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Autore: Signorina Granger    03/04/2020    12 recensioni
INTERATTIVA || Completa
Toujours Pur, per sempre puro.
Solo questo conta, per la Famiglia Black: la purezza che da tanti secoli decantano fieramente.
E' una famiglia dalle regole e dai valori molto rigidi, che non ammette anticonformisti al suo interno, chi esce dagli schemi viene cancellato, letteralmente.
Ci sono grandi aspettative per i membri più giovani della famiglia che un giorno, forse, terrano in mano le redini della società, prendendo il posto dei loro genitori. E altrettanto alte sono le aspettative verso coloro che sederanno accanto ad un Black.
[La storia prende ispirazione da "Elite" di Lady Blackfyre e ne è una sorta di prequel]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 5
 
 
 
Amanda era seduta comodamente seduta in veranda, un libro in mano mentre si godeva il bel tempo: in Inghilterra avevano avuto molte estati più grigie che soleggiate, ma quell’anno il tempo aveva deciso di far dono a tutta la popolazione di moltissime giornate di sole, e sia Babbani che maghi, senza distinzioni, sembravano intenzionati a goderne il più possibile.
 
La strega prese il bicchiere di tè freddo ambrato che un elfo le aveva portato poco prima, lasciandolo sul tavolino vicino alla quale la padrona di casa era seduta. Amanda ne bevve un sorso, distogliendo momentaneamente lo sguardo dal suo libro per osservare il giardino di quella che da circa un anno era diventata casa sua.
 
Quando Perseus, prima di sposarsi, le aveva chiesto cosa ne pensava di trasferirsi in campagna, Amanda ne era stata entusiasta: lei era cresciuta a Londra, in un palazzo molto bello, era vero, ma era stata felice di cambiare aria.
La sua famiglia aveva una casa in campagna, in effetti, ma sua madre non amava passare il tempo laggiù e ci erano stati di rado, quasi sempre solo durante le vacanze estive.
 
 
“Ma non sarà esagerato che i tuoi genitori ci regalino una casa?”
“I tuoi genitori hanno pagato il matrimonio, che c’è di male?”
 
Vedendo che Amanda esitava Perseus sorrise, sporgendosi verso di lei per prenderle la mano:
 
“Mandy, mio padre l’ha ereditata da suo nonno, e non se n’è mai fatto nulla avendo già il maniero di famiglia e avendo comprato, quando noi eravamo piccoli, la casa a Londra. Ha sempre detto di volerla lasciare ad uno di noi… non è una spesa per loro, non preoccuparti.”
Amanda sorrise e annuì, un po’ più rincuorata. Quella sensazione di sollievo però ebbe vita breve, perché un attimo dopo il fidanzato la informò che i suoi genitori avevano tutta l’intenzione di pagar loro la luna di miele.
 
 
“Mandy!”
 
Alla strega si scaldava sempre il cuore quando il marito la chiamava così, un soprannome che soltanto lui utilizzava… era sempre stata Amanda, per tutti, neanche Lilith le aveva mai dato un vero nomignolo: da piccola ci aveva provato, ma sua madre aveva sentenziato di non voler sentire storpiato il nome della primogenita, chiamata così in memoria della nonna materna.
Perseus solo la chiamava così, e sempre in privato, quando erano soli… in pubblico la chiamava per nome, o “cara”, attenendosi all’etichetta, ma non quando non avevano nessuno intorno.
 
“Ciao.”
 
Amanda sorrise quando vide il marito salire rapidamente i gradini della veranda per raggiungerla, chinandosi per darle un bacio prima di sedersi accanto a lei su una delle poltroncine che avevano messo sotto al portico per le belle giornate come quella.
 
“Saresti dovuta venire con me, non sai cosa ti sei persa.”
 
Perseus si sfilò gli stivali, stanco ma felice, prima di lasciarli sulle assi di legno bianche e distendere le gambe con sollievo sotto gli occhi azzurri della moglie, che accennò un sorriso mentre chiudeva il libro:
 
“Sai che non amo l’ippica, tesoro. Dovresti fare affidamento su mia sorella, per questo.”
“Beh, è un peccato, perché è sabato e mi sarebbe piaciuto fare qualcosa insieme… A proposito, hai notizie di Lilith?”
 
Perseus si mise improvvisamente seduto dritto, stando sull’attenti mentre la moglie si stringeva nelle spalle, ricordando la lettera che la sorella le aveva mandato il giorno prima:
 
“Ieri mi ha scritto, ma non mi ha detto nulla di eclatante…”
“Sono curioso di come se la cava mio fratello… Potrei scrivergli, ma non penso aprirebbe bocca.”
 
Perseus sorrise, divertito, e Amanda lo imitò mentre allungava una mano per accarezzargli un braccio:
 
“Siete molti diversi, lui non è… espansivo come lo sei tu.”
“Lo so, non come te e tua sorella… Voi vi somigliate molto. Ma tu sei ancora più dolce e adorabile.”
 
“Grazie. Sai una cosa? Mi sono sempre chiesta il perché dell’atteggiamento strano che Castor aveva con Lily. È sempre stato gentilissimo con me, ma con lei era diverso.”
“Chissà, magari aveva una cotta per lei! Vado a cambiarmi, ci vediamo a pranzo, intanto ti lascio continuare a leggere.”
 
Perseus si alzò, e dopo averle dato un rapido bacio sulla guancia la superò per entrare in casa, ma Amanda quasi non udì la porta chiudersi alle sue spalle, troppo concentrata sulle parole del marito: Perseus le aveva pronunciate scherzando… ma se avesse avuto ragione?
 
 
*
 
 
Shedir teneva la lettera in mano senza riuscire a smettere di guardarla. Non sapeva da quanto tempo era seduto a tavola con quella davanti, ma ebbe un’idea quando udì Amias sbuffare alla sua destra:
 
“Giuro che se non lo fai tu, la aprirò io!”
“Oppure io. Forza Nott, non è una Strillettera!”
 
Rigel alzò gli occhi scuri al cielo, e Shedir stava per informare i due che li avrebbe maledetti se non avessero tenuto le bocche chiuse quando Megara e Lilith entrarono nella stanza, bloccandosi sulla soglia quando scorsero i tre.
 
“Ehm… scusate, pensavamo non ci fosse nessuno, non vogliamo disturbare.”
 
Megara sfoggiò un sorriso di scuse mentre Lilith, invece, non disse nulla, gli occhi azzurri fissi su Shedir e sulla lettera che teneva in mano. La più giovane delle Rowle fece appena in tempo a riconoscere l’indirizzo e il nome del destinatario sul retro della busta prima che Shedir la mettesse via, infilandola nella tasca interna della giacca che indossava.
 
“A proposito… Althea, Athyna e Aghata stanno organizzando un torneo di Gobbiglie, se vi interessa.”
“A me sì! Dove sono?”
 
Amias si alzò con un sorriso, e quando Megara rispose che erano in giardino insieme a qualcuno degli altri l’ex Grifondoro la superò con una lieve pacca sulla spalla:
 
“Grazie Megara… Voi venite?”
“Io sì, Castor mi batte a Gobbiglie dalla notte dei tempi, devo risollevare il mio onore. Forza Nott, dobbiamo prenderci la rivincita contro le donzelle, oggi.”
 
Anche Rigel si alzò, e diede all’ex compagno di Casa un colpetto sulla spalla prima di seguire Amias.
 
“Lily?”
Megara si rivolse con un sussurro incerto all’amica, che aveva gli occhi chiari ancora fissi su Shedir.
 
“Ti raggiungo tra un istante, visto che sono tutti fuori potremmo approfittare di avere il salone libero.”
“Ok… Ti aspetto fuori.”
 
Megara annuì, spostando gli occhi dall’amica a Shedir con aria incerta prima di uscire dalla stanza, non osando mettersi a fare domande.
 
Una volta soli il giovane Nott inarcò un sopracciglio, parlando con tono scettico mentre si alzava:
 
“Qualcosa non va, piccola Rowle?”
“Ti prego di non chiamarmi così, Shedir, non sono più la sorellina di dodici anni di Amanda. Ne ho 21.”
 
“Come preferisci, ma non hai risposto alla mia domanda.”
 
Shedir si avvicinò alla ragazza, in piedi davanti alla porta, e l’avrebbe superata se Lily non avesse parlato nuovamente:
 
“Perché mia sorella ti ha scritto?”
“Cosa ti fa credere che l’abbia fatto?”   Shedir aggrottò la fronte, guardando la ragazza cercando di restare impassibile, ma una leggera sorpresa si fece strada nei suoi occhi scuri, e Lilith sbuffò mentre incrociava le braccia al petto, seria in volto:
 
“Conosco la sua grafia. Quando eravamo piccole mia madre ci faceva prendere lezioni, e quando ho imparato a scrivere non faceva altro che farmi scrivere per ore tenendo qualcosa scritto da mia sorella davanti, diceva che dovevo cercare di imitare la sua scrittura, che era perfetta. Penso di saper riconoscere qualcosa scritto da Amanda, se permetti.”
 
“Se anche così fosse, non sono affari tuoi, Lilith. Con permesso.”
 
Disgraziatamente non aveva la stazza per impedire a Shedir Nott – che era piuttosto alto – di uscire dalla stanza, e Lilith si lasciò superare senza smettere di pensare a quella lettera: era sicura che l’avesse scritta sua sorella.
Ma perché?
 
 
“Lily? Tutto bene? Temevo di vederti coinvolta in una rissa…”
 
La testa di Megara fece capolino dalla porta e Lilith sospirò mentre si voltava verso l’amica, asserendo che le avrebbe spiegato dopo prima di uscire dalla stanza.
 
Forse doveva fare due chiacchiere con sua sorella per vederci chiaro, perché Shedir non si sarebbe mai fatto estorcere nulla.
Non voleva ficcanasare nella vita di Amanda, ma non voleva neanche che lei la mandasse a rotoli.
 
Mentre Megara le chiedeva cosa fosse accaduto, all’improvviso Lilith sorrise, colta da un’idea: difficilmente sua sorella avrebbe parlato, ma conosceva due persone che erano molto legate ad Amanda. Ed entrambe erano proprio in quella casa insieme a lei.
 
 
 
*
 
 
 
“Cora? Gli altri vogliono giocare a Gobbiglie, non so se ti interessa… Cora?”
 
Gerard, in piedi davanti alla camera dell’amica, bussò delicatamente. Quando sentì la voce della strega all’interno – come se stesse parlando con qualcuno – l’ex Tassorosso ammutolì ed ebbe l’impulso di girare sui tacchi e darsela a gambe (l’idea di sorprendere Cora in camera sua con qualcuno non rientrava esattamente nei suoi piani giornalieri).
Stava per farlo, ma poi Gerard sentì l’amica dire un nome che lo fece sorridere e rilassare all’istante: probabilmente aveva acceso il camino per comunicare con la sua famiglia… O con il povero Oliver.
 
 
“Santa Priscilla Oliver, hai idea di quanto abbia caldo a starmene qui col camino acceso? Non farmi perdere tempo! CHI E’?”
 
Capendo che Cora stava parlando con lui Gerard sobbalzò, schiarendosi la voce prima di parlare:
 
“Sono io, ma se sei impegnata lascia stare…”
“Ah, ciao Gerry. Arrivo subito, un momento. Oliver, hai finito?”
“Io sì, ma sua nonna… le vuole parlare.”
 
“COME MIA NONNA? Per i Fondatori, dille che non poss-“
 
“Guarda che ti sento, Cora! Non sono ancora così ammattita!”
“OLIVER, PENSAVI DI DIRMI CHE MIA NONNA È NELLA TUA STESSA STANZA?”
 
“S-scusi…”
“Tranquilla, non ti farò perdere tempo… Spostati, ragazzo! Dove devo mettermi?”
 
Gerard sorrise quando sentì Cora sospirare, mormorando che avrebbe dovuto scrivergli una lettera e basta mentre nonna Anja pendeva il posto del giovane assistente della nipote.
 
“Черт! (Accidenti) Come si vede bene! Ciao Cora, come stai?”
“Ciao nonna… Tutto bene, ma davvero non ho tempo, Gerard mi sta chiamando e mi sto quasi sciogliendo, volevo solo chiedere ad Oliver un paio di delucidazioni!”
 
“Sia mai che tu abbia tempo per tua nonna! Ah, i giovani d’oggi… Ma dimmi, come sta quel caro ragazzo?”
“Bene nonna, ma se potessi uscire saprei di cosa ha bisogno…”
 
“Lui è giovane e ha tutta la vita davanti, io non ho tutto questo tempo, Cora!”
“Ma se sei più arzilla di un ventenne…”
 
 
Dal canto suo, Gerard stava cercando di non ridere di fronte al siparietto gentilente offertogli dalla famiglia Prewett: non avrebbe mai permesso che la nonna di Cora pensasse che si stava prendendo gioco di lei.
 
“Non dirlo, stamattina avevo un mal di schiena… Beh, non importa. Parliamo di cose importanti, Cora. Amelia mi chiede se c’è qualcuno che ti piace.”
“NONNA!”
 
Cora alzò gli occhi al cielo, cercando di non arrossire mentre Gerard quasi si spalancava sulla porta per sentire quella parte.
 
“che c’è, ti abbiamo costretta ad andare per quello, non per altri motivi! E quel vecchio cialtrone di Black si è fatto vivo?”
“Ancora no.”  
 
Cora vide sua nonna stringere le labbra, parlando con il tono stizzito che riservava solo ai fortunati che godevano del suo totale disprezzo:
 
“Tanto meglio, non posso vederlo… Ancora dice in giro di non averti considerata come fidanzata di Perseus perché non eri abbastanza per lui, quando in realtà IO per prima non volevo imparentarmi con la sua famiglia e non l’avrei mai permesso…”
“E allora si può sapere perché mi hai mandata qui?”
“Non certo per il fratello minore, se osi solo farmi imparentare con i Black posso giurare che torno in Russia!”
 
Gerard sorrise prima di fare un passo indietro, ripetendosi che origliare era sbagliato ed un’invasione della privacy.
 
 
Quando, poco dopo, vide Cora uscire dalla sua camera l’ex Tassorosso la guardò sbuffare e biascicare delle scuse con un sorriso:
 
“Non fa niente. Allora, ti va di giocare a Gobbiglie?”
“Solo se giochi anche tu, non credere di fare il musone asociale.”
 
“Ma…”
“Niente ma Gerry! Vediamo se riesci a fare meglio di me, coraggio.”
 
Cora lo prese sottobraccio, costringendolo a seguirla nel percorrere il corridoio a ritroso. Gerard avrebbe voluto farle notare che su certi aspetti lei e sua nonna si somigliavano parecchio – come nel non saper accettare un no – ma per la sua incolumità decise che era più saggio tacere e tenere quel giudizio per sé.
 
 
*
 
 
“HO VINTO!”
 
Althea esultò a gran voce, battendo le mani mentre Christopher sbuffava, borbottando che per qualche strano motivo le ragazze stavano vincendo in tutto in quei giorni prima di rivolgersi a Castor:
 
“Ma tu non eri imbattibile?”
“Tutti hanno delle giornate no, Chris.”
“Sì, ma intanto siamo a 2-0 per le ragazze…”
 
Chris alzò gli occhi al cielo mentre Althea, Cora, Athyna, Aghata e Danae ridacchiavano ed Ewart assestava due poderose pacche sulle spalle di entrambi:
 
“Suvvia, non prendetevela, le signorine non godono di molte libertà o fortune nel nostro mondo, diamo loro un motivo per gioire.”
“… Dici che potremmo farla passare come se le avessimo lasciate vincere di proposito?”
 
Christopher inarcò un sopracciglio ed Ewart si strinse nelle spalle, asserendo che era pur sempre una possibilità mentre Amias suggeriva di scegliere come gioco successivo qualcosa in cui avrebbero potuto vincere.
 
“E cosa, neanche a Quidditch abbiamo vinto?”
“Mh… Scacchi? Gare di corsa?”
 
“Qualunque cosa tranne che gare sui tacchi, lì finirei a terra in due secondi.”
 
Ewart sfoggiò una smorfia, pensando con orrore a quegli strumenti di tortura che sua madre e sua sorella indossano perennemente, chiedendosi come facessero. (Tutta pratica Ewart, tutta pratica, Nda)
 
“Tranquille signorine, forse in una gara di cucina potreste anche batterci!”
 
Cora sghignazzò e Amias, per tutta risposta, le fece notare con leggera stizza che probabilmente nessuna di loro aveva mai nemmeno preparato una tazza di tè in una vita intera, guadagnandosi un’occhiata torva da parte dell’ex Corvonero. Gerard sorrise alle parole dell’ex Grifondoro, ma quando Cora spostò lo sguardo su di lui si affrettò a tornare serio, facendo finta di niente.
 
 
 
 
“Perché sono tutti fuori?”
Vivian, appena Materializzata vicino ai cancelli insieme ad Edward, aggrottò la fronte quando si rese conto che tranne sua cugina e Megara quasi tutti erano in giardino davanti al portico.
 
“Non saprei, andiamo a scoprirlo.”
 
Edward si strinse nelle spalle e, tenendo Vivian al braccio, raggiunse il resto del gruppo insieme alla bionda, sorridendo nel vedere le Gobbiglie:
 
“Vi siete dati alla competizione, vedo. Chi ha vinto?”
 
“Althea…”  Christopher sbuffò mentre la bionda, invece, sorrise allegra ed Edward scuoteva il capo con un sorriso divertito:
 
“Suvvia ragazzi, mi assento e perdere un’altra volta contro le fanciulle? Non si fa così.”
“Ridi meno Parkinson, vi abbiamo battuto a Quidditch nonostante la tua presenza, ti ricordo.”
 
Danae, le braccia strette al petto, scoccò un’occhiata eloquente all’ex fidanzato, che per tutta risposta sollevò le braccia in segno di resa:
 
“Non lo nego, ma non è detta l’ultima parola. Allora signori, ce la prendiamo la rivincita?”
“D’accordo… chi perde non mangia il dolce stasera. Ci stai Tor?”
 
Danae porse la mano al gemello, che esitò mentre tutti i presenti tenevano gli occhi fissi sui gemelli, in attesa. Alla fine l’ex Corvonero annuì, stringendo la mano della sorella e guardandola con aria di sfida.
 
“D’accordo Dany.”
“Bene fanciulle, facciamoli a strisce un’altra volta… Vivian… vuoi giocare?”
 
Danae si rivolse alla bionda con un sopracciglio inarcato e una nota di scetticismo nella voce, ottenendo un’occhiata perplessa per tutta risposta: era una delle prime volte in cui le rivolgeva la parola, e Vivian lo sapeva. La bionda esitò ma alla fine annuì, stringendosi nelle spalle:
 
“Penso di sì, male non mi farà.”
 
Chi poteva dirlo, magari Danae stava finalmente iniziando a seppellire l’ascia di guerra che aveva brandito nei suoi confronti da quando era arrivata.
 
 
*
 
 
Shedir, seduto sul suo letto, finalmente si decise. Aprì la busta lentamente, estraendo la pergamena per leggerne il contenuto. Prima di farlo esitò, trepidante, e alla fine iniziò a leggere, senza avere idea di che cosa potesse avergli scritto Amanda.
 
 
Mi dispiace per quanto è successo durante la mia ultima visita, temo di aver esagerato. Non so se potremo mai essere amici Shedir, ma per rispetto per ciò che c’è stato tra noi credo che dovremmo cercare di guardare avanti e avere un rapporto normale. Sei stato importante per me e non lo negherò mai, quindi voglio davvero che tu sia felice: io lo sono, anche se quando ho dovuto lasciarti non pensavo che lo sarei mai stata, in questo matrimonio.
Non so quando ti innamorerai di un’altra, ma se non dovesse accadere nell’immediato, sono certa che prima o poi succederà.
 
Amanda
 
 
 
 
Quando finì di leggere Shedir appoggiò la lettera sul comodino, non sapendo cosa pensare.
Conoscendo Amanda si era aspettato qualcosa del genere, era da lei cercare di risolvere i problemi… Per molto tempo lo aveva evitato, specie dal matrimonio, e ora gli scriveva una lettera.
 
Non aveva niente di personale contro Perseus, aveva cominciato a odiarlo quando aveva appreso che era a causa sua se aveva perso Amanda, sua e della sua famiglia. Faceva quasi ridere il fatto che ora si trovasse proprio a casa sua, tanto che tutti si erano stupiti nel vederlo lì.
 
Innamorarsi ancora, questo gli suggeriva di fare Amanda.
 
Shedir sorrise, pensando al fatto che in vita sua si era innamorato una volta sola, e della donna che ora gli chiedeva di andare avanti. Non era la prima volta che si sentiva dire una cosa del genere, e una parte di lui sapeva benissimo che l’ex fidanzata aveva ragione… Non aveva senso vivere un ricordo. Spesso si era chiesto come sarebbero andate le cose se i genitori di Amanda non avessero iniziato a parlare di matrimonio con i Burke. Se non l’avessero fatto lui e Amanda sarebbero rimasti insieme?
Lei avrebbe sposato lui, invece del primogenito dei Burke?
 
Shedir non lo sapeva, nessuno avrebbe potuto rispondere con certezza.
Sapeva solo che Amanda Rowle era stata il suo grande amore, e sarebbe sempre rimasta indelebile nella sua memoria, comunque fossero andate le cose.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
………………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:
 
Mi rendo conto che il capitolo che vi ho rifilato non sia il massimo, mi dispiace, sapete che è molto raro che io pubblichi qualcosa di così corto, ma non volevo sforare la scadenza e questo è tutto quello che sono riuscita a scrivere: avrei dovuto finirlo stasera, ma sono stata colta da un improvviso ma forte malessere fisico e non sono davvero riuscita ad aggiungere altro. (E spero che non ci siano troppi errori, ma non ho davvero la forza di rileggerlo stasera)
Spero di rifarmi col prossimo, intanto buon weekend e grazie per le risposte che mi avete inviato.
Signorina Granger
 
   
 
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