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Autore: Dolceninfa    10/04/2020    2 recensioni
Sasuke è un uomo di trentacinque anni alle prese con la sua carriera ed una figlia adolescente. Nulla va male nella sua vita che sembra seguire dei binari preimpostati, fino a quando una sera accade qualcosa che lo sconvolge. La perdita del padre fa riaffiorare spiacevoli ricordi e per la prima volta diventa vulnerabile.
Una vita perfetta scombussolata da qualcosa di imprevedibile.
"Si voltò frettolosamente, l'espressione del viso pungente, quando finalmente i suoi occhi neri incontrarono quelli dell'uomo accanto a lui. E si bloccò, come se avesse perso la parola. Nemmeno il cielo nelle sue giornate migliori aveva un azzurro così bello ed intenso."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La schiena cozzò contro il muro freddo, mentre l'uomo si era avventato sulle sue labbra. Era una notte fredda, ma le vampate di calore dovute all'eccitazione gli impedirono di avvertirlo. Le mani chiare stringevano i capelli color oro, mentre i denti affondavano nella carne morbida delle labbra, spinto da quel desiderio, quasi animalesco, che lo stava dominando.

-Sei selvaggio- ansimò l'altro vicino al suo orecchio. Sentì i denti di quello stringere il lobo e delle scosse di piacere, raggiunsero il suo membro, provocandogli un fremito che servì a farglielo indurire ancora di più. Iniziava a dolergli, così costretto nei jeans attillati.

-Non così- si ritrovò a gemere, mentre il biondo iniziò a baciare il suo collo, succhiando lievemente in alcuni punti strategici

-Non ti piace?- sussurrò fin troppo seducente quello a fior di labbra, addentando un po' di pelle sul collo e facendolo rabbrividire per quanto lo stava facendo godere

-Non qui- provò a ribellarsi davvero in maniera scarsa, sentendo anche un pizzico di vergogna per il suo essere così arrendevole. Era Sasuke Uchiha, colui che deteneva il controllo su ogni cosa, non una debole e patetica persona, pronta a scodinzolare per un po' di carne. E' solo che quella carne era davvero fin troppo invitante e capace, al punto da lasciarlo senza parole. Il biondo si staccò da lui, fissandolo con i suoi occhi chiari e magnetici. Il suo sguardo famelico, quella distanza, era quasi insopportabile, così provvide subito a colmarla, andando a posare nuovamente le labbra su quelle dell'altro. Questo bacio fu diverso. Più calmo, studiato, alternando qualche piccolo morso ad un lieve gioco di lingua. Nonostante quello fosse ben capace, pure Sasuke ci sapeva fare e dai versi coinvolgenti dell'altro, ebbe conferma che quel piccolo scambio di effusioni fosse ben gradito. Adesso fu il biondo ad interrompere quel contatto, lasciandolo ansimante e sempre più voglioso.

-Vieni con me- Gli prese la mano, riportandolo nel locale, dove la musica riprese a rimbombargli nello sterno. Si lasciò condurre senza obiettare. La sua guida aprì un'altra porta, prendendo a salire delle scale. Se fosse stato più cauto, forse non l'avrebbe seguito. D'altronde non lo conosceva, sarebbe potuto essere chiunque. Ma Sasuke vedeva solo il tonico didietro che risaltava anche con i pantaloni e le sue spalle muscolose, per cui deglutì e non oppose alcuna resistenza. Finì in quello che poteva essere un ufficio, molto disordinato per i suoi gusti, ma ciò che catturò la sua attenzione era l'ampio divano posto al lato della stanza. Si leccò il labbro inferiore, comprendendo il perchè fosse finito lì.

-Va bene qui?- gli chiese con un che di divertito e seducente allo stesso momento.

-E' perfetto- replicò. Gli occhi di Sasuke indugiarono sull'abbronzatura dorata e sui capelli biondi, una combinazione che gli provocò una lieve stretta al livello del petto, ma era troppo distratto per accorgersene. Si avventò nuovamente sulle sue labbra. Un bacio così forte che, se si fosse spinto solo un po' oltre, l'avrebbe fatto sanguinare.

Lo voglio. Il desiderio pulsava dentro di lui. Lo voleva così tanto, da sentirsi bruciare dentro. La camicia venne via, mentre le agili dita dell'altro liberarono il suo membro indurito e dolente dall'oppressione dei pantaloni. Si adagiò di schiena sul divano, venendo raggiunto dall'altro che si posizionò sopra di lui. Entrambi indossavano solo la biancheria, entrambi si guardavano e si desideravano. Così vicino, Sasuke potè sentire il calore del respiro del biondo agitargli i capelli. La mano diafana scivolò tra i fili dorati dell'uomo ed in quel momento, preso tra l'eccitazione e l'attesa del piacere, avvertì che tale vicinanza era proprio qualcosa che gli mancava da troppo tempo. Le labbra del biondo si chiusero attorno ad uno dei capezzoli e il moro avvertì i brividi propagarsi dietro la schiena.

-Sei molto sensibile- emise in un flebile mormorio accompagnato da respiri profondi, che provocò in lui un'ulteriore scossa di piacere -Dimmi cosa vuoi – gli ordinò, interrompendo quelle attenzioni, per guardarlo in maniera sensuale

Sasuke si morse il labbro in difficoltà. Solitamente era lui a condurre, era lui a dettare le regole, quel capovolgimento di posizione ed autorità lo destabilizzò. Tuttavia si sentiva anche vittima del profondo desiderio per l'altro. Da predatore era diventato una preda. Una preda che però non aveva alcuna intenzione di fuggire.

-Ti voglio- confessò con voce rotta dagli spasimi di piacere. Vide le dita abbronzate dell'uomo posarsi gentilmente sulla sua guancia, carezzandogli la pelle in un moto quasi dolce. Sebbene non concedesse mai simili smancerie durante un amplesso, quel gesto così fuori contesto, così inaspettato, non venne rifiutato. Si ritrovò a socchiudere gli occhi, mentre il contatto con le sue dita fece ardere la sua pelle.

Sasuke non dovette aspettare molto prima che il suo desiderio venisse esaudito. Il corpo dell'uomo era premuto contro il suo, la lingua di quello trovò la sua in uno slancio che lo lasciò incapace di formulare qualsiasi pensiero. Gemette quando i fianchi si frizionarono contro i suoi, provocandogli scintille di piacere ad ogni contatto. Si baciarono a lungo, le lingue in lotta per il dominio, mentre le dita del biondo si fecero strada lungo il suo corpo, fino a giocare con il bordo dell'intimo, stuzzicandolo. Dita calde, un enorme contrasto rispetto alla sua pelle così fredda, che però quello era stato in grado di riscaldare con i suoi baci e il suo contatto. Il modo in cui la mano dell'uomo stava giocando sul suo ventre gli fece inarcare la schiena, dando mostra di volere di più. La sua intimità era talmente dura, talmente pronta, che sarebbe potuto venire semplicemente con poche carezze. Si sentiva decisamente sul punto di esplodere. Non aveva neppure idea di quanto tempo fosse trascorso in quei preliminari, ma sentiva fosse decisamente troppo.

La suoneria del cellulare ruppe quel momento così intenso tra di loro. Il viso del biondo si deformò in una smorfia di fastidio, mentre ancora stava ansimando. Sasuke notò dal suo sguardo che rispondere al telefono era l'ultima cosa che volesse fare, eppure lo fece.

-Che vuoi?- il tono era piuttosto brusco, mentre ancora era posizionato su di lui, come se non avesse intenzione di lasciarlo andare. Vide quel fastidio accrescersi sul viso abbronzato dell'altro ed in quel momento si sollevò, mettendosi in piedi. Il moro avvertì subito freddo in mancanza del corpo tonico e caldo che fino a prima aveva su di lui – Va bene, arrivo – Era stata una chiamata breve. Si mise a sedere, osservando il biondo che cominciò a rivestirsi. Mentre si abbottonava la camicia, si sporse nuovamente verso di lui -Un piccolo imprevisto, non ci metterò molto- gli disse con tono seducente – Aspettami- aggiunse con una intonazione che sapeva di ordine. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, fin quando quello interruppe definitivamente ogni forma di contatto, lasciandolo da solo.

Sasuke si stese nuovamente su quel divano, passandosi una mano tra i capelli neri. Era leggermente sudato e dolorosamente eccitato. La sua erezione pulsava ancora, ma più il tempo passava, più iniziò a rendersi conto di quanto quella situazione fosse assurda e quella interruzione lo irritasse. Dovevano essere trascorsi solo pochi minuti, quando decise di rivestirsi.

Al diavolo tutto, pensò nervoso, maledicendo chiunque li avesse interrotti, ma di certo lui non sarebbe rimasto là ad attendere. Aveva il suo orgoglio e non aveva apprezzato quel tono di comando usato verso di lui. Era lui che dava ordini, non quello che li eseguiva.

Nel momento in cui lasciò quella discoteca, avrebbe volentieri imprecato. Si era dimenticato ancora una volta di domandargli il nome. Così preso nelle sue considerazioni, non notò quegli occhi cielo seguirlo con lo sguardo, fin quando Sasuke entrò nella sua vettura e sparì, dirigendosi verso casa.

 

I due giorni di Natale volarono tra pranzo in famiglia, spettacolo al teatro e serate gioco, così Sasuke si trovò al 26 dicembre ad osservare la figlia che partiva per la montagna con una valigia più grande di lei.

-Non dare troppa confidenza agli sconosciuti, non andare su percorsi troppo ripidi o pericolosi, non separarti da tua madre, non accettare nessuna bevanda o alcun tipo di favore o qualsiasi cosa ti venga offerta- fece l'elenco di raccomandazioni, che le ripeteva ogni volta che la figlia partiva per la montagna. Sarada si sistemò gli occhiali nuovi, sorridendogli divertita -C'è qualcosa che posso fare, papà?- domandò innocentemente

-Divertirti, ma in modo saggio- le rispose lui un po' ammorbidito. Una pacca sulla spalla richiamò la sua attenzione

-Non temere. Se qualcuno la infastidisce, ci penso io a fargliene pentire- Sakura intervenne, mostrandosi sicura di sé e lui, conoscendo le capacità della donna, non dubitò nemmeno un attimo delle sue parole. E così lasciò che le due donne di quella casa andassero via, rimanendo completamente da solo. Avrebbe voluto andare con loro, ma le responsabilità lavorative non glielo permettevano.

Dopo pranzo prese la decisione di andare in ufficio. Aveva una riunione importante in programma dopo le feste, quindi portarsi avanti con il lavoro poteva solo essere d'aiuto. Si ritrovò a costeggiare il parco situato di fronte al palazzo che ospita la sua compagnia. Amava passeggiare un po' su quel lato, forse perchè gli sembrava quasi un oasi di pace a contrasto con il suo frenetico lavoro. La società di suo padre, l'Uchiha Spa, si occupava di telecomunicazioni, digitale e tecnologie. Un colosso per il Paese del Fuoco. Nonostante suo padre non avesse voluto più avere nulla a che fare con lui, non si era mai permesso di impedirgli di lavorare, anche perchè Sasuke ed Itachi insieme erano forse i migliori dirigenti e soci che l'azienda avesse mai visto. Ed ora che Fugaku Uchiha era morto, si sarebbero visti accollare la gestione di tutti i franchising situati nei vari paesi, il che avrebbe triplicato la loro mole di lavoro. Superò alcune delle panchine presenti nel parco, pronto ad attraversare la strada, per raggiungere la guardia situata all'ingresso dell'edificio, quando si bloccò. Poco distante dalla panchina che stava affiancando, appoggiato ad un albero, intento ad aspirare una boccata di fumo da una sigaretta che aveva stretto tra le labbra, vi era l'uomo dagli occhi cielo. Deglutì, guardandolo. Portava un cappotto color cammello lungo e aperto sul davanti, lasciando intravedere un maglioncino e dei jeans attillati. Una figura slanciata e ben proporzionata. Una pelle abbronzata a cui era inspiegabilmente attratto. Rispetto alla sua figura perfetta, al suo pallore nobiliare, quell'uomo stonava, ma era una stonatura che rendeva il tutto ancora più intrigante. Dentro di sé sentì agitarsi un lieve fermento ed insieme ad esso la sensazione che il biondo fosse lì per attendere lui. Gli era bastato posare gli occhi di pece su di lui per provare un incipit di eccitazione. Con la sigaretta tra le labbra, bruciò con pochi passi la distanza che li separava.

-Te ne sei andato l'altra sera...- lo fissava in un tono d'accusa

-Mi sei sembrato piuttosto occupato, non ho voluto interferire- replicò asciutto ed indifferente.

-Non ci ho messo molto, è stato proprio un peccato- fece un tiro, vedendo la punta della sigaretta accendersi di rosso e ricevendo degli sbuffi di fumo che lo infastidirono

-Se devi fumare quella schifezza, allontanati da me, dobe- disse pungente. Bravo così, si complimentò, avendo riacquistato l'autocontrollo e il dominio di sé necessario a trattare quell'uomo come farebbe con tutti. Quello lasciò cadere il mozzicone, che calpestò con il piede, mentre sulle labbra si disegnò un sorrisino provocatorio e alquanto divertito

-Se fossi in te, non insulterei così facilmente chi non conosco-

Sasuke assottigliò gli occhi. Era abbastanza esperto da percepire la minaccia nel suo tono. Il biondo scoppiò a ridere, dandogli uno spintone divertito e scompigliandosi i fili biondi in un fare giocoso.

-Ah ci sei cascato, teme!- lo prese in giro, ma lui non ci badò. La minaccia gli era sembrata fin troppo reale, per fingere che fosse uno scherzo.

Non stava scherzando, concluse sicuro, ma non mostrò alcuna inflessione sul viso che potesse lasciar credere altrimenti.

-Ci vediamo allora- l'uomo sollevò la mandritta, mostrandogli il palmo in un saluto caloroso

-Aspetta!- lo fermò – Non so il tuo nome- si ricordò questa volta

-Chiedimelo stanotte, Sas'ke- di nuovo quello sguardo da predatore che lo fece sentire una preda. Quando la sagoma del biondo sparì dalla sua visuale, si rese conto che lo aveva chiamato per nome.

Che diavolo è appena accaduto? Di una cosa però era sicuro. Quella sera non sarebbe andato in discoteca.

*

*

*

-Sarada rallenta!!- la voce della madre riecheggiò distante, ma era già troppo tardi. Non aveva la minima idea di come potesse rallentare. Sentiva di stare per perdere l'equilibrio e la cosa peggiore si manifestò poco avanti. Qualcuno nella sua traiettoria.

-Per favore spostaaaatiii....aiutoooo..ahhhhhhhh!- lo schianto fu inevitabile, ma quasi indolore. Cozzò rovinosamente contro la persona che si era interposta nella sua ripida scivolata, catapultandosi addosso. Il petto quasi le faceva male per quanto era profondo e frettoloso il respiro. Ed inspirare aria gelata, come quella di montagna, aveva un che di negativo per chi non era abituato

-Ti ho fatto male?- chiese subito al povero malcapitato, cercando di rialzarsi per liberare quello dal peso che era dettato dal suo corpo.

-Ohi ohi...credo di stare per morire...-si lamentò l'altro. Subito la ragazza si morse il labbro, riconoscendo quella voce.

-Boruto?- domandò sorpresa -Che ci fai qui?- gli chiese

-Eeeh? Sarada? - con uno scatto sorpreso quello si mise a sedere, avvicinando il viso pericolosamente al suo. Spalancò gli occhi quando vide il volto del giovane a due passi dal suo e, come se il destino avesse deciso di farsi due risate, il peggio accadde. Qualcuno la urtò e quell'urtò finì per farla sporgere in avanti. Le loro labbra si incontrarono per un attimo, ma sufficiente perchè avvertisse la morbidezza in quelle del compagno. Il suo viso si colorò di un rosso pomodoro, reagendo istantaneamente a quell'evento. Colpì Boruto con un pugno, allontanandolo da sé

-Bakaaaaa!- gli gridò, addossandogli una responsabilità che il ragazzo non aveva. Per come era imbottito, quel pugno nemmeno lo sentì. Lo vide guardarla imbambolato. Nei suoi occhi vi era quasi shock per ciò che era appena avvenuto. Sarada si portò il viso tra le mani, disperandosi. Non poteva aver davvero appena baciato quell'idiota, il responsabile della sua umiliazione più grande e colui che le aveva scheggiato gli occhiali.

-Sarada, stai bene? Ti sei fatta male?- vide la madre raggiungerla ed aiutarla a sollevarsi, per poi tastarla, assicurandosi che non vi fosse nulla di rotto. Gli occhi verdi ed attenti si posarono quindi sul povero malcapitato – Oh Boruto, sei tu? Niente di rotto spero- si raccomandò la donna, avendo assistito all'urto tra i due

-Naaa...non sono così fragile, Sakura san- scherzò il ragazzo, riacquistando lucidità. Osservò di sottecchi la madre ed il giovane, sorpresa che i due si conoscessero. Un'altra donna si aggiunse al gruppo, accompagnata da una bambina carina e parecchio timida, che lei scoprì essere la madre di Boruto. Si guardò attorno, notando come avessero attirato l'attenzione di tutti. La mano finì sulla sua fronte sudata, nonostante il gelo dell'aria di montagna e si ritrovò a scuotere il capo. Sarebbe volentieri sprofondata per la vergogna.

Non seppe nemmeno come era successo, che si trovò nel suo chalet di montagna a cenare insieme alla famiglia del suo più acerrimo nemico. La madre di Boruto, Hinata Hyuga, sembrava una persona deliziosa e così anche la piccola Himiwari. L'unica persona che non le piaceva in quel quadretto era proprio il suddetto giovane. Non spiccicò parola durante la cena, presa come sempre a studiare chi la circondava, fin quando, non appena la bambina si addormentò, le due madri decisero che era il momento per discorsi da adulti e bevande da adulti, per cui spedirono i due ragazzi nella camera di Sarada e lei si ritrovò improvvisamente impacciata e si accorse di sudare freddo. Nemmeno Mitsuki era mai entrato nella sua camera, anche se quella non poteva essere propriamente definita tale. La stanza dello chalet di montagna di sua madre veniva usata poche volte, solo durante le vacanze, però era comunque un evento per un'adolescente. Un ragazzo in camera e non il suo fidanzato. Per quanto Sarada fosse una giovane sicura di sé, indipendente e forte, nascondeva quel lato fragile che le fanciulle possiedono quando si tratta di relazioni, soprattutto con coloro del sesso opposto.

Boruto osservava la camera quasi disinvolto, grattandosi il capo – Hai una bella camera, Sarada chan. Non ho mai visto tanti libri nemmeno nella mia casa – ridacchiò, forse pensando che potesse in qualche modo farle piacere. Invece la ragazza avvertì la vena sulla fronte pulsare pericolosamente. Era davvero possibile che lui avesse preso il massimo dei punteggi? Lo vide inciampare sul bordo del tappeto, finendo rovinosamente a terra, per poi rialzarsi imbarazzato. Abbassò il capo, portando l'indice sull'asticella degli occhiali per sollevarli. Non una parola pronunciò a quello spettacolo patetico, ma l'altro colse il suo gesto.

-Sono davvero dispiaciuto per gli occhiali, sono nuovi quelli vero? Avrei voluto che mi avessi permesso di ripagarti- questa volta il tono serio del ragazzo la colse di sorpresa. Lo squadrò nei suoi occhi celesti e non seppe come rispondere. Quell'immagine di determinazione cozzava con il solito combina guai che era.

-Non era necessario. Non l'hai fatto di proposito- si giustificò, mascherando il vero motivo con quella banale spiegazione.

-Non importa. Avrei però voluto poter rimediare- lo vide stringere il pugno. Da quando Boruto era diventato così...adulto? Si ritrovò inconsciamente a fissarlo. Alto, occhi chiari e labbra carnose. Più scuro di lei di carnagione ed anche rispetto a sua madre, cosa che la portò a pensare che dovesse somigliare al padre, dato che Hinata e Himiwari erano entrambe esili di corporatura, avevano i capelli così neri da assumere riflessi blu alla luce ed una pelle pallida quasi quanto la sua. Era un bel ragazzo, non poteva negarlo, vista anche la popolarità che riscuoteva tra le ragazze del suo istituto. Ed era proprio quella considerazione a farla sbattere in faccia alla realtà. Si trovava in camera da sola con un ragazzo attraente e quel pensiero la portò ad imbarazzarsi. Le candide guance si tinsero di rosa all'altezza delle gote. Doveva trovare un modo per non pensarci, per non esserne così consapevole. Anche perchè, ammettere che stava arrossendo per Boruto Uzumaki, sarebbe stato davvero troppo da sopportare.

-E tuo padre non c'è?- provò ad intavolare una conversazione, proponendo un argomento che li facesse parlare, ma si accorse subito dalla reazione del giovane, che forse quell'argomento non era tra i più graditi. Notò Boruto stringere i pugni in maniera veemente ed abbassare il capo, mentre lo sguardo, seppure rivolto in qualche modo al suo letto, era distante anni luce da quella stanza.

-Mio padre è sempre tanto impegnato- si limitò a rispondere in un tono gelido, che neppure lei era in grado di replicare. Grazie alla sua abilità di osservatrice, le fu palese comprendere che non dovesse esserci un rapporto spensierato tra il ragazzo ed il padre e non sapeva per quale motivo, ma le dispiaceva vederlo così. E così, conscia di cosa potesse distrarlo, anche grazie alle informazioni che Mitsuki le forniva di sé e dei suoi amici, capì che talvolta bisognava sacrificarsi per il prossimo.

-Ti va una partita a shinobi bout?*- gli chiese, nonostante lei detestasse quel gioco e lo ritenesse un passatempo per bambini. Osservò subito l'espressione di Boruto cambiare. Gli occhi si illuminarono ed annuì pieno di gioia. Così Sarada sospirò e si apprestò a trascorrere il resto del suo tempo in un odioso gioco a cui vinse continuamente, sotto l'incredulità del ragazzo. Non poteva negare che non era stato completamente negativo proporre quel passatempo.

 

 

 

Angolo autrice-Risposte ai commenti

*shinobi bout= un gioco di carte che spesso viene mostrato nell'anime di Boruto

ryanforever: si, decisamente in piena adolescenza. Grazie mille per il tuo supporto!! In questo capitolo ho voluto sviluppare un po' di più il rapporto tra Sasuke e Naruto, ma ce ne saranno delle belle anche per Sarada!

 

Soniacrivellaro: Grazie mille per i complimenti e sono felicissima di averti incuriosito!! Spero che questa evoluzione nel capitolo ti sia piaciuta!

 

Ciao a tutte. In questo capitolo ci sono dei passi in avanti per entrambi i protagonisti. Spero vi sia piaciuto l'incontro tra Naruto e Sasuke, diciamo che li immagino come due calamite che si attraggono e non riescono a separarsi. Successivamente ne vedremo delle belle. Attendo come sempre vostri pareri, che mi fanno migliorare. E se volete, date un'occhiata al mio nuovo progetto: Bring me to life!

Ora passo a ringraziare chi segue la mia storia:

1 - amaimon666 
2 - april88 
3 - essenze92 
4 - LadyTsuky 
5 - Rain25 
6 - soniacrivellaro 
7 - _sckarlett_ 

 

E chi l'ha messa tra le preferite:

1 - giorgiafra2509
2 - lodo_love 
3 - nuvola1981 

 

Grazie mille davvero e alla prossima!

   
 
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