20.
A new life
A new life
«Naruto, per favore, rispondi. È la quinta volta che ti chiamo.
Non sono stato io a mettere in giro quelle voci, non ti avrei mai fatto questo.
Non so ancora chi sia stato, ma lo scoprirò.
Richiamami.»
«Ho saputo che vai via.
Hai intenzione di partire senza neanche salutarmi?
Matatabi ha detto di averci visti qualche settimana fa, è stata lei.
Naruto, li farò smettere, non andartene.»
«Scegli da solo con chi passare la vita.»
Naruto tiene lo sguardo basso, sulle labbra si è disegnato un broncio indignato, e i capelli sono più spettinati del solito. La nuova uniforme lo rattrista, il blu della giacca è troppo scuro, il nero dei pantaloni è un insulto al suo carattere esuberante, e la cravatta gli sembra più un cappio, ma «È il tuo primo giorno, devi fare buona impressione!». Resisterà due giorni vestito in quel modo, poi la preside dovrà rassegnarsi.
Guarda il nuovo cellulare dalla sfavillante cover arancione, sua madre e suo padre sorridono abbracciandolo nella nuova casa a Konoha, mentre lui si lascia stringere sopraffatto, non sa nemmeno come abbia fatto a non urlare durante lo scatto di quella fotografia.
È colpa mia se ci siamo trasferiti, avrebbe voluto dirgli, Smettetela di fingere che vada bene.
Il pianto di sua madre non lo dimenticherà mai, né lo sguardo rammaricato di suo padre. Li ha costretti a fuggire, a sradicare la loro intera vita per un suo errore.
Non riuscirà a perdonarselo.
«Namikaze?»
Un uomo dai capelli grigi e il volto coperto da una sciarpa gli sorride rassicurante, sarà il suo nuovo insegnante da quel giorno in avanti.
«Puoi entrare. Vieni a presentarti.»
Naruto ha il cuore in gola, non è mai stato il “nuovo arrivato”, ha paura di non riuscire a ricominciare, di deludere i suoi genitori ancora una volta. Ha paura che quelle voci lo raggiungano fin lì, che Kurama rintracci il suo nuovo indirizzo e cerchi d’incontrarlo; non ha più neanche la forza di sentire la sua voce.
Dimenticare.
Ricominciare.
Aspettare che lui arrivi.
Sono queste le cose che vuole adesso, ma non sa se ce la farà.
Entra in classe con gli occhi bassi, sente su di sé gli sguardi curiosi degli altri ragazzi. E se lo scoprissero? Se sapessero cos’ha fatto?
Puttana.
Non lo è, non lo è mai stato, in cuor suo lo sa, ma gli altri? Cosa diranno questi sconosciuti? Cosa penseranno di lui quando scopriranno di Kurama?
Chiude gli occhi, prende un respiro profondo.
Svuota la mente. È stato un errore. Non possono condannarti per sempre. Non lo scopriranno.
Alza il viso e guarda i sorrisi incerti, piccole speranze di nuove e durature amicizie. Può farcela, deve solo provarci e abbandonare quel terrore una volta per tutte. Sorride imbarazzato, gli angoli delle labbra che spingono per tornare giù.
Naruto.
Poi lo sente, forte, sotto la pelle, una carezza calda che scioglie i muscoli. Lui non lo sa cosa stia accadendo, ma deve aver percepito i suoi timori, e ancora una volta è pronto a stare al suo fianco. Lo sarà per sempre.
Naruto amplia il sorriso senza nemmeno accorgersene, i suoi occhi s’illuminano come in una giornata d’estate. Riprendere in mano la sua vita sarà un’impresa, alcuni pezzi del suo cuore sono troppi sbriciolati per poter essere riparati, ma ha una possibilità e vuole sfruttarla, a partire da adesso.
Guarda i suoi nuovi compagni con determinazione, lui è lì, a una vita di distanza.
«Ciao a tutti. Mi chiamo Naruto Namikaze, ho sedici anni e vengo da Uzu. Mi piace giocare a basket, amo il ramen, soprattutto se mi viene offerto, e odio dover aspettare quei tre minuti dopo aver versato l’acqua calda nel ramen in scatola. Non so ancora cosa farò dopo il diploma, ma ho un sogno, anche se non so se riuscirò mai a realizzarlo, vorrei incontrare la mia anima gemella.»