Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: evil 65    14/04/2020    24 recensioni
È passato un anno da quando i Guardiani hanno sconfitto Pitch Black.
Jack Frost è ormai una Leggenda a tutti gli effetti, e cerca di bilanciare la sua nuova posizione di Guardiano del Divertimento con la vita di tutti i giorni.
Tuttavia, l’improvvisa apparizione di un vecchio che afferma di essere Padre Tempo segnerà una brusca e inattesa interruzione dal periodo di tranquillità: secondo l'uomo, Pitch Black sta costruendo un’arma abbastanza potente da far sprofondare l’intero universo in una nuova Dark Age.
C’è solo un piccolo dettaglio: Pitch Black è ancora intrappolato nel suo regno…
(Crossover tra Le 5 Leggende, Frozen, Dragon Trainer, Ribelle - The Brave e altre opere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The War of Ice and Nightmares'
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Eccovi un nuovissimo capitolo!
Vi auguriamo una buona lettura, e speriamo che troverete il tempo di lasciare una recensione.
 



Capitolo 8 - The princess and the bow
 

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“When the cold wind is a-calling
And the sky is clear and bright
Misty mountains sing and beckon
Lead me out into the light
I will ride, I will fly
Chase the wind and touch the sky
I will fly
Chase the wind and touch the sky…”

Julie Fowlis – Touch The Sky
 

Quel giorno, la foresta era satura dell'odore di un essere umano.
Una giovane volpe si fermò sotto un albero e annusò, il suo pelo rosso e bianco che si confondeva tra le foglie morte come un mosaico di ombre.
Tra i pini, dominante su tracce olfattive più deboli di uccelli e roditori, un sospiro di vento trascinò fino a lei l’aroma ben distinto di un essere umano. Ad accompagnarlo era il lezzo di vecchie pelli, morte e irrancidite. Ma tali fragranze finivano quasi per scomparire sotto gli odori più forti: fumo, sangue e decomposizione.
Solamente l'uomo strappava le pelli alle altre bestie, indossando poi il loro cuoio e i loro peli. Ecco perché le volpi adulte si guardavano bene dall’avventurarsi oltre la boscaglia, vicino al regno che si stagliava al di fuori dei suoi confini sicuri. E fortunatamente per loro, gli uomini mettevano raramente piede nella foresta.
La volpe, incuriosita, lanciò una rapida occhiata oltre la protezione degli alberi, ove si stagliava una radura dai verdi campi. E in mezzo a quel paesaggio incontaminato vi era una figura: un essere umano, sicuramente, e uno che la volpe aveva già visto altre volte in quel tratto di foresta.
Una giovane ragazza dai foltissimi capelli rossi cadenti sulle spalle come una criniera leonina, dal volto pallido e coperto di lentiggini, nel quale erano incastonati un paio di occhi azzurri quanto il cielo stesso. Indossava un’armatura da battaglia leggera, completa di mantello in pelle di orso.
Davanti a lei si ergeva una muraglia di scuri tronchi d'abete filigranata da tremuli bagliori di luce, sferzante aria resinosa e vivida.
Merida DunBroch, primogenita e principessa del clan scozzese DunBroch, indugiò per un lungo istante e poi, come uno spettro, scese tra i cespugli e superò la coltre di piante per addentrarsi nella foresta appena svegliata, la mano destra già sull’impugnatura dell’arco.
Gli uccelli mattutini, alzatisi in volo in gran numero dai loro nidi, stavano starnazzando preoccupati, avvertendo tutti gli altri di colei che si muoveva tra loro: una cacciatrice fra i cacciatori.
Da due anni, ormai, Merida si era fatta un nome tra gli abitanti della Scozia come colei che aveva contribuito alla sconfitta della bestia che per innumerevoli decenni aveva causato morte e distruzione in quelle terre: Mor’du, l’orso demone, lo stesso animale che quando era piccola aveva tranciato di netto la gamba di suo padre Fergus, sovrano del regno.
Le vicende dietro ad una simile impresa – tra cui la trasformazione in orso della madre per colpa dell’allora smisurato orgoglio della figlia – erano state tenute nascoste alle orecchie di coloro che non avevano assistito agli eventi di quel fatidico giorno. In particolare i Romani, che da alcuni mesi avevano cominciato a ritirarsi dall’isola per tornare alla loro antica patria.
Sì, la Scozia stava decisamente cambiando, e in cuor suo la ragazza non poteva davvero sapere quali eventi avrebbe riservato il futuro alla sua gente, che per anni era vissuta al sicuro da possibili invasioni proprio a causa di quello stesso impero che quasi un secolo prima aveva esteso il suo dominio sulle verdi colline della regione.
Ma ora non era certo il momento di soffermarsi su simili questioni.
Nel giro mezza giornata, Merida si ritrovò in un fitto boschetto di antichi alberi. E proprio in quel momento percepì qualcosa che arrestò di colpo la sua corsa.
Immobile, mise una mano sul terreno erboso e chiuse gli occhi, espandendo i propri sensi nel tentativo di confermare quel sospetto.
Un rumore ben distinto di passi. Era poco distante, ma restava di difficile comprensione.
Merida sorrise consapevolmente, si alzò e afferrò l’arco sulla schiena, per poi camminare fino all’estremità del boschetto. Oltre quegli alberi c’era una radura di cupa bellezza, con al centro un grosso cervo maschio dalle lunghe corna.
Un sorriso di eccitazione cominciò a formasi sul volto della principessa. Si acquattò tra le felci ed estrasse una freccia, agganciandola alla corda tesa dell’arco.
Assottigliò lo sguardo, tese i muscoli e si preparò a scoccare. Tuttavia, non ne ebbe la possibilità.
L’animale drizzò la testa di scatto, quasi come se avesse udito qualcosa di impercettibile alle orecchie della principessa. Emise un guaito e sparì con un balzo nella boscaglia, scomparendo alla vista.
Merida schioccò la lingua, visibilmente infastidita. Alzò lo sguardo… e allora lo vide. Un lampo di luce blu illuminò la volta celeste con la rapidità di un fulmine.
Poco dopo, un oggetto ben distinto cominciò a precipitare verso la boscaglia, ad appena duecento metri dalla sua posizione.
La giovane principessa fissò il tutto con un’espressione meravigliata.
<< Ma che diamine… >>
Prima che potesse terminare la frase, un possente fragore riecheggiò per tutta la lunghezza della foresta, facendo tremare la terra e spaventando ogni animale nel raggio di un paio di chilometri.
Merida dovette fare appello ad ogni oncia di equilibrio che aveva in corpo per non cadere sul posto. Poi, così com’era giunto, l’evento sismico cessò nella frazione di pochi secondi.
La principessa alzò lo sguardo verso il punto in cui aveva visto precipitare l’oggetto, ove ora si stava alzando una densa nube di fumo nero. Presa da un’improvvisa curiosità, la ragazza corse in direzione dell’impatto.
Era la fine dell’inverno e l’erba era morbida sotto i suoi stivali in pelle di coniglio, che di tanto in tanto calpestavano il bocciolo viola di un fiore. Il profumo di quella pianta, solitamente coltivata a scopo curativo, le salì alle narici e le diede forza, spingendolo a correre ancora più veloce.
Una volta giunta al limitare della foresta, quando stava per immergersi nelle sue profondità fresche e grigioverdi, si trovò costretta a rallentare per non inciampare nelle nodose radici di albero che spuntavano dal terreno.
Superò a salti tronchi caduti ricoperti di muschio e si abbassò per passare sotto i rami più bassi con la grazia di una lepre, arrivò finalmente alla fine della foresta… e il respiro le si bloccò in gola.
Davanti a lei si ergeva un grosso cratere scavato in profondità nel terreno nella boscaglia. Alberi abbattuti e bruciati ne adornavano il perimetro, mentre sbuffi di fumo fuoriuscivano dalle crepe formatesi nel fango carbonizzato.
Al centro di esso spiccava quella che aveva tutta l’aria di essere una specie di scatola corvina. Aveva una crepa fluorescente su una delle facce, da cui partivano occasionalmente quelle che sembravano deboli scariche elettriche.
Ogni tanto, quello strano oggetto compiva una sorta di capriola a mezz’aria, rimbalzando nel cratere come un giocattolo a molla.
Merida inarcò un sopracciglio e camminò cautamente fino alla scatola.
<< Che stregoneria è mai questa? >> borbottò a se stessa, mentre compiva un giro attorno all’oggetto e lo scrutava attentamente da ogni angolo.
Era sceso direttamente dal cielo. Che fosse una stella cadente? Ne aveva viste alcune, durante le sue ronde notturne spese sui tetti del castello, ma non era davvero sicura quale fosse la vera forma di quei corpi celesti che ogni tanto schizzavano nei cieli della Scozia.
Ora che ci pensava… nessuna delle persone che conosceva era mai riuscita a spiegarle quale fosse l’aspetto di una stella cadente. Probabilmente, lei era la prima persona del regno a vederne una così da vicino!
Giunta a quella conclusione, sorrise con eccitazione e afferrò l’oggetto tra le mani, rigirandolo per osservarlo da ogni angolazione. Era caldo, ma non troppo, e aveva una superficie molto piacevole al tatto, liscia e levigata come le pietre di un fiume.
E fu in quel momento… che l’oggetto sembrò prendere vita, spaccandosi in due e riversando una strana sostanza nera sul corpo della giovane principessa, avvolgendola come una coperta.
Merida ebbe appena il tempo di urlare, prima che l’oscurità più totale invadesse il suo campo visivo.
 
                                                                                                                                                          * * * 
 
<< Ok...ricapitoliamo >> cominciò Hiccup, lo sguardo fisso in direzione di una certa coppia di albini che non meno di dieci minuti prima erano giunti dal nulla per combattere il drago indemoniato che aveva tentato di ucciderlo.
<< Voi... >> disse, indicandoli come per sottolineare meglio il concetto << siete degli spiriti. >>
<< Lo Spirito dell'Inverno >> puntualizzò Jack Frost, poggiando il bastone sulle spalle e ostentando un'ironica aria dignitosa << Jack Frost. Guardiano del Divertimento e Quinta Leggenda. >>
Elsa alzò gli occhi al cielo, mentre Astrid sbatté le palpebre.
<< Tu sei Jokul Frosti!? >> esclamò << Lo Jötunn protettore dell'Inverno!? Il figlio di Kári il Vento!? Ma... ma è incredibile! >>
<< Non anche voi... è Jack Frost, accidenti! >> sbottò il diretto interessato << E che storia sarebbe questa!? Il vento non è mio padre! Siamo solo amici! >>
Il Quinto Spirito, accanto a lui, si lasciò andare ad una risata divertita. << E dire che non hai fatto tutte queste scene di fronte a Yelana... >>
<< Be', quella era un’altra situazione! >>
<< Va bene, va bene >> li interruppe rapidamente Hiccup, portandosi una mano al volto. << Spiriti leggendari dell’inverno… ho capito, concetto afferrato. Certo, perché no? >>
Prese un respiro profondo e puntò in direzione della massa di sabbia nera sparsa al centro della grotta. << E quella creatura non era un drago ma… com'è che l'avete chiamato? Un Fearling? >>
<< Sì >> confermò Jack, facendosi serio. << È una creatura di pura tenebra e paura che vive solo per causare morte e distruzione. >>
Sdentato emise un sibilo basso di fronte a quell'affermazione: ecco spiegato il misterioso potere del suo avversario, capace di annullare pure il controllo dell'Alfa.
<< Ok >> annuì Hiccup, quasi come se avesse il pilota automatico. << Un incubo vivente… di bene in meglio. E il motivo per cui siete qui è perché quell'affare... >> continuò, indicando il frammento di Crogiolo che ora spiccava tra le mani di Jack << fa parte di un'arma di "distruzione di massa" il cui scopo è far sprofondare il Multiverso nell'oscurità… perché i mondi non sono solo nove(1) …e la terra è tonda e non piatta… dèi, penso di avere difficoltà a respirare. >>
Si piegò in avanti e trattenne un coniato di vomito, cercando con tutto se stesso di non lasciarsi sovrastare da un carico di informazioni così travolgente. Era tutto semplicemente… troppo.
Astrid lo sostenne per le spalle, poi tornò a guardare in volto i due spiriti.
<< Scusatelo... lui e le teorie prive di fondamento scientifico non vanno d'accordo. In altre parole, è un secchione. >>
<< Non sono un secchione >> borbottò miseramente il Vichingo, mentre si rimetteva in posizione eretta. << Ok, penso che mi sia tutto chiaro. La domanda che voglio farvi è… chi mai sarebbe tanto perverso da creare una cosa del genere?! >>
<< Pitch Black >> rispose Jack, assottigliando lo sguardo. << L'Uomo Nero... e il Sovrano degli Incubi. O meglio... una delle sue tante versioni esistenti nel Multiverso. >>
<< Jack ha già avuto modo di combatterne una, nel suo mondo >> spiegò Elsa << Ma non aveva mai avuto a che fare con i Fearlings, prima di giungere nel mio. Sembrano averlo molto in antipatia... >>
<< Be', è chiaro, sono invidiosi >> ridacchiò lui, facendole l’occhiolino. << Si sono guardati allo specchio e hanno fatto il paragone con me, come biasimarli? >>
Elsa sbuffò e distolse lo sguardo per nascondere un sorriso e un lieve rossore sulle guance.
Nel mentre, Hiccup si limitò a rilasciare un sospiro affranto.
<< Pure il re degli incubi, adesso. Questa giornata non fa che migliorare, vero, bello? >> disse rivolto a Sdentato, il quale abbassò il muso con un espressione cupa negli occhi, ben consapevole dell'impatto che una simile minaccia avrebbe avuto anche sul Mondo Nascosto.
Percependo il disagio del compagno, Luccicante si affiancò a lui e strofinò amorevolmente la testa contro il suo collo, nel tentativo di rassicurarlo.
Nel mentre, il capo di Berk rivolse la propria attenzione nei confronti della coppia di spiriti.
<< Allora, qual è piano? >>
<< Io e Jack dobbiamo assolutamente metterci alla ricerca degli altri frammenti e poi trasportarli nel suo mondo >> spiegò Elsa. << Lì c’è una persona che potrebbe sapere come distruggerli. In questo modo, l’Uomo Nero non potrà attuare il suo piano. >>
<< Bene. Noi vi accompagneremo >> dichiarò Astrid, poggiando le nocche sui propri fianchi.
Jack spalancò le palpebre, completamente spiazzato. << Scusa… cosa? >>
<< Scusa… COSA?! >> ripeté Hiccup, lanciando un'occhiata incredula alla moglie. << Astrid, ma che stai dicendo? >>
<< Hiccup, il nostro mondo, quello dei draghi e gli stessi Nove Mondi >>
<< Vi ho appena detto che non sono nove, ma molti di più… >>
<< Fammi finire, Frost! >> sbottò la vichinga. << I Nove Mondi sono in pericolo, Hiccup. Il nostro in primis, guarda che cos’è successo qui! Non possiamo restarcene con le mani in mano senza fare qualcosa. Anzi, mi meraviglio di te! >>
Hiccup alzò ambe la mani in segno di resa.
<< Astrid, in circostanze normali ti darei ragione, ma… noi due siamo solo umani! >> ribatté con tono di fatto. << Qui si parla di mostri, spiriti e magia… non siamo mai stati addestrati per cose del genere. Cosa mai potremmo fare? >>
<< Hai ragione, siamo solo umani. Ma c’è una cosa che al momento non siamo, né saremo mai: soli. >>
Alle parole della donna, Sdentato poggiò il muso sul fianco di Hiccup e lo fissò negli occhi: era disposto a seguire il suo migliore amico ovunque e comunque, soprattutto se in gioco c’era sopravvivenza di entrambe le loro specie.
Tempestosa strofinò il capo contro quello di Astrid ed emise un verso col becco, come a chiedere “Quando si parte?”.
Il capo di Berk passò la testa da un drago all'altro.
<< Io… ho un villaggio di cui occuparmi >> tentò debolmente.
<< Hai delegato tutto a Valka sapendo che saremo dovuti venire qui. E lei ci ha dato sette giorni per tornare >> gli ricordò Astrid, precisa e concisa << Se ci sbrighiamo, troveremo tutti i frammenti prima che Moccicoso possa imparare a dire “bah” invece di “beh”. >>
<< Okay, allora… Sdentato! >> esclamò, indicando il Furia Buia. << Anche lui ha un regno da mantenere, non può certo lasciare il Mondo Nascosto incustodi-... >>
Prima che il ragazzo potesse terminare la frase, Luccicante allargò ambe le ali ed emise un forte ruggito, attirando l'attenzione dei presenti.
Batté le zampe contro il terreno e si alzò in una posizione alta e fiera, onde a dimostrare la propria posizione di regina dei draghi e del Mondo Nascosto.
Il messaggio del rettile era molto chiaro: "Ci penserò io finché lui non sarà di ritorno".
Hiccup la fissò impassibile.
<< … non ho altra scelta, non è vero? >> domandò miseramente.
<< Dai, amico, su con la vita! >> esclamò Jack, dandogli una pacca sulla spalla << Non vi conosco affatto, probabilmente siete una coppia di pazzi, e sinceramente l’ultima cosa che vorrei è portarvi con me…ma avete due draghi e picchiate piuttosto forte, quindi, tutto sommato, penso che potreste rivelarvi un’ottima aggiunta alla squadra. Sarà divertente! >>
Elsa gli lanciò un'occhiata di rimprovero.
<< Non penso che "divertente" sia il termine più appropriato da utilizzare in una situazione del genere. È in gioco il destino del mondo! O meglio, di tutti i mondi! >>
<< Pensi che non lo sappia, Elsa? >>
L’espressione dello Spirito dell’Inverno si raggelò, mentre si girava a fronteggiarla. << Ho già visto una volta gli orrori di cui Pitch è capace, so quanto è alta la posta in gioco. Vuoi la mia sincera opinione in merito? È assurdo che questi due vogliano venire con noi! Senza i loro draghi, probabilmente finirebbero uccisi in men che non si dica. >>
<< Wow, grazie per la fiducia… >>
<< Tuttavia… ho visto come ci hanno aiutati. Se non fosse stato per l’attacco ideato dal signor treccine... >>
<< Hiccup >> sbuffò il diretto interessato.
<< … perfino io e te avremo avuto problemi contro quel Fearling. >>
Elsa aprì la bocca per controbattere, ma la richiuse quasi subito.
Non era mai stato il tipo di persona a cui piaceva fare affidamento sugli altri, ma anche lei fu costretta ad ammettere che quel Fearling era molto più potente della chimera che avevano affrontato nel suo mondo. Ed era assai probabile che, con il proseguire della loro ricerca, avrebbero incontrato avversari anche più forti.
E per quanto odiasse l'idea di coinvolgere altre persone con una missione così pericolosa…Jack aveva un punto, necessitavano di tutto l'aiuto possibile.
<< Hai ragione >> disse dopo qualche attimo di silenzio. << Scusa se ti sono sembrata dura. Sono solo preoccupata per il mio regno >>
<< Lo sono anch’io per il mio mondo, e da morire >> replicò il Quinto Guardiano, mettendo su un sorriso caldo e posandole una mano rassicurante sulla spalla.
Di fronte a loro, Luccicante emise un versetto sognante e lanciò un’occhiata a Sdentato. Il Furia Buia le strofinò amorevolmente il capo, per poi fissare i due con uno sguardo malizioso.
Elsa arrossì all'istante e si allontanò rapidamente da Jack.
<< Non fatevi un'idea sbagliata >> disse incrociando ambe le braccia e scrutando severamente la coppia di draghi. << Ci siamo appena conosciuti! >>
<< Sì, è quello che dicevo anch’io quando mi facevano domande su Astrid >> ridacchiò Hiccup, prima beccarsi uno scappellotto dalla moglie.
<< Non dire idiozie, tu mi sbavavi dietro sin dall’inizio, senza nemmeno avermi mai rivolto la parola! Eri abbastanza inquietante, in realtà. Ti va bene che sei almeno intelligente e che la pubertà abbia fatto miracoli su di te, altrimenti io… >>
<< ASTRID! >> gridò il vichingo, completamente scandalizzato e rosso come il fuoco.
Se possibile, Elsa arrossì ancora più intensamente.
<< Io direi di concentrarsi sulla missione >> sibilò, imbarazzata. << Abbiamo già perso troppo tempo. >>
<< Ehm… sì, è vero >> balbettò Jack, come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti.
Senza nessuna esitazione, estrasse la palla di vetro dalla tasca della felpa.
<< Questo gioiellino è in grado di generare dei portali magici. Ci consentirà di passare da un mondo all'altro. Più specificatamente, quelli in cui si trovano i frammenti. >>
Hiccup scrutò l'oggetto con attenzione: apparentemente sembrava una normalissima sfera di vetro...ma considerando tutto quello che aveva visto e udito negli ultimi minuti, non ebbe alcun problema a credere che un simile artefatto fosse capace di far viaggiare qualcuno tra realtà parallele.
Volse lo sguardo in direzione di Astrid.
<< Ne sei davvero convinta? >>
<< Stavo per farti la stessa domanda >> replicò la moglie, con un ghigno giocoso.
Il vichingo si limitò a roteare gli occhi e le afferrò dolcemente le mani.
<< Sai che ti seguirei anche in capo al mondo… o, in questo caso, ai confini di ogni universo >> disse con un sorriso fiero e sincero.
Astrid, sorprendentemente, sentì le guance ardere profondamente di fronte a quella dichiarazione e, poiché era molto orgogliosa, distolse lo sguardo per non farsi vedere.
<< Allora... andiamo. >>
Hiccup annuì. Era tutto ciò che aveva bisogno di sentire.
<< Andiamo >> ripeté convinto.
Poi, volse nuovamente la propria attenzione nei confronti della coppia di spiriti.
<< Siamo pronti. >>
 
                                                                                                                                                     * * * 
 
Merida si destò da un sogno ad occhi aperti. Una visione di morte, guerra, sangue e oscurità, come se qualcuno avesse riversato nella sua mente il contenuto di un recipiente maligno.
Aveva visto mondi bruciare, orribili creature nere solcare i cieli e le terre per perseguire i loro scopi nefasti. E poi, aveva visto… lui.
L’oscurità in persona a cavallo di un destriero color pece e dai profondi occhi di lava. Una figura armata di falce e vestita con un’armatura fabbricata con il sangue dei suoi nemici.
Il Re degli Incubi, anche se Merida non aveva la minima idea di come fosse a conoscenza della sua identità… né perché avesse sognato cose che andavano ben oltre la mente di una semplice principessa scozzese del 400 D.C.
Si alzò di scatto e cominciò a guardarsi intorno freneticamente.
Della scatola nessun segno. Restava solo l’enorme cratere fumante che aveva scavato nel terreno della foresta. Che avesse immaginato tutto?
Ebbe appena il tempo di completare quel pensiero, quando una fitta di dolore le attraversò la testa, facendola cadere in ginocchio per la sorpresa.
Per un attimo, il campo visivo della rossa fu invaso da un torrente di fiamme blu e da urla umane. Fu quasi come se fosse tornata in quel sogno, anche se il termine “incubo” sarebbe stato più appropriato.
E poi, il volto del Re degli Incubi si palesò di fronte a lei: lineamenti grigi e affilati, coronato da un paio di occhi gialli quanto il sole stesso.
Il mostro sembrò sorriderle, ma di un sorriso crudele, eppure  allo stesso tempo seducente.
<< Bene, bene...Che cos’abbiamo qui? >> sibilò la sua voce oscura e cavernosa, riecheggiando attorno a lei come il vento di una tempesta imminente.
Poi la visione svanì e Merida percepì di essere di nuovo nella foresta. Respirò affannosamente e continuò a guardarsi intorno alla ricerca di una potenziale minaccia.  Ma niente. Era completamente sola.
Poi, i suoi occhi si posarono sulle proprie mani… e il respiro le si mozzò in gola. In preda al panico, si tirò su le maniche dalle braccia, e senza potersi trattenere, cacciò un urlo sconvolto.
La pelle degli arti era attraversata da venatura nere come le stesse creature che aveva visto nelle sue visioni, pulsanti di luce, blu come i fuochi fatui che ogni tanto comparivano nella foresta del regno.
La principessa, d’istinto, cominciò a grattarsi nel tentativo di liberarsi da qualunque cosa fosse quell’abominazione, ma non servì a nulla: le diramazioni color pece, simili ad una tremenda infezione, sembrarono deriderla in silenzio, accompagnate da inquietanti sussurri.
E fu in quel momento che un lampo di luce illuminò quel tratto del bosco, attirando l’attenzione della rossa. Un vortice di nebbia biancastra si materializzò come dal nulla di fronte a lei, sollevato a qualche centimetro da terra.
Merida trattenne il respiro e rimase immobile, incantata dalla bellezza di quel fenomeno sovrannaturale, ma tale sensazione idilliaca ebbe vita assai breve, venendo rapidamente sostituita da sospetto e timore reverenziale.
Una figura esile fuoriuscì dal portale, avvolta da un mantello color notte, completo di cappuccio e pelliccia. Del volto, parzialmente coperto, erano visibili solo gli occhi di un verde luminescente e i lineamenti apparentemente giovani nascosti nell’ombra. Nella mano destra, reggeva un bastone ricurvo da pastore, fatto di puro ghiaccio.
Gli occhi del misterioso individuo cominciarono a guardarsi intorno, finché non si posarono su di lei, scrutandola da capo a piedi.
Alla principessa sembrò quasi che la stesse sezionando, e si sentì inchiodata al suolo: c’era qualcosa in quello sguardo, una malizia molto simile a quella del Re degli Incubi, ma con una sorta di sfumatura più glaciale e spietata.
<< Be’… >> cominciò lo sconosciuto, con una voce graffiante e suadente al tempo stesso << questo complica le cose. >>
 
 


1: Nella religione nordica dei vichinghi, i mondi sono nove e collegati a Yggdrasill, l’albero cosmico.
 
BOOM!
Ebbene sì, in questo capitolo ha fatto la sua comparsa Merida DunBorch, protagonista del film Pixar “Ribelle – The Brvae”.
Il frammento di crogiolo trovato dalla ragazza era danneggiato più degli altri, e quando lo ha toccato la sua essenza si è fusa con lei. Ciò le ha permesso di avere un piccola chiamata mentale con Pitch, ma il tutto sarà spiegato meglio con il proseguire della storia.
Dai prossimi capitoli cominceremo anche ad approfondire maggiormente i villains della fic, tra cui lo stesso Pitch e l’Incappucciato.
  
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