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Autore: Ang_V97    07/04/2020    0 recensioni
Dal testo: ".. meglio tenere tutto a portata di mano. Anche perché quel dannato nodo alla bocca dello stomaco non voleva passare e si sentiva fin troppo nervosa e scettica nel pensare che quella scossa fosse solo una semplice scossa."
Una famiglia non convenzionale, una macchina e l'attraversare il Paese per riuscire a salvarsi da quella che sembra essere una catastrofe mondiale.
Forse i Maya avevano solo sbagliato data.
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una cascata d'acqua stava rendendo ancor più difficoltoso il cammino di quella famiglia molto particolare, battendo con incessante forza sul parabrezza al punto che i tergicristalli faticavano non poco a muoversi e cacciare via i goccioloni dal vetro. «Tia ho fame...» La voce paffuta e impasticciata del piccolo Lucas ruppe un silenzio assordante in cui tutti i passeggeri erano assorti e che solo la pioggia scrosciante disturbava. «Nick puoi andare dietro i sedili? Proprio dietro di te c'è la borsa frigo: lì dovrebbero esserci delle merendine, prendile così fate merenda. Anche se sembra più lo spuntino della mezzanotte...» Il bambino non esitò ad obbedire e subito, scavalcando il sedile con poca difficoltà dopo essersi tolto la cintura di sicurezza, si trovò nell'ampio portabagagli in cui erano state accuratamente riposte le valige contenenti vestiti, cassette del primo soccorso e, per l'appunto, cibo. «Mer ma con chi stai messaggiando da quando siamo entrati in auto?» Sebastian aveva tenuto lo sguardo ben fisso sulla strada per tutto il tempo da quando erano partiti fino a quel momento, poiché furono costretti a fermarsi a causa di un semaforo rosso e non poté non alzare gli occhi verso lo specchietto retrovisore, scoprendo che sua sorella era nella medesima posizione in cui si trovava quando aveva messo in moto. «Mh? Ma che dici? Sto solo controllando su Twitter i disastri nel mondo causati da questa cosa.» Mentiva? Era ovvio, almeno per Seb che conosceva sua sorella meglio di quanto conoscesse se stesso. «Uh, okay....» Non ebbe il tempo di aggiungere altro poiché la macchina dietro la sua iniziò a bussare il clacson per segnalare che il semaforo era diventato finalmente verde; almeno Meredith avrebbe avuto campo libero per un po' e infatti per almeno mezz'ora riuscì a non staccare gli occhi e le dita dal cellulare; però un grosso albero era caduto proprio al centro della strada, rendendola totalmente impraticabile e così un'enorme fila di auto venne a formarsi davanti a quell'ammasso di corteccia e foglie ormai senza vita poiché totalmente sradicato. «Questa non ci voleva. Ed ora?» Hope si allentò un po' la cintura di sicurezza girandosi con metà del busto verso il suo fidanzato, il quale stringeva saldamente il volante con le mani, tant'è vero che aveva le nocche bianche e il viso contratto per lo stress che quella situazione gli stava provocando. «Inversione di marcia e poi... non lo so, cerchiamo prima di tutto un luogo sicuro, non possiamo certo stare in auto fino a quando questo disastro naturale non finisce. Sempre se finirà...» L'ultima frase era stata pronunciata con tono talmente basso che a stento era riuscita a sentirlo Hope, la quale acconsentì all'idea di trovare un rifugio e, in cuor suo, anche alla visione apocalittica e pessimista che il suo ragazzo aveva.
«Visto che stai sempre con il cellulare tra le mani perché non chiami mamma e papà?» «Va bene... e non sto sempre con- Ah, lasciamo stare.» Senza protestare troppo, anche perché sapeva che non l'avrebbe fatta franca, la mora premette il numero due sulla tastiera delle chiamate e subito partì quella per il numero della madre. Questo spinse Lexi a sporgersi un po' in avanti per tirare il lembo della manica della maglietta della zia così da attirare la sua attenzione. «Piccola dimmi!» «Tia ma noi i nonni non dobbiamo chiamarli?» I nonni, già. Hope non ci aveva minimamente pensato poiché troppo presa a pensare ai bambini; o semplicemente aveva chiuso i rapporti con i suoceri del fratello nel momento in cui quest'ultimo e sua cognata erano morti. «Facciamo così: voi chiamate Emily e Noha, io chiamerò i miei genitori. Tenete il mio cellulare. Amore mi presti il tuo?» Mentre Seb indicava alla fidanzata la tasca destra in basso dei pantaloncini, nella quale era tenuto il cellulare, Mer interruppe la coppia affermando che a nessuno dei numeri ai quali era possibile rintracciare i genitori vi era risposta. «Seb... non penserai che...» Non aveva nemmeno il coraggio di finire la frase, Mer, che il fratello maggiore le diede una risposta che sperava davvero potesse calmarla: «Sono sicuramente nel bunker anti-panico nel seminterrato Merry, tranquilla.» Magari oltre che a calmarla l'avrebbe anche distratta chiamandola con quel nomignolo che lei, fin da piccina, detestava e che lui usava nei momenti in cui decideva di torturarla. «Bimbi copritevi le orecchie e tu Seb. Vaffanculo! Però grazie…» Fece una piccola smorfia arricciando il nasino, come a voler dissimulare la gratitudine provata per il fratello in quel momento. «Allora… i miei stanno bene e mandano saluti a tutti voi, specialmente al loro amato Sebastian che è il ragazzo perfetto!» Hope rise divertita pronunciando quell'ultima frase, anche se davvero i suoi genitori pensavano che fosse il ragazzo d'oro e che alla ragazza non potesse capitare di meglio; in effetti lei era la prima pensarlo: aveva conosciuto Sebastian otto anni prima, quando stava affrontando gli esami di fine anno del quarto anno del liceo e, avendo problemi con la chimica, cercò un insegnante privato che certamente non immaginava sarebbe diventato l'uomo della sua vita. Un ventenne con i capelli riccioluti e castani, alto e magro, con gli occhiali e con il senso dell'umorismo da puro nerd: questo era Seb otto anni prima e certo Hope non ha preteso che lui cambiasse, anzi, ma facendo palestra e spostando il suo interesse verso la Giurisprudenza invece che verso la Medicina ha acquistato un modo di fare più sicuro di sé. «Amore a che pensi?» «A quanto sei bello, a quanto ti amo e quanto sono fortunata ad averti nella mia vita da otto anni.» Un sorriso dolce andò ad illuminare il viso provato della ragazza dai lunghi ricci castani che a sua volta contagiò il suo fidanzato, il quale allungò una mano verso quella di lei stringendola con poca forza così da non farle male e incrociando le dita con le sue. «Sei la meraviglia baby.» Portando la sua mano all'altezza della propria bocca Seb lasciò una serie di piccoli baci sul dorso della mano della ragazza lasciando i quattro ragazzini seduti sul sedile posteriore un po' schifati e sconvolti. «Seb, per favore! C'è un pubblico minorenne qui, non so se te ne sei accorto.» Stava alzando gli occhi al cielo sospirando esasperata nel momento preciso in cui Nick indicò il suo cellulare annunciando che lo schermo era illuminato e che il messaggio di una certa “Ellie” era appena arrivato; questo fece diventare il viso di Meredith rosso come un peperoncino maturo al punto giusto e affettandosi a coprire lo schermo del cellulare tentò di nascondere anche il suo viso capendo di essere arrossita davanti a suo fratello, cosa più unica che rara. «Da quando diventi così rossa, Merry?» «Io arrossita? Ma che dici?! Pensa a guidare va'!» Più tentava di dissimulare meno ci riusciva e più Sebastian era curioso di scoprire la verità; a stare dalla sua parte Mer trovò sua cognata, la quale diceva al suo ragazzo di concentrarsi sulla strada e lasciare in pace la sorella poiché a diciassette anni si è abbastanza grandi da poter messaggiare con chiunque e per qualsiasi motivo. «Mi sono accorto ora che vicino al suo nome ci sono tre cuoricini... Vuol dire che state insieme? Anche tu zia hai il cuoricino vicino al nome di Seb!» «Nick... taci! Non sono cuoricini, hai visto male. Lasciatemi in pace!» Con la stessa agilità che aveva avuto poco prima Nick anche Meredith aveva scavalcato lo schienale del sediolino per andare a sedersi sul retro del furgoncino, accovacciandosi in un angolo e mettendo le cuffiette che trasmettevano musica a tutto volume come a voler dire al resto delle persone in auto di lasciarla davvero in pace. «Nicholas dopo va' a chiederle scusa, okay?» «Sì zia, scusa... Ero solo curioso…» Seb stava per fare il grosso errore di dargli manforte, dicendogli che aveva fatto bene, ma uno sguardo truce di Hope gli fece repentinamente cambiare idea. «Ragazzi che ne dite di fermarci qui per 'sta notte? Sembra una caverna, ma almeno non dovrebbe crollarci addosso nulla.»
Quella che “sembrava una caverna” in effetti era una caverna: una caverna intagliata nella roccia di una solida montagna, poco nascosta e lontana dalla strada, coperta solo da qualche alberello rinsecchito o forse appena nato. «Abbiamo le tende da campeggio quindi non dormiremo propriamente per terra. Ma come ci arriviamo lì?» La domanda fu più che lecita considerando che la pioggia era incessante e non accennava minimamente a diminuire, figuriamoci a smettere. «Seb, ma se entri nella cavenna con la macchina? È tanto sciocco?» Se il quesito di Hope era forse un po' banale, quello posto da Lexi fu invece preso molto seriamente dal guidatore, il quale elogiò la sua ipotesi facendo restare sbalordito Nick, che già si preparava a prendere in giro la sua sorellina.
Sebastian fece un respiro profondo e premendo molto cautamente sulla retromarcia si trovò ad entrare nella caverna, la quale era non poco ampia, con il portabagagli infatti la prima ad uscire fu Meredith, che iniziò a “scaricare” l'auto favorendo anche il passaggio ai bambini e alla cognata. «Inizi a montare la tenda Mer, per favore? E voi bambini cercate di mettere in un angolo le borse. Seb dai vieni dentro così mi aiuti a cercare legna da ardere.» Mentre i tre fratellini obbedivano all'ordine impartitogli dalla zia scoprirono che la caverna nella quale alloggiavano era molto più profonda di quanto si aspettassero, tant'è vero che se nella parte “esterna” c'era molta profondità e ampiezza, nella parte “interna” c'era solo un enorme corridoio fatto di terriccio e foglie attaccate a ramoscelli abbastanza secchi: inutili per qualsiasi cosa, tranne che per accendere il fuoco. «Tia, tia!! Guarda.» Luke era così emozionato di aver trovato un 'tesoro' che continuava a saltellare a destra e sinistra provocando l'ira del fratello maggiore che in quel momento si sentiva il più inutile, tanto da andarsene verso l'uscita della caverna, dove Meredith stava montando una tenda di tessuto sintetico blu e rossa. «Scusa per prima Merm non volevo farti arrabbiare, davvero…» «Tranquillo piccolo, sei perdonato. E scusa anche tu per come ti ho zittito. Pace fatta?» Lei gli porse la mano, ma lui si fiondò tra le sue braccia per stringerla forte e riempirle il viso di bacetti. Ovviamente lei si scansò il prima possibile e subito si rimisero a lavoro per montare tende e piastra e fornellino da campeggio: almeno avrebbero provato a mangiucchiare qualcosa.
«Seb posso parlarti un attimo? E’ importante e personale…» Si erano accampati da un paio d'ore e tutto sembrava arredato perfettamente, manco vivessero lì da tutta la vita: le borse erano state posizionate al centro della “stanza” così che, in qualsiasi direzione fossero dovuti andare, avrebbero potuto afferrarle, il fuoco era acceso e due tende erano sistemate lungo una delle pareti una accanto a l'altra già pronte per ospitare bambini ed adulti in un piccolo pisolino, mentre l'auto era ancora con il portabagagli mezzo dentro la caverna e mezzo fuori così da facilitare l'entrata nel veicolo oltre che usarlo come “porta”. Fu proprio nel furgone che i due fratelli si diressero per parlare di argomenti privati e delicati, mentre Hope si preoccupava di tenere acceso il fuoco e mettere a letto i bambini. «Allora, siamo soli. Mi dici che succede?» «Sai che ti dico? Lasciamo stare... Magari ne parliamo un'altra volta, ora Hope ha bisogno di una mano...» Mentre si alzava per uscire dall'abitacolo Seb afferrò il polso della sua sorellina e con un piccolo strattone la rimise a sedere al suo posto. Qui la ragazza si rassegnò all'idea di parlare e mettendosi a gambe incrociate con il viso rivolto verso il posto guidatore, dov'era seduto Seb; fece un bel respiro e tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans, pochi secondi e qualche “swype” dopo lo mostrò al fratello attendendo una sua reazione. In un primo momento il ventottenne non capì cosa aveva davanti, ma pochi istanti dopo aveva messo a fuoco l'immagine che aveva davanti a gli occhi: era una delle voci della rubrica di sua sorella, quella della pagina della famosa Ellie. «Oh… Beh è carina. Perché non me l'hai detto prima Mer?» «Carina? È bellissima… Avrei voluto farlo questo weekend ma un uragano me lo ha impedito!» Saccente e seccata come sempre la risposta di Meredith non fu del tutto sincera: aveva intrapreso una relazione con Laurel, nome completo di Ellie, da almeno tre mesi e in questo lasso di tempo di occasioni da sfruttare per confidarsi col fratello ce n'erano state ma semplicemente aveva avuto paura di farlo. «Sei una testa di cazzo, lo sai? Dovevi dirmelo, ti avrei portata da lei così saresti stata meno in pensiero. Di dov'è lei?» «È di Philadelphia, ma ora sta a New York.» «Bene, possiamo andare a trovarla allora! Senti Mer non so se tu la ami o meno, ma so che quando c'è stata la prima scossa, dopo essermi assicurato che tu stessi bene il mio primo pensiero era Hope: dovevo vederla a tutti i costi e se fosse stata lontana mille miglia, beh, ci sarei andato comunque. Quindi dimmi, sorellina: vuoi andare a cercarla e farla stare con noi o no? Non è neanche così lontana. E se ti preoccupi del giudizio di Hope o dei bambini allora non devi preoccuparti, loro non hanno pregiudizi su niente» Le parole di Seb risuonavano nella mente di Meredith come un eco: “se la ami o meno”. «Sì. Andiamo ti prego! Le mando un messaggio e ti dico l'indirizzo, okay? E… sei il fratello migliore del mondo.» Altro gesto più unico che raro fu quello per il quale la ragazzina si alzò e con uno scatto quasi felino finì tra le braccia del fratello, il quale la strinse con forza lasciandole un lieve bacio sulla guancia e una scompigliata ai capelli. «Questo è per non averti detto che ti piacciono le ragazze.» Disse con le labbra a pochi millimetri dalla sua guancia appena prima di darle un altro bacio. «E questo è perché ti voglio bene, testa di cazzo.» La ragazza rimase in silenzio a godersi quelle piccole attenzioni che raramente si concedevano, specialmente se in pubblico. «Ti voglio bene anche io coglione. Ora andiamo a dormire visto che ho preparato le tende a posta per questo!» Staccandosi dalla presa del fratello Mer si incamminò verso l'uscita del furgone entrando così direttamente nella caverna, seguita a ruota dal fratello; prima di entrare nella sua piccola tana, dove i tre bambini già dormivano, Meredith si fermò sul ciglio della tenda dove sua cognata e suo fratello avrebbero dormito per dare la buonanotte ad Hope. «Grazie per rendere mio fratello l'uomo felice che merita di essere… Buonanotte!» Col sorriso più smagliante che avesse avuto da quando si erano incontrate la diciassettenne si infilò nella tenda attenta a non svegliare i bambini e, dopo aver mandato un messaggio alla sua ragazza, si addormentò tranquilla con la speranza che il di' seguente le cose sarebbero andate un po' meglio. «Tua sorella mi ha ringraziata perché ti rendo felice… Cos'è successo in quella macchina?» La domanda di Hope fu esposta a Seb pochi secondi dopo che quest'ultimo si era steso accanto a lei sotto una striminzita coperta. «Domani ti racconto tutto, ora lasciami solo do...-» Non finì nemmeno di sbadigliare che era già nel mondo dei sogni, stretto alla donna che amava e con la contentezza di aver conosciuto sua sorella un po' meglio di quanto la conoscesse il giorno prima.
  
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