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Autore: Fred_998    05/04/2020    1 recensioni
Prendete uno scrittore, la sua mente guidata dal flusso di coscienza e un computer (e una quarantena); ed eccovi una raccolta di storie assurde e senza senso.
Che l'esperimento abbia inizio...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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Dedicato a Noemi, mia amica e una delle mie due mogli che mi ha fatto capire quanto l’amicizia possa oltrepassare la distanza. Ci siamo viste solo una volta, ma questo non esclude il fatto di vederci una seconda. 
 
Il gatto nel vulcano che cerca di scappare dalla lava
 
C’era una volta un gatto di nome Jack, sì, come Capitan Jack Sparrow. Ma lui non navigava sulla perla nera nei Caraibi con una ciurma di pirati spavaldi e idioti. E di certo, non aveva nemmeno il suo viso così affascinante e la sua aria un po’ da checca. Beh, diciamo che sarebbe stato un po’ raccapricciante.
 
Dunque, il gatto Jack abitava ormai da molto tempo in una landa desolata dentro a un vulcano ormai spento da secoli.
Come faceva a saperlo? Beh, era un gatto intelligente. Più di quei pirati che non capivano la grandezza di Sparrow. Pensate se ci fosse stato il nostro gatto Jack lì, di certo sarebbero stati un’ottima coppia.
 
Il suo esile corpo era rivestito di un manto rossastro, più tendente all'arancione. Aveva dei grandi occhi verdi e una coda così lunga che usava come arma per difendersi da coloro che volevano attaccarlo o rubargli il cibo.
Ricordate, mai rubare il cibo a un gatto affamato se non volete un graffio sulle vostre mani, faccia o qualunque cosa facilmente graffiabile, ricoperta da uno strato di pelle, da cui dal taglio ne uscirà del sangue liquido e rosso. Non parlo per esperienza, ma ehi, mi sembra un ragionamento piuttosto logico e valido.
E no, so a cosa state pensando, non si tratta del gatto con gli stivali.
 
Quindi, Jack passava il tempo a cacciare, mangiare e dormire. Questo si ripeteva ogni giorno, in una routine che qualcuno potrebbe trovare piuttosto noiosa, ma vi ricordo che abitava in una landa desolata, non è che aveva poi così tante cose da fare. Se ne stava solo soletto lì, nel suo vulcano. Usciva arrampicandosi su per il mmh coso, mmh ok, non mi viene il nome quindi diciamo solo che saliva su per la parete interna del vulcano e poi scendeva giù scivolando per la parte esterna (come su uno scivolo), cacciava qualche topolino, uccellino o insettino (avevo utilizzato i diminutivi per quelli di prima, non mi piaceva non farlo con l’ultima parola) e poi ritornava nella sua grande tana. Si arrampicava su per il vulcano e arrivato in cima si lanciava da un’altezza di tantissimi metri e bum, si schiantava.
No scherzo, altrimenti la storia avrebbe meno senso di quello che non ne abbia già. Quindi, lui saltava dal cratere e atterrava sulle sue quattro zampine pelose e carine. Con quei suoi gommini così morbidi e rosa (provare per credere).
Così poi mangiava il pranzo, cena o che ne so colazione e poi dormiva.
Voi ci scherzate, ma una vita così la vorrebbero tutti, lo so.
Comunque, il fatto è che questo gatto Jack non faceva altro che questo. Chi lo avesse abbandonato, non si sa. Diciamo che un giorno qualcuno di veramente stupido lo lasciò, e lui vagò così tanto fino a finire in questo posto sconosciuto da tutti.
 
Tuttavia un giorno il gatto venne svegliato da un rumore strano. Erano come tanti tamburi (lo so che i gatti non capiscono nemmeno cosa siano, ma era solo per farlo capire a voi). Quel rumore si faceva sempre più forte e la terra iniziò addirittura a tremare e a scottare. Così sobbalzò sulla parete, giusto in tempo per vedere del liquido viscoso di un rosso incandescente venir fuori dalla base.
Ok, mi sa che il vulcano non era del tutto spento, magari era stato solo inattivo per un po’ di tempo fino a quel momento (adesso non ricordo se erano i vulcani spenti a non poter più attivarsi o erano quelli inattivi, comunque avete afferrato il punto).
Doveva scappare!
Il livello della lava si alzava sempre di più a una velocità sempre più elevata. Jack prese ad arrampicarsi più velocemente. I suoi artigli infilzavano la parete con veemenza finché non arrivò in cima al vulcano. Senza perdere tempo scivolo giù da esso e prese a correre  più che poteva. Dietro, la lava era fuoriuscita con tutta la sua violenza. I gas stavano avvelenando l’aria, a Jack sembrava fosse arrivata la fine.
Poi dal nulla, si sentì sollevare da terra, aprì gli occhi ed era la sua padroncina.
 
Non so se i gatti sognano, ma ehi, mi è venuta così.
Almeno non è morto nessuno, per questa volta.
 
Fine.

***
 
Spazio autrice
Ciao a tutti! Spero che la mia prima storiella vi sia piaciuta, assurda e insensata, come promeaso. Spero di non aver deluso le vostre aspettative, in ogni caso, sono solo all'inizio. Non so cosa accadrà, nel senso che non ho in mente nulla a parte che scrivere delle storie senza pensarci due volte e giuro che lo sto facendo davvero in questo modo. 
Se avete voglia di suggerirmi un luogo, un personaggio e uno scopo con cui poter scrivere una prossima, siate liberi di farlo. 
Se vi va, lasciate pure una recensione, positiva, neutra o negativa che sia, il vostro parere conta. 
Alla prossima
Fred xx


 
   
 
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