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Autore: lightoftheday    11/05/2005    2 recensioni
Uno strano fine settimana in un luogo dove la percezione della realtà può perdersi nei meandri di quello che un occhio solitamente non vede. O è semplice questione di suggestione? ***Partecipante alla 15° edizione del concorso di EFP***
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti!

Un grazie mille a tutte le persone che hanno voluto sprecare un pochino del loro tempo per leggere e commentare innanzitutto! Andando con ordine: Chu, il tuo punto di vista è decisamente interessante, non commento altro perché preferisco farlo alla luce della fine della storia, extra alla vicenda posso dirti che il mio stile, proprio come hai detto tu, è sempre per lo più quello… se cambia, cambia di poco, ma francamente la mia semplicità nello scrivere credo sia caratterizzante. Mi spiego, a mio parere è inutile scrivere in modo ridondante in nome di particolari stili o per conferire ai propri lavori quella sorta di confusione che sembra piacere tanto… se poi con il mio essere semplice non trasmetto la suspance che, mi è stato fatto notare, non trasmetto, vuol dire che non sono capace a farla uscire fuori! Pazienza, nella vita non si può saper fare tutto! Però posso dire di aver tentato anche questa, e soprattutto ad essermi divertita ad averlo fatto.

Grazie mille Lo! Non ti faccio aspettare troppo per vedere che succede a Orecchiotto, il capitolo che segue te lo spiega bene, anche se è il penultimo. No, non sono mai stata a Salem, però mi sono documentata parecchio su diversi fronti: turismo, folklore, soprattutto quello dedicato alla faccenda della stregoneria, e ovviamente la storia e la conformazione geografica del luogo. Ho “studiato” la faccenda su svariati libri che mi sono procurata e su internet. Ci sono molte fonti in rete, soprattutto per ciò che riguarda l’occultismo, faccenda della quale, meno per quello che mi aveva già detto Naty, la mia amica alla quale la storia è dedicata, non sapevo davvero che pochissimo.

Il ricordo? Come mai Claudietta, hai provato a fare una seduta spiritica? Anche per te, ora vedrai che gli è successo a Orecchiotto, anche se… (Suspance… almeno ci provo!!!)

Sullo spirito furbo mi hai fatto fare una bella risata di cuore… chiamalo scemo!

Detto questo, buona lettura!

Mandy

 

 

 

Capitolo Terzo

 

Cadendo a terra aveva fatto un tonfo sordo.

Evelyn, che si era girata sentendosi chiamare, aveva gridato il suo nome impaurita, staccando immediatamente il suo dito dal puntatore della oui-ja e precipitandosi a terra verso di lui. Non aveva badato all’avvertimento di Stephen che le stava dicendo che non poteva abbandonare così la seduta, del resto non meritava nemmeno una risposta per quanto la riguardava, e Joseph evidentemente la pensava come lei dato che immediatamente si era alzato anche lui andandole incontro.

All’inizio Dominic sembrava semplicemente svenuto, Evelyn aveva commentato con un gli avevo detto di andare a letto, imputando tutto alla febbre, gli aveva sollevato le gambe aiutata da Joseph, in modo da favorire l’afflusso di sangue alla testa, ma era successo qualcosa di strano. Sembrava, più che svenuto, che stesse dormendo e che stesse facendo dei sogni strani che lo facevano agitare.

- Oh cielo, ma che diavolo sono, convulsioni?- aveva esclamato Joseph, questo commento aveva richiamato l’attenzione degli altri tre per un attimo appena, ma erano rimasti al tavolo per chiudere a dovere e nel più breve tempo possibile la porta che avevano aperto su quella dimensione, per parlare con le entità.

Evelyn stava cercando di scuoterlo, come se volesse svegliarlo, ma Dominic sembrava totalmente insensibile ad ogni richiamo esterno, continuava ad agitarsi. Era spaventatissima e si era girata furente verso gli altri che continuavano ad ascoltare Stephen come se quello che stava succedendo non li riguardasse.

- Ma si può sapere cosa cazzo aspettate a darci una mano! Piantatela con quella stupidaggine e aiutateci, fate qualcosa!- aveva detto.

Kiki aveva fatto per alzarsi, ma Elizah l’aveva trattenuta.- Loro non sono indispensabili,- aveva spiegato mentre Stephen, quasi come se non stesse sentendo ciò che succedeva intorno a lui, continuava nella sua preghiera di commiato. - Ma tu invece lo sei, devi aiutarci a chiudere la porta, quindi non ti muovere o potrebbe succedergli il peggio, e lo sai bene!-

Dominic continuava ad agitarsi ed Evelyn era bloccata dal terrore. Joseph aveva tentato anche lui di scrollarlo, ma non c’era stato niente da fare, era rimasto in quello stato di incoscienza assoluta. Aveva cercato di tranquillizzare Evelyn dicendole che non era certamente niente di grave, ma non era stato affatto convincente dato che non lo sapeva nemmeno lui questo, era spaventato come lei e la sua mente razionale non gli stava suggerendo niente di sensato da fare.

Stephen aveva continuato ancora per pochi secondi, aveva alzato la voce e poi aveva smesso di colpo di parlare. Aveva appoggiato la testa sul tavolo come se fosse tornato in se, ci si era rilasciato e aveva cominciato a respirare profondamente, aveva il fiatone come se avesse fatto una corsa folle.

Elizah si era alzata di corsa invece, aveva acceso la luce mentre Kiki, alzatasi in fretta anche lei, aveva raggiunto Evelyn e Joseph, giusto in tempo per vedere che Dominic aveva avuto una specie di spasmo più forte degli altri, aveva emesso un suono gutturale, come se non riuscisse a respirare, poi aveva aperto gli occhi di scatto, sembrava spaventato.

- Dominic!- aveva esclamato Evelyn, con un misto di apprensione ma anche di sollievo per averlo visto svegliarsi, lui invece era rimasto fisso a guardare lei, che gli stava reggendo la testa, chiedendosi cosa fosse avvenuto, senza capire perché Joseph e Kiki lo stavano guardando con apprensione ed Evelyn fosse così spaventata. In piedi dietro a loro aveva scorto anche Elizah guardarlo, ma lei lo stava facendo con un’espressione poco decifrabile sul viso. Non c’era traccia di Stephen.

Era riuscito a parlare solo dopo qualche secondo, aveva detto a bassa voce Evie, lei gli aveva preso la mano con quella che aveva libera e l’aveva stretta.

- Come stai?-

Era difficile per lui rispondere a quella domanda, era un misto di pensieri e sensazioni diverse quelli che stava provando, non riusciva a decifrarli. - Non lo so.- aveva risposto, - Bene, credo.-

Evelyn era scoppiata a piangere, Dominic si era impaurito per lei, non senza una certa difficoltà era riuscito ad alzare il busto sedendosi, l’aveva abbracciata.

- Che c’è?- le aveva chiesto. Non che lei avesse parlato in modo molto comprensibile, ma Dominic aveva intuito all’incirca cosa lei gli avesse detto: che era svenuto, che aveva cominciato ad agitarsi e che lei non sapeva cosa fare per aiutarlo.

Si era immediatamente ricordato cosa stesse succedendo pochi minuti prima, di quel mal di testa terribile che aveva avuto, dell’oscurità della stanza mentre gli altri stavano facendo quella buffonata di seduta spiritica. Si era sentito male ed era svenuto, ma questo non se lo ricordava tanto bene.

Però si era ricordato bene di un’altra cosa, di aver provato una strana sensazione, come se qualcuno stesse cercando di soffocarlo. Anzi, non proprio qualcuno, qualcosa di ruvido che gli stringeva il collo, come una corda. Improvvisamente poi aveva aperto gli occhi trovandosi sdraiato sul pavimento del soggiorno di quella casa, con quella scena davanti.

Mentre Evelyn ancora stava appoggiata alla sua spalla e non riusciva a calmarsi, nonostante che lui le stesse passando in modo protettivo la mano destra lungo la schiena, rassicurandola che stava bene, se avesse potuto si sarebbe portato una mano alla gola, istintivamente, per sentire se era davvero libero di respirare. Quella sensazione che aveva provato era stata orrenda.

- Va tutto bene, sto bene Evie, calmati…- aveva continuato a dirle, ma il suo cuore stava battendo ad una velocità sproporzionata, tanto che aveva respirato con calma, profondamente, nel tentativo di calmarsi lui per primo.

Evelyn aveva allentato un po’ la stretta sul suo collo, aveva smesso di piangere, quando aveva guardato Dominic in faccia staccandosi un po’ da lui e gli aveva sorriso con il viso rigato dalle lacrime e anche lui l’aveva fatto, per darle poi un bacio sulle labbra.

- Davvero, è tutto apposto.- aveva aggiunto per poi abbracciarla un’altra volta.

Concentrati com’erano su quello che stava succedendo, Dominic, Evelyn, Kiki e Joseph non avevano fatto caso al fatto che Elizah, non appena aveva appurato che Dominic era tornato in sé, era tornata accanto al tavolo dove suo fratello, ancora spossato, teneva la testa appoggiata sulle sue braccia incrociate sul tavolo. Gli aveva messo una mano su una spalla, lui si era lentamente girato verso di lei, guardandola con apprensione, per poi chiederle a bassa voce come stesse Dominic.

- Adesso bene.- gli aveva risposto, mentre prendeva una sedia e l’avvicinava il più possibile a quella di lui. Sedendosi si era tirata indietro i capelli lisci e neri che le erano andati davanti al viso, poi aveva fatto una carezza a suo fratello, sui suoi capelli, del tutti identici come consistenza e colore ai suoi.

- Tu piuttosto?-

- Sono esausto, e poi te l’avevo detto che sarebbe potuto succedere a lui, ma ne parliamo dopo, adesso non è il momento.- le aveva risposto Stephen, che sembrava davvero spossato come le aveva detto di essere.

Con un movimento preciso e veloce Elizah aveva spento la candela facendo morire la fiamma schiacciandola tra il pollice e l’indice della mano destra, poi l’aveva presa per il candelabro, con la stessa mano aveva afferrato il puntatore che Stephen si era curato di staccare subito dalla tavola oui-ja non appena era riuscito a chiudere il collegamento. Con l’altra aveva preso la tavola stessa, quindi si era alzata con l’intento di riporre tutto, pensando che dopo quello che era successo quella sera per parecchio tempo non avrebbe più avuto bisogno di usarla, a meno che non ce ne fosse stata necessità.

Poco più tardi tutti avevano deciso che la giornata era stata sufficientemente lunga e piena di sorprese sgradite, Dominic si era misurato la temperatura e aveva visto che era salita oltre i trentotto gradi, cosa che comunque stava intuendo senza il bisogno di verificarlo dato che si sentiva davvero a pezzi.

Non troppo più tardi era sdraiato nel letto della sua stanza e di Evelyn, aspettando che lei uscisse dal bagno. Teneva gli occhi chiusi ma non riusciva a dormire, del resto non voleva nemmeno farlo. L’aveva chiaramente sentita nel buio alzare le coperte e mettersi sotto a queste, lui aveva allungato il braccio sinistro verso di lei, che si era avvicinata appoggiandogli il suo sinistro sullo stomaco, abbracciandolo come lui stava facendo con le sue spalle. Dominic, quando si era sistemata, le aveva messo la mano destra prima appoggiata sul gomito, poi l’aveva spostata appena per farle una carezza su una guancia, per poi rimetterla sul suo gomito.

- Tutto bene?- le aveva chiesto.

Evelyn aveva percorso con lentezza con la mano il suo petto, ricambiandogli la carezza.

- Ora sì, ma non sono preoccupata per me, ma per te, è stato terrorizzante. Sei caduto a terra improvvisamente, senza un motivo apparente e poi hai cominciato ad agitarti, sembravi quasi in preda a delle convulsioni. Non riuscivamo assolutamente svegliarti, ho temuto il peggio per un attimo.-

Dominic non le aveva detto niente, aveva semplicemente stretto ancora la presa del suo braccio sinistro contro le sue spalle.

- Un momento prima di svegliarti hai fatto un verso strano, come se non riuscissi a respirare, è stato orrendo.- aveva aggiunto poi.

Era rimasto stupito per un attimo da quell’affermazione. - Davvero l’ho fatto?- aveva chiesto Dominic, immaginandosi quella stretta al collo che effettivamente si era immaginato di aver sentito.

- Perché dovrei dirtelo altrimenti, scusa?- aveva ribattuto Evelyn, giustamente.

Per un momento quasi aveva pensato che avrebbe potuto raccontarle di quella sensazione che aveva avuto, ma si era fermato subito, pensando che non c’era ragione di mettere altra carne al fuoco, Evelyn si era già sufficientemente spaventata.

- Ora non ci pensiamo più, va bene? Dormi, ne ho bisogno anch’io, mi sento uno straccio.- aveva detto riferendosi alla febbre.

Si erano scambiati ancora qualche effusione prima che lei si addormentasse, per lui non era stato tanto semplice.

C’era qualcosa che lo stava distraendo, aveva delle immagini in testa che gli venivano in mente solo quando riusciva a crogiolarsi nella sensazione che aveva provato nel sentirsi soffocare, ed era convinto che in parte quelle immagini le aveva già viste in precedenza. Senza venirne a capo si era addormentato piuttosto irrequieto, aveva dormito abbastanza male, svegliandosi spesso ogni poco tempo e cercando di non agitarsi troppo per non svegliare anche Evelyn, cosa che però non era stata affatto facile.

Si era svegliato per l’ennesima volta quella mattina prestissimo, era andato in bagno e aveva guardato il suo orologio che la notte prima aveva lasciato lì, segnava le cinque e cinquantadue del mattino.

Aveva pensato di tornare a dormire, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito, quindi si era vestito ed era sceso, con l’idea di prendersi un bicchiere d’acqua e magari di recuperare il termometro che era certo di aver lasciato sul basso tavolino che stava tra i due divani. Gli sembrava che la febbre fosse passata, ma voleva controllare.

Aveva sceso le scale di legno che scricchiolavano appena, quindi era entrato nel soggiorno, dirigendosi prima per l’appunto verso il camino, che ormai era spento. Come si ricordava aveva trovato lì il termometro, si era seduto e l’aveva scaricato con un paio di colpi secchi che avevano fatto tornare tutto il mercurio nella capsulina che stava ad una delle estremità. Dopo averlo ricontrollato per assicurarsi di essere riuscito nell’intento, tirando giù appena il collo del maglione quel tanto che bastava per poter infilare sotto ai vestiti la sua mano, se l’era messo sotto l’ascella aspettando il tempo necessario.

- Ciao.- aveva sentito dirsi dalla voce di Elizah. Si era girato e le aveva dato il buongiorno.

- Non mi hai visto, ero seduta in cucina, io ti visto arrivare.-

- No, non ho guardato verso la cucina, scusami. E poi dato che non sono nemmeno le sei pensavo di essere l’unico sveglio.-

Elizah gli aveva sorriso, era forse la prima volta che la vedeva sorridere così dolcemente, ma gli era sembrata un po’ falsa. - Non ti devi scusare, come stai piuttosto?-

- Bene, sono ancora un po’ stanco ma va tutto bene, almeno mi sembra. Mi pare di non avere nemmeno più la febbre, me la sto misurando comunque per scrupolo.-

- Lo vuoi un caffé? L’ho appena fatto.- gli aveva chiesto, lui aveva accettato.

Mentre lei si era allontanata verso la cucina Dominic aveva controllato il termometro, constatando che aveva ragione, segnava appena trentasei gradi. Si era alzato dal divano e aveva raggiunto Elizah in cucina. - Potevi rimanere seduto di là, te l’avrei portato io.- gli aveva detto sempre con quel tono gentile che forse per la prima volta usava con lui, non appena l’aveva sentito arrivare.

- Non importa, grazie.- le aveva risposto mentre si sedeva sulla panca di legno e appoggiava i gomiti sul tavolo. Su di esso c’erano dei fogli stampati, a giudicare dalla striscia nella parte alta, che riportava chiaramente un link, dovevano essere stati stampati da internet. Sopra di essi c’era un libro piuttosto voluminoso di dimensioni, la cui copertina era piuttosto macabra come immagine: sembrava il rogo di una strega, che però prima era stata impiccata. A quella vista, la corda legata attorno al ramo di un albero senza foglie e legata all’altra estremità attorno la collo di quella donna, la cui pallidezza si stagliava contro un cielo scuro e minaccioso, gli era tornata alla mente l’orribile sensazione della notte precedente, ma l’aveva ignorata. Quando aveva letto il titolo di quel libro era stato certo che si trattasse proprio di quello che aveva immaginato, una sorta di storia delle persecuzioni.

Quando Elizah aveva messo la tazza davanti a lui l’aveva ringraziata, poi aveva indicato quel libro.

- Posso guardarlo?- Le aveva chiesto, preso dalla curiosità. Elizah aveva annuito, ma quando Dominic aveva preso il libro si era affrettata a prendere quei fogli stampati e a toglierli dalla sua vista. Ci aveva fatto caso, ma non aveva voluto dare importanza a quel particolare.

C’era un segnalibro, per Dominic era venuto naturale aprirlo da lì, dopo però aver guardato la copertina interna per vedere se riportava il nome dell’opera e dell’autore che l’aveva dipinta. Era un particolare soltanto per la verità, di un certo Salvator Rosa, era stato dipinto nel 1646 e si chiamava Streghe e incantesimi. Il nome non gli diceva niente, quindi aveva guardato dove c’era il segnalibro per trovarsi ad una delle pagine che riguardavano la storia di Salem, in un punto che parlava più dettagliatamene delle persone alle quali era stata inflitta la pena di morte, per impiccagione. Dominic si era chiesto se erano solo coincidenze che tutto quello che vedeva quella mattina gli ricordava cosa gli era successo la sera prima. Per altro si era chiesto se non si ricordava male, per quello che sapeva lui le streghe venivano bruciate sul rogo.

Sorseggiando il caffé aveva scorso velocemente quella lista di nomi, tra i quali figuravano anche alcuni nomi maschili.

- Ma le impiccavano anche le streghe?- aveva chiesto a Elizah, che lo stava guardando.

- Anche.- aveva asserito lei. - Qui a Salem per esempio le hanno uccise tutte così, anche se non erano streghe, erano solo le vittime dell’isterismo e dell’ignoranza.-

- Beh, le streghe non esistono.- aveva osservato Dominic.

- Non nel modo in cui le intendiamo noi nell’immaginario comune, diciamo.-

Dominic non aveva ribattuto, tanto sapeva che avevano delle idee diverse. Era tornato con gli occhi sul libro e aveva passato in rassegna i nomi. Non sapeva perché, ma uno di quegli aveva spiccato tra gli altri, forse per il cognome, Good. Sarah Good.

- Hanno impiccato anche una che si chiamava Good…- aveva osservato sorridendo, non sapeva nemmeno lui perché lo trovasse divertente, per poi notare che Elizah lo stava guardando stupita.

- Che c’è?- le aveva chiesto, dato che gli sembrava strana.

- Niente.- si era affrettata a dire lei.

Dominic l’aveva guardata e le aveva sorriso. - Sei sicura?- le aveva chiesto, dato che gli sembrava quasi spaventata. Intanto la stava guardando, dovendo ammettere che fosse piuttosto bella nonostante qualche segno di stanchezza che aveva sul viso, forse prima non ci aveva mai fatto caso per via dell’antipatia quasi innata che provava nei suoi confronti.

- Sì.- aveva risposto lei sicura. Dominic però aveva capito che gli stava mentendo spudoratamente.

- Che hai trovato su internet?- gli aveva chiesto con una punta di cattiveria, forse quello che c’era su quei fogli che lei aveva tolto dalla sua vista tanto velocemente, erano il motivo per cui in quel momento era così nervosa per quelle domande che gli stava facendo.

- Su internet?- gli aveva chiesto a sua volta, fingendo di non capire.

- Sì, quei fogli che c’erano prima sul tavolo.-

- Ah… quelli… niente, erano solo delle e-mail che mi sono arrivate e che ho stampato per leggerle perché erano troppo lunghe.- aveva detto, salvandosi per un pelo.

Dominic le aveva sorriso e aveva continuato a bere tranquillamente, come se non si rendesse conto effettivamente di quanto fosse stato subdolo a metterla in quella situazione. Aveva rimesso gli occhi sul libro e l’aveva sfogliato, vedendo che il capitolo su Salem era piuttosto lungo.

Quel nome, Sarah Good, lo aveva ritrovato appena qualche pagina dopo, non ci si era soffermato ma aveva sorriso nuovamente senza volerlo, come senza volerlo poi aveva letto una frase appena.

Dagli atti dei processi risultò che a detta di tutti Sarah Good era una mezza vagabonda dalla reputazione piuttosto dubbia, che si arrangiava a forza di espedienti, fumava la pipa, ed era disprezzata da gran parte della popolazione. Non fu difficile per le fanciulle accusatrici far credere che lei fosse una delle portatrici del demonio nella comunità di Salem. Fu impiccata alla fine del giugno del 1692, sulla collina appena fuori dal centro abitato dove tre settimane prima era stata impiccata anche la prima giustiziata, Bridget Bishop, chiamata poi la Collina delle Streghe.

Dominic per un momento era rabbrividito. Gli erano venute in mente le visioni della notte prima, accompagnate anche quella volta da quella spiacevole sensazione di quella corda che gli stringeva il collo, impedendogli di respirare. Si era impadronita di lui l’idea che la sua vita, sebbene non fosse accettata dagli altri, non si meritava di essere brutalmente spezzata in nome di peccati terribili che non aveva commesso.

Ma quelli non erano pensieri suoi, non gli appartenevano, ma sapeva chi ne era il proprietario, anzi, la proprietaria.

Gli era venuto in mente quel sogno che aveva fatto la notte precedente, in cui lui era una donna e fumava la pipa. Rideva e si comportava scioccamente, non era rigida e compunta come le altre donne che erano considerate rispettabili signore.

Aveva chiuso quel libro di scatto, non ne voleva sapere altro. Sentiva una rabbia crescente salirgli dentro, ed era certo di sapere con chi doveva prendersela.

- Chi era Sarah Good?- aveva chiesto ad Elizah, probabilmente con un’espressione sul viso che non lasciava immaginare niente di buono. Lei ci aveva messo qualche secondo a rispondergli.

- Non lo so, una che è stata giustiziata qui alla fine del seicento, non capisco perché me lo chiedi.-

- Elizah, per favore, non prendermi in giro.-

Lei aveva taciuto ancora, ma era più che evidente che fosse turbata e che stesse mentendo.

- Mi vuoi rispondere?- le aveva chiesto irritato nuovamente, la sua pazienza in quel momento era nulla e non voleva né concederle tempo per inventarsi una balla, né farle passare tutto in cavalleria.

- Va bene, te lo dico!- gli aveva detto scossa. - Ma tanto tu non ci crederai a quello che sto per dirti…-

Si era presa una pausa, aveva respirato profondamente. - Era un antenata di mia madre e penso che questa casa fosse la casa che i nipoti di sua sorella costruirono alla fine dell’ottocento. Mia madre era una medium fantastica, nei suoi diari, quelli che mi ha lasciato in eredità, aveva scritto che sentiva delle presenze in questa casa e credeva che fosse proprio lei, la sua misteriosa antenata uccisa ai tempi delle persecuzioni. Facendo delle sedute spiritiche però non è mai riuscita a contattarla, non sapeva nemmeno il suo nome. Ci ha provato così tante volte, ma ha sempre fallito nell’intento, doveva essere stato tremendamente frustrante per lei. Veniva a trovarmi spesso quando ero poco più che una ragazzina, cercava di dirmi delle cose ed io ero spaventatissima, fino a che finalmente ho capito che lei voleva solo che finissi il suo lavoro, così mi sono ripromessa di scoprire quello che lei non era riuscita a trovare, e stanotte ce l’ho fatta. Le entità possono sentire le tue domande anche se le poni nella tua mente, io ho chiesto il suo nome per l’ennesima volta. Mentre tu eri a terra e mio fratello cercava di chiudere la porta mi ha detto Good S, nient’altro. Stanotte mi sono alzata e ho fatto delle ricerche, dev’essere lei.-

Dominic l’aveva guardata allibito. Senza trattenersi minimamente aveva esternato tutto il suo disprezzo nei suoi confronti.

- Sei solo una fanatica, non ti dovrei nemmeno stare a sentire.-

Elizah l’aveva finalmente guardato nel modo in cui lui era abituato ad essere guardato da lei, togliendosi finalmente quella maschera che le aveva imposto di essere gentile quella mattina, forse per un certo senso di colpa: in quello sguardo c’era pena e un po’ di disgusto.

- Non pretendo che tu capisca, e detto tra noi me l’aspettavo che non avresti fatto il minimo sforzo per farlo, le persone come te non ci arriverebbero mai. Volevo che quello che è accaduto a te accadesse a me, ma evidentemente eri un bersaglio più facile, come mi aveva fatto capire Stephen, lui me l’aveva detto che se stanotte fosse successo qualcosa tu eri quello più quotato, le tue difese erano al minimo, ma non l’ho ascoltato. Ed è capitato proprio a te, che spreco di tempo.-

- Voi siete completamente pazzi, lo sai? Lo sai che avreste tutti bisogno di un buon analista?- aveva detto ancora, per poi alzarsi e tornare in camera sua.

Cercando di non fare rumore aveva fatto prima una doccia, quindi, dopo essersi asciugato con tutta calma, aveva rimesso tutte le sue cose in valigia.

Quando Evelyn si era svegliata lo aveva trovato sdraiato e vestito di tutto punto accanto a lei.

Non aveva perso tempo a dirle che voleva andare via di lì il più presto possibile. Evelyn, anche per tutto quello che era successo quella notte, non aveva fatto obiezioni. Del resto nemmeno lei si sentiva più a suo agio in quella casa.

   
 
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