Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Carmaux_95    05/04/2020    14 recensioni
Passò una mano sulla pagina, seguendo con le dita i piccoli solchi lasciati dalla penna: non c'era bisogno degli occhi per riconoscere, in quella sinfonia di linee, un'armoniosa storia d'amore.
Non c'era bisogno nemmeno di darle un titolo.
- scritta per il compleanno efpiano di Kim Winternight
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Milano quotidiana'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Senza titolo
 

Faceva decisamente troppo caldo.

Raccolse i capelli in una mano e, con un gesto rapido e allenato, recuperò un elastico dal polso per legarli in una coda; poi afferrò il menu del bar e lo utilizzò come ventaglio, sospirando quando l'aria fresca si infranse sul suo collo sudato.

Si guardò intorno.
Non poteva lamentarsi, tutto sommato: il cielo era limpido, completamente terso; il sole, almeno per il momento, non batteva sul suo tavolino e, dalla piccola terrazza sulla quale si trovava, aveva una stupenda visuale della spiaggia e del mare, le cui onde sciabordavano delicatamente, infrangendosi a riva gorgogliando.
Non meno importante, una cameriera con un sorriso di circostanza, le si stava avvicinando con la colazione.

Spostò di lato il proprio quaderno a pagine bianche per fare spazio al piatto, ma non poté assaggiarne nemmeno un boccone: il cellulare vibrò violentemente. Riconobbe immediatamente la suoneria: la aveva impostata appositamente per quando era suo zio a telefonarle.

Non fece in tempo nemmeno ad aprire bocca che la voce profonda dell'uomo le rimbombò nell'orecchio: -Pensavo che fossi una ragazza responsabile!-

Maia alzò le sopracciglia, sorpresa: -Davvero?-

-No, non proprio.-

-Zio!-

-L'ultima volta che mi hai telefonato era per dirmi che i tuoi capelli erano rimasti incastrati nel moschettone dell'imbragatura per fare arrampicata. E guarda com'è andata a finire- dichiarò.

Maia non riuscì a trattenere una smorfia divertita e, con la mano libera, si accarezzò le punte dei capelli scuri, che sporgevano di appena un paio di centimetri dall'elastico stretto sulla nuca. Era sempre stata molto attenta: facendo arrampicata tre volte alla settimana, si era sempre preoccupata di legare i suoi lunghi capelli castani in una coda di cavallo o, meglio, in una treccia. L'unica volta che se ne era dimenticata, una voluminosa ciocca si era ingarbugliata a tal punto nella sua imbragatura che, per liberarsene, era stata costretta a sacrificarla. Il risultato era stato terrificante e l'aveva obbligata ad affidarsi nelle mani esperte di un parrucchiere, che non aveva potuto far altro che tagliare di netto quasi trenta centimetri di quella chioma lucente.

-Volevi dirmi qualcosa? Non è quasi l'una di notte, da voi?- domandò la ragazza controllando l'orologio: lì in California erano le nove e mezza del mattino e questo significava che, in Italia, doveva essere notte fonda.

-Mi spieghi a cosa è servito che ti abbia comprato i tubetti di crema solare della misura giusta perché potessi portarli in aereo se poi li hai dimenticati tutti in bagno?-

Maia si morse il labbro: avrebbe dovuto aspettarselo. Suo zio sapeva essere un uomo molto severo e intimidatorio, ma, da quando – per via dell'università, che, trovandosi a Milano, la aveva costretta a trasferirsi – viveva con lui e la zia, si era sempre mostrato affettuoso e disponibile nei suoi confronti. Così, quando gli aveva detto che sarebbe andata per una settimana in vacanza con delle amiche, l'uomo si era indaffarato perché avesse tutto ciò di cui poteva avere bisogno.

Considerando il pallore quasi cadaverico della sua pelle, la crema solare sarebbe dovuta essere una priorità, per Maia, ma nella fretta di preparare la valigia all'ultimo minuto – perché, come suo solito, si era attardata con i suoi quaderni, le sue matite e pennelli – se ne era completamente dimenticata.

-Hai ragione, scusa.-

Nonostante non potesse vederlo, la ragazza non fece fatica ad immaginarlo alzare gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

-Cosa stai facendo?-

-Aspetto le mie amiche. Nel mentre faccio colazione!-

-Ricordati di non esagerare: a colazione mangia soprattutto frutta. Ho controllato il meteo per questa settimana: con queste temperature bevi tanto. Portati sempre dietro almeno una bottiglietta d'acqua!-

Un sorriso intenerito si fece largo sul suo volto: sarebbe stato un ottimo padre.
Aveva desiderato un figlio per anni e, quando la zia era rimasta incinta, aveva addirittura pensato di lasciare il lavoro pur di rimanere a casa con la moglie e il nascituro. L'aborto spontaneo tragicamente avvenuto intorno alla ventesima settimana di gestazione li aveva distrutti, portandoli a decidere che non ci avrebbero più provato.
Ogni tanto, però, quell'istinto paterno fuoriusciva, riversandosi sulla nipote: quel bambino, ad ora, avrebbe avuto più o meno la sua età.

Non se la sentiva di dirgli che in quel momento, davanti a lei, aveva un piatto pieno di uova strapazzate e bacon e che un frappè alla vaniglia aveva preso il posto di un più salutare succo d'arancia. Allo stesso modo, aveva imparato che fargli presente che forse si preoccupava un po' troppo, non era una buona idea. Decise, perciò, di mantenere il tono divertente di quella telefonata:

-Non hai il tuo nuovo agente da torturare?-

Allungò una mano verso il suo sketchbook e lo aprì, sfogliandolo rapidamente fino a quando non trovò un disegno.
Era solo un bozzetto, ma, nel suo disordine di tratti schizzati di getto, era sufficientemente dettagliato: il maglione di almeno una taglia più grande rispetto alla sua corporatura minuta; i capelli leggermente disordinati che non nascondevano né le orecchie, un po' sporgenti, né un paio di occhi – avesse avuto una matita, li avrebbe colorati di verde – immersi fra le pagine di un libro...

Le piaceva quel disegno...

Quella mattina di meno di un mese fa, aveva fatto appena in tempo a concludere quello sketch prima che suo zio arrivasse a bacchettarlo.

-Non è il mio nuovo agente: è il ragazzo dell'archivio!-

-Ma davvero? Da qualche settimana a questa parte non fai che parlare di lui: ero proprio convinta che lo volessi come tuo nuovo agente- lo prese in giro.

-In ogni caso- rispose Diego, facendo finta di non aver sentito. -torturare lui sul lavoro non mi impedisce di torturare anche te quando sono a casa: ho energia a sufficienza per entrambi.-

-Da quello che racconti, mi pare che ti tenga perfettamente testa.-

Un'esclamazione improvvisa coprì la risposta indignata di Diego, portando Maia a voltarsi verso la sorgente di quel suono. A qualche tavolo di distanza erano seduti due ragazzi con, davanti, due piatti carichi di pancake e due tazze di caffè:

-No!- esclamò di nuovo il più alto e robusto dei due.

L'altro, più esile, il viso quasi interamente coperto da una cascata di riccioli biondi, ridacchiò: le sue mani sgusciarono dalla presa del compagno e si appoggiarono sugli occhi scuri di quest'ultimo, coprendoli: -Non guardare.-

-Ma che cosa vuoi fare?!-

-Non guardare!- ripeté.

Maia non ci pensò due volte. Con la scusa che, finalmente, fossero arrivate le sue amiche, concluse la telefonata e recuperò una penna dalla propria borsa: era una scena troppo tenera per non provare a riprodurla sul suo quaderno.

Schizzò rapidamente la loro postura, poi si concentrò sui visi.
Il ragazzo più alto aveva corti capelli neri e ciglia folte del medesimo colore che spuntavano dalle dita del biondo il quale, finché lo avesse sentito promettere che non avrebbe sbirciato, non sembrava intenzionato a spostare le mani dai suoi occhi.
Si concesse un ultimo rapido sguardo e con due tratti decisi delineò anche il naso, leggermente ingobbito.

Soddisfatta, Maia si dedicò al biondo, divertendosi nel riportare su carta tutti quei boccoli che andavano a coprirgli parte del viso; con un movimento dolce descrisse un viso morbido e, infine, puntò la penna all'altezza degli occhi.
Avrebbe voluto che tutte quelle ciocche di capelli non le ostruissero la vista.

Quando il biondo si convinse del fatto che l'altro avrebbe continuato a tenere gli occhi chiusi, allontanò lentamente le mani, cercando a tentoni e senza abbassare il capo, il barattolino dello sciroppo d'acero.

Fu in quel momento che la ragazza si accorse del fatto che sotto quella cascata dorata si nascondevano due occhi sgranati che guardavano senza vedere: la sua vista era nelle sue mani, nella delicatezza con cui aveva trovato il barattolo e cercato la tazza di caffè.

Maia lo osservò ammirata mentre ripiegava le labbra verso l'interno per non ridere quando, per sbaglio, aveva sporcato il bordo della tazza nel tentativo di versarvi dentro un po' dello sciroppo d'acero.
Infine, lo vide prendere la mano del compagno e guidarla alla piccola ansa.

Il ragazzo dai capelli scuri e la pelle olivastra, sempre senza aprire gli occhi, avvicinò la tazza al proprio viso per annusarla con circospezione; alla fine la portò alle labbra per poi esibirsi in una plateale smorfia disgustata.
Il ricciolino aveva lasciato una mano sul suo volto e non appena sentì i muscoli del viso contrarsi e rattrappirsi su loro stessi non riuscì a trattenere una risata che gli illuminò il volto.

-Hai avvelenato la mia colazione!- lo accusò il primo.

-Al nostro primo appuntamento hai detto che lo sciroppo d'acero ti piaceva tanto che lo avresti messo anche dentro il caffè!-

-E a me, invece, pareva che tu avessi detto che quello non era proprio un primo appuntamento- rispose l'altro spostando dal proprio viso la sua mano senza lasciarla andare prima di avervi depositato un bacio.

-Dì la verità: ammetti che ha un sapore terribile!-

-Mai! È molto meglio del tuo burro d'arachidi!-

Il biondo recuperò il coltello con cui aveva cominciato a tagliare i propri pancakes e lo puntò teatralmente contro il suo avversario: -Rimangiatelo!-

Maia abbassò lo sguardo sul proprio disegno, accorgendosi che di nessuno dei due era riuscita a disegnare gli occhi, in un caso nascosti dai capelli, nell'altro coperti dalle mani del primo.

Sorrise: per qualche motivo trovava che quello schizzo fosse completo così com'era.

Una coppia perfetta delineata in tratti un po' sporchi – come la maglietta del biondo che si era inavvertitamente sporcata di burro d'arachidi – ma dolci, come il gesto dell'amante che allungò una mano per aiutarlo a pulirsi prendendolo teneramente in giro.

Passò una mano sulla pagina, seguendo con le dita i piccoli solchi lasciati dalla penna: non c'era bisogno degli occhi per riconoscere, in quella sinfonia di linee, un'armoniosa storia d'amore.

Non c'era bisogno nemmeno di darle un titolo.


 

Free Image Hosting at FunkyIMG.com


 

Angolino autrice:

Questa piccola storiella senza troppe pretese è un piccolo regalo di compleanno per la cara Kim, che oggi compie ben 10 anni qui sul sito! TANTISSIMI AUGURI CARISSIMA! Sono felicissima di poterti fare questi auguri! L'unica cosa che mi dispiace è averti conosciuta così “tardi”! Fosse stato per me avrei cominciato a seguirti già subito dieci anni fa, dato che anche io quest'anno compio ben dieci anni! XD

Che dire di questa storia, cara?

Mi rendo conto che forse non è niente di particolare. Alla fine è solo un piccolo omaggio ai tuoi cari Martin e Joe!

Ho approfittato di queste poche parole per introdurre un mio personaggio originale, Maia, e ricollegarlo anche ad un altro mio personaggio originale, comparso solo in un'altra storia, al momento ^^

Ed è proprio per mezzo di questa ragazza, che oggi ti presento, che ho voluto rendere omaggio a questi due tenerini dei quali non ho potuto fare a meno di invaghirmi! *^*

Ne ho approfittato, infatti, anche per farne un piccolo disegnino! ^^ approfittando dell'idea per crearci attorno questa storia.

Io spero che tu non ne sia rimasta delusa e che, almeno vagamente, io sia riuscita a riportare su carta le caratteristiche dei tuoi bambini... e che magari possa contare come una specie di doppio regalino AHAHAHAHA

(facciamo comunque finta che Maia sia mooooolto più brava di me a disegnare AHAHAHAHA)

Ovviamente, nel caso non fosse così, sei liberissima di insultarmi! XD Così come, nel caso avessi malauguratamente snaturato i tuoi personaggi, mi aspetto una mail di improperi! XD

E... boh, è meglio se non aggiungo altro! XD

Ti faccio di nuovo tanti, tantissimi auguri! <3<3<3

E, ovviamente, ringrazio anche tutti voi che siete arrivati fino alla fine! ^^ Vi ringrazio e vi mando un bacione enorme!

A presto! ^^

Carmaux

  
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Carmaux_95