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Autore: FairyCleo    30/03/2020    2 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le due “G”
 
Goku aveva iniziato a parlare a raffica non dando a Goten il tempo di riflettere su quello che gli stava dicendo e su cosa avrebbe, eventualmente, dovuto rispondergli.
Il piccolo aveva quasi le lacrime agli occhi. Quello che gli aveva detto il suo papà biologico non aveva senso. Il fatto che non possedesse più la sua aureola ne aveva ancora di meno.
Era confuso, non stupido. C’era arrivato da solo a capire che non ci fosse più il fluttuante anello dorato perché Goku era definitivamente tornato in vita, ma proprio non riusciva a immaginare come ciò potesse essere accaduto. Era confuso, sì, ed era anche indeciso sul da farsi. Non gli aveva fornito alcuna spiegazione utile, era stato vago e non era stato bravo a celare quanto fosse preoccupato. Poteva fidarsi di lui? Poteva seguirlo senza alcuna paura? Goku era forte, lo sapeva, lo avrebbe sicuramente protetto. Ma era anche inaffidabile… Che cosa doveva fare?
Era stato Ouji a scegliere per lui: il cucciolo aveva smesso di ringhiare e si era diretto verso Goku, sollevandosi sulle zampe posteriori per lasciarsi prendere in braccio.
 
“Ouji… Ma che fai? Vieni qui…”.
 
Goten proprio non riusciva a capire il comportamento del suo amico peloso. Che stava combinando quella piccola peste?
 
“Non sgridarlo, Goten… Vedi? Lui si fida… Ti fiderai anche tu?”.
 
Era stato un colpo basso, quello. Non gli era piaciuta quella frase, ma il cambiamento repentino del suo cane lo aveva veramente spronato a fidarsi del suo genitore biologico. Dopotutto, che cosa poteva fare in quelle condizioni? Non riusciva a volare, non era più in grado di percepire l’aura altrui e non sapeva guidare nessun mezzo di trasporto (come avrebbe potuto? Era solo un bambino, dopotutto!).
 
“Forza, Goten. Andiamo. Ti porterò io. Vi porterò entrambi, ma prima… Aspetta”.
 
Goku era sparito al di là della porta della sua camera, lasciandolo in compagnia di un Ouji tremendamente incuriosito, ed era tornato poco dopo con garze, cotone e disinfettante.
 
“Pensavi davvero che ti avrei lasciato con la mano ridotta così?”.
 
Se n’era accorto. Goten quasi non ci credeva, ma suo padre si era veramente reso conto che si fosse ferito alla mano e adesso lo stava curando amorevolmente.
Era arrossito. Non aveva proprio potuto fare a meno di evitarlo, purtroppo. Il tocco di Goku era delicato e sapiente proprio come lo aveva immaginato di tanto in tanto. Gohan gli aveva raccontato tante volte di quando suo padre lo curava con i suoi intingoli e lo consolava dopo essersi procurato una brutta ferita. Ora, per la prima volta, toccava a lui.
Avevano trascorso del tempo insieme, si erano allenati, ma quello era il loro primo vero e proprio contatto fisico da quando era venuto a fargli visita. Era una cosa intima, una cosa vera, una cosa da padre e figlio. E lui, Goten, ne era tremendamente emozionato. Il cuore gli batteva così forte che, per un istante, aveva avuto paura che Goku potesse aver sentito quel frastuono. Poi, però, quel sentimento aveva lasciato il posto al senso di colpa. Non poteva provare quei sentimenti verso di lui… No, non era giusto per chi c’era sempre stato. Non era giusto verso Vegeta.
 
“Va meglio, ora?”.
“Sì… Grazie” – aveva detto, cercando di non pensare a quelle spiacevoli sensazioni.
“Ora dobbiamo proprio andare. Metti le scarpe… Coraggio”.
 
E, così dicendo, aveva richiuso la confezione del disinfettante, poggiando tutto quello che gli era servito per medicarlo sul comodino.
Goten aveva osservato ogni sua singola mossa mentre indossava qualcosa di caldo oltre alle scarpe. I movimenti di suo padre erano attenti ma un po’ frettolosi, e i muscoli erano tesi. Era allerta, era così evidente, ed era terrorizzato all’idea che potesse accadere qualcosa da un momento all’altro.
Pensieri cupi si erano affacciati nella sua giovane mente, e uno primeggiava su tutti: perché non aveva più alcuna abilità mentre Goku sembrava essere più in forma che mai?
 
“Hai scelto un nome bellissimo, comunque…”.
“Come?” – aveva chiesto, infilandosi lo stivaletto. A cosa si stava riferendo?
“Il nome… Il suo…” – aveva detto, indicando il piccolo Ouji e prendendo con l’altra mano il guinzaglio blu – “E… Bè, capisco perché tu lo abbia fatto”.
 
Non ci credeva neanche un po’. Come poteva sapere, Goku, perché lo avesse chiamato così? Come poteva sapere le reali motivazioni?
 
“Non sono stupido, figliolo…”.
 
Lo sguardo di Goku sembrava così triste, nonostante il sorriso, e Goten si sentiva così, così…
 
“Ora dobbiamo andare” – aveva sentenziato, attaccando il guinzaglio al collare di Ouji – “Prendilo in braccio e tienilo stretto. Non commettere l’errore di lasciare andare chi ami”.
 
Era certo che quell’ultima cosa non fosse riferita al suo cane, ma aveva preferito tacere. Era ovvio che non avrebbe lasciato andare chi amava. Per questo, avrebbe cercato la mamma, Gohan, Vegeta e Trunks anche da solo, se fosse stato necessario, e lo avrebbe fatto a qualsiasi costo.
Timoroso ma deciso, aveva preso Ouji in braccio e aveva afferrato la mano che suo padre gli stava tendendo, guardandosi attorno con una strana sensazione in corpo. Goten non poteva sapere che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto il luogo in cui era nato.
 
Oggi…
 
Pensare alla loro condizione attuale gli faceva sempre uno strano effetto.
Vegeta non si dava pace, mai. Era capace di ripetersi fino alla nausea che non aveva fatto niente per provare a risolvere le cose tra i ragazzi. Purtroppo, sentiva di aver tradito la fiducia di chi lo amava, sentiva di aver perso la loro stima, sentiva di essere la causa non solo del loro allontanamento, ma anche di quello di suo figlio nei suoi confronti, e questo lo disgustava.
E quella era la cosa più strana, quella a cui non si sarebbe mai abituato: a lui importava davvero di quelle due pesti, gli importava più di qualsiasi altra cosa. Ma perché, poi?
 
Quella notte proprio non riusciva a prendere sonno. Si era girato e rigirato nel letto, tormentato dal ricordo di chi lo aveva tradito molto tempo addietro, cedendolo al miglior offerente.
Suo padre non era mai stato particolarmente affettuoso nei suoi confronti, ma per questo non lo aveva mai biasimato: erano saiyan, perché avrebbero dovuto elargire baci e carezze? Però, per quanto fosse stato un diversivo, un modo per prendere tempo, non era mai riuscito a perdonargli il fatto di averlo consegnato a Freezer quasi come un dono. Certo, si erano ribellati poco dopo, e forse quel gesto gli aveva salvato la vita, ma avrebbe preferito morire combattendo da eroe insieme al resto della sua specie invece di diventare lo schiavo di quella lucertola schifosa. Sì, aveva odiato suo padre, e ora Trunks odiava lui per una ragione che non gli era del tutto chiara,e lui ne soffriva tremendamente.
Quando suo figlio era in fasce aveva continuato a mantenere un comportamento violento e meschino, e la cosa che più gli faceva ribrezzo era che, qualche anno addietro, avrebbe goduto nel vedere la paura dipinta sul viso di quello che avrebbe definito uno stupido moccioso.
Bulma, suo figlio, poi Goten… tutto quelle persone avevano assunto un peso non indifferente nella sua vita, e tutto aveva avuto inizio per via della decisione di Radish di venire sulla Terra alla ricerca del fratellino perduto. Che razza di idea aveva avuto quel debosciato! E che imprevedibili conseguenze aveva avuto quella decisione su di lui che, dopo essere sopravvissuto all’attacco riservatogli dai terrestri, dopo essere stato addirittura riportato in vita dalle miracolose sfere del drago, si era ritrovato a mescolarsi con gli abitanti di quel piccolissimo seppur spettacolare pianeta. Pensare che fosse successo tutto per colpa di due membri di terza classe troppo stupidi per poter realmente fare qualcosa di buono era quasi esilarante.
 
Anche se non avrebbe voluto ammetterlo, continuava a pensare a lui.
Kaharot era stato la sua ossessione sin da subito. Dopo aver constatato quanto fosse forte, aveva deciso che avrebbe fatto di tutto pur di superarlo. Lui, il fiero principe dei saiyan, non poteva essere inferiore a nessuno della sua specie, anzi, non poteva essere inferiore proprio a nessuno! Eppure, i fatti lo avevano sempre smentito: ogni volta che raggiungeva un livello di combattimento degno di nota, Goku subentrava con qualche nuova e mirabolante trasformazione, facendolo piombare nel ridicolo e nella disperazione.
Il fiume dei ricordi lo aveva portato a ripensare all’ultimo compleanno di Goten, quando quel decerebrato era apparso davanti a tutti come se niente fosse. Gli era mancato il fiato per un istante lunghissimo. La sua nemesi era comparsa senza troppe cerimonie, come era solito fare, e lui sapeva che sarebbe successo, ma non aveva saputo reagire come avrebbe dovuto.
Lo aveva odiato profondamente, e aveva odiato se stesso. Che cosa sarebbe successo quando lo avrebbe rivisto se lo era chiesto tante volte, ma quando era capitato veramente non era stato in grado di fare niente. Avrebbe dovuto gioire per Goten secondo i più puri sentimenti terrestri? Avrebbe dovuto tirare un sospiro di sollievo per Gohan e Chichi? Forse sì. Ma lui non era buono ed era stato… geloso. Per la miseria, aveva davvero provato gelosia verso quel decerebrato, e non perché fosse diventato forte, ma perché avrebbe potuto prendersi quello che era suo. Non era capace di mostrare felicità incondizionata e aveva reagito nell’unico modo che conosceva: allontanando tutti. Per giorni e giorni, si era comportato come un idiota. Sì, era stato un perfetto idiota.
Non si sarebbe mai abituato all’idea di fare affidamento su qualcuno, né che qualcuno potesse veramente fare affidamento su di lui. Sapeva che questo era già avvenuto, ma era come se non volesse accettarlo. Era stato il primo a essersi preso la responsabilità e l’onore di occuparsi di quei due ragazzi, ma non voleva ammetterlo. E aveva vissuto in un limbo, Vegeta, un limbo in cui lo aveva trascinato Goku.
Lui decideva di andare, di tornare, di entrare e uscire dalla vita delle persone come se niente fosse, come se questo non lo riguardasse. Perché aveva permesso a Chichi e a Bulma di farlo tornare? Perché aveva assecondato quella sciocchezza? Perché credeva che, alla fine, Goku sarebbe rimasto e tutto sarebbe tornato come prima. Davvero aveva nutrito questo stupido pensiero? Sì, e doveva essere veramente impazzito per averlo formulato.
Una folata di vento aveva aperto la porta d’ingresso, distogliendolo dai suoi pensieri e facendolo piombare nuovamente nel mondo reale. Si era alzato di malavoglia, cercando di fare piano e alla svelta. L’aria della notte era gelida e non voleva che i bambini prendessero un raffreddore. Però, nonostante il gelo e la spossatezza, era uscito sul portico, facendosi investire dal freddo e dal buio della notte. L’aria pungente lo aveva paralizzato per un istante, bloccandogli il respiro. Non aveva più il fisico per reggere certe bravate, ma non aveva proprio voglia di rientrare in casa. Dentro si sentiva soffocare. Il fiato si condensava davanti al suo viso in dense nuvole bianche. Nell’aria c’era odore di neve, e la sua spalla malandata ne aveva dato conferma: la mattina dopo avrebbe trovato un coltre bianca al suo risveglio, ne era certo.
 
“Questo farà benissimo alle mie ossa…” – aveva detto, ridendo, lasciandosi scivolare sul muro sino a sedersi sul pavimento. Già… Gli avrebbe fatto benissimo. Aveva solo voglia di piangere.
Come si faceva a riavvolgere il tempo? Come si faceva a riportare indietro i minuti, i secondi, le ore?
E come si faceva a smettere di pensare? Come?
In lontananza, un cane abbaiava, forse per chiamare i membri del suo branco, forse nella speranza che qualcuno gli offrisse un riparo per la notte.
 
“Spero che Goten non lo senta…”.
 
Non avrebbe potuto sopportare di vederlo di nuovo in piedi, al freddo, a chiamare a gran voce “Ouji”. Sentiva di non essere in grado di consolarlo ulteriormente.
 
“Che fine hai fatto, Ouji? Che fine avete fatto, tutti?”.
 
Se lo chiedeva ora, Vegeta, se l’era chiesto quella fatidica notte, quando quel bagliore improvviso aveva accecato i suoi occhi e se lo sarebbe chiesto in eterno, pur sapendo che non avrebbe mai ottenuto risposta.
 
Ieri…
 
Lo aveva teletrasportato sino al Palazzo del Supremo. Era stata un’esperienza stranissima: un istante prima era nella sua stanza, quello dopo era nella grande piazza bianca antistante la dimora del namecciano che proteggeva il loro pianeta.
Non era mai stato lì, e il candore dei marmi lo aveva affascinato. Sembrava la dimora di un sultano, un luogo magico e pacifico sospeso tra le nuvole, al di là del tempo e dello spazio. Ne era rapito.
 
“Statemi vicini e non avvicinatevi al bordo. Rischiereste di cadere giù e… Lo sai”.
 
Terrorizzato all’idea di morire in quel modo orribile, Goten aveva preso Ouji in braccio, stringendolo forte e raccomandandogli di non separarsi mai da lui.
 
“DENDE!” – aveva chiamato Goku – “POPO! JUNIOR! SONO GOKU! DOVE SIETE?”.
 
Al piccolo non era sembrata una cosa molto elegante, ma evidentemente era un’usanza del luogo.
Solo che non era arrivato nessuno.
 
“Non ci voglio credere…” – aveva esclamato Goku, irritato.
Aveva cambiato espressione e sembrava simile… Sì, aveva lo stesso cipiglio di Vegeta.
 
“Ma dove sono tutti? Dov’è la mamma?”.
“Non lo so, figliolo…”.
“Cosa?”.
“Pensavo si stessero nascondendo… Non percepivo le loro aure, eppure pensavo di trovarli qui… Maledizione!”.
 
Era arrabbiato, deluso, e a Goten faceva paura. Non lo conosceva abbastanza per sapere cosa avrebbe potuto fare e non voleva stare lì con lui. Dov’erano tutti? Dov’era Vegeta?
 
“Io… Io voglio sapere dove sono Gohan e la mamma… Voglio sapere dove sono Trunks e...”.
“Tesoro, ascoltami. Non so come dirtelo, ma non riesco a vederli. Non riesco a vedere nessuno di loro. Sembra che siano spariti nel nulla… Urca che situazione…”.
“Sì, ma…”.
“Goten…” – si era seduto sui talloni, portandosi di nuovo alla sua altezza. Era serio e scuro in viso, e la sua ansia era stata colta immediatamente da Ouji, che aveva cominciato ad agitarsi.
“Ouji…”.
“Neanche lui riesce a capire, vero?”.
“E come potrebbe?”.
 
Goku gli aveva sorriso, e Goten aveva capito che sapeva molto più di quello che dava a vedere.
 
“Come vorrei sapere a cosa pensi, Goku…”.
“Andiamo alla Capsule Corporation”.
“Davvero?”.
“Magari Bulma e Vegeta ci aiuteranno a capire qualcosa… Non vedo soluzioni…”.
“Che bella idea!” – non era stato in grado di frenare l’entusiasmo – “Ma il tuo amico…” – aveva aggiunto, correggendo il tiro – “Re qualcosa, non sa cosa sia accaduto?”.
“Parli di re Kaioh, figliolo?”.
“Sì!”.
“Purtroppo neanche lui sa quello che sta succedendo…”.
“Ma come può essere? Non avevate detto che lui può vedere tutto, da lassù?”.
 
Goku era pensieroso e turbato, e Goten se n’era accorto immediatamente. Che gli stesse mentendo?
 
“Andiamo da Bulma. Lei saprà che cosa fare”.
 
Non aveva idea del perché suo padre fosse talmente convinto che la turchina avesse una soluzione a quell’assurdo problema. E se Bulma non fosse stata lì? Se fosse sparita come la sua mamma e Gohan? Se fossero spariti tutti? Cosa avrebbero fatto? Sarebbe rimasto sulla Terra, da solo con Goku, per sempre? Mai come in quel momento ringraziava di avere al suo fianco Ouji.
 
“Senti, Goten… Devo chiederti una cosa…”.
 
Che voleva, ancora? Perché girava tanto attorno alle cose? Non lo sopportava!
 
“Sì?”.
“Tu non hai mai preso in considerazione l’idea di evocare Shenron, vero?”.
“E perché avrei dovuto farlo?”.
 
Schietto, sincero, quasi brutale. Goku, però, ormai non aveva più alcun dubbio: non era stato il sangue del suo sangue a riportarlo in vita.
 
Continua…

 
Ragazze/i, buongiorno!
Scusate tanto per il ritardo.
Come state? Spero bene! Questo è un capitolo di passaggio, spero vi sia piaciuto ugualmente questo momento di intimità tra Goku e Goten e questo ulteriore tuffo nei ricordi di un tormentato principe. Il saiyan ci prova, ma Goten preferisce sempre Vegeta. E voi? Chi preferite? Troveranno gli altri? Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
A presto!
Un bacino
Cleo

 
   
 
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