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Autore: Bri2k04    07/04/2020    1 recensioni
|Maylor - accenni Jimercury|
John Deacon, un Sopramondiano la cui vita non lo soddisfa in alcun modo, scappa di casa e si ritrova in un mondo completamente diverso rispetto a quello al quale era abituato.
Il Sottomondo è strano, egocentrico, colorato, bizzarro, quasi quanto le persone che lo abitano. Nasconde dei terribili segreti, ed anche i tre ragazzi che incontra al suo arrivo - un biondo stregone, un riccio che evapora ed un moro dal trucco variopinto - posseggono storie che potrebbe non essere pronto ad ascoltare.
E non tutto è come sembra, nel Sottomondo, specialmente se il Re di cuori si mette in mezzo ai quattro nuovi amici...
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Jim Hutton, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Che dire, sono contenta che qualcuno abbia recensito questa storia, davvero, non me lo aspettavo.
Ho deciso di pubblicare il primo capitolo perché il prologo era decisamente corto, e anche per introdurre gli altri protagonisti (indovinate? Rog, Bri e Fred, ovviamente)
Vi lascio alla lettura!



Se nel Sopramondo era ormai pomeriggio inoltrato, in quel luogo del Sottomondo era mattino, e per Roger quella si stava già rivelando una giornata a dire poco inutile, se non fastidiosa. Nella sua testa aveva già un'infinità di idee da mettere in atto: sarebbe andato a casa di Brian, gli avrebbe cordialmente dato fastidio continuando a parlare di sciocchezze e si sarebbe perso a fissarlo insistentemente negli occhi verde acqua.

I suoi piani erano a dire poco perfetti: avrebbe passato una magnifica mattinata, ed aveva progettato di fare evanescere l'amico almeno un paio di volte in poco più di quattro ore. Divertente, ed incredibilmente irresistibile: il biondo adorava metterlo in imbarazzo per vederlo sparire.

Eppure quel riccio aveva rovinato tutto, appendendo quel dannato bigliettino sulla porta di casa sua. "Sono spiacente, ma oggi non sarò a casa. Se mi cercate disperatamente, sono a farmi fare un cappello dal Cappellaio, via della Mattanza 32", c'era scritto.

Roger aveva sbuffato, si era girato dando le spalle alla casa ed aveva iniziato a dare furiosi calci ai ciottoli che si presentavano davanti ai suoi piedi. Non sopportava quando l'amico andava a casa di Freddie, ed il motivo era anche molto semplice, banale quasi.

Non esisteva alcuna persona sulla faccia del Sottomondo meno eterosessuale di Freddie, e quest'ultimo ne era pienamente consapevole. Con quei suoi modi di fare egocentrici, quel suo vestirsi in un modo variopinto e che gli stava anche tremendamente bene e quella sua fissa di chiamare tutti "tesoro" o "caro", esplicitava la sua sessualità in un modo magistrale e fastidiosamente teatrale.

Roger gli voleva bene, gli voleva un bene dell'anima, ma si rivelava estremamente geloso quando il Cappellaio passava del tempo con Brian, soprattutto quando erano da soli.

Forse il fatto era anche che lui era stufo. Stufo di continuare a stuzzicare velatamente l'amico, cercando di farlo uscire allo scoperto, senza riuscire mai nel suo intento. Freddie lo riusciva a mettere a suo agio: Roger non aveva mai visto il riccioluto Brian evanescere di fronte ad un commento un po' troppo spinto e malizioso del Cappellaio, mentre succedeva di continuo quando a fare codesto commento era il biondo.

Sbuffò nuovamente, camminando nervosamente fino alla Foresta e riflettendo su quello che accomunava e che distingueva se stesso e Freddie.
Il fatto che fossero entrambi gay era palese, almeno per il biondo: Freddie aveva fatto coming out anni prima, mentre solo Roger ne era consapevole. Ecco una cosa che li distingueva: Roger non provava il desiderio di dire a tutti che tipo di persone gli piacessero. Anche perché l'unico che gli interessasse veramente non era intenzionato a dargli neanche una possibilità minima.

Per quanto riguardasse l'abbigliamento, nonostante il biondo non si vestisse in un modo particolarmente sobrio o elegante, non era nemmeno lontanamente paragonabile al modo di abbigliarsi di Freddie. Egli era estremamente colorato, in qualunque ambito ed a qualunque ora del giorno. Sembrava che egocentrismo fosse la parola coniata apposta per descriverlo.

E Freddie era costantemente allegro. Non che Roger non lo fosse mai, eppure il Cappellaio in ogni momento era felice, qualunque cosa succedesse. Per il biondo non era così: tra i tanti difetti era tremendamente meteoropatico, e ogni qualvolta pioveva, nel Sottomondo, era di un umore intrattabile. Freddie, invece, era sempre solare, ed un po' Roger lo invidiava per questo.

Forse era per questo che Brian, con lui, non aveva alcun tipo di imbarazzo, e parlava di qualunque cosa con il Cappellaio. Il riccio, ogni volta che Roger lo stuzzicava, si chiudeva nel silenzio, e se il biondo provava ad insistere inevitabilmente Brian diventava trasparente, evanescendo in quel modo che Roger trovava incredibilmente adorabile.

Eppure lo infastidiva, perché il sempre allegro Freddie riusciva a fare sentire a suo agio anche il più timido dei suoi amici.

Ricordava una solo volta in cui aveva visto Freddie realmente abbattuto, e si era spaventato molto, vedendolo con delle terribili occhiaie, il trucco nero e colante ed i vestiti incredibilmente poco colorati. Ma quello era un contesto completamente diverso dal normale, quello che era successo... quello non era assolutamente da considerare come momento in cui Freddie aveva abbandonato quella che molti chiamavano maschera. Freddie era triste e depresso per un fatto che nessuno avrebbe potuto prevedere in alcun modo, per un fatto che lo aveva cambiato profondamente, anche se non lo dava a vedere.

A strapparlo da queste riflessioni fu un urlo spaventato proveniente da qualche luogo sopra di sé. Alzò lo sguardo, stranito, e quello che vide gli fece abbozzare un timido sorriso, per la prima volta segno di qualcosa di allegro avvenuto in quella vera e propria giornata di merda.

Alzò le mani appena in tempo, in modo tale da formare piccole scintille violacee che fuoriuscirono dalle dita e che fermarono la caduta del ragazzo a pochi centimetri da lui.

Roger sorrise, trovandosi il viso del nuovo arrivato praticamente contro il suo, e gli fece l'occhiolino, facendolo arrossire leggermente. "Buongiorno", lo salutò cordialmente. "Ti sembra questo il modo di disturbare una orrenda giornata? Cadendo giù dal cielo?", chiese, divertito.

Il ragazzo arrossì nuovamente, ed il biondo, mentre l'altro cercava una risposta, lo osservò per bene. Non sembrava più grande di lui, dimostrava sedici o diciotto anni, all'incirca. Certo, il tempo nel Sottomondo era molto relativo, ma non pensava che potesse essere più anziano di quell'età.

Aveva dei capelli rossi tagliati con una buffa acconciatura che ricordava quasi un caschetto, e si notava che non li tagliava da un po', dato le punte leggermente rovinate. Oltre al colore e alla forma dei capelli lo colpì anche la sua espressione spaventata, sperduta e decisamente... addolorata?

A questo pensiero una lieve preoccupazione subentrò in Roger, che rimase zitto e si tenne queste considerazioni per sé. Non riuscì a non chiedersi da dove venisse quello sconosciuto, ma non disse nulla ed aspettò che l'altro rispondesse alla sua domanda.

"I-io...", balbettò questi, guardandosi intorno terrorizzato. "T-tu... tu sei uno...", ricominciò, bloccandosi.

Roger gli lanciò un'occhiata divertita, domandandosi che cosa passasse per la mente del rosso, e sorrise. "Uno stregone? Mmh, si può dire di sì, anche se non sarebbe esattamente la definizione corretta", rispose, facendo comparire sul viso del nuovo arrivato un'espressione, se possibile, ancora più spaventata. "Sono Roger Taylor, al tuo servizio", si presentò, facendo un buffo inchino.

Compiendo quest'azione abbassò inavvertitamente le mani, e John si sentì sbalzare verso il basso, avvicinandosi pericolosamente al suolo. Il rosso non fece nemmeno in tempo a cacciare un urlo che la sua testa era a contatto con il terreno, ed il suo corpo la seguì, facendolo crollare letteralmente per terra.
"Oh, scusa!", esclamò Roger, sinceramente dispiaciuto. "Scusami, non stavo pensando a ciò che stavo facendo, oggi è una brutta giornata e...", iniziò, vedendosi interrotto dal ragazzo a terra.

"Brutta giornata? Penso di saperne qualcosa", borbottò l'altro, facendo una smorfia addolorata che il biondo seppe definire solamente come adorabile. Quel ragazzo gli sembrava un bambino. Il rosso si alzò e portò una mano dietro la testa, grattandosi nervosamente i capelli. "Ehm, io... io sono John Deacon".

Roger sorrise, amichevole, e gli porse una mano. "Molto piacere", rispose, attendendo che il rosso rispondesse.

Ma John rimase fermo, guardando con un po' di sospetto la mano del biondo. Roger si chiese a che cosa potesse pensare, e quando capì non poté fare a meno di ridere di cuore.

"Non mangio nessuno, te lo prometto. Soprattutto, non farei niente di male ad un ragazzo come te!", esclamò, facendo fare un'ennesima espressione buffa a John.

Quest'ultimo ridacchiò, nervoso, e gli afferrò la mano. La sua stretta era vigorosa, completamente all'antitesi di quello che pensava Roger: quel ragazzino mingherlino aveva più forza di quanto sembrasse. Lo guardò negli occhi castani, e poi si staccarono all'unisono, continuando a scrutarsi vicendevolmente.

"Allora... da dove vieni?", chiese il biondo, spezzando il silenzio teso che si era formato. Poi abbozzò un sorriso. "Penserei che ti sei buttato per mettere fine alla tua vita, ma non penso esista un posto così alto... se ci fosse, dimmelo, che potrei provarci", scherzò, facendo piegare gli angoli della bocca di John in giù.

"Oh, no, io...", mormorò, cercando le parole giuste. "Per una volta, non volevo buttarmi da nessuna parte", ammise, abbozzando un sorrisetto.

Roger si bloccò a metà di un passo, facendo fermare John e guardandolo storto. "Per... per una volta? Ehi, va tutto bene, Johnny?", gli chiese, guardandolo preoccupato.

Il viso del giovane si tinse di rosso ed abbassò gli occhi, scuotendo la testa. "Io... sì, è tutto ok", mormorò, ricominciando a camminare.

Roger continuò a guardarlo, osservando il suo comportamento. Raramente aveva visto qualcuno più giù di morale: il suo atteggiamento era mogio, la sua camminata lenta. Zoppicava leggermente, ed il biondo non poté fare a meno di chiedersi a cosa fosse dovuto quel malessere.

Tossicchiò leggermente, cercando di rallegrare un po' l'atmosfera, ma quando incrociò gli occhi tristi di John non fece a meno di abbassare lo sguardo, abbandonando i suoi intenti. Non sarebbe riuscito a risollevare il morale del ragazzo: neppure lui, in fondo, era talmente allegro da riuscire a rallegrare qualcun altro.

Gli venne un'idea, ed accelerò lievemente il passo, in modo tale a piazzarsi di fronte a John e a posargli una mano sulla spalla, per fermarlo.

"John... non sei di qua, non è vero?", chiese.

Il rosso inclinò la testa. "Con qua intendi... dove?", domandò, timido.

"Nel Sottomondo, ovviamente", rispose, convinto che la sua intuizione fosse giusta. "Mi sembri un po' spaesato".

John alzò le spalle. "Non... non so cosa sia, il Sottomondo. E, del resto, visto l'ambiente... penso sia tutto un sogno, non credi anche tu? Del resto, solo uno sporco frocio di merda potrebbe inventarsi un sogno del genere", commentò con immensa amarezza.

Roger si rivelò veramente stranito da quella ipotesi, e la soppesò con reale serietà. La teoria che fosse tutto un sogno lo aveva sfiorato, qualche volta, eppure non aveva mai contemplato quell'idea a fondo, in quanto... beh, in quanto voleva dire che tutto si sarebbe rivelato una fantasia. Tutto, incluso... incluso Brian. E no, quello Roger non lo poteva accettare.

Fece un sorriso. "Da quanto ne so, John, io vivo qua da sempre. Mi ricordo tutto quello che ho fatto, sin dall'infanzia, ed esisto da esattamente diciotto anni, tre mesi e quattordici giorni. No, non può essere un sogno, questo, mi spiace", osservò, con quella sfumatura di divertimento che lo caratterizzava.

John fece un altro dei suoi sorrisi tristi. "Ovviamente, non ho nemmeno la fantasia di immaginare un posto così fantastico. La mia immaginazione non esiste, in pratica... sarebbe troppo presuntuoso pensare che sia tutto un mio sogno", disse a bassa voce.

Roger si morse un labbro, veramente dispiaciuto per il morale del suo nuovo amico. Il suo carattere non permetteva che nessuno fosse triste, mai, e vedere John così abbattuto lo faceva sentire sinceramente male.

Certo, non era una bella giornata, per niente: aveva appena iniziato a piovigginare, ed i colori accesi tipici del Sottomondo stavano pian piano spegnendosi per dare spazio ad un più monotono grigio-azzurro, ma nemmeno la meteoropatia di Roger poteva giustificare quella devastante tristezza.

"Senti, John... sta iniziando a piovere", commentò.

John alzò lo sguardo da terra, guardandolo un po' stranito. "Ehm... sì?"

Roger ridacchiò. "Ti porto da un mio amico. Ti offrirà un tè, un cappello e... un sorriso" , propose, prendendo John sottobraccio e camminando in direzione della casa di Freddie.

Era arrabbiato con lui, e soprattutto era geloso, perché stava passando del tempo con Brian, ma riconosceva i suoi meriti: se c'era qualcuno che potesse aiutare John si trattava proprio del Cappellaio.
Era arrabbiato con lui, e soprattutto era geloso, perché stava passando del tempo con Brian, ma riconosceva i suoi meriti: se c'era qualcuno che potesse aiutare John si trattava proprio del Cappellaio

Ed ecco che, almeno abbozzati, ci sono tutti i nostri protagonisti!
Ovviamente, essendo una AU ambientata nel Sottomondo, ho inserito delle strane capacità in ognuno di loro, piano piano scoprirete tutto...
Sperando vi sia piaciuto, vi saluto.
Vorrei tenere gli aggiornamenti abbastanza regolari, magari ogni lunedì e venerdì. Spero stiate tutti bene in questa quarantena e che in qualche modo io vi abbia fatto compagnia con questa storia.
Ci sentiamo, anche con l'altra storia che ho postato sul mio profilo,
-Brì


 
   
 
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