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Autore: Exentia_dream2    12/04/2020    1 recensioni
È nato tutto da una scommessa, persa forse volontariamente.
Hermione e Draco, Harry e Ginny, Theo e Daphne... Cosa succederà?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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La notte prima della vigilia di Natale:



Dalla prima volta che aveva nevicato, a fine ottobre, Hermione aveva avvertito la magia del Natale avvicinarsi: sarebbe tornata a Londra, a casa dei suoi genitori. 

Ricordava con dolore la notte in cui aveva incantato la sua casa e la memoria del suo papà e della sua mamma con un Oblivion. 

Lo aveva fatto perché Voldemort era tornato e lei amava la sua famiglia tanto da cancellare loro i ricordi dei giorni pieni del sorriso di una bambina dai capelli ricci. 

Lo aveva fatto perché, se fosse morta, i suoi genitori non avrebbero dovuto soffrire la sua assenza. 

Vedeva ancora la sua immagine scomparire dalle fotografie, sentiva ancora quell'addio bloccarsi in fondo alla gola. 

Dopo aver vinto la Guerra Magica, dopo essersi toccata i piedi e le mani e il viso per rendersi conto di essere davvero ancora viva, Hermione era tornata a casa in piena notte. 

Aveva camminato in punta di piedi, dando un bacio leggero sulla fronte dei genitori, facendo subito dopo un incantesimo per far tornare loro la memoria e, insieme ai ricordi, erano tornati anche i suoi sorrisi nelle fotografie incorniciate. 

Poi, era tornata ad Hogwarts. 

Erano passati solo due anni da allora. Due anni in cui la scuola di magia e stregoneria era stata ricostruita e tutti gli alunni avevano ripreso gli studi da dove li avevano lasciati, più o meno. 

Fred e George Weasley, per esempio, avevano realizzato il loro sogno aprendo il loro negozio di scherzi, I Tiri Vispi Weasley, in cui vendevano scherzi che loro stessi avevano inventato. 

Hermione si rigirò nel letto, volgendo lo sguardo alla finestra: il sole stava sorgendo e lei non riusciva a dormire, perciò scese nella sala comune di Grifondoro e ricominciò a scrivere il discorso per i G.U.F.O: aveva ben chiaro in mente quale sarebbe dovuto essere il filo da seguire. Che quel filo, poi, spesso la portasse a ripensare a Draco era un'altro discorso. 

Scosse la testa: l'indomani sarebbe tornata a casa e sapeva che avrebbe dovuto aggiungere una pallina di Natale all'albero addobbato, avrebbe guardato il patio illuminato dalle luci dorate e si sarebbe emozionata come quando era bambina ed aspettava con ansia la notte di Natale per aprire poi i regali. 





Guardò dall'alto della sua poltrona la Sala Grande: a parte il cielo stellato ad illuminare la stanza, c'erano delle bellissime farfalle multicolore e luminose, l'arcata della porta era stata rivestita da agrifoglio, pungitopo e vischio, i sette alberi erano addobbati con candele sempre accese, sfere di vetro colorate, fiori luminosi, fiocchi di neve iridescenti che non si sarebbero sciolti. Ad uno in particolare, Silente aveva deciso di legare piccoli fogli di carta che aveva poi definito biglietti dei desideri: ogni alunno avrebbero potuto aggiungere il proprio in qualunque momento. 

Quella notte aveva sognato la volta in cui Hogwarts aveva ospitato il Torneo Tre Maghi e ricordò che chiunque avesse voluto partecipare alla gara avrebbe dovuto inserire il proprio nome nel Calice di Fuoco ed era stato proprio quel sogno a dargli l'idea per addobbare quell'ultimo pino spoglio. 

Tutti gli alunni erano seduti ai propri tavoli, sorrise e si alzò, recandosi verso il leggìo. 

-Buongiorno e benvenuti a questo ultimo pranzo prima delle vacanze natalizie. Come sapete, da quest'anno la cena sarà sostituita da una piccola festicciola, quindi questa sera non avrei potuto farvi questo discorso. Io e gli altri professori siamo di comune accordo per quanto riguarda la nostra assenza: ci riuniremo nel mio ufficio e ceneremo lí. Indossate i vostri abiti più belli.- gli occhi dei presenti si illuminarono. -Prima di lasciarvi al nostro gustoso banchetto, vorrei dirvi qualcosa che per me è molto importante: sono fiero di voi, di ciò che avete fatto per il Mondo Magico e di quello che siete stati e di quello che siete diventati. Grazie a voi, Hogwarts è risorta dalle proprie ceneri ed è tornata alla vita, più splendente e bella che mai. Vorrei informarvi anche che al centro della sala, come avete potuto vedere, c'è un albero quasi del tutto spoglio. Ecco, quello è l'Albero dei Desideri e ognuno di voi, in qualunque momento della giornata, può scrivere un biglietto e apporre il proprio, con il mio augurio che non uno, ma ogni vostro desiderio possa realizzarsi, soprattutto nel momento in cui vi sentite come se foste in un incubo. E con la speranza che voi siate consapevoli che tutti gli incubi, come i sogni, finiscono quando apriamo gli occhi.- concluse e fece un piccolo inchino. 

Gli alunni ringraziarono il Preside con un applauso e subito dopo le tavole furono imbandite e stracolme di cibo e bevande. 

Hagrid, seduto qualche posto più in là al tavolo dei professori, diede un leggero buffetto sulla mano di Silente.-Che belle parole,davvero davvero commoventi.- e si asciugò una lacrima. 




Al tavolo di Grifondoro si era aggiunta da subito anche Luna Lovegood che, ormai, faceva coppia fissa con Neville. 

Durante la prima notte della Guerra Magica, lui l'aveva rincorsa per dirle che era pazzo di lei, ricevendo in cambio uno sguardo divertito. 

-Siamo tutti un po' pazzi, Neville, ma non diamo certo la colpa a qualcuno per la nostra pazzia.- gli aveva risposto Luna. 

Neville aveva riso, dicendole che no, non era pazzo in quel senso, ma nel senso che era innamorato di lei. 

Quando l'avevano raccontato, i loro compagni erano scoppiati a ridere insieme a loro. 

-Oh, Neville, pensi che a tua nonna possa piacere la mia collana di tappi di Burrobirra? Vorrei regalarglielo per proteggere lei e i suoi bellissimi fiori dai Nargilli.

-Quindi, passerete insieme il Natale?- chiese Harry. 

-Sì, staremo da Neville. Peccato che la pozione Invecchiante che ci ha assegnato Piton non sia ancora pronta, mi sarebbe piaciuto poterla bere, così nonna Augusta non si sarebbe sentita in imbarazzo ad essere l'unica anziana. 

Anche Hermione sorrise. 

Harry la guardava. Si domandava da quanto tempo non sorridesse, non ridesse davvero. 

Quasi ogni sera, Ginny gli raccontava di quanto Hermione stava male, di quante volte l'aveva sentita piangere di notte, perché era nei momenti in cui era sola e nessuno poteva vederla che lei si permetteva di cedere. 

Non sembrava cambiata: continuava a studiare, ad essere la migliore alunna della scuola, a prendere appunti durante le lezioni, non le aveva mai visto la schiena sussultare per la voglia di piangere, ma Harry sapeva che quella che mostrava era solo una maschera. 

Si girò poi verso Ginny. -Sarà un Natale bellissimo. 

-Sì, lo credo anche io. Però, Harry, io vorrei che tu parlassi con Ron… Mi dispiacerebbe se passasse tutto il tempo chiuso in camera sua. 

-Ginny, lo sai... 

-Sì, lo so, ma non ti sto chiedendo di tornare ad essere suo amico, però… 

-È difficile, dopo tut… 

-Sì, sì, dopo tutto quello che ha fatto, dopo quello che è successo e le brutte cose che ti ha detto, però, Harry, lui è mio fratello. 

-Ok, d'accordo. 

-Grazie, non immagini quanto mi hai resa felice, questo è il più regalo di Natale che potessi farmi. 

-Ah, quindi, il regalo che ho nel baule posso riportarlo indietro? 

-Certo che no.- e sorrise. 

Le aveva regalato una piuma che, grazie ad un incantesimo, disegnava un cuore ogni qualvolta andava messo il punto in una frase: era un regalo poco pretenzioso, ma che le avrebbe ricordato sempre la sua presenza e il suo amore. 





La sala comune dei Serpeverde era quasi vuota, tranne per Daphne che si era addormentata con la testa sulla spalla di Theo. 

Erano mano nella mano e lui la guardava: l'aveva attirata a sé, facendola sedere sulle sue gambe, l'aveva baciata. -Ho il tuo regalo qui. 

-Ma Theo, no, i regali si ricevono la mattina di Natale. 

-Lo so, non ti ho mica detto che te l'avrei dato adesso? 

-No. Però, non dovevi, io sono curiosa e tu mi dici che hai un regalo per me… Non è giusto così. 

-Stasera ci sarà la festa, dai… Magari, potrei baciarti sotto al vischio. 

-Potresti farlo anche mentre sei seduto su una poltrona, però.- lo baciò. 

-Anche mentre sono di fronte al camino. 

-Anche mentre parli di cose senza senso. 

-Anche mentre tu provi a distrarmi per rubare il tuo regalo.- e rise. 

-Ma no, Theo, non è possibile, come hai fatto ad accorgertene? 

Lui rise ancora e lei prese a fargli compagnia. 

Daphne poi, gli aveva dato un bacio leggero sulla bocca e si era poggiata alla sua spalla, prendendogli la mano. 

Lo guardava pensando che forse Theo non era bellissimo, ma la faceva stare bene e la consapevolezza che lo amasse per quello che era e non per come appariva la fece sorridere. 

-Perchè mi guardi? - le aveva chiesto. 

-Sono felice e non vedo l'ora che arrivi stasera. 

-Credi che dovremmo vestirci bene? 

-Assolutamente sì, ho la sensazione che questa festa somiglierà un po' al Ballo del Ceppo. 

-Ballerai con me? 

-Ballerò solo con te.- lo baciò ancora, poi chiuse gli occhi e si addormentò. 

Theo portò una mano alla tasca e toccò la scatolina che conteneva il regalo per Daphne. Si chiese se avesse fatto la scelta giusta e perché in quel momento si fosse sentito così sicuro che a lei sarebbe piaciuto. 

Poi, si alzò delicatamente dalla poltrona e si diresse nel suo dormitorio, per sistemarla sul letto e addormentarsi accanto a lei. 




Non aveva una gran voglia di andare a quella festa, perciò, anche se Silente aveva chiesto loro di indossare l'abito più bello, Draco aveva deciso di indossare un jeans nero un po' liso e una camicia dello stesso colore. 

Sotto il getto caldo dell'acqua, aveva cominciato a ripensare a tutto quello che gli era successo e a quante cose erano cambiate. 

Ripensava all'odore dell'Amortentia, al profumo che lui e Hermione avevano sentito e agli occhi di lei che si erano fatti lucidi quando Piton lo aveva richiamato affinché dicesse la verità. 

Durante quegli strascichi di lezione, Draco non aveva staccato un attimo gli occhi da Hermione: l'aveva vista spaventata dopo essersi resa conto che il profumo della sua Amortentia era cambiato e non odorava più di pasta dentifricia e pergamena nuova -Io… Sento l'odore dell'inverno e della pioggia, della legna nel camino e di menta e sigaretta e… libri, sento l'odore dei libri.-, aveva accennato un sorriso triste, di una tristezza che non aveva mai visto, sentendosi subito in colpa, e, quando lui aveva parlato -Girasoli, grano, estate… Odore di Nutella e shampoo alla pesca-, lo aveva fissato con gli occhi pieni di lacrime e la bocca che le tremava e, infine, aveva abbassato lo sguardo. 

Ricordava anche come si era sentito quando lei era andata via, il vuoto allo stomaco e il dolore al petto che per tutta la giornata gli avevano tenuto compagnia perché il suo filtro d'amore profumava di lei. 

Draco cominciò a vestirsi: non gli era servito lavarsi per togliersi di dosso quella sensazione di sconfitta né era diminuita la mancanza che avvertiva ogni volta che la incontrava. 

Provava ad ignorarla e finiva sempre a guardarla quando lei era distratta, si sentiva sempre sul punto di volerle dire qualcosa e poi taceva, sempre sul punto di tornare sui suoi passi per seguirla e poi si tirava indietro, sempre sul punto di toccarla e poi non lo faceva mai. Poi, quel giorno nell'aula di pozioni, le era caduto il coltello e tutti e due si erano chinati per raccoglierlo, fino a quando Hermione non si era mossa per avvicinarsi e lui si era sentito come trapassato dalla voglia di baciarla e si era rialzato. 

Chiuse l'ultimo bottone della camicia, lasciando perdere quello del colletto ed uscí dal suo dormitorio. Tutti i suoi compagni avevano cominciato a festeggiare. 

-Ehilà, Draco.- lo salutò Pansy, abbracciandolo e continuando a muovere i fianchi. 

-Ti ci vorrebbe proprio una bella cravatta, vieni.- Blaise lo trascinò via, nella sua camera. -Vediamo un po'... 

-Lascia perdere, Blà, tanto non vado da nessuna parte. 

-Oh no, tu ci viene a questa festa. Ci saranno fiumi di alcool, gambe nude, e abiti scollati… 

-Non m'importa. 

-E ci sarà la Granger. 

-Proprio per questo. 

-Draco, ascoltami, tu proprio per questo devi venire. 

-Non ho intenzione di incontrarla. 

-Non ho mica detto che dovrai ballare con lei, ma domani andremo tutti via e tu non la vedr… 

-Meglio così. 

Blaise si girò verso il suo armadio, poi si avvicinò a lui e gli fece passare la cravatta attorno al collo, chiuse l'ultimo bottone della camicia, sistemò il nodo e lo guardò. - Ecco, ora sei perfetto.



Quando le si avvicinò, Lisa stava guardando il suo riflesso allo specchio. -Ron, sei stato davvero esaudiente… 

-Oh, beh, sì, grazie.- si stavano rivestendo e Ron non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Tossí. -Mi chiedevo se ti andrebbe di venire alla festa con me. 

-È solo sesso, lo sai, vero? 

-Sì, ovvio… - sentí un dolore allo stomaco. -Ti ho solo chiesto compagnia. 

-Se è così, va bene, verrò alla festa con te. 

-Ti aspetto lí, allora? 

-Un gentiluomo va a prendere la sua dama al castello. 

-Sì, allora ci vediamo alla torre.- poi uscí dal bagno e si diresse alla torre di Grifondoro. 

Ricordò con un calore nel petto il Ballo del Ceppo, quando mamma Molly gli aveva mandato un abito di altri tempi, che si vergognava ad indossare perché Harry era vestito di un bellissimo smoking, e lui aveva invitato Padma Patil, impaziente di ballare e delusa al culmine dal suo accompagnatore. 

Sorrise quando scoprì di avere ancora il pantalone nero di buona fattura che aveva comprato tempo prima: lo avrebbe abbinato ad una camicia bianca e una cravatta nera.

Si sistemò i capelli e si avviò verso la torre di Corvonero: sentiva le mani sudare e le gambe un po' molli, perciò quando arrivò alle scale, si sistemò i capelli, tirandoli indietro, e si appoggiò al muro, in attesa. 

Lisa indossava un abito corto e verde, con una particolare scollatura a forma di goccia da cui pendeva un ciondolo a forma di cuore. 

Ron la guardò e sentí il fiato mancargli: si chiedeva come avrebbe fatto ad andare ancora avanti senza confessare i suoi sentimenti. 

Le tese il braccio. -Sei bellissima. 

-Anche tu stai molto bene, potrei addirittura innamorarmi di te stasera.- rise. 

Se solo avesse saputo che quello era diventato il sogno di Ron: sentire che anche lei faceva l'amore con lui, che anche lei avvertiva forte il desiderio di vederlo, di stringerlo, di baciarlo. 

Ron ricambiò il sorriso e la condusse nella Sala Grande. -Ti va di legare un biglietto dei desideri? 

-Magari dopo. Ora voglio solo ballare e divertirmi.- lo trascinò al centro della pista da ballo, gli mise le mani al collo. -Sai ballare, vero? 

-Un ballerino nato.

Non si staccò mai da lei, a parte quando decise di prendere due bicchieri di whisky incendiario e sentí un immenso calore in tutto il corpo. 

Lisa continuò a guardarlo, accarezzandogli il viso, i capelli: avrebbe addirittura potuto innamorarsi di lui quella sera. 




Hermione teneva la testa bassa, fissando le scale: aveva scelto di indossare un semplice abito corto nero con le maniche a tre quarti che scendevano morbide e, dietro la schiena nuda, un sottile catenina di strass neri, le scarpe, i cui cinturini richiamavano il particolare della schiena, avevano il tacco molto alto ed erano dello stesso colore dell'abito. 

Ginny si era offerta di truccarla e lei si era lasciata coccolare, poi, guardandosi allo specchio aveva avuto un piccolo sussulto: aveva una leggera linea di eyeliner accentuata da un ombretto bianco perlato, le ciglia evidenziate dal mascara e un filo di rossetto rosso scuro, i capelli lisci. Si sentiva bellissima e sul punto di scoppiare a piangere.

-No, no.- le disse Ginny. -Stasera voglio solo vederti sorridere. 

Quando arrivarono nella Sala Grande, Hermione notò che i tavoli erano stati spostati a ridosso dei muri per lasciare al centro l'albero dei desideri. Si avvicinò e appose il suo bigliettino su cui aveva scritto solo una parola: ancora. 

Harry la tirò per il braccio e le fece fare una giravolta su se stessa. -Wow, Herm…

-È tutta opera di Ginny, sai lei… 

-Bene, però adesso, mi concedi questo ballo? Lei annuí e gli prese la mano, guardandosi intorno e sorridendo. 

Dopo tanto tempo, quella sera si rese conto di dover lasciare andare quello strano senso di angoscia che l'accompagnava: teneva in mano un bicchiere da cui stava bevendo un drink molto dolce con il retrogusto alcolico e guardava l'albero di Natale al centro della sala. Aveva visto Draco di sfuggita, prima che lui le desse le spalle e si chiudesse in un cerchio di Serpeverde, senza più muoversi da lì: l'aveva guardata da capo a piedi, lasciando in evidenza sul suo viso solo l'indifferenza. 

Poi, Neville l'aveva invitata a ballare e lei aveva ricominciato a sorridere. 

Cercò ancora Draco, posando lo sguardo ovunque, poi lo aveva visto poco distante, le sua mani sui fianchi di Pansy, un mezzo sorriso sul viso. Neville era inciampato nei lacci delle sue scarpe ed aveva cominciato a barcollare, fermandosi dopo aver urtato Pansy, mentre lei aveva urtato il braccio di Draco. -Che schifo,spostatevi.- aveva commentato l'altra, mentre lui si era semplicemente allontanato. 

Hermione si era sentita sul punto di poter morire: lo aveva guardato negli occhi, senza riuscire a respirare, poi aveva deciso di andare via di corsa e più correva e si allontanava dalla Sala Grande, più sentiva forte la voglia di piangere. 

Aveva appena poggiato le mani sulle maniglie della porta quando si sentí sbattere al muro. Le scappò un leggero mugolio di dolore. -Perché sei qui? Cosa vuoi? - aveva chiesto quasi urlando, ma Draco aprì le porte della biblioteca e la portò dentro: aveva il nodo della cravatta allentato e le maniche della camicia arrotolate ai gomiti.- Sta zitta. 

-Perché mi hai seguita? 

-Che altro avrei potuto fare? 

-Avresti potuto restare dov'eri.

-E dov'ero prima di venire qui, eh? 

-Eri in Sala Grande a ballare con Pansy. 

-Nella stessa sala dove tu ballavi con Neville. C'eri anche tu. 

-Sapevo che c’era un posto anche per te.

-Tu.

-Eh?

-Il mio posto sei tu

-Cosa vuoi? 

Draco le fece segno di restare in silenzio, portando l'indice vicino alla labbra e, quando sentirono delle voci avvicinarsi, la spinse verso uno scaffale pieno di libri a cui aveva poggiato le spalle, attirandola a sé. 

In quella stessa biblioteca, tempo fa, lei aveva pianto e lui l'aveva baciata, le aveva chiesto di incontrarsi nella Stanza delle Necessità. 

-Draco, ti prego. 

-Ti aspetto lí. 

Aveva bevuto il Veritaserum, le aveva chiesto di baciarlo, le aveva chiesto di restare senza però fermarla quando lei aveva detto di voler andare via.

-Qual è il prezzo da pagare, in tutta questa storia?

-Non lo so ancora, ma io ci ho rimesso un po’ di cuore

Nel frattempo, le voci e i passi si erano allontanati. 

Si ritrovarono a guardarsi negli occhi, con il cuore che batteva un po' più forte, poi lui le disegnò il contorno delle labbra con i pollici: non riusciva a fermarsi, sentiva quella frenesia muoverlo e Hermione, intanto, era rimasta ferma, con la bocca mezza aperta. 

Cominciò a baciarla, spingendola verso un tavolo, su cui lei si sedette poggiando i piedi su una delle panche. 

In quel bacio, Hermione si sentí rinascere e sorrise mentre lui continuava a baciarla, come se avesse avuto bisogno di ossigeno. 

Ripensò ai silenzi che li avevano divisi, alle parole che lei aveva scritto, pensando che sarebbero state inutili, che non sarebbero bastate a spiegargli quanto le fosse mancato in quei giorni. 

-Mi manchi.- ricordò quella notte, fuori alla porta della Stanza delle Necessità, quando lo aveva detto a Ron, prima di sapere che dietro quei occhi grigi non c'era davvero Draco. Quella notte l'aveva detto per la prima volta ad alta voce, ma non a lui. 

E Draco continuava a baciarla. 

Gli sembrò di tornare a respirare, mentre lei gli passava le mani tra i capelli e lasciava scivolare qualche ciocca sulla fronte, avvicinandosi sempre di più. 

Avrebbe voluto fermare il tempo e restare lì per sempre. 

Si rese conto, in quel momento, di quante volte aveva mentito a se stesso, nascondendosi dietro quella facciata di indifferenza. 

-Non ho mai detto di amarla. 

Le poggiò una mano dietro la schiena, toccando ogni centimetro di pelle nuda, attirandola a sé, e con l'altra le accarezzava il fianco coperto dalla stoffa nera, fermandosi al bordo del reggiseno e lei prese a sbottonargli la camicia. 

Si sistemò tra le sue gambe, senza staccarsi, mentre il vestito le si era ripiegato sui fianchi. 

La bocca di Hermione sulla bocca, sul collo, sulle spalle, i suoi sospiri nelle orecchie, le mani ovunque e la cintura dei pantaloni quasi del tutto slacciata. 

-Di cos'hai paura? 

-Del dopo. 

Poi, d'improvviso si allontanò da lei, lasciandola con il fiato corto, le guance arrossate, le labbra gonfie. 

Si coprí il viso con le mani. -Perchè?-  la guardò con gli occhi pieni di rabbia. -Perchè mi fai questo? 

-Ma, i… 

-I.. io perdo sempre il controllo quando ci sei tu e non lo voglio, non voglio perdere il controllo. 

-Draco… 

-Vattene via. 

-Draco, io non… 

-VATTENE VIA. 

Si era accasciato su un tavolo, con le mani sul legno e il respiro affannato, i capelli davanti agli occhi. Hermione gli aveva poggiato una mano sulla schiena. -Io ti amo. 

Tre parole, un sussurro e il rumore dei tacchi sul pavimento sempre più lontano. 

Lì, da solo, Draco si concesse di piangere: si sentí spezzato a metà perché quello che avrebbe da sempre voluto sentirle dire era quello che gli aveva detto ed era stato il più bel regalo di Natale di tutta la sua vita. 

Una stilettata al cuore, un pugno allo stomaco. 

Un dolore paragonabile a quello che gli aveva inflitto Harry Potter qualche anno prima, scagliandogli contro la maledizione del Sectumsempra. 

-Io ti amo. Quella frase risuonava all'infinito nel suo cervello. 

Avrebbe voluto dirle che anche lui, anche lui l'amava, che era stato un idiota a starsene fermo mentre il mutismo che si era imposto li allontanavano. 

Avrebbe voluto dirle che la voleva ancora, che la voleva sempre, che, se avesse potuto, non si sarebbe fermato. 

Sì alzò, correndo veloce verso la porta della biblioteca, con la speranza di trovarla lí a piangere con le mani sugli occhi e le ginocchia tirate al petto: l'avrebbe abbracciata e baciata ancora, l'avrebbe portata su quel tavolo per spogliarla, avrebbe fatto l'amore con lei. 

Ma lei non c'era. Silente non aveva ragione: gli incubi non finivano quando si aprivano gli occhi, perché adesso era sveglio, aveva gli occhi aperti e Hermione non era accanto a lui. Sentí il cuore fermarsi nel petto. 

Si lasciò scivolare contro il muro e il nodo che sentí in fondo alla gola si trasformò nella risata più triste mai uscita dalla sua bocca. 

-L'ho già toccato il fondo. 



°°° °°° °°° 

Angolo Autrice:

Caro lettore,prima di tutto Buona pasqua e benvenuto alla fine di questo capitolo.

È un periodo particolare e difficile per tutti ed io mi auguro che tu sia accanto alle persone che ami e che passi una bella giornata. 

Nel frattempo, ti lascio questo capitolo come regalo di Pasqua. 

Spero che ti sia piaciuto e spero di poter leggere un tuo commento. 

A presto, Exentia_dream2
















   
 
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