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Autore: Ang_V97    07/04/2020    0 recensioni
Dal testo: ".. meglio tenere tutto a portata di mano. Anche perché quel dannato nodo alla bocca dello stomaco non voleva passare e si sentiva fin troppo nervosa e scettica nel pensare che quella scossa fosse solo una semplice scossa."
Una famiglia non convenzionale, una macchina e l'attraversare il Paese per riuscire a salvarsi da quella che sembra essere una catastrofe mondiale.
Forse i Maya avevano solo sbagliato data.
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ciao ciao Boston; salve New York!» Quattro ore di viaggio in auto, senza nemmeno una piccola pausa, ma finalmente erano arrivati. Alexis teneva il visetto premuto contro il finestrino cercando di carpire ogni più piccolo dettaglio, più piccola sfumatura, ogni meraviglia che la Grande Mela aveva da offrire ad una bambina di cinque anni.
Purtroppo per Lexi però non c'erano luci sfavillanti o profumini invitanti; nemmeno suoni magici o zucchero filato d'assaporare: New York sembrava distrutta, colpita e morta peggio del post-11 settembre: se, durante il viaggio che aveva permesso a Lexi e la sua famiglia di attraversare il Massachusetts, poi il Connecticut ed infine New York, il pick-up aveva subito “solo” la pioggia incessante e grandinate agghiaccianti, nello Stato della statua della libertà era appena andato via un devastante uragano. Lo spettacolo era orribile, triste oltre ogni misura.
«Tia.... che butto qui, oglio andare via!!» Hope decise deliberatamente di ignorare le proteste della nipotina decidendo di dedicarsi, piuttosto, a cercare sul navigatore l'indirizzo datole da Meredith, indirizzo al quale avrebbero incontrato la tanto famigerata Ellie. «Mer sicura che sia qui? Il navigatore segna l'arrivo ma... beh... Non c'è nessuno. Proprio nessuno nessuno.» La ragazzina si strinse nelle spalle e prese velocemente il cellulare, ricaricando più volte la pagina dei messaggi di Laurel: niente, nessun SMS, nessun messaggio vocale, nessun messaggio rapido. Meredith provò a chiamarla, ma la linea era staccata. Il panico iniziò ad invadere ogni centimetro della sua pelle, della sua anima, della sua mente: perché non rispondeva? Perché non scriveva? Stava bene? E se le fosse accaduto qualcosa? Gli occhi d'improvviso le si riempirono di lacrime e senza che se ne accorgesse stava piangendo. A poco o nulla servirono le parole dei piccoli Luke e Nick a rincuorarla, l'unica cosa che la fece riprendere da quel momento di puro terrore fu la chiamata in arrivo da parte della ragazza: rispose immediatamente. «Amore ma che fine hai fatto? Dove sei? Cosa? Ehi, ehi aspetta: calmati e raccontami. O-oh... veniamo immediatamente. Sì, sì calmati però ora. Sì, anch’io. A tra poco piccola.» Seb provò una strana sensazione nel vedere la sua sorellina sempre così forte e stoica crollare in lacrime per qualcuno che non fosse il suo cagnolino: era vero amore quello che legava le due ragazze e sicuramente ne avrebbero dato presto dimostrazione. «Mer?» Prima ancora che Sebastian terminasse la domanda sua sorella le stava già raccontando: «Quel coglione di suo fratello piccolo ha trovato il suo cellulare mentre era sotto la doccia e ha letto i nostri messaggi. Un casino: l'ha detto ai genitori e quegli stronzi l'hanno sbattuta fuori mentre la tromba d'aria distruggeva la città. Ti rendi conto?! È fuori dal suo palazzo, davanti al Kirby Plaza… non è lontano, credo. Seb...» Il ventottenne inserì la marcia non appena la sorella, cercando il suo sguardo nello specchietto retrovisore, lo aveva pregato di partire in direzione di Ellie.
Come ipotizzato in un quarto d'ora erano lì, davanti a quella strana quanto affascinante scultura rossa che come sfondo aveva CNB: City National Bank. «Ellie!» Meredith era uscita dall'auto come una gazzella gettandosi letteralmente addosso alla sua ragazza, stringendola a sé con fare amorevole e protettivo mentre le accarezzava i capelli e il viso, scoprendo sul labbro un piccolo taglio provocato, quasi sicuramente, da uno schiaffo datole dalla madre. «Amore… grazie di essere qui. E…» Si alzò in piedi sfoggiando il suo stile tutt'altro che altolocato: jeans strappati, t-shirt a maniche lunghe e felpa a mono-spalla a maniche corte da sopra, il tutto concluso con accessori di bigiotteria e un paio di converse nere. «Grazie anche a voi. Sebastian tu non mi conosci ma fidati io conosco bene te: Mer mi ha parlato di tutti voi, in maniera adorabile. Io, comunque, sono Laurel ma potete chiamarmi Ellie! È un piacere conoscerti e conoscere tutti voi. A proposito. Grazie ancora per essere venuti a prendermi...» Seb non disse granché, anzi non disse proprio nulla; si avvicinò alla ragazza e proprio come spesso faceva con la sua sorellina l'abbracciò affettuosamente lasciandole un leggero bacio sulla tempia ricoperta dalla folta chioma bionda. «Sei la persona ch'è stata in grado di far innamorare mia sorella. Per quanto mi riguarda sei già parte della famiglia!»
Decisero, date le previsioni, che restare a NYC non era il caso e non avendo alcun legame alla città – in quanto Ellie non voleva né comunque poteva avere rapporti con la famiglia – decisero di andar via: Chicago! A quanto pareva, stando alle notizie di notiziari e internet, la città ventosa era una delle poche capitali americane a non essere ancora stata colpita da nessuna calamità naturale con un’entità tale da distruggerla, quindi perché non mettersi in viaggio?
Risalirono sul pick-up e Nick cedette il suo posto sul sedile a Laurel, andando a sedersi sul retro con bagagli e provviste. «Chicago, stiamo arrivando!» Mormorò il bambino di due anni appena prima di crollare addormentato con la testa sulle gambe della nuova arrivata nella famiglia.
Sia Mer che Ellie rimasero – ma forse neanche così tanto – stupite dall’accoglienza che avevano riservato a quest’ultima. Era vero: era come se fosse già della famiglia.
Seb ed Hope si alternavano alla guida, anche se Hope aveva ancora la caviglia gonfia e il ragazzo cercava di non farla stressare più del dovuto così da farla guarire il prima possibile; i bambini giocavano tra di loro, coinvolgendo anche le due adolescenti in giochi di fantasia, di carte, di musica: cercavano in tutti i modi di riempire il silenzio, di tranquillizzarsi, di non avere paura per quello che c’era fuori da quella macchina. Tutto era così assurdo, però ad Ellie bastava guardarsi attorno per sentire meno il dolore dell’essere stata abbandonata: aveva l’amore, aveva una famiglia, aveva qualcuno che si prendeva cura di lei.
Quando finalmente i tre bambini si furono addormentati, mentre Sebastian guidava e Hope ne approfittava per riposare un po’ gli occhi, Meredith e Laurel si andarono a mettere nel retro dell’auto, con una copertina e le cuffie, parlando, ascoltando musica e rubandosi qualche bacio imbarazzato.
Forse poteva anche essere la fine del mondo, ma loro erano insieme e in qualche modo ne sarebbero uscite, insieme.
  
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