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Autore: lightoftheday    09/05/2005    3 recensioni
Uno strano fine settimana in un luogo dove la percezione della realtà può perdersi nei meandri di quello che un occhio solitamente non vede. O è semplice questione di suggestione? ***Partecipante alla 15° edizione del concorso di EFP***
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Leggete Dominic Monaghan e chi per lui e pensate che siano nomi qualsiasi. Una pura convenzione. Ovviamente non lo conosco affatto e non voglio offendere né lui né nessun altro con le mie divagazioni.

 

Note: Non capisco che poco dell’argomento che sto per trattare, quando ho avuto quest’idea per il soggetto mi sono documentata il più possibile con vari libri o su internet. Come sempre, passatemelo se ho scritto qualche inesattezza… e magari correggetemi! Anche se non credo che sapere determinate cose mi servirà mai nella vita (queste cose proprio non mi piacciono!), se ne sapete più di me ogni consiglio è ben accetto!

Non vi preoccupate per l’altra storia, “Ricordo di un primo amore”… la prossima settimana posterò i tre capitoli finali, solo che questa breve storia ha la precedenza adesso. Credo sia dovuto per tutti quelli che hanno letto i risultati del concorso e vogliono verificare di persona!

L’opinione della webmistress, Erika, è stata questa: dovrebbe esserci un elemento di suspence, data la trama (comunque, abbastanza nota e senza risvolti particolari ... un gruppo di ragazzi che si trova a fare un gioco spiritico), ma manca proprio; questo probabilmente a causa di uno stile narrativo troppo semplice, che si limita a narrare i fatti in sequenza, senza dar loro una qualche luce. L'intento forse era proprio quello di narrare un particolare episodio senza infamia né lode (dato che non si avverte nemmeno la presenza di una soluzione al mistero). Anche qui ... consigliata solo a chi piace il personaggio di Dominic Monaghan.

 

Nota del 23-5-2005: Se volete inserire questo racconto in forum, blog e quant’altro potete farlo. Ma non con il copia/incolla… Credo sia più opportuno, e soprattutto gradito per me, riportare il link di questo sito! Grazie!

 

Un grazie già adesso a chiunque leggerà e commenterà.

Buona lettura, Mandy

 

 

A Naty… l’amica che mi ha dato

quasi involontariamente il soggetto.

Perché ogni promessa è debito!

 

Caccia alle streghe

 

Capitolo Primo

 

Superata Boston, il viaggio si faceva più interessante. Fino a quel momento, seduto sul sedile posteriore di quel fuoristrada, Dominic si era dovuto sorbire la compagnia dei due fratelli Burroughs, Elizah e Stephen, due gemelli amici della sua fidanzata Evelyn, con i quali avrebbe passato i quattro giorni successivi nella loro casa nei dintorni di Salem.

Per la verità non erano molto loquaci con lui e non l’avevano coinvolto in chiacchiere, questo gli andava più che bene, dato che non avrebbe davvero saputo di che cosa parlare con loro. Si era goduto la tranquillità e il paesaggio fuori dal finestrino per tutto il tempo, indisturbato.

Salem era una località famosa per la caccia alle streghe, lui non ne sapeva niente di più a parte tutto quello che il resto del mondo sapeva, almeno per sentito dire. Avevano impiccato qualche donna alla fine del diciassettesimo secolo, che sarà mai stato, pensava lui. In Europa erano morte all’incirca nello stesso periodo milioni di persone per quell’isteria religiosa di massa.

Una cosa però che lo aveva fatto ridere quando aveva accettato di prendersi quel lungo fine settimana per far contenta la sua fidanzata, era aver scoperto che quella scoppiata di Elizah Burroughs possedeva una casa da quelle parti.

Come si dice, lupus in fabula? Con quella sua spiccata tendenza a parlare sempre di occultismo, di spiriti, quel proclamarsi una vera e propria medium e altre stupidaggini del genere, almeno era in questo modo che le considerava lui, se l’immaginava proprio bene in quel contesto una così, doveva sguazzarci bene come un pesce nell’acqua.  

Anche suo fratello, Stephen, a suo parere non era proprio del tutto normale. Nell’arco di una serata, se diceva cinque parole compreso un saluto quando s’incontravano, era davvero molto. Dire che fosse schivo era usare un gentile eufemismo, sembrava quasi che gli costasse troppa fatica fare un sorriso ogni tanto, o raccontare qualcosa di se stesso, semplicemente parlare del più e del meno sembrava impossibile per lui. Dominic non poteva negare che si sentiva a disagio in sua presenza.  

Erano due fratelli molto attaccati fra loro, anche troppo pensava. Una volta aveva fatto una battutaccia con Evelyn, sul fatto che gli sembrava decisamente anomalo quel rapporto. Lei aveva riso e gli aveva detto di smetterla di dire cazzate sul conto di una sua amica d’infanzia, dato che con Elizah, da piccole, erano sempre state praticamente inseparabili pur essendo tanto diverse come personalità.

La vita poi le aveva separate, la loro frequentazione non era stata molto fitta negli ultimi anni, ma quando Elizah l’aveva chiamata per invitarla a passare quei quattro giorni a casa loro, Evelyn era stata così felice di rivederla dopo tanti mesi che Dominic non aveva nemmeno provato a dirle che avrebbe preferito passare quei giorni solo con lei, dato che anche per loro vedersi non era affatto facile.

Lei lavorava a New York, era una giovane giornalista di moda che si stava pian piano facendo strada. Era piuttosto brava nel suo lavoro, aveva anche la fortuna di provenire da un ambiente che le aveva permesso di avere gli agganci giusti per farsi strada. Fortunatamente per lei era una di quelle poche mosche bianche che si trovavano tra quelli che vengono definiti “raccomandati”, in genere sottintendendo in quest’epiteto un certo disprezzo, ma anche una buona dose d’invidia. Lei era davvero brava nel suo lavoro, e lo faceva con passione, che fosse dov’era perché la sua famiglia aveva le conoscenze giuste aveva poca importanza in fin dei conti.

Dominic invece, tra viaggi vari e tutto quello che il suo lavoro comportava, era comunque domiciliato a Los Angeles, dall’altra parte degli Stati Uniti. Quei giorni che lei aveva liberi, che erano arrivati per una fortuna più unica che rara in concomitanza con un periodo che per lui non era fittissimo d’impegni, erano davvero una manna dal cielo per il loro rapporto, che durava ormai da dieci mesi e che per almeno un terzo abbondante di quel lasso di tempo si erano vissuti al telefono.

Quell’invito dei Burroughs era capitato proprio in quel momento: Evelyn, dopo le sfilate newyorchesi che aprivano la stagione della moda e che erano finite qualche giorno prima in quel gelido febbraio, entro pochi giorni sarebbe partita per l’Europa, dove sarebbe stato prima il turno delle sfilate milanesi e poi di quelle parigine, che lei avrebbe dovuto seguire come inviata del giornale per cui lavorava.

Dominic aveva fatto buon viso a cattivo gioco, se così poteva essere definito. Del resto non gli era andata poi così male, a quella breve vacanza avrebbero partecipato anche altre due persone: Joseph e la sua fidanzata svedese Kiki, anche lui un amico comune di Elizah ed Evelyn. Dominic conosceva anche loro, sebbene molto superficialmente, erano piuttosto simpatici e sperava lo avrebbero salvato da quell’inquietante coppia di fratelli.

 

Avevano lasciato l’autostrada che avevano preso a New York per prendere una strada che all’inizio era sembrata a Dominic altrettanto scorrevole. Poco dopo però il paesaggio era cambiato e così la strada stessa, che aveva cominciato a salire leggermente e si era fatta piena di curve. La vegetazione si era infittita, lungo la strada il paesaggio era piuttosto bello: c’era molta neve che doveva essere caduta per le perturbazioni che c’erano state fino a qualche giorno prima in quella zona. In quel momento il tempo invece era bellissimo, il sole splendeva nel cielo terso ed era un piacere guardare quell’azzurro che lui riusciva a scorgere dal finestrino. I meteorologi avevano previsto che sarebbe durato per tutto il fine settimana quel bel tempo e tutti loro avevano sperato che fossero nel giusto.

Evelyn, che aveva dormito appoggiata alla sua spalla durante l’ultima ora, si era mossa, sicuramente svegliata per via dello sballottamento di cui erano stati vittime tutti gli occupanti di quell’auto da quando il manto stradale si era fatto meno regolare. Dominic l’aveva sentita incominciare a muoversi appena, lentamente; d’istinto le aveva stretto leggermente la spalla sinistra con la mano che vi aveva tenuto appoggiata per quasi tutto il tempo. Dopo pochi secondi Evelyn aveva alzato gli occhi mettendoli nei suoi, gli aveva sorriso appena.

- Ben svegliata…- gli aveva detto lui rispondendo al suo saluto, in quel solito tono ironico che teneva spesso, come se volesse cercare di far ridere qualcuno. Evelyn sapeva bene che spesso lo teneva per celare l’imbarazzo, forse il fatto che si era addormentata e l’aveva lasciato praticamente solo in compagnia di due persone con le quali lo sapeva un po’ a disagio, aveva avuto l’effetto di sortire quell’atteggiamento in lui. Senza pensarci un attimo gli aveva preso il naso tra l’indice e il pollice della sua mano sinistra, con l’intenzione di fargli un dispetto.

- Lasciabmi il daso ber cortesia! Mi rovini il mio bel dasino a badada!- le aveva intimato Dominic, cosa che lei aveva fatto solo dopo averlo stretto ancora un po’, mentre glielo teneva premuto muovendo la mano da una parte e dall’altra, facendo in modo che lui muovesse la testa da un lato e dall’altro.

- Il tuo nasino a patata non posso rovinarlo ulteriormente, credimi!-

- Ma sei cattiva!- si era lamentato quando era riuscito a riappropriarsi della parte incriminata, mentre lei rideva. Ovvio che non poteva non farlo anche lui.

Elizah si era girata ed aveva visto la scena, loro invece non avevano minimamente notato che li stava guardando presi com’erano, nemmeno la sua espressione leggermente disgustata avevano visto. Le avevano prestato attenzione solo quando li aveva interrotti mentre amorevolmente continuavano a farsi dispetti.

- Ah, ma allora sei sveglia…- aveva detto verso Evelyn, - Fra un po’ ci siamo. Abbiamo appena superato Salem, altri dieci chilometri e poi siamo arrivati alla magnifica residenza estiva dei Burroughs! Ti ricordi quando ci andavamo da piccole? Quante estati ci abbiamo passato insieme, vero Evie?- aveva ricordato alla sua amica.

- Certo che mi ricordo…- aveva asserito Evelyn sorridendo.

Per un po’ le due avevano rivangato vecchi ricordi d’infanzia mentre Dominic ascoltava in silenzio, mediamente interessato, e Stephen, concentrato nella guida, forse nemmeno ascoltava. Non aveva neppure avvertito quando aveva messo la freccia e aveva svoltato, un po’ di tempo dopo, in un viottolo sterrato che terminava in un piccolo piazzale davanti ad una massiccia porta in legno. Celata in parte dietro degli imponenti abeti, c’era quella casa di cui Dominic in quei giorni aveva sentito spesso parlare.

Quando erano entrati Elizah si era affrettata, nonostante il freddo, ad aprire tutte le finestre della casa e delle stanze che gli ospiti avrebbero occupato, per far prendere un po’ d’aria a quella grande costruzione che a Dominic era piaciuta subito per il suo particolare stile; dato che era stata chiusa e disabitata per vari mesi ne aveva bisogno.

Un paio d’ore più tardi erano arrivati anche Kiki e Joseph, gli altri avevano lasciato loro appena il tempo di riposarsi un poco e di lasciare le loro valige, quindi erano usciti tutti riprendendo le auto e percorrendo quei dieci chilometri circa che li separavano da Salem, dove avrebbero fatto un mini giro turistico e la spesa dato che in quella casa, facendo eccezione per poche cose, non c’era niente.

Prima del dovere però si erano concessi una piacevole passeggiata lungo il Derby Wharf, una specie di strada pedonale panoramica sul mare, vedendo da fuori la Custom House lungo la loro strada. Elizah si era affrettata a raccontare che là aveva lavorato come impiegato lo scrittore Nathaniel Hawthorne.

- Sai, quello che ha scritto “La lettera scarlatta”.- aveva aggiunto diretta a Dominic.

- Lo so.- le aveva detto lui, che non aveva ben capito se lei l’avesse fatto di proposito a farglielo notare, le aveva risposto ma aveva evitato di dare importanza alla cosa.

Elizah poi aveva detto che si poteva anche visitare volendo, ma che a quell’ora di pomeriggio era troppo tardi e probabilmente stava chiudendo.

Si erano divertiti per un paio d’ore a girovagare incuriositi tra i vari negozietti di souvenir che si potevano trovare lungo tutto il percorso, quasi tutti sfruttavano la grande fama delle streghe. Del resto, anche per quanto riguardava loro, in quei quattro giorni l’itinerario scelto sarebbe stato dedicato soprattutto a questo aspetto peculiare di quella cittadina: era stato deciso di visitare la Casa della Strega del diciassettesimo secolo, dove aveva vissuto uno dei giudici del tribunale d'accusa, oltre a tanti altri luoghi legati alle streghe di Salem, su tutti il Salem Wax Museum of Witches, il museo delle cere dedicato alla stregoneria.

Certo Dominic avrebbe preferito prendersi quei quattro giorni di relax con Evelyn, quelle cose non l’avevano mai interessato e fosse stato per lui quello sarebbe stato l’ultimo posto dove sarebbe andato a passare quei giorni, ma alla fine si era fatto catturare un po’ dalla curiosità per quel luogo e dall’entusiasmo degli altri, di tutti tranne che di Stephen, che come al solito sembrava essere totalmente disinteressato, quasi in un altro mondo.

Erano tornati a casa verso le sette, dove tutti si erano messi a dare una mano a mettere a posto la spesa e a preparare la cena, che era stata allegra e piacevole. Per Dominic però era stato fastidioso il dopo cena, dato che si era ritrovato a passare una serata intera ad ascoltare strane storie di presenze che Elizah diceva di aver sempre sentito in quella casa. Aveva raccontato a Kiki del fatto che fosse una medium, la ragazza, non conoscendola ancora bene, si era fatta del tutto rapire dall’argomento di conversazione che lei prediligeva. Sin dal primo accenno che Elizah aveva fatto su quella faccenda, Kiki ne aveva voluto sapere subito di più, finendo poi per permettere ad Elizah di monopolizzare la conversazione.

Dopo un’oretta scarsa Dominic già non ne poteva più di sentire tante stupidaggini messe in fila.

Con gli altri non c’era stato alcun problema, ma non era riuscito a celare la sua noia e il suo disappunto anche ad Evelyn, ci aveva provato ma lei se n’era accorta immediatamente conoscendolo. Per fortuna, quella giornata era stata lunga per tutti per via del viaggio, quindi erano andati a letto tutti presto.

 

A turno, quando erano stati nella loro stanza, prima Evelyn e poi Dominic avevano fatto una doccia prima di mettersi a dormire; quando lui era uscito dal bagno dopo aver finito non si era stupito più del dovuto del fatto che Evelyn avesse tutta l’aria di star aspettandolo con una certa impazienza.

Del resto anche lui ci aveva pensato per tutto il giorno al momento in cui si sarebbero finalmente trovati insieme e da soli, una certa stanchezza che gli era derivata dalla lunga giornata appena passata, che per lui aveva compreso anche un volo preso notte tempo da Los Angeles per New York, di certo non aveva affievolito la voglia che aveva di averla.

Di certo era passato per loro quel periodo che ogni coppia vive all’inizio, in cui fare sesso è quasi la totalità di un rapporto, quando c’è quella voglia di conoscersi e di scoprirsi reciprocamente, l’entusiasmo di amare qualcuno che non si conosce fisicamente ma che si ha il desiderio di scoprire, in quello e in tutti gli altri ambiti possibili.

Dominic, come era sicuro che fosse pure per lei, si stava rendendo conto che quel periodo stava finendo, non senza provare un po’ di tristezza per il connotato di sana immaturità che le storie mantengono in quella fase. Si era sorpreso però di non esserne affatto spaventato in una riflessione che aveva fatto durante il viaggio in aereo, pensando a quando avrebbe rivisto Evelyn dopo quasi un mese di lontananza. Immaginava che quello significasse maturare, una cosa che nella vita in fondo non si finisce mai di fare.

Ci aveva ripensato per un attimo mentre facevano l’amore, così, distrattamente, pensando che non avrebbe voluto essere da nessuna altra parte in quel momento. Pensava che nonostante il fatto che Elizah gli stesse un po’ antipatica, suo fratello lo inquietasse e la doveva dividere con loro in quei pochi giorni che avevano a disposizione, era contento che lei fosse felice di stare lì. Se era contenta lei lo era anche lui, di rimando. Del resto sembrava impossibile non sorridere quando Evelyn lo faceva.

Erano rimasti per un po’ abbracciati, con il respiro un po’ più pesante del normale, a godersi il momento immediatamente successivo all’amore. Quell’intimità priva di parole con lei non lo infastidiva e non lo spaventava, ci aveva pensato e senza volerlo l’aveva stretta ancora un po’.

- Ti sei rotto le scatole stasera, eh?- aveva chiesto Evelyn, usando un tono leggermente canzonatorio, qualche tempo dopo.

- Se me lo permetti, direi che mi sono frantumato le palle veramente Evie!-

Lei aveva ridacchiato. - Esagerato che sei, c’è di peggio.- aveva osservato.

- Oddio sì che c’è di peggio, pensare che abbiamo ancora due serate da passare qui e che la cosa potrebbe ripetersi. Ti giuro, non so se ce la farò.-

Evelyn gli aveva appoggiato una mano sulla nuca e lo stava leggermente accarezzando, tenendogli le dita tra i capelli. - Elizah è fatta così. E’ che non vi conoscete nemmeno tanto bene, magari se aveste occasione di frequentarvi le cose potrebbero andare meglio. Siete molto diversi, questo va detto, anche se ciò non vuol dire che non possiate trovare un punto d’incontro se vi impegnate, e non parlo solo per te in ogni modo.- aveva commentato facendo trasparire il fatto che aveva notato che Elizah nei suoi confronti era ben poco espansiva.

- Questo credo sia difficile, rapporti civili va bene, per il resto la vedo buia. E poi lo so che non le sto simpatico, non me ne faccio un problema, non è che la posso obbligare a considerarmi un suo amico. E poi lo sai che è più forte di me, quando sento parlare di queste cazzate mi girano le scatole, mi conosci. Non le sopporto queste credenze, mi sanno d’ignoranza e di cattiveria. Insomma, immagino che nemmeno tu ci creda.-

Evelyn aveva appoggiato la testa sulla sua spalla e per un momento aveva taciuto, in un silenzio che Dominic aveva preso come un momento d’indecisione.

- Mica mi dirai che ci credi anche tu…- aveva continuato con al paura addosso di aver detto qualcosa di troppo, in fondo Elizah era una sua buonissima amica e avrebbe dovuto contenersi un po’.

- No, in verità non più del dovuto.- aveva detto cambiando tono. Dominic aveva avvertito che non cera affatto del disappunto come aveva temuto, piuttosto c’era qualcos’altro che non riusciva bene a definire.

- Che hai?- le aveva chiesto.

- Niente,- aveva risposto lei sempre con lo stesso tono. - Mi sono solo ricordata di una cosa, di una cosa che ci è successa quando eravamo sui dodici anni. Elizah sente delle cose fin da quando è una bambina. Ne è stata terrorizzata per anni fino a che non si è decisa a prendere in mano la situazione, da quando ha accettato la cosa è una persona più libera anche se è comunque rimasta una che vive sempre nel suo mondo. Se poi fosse stata solo lei sarebbe stato un conto, ma anche Stephen non credere che sia da meno, anzi, è molto più dentro queste cose di lei, solo che non ne parla, per la verità non parla mai di niente. Anche lui è una specie di medium, Elizah mi ha raccontato che quando erano piccoli è capitato a volte che lui cadesse in trance così, senza un motivo apparente e diceva delle cose strane.-

- E tu ci credi? A me sembrano stronzate.- aveva ribattuto Dominic.

- Non so che pensare francamente, se me le avesse dette qualcun altro mi sarei fatta una risata anch’io, ma trattandosi di Elizah non lo so. Te l’ho detto, io non ci credo a queste cose, al massimo posso buttarmi un po’ di sale alle spalle se mi cade sulla tavola, ma più per un gesto assimilato che per paura della sfortuna, ma quella volta mi spaventai a morte.-

Si era interrotta per un momento, Dominic non l’aveva spinta a continuare lasciandole il tempo necessario per rifletterci, anche se era abbastanza incuriosito da ciò che Evelyn aveva da raccontargli.

- Io ero andata a dormire a casa sua come ci capitava spesso di fare da ragazzine, era un sabato in pieno inverno. Nella sua stanza c’erano due letti identici e noi, come due sciocchine, stavamo sedute su questi due letti in pigiama, anche se era tardi nessuna delle due aveva voglia di dormire. Chiacchieravamo della scuola, dei ragazzini che ci piacevano, quando improvvisamente, senza un motivo apparente, Elizah è stata come sbalzata fuori dal letto ed è caduta dalla parte opposta a dove ero io. Io non riuscivo a capire che cosa le fosse successo, un po’ mi scappava anche da ridere, ma quando l’ho ritrovata a terra non ho più avuto voglia di ridere. Stava accovacciata per terra, terrorizzata, non l’ho mai vista così terrificata in tutta la vita. Sai, si teneva le braccia strette intorno alle ginocchia e tremava. L’ho aiutata a rialzarsi e lei mi ha abbracciata, non mi ha voluto dire cosa le fosse successo, mi disse semplicemente che aveva perso l’equilibrio ed era caduta come un sacco di patate. Io mi accontentai della risposta che mi aveva dato e aspettai semplicemente che si tranquillizzasse. Ma dopo, quando abbiamo deciso di andare a letto e lei era andata in bagno, l’ho sentita dire chiaramente per favore mamma vattene, c’è anche Evie e non voglio che la spaventi come hai fatto con me. Sua madre è morta quando era molto piccola, era di qui. Lei mi ha raccontato addirittura che si vocifera che tra i suoi antenati ci fosse una delle presunte streghe giustiziate tre secoli fa, ma a questo non ci crede nemmeno lei. In ogni modo mi aveva raccontato in precedenza che ogni tanto cadeva perché si sentiva spintonare da delle mani invisibili, come delle presenze che cercavano di attirare la sua attenzione. Dormimmo insieme nello stesso letto quella notte, io cercai di non farle capire che mi ero spaventata, perché aveva sinceramente bisogno che qualcuno vegliasse su di lei.-

Dominic era rimasto un po’ in silenzio a riflettere, anche se quello che aveva detto dopo sapeva che non sarebbe stato quello che Evelyn esattamente si aspettava.

- Ci possono essere mille spiegazioni plausibili a tutto questo.- aveva commentato.

- E quali?- aveva ribattuto decisa lei, che si era stretta a lui con più decisione, quasi come se ricordare quella notte le avesse messo addosso un po’ della stessa paura che aveva provato da ragazzina.

- Forse Elizah voleva fare un po’ di scena.-

- Se avesse voluto solo fare scena mi avrebbe detto che sua madre morta le aveva dato una spinta tanto forte da farla cadere dal letto invece di stare zitta, no?-

- Ma dopo l’hai sentita mentre era in bagno, forse lei lo sapeva bene che tu l’avresti sentita.-

Evelyn era rimasta in silenzio per due secondi prima di ribattere. - Tu non hai visto quanto fosse spaventata Dom, io sì, e ti giuro che non stava fingendo. Lo avrebbe fatto troppo bene.-

Dominic decise di concederle il beneficio del dubbio, anche se rimaneva dell’ipotesi che Elizah fosse troppo fissata e che, a giudicare da quello che Evelyn gli aveva appena raccontato, doveva esserlo sempre stata.

Le aveva passato una mano sulla nuca e le aveva dato un bacio sulla fronte.

- Che ne dici se dormiamo?- le aveva chiesto a bassa voce.

Evelyn era stata d’accordo, si era liberata del suo abbraccio per un secondo, il tempo necessario perché riuscisse a girarsi dandogli la schiena, in modo che lui potesse abbracciarla nuovamente da dietro, in modo protettivo.

Era vero, pur non volendo, ricordare quella notte l’aveva fatta ripiombare in quello stato di angoscia che aveva provato in quella notte fredda, come lo era anche quella che stava vivendo in quel momento. Dominic che l’abbracciava le dava sicurezza.

 

   
 
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