.” 

Marinette gli sorrise e ricambiò il suo lieve bacio. 

“Marinette...” 

“Mmm...” 

“Non cambiare argomento. Vuoi baciare Luka?” 

“Perché parliamo di me e Luka quando l’argomento è te e Kagami?” Chiese lei.

“Perché si parlava di rimpianti Marinette non di altro. È sempre stato evidente che ti piacesse Luka.” 

“Come amico.” Disse lei arrossendo. 

Lui le baciò la guancia e le sorrise. “Allora se c’è solo amicizia nessuno bacerà nessun altro.” Sentenziò lui. 

Marinette annuì e gli strinse le dita intorno la maglia del pigiama. “Baciala.” Decise allora.

Adrien rimase stupito da quella sua affermazione. “Bacerai Luka.” Disse allora, sospirò sorridendole, forse era meglio così. Dovevano togliersi tutti i dubbi prima di iniziare un’eventuale storia. “Fai bene.” 

“Lo farò nei panni di Ryuko.” Disse lei.

“Perché?” Chiese lui. 

“Devo togliermi un dubbio no? Se lo baciassi come Marinette o Ladybug potrei dargli false speranze.” Spiegò la corvina. 

Adrien annuì. “Quando?” 

“La prossima volta a Parigi e lo faremo senza esitazioni.” Disse lei. “Poi mi dirai sinceramente come è andata.”

“Marinette, io non ho dubbi su di te, so come andrà per me. Ma va bene, ti dirò tutto.” 

Marinette rimase colpita dalla sua caparbietà. Ma in fondo perché lo faceva? In fondo era sempre stato perseverante nel suo amore verso Ladybug ed ora verso di lei. Adrien si sentiva forte di questi sentimenti, non avrebbe quindi provato nulla con Kagami? Erano comunque legati loro due. 

“Non dubitare mai di me Marinette.” Disse lui al suo silenzio. “Bacerò Kagami, ma solo per dimostrarti che non devi temere per me.” Terminò 

“Io no... non ho...” balbettò  lei.

“Shh Marinette, è ora di andare a nanna.” Le disse lui dolcemente.

La ragazza acconsentì e si strinse al biondo. “Bon nuit mon Chaton.”

———-

È un locale vicino la Bastiglia, a Rue Oberkampf appunto, dove ci sono esibizioni musicali. 

nutrono della felicità degli altri, e quando la succhiano si sentono vincitori.

   
 
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