Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Feisty Pants    15/04/2020    1 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle di 27 e 24 anni alle prese con le proprie vite e i propri impegni. Elsa è sposata e vive la sua vita con le scatenate figlie gemelle di 7 anni. Anna, invece, è prossima alla laurea e a dire sì a un futuro roseo e carico di amore che ha sempre sognato fin da piccola.
La vita, però, non è una favola. Entrambe le sorelle vivranno dei momenti di crisi della quotidianità e, per colpa di incidenti e imprevisti, dovranno fare i conti con la cruda realtà.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 14.
 
Elsa raggiunge l’ospedale il più velocemente possibile senza preoccuparsi di telefonare a nessuno. In quel momento era comandata dall’istinto che, per quanto strano, si stava dimostrando più materno del previsto.

“Sono qui, dov’è mia figlia?!” chiede subito la donna sospirando affannosamente una volta entrata nell’ospedale.

“È la madre di Sofia Frost?” chiede un’infermiera con delle carte in mano.

“Sì sono io!” risponde subito Elsa cominciando a tremare di freddo e di terrore.

“La stiamo ancora visitando e per ora è tutto sotto controllo. Le premetto che la bambina rimarrà ricoverata fino a data da destinarsi” spiega l’infermiera facendole segno di seguirla in un lungo corridoio.

“Ok ma che cosa le è successo? Volete spiegarmelo?!” inizia ad infuriarsi Elsa in preda al panico, accelerando il passo sperando di raggiungere la stanza della piccola.

“Non lo sappiamo ancora con precisione. La maestra ha riferito di averla vista molto pallida stamattina in classe. All’improvviso è svenuta e non ha ripreso conoscenza per parecchio tempo. Pensiamo che sia stato sicuramente un calo di pressione. L’ipotesi però ci sembra riduttiva per uno svenimento del genere!”

“Che cosa occorre fare quindi?!” domanda Elsa con il cuore in gola, sempre più spaventata.

“Se lei ci dà il permesso noi vorremmo sedare la bambina e fare diverse analisi per vedere se si possa risalire ad altro” spiega l’infermiera consegnando ad Elsa un foglio da firmare riguardante la presa di responsabilità nei confronti del minore.

“Posso vederla ora?” chiede ovviamente Elsa immaginando la propria figlia terrorizzata senza il contatto materno.

“Sì, la faccio vestire e mi accompagnerà mentre sediamo la bambina. Dopodiché avrà circa un’ora di tempo nella quale le consiglio di andare a casa e di preparare tutto l’occorrente per il ricovero”

Elsa entra così in un camerino dove indossa tunica, guanti, cuffia e mascherina per poi seguire la gentile infermiera che le permette di entrare in terapia intensiva. All’ingresso, nella prima zona disponibile, era sdraiata Sofia che, circondata da diversi medici, mostrava il braccino bianco già ricoperto da flebo e dall’elettrocardiogramma.

“Oh eccoci Sofia! Guarda chi c’è? È arrivata la mamma hai visto?” gioisce il medico accarezzando la mano della bambina che, agitata, volge lo sguardo alla madre appena entrata, riconoscendola sotto quel buffo travestimento.

“Sembri un folletto” afferma la bambina sorridendo, mostrandosi calma di fronte alla donna.

Elsa le si avvicina velocemente prendendole la mano e accarezzandole delicatamente la fronte. In tutti quegli anni aveva raramente coccolato Sofia e, in quel momento, una morsa sembra divorarle il cuore e farle capire quanto fosse indegna ad essere madre di una creatura così bella.

“Tu invece sembri proprio un angioletto vestita tutta di bianco” risponde Elsa serenamente abbozzando un sorriso alla sua piccola goccia d’acqua.

“Bene, Sofia…ora dormirai un pochino, ok? Così noi ti controlliamo per bene. Non sentirai nulla capito? Anzi…poi ci racconterai che cosa hai sognato di bello!” le interrompe il dottore cercando di nascondere alla sua vista la lunga siringa di sedativo che presto l’avrebbero fatta dormire.

In quel momento Sofia, pur non vedendo nulla ed essendo avvolta dal calore dei medici, intuisce qualcosa di negativo e il suo cuoricino inizia a battere all’impazzata. Lei, così riflessiva e composta, si lascia andare al panico e alla paura, guardandosi a destra e a sinistra per poi sussurrare preoccupata senza filtri un sottile:

“Mamma…mamma…”

“Sofia, sono qui con te. Tranquilla” interviene Elsa tentando di celare il dolore e il terrore che covava dentro di sé in quella situazione. Tante erano le domande che la muovevano: “Cosa devo fare?” “Che cosa le succederà adesso?” “Devo fare altro?” “Che cosa devo dirle per aiutarla?”. Lei, donna dall’estrema razionalità e dalla metodicità, comprende che in quel momento le parole non servono, ma occorrono gesti caldi ai quali non è più abituata. Elsa si avvicina maggiormente alla figlia, accarezzandole i capelli biondi e fissandola negli occhi azzurri, abbozzando un sorriso che traspariva anche dalla mascherina. Incredibile come non si fosse accorta, in tutti quegli anni, della meraviglia di figlia che aveva innanzi, identica a lei ma dagli occhi molto più profondi e sinceri.

Sofia si addormenta immediatamente, tenendo il più possibile lo sguardo puntato negli occhi della sua mamma che, dopo aver ricevuto il via libera dei medici, corre fuori cercando di raggiungere la casa il prima possibile.

È durante il tragitto che si accorge delle innumerevoli chiamate perse di Anna e, presa dalla rabbia, nota subito di non trovarne da parte di Jack. Nella sua testa cominciano a turbinare una serie di pensieri negativi collegati al marito che, anche di fronte alla sofferenza della figlia, aveva sicuramente dato priorità al suo lavoro.

Una volta giunta nell’appartamento Elsa comincia ad arruffare giochi e vestiti della bambina riponendoli disordinatamente in un borsone quando, senza rendersene conto, si ritrova davanti Jack appena rincasato.

“Ah quindi ti sembra questo il momento di comparire?! Non mi chiami nemmeno?! Non te ne frega proprio niente della famiglia vedo! Tua figlia è in ospedale e tu non dici nulla?!” lo bombarda Elsa scattando in piedi e stringendo i pugni, esternando del tutto i suoi sentimenti contraddittori.

“Ti pare il caso di sbottare così?! Ti ricordo che abbiamo due figlie! La scuola ha provato a rintracciare sia me che Anna per avvertire dell’accaduto e io sono corso a prendere Lia!” si difende lui alzando i toni, irritato dal comportamento della moglie e mostrando Lia che, sconvolta dal litigio dei genitori, si sofferma a guardarli a bocca aperta.

“Corso?! Ah sì, sicuramente sei corso a scuola! Se hanno chiamato anche Anna significa che tu non hai risposto perché probabilmente eri troppo impegnato nel tuo fantastico lavoro, non è così?! Per una volta potresti fare il padre e occuparti della famiglia evitando che sia Anna a prendere il tuo posto in questa casa?!” sbotta Elsa completamente isterica, non reggendo più il potere negativo che soccombe in lei da troppo tempo. Parole aspre, forti che appaiono come coltellate anche per la piccola Lia che, seppur forte e positiva, non trova l’energia necessaria per intervenire e ribattere.

“E tu invece?! Ti credi una brava madre?! Non hai mai accarezzato le tue figlie, non le abbracci, sei sempre seria! E ora con Sofia non mi hai nemmeno telefonato per dirmi dell’accaduto! Io non ti biasimo, probabilmente non mi hai chiamato perché eri occupata in ospedale con lei, così come io ero intento a guidare la macchina per portare a casa Lia! Vediamo di raffreddare gli animi Elsa, datti una calmata che mi sembri un po’ esaurita!” aggiunge Jack facendo un passo verso di lei ed urlando a squarciagola, dando vita a un litigio molto più violento al quale Lia non resiste più, finendo per correre nella propria cameretta e nascondersi sotto le coperte tenendo bene le mani sulle orecchie per non sentire più nemmeno un grido.

“Ma che cazzo succede qui?! Vi si sente dal cancellino!” si inserisce una terza voce, piombata in casa grazie a delle chiavi di scorta.

“Anna, tranquilla. Tanto non abbiamo più niente da dirci, mi ha vomitato addosso tutto quello che doveva!” si pronuncia Jack afferrando la giacca e facendo per uscire.

“Non mi sembra il caso di litigare ora! Avete una figlia in ospedale per chissà quale motivo e dovete correre da lei! Non siate egoisti cazzo!” spiega Anna infuriata di fronte alla scena ma, da una parte, consapevole del terrore che entrambi i genitori stavano esternando attraverso il litigio.

Elsa non aggiunge altro e, dopo aver lanciato un’occhiata al marito, afferra le sue borse e si dirige fuori dall’appartamento, non prima di venir bloccata da Anna stessa.

“Adesso ricorda bene che esiste solo vostra figlia, qualsiasi cosa sia successa tra te e Jack non è il momento di affrontarla” la avvisa Anna fissandole gli occhi celesti in pieno volto, per poi lasciarla andare e correre nella camera delle gemelle.

Anna nota immediatamente un rigonfiamento sotto le coperte e, per la prima volta nella sua vita, avverte il suono di un pianto soffocato.

“Lilì” sussurra dolcemente Anna scostando le lenzuola e prendendo in braccio la bambina, cominciando a cullarla tra le sue braccia.

“Hey, tremi come una foglia! Ci sono qui io adesso” continua a tranquillizzarla Anna emettendo dei leggeri suoni rilassanti con la voce, utilizzandoli anche nel reparto in cui lavorava quando si trovava di fronte a bambini spaventati o troppo agitati.

In pochi secondi la bambina sembra acquietarsi lasciandosi andare a dei lunghi ma spezzati sospiri e rilassando i muscoli, adagiandosi maggiormente sulle braccia della zia.

“Non ci sto capendo nulla zia. Prima Sofi che sta male, poi quel litigio brutto tra mamma e papà! Non ho capito le loro parole ma sembrava che non mi volessero bene, perché hanno urlato così?!” chiede poi la piccola finalmente calma, godendo delle coccole della zia Anna che continua a cullarla con il mento appoggiato al suo capo biondo.

“Non ti devi preoccupare capito? Ai grandi spesso capita di comportarsi così. Mamma e papà sono spaventati per tua sorella e hanno litigato proprio perché non capivano che cosa dovessero fare esattamente, non per questo si vogliono meno bene! Vedrai che gli passerà. Anche tu spesso litighi con Sofia giusto?” chiede allora Anna sollevando un po’ la nipotina e asciugandole le guance arrossate di pianto.

“Sì, spesso” risponde Lia tirando su con il naso per poi sporgersi verso il comodino ed afferrare un fazzoletto.

“Le vuoi bene comunque però giusto?” domanda ancora la zia portando la nipote a comprendere interiormente il ragionamento.

“Sì tantissimo, anche se non glielo dico mai perché faccio la dura” confessa Lia abbassando lo sguardo, intuendo il profondo discorso.

“Ma zia Anna…Sofia starà bene vero?” domanda poi la piccina mostrando così la sua sincera paura per la gemella.

“Certo, vedrai che passerà presto e potrete tornare insieme” conclude poi Anna sicura, permettendo alla nipotina di rigettarsi tra le sue braccia e ricevere un caldo abbraccio. Qualcosa, però, sembra confondere la venticinquenne. Non aveva mai sentito Elsa urlare in quel modo, Jack esprimersi male e la piccola Lia, sempre forte e ottimista, piangere terrorizzata. Quella cattiveria e quelle crepe a quanto pare c’erano da diverso tempo e la condizione di Sofia rappresentava solo la goccia capace di far traboccare il vaso.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Feisty Pants