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Autore: lightoftheday    10/05/2005    2 recensioni
Uno strano fine settimana in un luogo dove la percezione della realtà può perdersi nei meandri di quello che un occhio solitamente non vede. O è semplice questione di suggestione? ***Partecipante alla 15° edizione del concorso di EFP***
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie a Claudietta per il commento… però se poi non ci dormi mi fai sentire in colpa!

Buona lettura, Mandy

 

Capitolo Secondo

 

Svegliandosi la mattina seguente Dominic aveva sentito una spiacevole sensazione di freddo e non riusciva a respirare bene. Quando era stato abbastanza cosciente da rendersene conto aveva maledetto la sua bella idea di togliersi il cappotto il pomeriggio precedente, dato il caldo che faceva sotto il sole aveva pensato che se se lo toglieva per un minuto non poteva succedergli niente. Ma non aveva pensato al fatto che soffiava una leggera brezza dal mare che probabilmente, insieme alla sua stupidità, era stata la causa di quel forte raffreddore che gli era venuto.

- Porca miseria!- aveva esclamato leggermente innervosito e ad alta voce, poteva permetterselo dato che Evelyn si era già alzata evidentemente, dato che non era lì. Era scivolato fuori dalle coperte completamente nudo, cosa che non era stata affatto piacevole per come si sentiva e dato il clima già di per se molto rigido. Più in fretta che poteva si era messo qualcosa addosso vedendo che erano passate da un pezzo le dieci del mattino ed era andato in bagno. Dopo essersi reso presentabile era sceso al piano inferiore dove aveva trovato sveglie oltre ad Evelyn, Elizah e Kiki.

- Buongiorno…- aveva bofonchiato prima di avvicinarsi al tavolo di legno dell’angolo cucina di quella casa così strana, facendo chiaramente intuire dal suo tono di voce che non stava per niente bene. Si era avvicinato ad Evelyn che era seduta all’estremità sinistra della panca di legno che stava da un lato del tavolo. La ragazza dapprima gli aveva passato un braccio attorno alla vita per avvicinarselo, poi era scivolata verso destra per lasciargli lo spazio sufficiente perché potesse sedersi vicino a lei.

- Ora ho capito perché stamattina russavi un po’…- aveva osservato Evelyn, mentre gli passava una mano sulla testa e si avvicinava, per dargli un bacio su una guancia.

- Davvero russavo?- aveva chiesto sorpreso, anche un po’ imbarazzato.

- Un pochino.- aveva detto Evelyn, che poi gli aveva messo una mano sulla fronte. - Non sei caldo, meno male, vedi di non farti venire la febbre proprio adesso!- lo aveva bonariamente ammonito.

Elizah, senza che lui avesse chiesto niente, gli aveva messo davanti una tazza di caffé bollente. - Per mangiare fai tu come vuoi.- gli aveva detto.

Dominic non aveva molto appetito quindi non ci aveva nemmeno pensato a nutrirsi. Quel caffé al contrario lo prendeva più che volentieri, aveva annuito verso Elizah come per dire che aveva afferrato il concetto e l’aveva ringraziata. Immediatamente dopo aveva dovuto fare velocemente cenno ad Evelyn di allontanarsi almeno un po’ da lui, uno starnuto fragoroso era arrivato nel giro di pochi secondi.

- Mi hai sturato le orecchie Dom!- lo aveva preso in giro Evelyn, mentre Kiki, dall’altro lato del tavolo, gli aveva passato la scatola con i fazzoletti di carta. Dominic aveva ringraziato afferrandone uno e soffiandosi il naso subito dopo.

- Dormito bene, a parte il russamento mattutino?- aveva chiesto Elizah.

Dominic le aveva sorriso sforzandosi un po’, che diavolo aveva da prendere in giro quella, si chiedeva.

- Non c’è male, solo ho fatto un sogno strano.- aveva detto, guardando però verso Evelyn, come se volesse raccontarlo solo a lei. - Ero una donna, pensa che me ne andavo in giro allegramente fumando una pipa. Mi sa che stanotte un po’ di febbre devo averla avuta, ubriaco non ero quindi le spiegazioni sono poche.- aveva detto ridacchiando, Evelyn pure l’aveva fatto.

- Te lo ricordi bene questo sogno?- aveva chiesto Elizah interessata. - Non che me ne intenda molto di questo ramo, ma in genere certi tipi di sogni sono delle specie di segnali, hanno sempre dei significati e per questo chi ci induce a farli fa in modo che ce li ricordiamo bene. Dovresti pensarci sai?-

Kiki era si era immediatamente detta dalla parte di Elizah, che a suo parere aveva proprio ragione a dire una cosa simile. Senza per fortuna lasciare il tempo a lui di rispondere che no, si ricordava solo quei pochi particolari, era partita in quarta nel raccontarle un sogno che faceva spesso, che c’entrava un gatto e non aveva capito bene cos’altro, aveva evitato di ascoltare il resto dato che aveva capito che da lì in poi il discorso sarebbe andato a parare su paranormale e altre storie attinenti.

Evidentemente Kiki era una patita di queste scemenze proprio come la padrona di casa, e sì sa che due invasate insieme non le regge nessuno. Aveva prima guardato di sottecchi Evelyn che aveva incontrato il suo sguardo e a sua volta gli aveva rivolto un’occhiata molto esplicativa, quasi come a volergli chiaramente dire che noia. Lui le aveva sorriso, sentendosi complice.

Quando erano stati soli nella loro stanza, dopo un po’, Evelyn gli aveva detto che era da tutta la mattina che andavano avanti a parlare di certe cose. - E dire che io sono abituata ad Elizah e alle sue manie, ma tutt’e due insieme non le reggo… e tu ti sei perso il pezzo migliore, Kiki le ha confessato di avere sviluppato dei poteri nel campo della stregoneria, dice di aver appreso certe arti magiche da sua nonna. Si è anche affrettata a dire che quello che riesce a fare sono solo banalità, e che molto di quello che sa più che alla magia è dovuto al folklore svedese, quindi si sono lanciate entrambe in una specie di disamina sulla magia che si è sempre sviluppata di pari passo con il folklore… credimi Dom, una cosa pazzesca! Mi sembra che si stia davvero esagerando. Joseph e Stephen sono andati a fare un giro in macchina qui vicino, hanno fatto molto bene a togliersi di mezzo, potessi l’avrei fatto anch’io.-

Dominic era scoppiato a ridere immaginandosele, ma dall’altra parte aveva pensato che le sue previsioni per quel fine settimana, quelle meno rosee, si stavano per avverare.

Dopo che Stephen e Joseph erano tornati dal loro giro avevano pranzato, quindi era stato scelto di passare il pomeriggio al museo delle cere dedicato alla stregoneria, cosa che non aveva fatto che incoraggiare le chiacchiere di Elizah e Kiki, che fortunatamente però si erano chiuse a parlarne tra loro e non avevano nemmeno cercato di coinvolgere gli altri nella loro conversazione.

Dominic, che nel corso del pomeriggio si era sentito sempre più debole dato che il suo raffreddore stava peggiorando rapidamente, ogni tanto di sfuggita aveva osservato Elizah presa nel discorso.

Forse il tutto era dovuto anche alla sua poca pazienza del momento, dovuta più che a quelle chiacchiere al fatto che quello stare male, proprio durante quei giorni, lo stava facendo innervosire.

Non gli piaceva pensare certe cose, ma più guardava quell’espressione altezzosa di Elizah, che sembrava voler dire agli altri quanto si sentisse superiore solo perché credeva di possedere una verità che il resto del mondo scettico non ha, e più si sentiva mal disposto nei suoi confronti. Quel suo modo di porsi lo considerava semplicemente ridicolo, oltre che senza una giustificazione plausibile.

Quel museo era divertente e ben fatto, ripercorreva tutta la storia delle persecuzioni e ricostruiva in parte la storia di alcuni dei personaggi che avevano avuto un ruolo di spicco nella vicenda. Un’intera parte era dedicata alle ragazzine che avevano dato il via a tutta quella vicenda, una parte alle persone che erano state condannate e giustiziate e via dicendo tutte le fasi salienti della storia. Lui non si era divertito molto pur riconoscendo che era abbastanza interessante, a tantissime cose non aveva nemmeno fatto caso, cercando di prenderla però con filosofia, con il detto comune che aveva poi esposto ad Evelyn quando erano usciti dal museo e lei gli aveva chiesto se gli fosse piaciuto.

Lui l’aveva guardata scettico e le aveva detto:- Mettiamola così: la cultura è come il maiale, non si butta via niente!-

Quando erano tornati a casa, nel tardo pomeriggio, aveva qualche linea di febbre, niente che con un paio di aspirine non passasse, ma si era davvero sentito nervoso. A cena non aveva mangiato quasi niente, proprio non gli richiedeva, era sicuro che anche la febbre gli stesse salendo. Nonostante il fatto che anche Evelyn gli aveva detto che sarebbe stato meglio se fosse andato a sdraiarsi un po’, non aveva voluto isolarsi, soprattutto non voleva staccarsi da lei dato che aveva cominciato a pensare tristemente che erano già trascorsi la metà dei giorni a disposizione che avevano per stare insieme.

Dopo cena si erano tutti seduti sui due divani che stavano davanti al camino. Stephen si era curato di accenderlo quella mattina appena alzato ed era rimasto ardente per tutto il giorno, regalando un’accogliente atmosfera a quel grande soggiorno che era sicuramente il posto più bello di quella casa. Sembrava una casa di campagna vecchio stile, l’unica cosa che dava l’idea di un po’ di modernità era l’angolo cucina super accessoriato che tuttavia non era subito visibile agli occhi di chi entrava in quella casa. Era arredata quasi completamente con dei mobili rustici in legno grezzo tranne quei due comodi divani su cui erano seduti, delle travi dello stesso materiale erano messe a reggere la struttura di quell’alto soffitto. Il grande camino dava l’idea che in tempi remoti quello dovesse essere stato il centro della casa e che, come stavano facendo loro in quel momento, la sera tutti quelli che vivevano sotto quel tetto si riunivano intorno ad esso a godersi il tepore che esso spandeva tutt’intorno, mentre parlavano della giornata appena trascorsa o si raccontavano storie.

Peccato che la conversazione in quel momento, dopo che durante la cena finalmente si era parlato d’altro, era tornata in mano ad Elizah e Kiki che, ovviamente, erano tornate a parlare di quell’interesse che avevano scoperto di avere in comune.

Evelyn si era seduta appoggiando le spalle all’angolo del divano, Dominic inizialmente le si era seduto vicino, ma con il passare del tempo i suoi sensi avevano cominciato a non essere più tanto vigili. Evelyn con dolcezza ma anche con gesti decisi aveva fatto in modo che si sdraiasse su di lei appoggiando la schiena contro il suo petto e la testa contro la sua spalla. In effetti Dominic aveva trovato che quella posizione fosse molto più confortevole, sia per il fatto che stare leggermente sdraiato lo faceva sentire meglio, sia per aver trovato un lato buono di stare male, ovvero che le persone che gli stavano intorno, Evelyn in particolare, sembravano essere più inclini a coccolarlo.

Intontito com’era non stava minimamente seguendo il discorso, ma aveva chiaramente letto nello sguardo di Joseph una certa stanchezza e a giudicare dal silenzio semi totale che Evelyn stava tenendo, anche lei non doveva divertirsi molto. Stephen invece sembrava non fare quasi caso a quello che succedeva, come sempre.

L’unica cosa che Dominic era riuscito ad intuire era che stessero parlando di fenomeni paranormali che in qualche modo erano legati alle sedute spiritiche. Era più che altro Kiki a parlare del fatto che più volte aveva provato a portarne a buon fine una ma che, per la scarsità dei mezzi e per aver sempre tentato di farle con persone non all’altezza o non pienamente convinte di quello che facevano, non ci era mai riuscita. Lei certo era spinta da nobili motivi, era certa che entrare in contatto con delle entità superiori avrebbe accresciuto la sua saggezza e il suo buonsenso, ma per di più il resto delle persone ci arrivava per curiosità morbosa nei confronti dell’occulto o, ancora peggio, per farsi una risata o per scopi materiali.

- Sai, stavo pensando che stasera sarebbe davvero adatta, è tutto perfetto.- aveva asserito Elizah, più che convinta di quello che diceva. - L’atmosfera, le persone, le intenzioni. Mi sembra che ci siano tutti gli elementi necessari per portarne una a buon fine.-

Dopo aver detto questo si era girata verso la figura longilinea e pensierosa di suo fratello. Non c’era stato bisogno che lei gli chiedesse niente, lui aveva già intuito da solo cosa volesse la sorella.

- Non so se è il caso Elizah.-

- Pensi di non farcela?- aveva chiesto lei.

- Manca il terzo.- aveva spiegato.

- Kiki mi sembra perfetta.- aveva ribattuto Elizah.

Dominic non si era stupito troppo della sicurezza e della competenza con le quali Stephen aveva cominciato a  parlare, si era ricordato di quello che gli aveva raccontato Evelyn la notte prima, ma per lui quei discorsi e la serietà con cui era fatti erano esilaranti. Aveva trattenuto a stento una risata nel sentirli tutti parlare così, era stato bravo a non far trasparire niente, per questo si era stupito e anche un po’ sbigottito quando Stephen, con quello sguardo inquietante, quasi come se gli avesse letto nel pensiero, gli aveva piantato gli occhi in faccia per poi rispondere alla sorella.

- Non mi sembra che tutti qui siamo coscienti e intenzionati a prenderla con la dovuta serietà.-

- Non dobbiamo partecipare tutti per forza.- aveva osservato Elizah ancora.

- Io lo farei volentieri.- aveva detto interessato Joseph.

Kiki ovviamente era dei loro, Elizah aveva guardato Dominic ed Evelyn che erano gli unici a non essersi espressi.

- No, grazie, passo.- aveva detto lui, ricevendo uno dei soliti sguardi tipici di Elizah, con il quale sembrava dirgli non avevo nessun dubbio in merito.

- Tu Evie sei dei nostri invece, vero? Non sarebbe nemmeno la prima volta per te…- aveva osservato.

Evelyn aveva stretto un po’ la pressione del suo braccio sul petto di Dominic, come se fosse tesa, poi aveva detto a bassa voce va bene, se volete lo farò, non sembrando del tutto convinta però.

- Sicuro che non ci vuoi ripensare Dominic?- aveva chiesto Elizah, ma Stephen aveva parlato per lui.

- Non forzarlo, e poi non lo vedi che non è nelle condizioni di farlo? Sarebbe una preda troppo facile e io non mi prendo questa responsabilità.-

Dominic non aveva capito che poco di quello che si erano detti. Chi era il terzo che poteva essere Kiki? E che voleva dire il fatto che lui nelle sue condizioni era una preda troppo facile? Ma troppo facile per chi?

Quelle domande per quanto gli riguardava potevano rimanere senza una risposta, non gli importava davvero niente dato che le credeva tutte assurdità.

- Posso rimanere qui come spettatore?- aveva chiesto però, dato che aveva proprio voglia di vedere cosa si sarebbero inventati quei due strambi fratelli, forse ci sarebbe stato anche da divertirsi.

Era stato Stephen a rispondergli, stupendolo parecchio dato che non lo aveva mai sentito prima dire tante parole in fila. - Credo che tu possa, ma ci sono delle cose che devi sapere e delle regole che devi rispettare anche tu, anche se non partecipi direttamente.- gli aveva detto con un tono grave.

- Questa che stiamo per fare è una cosa molto seria, e se anche tu non ne farai parte, se qualcuno per la volontà di Dio verrà a parlare con noi, sarai presente e con te sarà presente anche il tuo spirito e le tue intenzioni che potranno essere viste e percepite. Lo so che pensi che siano tutte stupidaggini e rispetto la tua opinione se anche credo sia per pura ignoranza in materia, senza offesa ovviamente.- si era affrettato a dire. - Ma per un momento dovresti sforzarti di crederci e pensare cose positive della faccenda, oltre che avere il massimo rispetto per le entità che richiameremo a noi, se vorranno farci l’onore di ascoltarci. Credi di poterlo fare?-

Dominic gli aveva sorriso ipocritamente, era abbastanza infastidito dalle sue parole e dalla presunzione che traspariva delle stesse. - Il fatto che le consideri stupidaggini è del tutto da dimostrare, in ogni modo ho il massimo rispetto per voi e per le vostre credenze, non mi permetterei mai di mancare di rispetto a voi e alle vostre cose, se è quello che temi.-

Elizah pure gli aveva sorriso. - E’ che ti si legge in faccia Dominic, non c’è bisogno che lo dici. Comunque sì, puoi rimanere, non credo che ci sia alcun problema se segui i consigli che ti ha dato Stephen.-

Dominic si era chiesto in che banda di pazzi fosse capitato, ma si era limitato a sorridere ipocritamente per l’ennesima volta verso di lei e ad alzarsi dal divano per permettere ad Evelyn di raggiungerli.

Mentre Elizah si affrettava a procurarsi l’occorrente, Stephen aveva istruito tutti sul da farsi. Per Evelyn e Joseph c’erano state poche raccomandazioni, che erano all’incirca quelle che poi erano state fatte anche a Dominic: dovevano mantenere un silenzio rispettoso e concentrato, liberarsi da qualsiasi frivolezza e da qualsiasi morbosa curiosità in merito, dovevano essere tutti in perfetta armonia fra loro o gli spiriti maligni avrebbero approfittato anche della più piccola discordia per renderli tramite della loro malvagità.

Era poi passato a spiegare il ruolo di tutti gli altri: lui sarebbe stato il medium coordinatore, Elizah l’avrebbe assistito quando sarebbe entrato in trance, sempre che ciò fosse avvenuto dato che non era scontato che ciò avvenisse, mettendogli a disposizione la sua forza; Kiki invece aveva il compito di richiamarlo dallo stato di trance e di ristabilire un contatto. Per comunicare avrebbero usato un mezzo semplice e considerato uno fra i meno pericolosi in circolazione, una tavola oui-ja. Stephen aveva spiegato anche il funzionamento di quello strumento, che tutti però avevano già visto, o almeno ne avevano sentito parlare. I partecipanti dovevamo appoggiare il loro dito indice sul puntatore che scorreva sulle lettere, numeri, ed altri simboli riportati sulla tavola senza fare troppa pressione, in modo che fosse l’entità a muoverlo per dare loro le indicazioni che voleva. Aveva spiegato inoltre che probabilmente sarebbe occorso del tempo perché un’entità rispondesse, non sapeva quanto, avrebbero avuto la certezza di avere un contatto quando il puntatore si sarebbe mosso prima in ordine sparso, poi tornando nel punto preciso in cui aveva iniziato, per poi rispondere ad eventuali domande che loro gli avrebbero fatto, anche se Stephen aveva spiegato che inizialmente era buona norma chiedere all’entità se volesse lei per prima dire loro qualcosa.

Quando Elizah era tornata con l’occorrente, avevano disposto la oui-ja al centro di un tavolino tondo, con il puntatore per il momento rigorosamente sul tavolo, le luci andavano spente e quell’enorme stanza sarebbe stata illuminata solo dal fuoco del camino, Elizah aveva acceso una candela che aveva sistemato sul tavolo davanti alla oui-ja.

Quando tutti avevano preso il loro posto, Dominic compreso che si era seduto poco distante su una sedia dietro a loro, Stephen aveva preso il puntatore appoggiandolo sulla oui-ja e chiedendo a tutti di appoggiare il loro dito indice su questo, curandosi di tenere il braccio rilassato, ma assolutamente di non appoggiarlo sul tavolo, per non creare attriti.

Stephen, quando nella stanza era sceso il silenzio più assoluto, aveva incominciato a declamare una specie di preghiera: aveva chiesto a Dio di metterli in contatto con degli spiriti buoni e di preservarli da quelli cattivi, di aiutarli nel caso questi ultimi fossero arrivati a non farli avere accesso ai loro cuori e alle loro menti, aveva chiesto per se la forza di adempiere al meglio al suo compito di medium, chiedendo di non venire toccato dalla vanità, nel caso contrario di vedersi togliere tutti i poteri che gli erano stati concessi nella sua grazia.

Dopo c’erano stati svariati minuti di silenzio, durante i quali non era successo niente. Tutto era rimasto come immobile, con i cinque partecipanti con le loro dita appoggiate sul puntatore cercando di stare immobili e concentrati nel loro rispettoso silenzio, per quanto la scomoda posizione che erano costretti a tenere lo permettesse.

Dominic li stava guardando ancora, annoiandosi, la sua curiosità era scemata molto dato il fatto che non stava succedendo niente di divertente e, se anche non ne aveva bisogno dato che era molto convinto di questo, si era persuaso ancora di più di aver ragione e che fosse solo una gran baggianata. Si era però curato di non dire niente, del resto quello che aveva detto prima che cominciassero era vero, avrebbe mantenuto il massimo rispetto per ciò che stavano facendo.

Proprio mentre questo pensiero, che in parte andava contro alle regole che Stephen gli aveva chiesto di osservare, gli stava attraversando la mente, il puntatore aveva fatto una piccola mossa, pianissimo si era spostato verso la parte destra della oui-ja, senza andare verso un punto preciso. La tensione nella stanza era risalita immediatamente dopo quei vari minuti in cui non era successo assolutamente niente, Dominic si era chiesto chi fosse tra Elizah e Stephen a muovere il puntatore, o se magari erano entrambi di comune accordo.

Da dove stava seduto non riusciva molto bene a vedere cosa stesse accadendo, gli sembrava che in quel momento il puntatore avesse fatto una specie di inversione a u non tornando però al punto di origine, per poi andare verso sinistra, sempre senza avere una meta precisa. Sentiva la sua testa pesante, aveva sinceramente bisogno di sdraiarsi e sperava che quella farsa non durasse ancora tanto, almeno sarebbe andato a dormire. La testa aveva preso a fargli così male in pochi secondi che aveva necessariamente dovuto chiudere gli occhi, portandosi le mani alle tempie. Li aveva strizzati mentre il suo viso si contraeva in una smorfia che, se qualcuno degli altri l’avesse potuto vedere, avrebbe in modo più chiaro possibile fatto intuire quanto stesse male in quel momento.

Anche se sapeva di dover stare immobile ed in silenzio quel malessere era tropo forte, si sentiva come se stesse per svenire ma aveva trovato, non sapeva come, la forza per alzarsi dalla sedia dove stava, voleva chiedere aiuto, ne aveva bisogno.

- Evie…- aveva appena detto, poi gli erano mancate le forze per fare altro.

   
 
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