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Autore: Ookami_96    14/04/2020    3 recensioni
Dal primo capitolo:
Sakura varcò la porta di casa ancora assorta nei suoi pensieri, gli stessi praticamente di ogni giorno, ogni sera, ogni tragitto. Si stava svestendo e preparando per un bel bagno caldo, quando un rumore alla finestra la risvegliò dalle sue riflessioni.
Un piccolo falchetto, appollaiato davanti alla finestra, picchiettava sul vetro per attirare la sua attenzione.
Aprì la finestra e lasciò che il falco le si posasse sul braccio.
«Buonasera Takami, fatto buon viaggio?» disse, sorridendo.
In tutta risposta l’animale si lisciò le penne e le strofinò il becco sul braccio.
"Un altro messaggio da Sasuke-kun, eh?"

Prima Fic in assoluto! Spero di trasmettervi qualcosa attraverso la mia scrittura su una delle coppie che amo di più!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo 13

Chiuse gli occhi.

Doveva capire come comportarsi, come agire.
Avevano bisogno delle informazioni di Kaito; era la prima pista dopo giorni, non poteva mandare all’aria quell’occasione.
Ma mentirgli…

Si alzò, diretta verso la porta della stanza.
«Vado a prenderti un altro ramen» disse solo.
Appena fu fuori dalla stanza sentì lo sguardo di Sasuke puntato addosso, ma non le disse nulla.
Versò l’acqua, ancora tiepida, nel contenitore; stava per rientrare da Kaito, aveva deciso che avrebbe agito come riteneva più giusto, per lui e per la missione.

«Per favore, fidati di me. Non intervenire»
Guardava Sasuke ancora determinata, come pochi minuti prima. Sapeva bene che quello che avrebbe fatto l’avrebbe fatto infuriare, ne era conscia. Ma era decisa ad andare fino in fondo.
Lui sembrò leggerle nel pensiero.
«Non te lo posso promettere»
Sakura si limitò a sorridergli e a rientrare nella stanza; si sedette dov’era prima e porse il ramen a Kaito.
Il ragazzo non sembrava più molto incline ad abbuffarsi, ma probabilmente aveva troppa fame per non mangiare nemmeno un boccone.

Lo lasciò mangiare per un po’, poi prese parola.
«Kaito, se mi dirai tutto quello che voglio sapere ti posso offrire una cosa che desideri molto»
Gli occhi verdi del ragazzo si alzarono dal brodo caldo, fissandola.
«Ti posso dare l’opportunità di vendicarti, un duello con il responsabile della morte di tuo padre»
Kaito lasciò cadere le bacchette, confuso.
«S-stai parlando seriamente?»
Lei annuì.

Era quasi sicura di poter sentire lo sguardo di Sasuke e degli altri addosso, alle sue spalle, a chiedersi che cosa avesse in mente. Probabilmente se lo stava chiedendo anche Kaito, visto che poteva vedere l’espressione dell’Uchiha in quel momento.
«D’accordo. Ma giurami che manterrai la promessa»
«Te lo giuro, avrai la possibilità di vendicarti»

Dopo diversi attimi di silenzio, il ragazzo tornò a sedersi, mansueto. In quel momento, la rosa decise che poteva incominciare a fargli tutte le domande che voleva, sperando in una risposta convincente.
«Parlami di tuo padre, era un ninja della Nuvola?»
Aveva deciso di partire dal principio, sarebbero arrivati pian piano a parlare della morte di Asano, e forse Kaito ne avrebbe parlato con meno riluttanza e più calma.
«No. Mio padre era un informatore, lo è stato fino alla mia nascita.»
Questo spiegava come l’avesse riconosciuta subito, al contrario dei suoi compagni.

«Ha abbandonato per potersi occupare di me e di mia madre. Ma qualche settimana fa ha accettato un nuovo incarico, che prevedeva la cattura di Sasuke Uchiha.»
«Come mai ha accettato questa missione, se era fuori dal giro?»
Kaito strinse con forza la stoffa dei pantaloni.
«Mia sorella è molto malata. Ci servivano soldi per le cure, e mio padre ha sentito in giro che per questo incarico sarebbe stato pagato molto bene.»
«Prima non mi hai risposto, dov’è tua sorella? Posso mandarla a prendere e farla visitare se…»
Ma di nuovo, Kaito si agitò con veemenza.

«L’hanno già visitata! Ma i medici non possono curarla, perché io e Aki non siamo nati qui al villaggio!»
Sakura sospirò. Ogni villaggio gestiva i soldi destinati alle cure in modo differente, come ben sapeva; e il villaggio della Nuvola non era l’unico che garantiva una copertura sanitaria totale solo ai cittadini nati nel villaggio o che vi risiedevano da un certo periodo di tempo.
Lo capiva. Nessuno aveva abbastanza soldi per curare tutti, adulti o bambini che fossero. Vedere quel bambino però, e la rabbia che questo poteva aver generato, la colpì ancora di più.
«So che non è molto, ma come hai detto anche tu, io sono un ottimo ninja medico. Lasciamela visitare»
Kaito sembrò aggrapparsi davvero alle parole di Sakura, ma proprio nel momento in cui Sakura credette di averlo convinto, lui si alzò e le diede le spalle, con le mani lungo i fianchi e la testa bassa.

«Quando mio papà è partito ci aveva promesso che sarebbe tornato entro poche settimane, con i soldi per Aki. Dopo un mese, però, non c’erano ancora notizie di lui.
Mia sorella ha iniziato a peggiorare e i soldi che ci aveva lasciato erano finiti. Non sapevo cosa fare.
Ho frugato tra le carte di papà e ho trovato i dettegli della missione, tutte le informazioni che aveva raccolto su Sasuke e anche alcune su di te e su Uzumaki Naruto.
C’erano anche diversi contatti, credo colleghi o una roba del genere. È stato cercando uno di loro che ho scoperto che mio padre era morto pochi giorni prima, nel paese della Cascata.
Per qualche giorno sono riuscito a rubare qualcosa da mangiare per me e Aki, ma tre giorni fa… lei è morta. È morta nel suo piccolo letto, da sola… mentre ero via a cercare qualcosa per il pranzo…»
Fu d’istinto che si alzò e si mise vicino a lui; poteva davvero vedere ora come fosse ancora piccolo: la sua testa era di poco più alta del suo gomito e i suoi occhi rossi e pieni di lacrime facevano capolino nel viso di un bambino, solo e ferito.

Gli mise una mano sulla testa, con un fare materno che le aveva sempre permesso di avvicinarsi ai suoi pazienti.
Lui la guardò per un momento, poi scoppiò in un pianto ancora più forte, mentre lasciava cadere le ultime difese e si rifugiava tra le braccia di Sakura.
Dopo qualche minuto, Kaito si era tranquillizzato e aveva preso le distanze dalla ragazza.
Sapeva che lei era amica del suo nemico, ma qualcosa in lui le diceva che poteva fidarsi; era deciso a dirle tutto quello che sapeva, per poter avere la sua vendetta.

Le chiese lui stesso di continuare con le domande, ma non potè essere di grande aiuto quando le chiese se conosceva il mandante della missione.
«E’ venuto una volta a casa nostra, credo. Papà ci aveva detto di rimanere nascosti in cucina, ma Aki voleva che lui giocasse con lei ed è andata nel suo studio. Sono andato a prenderla, e ho visto un uomo con una strana maschera, ma niente di più.»
Sakura ebbe un sussulto, appena percepibile.
«Sapresti descrivermela?»
«Non molto. Mi ricordo solo che era rossa, con uno sguardo minaccioso e gli lasciava la bocca scoperta.»
La ragazza strinse i pugni.
Erano così vicini, ma non riuscivano a trovare neanche un indizio che potesse condurli a lui.
«Shannaro

Era appena un sibilo, ma persino Kaito si accorse di quanto rancore celasse.
Si sentiva quasi in dovere si scusarsi per non riuscire a ricordare di più.
«S-so solo che intendeva pagare mio padre e gli altri con la vendita sul mercato nero dello Sharingan e del Rinn…»
Non fece in tempo a finire la frase che i fari verdi dell’Haruno si fissarono su di lui, e la mano andò a stringergli il braccio.
«Sei sicuro?»
«S-sì. Era scritto negli appunti di mio padre»
Sakura mollò la presa e si sedette sul pavimento, più confusa di prima.

Sapevano che quell’uomo voleva il potere dello Sharingan e del Rinnegan… perché mentire sul motivo della missione e sul compenso? Per convincere Asano e gli altri ad una missione (poteva dirlo ora) suicida con la giusta motivazione?
Ma cos’aveva ottenuto così?
Aveva perso i suoi uomini, non aveva catturato Sasuke e da lei non aveva avuto nessuna informazione… Senza contare che lei non era nemmeno nei piani, era stata una “piacevole sorpresa”.

«Perché tuo padre aveva informazioni su di me e Naruto?»
«Da quanto ho capito, credeva che sareste stati gli unici a poter andare in soccorso di Sasuke se il primo attacco non fosse andato a buon fine.»
Asano ci aveva visto lungo, insomma…
Fece un profondo sospiro. Per il momento non avevano altro su cui basarsi.
«Potresti farci avere i contatti di tuo padre?»
Kaito la guardò serio. Poi spostò lo sguardo verso il vetro.
«Solo dopo la mia vendetta. Quei contatti sono preziosi, non posso cederli così.»
La ragazza gli sorrise, era davvero un bambino cocciuto a quanto pareva.

Si tolse il borsello e ne estrasse un kunai.
Porse il manico al ragazzo e, dopo che questi lo prese con mano sicura, si posizionò a un paio di metri da lui.
In quel momento Sasuke fece irruzione nella stanza, furioso.
Ma prima che potesse parlare Sakura lo fermò con un gesto della mano.
«Kaito, è giusto che tu sappia una cosa.»
«Sakura fermati subito.»
Sasuke non aveva bisogno di urlare per far percepire quando fosse contrario a quello che la rosa stava per fare; anche Kaito percepiva una strana energia tra i due, come uno scontro silenzioso e intenso.

«No. Lui vuole vendetta su di te, ma non sa la verità.»
Fulmineo, il moro fu al fianco della ragazza.
«Questo bambino ne ha passate tante. Si fida di te, non puoi distruggere il legame che hai appena creato. Io posso…»
«Non puoi farti sempre carico dell’odio di tutti, Sasuke-kun. Fidati di me.»
Si accorse solo quando lasciò la presa che aveva avuto per tutto il tempo le dita strette sul braccio di Sakura, talmente forte da lasciarci un segno.
Lei non sembrò farci caso, e appena fu libera dalla presa si avvicinò a Kaito, che li guardava sospettoso.

«Kaito, sono stata io. Ho ucciso io Asano.
Non credo ti interessi sapere il perché o il come. Ma se vuoi l’opportunità di vendicarti, io sono qui.»

Niente poteva descrivere come si sentisse lui a quelle parole.
Si sentiva tradito. Usato. Preso in giro. Rabbioso.
Si era abituato all’idea di odiare Sasuke Uchiha, non Sakura Haruno.
Non gli importava quello che aveva letto sul fascicolo o chi fosse; ma con lui, era stata gentile…
«Facevi solo finta di essere gentile vero…»
«No, Kaito… Te lo posso giurare»
I suoi occhi le sembravano sinceri mentre gli sorrideva, ma ne era sicuro: doveva avergli mentito.

Ma allora perché la sua mano tremava? Perché non riusciva ad accettare l’idea di ucciderla come aveva accettato quella di uccidere l’Uchiha?
«L’hai fatto apposta… speri che io così non ti uccida…»
Continuava a guardare il kunai, cercando di concentrarsi e bloccare quel tremolio alla mano che da un paio di minuti non ne voleva sapere di andare via.
Alzando lo sguardo se la trovò davanti, a pochi centimetri da lui.
Pensò a suo padre, a sua sorella… A cosa avrebbero potuto fare se solo lei non lo avesse ucciso.
Strinse con forza il kunai e sferrò un colpo con quanta forza aveva.
L’arma si conficcò nella carne di lei, appena sotto alle costole, penetrando per la metà della sua lunghezza.

Subito del sangue uscì dalla ferita, mentre Sakura emetteva un gemito di dolore sommesso.
Come se il kunai fosse all’improvviso diventato incandescente, Kaito lasciò la presa, cadendo all’indietro.
Veloce, Sakura gli fu vicino: estrasse da sola l’attrezzo ninja dalla ferita, causando la fuoriuscita di un fiotto di sangue, e glielo porse nuovamente.
«Se vuoi uccidermi, dovrai essere più convinto di così.»
Lo guardava seria, con la lama insanguinata che gli sporcava la mano e gocce scarlatte vi colavano sul pavimento.
«Vuoi uccidermi?»

Kaito la guardò con gli occhi sbarrati; prese l’arma, riluttante, e la impugnò di nuovo.
«Perché l’hai ucciso…?»
«Per salvare Sasuke, e me stessa»

Non si era mai sentito più in conflitto con sé stesso come in quel momento. Dalla morte di sua madre aveva vissuto per aiutare suo padre, per prendersi cura di sua sorella; quando anche lui se n’era andato, il suo obiettivo era diventato solo ed esclusivamente Aki… dopo di lei, il suo obiettivo per un attimo era svanito, ma solo poco dopo aveva assunto le sembianze dell’assassino di Asano.
Se avesse ucciso Sakura, adesso, che cos’avrebbe fatto dopo? E se non l’avesse uccisa?

Era pronto a morire per mano di Sasuke, ad attacco fallito. Ma Sakura, lei non sembrava intenzionata ad ucciderlo, anzi.
Lasciò che il kunai, come spinto dalla sua stessa natura, guidasse la sua mano in avanti, verso Sakura. Lo lasciò penetrare di nuovo la carne, debolmente.
La rosa si lasciò sfuggire un altro lamento, flebile.
L’altra mano di Kaito si mise dietro all’anello di metallo, pronta a spingere la lama più in profondità.
E così fece: spinse l’arma ancora, sentendo la resistenza della carne che si opponeva.

L’unica cosa che fece Sakura fu alzare una mano per fermare il compagno, che, stufo, aveva già messo mano all’elsa della spada.
Kaito si voltò alla sua sinistra, come a cercare qualcuno, una presenza; nella stanza però, continuavano ad esserci solo loro tre.
Le lacrime di lui si mischiarono al sangue, sul pavimento.
«Tu hai ucciso mio padre, e hai salvato due vite… Se io uccido te ora però, non riavrò indietro mio padre…»
Lasciò la presa sul kunai, senza estrarlo, e si lasciò cadere sul pavimento, privato di ogni forza.
«Sono un vigliacco…»

Sakura gli prese la mano che fino a poco prima impugnava l’arma e gli alzò il mento, per guardarlo negli occhi.
«Sai, se un mio caro amico fosse qui, ti direbbe che ci vuole molta più forza per perdonare, che per odiare. Non sei d’accordo?»
In quel momento Kaito non sapeva se avrebbe mai perdonato Sakura, non sapeva nemmeno se ci fosse effettivamente qualcosa da perdonare. Tutto quello che era successo, la morte di suo padre, l’attacco a Sakura e Sasuke, andava ben oltre la ragazza con i capelli rosa che gli sorrideva.
Per la prima volta, dopo settimane, si sentì troppo piccolo, troppo immaturo, per poter gestire tutte le emozioni che vorticavano nel suo cuore e nella sua mente.

Nei minuti che seguirono, Kaito fu di nuovo ammanettato e accompagnato assieme a Sasuke e al Raikage ai piani superiori, mentre Sakura sarebbe rimasta lì a curarsi le ferite con Yuuto.
Arrivato nell’ufficio del Kage, il ragazzo era stato fatto accomodare e gli erano stati portati dei vestiti puliti, gli  era stato servito un thè caldo ed era rimasto a sorseggiarlo in silenzio, in attesa dell’arrivo di Sakura.
«Ti senti meglio?»
Le sue prime parole erano state per lui, appena li aveva raggiunti.

Le avevano dato una maglietta bianca neutra e dei pantaloni blu di una tuta, per sostituire la sua divisa insanguinata; aveva raccolto i capelli in un codino alto e niente avrebbe fatto sospettare a qualcuno che solo fino a pochi minuti prima il ventre e le gambe fossero completamente insanguinate. 
Dopo che lui ebbe annuito, non molto convinto, si ritirò a parlare con Darui e il Raikage; Sasuke aveva deciso di andare a casa sua con Yuuto a prendere tutto quello che poteva servire alle loro indagini sull’uomo mascherato.

Solo quando Sakura e il Raikage si avvicinarono di nuovo a lui alzò lo sguardo, pronto ad accettare le conseguenze del suo comportamento.
«Io e Sakura abbiamo discusso a lungo sul da farsi; arrivati a questo punto abbiamo due proposte per te.»
«Proposte?»
«Puoi rimanere qui a Kumo, all’orfanotrofio, e decidere del tuo futuro. Oppure puoi andare a Konoha, e vivere nel centro della dottoressa Haruno.» così dicendo indicò Sakura, affianco a lui.
«Posso scegliere dove andare?»
Sakura annuì.

«A quanto risulta dai registri della Nuvola, tua madre era originaria del Paese del Fuoco; vivevate al confine con il Paese delle Terme, giusto?»
Kaito li guardava ad occhi sgranati: poteva davvero scegliere dove andare, dove vivere e cosa fare del suo futuro.
«N-non mi arresterete?»
A sospirò grave.
«Ringrazia Sakura, fosse per me saresti già in cella.»
«Suvvia, Raikage!»
Effettivamente, aveva chiesto un bel favore a far rilasciare Kaito. Aveva comunque aggredito Sasuke in una locanda e, fino al suo arrivo, si era rifiutato di rivelare qualsiasi informazione allo stesso Raikage e all’Uchiha, mostrando resistenza; non sarebbe finito in prigione a vita, ma secondo le regole della Nuvola avrebbe comunque dovuto scontare un anno in una piccola prigione per minorenni.

«Hai tutto il tempo per decidere Kaito, se volessi andare a Konoha chiamerò personalmente qualcuno per farti accompagnare.»
Mentre parlava aveva una mano vicino all’occhio pesto; a quanto pareva il suo viso aveva avuto un incontro fin troppo ravvicinato con il pavimento quando era arrivato: si era dimenato talmente tanto da cadere da solo, sbattendo la faccia; non ci volle molto perché il suo chakra gli infondesse calore e facesse sparire il gonfiore e l’ematoma, dando sollievo al ragazzo.
«S-se vengo alla Foglia, mi insegnerai ad essere un ninja medico?»
«Beh, dopo essere diventato un ninja, perché no? Mi piacerebbe addestrarti!»
Non aveva mai pensato all’idea di avere un allievo, così come Kaito non aveva mai pensato di voler diventare un medico.
Vedendo Sakura però, aveva pensato che era proprio il genere di persona che voleva diventare: un medico che aiuta davvero gli altri.
Separarsi da casa sua rimaneva comunque un ostacolo al momento; era deluso dal suo villaggio, ma non conosceva altro posto se non quello…

Mentre rifletteva su tutto, Sasuke e Yuuto avevano fatto ritorno: l’Uchiha trasportava una busta appesa al braccio e teneva una scatola in equilibrio sulla mano, mentre il Chunin cercava di non far cadere le tre scatole che, in un equilibrio precario, minacciavano di cadere ad ogni suo passo.
Appena ebbero posato tutto e diviso i vari fascicoli, fogli, appunti e cartelline, Kaito si fece coraggio e si avvicinò a Sasuke, attirando la sua attenzione.
«So che tu puoi vedere i ricordi delle persone»
Fece una pausa, aspettando una conferma o una smentita da parte dell’Uchiha; ma siccome questi non accennava ad aprire bocca, continuò.

«Non ricordo molto bene il giorno in cui quell’uomo venne da noi, ma forse tu puoi dare un’occhiata»
Ora Sasuke lo guardava interessato.
«Perché?»
«Ci ho pensato… E’ quell’uomo che ha proposto il lavoro a mio padre; lui non è meno responsabile di voi. E poi, a questo punto, sono io a dovere un favore a voi…»
Il moro ad un’offerta come quella non indugiò, si mise di fronte al ragazzo e prima che questi potesse accorgersene, il suo Sharingan vermiglio stava già scrutando nella sua memoria.

*
 
Non aveva avuto molte difficoltà a superare le difese nell’inconscio di Kaito; dopotutto era solo un bambino, e lo aveva fatto entrare nella sua mente volontariamente.
Aveva trovato facilmente il ricordo di cui gli aveva parlato e ora era in una piccola e angusta cucina con Kaito e Aki.
Si soffermò a lungo a guardare la bambina.
Non aveva ancora avuto il coraggio di dire a Sakura e agli altri che quando lui e Yuuto erano arrivati in quella casa il corpo era ancora lì, su un piccolo lettino sistemato nel soggiorno… Cercava sempre di non farsi coinvolgere, ma non poteva non mettersi nei panni di Kaito e pensare a quanto, in così poco tempo, doveva aver sofferto.
Per fortuna almeno, sembrava che lui non mettesse piede in quella casa da giorni.

Si guardò attorno.
Non poteva gironzolare dove volava, doveva seguire i movimenti della memoria di Kaito, e aspettare che la sorella sgattaiolasse via, alla ricerca del padre.
E, come previsto, Aki prese a correre per la stanza, per poi uscire inseguita dal fratello.
Il battito di Sasuke accelerò impercettibilmente: era lì, a breve lo avrebbe rivisto.
Uscì dalla porta e svoltò l’angolo diretto in salotto, e da lì nello studio.

Quell'uomo era lì: gli occhi furenti e una piccola smorfia sulle labbra; il ninja si era rimesso la maschera appena aveva sentito la voce dei due fratelli, celando a loro, e a Sasuke, il suo volto.
Strinse forte il pugno.
Un altro buco nell’acqua.
Il ricordo stava per sbiadire e lui stava per andarsene, quando qualcosa lo trattenne.

C’era un’irregolarità: i ricordi non erano fluidi come al solito. Più rimaneva più percepiva una resistenza che cercava di cacciarlo da quel posto.
Fece resistenza, si impose. Doveva assolutamente rimanere lì.
Attivò lo Sharingan Ipnotico, per attingere a un potere maggiore e, con non poche difficoltà, riuscì a forzare il ricordo.
 

Asano stava sgridando i figli per la loro intrusione, l’attenzione di Kaito era però catturata da una pergamena che era caduta allo strano visitatore quando era uscito.
Appena il padre si era distratto era corso a prenderla e si era precipitato fuori dalla porta, alla ricerca dell’uomo, per restituirgliela.
Lo aveva intravisto girare l’angolo dietro a una robusta roccia, sul sentiero di casa: loro abitavano lontano dalle peculiari costruzioni del villaggio, e la loro dimora era stata ricavata scavando nella roccia di una piccola montagna e il sentiero serviva per congiungere il monte alla struttura più vicina.
Kaito stava per raggiungere lo straniero, quando si era improvvisamente fermato. Era così che aveva origliato a una conversazione tra due persone.

«È andata. Asano contatterà dei ninja di Kumo e formeremo una squadra qui.»
«Ben fatto, Tamashi. È stata una buona idea contattare lui, così non spargeremo troppo la voce nei vari paesi: sarà un lavoro pulito.»
Tamashi si mise a ridere.
«Pensa che mi ha pure chiesto il doppio, come compenso»
«Quel pazzo, crede davvero che tornerà a casa vivo!»
«Questo è il bello: mi ha chiesto di far avere i soldi al figlio se dovesse morire»
Risero entrambi.
«Che idiota. Non sospetta minimamente che non c’è nessuna ricompensa. Quasi spero che non lo uccida l’Uchiha, così potremo pensarci noi»

I due se ne stavano per andare, quando la vocina di Aki aveva rotto il silenzio come un tuono:
«Nii-san!!»
Senza che potesse reagire Kaito si ritrovò con la mano dell’uomo sulla bocca, sollevato da terra. Girò lo sguardo e vide che Aki era tenuta prigioniera nell’altra mano.
«Mocciosi, sempre in mezzo.»
Sasuke iniziò a percepire un’altra distorsione, talmente forte che gli veniva quasi da vomitare.
«Per il momento mi limiterò a farvi dimenticare questa conversazione» tutto diventava sfocato, lontano.
«Ma non preoccupatevi, tornerò a farvi visita. Mi assicurerò personalmente che non raccontiate niente a nessuno.»
 

Sasuke fu rispedito indietro con una forza incredibile: come se qualcuno gli avesse dato un forte pugno sul petto, tanto da togliergli il respiro.
Quando davanti a lui rivide il volto di Kaito, nello studio del Raikage, si accorse di avere il fiatone.
La mano di Sakura si posò sulla sua spalla, trasmettendogli la sua apprensione.
«Hai visto qualcosa?»
Fece un respiro profondo, per poi ritrovare il controllo normale.

«No, mi spiace. È come ricordavi tu: non hai visto o sentito nulla di quell’uomo.»
Si allontanò, lasciando che Sakura lo rassicurasse e gli dicesse che era comunque stato bravissimo a provarci e a proporsi.
Senza dire nulla era uscito dalla stanza e aveva camminato fino al bagno.

Lì il suo respiro si fece di nuovo accelerato, inconsciamente aveva attivato i suoi poteri oculari e poteva sentire una gran quantità di chakra ribollirgli come il sangue nelle vene.

Lo aveva visto.

Nel momento in cui aveva lasciato cadere Kaito: aveva visto il volto dell’uomo che aveva torturato Sakura.
 
Buongiorno a tutti!
Eccoci con un nuovo capitolo! Devo dire che sono abbastanza soddisfatta, spero davvero che piaccia anche a voi!
Sto riuscendo a scrivere un po' più del previsto, quindi punto a pubblicare il prossimo capitolo entro la prossima settimana (incrociamo le dita!)

Nel frattempo spero abbiate passato tutti una buona Pasqua nonostante la quarantena e ringrazio tutti voi, che mi seguite e leggete la storia!
Grazie mille e a presto 😁
p.s. Ho imparato a mettere le faccine dal pc: Yeee 🎉
 
  
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