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Autore: Babbo Dark    14/04/2020    3 recensioni
[Omegaverse], [AU Teen Wolf/Mulan], [Omega!Stiles/Alpha!Derek], [tutti vivi], [tutti licantropi].
Stiles Stilinski è un Omega diciottenne il cui sogno principale è quello di rendere onore alla propria famiglia; la sua vita cambia drasticamente quando, a causa dell'invasione dell'esercito delle chimere, suo padre verrà chiamato alla guerra. Nel disperato tentativo di salvare padre e famiglia, Stiles rinuncerà a tutto e con l'aiuto del draghetto Mushu si imbarcherà nella sua impresa più difficile: passare per Alpha e arruolarsi nell'esercito della Contea.
A grande richiesta torna su EFP questa AU che pubblicai tempo fa, ho cercato di rendere onore sia alla precedente fanfiction (che purtroppo è andata perduta) che al Classico Disney; spero di aver fatto un buon lavoro!
Genere: Azione, Comico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note iniziali: ed eccoci qui con questo terzo capitolo!

Prima d’iniziare, però, vorrei un attimo spiegare una cosuccia: la Mezzana; nel Classico questo personaggio rappresenta uno dei tanti “mini-villain” che ostacolano la protagonista (sì, in “Mulan” ci sono più cattivi) ed era impossibile eliminarla, visto e considerato che sarà lei a dare origine al desiderio della nostra protagonista di portare onore alla sua famiglia (da qui la canzone “Riflesso”).

Nella fanfiction il compito della Mezzana è identico a quello svolto nel film: verificare l’idoneità della candidata a sfornare tanti figli ed essere una brava mogliettina; in questo caso dovrà valutare l’idoneità di Stiles a essere un brav’Omega, qualcuno con cui legarsi e fare tanti lupetti.

È un capitolo un pochino triste, lo ammetto, ma vedrete che le cose cambieranno a breve.
Inizialmente il terzo e il quarto capitolo dovevano essere fusi insieme in quanto strettamente correlati ma riguardandomi il film ho notato come il tono del film cambi radicalmente; si passa da qualcosa di calmo e introspettivo a qualcosa di epico, grazie anche alla meravigliosa colonna sonora! Quindi sì, capitoli separati e pubblicati a pochi giorni di distanza.

Ultima nota: in giro per l’internet ho trovato una ripresa di “Riflesso”, chiamata per l’appunto “Riflesso II”, ma non ho mai ascoltato questa canzone in vita mia e su YouTube non c’è nulla, né in italiano e né tantomeno in inglese, quindi ho preferito non inserirla.

Non credo di avere altro da aggiungere e quindi buona lettura!
 

Babbo Dark


Stiles
 


 
Il più raro e il più bello di tutti…
Capitolo Terzo: Chiamata alle armi

 


Jennifer Blake era una Beta conosciuta in tutta la città di Beacon Hills ma a differenza di quel si potrebbe immaginare la sua fama non era dovuta né alla sua bellezza e né tantomeno alle sue due lauree; la donna, infatti, nel corso della sua vita aveva collezionato una serie di insuccessi in campo amoroso, tanto da affibbiarle il nomignolo di Darach, e con il passare degli anni il suo animo si era inasprito tanto da far allontanare qualsiasi Alpha od Omega minimamente interessati ad approfondirne la conoscenza. Così, con il raggiungimento della menopausa, la mannara aveva deciso di specializzarsi e prendere il posto della precedente Mezzana, assumendo il compito di valutare tutti quegli, a detta sua, stupidissimi Omega al fine di porli su un piatto d’argento per qualsiasi Alpha; con il nuovo ruolo la sua fama cambiò, tant’è che molte famiglie si erano trasferite in altre città della Contea pochi anni prima della Valutazione, onde evitare che la Beta gettasse addosso ai propri figli tutto l’odio che covava nel proprio animo.

Quella mattina non fu differente dalle altre. Dopo essersi alzata e preparata, Jennifer aveva osservato schifata tutti i mannari affaccendati per preparare al meglio i giovani Omega e lei, intenta a gustarsi il suo caffè nero, provava solamente pena per loro; certo, tutti i cesti di alimenti e i doni che riceveva le erano graditi, visto che fungevano da surrogato per la malsana idea di corteggiamento che regnava nella sua testa, ma Jennifer Blake non si sarebbe piegata davanti a niente e nessuno così, pregustandosi già tutti gli Omega che non avrebbero passato il suo severissimo controllo, si vestì con il miglior abito che possedesse e si truccò, nell’attesa di potersi divertire.

Il mezzodì arrivo fin troppo lentamente per i suoi gusti e appena il grande pendolo posto nel suo salotto rintoccò le dodici, la Beta afferrò la sua preziosa cartellina rossa e si precipitò verso la porta di casa per poi spalancarla platealmente e osservare quegli Omega inchinati ai suoi piedi; gli occhi scuri della mannara scrutarono attentamente quegli abiti fin troppo pacchiani per i suoi gusti e arricciò le labbra prima di sospirare fin troppo rumorosamente visto che, a quanto pareva, quell’anno erano davvero poche le vittime che avrebbe esaminato.

Alla fine, scendendo i tre gradini che la separavano dal vialetto d’ingresso con le sue Jimmy Choo nere e perfettamente lucidate, si portò le mani contro i fianchi e storse il capo; gli Omega erano stati profumati eccessivamente, facendo chiedere alla mannara come facessero a non svenire a causa di quel cattivo odore, e molti di loro peggiorarono la situazione emanando il terribile tanfo della paura. Sospirando nuovamente, Jennifer lanciò uno sguardo alla cartellina e lesse svogliatamente i nomi dei candidati.
 

 
«Benvenuti.» disse la Mezzana a mezza bocca «Oggi verrete valutati e se sarete preparati porterete onore alle vostre famiglie, altrimenti…» Jennifer sollevò le spalle e sorrise perfidamente prima di osservare la folla che, come ogni anno, si era radunata davanti casa sua «Dovrei proseguire per ordine alfabetico ma oggi stravolgerò le cose, quindi Stilinski!» urlò facendo sussultare violentemente Claudia che, rapidamente, fissò lo sguardo sulla schiena tesa del figlio; Stiles deglutì rumorosamente e si sollevò dal terreno per poi inchinarsi leggermente davanti al Beta.

«Eccomi, mia signora.» sussurrò il ragazzo mal trattenendo i suoi artigli.

«Ha parlato senza permesso.» disse seccamente Jennifer prima di tornare nella propria abitazione, subito seguita da un fin troppo teso Stiles.

«Oh, Luna… Antenati… Pensateci voi…» sussurrò Claudia portandosi le mani al petto e piangendo silenziosamente.

«Chi le ha cacato nella tazza del latte?!» esclamò furiosa nonna Stilinski «Qualcuno se la scopi, così si calma! ‘Sta stronza!» sbuffò prima d’incrociare le braccia al petto e, silenziosamente, iniziò a pregare.
 
 
***
 
 

Quando Stiles fissò attentamente la casa della Mezzana non poté fermarsi dal definirla gotica; le pareti dipinte con un rosso fin troppo simile al sangue mettevano in risalto la mobilia perfettamente nera e lucida mentre enormi quadri raffiguravano i sette peccati capitali nel modo più cruento possibile. Deglutendo nell’osservare un Alpha intento a divorare il ventre di un Omega, Stiles si costrinse a fissare la figura snella della mezzana che non aveva ancora smesso di camminare nervosamente avanti e indietro nel luminoso soggiorno; la donna stava controllando quella che sembrava essere la sua documentazione e alla fine, sbuffando sonoramente, la lanciò sul divano e incrociò lo sguardo del ragazzo.
 
 

«Nome completo?» chiese freddamente con quel suo tono di voce calmo e inquietante.

«Mieczyslaw John Stilinski.» rispose tranquillamente Stiles.

«Lineaggio?» domandò Jennifer mentre si osservava le unghie perfettamente laccate dallo smalto bordeaux.

«Figlio di Noah Stilinski e Claudia Smith, nipote di Elias Stilinski e Miriam Pracownic.» Stiles deglutì e fissò confuso la Beta davanti a lui visto che, in quel ridicolo scambio di parole, non gli aveva mai prestato attenzione; la situazione cambiò drasticamente quando la Mezzana lo fissò disgustata e l’Omega desiderò poter tornare alla situazione precedente, preferiva essere ignorato piuttosto che osservare quello sguardo maligno su di sé.

«Qual è la tua Ancora?» chiese iniziando a camminargli attorno, così come farebbe uno squalo con la sua preda.

«La mia famiglia.» disse Stiles cercando di calmare il tumulto interiore che percepiva.

«A che età hai avuto il primo calore?» l’Omega sussultò quando la ferrea presa della donna gli circondò il fianco e deglutì nel percepire quella mano carezzargli lascivamente le spalle per poi finire a solleticargli il collo.
«Sedici anni.» Stiles ringraziò il cielo quando la sua voce gli uscì salda e sicura, nonostante avesse appena sussurrato; in quelle condizioni era convinto che avrebbe iniziato a balbettare e gesticolare ma, almeno in quel momento, il ragazzo si costrinse a rimanere immobile e cercare di tranquillizzarsi.

«Troppo magro Mieczyslaw, non sei adatto per fare figli…» sbuffò Jennifer allontanandosi per poi trascrivere una piccola nota sulla cartellina «Avvia la trasformazione ma non far scattare gli artigli.» ordinò e Stiles annuì; chiudendo gli occhi e concentrandosi sul proprio lupo interiore, il ragazzo percepì le sue due nature fondersi, mescolarsi abilmente nel suo animo dando vita a una creatura forte e maestosa, capace di rispondere al richiamo della Luna pur rimanendo ancorato alla realtà. Piegando la testa da un lato e poi dall’altro, Stiles percepì le orecchie allungarsi e la peluria aumentare sul suo volto pallido mentre il naso si schiacciava e le zanne iniziavano a ingombrargli la bocca; alla fine, l’Omega spalancò gli occhi mostrando alla sua esaminatrice due profonde e brillanti iridi dorate. Jennifer l’osservò attentamente, afferrandogli il volto e costringendolo a spostarlo a destra e sinistra, prima di forzargli ad aprire la bocca «Zanne troppo piccole, se il tuo Alpha dovesse morire non saresti capace di cacciare il cibo e la tua famiglia morirebbe di fame.» Stiles avrebbe tanto voluto risponderle che quella frase era una delle stronzate più grandi che avesse mai sentito in tutta la sua vita, vista la presenza dei centri commerciali e degli alimentari sempre ben forniti, ma si costrinse al silenzio e collaborare con quella stronzissima Beta, intenta a studiargli le mani prive di artigli «Hai delle mani da pianista, Mieczyslaw, si spezzerebbero alla prima scaramuccia con qualsiasi Omega… Come difenderesti la famiglia, uh? Con le parole?» questa volta l’Omega si costrinse a mordersi veramente la lingua, infilzandola con le zanne e irrigidendosi a causa del dolore percepito, perché stava per esplodere ed era certo che quella sua reazione fosse il desiderio della Beta per quell’esame «Fai scattare gli artigli.» ordinò e Stiles eseguì, permettendo alle proprie unghie di irrigidirsi e appesantirsi mentre si allungavano e affilavano «Almeno ti controlli…» disse con nonchalance Jennifer prima di sollevare le spalle «Recita il dodicesimo emendamento, dall’inizio.» ordinò mentre trascriveva le nuove note sulla cartellina; Stiles prese un profondo respiro, maledicendo quell’arpia per aver scelto l’unico argomento su cui non era preparato a dovere, ma poi Jennifer gli passò svogliatamente un ventaglio rosa e lui si sbrigò ad afferrarlo per poi aprirlo e porselo davanti al volto «Odio questa stupida cosa dei ventagli ma a quanto pare è tradizione!» sputò velenosa la Beta prima di ordinargli nuovamente di ripetere l’emendamento.

«Ti legherai con il tuo Alpha al primo calore e condividerai con lui la tua vita…» iniziò a recitare il ragazzo «Servirai il tuo Alpha finché la morte non vi separerà o quando, se l’Alpha lo riterrà necessario, il Legame non verrà strappato. Metterai al mondo i suoi figli e li crescerai. Accetterai tutti i doni che l’Alpha vorrà farti e accoglierai le punizioni che ti riserverà qualcosa sbaglierai…» Jennifer annuì e sbuffò sonoramente «La tua vita ruoterà attorno all’Alpha, così come la Luna ruota attorno alla Terra e quest’ultima attorno al Sole; sarai aggraziato, elegante, raffinato, educato, silenzioso, ordinato, rispettoso, attento e… E… Ehm…» balbettò prima di lanciare uno sguardo alle scritte, ormai slavate, che si trovavano sul suo polso «Puntale!» esclamò prima di sgranare gli occhi «Puntuale, volevo dire puntuale.» la Mezzana si lamentò sonoramente e lanciò uno sguardo al soffitto prima di annuire, facendo tornare a respirare normalmente l’Omega.

«Vieni qui.» sbuffò strappandogli di mano il ventaglio e buttandolo sul divano, accanto alla cartellina ormai dimenticata; Stiles arricciò il naso quando udì la fastidiosa puzza della frustrazione provenire dalla donna e dentro di sé gongolò felicemente visto che, nonostante tutto, stava vincendo quell’ardua partita pur essendo disarmato «Versa il cibo.» ordinò una volta che si trovarono davanti all’isola della cucina e, quando si fu seduta, il ragazzo fissò le enormi pentole sistemate sui fornelli «Il tuo Alpha si aspetterà di essere servito e riverito da te, inoltre, quando ti porterà a conoscere i tuoi suoceri questi dovranno essere sfamati adeguatamente dalla tua cucina. Ora, nutrimi con della zuppa.» disse seccamente indicando la pentola più grande, dalla quale proveniva un tanfo insopportabile di pollo.
 

Annuendo e chinandosi appena, Stiles armeggiò con le posate messe a sua disposizione su un tavolo e impugnò un mestolo in plastica rosso prima di afferrare un piatto da zuppa impilato elegantemente su una piccola colonna; sfruttando un vassoio in legno abbandonato lì vicino e dei tovaglioli di stoffa giallo urina, Stiles cercò di creare un look appetitoso a quella portata e alla fine, maledicendo l’assenza di qualsiasi fiore presente in quella casa, sospirò e sollevò il coperchio, venendo investito dal tanfo.

La zuppa, ‘Il brodo più grasso che abbia mai visto!’ pensò disgustato Stiles, era di un disgustoso color marroncino e sulla superficie galleggiavano interi pezzi di grasso che gli fecero contorcere spiacevolmente lo stomaco; mentre intingeva il mestolo in quella brodaglia puzzolente e iniziava a girarla, nella speranza di poter migliorarne il sapore, l’Omega si chiese cosa contenessero le altre pentole e alla fine scosse il capo, desideroso solamente di poter uscire e riabbracciare sua madre e sua nonna.

Sollevando il mestolo pieno, Stiles lo spostò il più lentamente possibile sul piatto prima di vuotarlo e ripetere l’operazione finché il vapore di quella schifezza non iniziò a levarsi pigramente nell’aria; infine posizionò le posate alla sinistra del piatto e sollevò il vassoio prima di girarsi lentamente verso Jennifer, che non si era persa nessun dettaglio riguardante i movimenti del ragazzo.
 
 

«Ecco a voi, buon appetito.» sussurrò l’Omega appoggiando il vassoio davanti la Mezzana e allontanandosi di qualche passo; la donna lo fissò freddamente per poi osservare la composizione e storcere la bocca, giudicando in silenzio il lavoro fatto. Alla fine, tolse il tovagliolo e se lo portò al collo prima di afferrare il cucchiaio e farlo affondare nel brodo; chiudendo gli occhi, Jennifer si preparò a gustare il proprio piatto ma non appena sollevò il cucchiaio una mosca vi cadde dentro, facendo spalancare gli occhi di Stiles «Ehm… Mi scusi…» borbottò tentando un timido sorriso ma, in risposta, venne folgorato dall’occhiata irritata della Beta che decise d’ignorarlo «Mi dispiace, mia signora, ma sono costretto a…» provò ad argomentare ma venne interrotto dal ringhio della Mezzana.

«Devi. Stare. ZITTO!» tuonò Jennifer ma poi, appena Stiles le afferrò il polso, illuminò le iridi e gli mostrò le zanne.

«Mia signora, aspetti!» la pregò il ragazzo ma la Beta, ruggendo furiosamente, strattonò il braccio verso di sé, con l’ovvio risultato di farsi cadere la zuppa addosso.
 
 

Ruggendo per il dolore, Jennifer si sollevò di scatto, mentre Stiles si ritraeva intimorito, per poi far piombare i palmi delle mani contro il vassoio ma quel gesto peggiorò solamente la situazione visto che, a causa della pressione, il piatto si rovesciò verso il suo addome e sulle cosce, costringendola ad arretrare e ruggire dolorosamente.
 
 
***
 
 

I licantropi trattennero il fiato quando il ruggito della Mezzana riecheggiò nella casa, costringendo Claudia a portarsi le mani davanti al volto mentre nuove lacrime iniziavano a rigarle il viso; dall’interno giunsero i suoi di mobili ribaltati e piatti rotti ma poi, sorprendendo tutti, una pesante pentola di brodo venne lanciata fuori da una finestra per poi cadere pesantemente al suolo, facendo gemere di disgusto i presenti visto che il cattivo odore della pietanza iniziò a diffondersi nell’aria.
 
 

«Mi ricordo quando venni esaminata al mio tempo…» sussurrò nonna Stilinski massaggiandosi attentamente il mento «Charlene lanciò fuori dalla finestra l’arrosto di tacchino e questo colpì in faccia un altro candidato, fu esilerante!» ridacchiò, incurante dello sguardo furibondo che la nuora le rivolse; dopo pochi secondi, però, Stiles uscì rapidamente dalla casa e corse all’esterno mentre dietro di lui, con la trasformazione avviata e sporca di brodo, Jennifer ringhiava minacciosamente.

«Mi dispiace!» urlò l’Omega percependo le lacrime minacciare di bagnargli il volto «Volevo solamente avvertirla che stava per mangiare una mosca!» si scusò ma la Beta ruggì, facendo fuggire gli Omega che attendevano il loro turno per poter essere valutati.

«SEI UNA DISGRAZIA!» ruggì Jennifer afferrano un pesante vaso in terracotta per poi lanciarla contro Stiles che, per proteggere chi si trovava alle sue spalle, accusò il colpo e cadde a terra «TU, INSULSO PICCOLO OMEGA, POTRAI SEMBRARE UNO SPOSO MA DISONORERAI SEMPRE LA TUA FAMIGLIA!» a quelle parole la folla sussultò e iniziò a far saettare lo sguardo dalla Mezzana all’Omega, che abbassò lo sguardo e si piantò gli artigli nei palmi per evitare di scoppiare in lacrime «SEI LA VERGOGNA DI TUTTI GLI OMEGA, LA DISGRAZIA DI TUTTI I LICANTROPI!» continuò imperterrita Jennifer, ignorando gli Alpha di famiglia che allontanavano delicatamente gli Omega da lei; Stiles chiuse gli occhi e nonostante tutto l’impegno che stava impiegando, le lacrime sfuggirono al suo controllo e corsero a sporcargli il volto «SPERO CHE LE CASE DI RECUPERO TI DIANO LA LORO MIGLIOR STANZA PERCHÉ NON SARAI MAI DEGNO! OMEGA DISONORATO!» tuonò Jennifer prima di fare dietro front e tornarsene in casa, incurante di tutto. Stiles, nell’udire quelle parole, spalancò gli occhi e fissò la porta della casa sbattere violentemente contro l’uscio; i mannari presenti iniziarono a mormorare sempre più rumorosamente e neanche la presa di sua madre contro le spalle sembrò arginare il dolore che sentiva nel petto.

«ALLORA?! SARETE PERFETTI VOI!» urlò nonna Stilinski mentre Claudia aiutava il figlio a rialzarsi «LO SPETTACOLO È FINITO, PORTATE I VOSTRI OMEGA A FARLI SBRANARE DA QUELLA TROIA SENZA CAZZO!» tuonò incamminandosi verso la macchina, lanciando degli sguardi mortificati al proprio nipote che, silenziosamente, la seguiva con la testa bassa e le lacrime sul volto.
 
 
***
 
 

Noah Stilinski, seduto comodamente sulla sua sedia a dondolo sul portico, osservò attentamente i vari Omega della sua contrada esclamare a gran voce il proprio successo mentre venivano abbracciati dai propri Alpha di famiglia; un timido sorriso gli tirò le labbra e prima che se ne rendesse conto l’uomo iniziò a fantasticare sul proprio ragazzo. S’immaginava Stiles uscire urlando dall’auto per poi correre ad abbracciarlo, dicendogli di aver passato l’esame e lui, con gli occhi resi umidi dall’emozione, lo avrebbe stretto a sé; in pochi attimi Noah iniziò a immaginarsi i volti dei probabili Alpha che si sarebbero presentati per conoscere suo figlio, immaginò le cene di presentazione e poi, alla fine di tutto, immaginò il suo bambino sussurrargli ‘È quello giusto…’. Chiudendo gli occhi, Noah si permise di sorridere speranzoso.

Quell’atmosfera di serenità si dissolse quando il motore della jeep di Stiles riecheggiò nell’aria e l’Alpha, ignorando il dolore alla gamba disabilitata, saltò sulla sedia e scese il più rapidamente possibile i gradini per poi immobilizzarsi e sorridere apertamente verso sua moglie; quel sorriso, però, gli morì poco a poco quando notò l’espressione abbattuta che primeggiava sul volto della sua Claudia e appena gli sportelli furono aperti, Noah venne invaso dal tanfo di tristezza.

La preoccupazione iniziò a farsi strada nel suo cuore e quando, finalmente, Stiles si decise a scendere quel muscolo si spezzò; Stiles, il suo bimbo speciale, si era coperto il volto con le mani ed era scappato sul retro lasciandosi dietro la puzza di lacrime e i propri singhiozzi disperati. Noah provò a seguirlo ma la mano di Claudia sul suo avambraccio lo convinsero a desistere, costringendolo a chiudere gli occhi e sospirare quando udì il proprio figlio entrare nella sua stanza e scoppiare, finalmente, in lacrime.
 
 
«Lui… Ha fatto del suo meglio…» gli sussurrò Claudia con gli occhi tristi, facendo annuire l’Alpha che sollevò lo sguardo e permise alla tristezza d’invadergli l’animo, cancellando immediatamente tutte le fantasie che aveva elaborato pochi minuti prima.
 
 
Guardami, non potrei sembrare uno sposo mai...
O un bravo figlio...
 
 

Al sicuro nella propria stanza, isolato dal mondo esterno, Stiles si permise di cadere a pezzi; il volto affondato nel cuscino nel disperato tentativo di affievolire i singhiozzi che gli mozzavano il respiro ma che, al tempo stesso, continuava a soffocarlo con la puzza della sua tristezza. Le lacrime cadevano copiose dagli occhi chiusi, bagnandogli il volto per poi precipitare contro la federa bianca; si sentiva distrutto e umiliato, percepiva quell’orrendo peso delle responsabilità schiacciargli l’anima e tutto ciò che riusciva a pensare in quel momento erano le parole della Mezzana… Immaginò il volto deluso di suo padre, che gli sussurrava con tono asettico tutta la delusione che provava per lui in quel momento, e ben presto l’immagine di un qualsiasi Alpha intento a possederlo in una Casa del Recupero fece ululare disperatamente il lupo nel suo petto; aveva perso tutto in quella mattinata, i suoi genitori avevano speso tutti quei soldi solamente per lui, insulso piccolo Omega, che non era stato capace di superare quella dannatissima prova… Aveva tentato di evitare il peggio, cercando di avvisare la Mezzana della mosca, ma alla fine era stato proprio il suo gesto di altruismo a farlo cadere in quel baratro; Stiles si chiese cosa sarebbe successo se la Beta avesse mangiato la mosca, domandandosi come si sentirebbe in quel momento se non fosse intervenuto, ma tutte quelle domande non trovarono mai risposta. Accecato dalla tristezza, reso sordo dal dolore, Stiles non udì i colpi alla porta e la voce paterna sussurrare il suo nome; annegando nella disperazione, l’Omega percepì solamente il proprio lupo guaire e tormentarsi nel petto, arrendendosi a quelle parole velenose sputate davanti alla folla, e alla fine si acquietò, accettando la sconfitta e permettendo al lato umano di prendere il sopravvento e sfogare in quell’unico, patetico modo tutte quelle sensazioni distruttive che li stavano ferendo.
 

 
Ma lo so, questo ruolo non mi va!
Sono qui, ma se io facessi ciò che vorrei...
I miei cari perderei...
 


Stiles perse il conto delle lacrime e alla fine, stremato, cadde in un sonno agitato e disperato.
Vide suo padre consegnarlo alla Casa del Recupero con uno sguardo sprezzante e abbandonarlo senza neanche salutarlo; percepì il fastidioso odore del disinfettante invadergli le narici mentre gli addetti lo legavano al letto, impedendogli di fuggire, e infine sentì il proprio corpo violato da un qualsiasi Alpha desideroso solamente di raggiungere il piacere.

Si vide seduto nella mensa, con indosso una casacca bianca, intento a mangiare del cibo che sapeva di lacrime, giorno dopo giorno, finché non invecchiava; si vide tornare a casa, vuota e fredda, e morire sul proprio letto. E infine vide i volti confusi dei suoi Antenati offenderlo, accusandolo di aver disonorato il nome degli Stilinski per poi impedirgli di unirsi a loro, godendo dell’eterno riposo insieme alla sua famiglia.

Stiles sgranò gli occhi, risvegliandosi di colpo a causa del sordo dolore che percepiva al centro del petto, e sospirò rumorosamente prima di rigirarsi nel letto per poi ricominciare a piangere; i vestiti gli si erano attaccati addosso a causa del sudore, provocandogli una spiacevole sensazione, e la lacca secca iniziava a tirargli fastidiosamente i capelli. Il lucidalabbra che quella stessa mattina Malia gli aveva spalmato ora impiastricciava il cuscino, praticamente umido di lacrime, e Stiles per la prima volta in tutta la sua vita si sentì imprigionato nel proprio corpo; voleva spogliarsi, graffiarsi con gli artigli finché quella sensazione non sarebbe sparita, ma alla fine si costrinse ad alzarsi dal letto per poi tirare le tende, ferito dalla luce solare.

Le grida di gioia dei suoi vicini lo ferivano, sapere che quegli Omega avevano trionfato dove lui aveva fallito gli lacerava l’animo, e alla fine si ritrovò ad accendere la radio per cercare di mascherare quei suoni che continuavano a sbattergli in faccia la verità; cercando di controllare le proprie mani, che avevano iniziato a tremare per il pianto, Stiles si sfilò accuratamente i gemelli e li posò sulla scrivania, sperando in cuor suo che sarebbe riuscito a restituirli, e successivamente si slacciò la collana. Gli occhi resi rossi dalle lacrime si fissarono su ogni singolo dettaglio di quel gioiello e il ragazzo lo sistemò accanto all’ennesimo dono di suo padre accompagnando il gesto con l’ennesimo singhiozzo; spogliarsi di quegl’indumenti che puzzavano di tristezza fu una liberazione per lui, arrivando a rabbrividire pur non provando effettivamente freddo.

Uno alla volta, quegli abiti eleganti vennero gettati malamente al suolo e solamente quando fu completamente nudo si permise di entrare nel piccolo bagno presente nella stanza e lì, sospirando, Stiles trovò il coraggio di guardarsi allo specchio per poi sgranare gli occhi.
 


 
Dimmi, dimmi che è l'ombra che riflette me...
Non è come la vorrei perché non so...
Chi sono e chi sarò,
Lo so io, e solo io...
 

 
Le iridi castane sondarono attentamente quell’ombra che lo specchio continuava a riflettergli; i capelli, pesanti e spenti, gli erano caduti sul volto fin troppo pallido, reso secco e umido a causa delle lacrime versate. Le occhiaie scure gli contornavano gli occhi, risaltando eccessivamente contro la carnagione pallida e le labbra sembravano sul punto di spaccarsi e sanguinare; solo in quel momento, passandoci la lingua contro, Stiles le percepì secche e graffianti come la carta vetrata.

Sospirando rumorosamente, si diresse verso la doccia e aprì il getto dell’acqua per poi buttarcisi sotto, incurante della temperatura fredda; i brividi iniziarono a scuotergli il corpo ma Stiles non se ne curò e cullato dal picchiettare continuo dell’acqua contro la ceramica singhiozzò rumorosamente, permettendo a nuove lacrime di colargli giù per il volto.

Si sentiva sconfitto e sapeva, nonostante tutto, di dover affrontare suo padre prima o poi; così, pregustando la sfuriata e immaginando il successivo silenzio che avrebbe primeggiato nei rapporti con l’Alpha di famiglia, si arrese e iniziò a insaponarsi svogliatamente, cancellando dal corpo tutte le tracce olfattive che quella mattinata gli aveva lasciato addosso.

Perse la cognizione del tempo e quando alla fine si decise ad uscire dalla doccia, si ritrovò a inondare il bagno con una nube di vapore che appannò immediatamente tutte le superfici su cui si posava; si asciugò sommariamente e indossò la prima tuta che gli capitò tra le mani ma alla fine, ritrovandosi davanti la porta della sua stanza, perse tutto il poco coraggio che era riuscito ad accumulare durante la doccia. Sospirando, si passò una mano tra i capelli mentre l’altra correva a posarsi sulla maniglia, abbassandola e spalancando la porta; non poteva più fare niente al riguardo e ora, sfortunatamente, gli toccava confrontarsi con suo padre.
 

 
E il riflesso che vedrò mi assomiglierà!
Quando il mio riflesso avrò, sarà uguale a me...
 
 

La casa sembrava avvolta nella quiete pomeridiana, dal piano di sotto proveniva ancora il profumo del pranzo e in base ai suoni che sentiva immaginò sua madre intenta a lavare le ultime stoviglie mentre sua nonna, come d’abitudine, si trovava seduta sul divano intenta a lavorare a maglia; Stiles non percepì alcun suono che potesse suggerirgli la posizione di suo padre, né l’attività in cui era impegnato, e così iniziò a muoversi sulla moquette bordeaux verso le scale.

Un triste sorriso gli tirò le labbra quando trovò le due Omega intente a svolgere le attività che si era immaginato ma alla fine, abbassando il capo per la vergogna, si ritrovò a correre per le scale con lo scopo di raggiungere il prima possibile la porta sul retro; ignorò la voce di sua madre e sua nonna chiamarlo a gran voce ma alla fine, sentendo le lacrime bagnargli il volto, si ritrovò a camminare silenziosamente nel giardino posto sul retro della propria abitazione. Sospirando miseramente, si asciugò il viso e si avvicinò alla vecchia panchina in cemento posto sotto all’unico albero presente nella loro proprietà; quel ciliegio lo aveva visto crescere in quelle mura, amato dalla sua famiglia ma naturalmente aveva anche assistito alla sua caduta e il ragazzo si ritrovò a sorridere nell’immaginarlo come l’unico abitante che non l’avrebbe mai giudicato per quel fallimento.

Sedendosi, Stiles poggiò i gomiti sulle cosce e si prese la testa tra i palmi aperti, gli occhi fissi sull’erba ingiallita dall’autunno e le orecchie tese a captare qualsiasi suono attorno a lui; una leggera brezza iniziò a soffiare su di lui, portandosi dietro tutti gli odori della periferia e alla fine, spiccando tra tutti quegli aromi, si trovava quel mix perfetto di strozzalupo, tè e fiori d’arancio. L’odore di suo padre…
Noah sospirò rumorosamente nel notare la figura perfettamente immobile del figlio e chiuse gli occhi quando udì il battito irregolare e furioso di quel piccolo, giovane cuore che lo aveva sempre cullato nel sonno fin dall’inizio; appoggiandosi al bastone, l’Alpha si avvicinò alla panchina e si sedette pesantemente per poi sistemarsi la gruccia tra le gambe aperte, le mani pesantemente poggiate sulla sommità in metallo.
 
 

«L’anno prossimo avremmo una splendida fioritura, sai?» domandò Noah dopo qualche istante di silenzio «Il vecchio ciliegio crescerà e si rinforzerà nell’invernata così, quando finalmente la primavera tornerà a illuminare le nostre giornate, noi potremmo ammirare i suoi fiori…» Stiles singhiozzò rumorosamente e chiuse gli occhi, beandosi della voce paterna, nonostante una fastidiosa voce dentro di lui continuasse a sussurrargli che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe udita; Noah però chiuse gli occhi e deglutì, cercando di mantenersi saldo davanti alla tristezza del figlio, e sollevando gli occhi umidi al cielo spalancò le palpebre quando la puzza delle lacrime lo colpì in pieno «M… Ma s… Sai…» balbettò l’Alpha per poi schiarirsi la gola «Uno sarà in ritardo e quando sboccerà sarà il più raro e il più bello di tutti gli altri…» e Stiles si abbandonò totalmente all’istinto.
 
 

Chiudendo gli occhi e mettendo a tacere la ragione, il ragazzo si ritrovò ad abbracciare il padre con tutta la forza che si ritrovava e solamente quando percepì le braccia di Noah stringerlo di riflesso si permise di scoppiare in lacrime e singhiozzare contro il collo paterno; l’Alpha abbassò il capo e baciò la testa disordinata del figlio, piangendo silenziosamente quando quel ragazzo, tra in singhiozzo e l’altro, iniziò a implorare il suo perdono in una litania che feriva il suo lupo sempre più nel profondo, portandolo a ululare disperatamente. Chiudendo gli occhi, e beandosi del calore provocato da quell’abbraccio disperato, Noah parlò; rassicurazioni sussurrate contro i capelli castani, alternate a piccoli baci, iniziarono ad avvolgere i sensi di Stiles, il quale percepì distintamente la propria anima tornare a rigenerarsi poco alla volta. Il lupo nel petto del ragazzo ululò, beandosi di quella sensazione, e come se fosse riuscito a udirlo nonostante tutto il lupo dell’Alpha rispose a quel richiamo; lacrima dopo lacrima, parola dopo parola, il dolore sembrò arrendersi e inchinarsi davanti a quell’abbraccio e alla fine, lentamente, sparì permettendo a quelle due anime, così simili ma diverse al tempo stesso, di rigenerarsi e guarire dalla tristezza che aveva osato sporcare i loro odori.
 

«Va meglio?» domandò Noah con voce rauca per poi sorridere quando Stiles si limitò ad annuire contro il suo collo «Stiles,» sussurrò l’Alpha allontanando leggermente il figlio dal proprio corpo con lo scopo di legare i loro sguardi «Tu sei mio figlio e…» l’uomo però non riuscì mai a completare la frase; nell’aria riecheggiarono delle trombe, accompagnate dal rombo di veicoli sconosciuti, e ben presto tutte le famiglie della contrada accorsero all’esterno delle loro abitazioni.
 
 

Noah, sorridendo al figlio e dandogli delle pacche sulle spalle, si alzò e si apprestò a raggiungere la strada principale dove, nel bel mezzo della carreggiata, una jeep militare si era fermata per permettere a due licantropi di scendere e parlare apertamente con la popolazione; sgranando gli occhi nel riconoscere lo stemma della Contea appeso al veicolo, Noah ordinò a madre e figlio di rimanere all’interno della loro proprietà mentre lui, accompagnato da Claudia, si avvicinava ai due visitatori.
 
 

«Popolo di Beacon Hills!» esclamò un alto mannaro dai capelli brizzolati e penetranti occhi azzurri intento a guardarsi attorno, posando il proprio sguardo su tutti i mannari presenti «Mi chiamo Chris Argent, Beta, e sono un consigliere sindacale!» a quella notizia gli Alpha sgranarono gli occhi e si avvicinarono maggiormente alla coppia, prestando attenzione a tutto quello che accadeva davanti ai loro sensi «Le chimere hanno invaso la Contea…» un mormorio indistinto si levò dalle bocche dei presenti mentre l’aria si saturava con l’odore della paura; alcuni Omega scoppiarono in lacrime e abbracciarono i propri figli, dei Beta spinsero i cuccioli all’interno delle loro abitazioni per proteggerli da quelle notizie nefaste e gli Alpha ringhiarono minacciosamente, illuminando le proprie iridi di rosso. Dal canto suo, Stiles si portò una mano al petto e spalancò la bocca, percependo il suo stesso respiro rimanergli incastrato in gola; gli occhi del ragazzo si puntarono sulla schiena del padre, trovando i muscoli tesi e, aguzzando l’udito, Stiles poté percepire il lieve ma costante ringhio abbandonare la gola paterna «Per ordine del Sindaco Deucalion…» riprese a parlare Chris non appena la situazione parve acquietarsi «Un Alpha o Beta di ogni famiglia dovrà arruolarsi nell’esercito e servire il nostro paese, questa è una chiamata alle armi signori!» esclamò prima di allungare la mano al secondo uomo, un Alpha pelato ed estremamente muscolo che intimorì Stiles come mai prima di allora «Famiglia Alcoot!» urlò il Beta prima di puntare lo sguardo su Jeremy, Alpha della famiglia.

«Sarà un onore per me.» rispose il mannaro prima di dirigersi verso il Compagno, trovandolo con le mani sul volto e le spalle scosse dai singhiozzi; Stiles non riusciva a crederci, non voleva crederci… Sperò con tutto se stesso che suo padre, visti i trascorsi, sarebbe stato risparmiato da quella follia e alla fine scosse il capo quando sentì il primo cognome iniziare per la S.

«Famiglia Stevenson!» Mark, l’Alpha di famiglia, sospirò e fece un passo prima di essere bloccato dal braccio di Karl, l’unico figlio Alpha che il destino gli aveva donato.

«Servirò la Contea al posto di mio padre!» rispose Karl afferrando la lettera che Chris gli porse e Stiles deglutì sonoramente quando udì i singhiozzi di Mark riecheggiare nell’aria ma poi, improvvisamente, il suo cuore si fermò.

«Famiglia Stilinski!» Stiles sgranò gli occhi e trattenne il fiato, lo sguardo puntato sulla schiena paterna e i sensi ovattati dalla paura; come se il tutto si svolgesse al rallentatore, il ragazzo vide suo padre alzare il capo e porgere la propria gruccia alla Compagna mentre lui, zoppicando leggermente ma marciando fiero come il licantropo che era, si avvicinava al Beta e, soprattutto, alla lettera che questi aveva in mano. Scuotendo il capo, Stiles illuminò le proprie iridi e scattò sul posto, oltrepassando qualsiasi ostacolo ed evitando le mani della madre che tentavano di bloccarlo; così, nel giro di qualche secondo, il petto dell’Omega era messo in contatto contro la busta bianca e le iridi dorate puntate in quelle azzurre del Beta.

«Ragazzino…» sibilò l’Alpha alle spalle di Chris prima di avvicinarsi agli Stilinski, le iridi rese cremisi dalla frustrazione e un pericoloso ringhio nella voce «Fatti da parte!» esclamò notando la strana posa assunta da Stiles pur di proteggere il proprio padre.

«La prego!» rispose invece l’Omega «Mio padre ha già servito la Contea, è malato e non può combattere! La prego…» ripeté ma poi la voce gli morì in gola quando percepì il ringhio di Noah riecheggiargli nelle orecchie mentre la sua presa sicura si ancorava alle sue spalle; sotto quella forza a cui non sapeva resistere, Stiles si vide spostare dal suo stesso padre che illuminò le iridi di rosso e gli mostrò le zanne in avvertimento.

«Dovresti educare meglio tuo figlio…» sibilò Chris sbattendogli contro il petto la lettera di reclutamento «Così imparerà a tacere davanti a un Alpha!» disse illuminando le proprie iridi.

«Ma io…» provò a intervenire Stiles, venendo interrotto dallo sguardo furibondo di suo padre.

«Mieczyslaw, tu mi disonori.» ringhiò Noah, facendo spalancare la bocca al ragazzo che, tirato dalle dolci braccia della madre, arretrò di qualche passo fino a calpestare l’erba del proprio giardino.

«A rapporto domani alle quattro.zero.zero al campo d’addestramento Stilson.» disse Chris tirando le labbra in un freddo sorriso.

«Sì, signore!» esclamò Noah prima di dare le spalle al Beta, che era tornato a chiamare le famiglie della contrada, per poi procedere a passo di marcia dentro la propria casa; sospirò quando notò l’espressione triste che primeggiava sul volto del figlio e chiuse gli occhi quando vide l’occhiataccia che sua madre gli rivolse, accompagnata da un pesante ringhio minaccioso.
 
 
Stiles chiuse gli occhi e tornò in camera sua, percependo le parole di suo padre riecheggiargli nella testa e permettendo alle ferite dell’anima appena sanate di riaprirsi e ricominciare a sanguinare…
 


 
Note finali: meno male che nonna Stilinski c’è! Cara Disney, grazie per aver creato questo personaggio malizioso e geniale. Grazie davvero.

Duuuuunqueeeeee… La Mezzana… Quanti di voi la odiano? Io stesso mi sono ritrovato a insultarla mentre scrivevo perché, andiamo!, quello vuole dirti che stai per mangiare una mosca e tu, non solo gli tiri un vaso addosso, ma ti permetti anche di umiliarlo pubblicamente? Che stronza…

Ho cercato di riadattare la canzone al contesto creato e per quanto mi sarebbe piaciuto inserire la scena della manica sono stato costretto a sostituirla con quella della doccia; Stiles non è stato truccato e quindi uno dei momenti più iconici del Classico è andato perduto. Va beh…

Non ho inserito neanche gli Antenati, principalmente perché le loro urne sono contenute nel cimitero e Stiles in quel momento aveva solamente voglia di rimanere chiuso nella propria stanza; Mulan aveva il proprio templio nel giardino di casa, quindi era logico fare una cosa del genere (anche perché dal poco che abbiamo visto casa Fa è immensa!) ma per questa storia il tutto diventava ridicolo. Stiles è appena stato umiliato pubblicamente, tutti nella contrada stanno festeggiando i propri Omega e lui va al cimitero, tuffandosi in quell’oceano di felicità? Non era credibile… A mio avviso è molto più in linea con il personaggio che ho creato (sì, questo Stiles è ispirato a Mulan ma non è Mulan) rimanere chiuso nella propria stanza. Voi cosa ne pensate? Piaciuta la scena? Avreste modificato qualche cosa?

Che mi dite dell’incontro padre/figlio? Io mi commuovo sempre ogni volta, è meravigliosa la scena nel Classico… Senza contare che il concetto di fioritura spunta quasi costantemente nella trama, fateci caso.

Ebbene sì, è arrivata la lettera di arruolamento e Stiles ha mosso il primissimo passo verso il proprio destino; mi piace Chris intento a richiamarlo, ce lo vedo a bacchettare i cacciatori che non seguono il codice.

E niente, nel prossimo capitolo ci sarà la scena epica! Non vedo l’ora…
 

Come sempre ringrazio tutti voi che leggete silenziosamente questa piccoletta, nonché voi che l’avete inserita in una delle categorie di EFP, e ovviamente un ringraziamento speciale va a linn86 per aver recensito lo scorso capitolo!
 

Prima di lasciarvi ho degli annunci da fare: come detto nel capitolo “Fuga” di Little red ridding hood and the cursed wolf, ho notato che le AU Sterek/Disney stanno piacendo molto e quindi ho pensato di continuare su questa strada; attualmente, nella raccolta “Sterek in Disney” ci sono tre fanfiction ispirate a “Inside Out”, “La bella e la bestia” e ovviamente “Mulan”. Quindi vi chiedo: quale prossimo Classico vorreste leggere in chiave Sterek?
  1. La sirenetta;
  2. Il re leone;
  3. Lilo e Stitch;
  4. Tarzan;
Votate festosi e festanti!
 


Sfrutto le note per farmi pubblicità, quindi vi linko le storie facenti parte della raccolta oltre a una piccola OS pasquale.
 
  1. “Alla ricerca di Ancora” (Sterek/Inside Out): https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3890608&i=1;
  2. “Little red ridding hood and the cursed wolf” (Sterek/La bella e la bestia): https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3893598&i=1;
   
A sabato prossimo!
 


Babbo Dark
   
 
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