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Autore: Babbo Dark    18/04/2020    4 recensioni
Cross-Over "La Bella e la Bestia/Teen Wolf", ovviamente Sterek!
Mieczyslaw Stilinski non è un Omega tutti gli altri, sogna una vita di avventure lontano dalla piccola cittadina di Beacon Hills; etichettato come strambo, Mieczyslaw vive le sue giornate nella più odiosa quotidianità tra il fornaio che vende il pane, la sua amata libreria e le attenzioni non richieste di Theo. La sua vita, però, cambia drasticamente quando si ritrova costretto a barattare la sua libertà in cambio di quella del padre; il ragazzo, quindi, si ritroverà ospite in un castello incantato con la compagnia dei servi, trasformati in oggetti, e di un mostro. Ma se da tutto ciò, andando oltre le apparenze, la Bestia si rivelasse ben diversa da quello che si vede?
Genere: Avventura, Erotico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note iniziali: oggi sono particolarmente acido, principalmente perché ho parlato con una mia grande amica riguardo “Teen Wolf”, e quindi questo capitolo mi fa abbastanza schifo; mi sono messo a correggere la parte centrale, perché come l’avevo scritta era veramente orribile, ma ho lasciato l’inizio e la fine del capitolo. Continua a farmi schifo, anche se meno rispetto a prima, ma attendo con ansia i vostri pareri; le critiche costruttive sono sempre ben accette.

Allora… Cosa c’è da dire al riguardo? Come noterete fin dall’inizio è stata aggiunta una parte “extra” che servirà a piegare cosa farà Noah nell’arco di tempo in cui Stiles rimarrà al castello; nel Classico non vediamo nulla di simile e capisco il genere fiabesco che avvolge il tutto ma un paio di fotogrammi su Morisse intento a fare qualcosa sarebbero stati graditi e invece…

In questo capitolo non ci saranno canzoni, mi spiace, ma la scena del soccorso di Belle doveva essere inserita in un capitolo a parte e senza canzoni a intervallare il testo; a mio avviso credo che questo sia il capitolo che abbia subito più modifiche in assoluto rispetto alla storia, leggendo capirete il perché.

Ma bando alle ciance e vi lascio alla lettura!
 

Babbo Dark
 
 


 
Little Red Ridding Hood and the Cursed Wolf
Capitolo VIII: Dovere
 
 

Noah aveva freddo, dannatamente freddo, e nonostante la mite temperatura di quella notte d’agosto non riusciva a smettere di tremare; la vista iniziò ad annebbiarsi, le gambe sembravano piegarsi sotto il peso del loro padrone e prima che se ne accorgesse si ritrovò a impattare contro il primo tronco disponibile, cercando disperatamente di rimanere in piedi nonostante tutto.

Voleva correre, sbrigarsi e tornare al castello del mostro per poter salvare il suo bambino da un destino peggiore della morte eppure il suo corpo pareva indebolirsi ogni secondo di più, prevalendo sulla mente e sul suo cuore annientato dalla disperazione; respirare stava diventando sempre più difficile e la testa sembrava pronta a spaccarsi in due a causa del dolore e poco a poco Noah si accasciò a terra. Un macabro ululato squarciò il silenzio di quella notte stellata ma non aveva la forza né la stabilità necessarie per scappare o difendersi dal branco di lupi e così, singhiozzando, attese miseramente la sua fine.

Passarono minuti interminabili, in cui il silenzio avvolse l’intera foresta come se fosse un’enorme coperta, e l’Alpha, stremato, perse i sensi; neanche lo scoppio di un fucile parve risvegliarlo, talmente era stanco e debilitato, e mentre il branco affamato si allontanava, dei borbottii concitati di due donne avanzarono rapidamente verso quell’uomo vinto dalla stanchezza e dal dolore.
 
 

«È vivo?» chiese una di loro, i cui folti capelli castani le ricadevano pesantemente lungo la schiena; l’altra, invece, si sistemò meglio il fucile dietro la schiena e si avvicinò di soppiatto all’Alpha prima di toccargli il collo, sorridendo entusiasta quando percepì i battiti lenti ma regolari pulsarle sotto le dita.

«Jennifer, aiutami!» esclamò la donna, un’Alpha bionda e sensuale; la Beta, osservandosi attentamente attorno, si avvicinò rapidamente e aiutò l’amica a sollevare di peso il corpo di Noah.

«Kate, sta male! Ha la febbre alta e continua a tossire!» disse Jennifer preoccupatamente.

«Chi si prende una polmonite in pieno agosto?!» sbottò shoccata l’Alpha mentre iniziava a dirigersi verso il proprio paese «Andiamo da Gerard, lui è un medico e saprà aiutarlo.» disse Kate mentre si osservava attorno alla ricerca di possibili animali selvatici che avrebbero potuto attaccarle «Attenta ai lupi, Jen, questa foresta ne è piena.» la mise in guarda subito dopo, ricevendo in risposta un cenno del capo.
 
 

Nonostante la buona volontà e l’impellente desiderio di riprendere la strada principale, le due donne impiegarono quasi un’ora per uscire da quella foresta infestata dai lupi e, mentre Jennifer fece accomodare uno stremato Noah sul proprio cavallo, Kate sollevò di scatto il fucile non appena un possente ruggito riecheggiò nell’aria, spaventando tutti gli uccelli placidamente addormentati nei loro nidi; spaventate, le due partirono al galoppo verso la loro splendida Londra, incuranti del fatto che a pochi chilometri di distanza un giovane Omega stava sollevando il peso di una bestia svenuta.

I cavalli sbuffarono sonoramente più volte durante la corsa e dopo più di tre ore di viaggio finalmente i castelli della città furono avvistati; c’erano notti, come quella, in cui odiavano il loro ruolo di guardie visto che, nonostante tutti i cartelli appesi sia intorno che all’interno della foresta, non erano pochi gli avventurieri che decidevano di sfidare la sorte addentrandosi tra quegli alberi. Quasi tutti venivano sbranati dai lupi ma ogni tanto le due donne riuscivano a salvare qualche malcapitato, costringendosi poi a correre furiosamente verso Londra, tentando di far arrivare il prima possibile il salvato nella bottega del dottor Argent; quando i cavalli oltrepassarono le pesanti porte in quercia le due vennero accolte dalla silenziosa periferia della città. In giro non c’era un’anima, neanche il vecchio ubriacone del quartiere, e per un attimo si ritrovarono a sorridere nel pensare alla loro collega, Breaden, la quale doveva aver multato tutti coloro che avevano osato far baldoria fino a orari non consentiti.

Arrestata la corsa, e scese da cavallo, Kate corse a svegliare il medico mentre Jennifer fece scendere a fatica uno svenuto Noah; aperta la porta della bottega, e fatti accomodare, Gerard ordinò loro di posare il salvato sul letto mentre lui afferrava tutti gli strumenti del mestiere per poter procedere alla sua visita.
 


 
***
 
 

Theo tamburellò nervosamente le dita contro il logoro tavolo al quale era seduto, la testa poggiata pesantemente sul palmo della mano e gli occhi puntati contro la porta d’ingresso nella locanda, in attesa; dopo quell’orgia organizzata nella propria stanza, che lo aveva lasciato sporco ma soddisfatto, l’Alpha aveva ordinato a Donovan di recarsi dal dottor Raphael McCall, il gestore del manicomio locale, e si era seduto a quello stesso tavolo nell’attesa che i vari clienti completamente sbronzi lasciassero barcollando la taverna mentre suo padre si occupava della chiusura.

Erano passate più di tre ore da quando il genitore era sparito nella propria stanza e Theo iniziava a innervosirsi, l’animo inquieto e rabbioso a causa del ricordo del trattamento ricevuto quello stesso pomeriggio dall’Omega; il ragazzo, però, si ritrovò a ghignare malvagiamente mentre ripensava al suo piano praticamente perfetto, ideato subito dopo la visita di uno sconvolto Noah e delineato in tutti i dettagli nella calma post-orgasmo.

Sì, Law avrebbe accettato di legarsi a lui a ogni costo. D’altronde, Theo Raeken otteneva sempre ciò che voleva.

Improvvisamente il rumore di una carrozza distrasse l’Alpha dai suoi pensieri e poco dopo un euforico Donovan entrò nella locanda mentre, al suo seguito, camminava lentamente il dottor McCall; l’alto uomo era un Beta muscoloso con dei folti capelli neri e un’espressione maligna dipinta in volto per la maggior parte del tempo.

Sorridendo ai due, Theo acquistò una posizione retta sullo scomodo sgabello e attese che il medico si sedesse mentre l’amico si prodigava a riempire tre boccali con la birra migliore in possesso ai Raeken; incrociando le braccia davanti al petto muscoloso, l’Alpha attese che i due Beta fossero pronti prima di spezzare quell’odioso silenzio che per troppo tempo gli aveva tenuto compagnia.
 
 

«La ringrazio per essere venuto, dottore.» iniziò Theo sorridendo affabile.

«Di solito non lascio il manicomio a quest’ora della notte ma, a quanto dice il suo amico, ognuno ne avrebbe beneficiato…» rispose Raphael congiungendo i polpastrelli e ghignando maleficamente, la birra completamente ignorata.

«Oh, si fidi!» rise sguaiatamente Donovan mentre beveva una generosa dose di alcool.

«Sentiamo allora…» sussurrò il medico.

«Voglio legarmi con Law, il figlio dell’inventore…» prese a parlare l’Alpha, non perdendosi il sopracciglio del medico che si sollevò scetticamente in risposta «Ma quel piccolo Omega deve essere… Beh… Persuaso…» disse roteando una mano e ghignando maliziosamente.

«Altro che!» s’intromise il Beta prima di scolarsi le ultime gocce di birra.

«Signor Raeken, non so se l’ha notato ma io mi occupo di tutt’altre faccende…» rispose Raphael dopo qualche attimo.

«Oh, lo sa! Si fidi, lo sa!» rise nuovamente Donovan per poi essere sbattuto prepotentemente contro il tavolo da un furioso Theo.

«Il padre di Law, quel Noah, è fuori di testa e lo sanno tutti in città!» esplose l’Alpha subito dopo, gioendo dell’espressione interessata che si dipinse sul volto del medico.

«Noah Stilinski è innocuo. Pazzo ma innocuo.» precisò freddamente il Beta, non perdendosi il ghigno malvagio che tirò le labbra del suo interlocutore.

«Law farebbe di tutto per il padre, anche legarsi con me!» precisò Theo indicandosi il petto con il pollice per poi stordire l’amico con un colpo in testa quando questi scoppiò in una sonora risata.

«Prosegua.» lo incentivò il medico, incurante di quell’espressione di violenza a cui aveva appena assistito.

«Rinchiuda quel folle in manicomio! Io mi proporrò a Law e non appena me lo sarò scopato e ci saremo legati nel calore, lo libererà.» delineo Theo indurendo lo sguardo e gonfiando i muscoli, pronto a colpire il medico pur di raggiungere il suo scopo.

«E io che ci guadagno?» chiese Raphael mentre sollevava il busto e incrociava le braccia al petto; gli occhi del Beta si sgranarono non appena Theo tirò fuori un sacco di iuta e lo sbatté rudemente contro il tavolo, facendo tintinnare il contenuto. L’Alpha sorrise perfidamente ed estrasse un coltello con cui lacerò la stoffa, permettendo a una dozzina di monete d’oro di cadere contro la superficie scolorita del tavolo «Oh… Ma questo è sleale…» sussurrò il medico mentre afferrava le monete e se le rigirava tra le mani, incantato dal loro luccichio sinistro «Mi piace!» disse facendole sfregare tra loro per poi scoppiare in una sonora risata nello stesso momento in cui Donovan, con un’emicrania da competizione, riprendeva i sensi.

«Allora è deciso!» esclamò euforico Theo prima di sollevarsi di scatto dalla seduta «Agiremo questa notte!» ordinò mentre il medico ghignava e s’intascava il denaro, pregustandosi i comfort che avrebbe acquistato per il suo ufficio.

«Molto bene…» sussurrò malignamente Raphael alzandosi a sua volta e dirigendosi verso la porta della taverna «Mi segua per cortesia.» Theo non se lo fece ripetere due volte e afferrato l’amico per il colletto lo costrinse a seguirlo, incurante del dolore che gli stava provocando.
 

 
La carrozza viaggiò rapidamente per le strade deserte di Beacon Hills e non ci volle molto prima che i cavalli vennero fermati davanti la casa buia di proprietà degli Stilinski; scendendo e avvicinandosi a passo di marcia verso la porta d’ingresso, Theo percepì il proprio membro pulsare e irrigidirsi a causa dell’aspettativa di poter sprofondare in quel corpo vergine e bellissimo. L’Alpha, seguito a pochi passi di distanza dai due Beta, non si curò troppo delle proprie maniere e quasi sfondò la porta nel tentativo di aprirla, fiondandosi nel salotto non appena l’infisso cedette ai suoi colpi.
 
 

«Law! Noah!» sbraitò l’Alpha, furioso ed eccitato come non mai; Theo si massaggiò rudemente l’erezione da sopra il pantalone e corse al piano superiore, notando però come tutte le stanze fossero completamente deserte «Dove diavolo si sono cacciati?!» urlò tornando al piano di sotto e puntando i suoi occhi furenti sui due Beta.

«Credo che ci hanno preceduto…» ridacchiò Donovan per poi essere scagliato contro il muro dall’amico.

«Dannazione!» sbraitò Theo, incurante degli sguardi lanciatogli dal medico.

«Deduco quindi che il mio compito sia finito prima ancora d’iniziare…» s’intromise Raphael con naturalezza prima di fare dietro front e tornarsene alla propria carrozza «Non appena l’Omega e il padre si faranno vivi mi faccia contattare e attueremo il piano.» disse sorridendo verso Theo prima di prendere posto sulla seduta e frustare i cavalli, facendoli scattare alla volta del manicomio.

«Beh… Andiamo a casa.» esordì Donovan dopo che si fu alzato ma, poco prima che uscisse dall’abitazione, Theo lo afferrò per il collettò e lo sbatté senza troppe cerimonie sul divano prima di tirarselo contro e urlare.

«Tu ora rimani qui e attendi il loro arrivo. CHIARO?!» sbraitò l’Alpha mentre l’altro annuiva energeticamente «IO vado a dormire, non appena quell’Omega e il padre si faranno vivi verrai a farmelo sapere.» ordinò prima di spingere il Beta contro lo schienale del divano per poi sparire rapidamente oltre l’uscio, lasciandosi dietro un terrorizzato Donovan in preda ai tremori incontrollabili.
 
 

 
***
 
 

«VADA. VIA!»
 

Il ruggito di Derek si propagò per tutto il castello, costringendo Peter e Alan a voltare lo sguardo verso la fonte del suolo e solo allora i due oggetti si resero conto che il loro ospite non li aveva seguiti e che, molto probabilmente, si era addentrato nell’ala proibita; tornando indietro nel modo più veloce possibile, i due servitori sgranarono gli occhi nell’osservare un terrorizzato Mieczyslaw intento a scendere rapidamente le scalinate, il volto pallido e rigato dalle lacrime mentre il fiato sembrava mancargli a ogni passo.
 
 

«SIGNORINO!» esclamarono in coro i due ma l’umano li sorpassò senza degnarli di uno sguardo e si affrettò a raggiungere il grande portone in mogano «Non se ne vada, signorino!» si affrettò a dire Peter quado notò il ragazzo tentare disperatamente di aprire la porta con le mani tremanti.

«Promessa o non io non rimango in questo posto un minuto di più!» esclamò terrorizzato Mieczyslaw quando, finalmente, riuscì ad abbassare la maniglia e fuggire.

«Dove va?! Ci sono i lupi!» urlò Alan ma l’unica risposta che ricevette fu il boato prodotto dal portone che si chiudeva «Va a chiamare il Padrone! Nonostante tutto, il ragazzo non può morire in modo atroce!» ordinò l’orologio e, non appena Peter sparì al piano di sopra, lui si diresse alle cucine per ordinare ai cuochi di preparare qualcosa di caldo visto le temperature gelide presenti attorno al castello.
 
 

Peter corse a perdifiato per tutta la scalinata e sorrise non appena notò le grandi porte che delimitavano la stanza del suo Padrone; sospirando di sollievo, il candelabro provò ad aprire la porta ma ogni volta otteneva solamente un fallimento e così, sbuffando, si costrinse a bussare rumorosamente.
 
 

«Padrone! Padrone!» esclamò terrorizzato l’oggetto mentre continuava a bussare «Il ragazzo è scappato!» urlò contro la superficie in legno.

«Lasciatelo andare.» fu la risposta sussurrata dalla bestia che, incurante di tutto, si era buttato sul letto e raggomitolato sotto il suo mantello.

«Ma Padrone, ci sono i lupi fuori!» precisò Peter terrorizzato dal possibile esito della serata e attese pazientemente che la creatura rispondesse, o che comunque aprisse la porta, ma dopo qualche minuto non udì nulla e timoroso provò nuovamente a entrare; questa volta il candelabro riuscì a crearsi uno spiraglio sufficientemente grande per permettergli d’infilare la testa ma all’interno della stanza non c’era nessuno «Oh, Padrone…» sussurrò con voce disperata l’oggetto prima di tirarsi indietro e tornare tristemente al piano di sotto, incapace di comunicare la triste notizia.




 
***
 
 

Galoppando nella fredda aria della notte, Mieczyslaw continuò imperterrito a spostare rapidamente lo sguardo alle sue spalle nella disperata speranza di non incontrare la figura bestiale del suo assalitore; si era sempre definito un Omega coraggioso, così simile alla sua amata madre, eppure quando vide Derek esplodere in quella furia animalesca non riuscì a resistere e diede sfogo al suo istinto primordiale, ritrovandosi a fuggire il più velocemente possibile da quel luogo infernale. Roscoe sbuffava e nitriva sotto di noi, pestando violentemente la neve ghiacciata a ogni affondo degli zoccoli, e il ragazzo si ritrovò a calciargli con forza i fianchi affinché aumentasse la velocità; si era allontanato dal castello eppure non si sentiva ancora al sicuro, non voleva incontrare nessun altro mostro nascosto in quella dannatissima foresta e prima avrebbe messo piede in casa sua e meglio sarebbe stato.

Riportando lo sguardo sul sentiero, Mieczyslaw sospirò rumorosamente quando notò la fitta rete di alberi che si diramava davanti ai suoi occhi come un infernale labirinto ma poi, improvvisamente, un ululato riecheggiò sinistramente nell’aria e il ragazzo si ritrovò a spalancare la bocca; osservandosi attentamente attorno, e spronando il fidato cavallo ad aumentare il più possibile la velocità, l’Omega sperò con tutto se stesso che nessun lupo sarebbe stato attratto dal rumore provocato dalla sua corsa.

Un ringhio ferino gli carezzò l’udito, facendolo sbiancare immediatamente, e non ci volle molto prima che il secco suono delle fauci lupesche che si chiudevano a pochi centimetri dal suo corpo lo facesse tremare di paura; voltando appena lo sguardo, Mieczyslaw osservò disperato l’enorme lupo grigio che lo inseguiva a pochi passi di distanza, le zanne scoperte e il muso contorto in un’espressione orribile.

Nuovi ululati fendettero l’aria e l’Omega si ritrovò a tirare le briglie del cavallo, costringendo il terrorizzato Roscoe a cambiare immediatamente direzione nell’esatto momento in cui un lupo marrone balzava sul sentiero; gli zoccoli dell’animale presero a scivolare contro il terreno ghiacciato, costringendo i due a precipitare inesorabilmente verso un piccolo baratro che li accolse con uno spesso e soffice manto di neve.

Il sollievo fu solo temporaneo visto che, voltando lo sguardo, Mieczyslaw notò l’interno branco osservarlo famelicamente; lupi neri, grigi e marroni se ne stavano immobili lungo la scogliera ma poi, facendo gemere rumorosamente il ragazzo, il capo branco ululò e le bestie saltarono di sotto, ricominciando a inseguirlo.

Nuovi calci furono inferti ai fianchi del cavallo che, esausto e terrorizzato, arrancava pesantemente nel manto nevoso; distratto da tutto quello che gli capitava a tiro, Mieczyslaw non si rese conto degli scricchiolii sinistri che provenivano dal basso e quando lo fece fu troppo tardi. Quello che, fino a pochi secondi prima, credeva fosse il terreno cedette sotto il loro peso e i due si ritrovarono a boccheggiare violentemente a causa dell’acqua gelida che li frustò; non aveva mai provato un dolore simile, tutti i muscoli delle gambe bruciavano a contatto con il gelo assoluto e Mieczyslaw percepì il proprio sangue abbandonargli le vene. Gli sembrava d’essere trafitto da milioni di lame arroventate nello stesso momento e sentiva i muscoli irrigidirsi fino allo spasmo, minacciandolo di strapparsi da un momento all’altro; disperato, l’Omega avvolse le braccia attorno al collo di Roscoe, intento a nuotare disperatamente verso la riva, ma non ci volle molto prima che i lupi li raggiungessero.

Le fauci della bestia si chiusero con forza contro il maglione che indossava e presero a tirarlo con forza, minacciando di strappare le cuciture ed esporre maggiormente il magro corpo del ragazzo al gelo della notte; Mieczyslaw chiuse gli occhi e serrò la bocca ma a ogni strattone percepiva la sua presa sul cavallo diminuire e alla fine, singhiozzando, il lupo riuscì a tirarlo con abbastanza forza da sbilanciarlo e farlo precipitare in acqua.

La bocca si spalancò mentre un urlo di dolore gli abbandonava la gola, quel dolore che credeva inimitabile si acuì notevolmente divenendo mille e mille volte più intenso; percepiva il cuore battergli furiosamente nel petto e i polmoni immobilizzarsi, la mente si congelò all’istante e ben presto i muscoli si tesero per il freddo eccessivo, portandolo ad affondare lentamente.

La vista gli si annebbiò, i battiti rallentarono e ben presto il desiderio di arrendersi a quell’oblio che lo chiamava dolcemente, sussurrando lascivamente il suo nome, divenne pressante; non voleva più combattere, non sarebbe mai riuscito ad affrontare le acque gelide del lago e un triste sorriso gli si dipinse sulle labbra quando ripensò al volto paterno. Mieczyslaw sarebbe morto lì, in un lago sconosciuto ai più e il suo corpo sarebbe rimasto avvolto e protetto dalle gelide acque del fondale per l’eternità; ripensò a sua madre, a suo padre, agli amici che si era lasciato dietro e poco a poco la vita iniziò a scorrergli davanti agli occhi.

L’acqua tremò violentemente attorno a lui e Mieczyslaw corrucciò le sopracciglia quando notò due luci rossi avvicinarsi sempre di più; sembravano minacciarlo di qualche cosa, rimproverarlo nel modo più bestiale possibile, e il volto del ragazzo si contorse dal dolore quando qualcuno lo afferrò con forza. Si ritrovò a muoversi rapidamente verso la superficie senza fare alcun movimento e alla fine la bocca si spalancò; l’aria tornò a regnare indisturbata nei suoi polmoni mentre la notte stellata gli dava il benvenuto, gelando la pelle del volto con il suo freddo.

Poco a poco Mieczyslaw si ritrovò a gattonare lentamente sullo strato nevoso, il corpo scosso dai singhiozzi e dai conati di vomito; l’acqua continuava ad abbandonarlo e solamente quando riuscì a respirare adeguatamente l’Omega sollevò lo sguardo, trovando i corpi maciullati e sanguinanti dei lupi. In disparte, con le briglie legate a un basso ramo, Roscoe scalciava violentemente ma poi, accanto a lui, una grossa zampa mostruosa si posò pesantemente sulla neve; timoroso, Mieczyslaw sollevò lo sguardo e riconobbe finalmente le iridi rosse che l’avevano soccorso.

Derek piegò appena le orecchie e sospirò rumorosamente e solo in quel momento il ragazzo notò le numerose ferite che adornavano la spalla sinistra e le braccia della creatura, il sangue che si era mescolato abilmente con la pelliccia scura fino a saturarne maggiormente il colore; la bestia grugnì e mugugnò, avanzando pesantemente sulla neve e lasciandosi dietro alcune macchie di sangue, per poi afferrare il proprio mantello e gettarlo sul corpo tremante dell’Omega.
 

«Almeno… Almeno tu sei… Sei salvo…» bisbigliò debolmente prima di cadere a terra.
 

Tremando visibilmente, Mieczyslaw si sollevò stancamente da terra e si avvolse attentamente nel grande mantello prima di dirigersi il più rapidamente possibile verso il povero Roscoe che, riconoscendo il tocco del suo padrone sul manto, si calmò appena e permise al ragazzo liberarlo; il desiderio di riprendere la fuga era ancora presente nel suo animo eppure, poco prima di montare in sella, il suo sguardo cadde sul massiccio corpo della bestia. L’acqua intrappolata nel suo pelo iniziava a congelarsi e il nero della pelliccia risaltava ancor di più contro il candore della neve, portando Mieczyslaw a rimanere ipnotizzato; un alito di vento lo fece tremare ancor di più ma una voce nella sua testa continuava a ripetergli che, nonostante tutto, Derek lo aveva salvato da una morte certa e sarebbe stato da stronzi abbandonarlo nel bel mezzo del gelo, con il rischio che venisse attaccato nuovamente dai lupi.

Sospirando rumorosamente tirò le briglie e avvicinò il cavallo alla creatura prima di chinarsi e afferrarla per le spalle, sbuffando per il peso eccessivo e maledicendo il suo fisico esile per non riuscire a compiere quel gesto tanto semplice quanto complesso. Fortunatamente, Roscoe venne in suo aiuto e si piegò sulle zampe, facilitandogli il compito.

Nonostante tutto, spostare Derek dal terreno sul dorso del cavallo si rivelò un’impresa titanica per il giovane Omega che alla fine, stremato, cadde sulle proprie ginocchia e sorrise appena quando notò il cavallo alzarsi e scuotere il capo; sospirando, Mieczyslaw imitò l’animale e lo afferrò per le briglie prima d’incamminarsi nella stessa direzione dalla quale era venuto, sperando in cuor suo di non ricadere nel lago ghiacciato o, peggio ancora, di scontrarsi nuovamente con i lupi perché, in quei casi, non avrebbe avuto la forza di reagire.

I cavallo e cavaliere camminarono per circa un’ora, accompagnati solamente dallo scricchiolio della neve sotto i loro passi, e fu con un sussulto spaventato che Mieczyslaw accolse il borbottio arrochito della bestia.
 
 
«Per di là.» disse Derek sollevando stancamente un braccio, indicandogli la via per tornare al castello.
 
 

 
***
 
 

Un ringhio ferino spezzò l’opprimente silenzio che aleggiava nella stanza, aumentando considerevolmente la tensione presente tra i due giovani, costringendo la servitù ad allontanarsi appena per evitare di finire per errore in mezzo alla lite; solamente Melissa ebbe il coraggio di rimanere accanto ai pesanti pantaloni dell’Omega, il quale dopo essersi cambiato e asciugato aveva indossato i primi vestiti che un’impensierita Lydia gli aveva fatto trovare sul letto. Benedicendo la presenza del fuoco in ogni camino del castello, nonché il tè che la servitù aveva preparato, Mieczyslaw riuscì a calmare notevolmente il freddo che gli attraversava il corpo e così, quasi un’ora dopo aver varcato la soglia della magione con il suo cavallo, il ragazzo incrociò le braccia al petto e fulminò con lo sguardo quello che, se non avesse l’aspetto di una creatura mostruosa, sarebbe sembrato un enorme bambinone testardo.

Derek infatti, comodamente seduto sulla sua poltrona preferita, aveva rifiutato ogni approccio della servitù preferendo leccarsi delicatamente le ferite che ornavano il suo corpo; Mieczyslaw si morse le labbra quando notò il modo goffo e impacciato con cui la creatura provò a lapparsi il collo, convinto che una sua risata avrebbe riacceso nuovamente la furia del maggiore.

Sbuffando davanti all’ennesimo ringhio della creatura, Mieczyslaw chiese a Melissa se fosse possibile avere dell’acqua bollente e dell’alcool; non ci volle molto prima che i due liquidi venissero miscelati in una tinozza e, dopo aver immerso un panno pulito, il ragazzo provò in tutti modi di tamponare delicatamente le ferite sulla bestia ma senza risultati soddisfacenti visto che questo, dimenandosi come un’anguilla, rifiutava ogni approccio da parte del ragazzo.
 
 

«DEREK!» sbraitò Mieczyslaw dopo l’ennesimo ringhio, facendo immobilizzare immediatamente il maggiore che lo fissò a occhi sgranati; erano passati anni ormai da quando qualcuno lo aveva chiamato per nome e lottando contro quella sensazione viscerale che gli attanagliava lo stomaco, la bestia si rese conto di quanto gli fosse mancata quell’unica, piccola parola… Il suo nome… «Se non sta fermo come posso aiutarla?!» disse fissandolo in cagnesco e, sfruttando l’immobilità dell’altro, l’Omega provò a riavvicinarsi.

«MA FA MALE!» ruggì Derek non appena percepì la puzza dell’alcool avvicinarsi sempre di più al suo corpo.

«Magari se stesse fermo farebbe meno male!» lo rimbeccò Mieczyslaw, lo straccio abbandonato dentro la bacinella e le braccia incrociate davanti al petto.

«Magari se si fosse fatto gli affari propri io non mi sarei ritrovato in queste condizioni!» rispose ghignando la bestia, ignaro degli sguardi che la servitù si stava scambiando.

«Coso spelacchiato che non sei altro!» urlò Mieczyslaw puntandogli un dito contro il petto muscoloso, incurante del rischio a cui stava andando incontro nonché dei disperati tentativi di Alan di fermarlo visto che Peter aveva immediatamente bloccato il collega «IO sono scappato perché TU hai dato di matto! Se ti fossi comportato civilmente e mi avessi sbattuto fuori dalla porta con grazia invece che sfasciare la tua stanza tutto questo non sarebbe successo!» Derek corrucciò lo sguardo e sbuffò rumorosamente ma nessuno, oltre i due interessati, si perse le espressioni divertite sui loro volti.

«E tu dovevi darmi retta!» ringhiò con tono canzonatorio mentre la sua coda, traditrice!, aveva iniziato a scodinzolare rapidamente.

«E tu invece dovresti iniziare a comportarti come un normale essere umano!» riprese Mieczyslaw per poi sorridere vittorioso quando notò l’espressione colpevole che si fece strada sul volto dell’altro «Tanto per cominciare: che ti costa indossare i pantaloni? Eh?! Bestia nudista ed esibizionista che non sei altro!» Derek abbassò rapidamente lo sguardo sui suoi genitali lupini e immediatamente spostò il mantello, coprendosi le nudità «Secondo…» riprese il ragazzo come se nulla fosse «La smetti di ringhiare e ruggire per ogni cosa? Sei un Sourwolf!» disse per poi scoppiare a ridere notando l’espressione oltraggiata che si dipinse sul maggiore.

«Un sour… Cosa?» borbottò Scott al fratello prima di sobbalzare a causa del ringhio che abbandonò la gola del suo padrone e che, senza ombra di dubbio, era rivolto unicamente a lui; quel suono, però, venne immediatamente scalzato dal ruggito di dolore di Derek che, irritato, fissò lo sguardo sul volto del ragazzo, trovandolo assorto e concentrato mentre puliva delicatamente le ferite lasciatogli dai lupi.

«Stringi i denti, farò il più in fretta possibile.» sussurrò timidamente Mieczyslaw mentre riprendeva a disinfettare la pelle lacerata, ottenendo un sibilo infastidito in risposta.
 
 

Derek si ritrovò più volte ad artigliare la propria poltrona mentre quel piccolo Omega procedeva lentamente ma con dovizia a medicarlo e, nel disperato tentativo di alleviare quel bruciore che percepiva, la creatura iniziò a fissare il volto del ragazzo; lo stupore si dipinse sul suo volto non appena si rese conto che quel piccoletto non aveva paura di lui, né timore. Sfiorava le sue zampe con delicatezza e riverenza, come se stesse medicando un angelo e non una bestia mostruosa, e Derek si ritrovò a deglutire sonoramente quando si rese conto che Mieczyslaw gli aveva afferrato le dita artigliare per muovere il braccio e osservare il suo lavoro, incurante di quelle armi affilate che sarebbero riuscite a lacerargli le carni senza alcun problema.

Poco a poco la creatura si ritrovò a collaborare, spostandosi quel tanto che bastava affinché l’umano disinfettasse e medicasse tutte le ferite riportate nello scontro; il dolore iniziò ben presto a sparire e Derek non riusciva a smettere di studiare quel viso niveo e carico di nei, così puro nella sua normalità.
 
 

«Derek…» sussurrò improvvisamente Mieczyslaw mentre si prodigava a disinfettare le ferite sul collo «Grazie per… Per avermi salvato…» disse imbarazzato; non gli importava di nulla, neanche se l’altro fosse scoppiato a ridere sguaiatamente, perché la sua mente continuava a ordinargli di sussurrare quelle parole, consapevole che l’assenza di quell’intervento avrebbe portato a una morte dolorosa e solitaria. Contro ogni previsione, però, Derek tirò la propria espressione, simulando un sorriso, e la coda iniziò a ondeggiare felicemente a destra e sinistra mentre gli occhi passavano da un cupo rosso cremisi a un rilassante verde bosco.

«Dovere…» sussurrò la creatura e improvvisamente, prima che potesse fermarsi, la sua zampa si mosse in automatico portando il dorso delle dita a sfiorare delicatamente il volto dell’Omega, sfondando quel muro di freddo distacco che aveva immediatamente creato non appena suggellò il patto con il ragazzo «Dovere, Miec…» borbottò Derek prima di essere prontamente interrotto dall’altro.

«Chiamami Stiles.» disse l’Omega prima di aumentare quel delicato contatto sulla sua guancia, gioendo del calore che la creatura gli stava donando.

«Dovere, Stiles…» riprese Derek con più convinzione, la mano poggiata contro la guancia liscia.
 

 
E così, persi uno dello sguardo dell’altro, i due non si accorsero che la servitù poco alla volta, si era dileguata, lasciandogli la giusta privacy.
 
 


Note finali: ebbene sì! Kate, Jennifer, Gerard e Raphael sono tra noi! Suonate le trombe, urlate dalla finestra e mangiate nutella gente, tre villain principali sono diventati aiutanti! Sinceramente, visto il mondo narrato dalla serie tv, mi chiedo come mai tutti si concentrino sempre sui soliti cattivi; voglio vedere un villain diverso! Non so, fatemi incattivire Danny o Melissa! Un po’ di novità in questo fandom!

(Che poi parlo proprio io… Di due storie in corso ho scelto per entrambe Theo… E va beh…)

Che ne pensate della scena del salvataggio? Io l’ho detto che il capitolo era diverso… Quanti di voi avevano pensato a una cosa simile?

In quasi tutte le fanfiction lette la scena del salvataggio di Derek da parte di Stiles è praticamente identica, cambiano solamente le modalità con cui il lupo rischia di affogare ma il succo rimane quello; questa volta ho deciso di stravolgere il tutto, fare in modo che sia Derek a salvare Stiles dall’annegamento.
Per chi se lo stesse chiedendo (ne dubito ma va beh…) sì, cadere in acque ghiacciate porta all’annegamento; generalmente, quando ci troviamo in situazioni di pericolo, il nostro istinto di sopravvivenza ci porta a lottare o fuggire ma questa è situazione particolare. L’atrofia dei muscoli (ossia l’impossibilità a muoversi a causa di una rigidità muscolare) si verifica quando il corpo subisce uno sbalzo termico importante, quindi il corpo cerca di bloccare tutti gli elementi superflui per cercare di rimanere in vita; nella prima versione del capitolo Stiles iniziava a nuotare verso la superficie ma alla fine ho accantonato l’idea, è terrorizzato ma si trova anche all’interno di un lago la cui temperatura è scesa molto al di sotto dello zero e quindi non sarebbe mai riuscito a muovere i muscoli neanche per grattarsi il naso, figuriamoci nuotare!

Quindi che ne pensate? Piaciuto? Non piaciuto? Mi sono reso conto che tutti aspettano questa scena e ho un po’ d’ansia…

Quindi… Non credo di avere nulla da dire in più e quindi mi limito a ringraziarvi moltissimo per aver letto il capitolo, per aver inserito la storia in una delle categorie di EFP e soprattutto un ringraziamento speciale va a lululove2, Fata_Morgana 78, Naruko Namikaze Uchiha e linn86 per aver recensito lo scorso capitolo.
 

Altri ringraziamenti in arrivo! Io non so veramente quali parole usare per farvi capire quanto vi adoro, veramente <3 <3 <3 ho scritto “Perdere l’amore” in un momento di sconforto e mi avete scaldato il cuore, quindi grazie mille; vi ringrazio per aver letto la storia, per averla inserita in una delle categorie di EFP e soprattutto ringrazio Aruki, Linn86 e Naruto Namikaze Uchiha per averla recensita.
 
 

Alla prossima!
 

Babbo Dark
   
 
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