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Autore: LadyBlack3    16/04/2020    0 recensioni
***STORIA REVISIONATA E CORRETTA***
Due fratelli molto diversi e dai caratteri opposti.
Due fratelli che dopo anni finalmente si rincontrano.
la loro vita cambierà per sempre... o quasi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merope Gaunt, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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ANGOLO AUTRICE:
Okay ragazzi e ragazze, come potete vedere sono resuscitata miracolosamente… Lo so che non ho scuse, soprattutto perché c’era gente che mi seguiva con molto piacere. Non avevo più ispirazione e ho interrotto, ma dopo la maratona di Harry Potter in tv all’improvviso mi è di nuovo venuta voglia di continuare questa storia!
Che dire, perdonatemi per la lunga assenza di 3, 4 anni… Spero di ricevere recensioni positive o per lo meno negative costruttive. Anche se è passato molto tempo direi di essere migliorata con la scrittura, però se c’è qualche errore potete farmelo notare tranquillamente.
E fatemi sapere anche se vale la pena aggiornare la mia storia!

Beneeeee, Buona lettura! :*

 
 
Discussions

Lucius e Bellatrix decisero di informare il loro Signore Oscuro sulle novità riguardo la famosa profezia. Erano appena tornati dall’Ufficio Misteri del Ministero della Magia, e non poterono certo dire che il compito affidatogli fosse stato facile: dopo aver fatto attenzione a non essere individuati, i Mangiamorte dovettero cercarla in mezzo alle tante migliaia presenti, sistemate in decine e decine di scaffali appositi che formavano un labirinto intricato. Tuttavia alla fine riuscirono nell’intento, ma dovettero giustificare il loro ritorno a mani vuote.
<< La profezia è protetta da un potente incantesimo, mio Signore. >> disse il Malfoy, cercando di nascondere la voce tremante.
Voldemort si trovava davanti a tutti i suoi seguaci e ascoltava un po’ infastidito il resoconto di Lucius e Bella.
<< Abbiamo provato in tutti i modi, ma a quanto pare soltanto colui al quale è intestata la profezia può ascoltarla per intero… >> spiegò meglio la miglior luogotenente dell’erede Serpeverde.
I Mangiamorte si scambiarono un’occhiata perplessa, mentre attendevano intimoriti la risposta del Mago Oscuro. Per un attimo sembrò che stesse riflettendo in silenzio, poi i suoi occhi rosso sangue si posarono su quelli titubanti di Malfoy.
<< Immagino che dovrò pensare da solo a uno stratagemma. >> sibilò Voldemort, seccato. Intorno a lui decine di teste si chinarono dalla vergogna. Narcissa guardò truce il marito, anche se in fondo non era colpa sua e della sorella se il piano era fallito. Con Lord Voldemort, però, non ci si poteva permettere di sbagliare.
In quel momento il serpente Nagini, ai piedi del Padrone come al solito, girò di scatto la testa squamosa, avendo avvertito un rumore alle spalle. Quando iniziò a strusciare via dalla base sicura di Tu-Sai-Chi, lui e tutti gli altri si accorsero di una presenza intrusa che li squadrava innocente.
Merope era lì che li fissava con i suoi occhi verdi e luminosi: << Tom, nel frattempo che sei occupato, posso giocare con Nagini? >> chiese, facendo un passo indietro e inginocchiandosi per accarezzare l’animale domestico del fratello.
La faccia di Voldemort era impossibile da descrivere, per non parlare di Bellatrix che assunse un’espressione assassina appena vide la mocciosa. Se avesse potuto, l’avrebbe prima Cruciata e poi fatta fuori con un colpo di bacchetta, ma purtroppo non poteva neanche pensarci.
<< Merope!! >> l’ex Tom Riddle fece sobbalzare leggermente la sorella, che non si aspettava di sentirlo urlare << Ti dispiace occupare il tuo tempo in qualcosa di più utile piuttosto che perderlo nel maltrattare il mio serpente?? >>.
La piccola corrugò la fronte prima che Bellatrix esultasse di nascosto e ridesse sotto i baffi.
<< Addirittura maltrattare?… >> rispose spontanea.
Il fratello invocò ogni goccia della sua pazienza per non sbottare malamente.
<< Non è un giocattolo. >> disse, per poi ordinare in serpentese a Nagini di tornare vicino a lui. Il rettile ubbidì, lasciando a bocca asciutta la bambina.
Qualche Mangiamorte sghignazzò alla scena, cosa che a Merope diede parecchio sui nervi. Era arrivata da appena un mese e già non la sopportavano più: oltre al fatto che con loro non c’entrava un fico secco, dovevano essere anche prudenti nei suoi confronti, altrimenti non potevano sapere la reazione che il Signore Oscuro avrebbe avuto.
<< E secondo te che cosa dovrei fare? >> si lamentò la sorella << Ho provato a giocare a nascondino con quel tipo che si chiama Codaliscia, ma sembra che abbia paura di me. >>
Voldemort desiderava cacciarla a pedate dalla stanza, e lo avrebbe fatto volentieri se non fosse che una piccolissima parte di lui glielo impediva. Continuò a scrutarla con rabbia, con Merope che ricambiava benevola.
<< Potreste lasciarci da soli per un minuto? >> chiese categorico ai seguaci, i quali lanciarono uno sguardo di fuoco alla piccola e a passo lento abbandonarono la sala. Bellatrix grugnì e le esibì una smorfia di odio mentre se ne andava e chiudeva la porta con la magia. Forse era l’arroganza che aveva nel rivolgersi in maniera così informale a Voldemort, o semplicemente perché i bambini non le erano mai piaciuti… comunque la si voleva mettere, lei odiava con tutto il cuore quella mocciosa impertinente. Sperava davvero che l’uomo la punisse o le facesse del male.
Merope sollevò le sopracciglia e incrociò le braccia al gesto della donna, attendendo che il fratello sputasse il rospo. Lei non provava paura alla vista del Mago serpentesco, non tremava e non balbettava quando lo guardava negli occhi sanguigni. Non era d’accordo su molte cose in cui lui credeva, ma alla fin dei conti era pur sempre un Tom Riddle con sembianze diverse.
<< Nel caso tu non te ne fossi accorta, questa casa è il Quartier Generale dei Mangiamorte! >> la rimproverò sprezzante, guadagnandosi un sonoro sbuffo da parte di Merope.
<< I tuoi amici inquietanti, vuoi dire? >>
L’essere scheletrico accorciò la distanza che li divideva e la tirò a sé con forza: << Sei dalla mia parte o no? >> quella domanda colpì in pieno la bambina.
<< Certo, Tom. >> rispose senza timore, e subito Voldemort lasciò la presa disgustato.
<< Se vuoi andare d’accordo con il sottoscritto, dovrai chiamarmi col mio vero nome. >>
Merope roteò le pupille: << Tom è il tuo vero nome… >>
<< No. Quello è nome di un inutile Babbano quale era nostro padre… >> e ghignò maligno nel ricordare la figura di Riddle senior, ormai divenuto polvere.
La bambina inspirò profondamente e lo guardò storto.
<< Ti riferisci a quel padre che hai ucciso insieme ai nonni? Ah sì, adesso che mi ci fai pensare… >> fece sarcastica Merope, che osservò il volto di Voldemort contrarsi in una smorfia cupa.  
<< Pensavi che non lo sapessi? >> chiese retorica e a braccia conserte.
Il più grande parve stupito, ma poi esalò dolcemente: << Lo avresti scoperto comunque… >>
<< Come la fai facile! >> Merope quasi gridò dalla collera << Credi che mi sia piaciuto scoprire che mio fratello è un assassino?? >>
Non badò molto al suo tono di voce, che a quanto pareva si era alzato in modo vertiginoso: << Era proprio necessario ucciderlo?? >>
Voldemort ridusse a fessure i suoi occhi rossi: << Suvvia, non mi dirai che ti importava davvero di quel Babbano. >> sibilò, mentre un sorrisetto malvagio comparve sulla faccia color gesso.
Merope si bloccò, non sapendo come replicare. Il fratello avanzò di qualche passo e le girò intorno.
<< Di quel Babbano che non ha fatto altro che rinnegarci fino alla fine? >>
<< Beh… >> la biondina abbassò lo sguardo, riconoscendo il vero nelle parole di Voldemort << No… Però ucciderlo è stato un errore… >>
<< Punti di vista diversi. >> tagliò corto l’altro, che dovette sforzarsi di non lanciarle un Incantesimo Senza Perdono. Se fosse stata una persona diversa a dirgli di aver sbagliato (cosa che odiava con tutto sé stesso) non avrebbe esitato a torturarla.
Merope sospirò con amarezza e sollevò le pupille smeraldo nella direzione del Mago Oscuro. Passarono pochi istanti, sufficienti a farle battere forte il petto e a vestirsi di coraggio per ciò che stava per rinfacciargli.
<< All’epoca avevo già capito com’eri, ma forse non sarei dovuta morire… perché da quel giorno sei esploso come un palloncino. >>
Silenzio. Per parecchi minuti nessuno dei due fiatò.
Merope s’immaginò il maggiore inferocito dopo aver udito quella frase, e in effetti l’espressione che mostrava non presagiva nulla di buono. Però in seguito, quel grugnito di sdegno si trasformò in una risata tetra.
<< Non darti troppa importanza, sorellina. >>
<< Allora quella rabbia che hai fatto uscire quando hai scoperto che sono stata uccisa era una finta? >> chiese beffarda Merope, per poi ritrovarsi il volto di Voldemort a pochi centimetri dal suo, nel giro di un secondo.
Indietreggiò dallo spavento e sentì il fratello rispondere indignato: << Quella rabbia è venuta subito prima della vergogna! Vergogna di aver avuto una sorella del mio stesso sangue che è morta come una LURIDA MAGANO’! >>
Merope sgranò le palpebre, incredula: << Lurida Maganò…? >> le veniva da piangere. Davvero era stato capace di nominarla con così tanto disprezzo?
<< Mi dispiace deluderti, ma io non sono una Maganò! Sono una Strega, proprio come te! >>
Stavolta l’Oscuro Signore diede sfoggio alla sua peggiore risata: << Una Strega normale, anche alla tua età, avrebbe schivato facilmente i proiettili di un fucile Babbano. Questo non è accaduto con te, come lo spieghi? >>
La calma regnò sovrana al Malfoy Manor. La bimba era indecisa se confessargli la verità.
<< Se anni fa mi avresti dato attenzione, oggi avresti una risposta… >> disse Merope, flebile << Invece non facevi altro che rintanarti in camera tua appena tornavi da Hogwarts per le vacanze! Certo, per te è più facile “accusarmi” di essere una Maganò! >>
Voldemort esalò un leggero ringhio prima che la sorella continuasse.
<< E non dire che non ti importò niente di ciò che mi hanno fatto, perché lo sai anche tu che non è così! >> sbottò, prima di fare dietrofront per raggiungere la porta.
<< Non darmi le spalle! >> gridò rauco il Mago, il quale non sopportava che qualsiasi essere inferiore lo trattasse da suo pari. Le pupille dilatate e il senso di frustrazione cresceva appena si ricordava che non poteva, o meglio non voleva toccarla con un dito.
Merope girò di scatto la testa e, priva di paura, concluse: << Buona fortuna con Harry Potter. Ne avrai molto bisogno. >>
Quelle parole lasciarono a bocca asciutta Voldemort, ma la bionda aveva già spalancato la porta che conduceva in un’altra delle tante sale della Villa Malfoy e non ebbe il tempo di ribattere che lei superò la soglia.
Ciò che vide la fece rimanere di stucco: fece un paio di passi, giusto nel momento in cui, davanti a Merope e poco distante dal varco, Codaliscia si ritrasse all’improvviso e si voltò dall’altra parte terrorizzato. Guardò tutti i Mangiamorte svolgere la medesima azione e fingere di chiacchierare fra loro. Proprio vicino a lei c’erano Narcissa, Lucius e Bellatrix che le rivolsero un’occhiata allibita.
La bambina non ci volle credere. Avevano origliato. Cercò di non imprecare nella mente e a non considerarli dei pessimi attori; piuttosto si diresse nella direzione opposta sbuffando.
Il motivo le sfuggiva, ma Bellatrix godette da matti quando sentì Voldemort chiamare la mocciosa Maganò. Ovviamente trattenne il ghigno soddisfatto, perché il Signore Oscuro si era materializzato davanti ai suoi seguaci, dipinto di stizza.
<< Narcissa. >> chiamò soave Voldemort.
La Strega quasi svenne al sentire pronunciare il suo nome.
Riuscì a balbettare un: “S-Sì?” che l’uomo le ordinò all’istante.
<< Va’ da lei e falle passare i capricci. Non ho tempo da perdere. >> disse piuttosto infastidito.
Lucius posò un rapido sguardo alla moglie, che abbassò il suo e si affrettò a raggiungere la piccola.
<< Tutti voi, sparite! >> aggiunse poi il Mago, facendo cadere all’indietro Peter Minus poiché era troppo vicino e si sorbì in pieno il grido.
Bella ridacchiò di piacere, mentre il cognato le diede una pacca brusca per dirle di smetterla. Quella situazione stava diventando assurda e non sapevano se Merope fosse effettivamente dalla loro parte o stesse solo giocando a far uscire dai gangheri il fratello. Nessuno al mondo avrebbe avuto il lusso di sopravvivere se avesse discusso in quel modo con Lord Voldemort, ma a lungo andare i Mangiamorte rischiavano di assistere alla parte peggiore dell’Oscuro Signore.
<< Hai mandato la lettera a tuo figlio? >> chiese Bellatrix a Malfoy.
 
La lezione di Difesa Contro le Arti Oscure non si rivelò affatto piacevole per Harry.
Di nuovo, quel giorno la Umbridge decise di punirlo severamente per aver affermato davanti a tutta la classe che Voldemort era risorto. La professoressa come sempre non gradì l’insistenza del ragazzo e la strafottenza con cui pretendeva di essere creduto. Ragion per cui lo convocò nel suo ufficio e lo costrinse a scrivere su un foglio bianco la frase: “Non devo dire bugie”, con una piuma magica. Appena finiva di scrivere, la scritta compariva pian piano sulla mano di Harry, come una sorta di marchio doloroso. Doveva continuare così fin quando il messaggio non sarebbe penetrato nel suo cervello.
Ma Harry Potter non aveva intenzione di dare adito alla versione del Ministero della Magia. Voldemort era tornato, ed era un dato di fatto. Il castigo della Umbridge non gli avrebbe fatto cambiare idea, e difatti era dall’inizio dell’anno che continuava la sua tiritera senza sorbire alcun risultato.
Mentre la malediceva in silenzio però, successe l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato in un frangente del genere.
Di nuovo la cicatrice gli bruciò sulla fronte, e ancora una volta sprazzi di visioni e di voci pervasero i suoi canali uditivi e oculari. Per qualche minuto abbondante, il giovane rimase in uno stato di trance, dimenticandosi della sua punizione e del fatto che era sorvegliato a vista dalla professoressa. Alla fine si riprese, ma aveva la bocca spalancata e riusciva a respirare a malapena.
<< Signor Potter! >> squittì la donna in rosa, e Harry spostò gli occhi su di lei, sconvolto << Non mi sembra di averle detto che poteva smettere quando vuole! >>
Solo allora Harry si rese conto di ciò che era accaduto. Il battito cardiaco accelerò all’improvviso e un moto di adrenalina investì le sue vene.
<< Ehm… mi scusi. >> rispose lui, riprendendo a scrivere. Nonostante il dolore delle ferite sulla mano, il ragazzo non riusciva a togliersi dalla testa quella visione.
Aveva colto Voldemort in un momento di rabbia, nel bel mezzo di una discussione che però non stava avendo con un Mangiamorte, come tutti avrebbero potuto presumere, bensì con la stessa bambina che aveva visto il giorno prima tramite la cicatrice.
La cosa che lo lasciò ancora più incredulo di quanto non fosse già, fu che i due a quanto pareva stavano discutendo per qualcosa. Non aveva avuto modo di capire bene che si stessero dicendo, ma in generale aveva messo in chiaro un fattore importante, al quale Harry si rifiutò di credere.
Non sapeva che Voldemort avesse una sorella… per giunta molto più piccola di lui.
Ma a cosa pensava? No, era semplicemente impossibile… Come poteva essere? Più ci rifletteva su, più si convinceva che forse erano davvero allucinazioni.
Anche se ormai ne era sicuro, si disse fosse meglio raccontare tutto a Ron e Hermione, dato che aveva fatto lo stesso con la visione del giorno prima.
Appena uscì dall’ufficio della vipera vestita di rosa, Harry si precipitò come un fulmine alla Sala Grande dove, grazie al cielo, c’erano solo i suoi migliori amici e Semous e Dean in disparte. Per fortuna quest’ultimi erano troppo lontani per sentirlo, così Harry si sedette sulla scalinata di marmo, vicino a loro, e parlò per almeno 10 minuti.
Hermione e Ron erano a dir poco orripilati, ma al tempo stesso perplessi.
<< Non puoi dire sul serio… >> commentò il Weasley << Tu-Sai-Chi non aveva… o ha una sorella. >> poi lanciò un’occhiata fugace all’amica che anche lei era alquanto stupita.
<< Infatti lo dico pure io. Secondo me questa è la prova che sono semplici allucinazioni… >> rispose Harry frettoloso.
Hermione assunse un’espressione pensierosa: << E se avessi capito male? Hai sentito o no la conversazione tra lei e Voldemort? >>
Ron grugnì.
<< Scusa, tra lei e Tu-Sai-Chi? >>
<< Hermione, non sono stupido e nemmeno sordo. Vol… Tu-Sai-Chi l’ha chiamata “sorellina”. Comunque è inutile fare congetture, sono false visioni, punto e basta. >>
La ragazza non era ancora convinta: << Sì, ma… ricordi almeno l’aspetto fisico della bambina? >>
<< Beh >> Harry ci rimuginò << Non lo so… penso avesse i capelli biondi… era piccola, al massimo 8 anni… >>
<< Hai sentito il suo nome, per caso? >> insistette la Granger, che sperava di ricavare qualcosa di utile dal racconto di Harry.
Harry fece di nuovo mente locale: << Lui ripeteva Merion… No, Mer… Mero… Ah! Merope! >> finalmente era uscito fuori un nome, e lì Hermione era diventata violacea.
Alla vista dell’amica, Potter e Weasley si spaventarono.
<< Merope?? >> gridò.
<< A meno che non mi stia sbagliando… >>
Hermione lo fermò bruscamente: << Davvero non avete mai sentito questo nome?? >> domandò, dopo aver ricevuto un’occhiata confusa da parte di Ron.
<< In effetti no… >> rispose il rosso.
<< Ragazzi… Merope è il nome della madre di Voldemort. >>
La Sala Grande sprofondò in un profondo silenzio. Le mascelle di Harry e Ron avevano perso contro la forza di gravità.
<< C-Che cosa? >> fece Ron.
<< Aha… >> annuì Hermione Granger.
<< …Come fai a saperlo? >>
<< Lo accennano in Ascesa e declino delle Arti Oscure, Ron. >> gli spiegò la Strega.
<< E allora perché Harry pensa che sia la sorella? >> chiese il rosso, voltandosi verso di lui.
<< Perché lo ha detto Tu-Sai-Chi! >> disse esasperato il Prescelto.
<< Io conosco la storia di Vol… Tu-Sai-Chi, ma non ho mai sentito di una sorella… >> soggiunse Hermione, guadagnandosi lo sbuffo di Harry.
Ron la seguì a ruota: << Quindi secondo te è la madre? >>
<< Come fa ad esserlo se quella che ho visto è una bambina?? >> domandò indignato il corvino.
<< Magari è diventata piccola per impietosire il figlio… >> ipotizzò Ron.
Hermione e Harry scossero la testa dalla disperazione.
<< Ma non ha senso! >>
<< Cavolo, basta! >> s’innervosì il giovane con la saetta << Abbiamo capito che sono solo allucinazioni! Può anche darsi che le provochi Voi-Sapete-Chi per confonderci! >>
Gli altri due si scambiarono sguardi incerti.
<< Non vale la pena scervellarsi per nulla. >> continuò Harry.
I tre sospirarono, decisi a non aprire più quell’argomento. Tuttavia il dubbio li assalì come un fiume che straripa.
La faccenda era abbastanza strana e surreale, ma potevano mettere la mano sul fuoco dicendo che era tutto fasullo? Che era una montatura di Voldemort per confondere Harry e gli altri?
Presi dai rispettivi pensieri, non si accorsero che qualcuno li aveva ascoltati di nascosto.
Crabbe abbandonò la Sala Grande e si diresse con un ghigno verso l’ufficio della professoressa di Difesa contro le Arti Oscure, per raccontare ciò che aveva sentito dai tre grifondoro. Le informazioni erano sicuramente inventate, però ai Serpeverde bastava che la Casa dei coraggiosi venisse vessata per essere contenti.  
Lungo il corridoio incontrò Draco Malfoy, che al contrario di Crabbe, aveva una faccia pallida e ammattita. In mattinata aveva ricevuto una lettera dal padre che lo informava delle ultime novità, tra cui l’arrivo di una bambina che pareva, anzi era proprio così, la sorellina di Voldemort. Lucius gli pregò di non rivelarlo a nessuno e, soprattutto, di bruciare la lettera appena avrebbe finito di leggerla. A stento credeva a quella storia e da un po’ girava per Hogwarts in preda alla confusione.
<< Ehi Draco. >> Crabbe lo chiamò e non badando al suo stato gli propose di andare con lui dalla Umbridge per mettere nei guai il trio nemico.
Draco Malfoy non ebbe la possibilità di chiedere cosa avessero inventato stavolta Potter, Lentiggini e Sanguemarcio che si trovarono in men che non si dica a destinazione.
<< Professoressa. >>
<< Prego cari, c’è qualcosa che dovete dirmi? >> chiese la Umbridge da dietro la sua scrivania, facendoli entrare cordialmente.
Draco lasciò che parlasse il suo amico, visto che lui non era nemmeno a conoscenza del fattaccio.
Però quando Crabbe iniziò a parlare, le sue labbra si contorsero in una smorfia grave e le sue sopracciglia si strinsero all’insù.
Farneticava di una bambina, forse sorella di Voldemort…
Oddio… ma allora era la verità?
Suo padre gli aveva intimato di non spiccicare parola al riguardo con nessuno… Se un’informazione tanto importante fosse trapelata aldilà delle mura della Scuola sarebbe stato lui a finire in un mare di casini!
Ma non poteva farglielo notare in quel momento, mentre di fronte c’era la loro professoressa.
Lei, con gran stupore di Draco, era ornata della medesima espressione facciale. Sembrava come se avesse ricevuto una bruttissima notizia, di quelle che ti peggiorano l’umore dal giorno alla notte.
Sbatté il cucchiaino nella tazza di tè, visibilmente turbata, e prese a balbettare una risposta veloce: << P-Per favore, non ho tempo adesso per badare alle chiacchiere insulse di quei cialtroni. >>
Malfoy in cuor suo sospirò sollevato, al contrario di Crabbe che non si immaginava di essere liquidato in quel modo.
La Umbridge li cacciò dal suo ufficio e chiuse la porta a chiave. Neanche i quadri animati dai gattini ravvivarono l’atmosfera in quella stanza. Non disse una parola, si limitò a prendere un foglio e scrivere una lettera indirizzata a un ex Auror di nome Cesar. Andò nella guferia, legò la piccola busta sulla zampa di una civetta e la fece consegnare.
Ancora scossa dall’inconveniente tornò indietro, sperando di non essere stata vista da nessuno.
Dannazione! Quella piccola canaglia era un problema veramente grosso!  
   
 
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