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Autore: Dileeee    15/04/2020    3 recensioni
Sempre impassibile, imperturbabile a volte gelido e tutto d’un pezzo con il cappellino ben saldo in testa.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Guardo il sole che tramonta dal balcone nella mia stanza d’albergo, mi perdo fissando quella luce rossa e arancione e penso che non esiste niente di più bello, anche se la persona che vorrei accanto non c’è in questo momento. 
Improvvisamente il bisogno fisico di averlo con me mi assale, devo vederlo non ce la faccio ad aspettare stasera. 
Rientro in camera, comincio a vestirmi in fretta; prendo un paio di jeans e la camicetta bianca di pizzo che mi ha regalato lui qualche mese prima, corro in bagno, mi passo un po’ di phard sulle guance, un tocco di mascara e due gocciale di profumo. 
Guardo l’orologio, sono le 18:30, dovrebbe essere ancora al campo ad allenarsi.
Scendo nella hall e mi faccio chiamare un taxi. 
Quando arrivo il mio cuore sta facendo le capriole, mi rimbomba nelle orecchie, per un attimo penso di aver fatto male a venire, avrei dovuto aspettare ma la voglia di essere stretta da lui è troppo forte ed è inutile combatterla. 
Il taxi mi lascia proprio davanti alle porte degli spogliatoi, mi siedo su un muretto lì vicino e aspetto.
Mi rialzo, non riesco a stare ferma, comincio a camminare in preda ai miei pensieri quando sento delle voci. Il mio cuore impazzisce improvvisamente, ho voglia di nascondermi, la tensione è troppa.
“Wakabayashi dai, sei sempre in splendida forma, non brontolare come al solito” sembra la voce di Schneider e infatti dopo poco lo vedo uscire con la tuta del Bayern e il borsone, pochi secondi e Genzo appare nella mia visuale “Finalmente” penso.
Mi tremano le gambe, com’è bello anche lui nella tuta della squadra, sembra una statua, sempre con l’immancabile cappellino. 
“Dico solo che non era un goal difficile da parare!!! Dovevi farmelo da un’altra angolazione” risponde e si avviano verso la macchina di Karl. 
Genzo mi è di spalle, ancora non mi vede. 
Schneider si accorge di me e sorride “Io mi avvio intanto, tu fai pure con comodo!” afferma tranquillo, lasciando Genzo basito in mezzo al parcheggio. 
Mi allontano dal muretto per rendermi visibile, “Genzo” il suo nome mi muore in gola, ma è a un volume abbastanza alto perché possa sentirlo.
Anche se è di spalle lo vedo irrigidirsi, si gira lentamente, quasi come se non credesse alle sue orecchie.
Appena mi vede il suo sguardo si illumina e tutte le mie paure, le mie incertezze svaniscono: sento solo l’amore e il desiderio di stringerlo a me. 
Si muove senza mai perdere il contatto visivo “Sei tu? Sei davvero qui? Sei venuta davvero?” continua a ripetere come in una specie di trance.
Di colpo è su di me e mi stringe come mai prima; è un bisogno primordiale!
Mi bacia prima sulla fronte e poi sull’orecchio provocandomi un brivido lungo tutta la schiena, finalmente arriva alle labbra e le bacia con tutta la passione possibile.
Le bocche s’incontrano e lottano nel tepore, si mordono appoggiando appena la lingua tra i denti
-Come mi è mancato il suo profumo!- penso.
I baci non si fermano, siamo implacabili, le nostre mani toccano, sfiorano e stringono, riacquistando la familiarità di sempre, finalmente ci stacchiamo “Siamo in un luogo pubblico, immagini i paparazzi ci dovessero beccare?” gli dico arrossendo.
Sorride un po’ imbarazzato a sua volta, poi mi prende la mano e ci incamminiamo in silenzio verso l’auto.
   
 
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