Capitolo
XXVII
Friendship - Epilogo
L’aria salmastra era sempre
stato uno dei loro odori preferiti. Era un vero toccasana sia per la mente che
per il corpo. Quando erano bambini il padre li portava sempre al mare, per
farli divertire sulla sabbia e fargli respirare il buon profumo dell’oceano.
Era così grande, pensavano i fratellini, che secondo loro
neanche l’uomo più assetato del mondo sarebbe riuscito a berlo
tutto!
«Hana-chan! Aspettami!», gridava
una bambolina dai capelli rossi ritirati in due simpatiche codette.
«Dai, Hicchan! Raggiungimi!», rispondeva il fratello, con
un sorrisone da orecchio a orecchio.
«Kaede, tu non giochi con loro?», chiese il padre delle due
piccole pesti ad un terzo bambino dai capelli corvini.
«Prima finisco questo, signor Sakuragi».
L’uomo gli si avvicinò e vide una palla di sabbia che il
bambino, con un dito, stava decorando con delle linee tremolanti.
Kaede sorrise appena la sua palla di sabbia da basket fu
pronta. Ma il sorriso gli morì in gola quando Hanamichi gli corse davanti,
prendendo in pieno con un piede il suo capolavoro. Guardò arrabbiato il bambino
e, come avrebbe fatto dieci anni dopo, prese i resti della sua palla e glieli
lanciò, beccandolo in testa.
La piccola Hime si sedette sul bagnasciuga, accanto a
quello che era già il suo migliore amico, ridendo a crepapelle, mentre il
fratello s’infervorava, con le lacrime agli occhi.
Il padre s’inchinò e gli accarezzò la testolina rossa, ora
piena di granelli di sabbia umida, e sorrise. «Bel colpo di testa, Hanamichi!».
Hime si mise a ridere da sola,
ripensando a quel momento che ancora ricordava proprio come se fosse stato il
giorno prima.
Il fratello, seduto accanto a
lei con in mano una lettera da parte di Haruko, la guardò preoccupato.
«Hicchan, tutto bene?».
Lei annuì, poggiandosi contro la
sua spalla. «Sì, va tutto bene».
«Ma dimmi tu quel volpino!
Sembra che lo faccia apposta a venire qui a correre!», si lagnò Hanamichi,
guardando Rukawa che, come ogni pomeriggio, si allenava sulla spiaggia. Aveva
ricevuto l’ingaggio per la Nazionale Juniores del Giappone dopo la
partita contro l’Aiwa, che aveva anche decretato la fine dei loro Campionati, e
per questo doveva allenarsi doppiamente per essere all’altezza. Hime era
rimasta sorpresa quando aveva scoperto che sarebbe stato in ritiro proprio
vicino alla clinica dove il fratello stava facendo riabilitazione; e fu
contentissima di poterlo andare a trovare durante gli allenamenti estenuanti al
quale il coach della Nazionale lo sottoponeva. Hanamichi, invece, la
considerava una mezza maledizione. Soprattutto quando si trovava quella brutta
faccia di volpe in clinica che, diceva lui, sembrava peggio di un
uccellaccio del malaugurio. In realtà sia Hanamichi che Kaede erano
intimamente felici di continuare a prendersi a insulti anche durante la loro
mancanza dallo Shohoku, ma il loro orgoglio era troppo smisurato per poterlo
ammettere apertamente. Del resto a modo loro dichiaravano il loro affetto ogni
volta che se ne presentava l’occasione. A modo loro.
Kaede salutò i fratelli con un
cenno del capo, proseguendo per la sua strada.
«È ovvio che hanno preso lui
perché io sono infortunato! Non può essere altrimenti!».
Hime rise, dandogli un sonoro
bacio sulla guancia. «Sì, è sicuramente così, Hana! Vedrai, quando la schiena
ti tornerà nuova di zecca chiameranno anche te».
L’espressione crucciata di
Hanamichi si tramutò presto in un sorrisone. «Haruko dice che mi aspettano
tutti!».
«E certo, mica possono fare a
meno di un Genio come te!», gli disse, scompigliandogli i capelli, ormai già un
po’ più lunghi di com’erano appena rasati.
«Sai, mi manca il basket», le
confessò, triste. «Non pensavo che potessi innamorarmi così tanto di una
palla!».
«Ti capisco, Hana, è normale.
Quando cominci a giocare, anche se all’inizio gli allenamenti ti sembrano
stupidi o stancanti, poi non potrai farne a meno», gli sorrise. «Tornerai più
forte e motivato di prima, proprio come ha fatto Hisashi».
«Già, Mitchi ha passato davvero
un brutto momento».
«Ma ne è uscito da campione».
Hanamichi annuì, pensoso.
«Vincerò questa partita anche io, vedrai Hicchan!».
Lei rise, convinta che il
fratello avesse pienamente ragione. Chi l’avrebbe mai detto che Hanamichi
Sakuragi, colui che aveva sempre considerato il basket e gli sport in genere
una perdita di tempo, ora fremesse per tornare ad allenarsi?
«Hicchan, grazie per essere qui
con me».
Lei gli prese una mano e gliela
strinse forte forte. «Hana, sei la persona più importante della mia vita,
insieme alla mamma e al papà. Anzi no, sei la mia vita».
Il fratello si lanciò per
abbracciarla con tutto l’affetto di cui disponeva, facendola commuovere per la
sua infinita dolcezza.
«Sai, non riesco a immaginare
come saranno gli allenamenti senza il Gori», disse mogio mogio,
poco dopo.
«Stai tranquillo che se non ci
penserà Ryota a farti rigare dritto ci sarà Ayako con i suoi ventagli!»,
scherzò Hime. «E poi te l’ha detto anche Haruko che il fratello è sempre in
palestra a controllare. Evidentemente manca tanto anche a lui, il basket».
«Nonostante tutto mi ci sono
affezionato a quel bestione». Hanamichi guardò il cielo. «E mi fa senso
ammetterlo, ma non vedo l’ora che mi insegni altro. Quando tornerò dovrò
prendere il suo posto di centro!».
«Non montarti la testa, pivello».
I fratelli saltarono dallo
spavento, troppo presi nei loro discorsi per accorgersi di Rukawa che era
tornato indietro nella sua corsa e si era seduto accanto a loro.
Rimasero tutti e tre in
silenzio, a contemplare il mare che placidamente ondeggiava a pochi passi da
loro, consapevoli che, finché fossero rimasti insieme, non sarebbero servite
parole per capirsi. Poi Hime si sdraiò sulla sabbia, facendo fare la stessa
cosa agli altri due. Li prese entrambi per mano e sorrise, felice.
«Vi voglio bene», sussurrò, chiudendo
gli occhi e pensando a una terza persona che in quel momento mancava, ma che
mentalmente era sempre con lei.
Hanamichi le diede un bacino,
accoccolandosi accanto alla sorella, mentre Kaede come sempre non disse niente;
solo la sua mano grande, che stringeva quella minuta della sua migliore amica,
parlava per lui.
Sì, era proprio vero. Tutti e
tre insieme non avevano bisogno di parole per comunicare. La sola amicizia che
li legava valeva più di mille monologhi.
Keep smiling, keep shining
Knowing you can always count on me,
for sure
That’s what friends are for
In good times, in bad times
I’ll be on your side forever more
Oh, that’s what friends are for.
[Dionne Warwick, That’s what friends are for]
Fine.
* * * *
Piccolo siparietto per l’autrice:
E fine fu! E’ passato
poco più di un anno da quando ho pubblicato questa fanfiction,
ma mi sembra fosse ieri! E’ incredibile quanto il tempo, scrivendo WB sia
volato… Mi son divertita troppo a scrivere di questi pazzi, come sempre del
resto! :) Ma ve l’ho detto, se volete ancora seguirmi su queste reti
prossimamente pubblicherò anche il seguito, che con molta probabilità si
chiamerà Bar America… Il perché lo scoprirete solo leggendo! :P
Un grazie a lilli84 che ha
commentato anche il penultimo capitolo (sei sempre così gentile <3), grazie
tutti coloro che hanno commentato: a MihaChan la pazza (tesoro, grazie grazie
mille per il tuo sostegno! E per avermi aiutata nel momento del bisogno XD :*),
a Black_Moody
(desaparecida :*, quanto mi hanno fatto ridere i tuoi commenti?! Uno spasso
XD), a kuro (hai visto che alla fine l’ho finita? Son
stata brava? *_* Grazie mille per tutto :*), a gaara4ever, SangoChan88, asthenia, Trilla, ayakuccia, Lili
Rose e lucilla_bella!
Grazie a asthenia, ayakuccia, Black_Moody, giugiu182, glo91, klikka,
kuro, LaDolceFragola_991, lilli84, masychan, MihaChan, Nena89,
SangoChan88, sophia90 e Talia per averla inserita
tra i preferiti e ugualmente Felix85,
Fix89thebest, masychan e Nena89 per averla
inserita tra le seguite!
Se ho dimenticato
qualcuno chiedo perdono, ma siete tanti e io sono emozionata! *o*
/me commossa
E non da ultimo grazie
al Sensei, che ha creato questo
mondo fantastico che è Slam Dunk e che non mi farà mai smettere di sognare
e ridere. Mai. Grazie Inoue-san!
Questo kyokuba che saltella alle mie spalle vi saluta tutti
calorosamente! …Tranne Akagi che mi sta mezzo strozzando con i suoi famosi
boxer “l’abito non fa il monaco”, minacciandomi per fargli avere la sua giusta
vendetta nel prossimo capitolo della “saga”… Io dico di si, ma tanto lui è solo
frutto dell’immaginazione… che potrà farmi?!
Grazie ancora a tutti!
Un abbraccio strittolosissimo e a presto, si spera!
Kenjina.