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Autore: ElasAster    30/03/2020    0 recensioni
Non vedo nulla di vivo, di fronte a me vedo solo una landa desolata che racconta di avidità e distruzione. Penso di essere da solo, ma chissà se da qualche parte c'è qualcun altro.
Davanti a me si staglia un orizzonte piatto e morto.
Penso, a questo punto, che la vita del pianeta sia nelle mie mani, anche se non so bene da dove iniziare...
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Zaino in spalla, machete nel fodero, borraccia appesa allo zaino e Beretta infilata nella sua tasca laterale. Sotto il sole battente mi faccio forza e cerco di raggiungere i caseggiati distanti. 

Il cielo è di un blu intenso che fa quasi male agli occhi. Sotto i miei passi sento gli scarponcini un po’ secchi e rigidi. Penso che, in teoria, dovrebbero ammollarsi un po’ man mano che li si usa. Mi sento fresco e riposato, ma ben cosciente di far tesoro di questa sensazione, poiché sono sicuro che non la proverò per un bel pezzo. 

Camminando in quella desolazione, percepisco in contrasto che c’è ancora vita da qualche parte, in qualche flebile ed apparentemente irrilevante forma. “Ci sarà ancora la falda acquifera?” Mi chiedo, dal momento che non c’è la minima traccia d’acqua in superficie. 

Ad un certo punto mi imbatto in un piccolo crepaccio, che fortunatamente, nel punto in cui mi trovo, non è troppo largo, quindi lo scavalco con un salto neanche impegnativo. Per curiosità, mi stendo a terra, onde evitare di caderci dentro, mi affaccio dal dirupo. Il fondo è piuttosto buio, ma viene illuminato da della luce che riesce a filtrare da un punto più largo a poche decine di metri da me. Sul fondo vedo delle rocce coperte in parte da uno strato verde, che identifico in buona fede come muschio. “Beh, già che c’è del muschio è un buon segno, magari la falda c’è ancora. Anche perché non saprei proprio da dove altrimenti prederebbe l’umidità.” 

Vista la possibilità di trovare fisicamente dell’acqua, mi riempio di speranza e avanzo con passo deciso, quasi accelerato, verso le costruzioni e, arrivato sul posto osservo gli edifici. Sono degli edifici diroccati, probabilmente abbandonati da parecchio tempo, il quale non ha avuto pietà su di loro. Entro in quello che sembra quello più grande. Il fabbricato è costruito su un solo piano, con un unico grande salone, il quale presenta un pavimento in pietra e dei vecchi mobili in legno. Tra di essi mi sembra di riconoscere dei telai metallici di letti, poco meno di una decina. “Forse qui si sono rifugiate delle persone per cercare di sopravvivere a questa crisi. Che è successo allora?” I materassi e le loro imbottiture sono ormai un lontano ricordo, tuttavia ci sono gli altri edifici da esplorare. 

Entro nell’edificio subito adiacente e mi ritrovo davanti un bancone di legno e qualche tavolo nella stanza. Sembra una specie di bar o comunque un punto di ritrovo sociale e di passatempo, del resto non è che ci si potesse svagare con molto altro, immaginate le condizioni. I tavoli logori sembrano, a giudicare dal tipo di buchi e di corrosione, mangiati dagli insetti. “Allora non tutto è perduto. Dai che posso farcela.”. Anche se, a giudicare dalle condizioni di sopravvivenza, sostenersi con soli insetti per tanto tempo è una soluzione improponibile. "Come potrei mai catturarli?". Mi immagino a disotterrare da terra insetti e mangiarli con disgusto, immagine orripilante quanto probabile, dal momento che non ci sono altre alternative. Ok per il cibo, il quale chiamarlo tale è un insulto ad una succulenta e nutriente bistecca al sangue. Meglio non pensare a queste cose, o la mia situazione mentale peggiorerà in modo esponenziale. Limitiamoci a pensare che abbiamo trovato dove stabilirci e dormire.

Prendo una roccia da terra e inizio a rompere i tavoli, in modo da ricavarci un po’ di legna da ardere. Decido di rompere la legna ricavando combustibile, anche se non completamente, dal momento che intendo preservarmene un po’ da impiegare, o perlomeno provarci, nella creazione di un materasso di fortuna. Preso il legno, lo carico nello zaino e torno nel rifugio. Nel mentre, il sole è arrivato al massimo zenit, infatti sento picchiare veramente forte sul mio corpo, con la pelle che si lamenta del raggio caldo. 

 Dopo aver portato il legno al rifugio, il mio passo successivo, sarà la raccolta di cibo e acqua. Mi assale l’angoscia, dal momento che un conto è immaginare, un altro è mettere in pratica. Sono certo che non sarà una passeggiata trovare viveri. 

   
 
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