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Autore: Ookami_96    08/04/2020    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Sakura varcò la porta di casa ancora assorta nei suoi pensieri, gli stessi praticamente di ogni giorno, ogni sera, ogni tragitto. Si stava svestendo e preparando per un bel bagno caldo, quando un rumore alla finestra la risvegliò dalle sue riflessioni.
Un piccolo falchetto, appollaiato davanti alla finestra, picchiettava sul vetro per attirare la sua attenzione.
Aprì la finestra e lasciò che il falco le si posasse sul braccio.
«Buonasera Takami, fatto buon viaggio?» disse, sorridendo.
In tutta risposta l’animale si lisciò le penne e le strofinò il becco sul braccio.
"Un altro messaggio da Sasuke-kun, eh?"

Prima Fic in assoluto! Spero di trasmettervi qualcosa attraverso la mia scrittura su una delle coppie che amo di più!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 12

Ormai erano le 12:05 di mattina.
Era uscito poco dopo l’alba per fare colazione, da solo. Aveva poi pazientemente aspettato, seduto su una sedia accanto al letto, che Sakura si svegliasse; questa però, ma non accennava a volerlo fare. 
Aveva deciso quindi di ordinare da mangiare alla signora della locanda e di farselo portare in camera di Sakura, così l’avrebbe svegliata e le avrebbe dato qualcosa da mettere sotto i denti; era sicuro che avrebbe avuto una fame da lupi, e poi l’avrebbe distratta dal pensare alla sera prima, sperava.

Ma mentre aspettava era lui stesso a non riuscire a non pensarci: gli era saltato addosso, letteralmente, e non ci voleva un genio per capire che le sue intenzioni non erano propriamente caste e pure.
Con la mente non poteva non ripercorrere quegli attimi; poteva ancora sentire il suo profumo, mischiato a quello dell’alcol, il calore della sua pelle sulla sua e, soprattutto, le sue labbra e le sue mani che vagavano per il suo corpo per la prima volta.
Sakura lo desiderava, profondamente. L’alcol l’aveva solo resa disinibita e audace, ma era esattamente quello che voleva da Sasuke.
E lui lo sapeva.

Anzi, lo percepiva.
Riusciva a sentire il suo battito accelerare quando erano vicini, sentiva il suo respiro farsi irregolare e la vedeva quando, veloce, distoglieva lo sguardo dal suo corpo mentre si cambiava. Sentiva quanto cercasse di nascondere e lui e a sé stessa quando Sasuke potesse smuovere qualcosa di più.
E questo suo cercare di sopprimere il suo desiderio nei suoi confronti non faceva che aumentare di riflesso la bramosia dell’Uchiha.

Insomma, fin da quando si era reso conto dei suoi sentimenti sapeva che avrebbe dovuto, prima o poi, fare i conti con i suoi istinti più primordiali. Non era abituato a provare questo per una donna… Non era come Naruto, che si divertiva fin dall’accademia a prendere le sembianze di donne nude, lui non aveva mai fatto i conti con quel mondo, non l’aveva mai nemmeno considerato, a dire il vero.
Ma con Sakura…

Solo poche sere prima, quel piccolo bacio, lo aveva destato dal sonno, aveva acceso la miccia, e la sera precedente aveva letteralmente preso fuoco.  
Si scoprì ad arrossire, mentre ripensava al calore che lo aveva colpito al bassoventre mentre Sakura gli affondava le dita avide sui glutei e poi percorreva il suo petto.
Cercò di scacciare quell’immagine, imbarazzato dai suoi stessi pensieri.

Fece per alzarsi e prendere una boccata d’aria, ma il suo sguardo ricadde sul viso della rosa, che dormiva serena, con un’espressione quasi angelica, in netto contrasto con quella che aveva mostrato diverse ore addietro.
Si chiese se si sarebbe ricordata di quella serata bizzarra, e del suo rifiuto.
L’avrebbe presa male? O avrebbe capito perché l’aveva allontanata?
Si mise la mano nei capelli.

Stava accettando questo genere di “sentimenti”, ma non si sentiva pronto a dargli voce; con i fatti forse, ma spiegarle il perché della sua scelta… era tutto un altro discorso.
Insomma, avrebbe dovuto davvero dirle che l’aveva respinta perché avrebbe preferito fare l’amore con lei la prima volta solo quando fosse stata completamente lucida?
Arrossì nuovamente e decise che mettere la testa sotto l’acqua fredda l’avrebbe aiutato a calmarsi.

Aprendo la porta del piccolo bagno però fu interrotto dal bussare alla porta della stanza.
Guardò di sfuggita l’orologio sul comodino.
Le 12:23

Il pranzo.
E Sakura ancora dormiva.

La scosse dolcemente, ma questa emise solo un debole mugugno, girandosi dall’altra parte.
Con la mano nei capelli andò quindi ad aprire all’insistente cameriere, che continuava a bussare, e sperò che il profumo del pranzo funzionasse meglio per svegliarla.
 

Aperta la porta si trovò davanti un ragazzo decisamente giovane, con una camicia e un grembiule legato alla vita; la camicia era decisamente grande per lui e teneva il vassoio in modo impacciato.
Sul vassoio erano adagiati due piatti, entrambi coperti con un coperchio di plastica a preservare il calore del pasto, due bicchieri, una bottiglia d’acqua e delle posate.

Sasuke ringraziò sottovoce, mise la mano tra quelle del ragazzo, sollevandole dal peso del vassoio e tenendolo in perfetto equilibrio; lo ringraziò sottovoce e fece per chiudere la porta con un colpo del piede.
Fu mentre si girava che con la coda dell’occhio riuscì a captare un movimento innaturale del ragazzo, che aveva afferrato un kunai da dietro la schiena e lo stava caricando.

Schivò il primo colpo, ma si fece sorprendere da un secondo kunai, che gli si conficcò nell’addome, poco sotto alle costole.
Non perse tempo: lasciò cadere il vassoio, evocò Chidori nella mano e afferrò l’arma; il ragazzo la stava ancora tenendo saldamente e non fece in tempo a staccarsi che una scarica elettrica potentissima lo colpì, diffondendosi per tutto il suo corpo.
Il colpo fu così forte che venne sbalzato contro il muro del corridoio, facendolo svenire.

Sasuke gli si avvicinò per esaminarlo, probabilmente aveva usato troppo chakra per un colpo ravvicinato, ma almeno ora poteva procedere con calma; non aveva altre armi addosso e, vedendolo meglio, sembrava poco più che un bambino.  
Mentre era chino su di lui, la proprietaria della locanda, corsa su da loro spaventata dal rumore,  si era messa a urlare, minacciando l’arrivo imminente dei ninja della Nuvola per arrestarli, e sparì com’era venuta.
Poco male, avrebbe risparmiato a Sasuke di doverli chiamare personalmente.

Si girò verso la stanza: Sakura, al contrario della donna, non era stata disturbata dal rumore e  dormiva ancora beatamente, indisturbata.
Sospirò, al pensiero di aver sperato di riuscire a svegliarla per il pranzo.
Legò il ragazzo e la spostò nella sua stanza, perché non venisse disturbata dall’arrivo dei ninja e della loro ispezione. Si mise una garza sullo stomaco e si sedette paziente in mezzo al corridoio, in attesa.
 
*

Lo stomaco le brontolava rumorosamente, indignato dal fatto che alle 14:47 lei non avesse ancora messo niente sotto i denti.
Al confronto con il suo mal di testa però, i crampi allo stomaco erano quasi piacevoli.
Si era svegliata solo venti minuti prima, nella stanza di Sasuke.

Appena uscita dalla stanza si era ritrovata di fronte un giovane ninja, capelli biondi e carnagione scura. L’aveva salutata con un sorriso e le aveva spiegato che l’avrebbe accompagnata lui da Sasuke.
Così ora lo stava seguendo per le strade del villaggio, diretti alla magione del Raikage.
Era in uno stato pietoso, debole e con un aspetto orribile. Colta da una fitta più forte delle altre si era portata una mano alla tempia e, notandolo, il ragazzo di nome Yuuto, si era immediatamente scusato.

«Mi perdoni, Sakura-san! Sasuke-san mi aveva lasciato questo per lei, ma mi sono completamente dimenticato di darglielo!»
Frugò nella sua sacca, ed estrasse un piccolo flacone con delle pastiglie. Vedendole, Sakura ne prese immediatamente una, buttandola giù con un po’ d’acqua, offertagli dal ragazzo.
Dopo pochi minuti si sentì subito meglio, fatta eccezione per i crampi allo stomaco.

Chiacchierò con Yuuto, scoprendo che era da poco stato promosso a Chunin in seguito all’esame e ora seguiva qualche missione con i suoi senpai; farle da guida e sorvegliarla era la sua missione quel giorno.
Questo la fece preoccupare un po’: il giovane non aveva il permesso di spiegarle come mai Sasuke si trovasse dal Raikage, ma quella crepa sul muro del corridoio tra le loro stanze, il sangue e il cibo sul pavimento e il fatto di essersi svegliata nella stanza del ragazzo non promettevano bene.
E lei era riuscita a dormire tutto il tempo… Sospirò, pensando alla pessima figura che aveva probabilmente fatto con Sasuke.
Non peggiore di quella di ieri sera, comunque…

Arrivati al palazzo dei Raikege, Yuuto l’aveva guidata verso i piani più bassi della costruzione.
Erano scesi per diversi livelli, fino all’ultimo. Quel piano, a differenza degli altri, non aveva ampie finestre, anzi, non ne aveva nessuna.
Era uno spazio molto buio, e umido. L’unica fonte di illuminazione erano delle piccole torce appese alle pareti, che rivelavano la presenza di piccole e anguste celle, dotate di sbarre di metallo e con una piccola branda all’interno di ciascuna.

Yuuto la precedette e la portò fino all’estremità del livello, dove li attendevano Sasuke, Darui e il Raikage; avendo portato a termine il suo compito, si congedò.
L’Uchiha la salutò con un cenno del capo; era serio, irritato.
Il Raikage, al contrario, le era andato incontro salutandola calorosamente e complimentandosi ancora per la sera prima.
A quel pensiero, Sakura arrossì visibilmente, ringraziando il Raikage. Nemmeno lei sapeva se provasse più imbarazzo per quello che era successo con Sasuke o per l’essersi ubriacata di fronte al capo villaggio.

Solo dopo aver salutato anche Darui si accorse che erano davanti a una stanza diversa dalle celle che aveva visto lungo il corridoio: quella era una stanza fortemente illuminata, con delle lampade quasi accecanti. A separarle poi, non c’erano delle sbarre, ma uno spesso vetro trasparente.
Al di là del vetro era seduto un ragazzo, aveva le mani legate dietro la schiena ed era rivolto verso di loro. Teneva la testa bassa e questo le permetteva solo di vedere la sua zazzera nera.   
«Questo ragazzo mi ha aggredito, stamattina, fuori dalla mia camera.»

Solo in quel momento, complice la scarsa illuminazione del “sotterraneo”, Sakura vide la chiazza rossa sulla camicia bianca del compagno.
«I Ninja del Raikage hanno già provveduto a chiudermi la ferita, ma non era niente di grave.»
Sapeva che Sasuke tentava di rassicurarla, ma non poteva non sentirsi in colpa per aver dormito mentre lui veniva aggredito fuori dalla sua camera.
«Pensiamo che sia collegato con le altre aggressioni che avete subito» le spiegò A «Non ha voluto collaborare, quindi stiamo aspettando che arrivino gli esperti per interrogarlo, dobbiamo ricorrere alle maniere pesanti.»

In quel momento il prigioniero alzò la testa. Aveva un occhio pesto e li guardava assente; la carnagione era più chiara di quella del Raikage e gli occhi erano di un verde intenso singolare per gli abitanti del villaggio.  
Lo guardò meglio, incuriosita, mentre le spiegavano meglio le dinamiche dell’accaduto.

Mentre stavano ancora parlando, Yuuto rispuntò dal corridoio buio, portando con sé ben quattro porzioni di ramen istantaneo e dell’acqua calda: aveva sentito il borbottare dello stomaco di Sakura per tutto il tragitto e si era offerto di portarle qualcosa da mangiare.
Sakura lo guardò con immensa gratitudine mentre appoggiava tutto su di un tavolino lì vicino e versava l’acqua nel primo contenitore; il suo stomaco iniziò a borbottare ancora di più e, imbarazzata, si scusò portandosi una mano sul ventre.

Il chunin le mise in mano il ramen, ma appena sentì quel profumo salirle lungo le narici si voltò a guardare il ragazzo all’interno della stanza.
Il suo sguardo si fece serio e posò la confezione sul tavolo, preparandone un’altra.  
«Sakura, che stai facendo?»
Ma la ragazza non gli rispose, prese i due ramen e spinse la piccola porta, anch’essa di vetro, che separava le due stanze.

Stava per attraversarla, ma sentì una presa ferrea afferrarle il braccio.
«Voglio provare una cosa, fammi tentare»
Sasuke guardò i suoi occhi determinati e fece un cenno con la testa.
Ecco un'altra faccia di lei: non quella angelica di quella mattina, e nemmeno quella bramosa della sera prima. Quello sguardo lo aveva visto solo in battaglia, diverse volte; sapeva quindi, che sarebbe stato inutile cercare di dissuaderla. 

«Va bene. Ma se fallirai, entrerò io.»
La rosa annuì e la presa sul suo braccio si allentò; l’Uchiha le richiuse la porta alle spalle e lei si andò a sedere di fronte al ragazzo.
Il giovane, incuriosito e sorpreso, la osservava attento.

Posò un ramen vicino a lei, mentre con le bacchette si preparava a mangiare.
Quando mise in bocca un primo boccone fece un verso soddisfatto, e continuò a mangiare.
«E’ solo da ieri sera che non mangio, ma avevo davvero una fame da lupi!»
Come al solito il suo tono era cordiale e allegro, spontaneo.

Il ragazzo non disse niente, e aspettò che fosse di nuovo lei a prendere parola.
«Ti propongo un accordo. Se risponderai alle mie domande, ti darò un po’ del mio ramen, che ne dici?»
I loro occhi verdi si incrociarono, studiandosi l’un l’altro.
Sakura se n’era accorta appena aveva alzato la testa pochi minuti prima, aveva visto troppi bambini per non farci caso: aveva notato subito il leggero infossamento degli occhi e la sporgenza, appena accennata, degli zigomi. Avvicinandosi si era anche resa conto di quanto fosse magro, sotto i vestiti di qualche taglia più grandi.

«Coraggio, non ti mangio mica»
Provò a sorridergli, sincera.
«D’accordo. Comincio io. Mi chiamo Sakura, sono…»
«So benissimo chi sei.» la voce ancora giovane e secca.

«Sakura Haruno, 19 anni. Figlia di Kizashi e Mebuki Haruno.
Nata e cresciuta a Konoha.
Jonin e ninja medico eccellente. Allieva di Tsunade e di Kakashi Hatake, attuale Hokage.
Membro del team 7 da dopo il diploma in accademia, assieme a Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki.
Non ho bisogno che ti presenti, come vedi.»

Sakura era colpita, quasi sconvolta. Cercò di non far trasparire troppo questa sua sorpresa, e poi sorrise nel vedere che in realtà il ragazzo continuava a puntare il barattolo ancora fumante.
Si alzò e sciolse i nodi che lo tenevano legato alla sedia. Lui rimase seduto e fermo, finché lei non gli mise il barattolo con la pasta e il brodo tra le mani.
Lo guardò, mentre divorava il suo pasto.

«Come ti chiami?»
Lui esitò, ma guardando il contenitore vuoto tra le mani, si convinse a ripagare la ragazza.
«Kaito»
«Da quanto non mangi, Kaito?»
«Un po’»
Il suo stomaco borbottò; ora che aveva assaporato un pasto decente ne voleva ancora.

La rosa gli sorrise, dandogli quello che rimaneva della sua confezione.
Lui non disdegnò, trangugiando anche quella.
«Sei da solo? Dove sono tua madre e tuo padre?»
Lui si bloccò.
«Non dovresti chiedermi come mai ho aggredito il tuo amico?»
«Forse. Ma mi interessa di più capire come mai sei così magro e affamato»

Poteva sembrare una bugia, e in parte forse lo era. Ma c’era un motivo se aveva fondato un ospedale per bambini; voleva davvero capire cos’aveva portato lì Kaito.
Non era un assassino, e nemmeno un ninja. Si vedeva lontano un miglio che non aveva dimestichezza né con l’omicidio e con le tecniche ninja, e il racconto di Sasuke glielo aveva confermato.
«Saprai che ho un ospedale per bambini e ragazzi, io mi occupo di loro. E quindi mi voglio occupare anche di te»
Posò anche la seconda scatola, alzando gli occhi su di lei.

«Mia madre è morta qualche anno fa, dando alla luce mia sorella. Mio padre è morto poche settimane fa»
Dunque, era rimasto solo.
«E dov'è tua sorella adesso?»
Ma lui sembrò non sentirla, o forse non voleva rispondere alla domanda.
Per un secondo, rapido e fugace, abbassò lo sguardo. Ma poi, come a prendere coraggio, continuò il suo discorso.

«Mio padre è stato ucciso, da Sasuke Uchiha.»
Le iridi verdi ora puntavano dritte oltre lo specchio, su Sasuke. L’oggetto della sua rabbia.
Sakura era di nuovo sorpresa dalle parole del giovane, ma doveva cercare di farlo parlare. Non voleva che ad interrogarlo arrivasse il corpo speciale, soprattutto se, come temeva, era guidato da uno come Ibiki Morino.

«Non lo sapevo, mi dispiace Kaito.
Vorresti raccontarmi meglio?»
Sapeva di non dover mettere in discussione le parole di Kaito se voleva farlo parlare, lo avrebbe ascoltato e poi avrebbe tratto le sue conclusioni.

«No! Non c’è niente da raccontare! Mio padre era sulle tracce di Sasuke, e lui l’ha ucciso per impedirgli di catturarlo!»
In quel momento Sakura ebbe un tuffo al cuore, ricordando all’improvviso di aver già visto quegli occhi verdi.
«Kaito, come si chiamava tuo padre?»

«Asano, Asano Shirou.»
Sentendo quel nome Sakura si girò verso Sasuke, e vedendo il suo sguardo sentì che anche lui aveva sentito e capito.
Non era stato Sasuke.

Era stata lei.

Lei aveva ucciso Asano.

Lei aveva reso orfano il ragazzo di fronte a lei.
 
Buongiorno a tutti!
Mi scuso tantissimo per la mia assenza... Purtroppo le varie videolezioni e gli esami mi hanno tenuta lontana dalla tastiera. 
Avrei voluto fare un capitolo un po' più lungo, ma ho preferito ad un certo punto fermarmi per farmi di nuovo viva e spero di pubblicare il seguito in settimana, ora che sono leggermente più tranquilla! 
Spero che vi piaccia e mi scuso ancora per l'assenza prolungata!

Nel frattempo, mi auguro che stiate tutti bene e vi mando un saluto, a presto!
  
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