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Autore: Demoiselle An_ne    11/04/2020    2 recensioni
Calypso si ritrova sola a Isla Cruces in un momento imprecisato, molto dopo la conclusione degli eventi principali della saga, e ripensa a Davy Jones e a ciò che sono stati. In questa breve OS mi permetto (forse troppo ambiziosamente), di indagarne i sentimenti e i ricordi riscoprendo un personaggio che credeva di aver tutto e che invece si riscopre a stringere qualcosa di più controverso, difficile e inafferrabile.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calypso, Calypso, Davy Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Resto lì, ferma come fossi fatta di sale e sabbia io stessa, immobile a fissare gli occhi sul moto altalenante delle onde. 
Non sono forse come le onde anch'io? Volubile, incostante e imprevedibilmente violenta: un soffio di vento e quel riverbero di collera si sostituisce con l'effimera e fugace sensazione successiva. Con lo sguardo irretito sui moti azzurrini della spuma ti fisso nella mia mente e mi rendo conto che non te ne sei mai andato, la mano che stringe convulsamente quel ninnolo ferreo che ti diedi.
- Tu puoi amare? Amare me?- mi chiedesti quel giorno di un'altra epoca, lo sguardo sorpreso davanti a qualcosa che non avresti neanche lontanamente previsto, le tue pupille gelosamente puntate sullo stesso ciondolo che io stringo ora.
Il mio innegabile assenso ha incrinato entrambi: sapevo non sarei stata eternamente fedele, è la mia natura, e nonostante questa certezza ti ho preso. Ti volevo con me.
Per te ho sfidato qualsiasi precetto divino, ti ho reso un titano poiché certa della tua lealtà.
Sicura che donandoti il tesoro proibito  dell'immortalità non avrei mai dovuto rinunciare a quegli occhi cangianti e a quelle carni che tanto mi hanno tentata perché mai sarebbero divenute cadenti: la mia lussuria e il mio amore non sarebbero mai venuti meno.
Immortale per me, traghettatore dell'altrui mortalità: lo stesso dono che con la mia cupidigia ti ho sottratto. 
Illusa e vanesia, ecco cosa sono stata: ero certa che tra tutti, nonostante tutto, tu mai mi avresti tradita perché i dadi vincenti erano saldamente serrati nel mio pugno.
Ti ho dato poteri su cui mai alcun mortale dovrebbe posare lo sguardo e tu, dopo il mio capriccio, me l'hai rivoltata  contro la mia ricompensa non senza uno spregevole dileggio: carni mortali mi hai costretta a portare, catene che esacerbarono il mio rancore;  hai tradito il tuo compito sacro e hai lasciato le anime di chi doveva salpare ad annaspare in un limbo salmastro a loro non destinato, ti sei beffato del mio dono dandolo a chiunque ma a condizione di schiavo.
 
Schiavo come ti ho fatto sentire io e soprattutto, hai estirpato la parte di te che io più anelavo: il tuo cuore. Era mio, è mio e questo non cesserà mai d'essere.
Le tue belle membra si sono corrose e tutto è stato sostituito da una mostruosità decadente: non saremo pari, questo mai.  Il mio odio è pari all'amore che nutro per te Capitan Jones, eppure, se potessi, ti reclamerei dal destino. Poco importa se per infliggerti dolore o per sentire il tuo respiro spezzato mentre il tuo corpo si fonde con il mio.
Amore e odio sono indistinguibili in questo vortice e ora io, Calypso, sono un po' più simile a te: schiava di un amore che non potrò mai avere e prigioniera di un'ira che, come il più agognato dei piaceri, resterà eternamente inappagata.
Volto le spalle al mare e svanisco, come se non fossi mai apparsa, mentre anche solo il pensiero di te mi fa tribolare.
Ne rideresti?
                                                                           ****
 

Note autrice:
Salve a tutti, mi rendo conto di quanto questo pezzettino possa sembrare scarno e probabilmente insignificante... Questa è, inoltre, la mia primissima incursione (e forse l'ultima) in un fandom a me immensamente caro; ho scritto in altre sezioni e in maniera incostante, lo ammetto, ma ci tenevo tantissimo a scrivere su questi due! Il mio personaggio preferito, come la più scontata delle adolescenti dell'epoca, è senza dubbio alcuno il caro Jack ma è un territorio in cui non me la sento di addentrarmi. I nostri cari Pirati mi hanno tenuto compagnia sin dall'infanzia, passando per l'adolescenza, per giungere ad adesso e ogni volta che li incontro nuovamente è sempre una boccata di pura spensieratezza, seguita poi da tutto il caleidoscopio di emozioni e riflessioni, miste a ricordi che il rivederli comporta. Addirittura la mia prima ff, mai pubblicata, ovvio, mai scritta prevedeva una Mary Sue e il sempre splendido Capitano...darei volentieri uno spintone beffardo alla me tredicenne. Divagazione imbarazzante a parte, tra le tante cose che mi sono sempre chiesta c'è questa: quale sarebbe stata la reazione di Calypso e la convivenza con la perdita, e tutto ciò che questa comporta, di Davy Jones?
La loro coppia è per me bellissima quanto ostica e presa da un bel pizzico di malinconia, ho deciso di buttar giù queste parole. Ho immaginato Tia Dalma (o Calypso, come dir si voglia) tirare le somme, in un momento e in un'epoca imprecisati, a Isla Cruces, di quello che è stato l'unico legame in grado di smuoverla (nel bene e nel male)un minimo dalla sua condizione di dea.
Dopo questo sproloquio direi che ho finito, sperando non sia troppo malaccio, scendo dalla barcaccia e vi saluto.
Anne
  
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