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Autore: hinata 92    01/04/2020    1 recensioni
Il piccolo Goten, a causa di un evento traumatico, ha deciso di smettere di allenarsi. Oggi, a sedici anni, tutti lo considerano un fallito buono a nulla, tranne il suo fratellone e il suo migliore amico, che hanno un piano per ridargli un po' di fiducia in se stesso...
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Goten, Piccolo, Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Preoccupazioni

 

Per Goten quella landa desolata non aveva alcun significato, ma era ben diverso il discorso per Junior. Ritornare lì, dove aveva abbandonato Gohan per sei mesi prima di allenarlo da bambino, fece salire al namecciano un mix di emozioni, immediatamente represse.

«Sei pronto?»

Goten fece una smorfia: «Dipende per cosa…»

Junior gli indicò il terreno: «Seduto a gambe incrociate.»

Il ragazzo rimase ancora più perplesso, ma obbedì: «O-ok…»

«Chiudi gli occhi e dimmi: cosa senti?»

Goten rispose confuso: «La roccia spigolosa su cui sono seduto…»

Junior gli diede una botta in testa: «Non fare lo sciocco! Parlavo delle aure!»

Il ragazzo arrossì leggermente: «Ah, non avevi specificato!»

Si riconcentrò: «Sento la tua.»

«E poi?»

Goten corrugò la fronte: «Ci sono delle persone nella città più vicina.»

«Quante?»

«Eh? Ma che ne so!»

«Allora rimarrai qui fino a quando non lo saprai.»

Il ragazzo spalancò gli occhi: «EH???»

«Mi hai sentito. Il tuo allenamento sarà concluso quando saprai dirmi quante persone vivono in quella città. Fino ad allora non potrai muoverti da qua.»

Goten sbottò: «Ma è impossibile! Neanche papà o Gohan hanno quel livello di precisione nell’avvertire le aure!»

Junior si mise nella stessa posizione di Goten, a gambe incrociate di fronte a lui, e gli chiese: «Concentrati su di me per un momento. In quale parte del corpo sto concentrando la mia energia?»

Il ragazzo rispose senza esitazione: «Piede sinistro.»

«Ti assicuro che né Goku né Gohan avrebbero saputo dirlo con così tanta rapidità o precisione. Tu hai sviluppato una capacità unica, ma è ancora acerba. Sei un adolescente troppo preso da pensieri e preoccupazioni… devi imparare le giuste tecniche di rilassamento e meditazione. È quello che hai cercato di fare d’istinto con Trunks, io posso insegnarti i metodi più corretti.»

Goten rimase pensieroso per un po’: «È questo che non hai insegnato a Gohan

«Lui aveva bisogno di scatenare la sua rabbia. Tu hai il problema opposto, non scateni il tuo potenziale perché sei troppo agitato, dai il meglio di te solo se sei rilassato o sul punto di addormentarti. Se le persone intorno a te ti agitano, devi imparare come isolarti e ritrovare la tua calma.»

Goten fece una smorfia: «È una parola, non ricordo di esserlo più stato da anni…»

«Appunto, è il momento di imparare.»

 

Per un’oretta Junior gli spiegò le posizioni più adatte e le tecniche di rilassamento del corpo e del respiro, poi, semplicemente, si mise di fianco a lui e iniziò a meditare fluttuando in aria. Goten, con un sospiro mezzo rassegnato, chiuse gli occhi e cercò di imitarlo, chiedendosi se ci sarebbe riuscito senza addormentarsi. Dopo qualche momento di perplessità, però, dovette ammettere che stare lì, a sentire il calore del sole sulla pelle, lontano da tutto e da tutti, era davvero rilassante: nel silenzio che lo circondava poteva udire bene gli uccellini cantare, e quasi gli sembrò di sentire il fruscio delle foglie, seppure si trovassero in una zona per la maggior parte deserta. Più riusciva a rilassarsi, più il nodo allo stomaco di tensione e imbarazzo si scioglieva, più i suoi sensi si allargavano. Oltre all’energia di Junior al suo fianco, gli sembrava ora quasi di poter avvertire meglio gli animali intorno a loro, dai grossi dinosauri alle piccole zanzare che giravano attorno a loro. Era quasi come se riuscisse, seppure a occhi chiusi, a vedere cosa lo circondasse attraverso l’energia emanata.

Junior, sorpreso, aprì un occhio per osservare il ragazzo: in meno di un’ora e senza allenamento era entrato in uno stato di meditazione molto profonda, simile a quello che Trunks gli aveva descritto. Si era leggermente sollevato da terra, con la bocca semiaperta, un respiro leggerissimo, quasi come se non volesse davvero turbare il mondo con la sua presenza, e la sua aura era completamente cambiata, divenuta d’un tratto più tranquilla, regolare, mutevole come il soffio del vento. Nel giro di un’altra ora Junior dovette fare affidamento solo sui suoi occhi per poter constatare la presenza del ragazzo: l’aura di Goten era diventata indistinguibile da quella di un comune albero o filo d’erba e una parte di lui, irrazionalmente, temette quasi che se avesse perso di vista il ragazzo anche solo per un istante lui sarebbe potuto scomparire.

Il namecciano era combattuto. Goten stava andando decisamente oltre le sue aspettative, il rischio che lo stato di meditazione in cui si stava immergendo fosse così profondo da non poterlo più svegliare era alto, ma la tentazione di vedere dove il ragazzo potesse arrivare fu più forte del buon senso. Quasi come se gli avesse letto nella mente, Goten improvvisamente parlò, con un sussurro che risuonò profondo e imperioso.

«Ventitremilasettecentocinquantasei

Junior sobbalzò: «C-cosa?»

Goten, imperturbabile, rispose: «Gli abitanti della città a ovest, come mi avevi chiesto. Sono ventitremilasettecentocinquantasei. Anzi, no, aspetta…»

Il namecciano osservò con timore reverenziale Goten concentrarsi ancora più profondamente per un istante, fino a che un piccolo sorriso comparve sul suo volto: «Ventitremilasettecentocinquantasette. Qualcuno è nato in questo istante a sud della cittadina. Una bimba, credo… la sua aura è piccola ma bellissima, sembra una piccola stella…»

Poi, come se si fosse reso conto di Junior solo in quel momento, esclamò, spalancando gli occhi: «Stai bene? Ti sento agitato e…»

Goten piantò un urletto. Era sollevato da terra di più di un metro e l’improvvisa luce del sole e l’impatto dei colori a cui si era disabituato durante la meditazione lo intontirono al punto da perdere l’equilibrio e crollare rovinosamente a terra.

Junior tornò a respirare. In quel secondo di confusione, l’aura di Goten era tornata normale, come se nulla fosse successo.

Il ragazzo si massaggiò la schiena: «Ahia… l’avevo detto che c’era un sasso spigoloso, qui, guarda che roba… mi sono fatto malissimo…»

Junior, all’apparenza severo come al solito, chiese: «Come ti senti?»

«Te l’ho detto, mi sono fatto male alla schiena…»

Il namecciano alzò gli occhi al cielo, maledicendo i geni di Goku nel DNA di Goten: «A parte quello, parlavo della meditazione!»

Il ragazzo arrossì leggermente: «Ah, sì, quello! Bè, è stato… non so neanche come descriverlo.»

«Sforzati un pochino.»

Goten ci rifletté un secondo: «Bellissimo. Mi sono sentito una cosa sola col mondo intero! Mi sembrava di poter viaggiare lontanissimo pur rimanendo fermo, sentivo e… vedevo cose straordinarie!»

Junior annuì: «Bene. Quello è lo stato in cui puoi dare il meglio di te. Te la sei cavata molto bene, ma devo metterti in guardia.»

«Da cosa?»

Goten era sinceramente sorpreso: poteva una cosa così bella nascondere dei pericoli?

«Concentrarti così profondamente come hai fatto prima senza allenamento è pericoloso, la tua aura tende a concentrarsi in un unico punto e a rimpicciolire fin quasi a sparire… potresti non riuscire più a svegliarti da una meditazione troppo profonda, ci sei andato molto vicino.»

Il ragazzo sbiancò, rendendosi conto del pericolo appena corso: «Ah.»

«Inoltre devi svegliarti più gradualmente, un risveglio troppo brusco può portare problemi.»

Goten ridacchiò, toccandosi ancora la schiena: «Notati, grazie!»

Junior fece per aggiungere che i problemi di cui parlava riguardavano principalmente la salute mentale, ma decise all’ultimo di tenerlo per sé.

«Se riesci a soddisfare queste due condizioni, l’ultimo passo da fare sarà riuscire a muoverti mantenendo almeno uno stato parziale di meditazione.»

Il ragazzo fece una smorfia: «Questo suona come difficile…»

«Un’ultima cosa. Riesci a rifare quella barriera che hai fatto contro Trunks

Goten annuì: «Ci posso provare.»

Chiuse gli occhi, prese un piccolo respiro e creò subito la barriera color verde acqua. Il ragazzo sorrise soddisfatto: «Avevi ragione, Junior! Ora che sono rilassato mi è venuta subito!»

Se fisiologicamente avesse potuto sbiancare, il namecciano lo avrebbe fatto.

 

Davanti alla sua casa, Gohan, ancora in compagnia di Trunks, sussultò.

Il ragazzo gli chiese: «Che succede?»

L’uomo balbettò per un momento: «L-la senti questa energia? Vicino a quella di Junior?»

Trunks annuì: «Sì… è strana: è nuova, ma allo stesso tempo è molto familiare. La conosci?»

Gohan annuì lentamente, sudando freddo: «È una copia identica della tua, Trunks

Il ragazzo lo guardò di storto: «Cosa?»

«Un attimo fa lì c’era Goten, ora sembra esserci una tua copia.»

«Q-questa sarebbe la mia aura? È la stessa che Goten aveva emanato quando stava facendo la barriera per assorbire il mio colpo.»

Gohan sbarrò gli occhi. Non aveva mai sentito di niente del genere, c’era un’unica creatura che ricordava in grado di fare qualcosa di simile, e il ricordo non era affatto piacevole.

 

Anche Junior per un momento pensò a Cell, ma evidentemente quello che stava facendo Goten era del tutto diverso. Stava imitando alla perfezione l’aura di Trunks per ricevere senza subire danni un suo eventuale colpo e trasformarlo in energia. Geniale quanto complesso, e richiedente un’abilità di controllo dell’aura che non aveva mai visto in alcuna altra creatura.

Goten, ancora col sorriso e non rendendosi minimamente conto di cosa stesse passando per la testa al suo allenatore, alzò gli occhi al cielo, rendendosi conto che era il tramonto. Non appena il pensiero gli balzò in mente, la sua barriera tornò viola e la sua aura tornò ad essere la solita.

«Accidenti! È tardissimo! Mamma mi uccide, altro che un’ora, qua sono stato via tutto il pomeriggio!»

Junior, cercando di rimanere impassibile, disse: «Domani puoi continuare nella Stanza dello Spirito e del Tempo.»

Goten gli fece un cenno con la mano, prendendo già il volo: «Va bene, grazie di tutto!»

Nonostante, volando come un razzo, fosse riuscito ad arrivare a casa giusto in tempo per cena, una strigliata da parte di Chichi non gliela tolse nessuno, ma questa volta Goten non se ne preoccupò troppo. Invece che litigare o sbuffare, andò senza fare storie in camera sua, prese le cuffie, le indossò, si mise a gambe incrociate sul letto e provò nuovamente a meditare. Forse con la musica avrebbe evitato di concentrarsi troppo ed avrebbe evitato i rischi a cui accennava Junior. Si sollevò appena dal lenzuolo, si concentrò sulla sua respirazione e cercò di isolarsi. Ecco, ora avvertiva le aure a lui più familiari, quelle di sua madre e di suo padre. Chichi era in cucina, a lavare i piatti, ne avvertiva i movimenti circolari delle mani mentre strofinava le stoviglie; Goku, invece, con un pizzico di sorpresa da parte del ragazzo, si trovava davanti alla porta della sua camera, con il braccio alzato come per bussare, ma stranamente immobile. Sentiva dalla sua aura che qualcosa lo aveva sorpreso.

Forse… forse avvertiva la sua meditazione?

Non lo seppe mai, perché Goku, inaspettatamente, fece dietro front e tornò in salotto. Seppure la cosa lo incuriosisse, Goten mantenne la concentrazione e non uscì dalla sua piccola meditazione. Odiava dare ragione a Junior, ma in quello stato si sentiva decisamente più a suo agio.

 

«Allora, cosa ne pensi?»

L’uomo sospirò: «Non so… va bene il controllo dell’aura, ma qua siamo ben oltre! Goten può trasformarla completamente… e neanche se ne rende conto!»

Junior sorrise: «Non esageravo, tuo fratello è un genio ai livelli di tuo padre, forse anche un po’ di più, se si mette d’impegno. Oggi sembrava quasi essere un tutt’uno con la natura.»

Gohan ridacchiò: «È dall’incidente che non desidera altro che non nuocere alla Terra.»

Il namecciano insistette: «Finora ho rispettato la privacy di Goten e quando venne da me a chiedermi di quella barriera non feci domande… ma per favore, ora sapere cosa ha cambiato tuo fratello potrebbe essere fondamentale per guidarlo nella maniera più corretta.»

L’uomo sospirò, per poi raccontare, per la prima volta dopo sette anni, di quel pomeriggio di allenamenti finito con un bosco in fiamme. Junior ascoltò in religioso silenzio, per poi commentare solo alla fine.

«Interessante…»

Gohan si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi: «Non so se lo sia… io al momento sono solo preoccupato. Se prima lo ero per i suoi continui sensi di colpa, ora lo sono di questo allenamento. Avrò fatto bene a spingerlo a tanto?»

Junior gli mise una mano sulla spalla: «Assolutamente. Sprecare tanto potenziale sarebbe stato un peccato non solo per lui stesso, ma per il mondo tutto. Oggi ho visto in lui l’ombra di un grande saggio, di un condottiero, di un sovrano.»

Gohan ridacchiò: «Ha sedici anni, non esagerare.»

«Tu a dodici avevi già sconfitto Cell. Lui a quattro, in qualche modo, affrontava Majinbu. Non sottovalutare quel sangue sayan che vi scorre nelle vene e che vi rende dei terrestri speciali. Quel cuore puro di bambino in un genio di quel calibro potrebbe essere la chiave per quel futuro pacifico di cui mi parlavi tempo fa.»

Gohan lo sguardò con un sorriso furbetto: «Tu hai in mente qualcosa.»

Junior rispose con un’espressione beffarda: «Non lo negherò.»

«Ma non me lo dirai.»

«Non è qualcosa che dipende solo da me, ma vedo del potenziale per rimettere le cose nel loro ordine naturale.»

Gohan lo guardò perplesso: «E cioè?»

Junior sorrise: «Per restituire la Terra ai terrestri a cui spetta.»

 

 

E rieccomi qua. Non so se fosse esattamente l’allenamento a cui pensavate, ma sembra abbia prodotto degli effetti imprevisti non solo su Goten, ma anche su Junior. Se vi state chiedendo quando arriva un po’ d’azione sarete abbondantemente accontentati nel prossimo capitolo.

Ringrazio bulmasanzo per il suo commento e vi aspetto al prossimo capitolo, dove finalmente vedremo se questi strani allenamenti avranno dato i loro frutti!

Alla prossima!

Hinata 92

  
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