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Autore: Mercurionos    20/04/2020    2 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 13 – La Solitudine dei Guerrieri Invincibili, Parte 4 – Anno 1, 3/17 Brumaio
 
“Pump.”
Dylia aveva cominciato a tirare la manica della saiyan, ancora sconvolta dall’apparente presenza di Radish e Vegeta.
“PUMP!”
La saiyan si voltò con un movimento meccanico, pupille ristrette e volto pallido, verso la piccola Dylia: “Sì! Che c’è. C’è? Non c’è niente, no.” Pump balbettava, ed era visibilmente confusa e turbata.
“Hai qualcosa?” le chiese la giovane principessa di Pyaneta, il pianeta dal nome assolutamente serio e per niente nato sotto l’influenza di varie barrette di cioccolato scadute.
“Io! No? Anzi, no! NO! Hahahaha! Non ho niente, niente! Stavo pensando che… Cheee… Non ho studiato per la verifica di Scienze Militari! Esatto! Ahia ahia, domani mi sa che andrà male…”
“Pump…”
“Eh eh eh… Sì?”
“Domani non c’è Scienze Militari.”
“Ma sì che c’è! Guarda, è proprio là!” Pump indicò verso la parete in fondo all’aula con un dito, continuando a ridere in maniera scompaginata. Dylia abboccò subito, e si voltò verso il muro alle sue spalle: “Come, c’è il corso di Militari in persona? Pump, guarda che io…”
 
Ma Pump era scomparsa. Era anche svanita nel nulla la sua armatura, i suoi stivali, i guanti, la borsa di cioccolatini alla papaya formato XXL che aveva comprato in centro e per qualche motivo la finestra più vicina alle due ragazze si era aperta. Avendo osservato divertito la scena, l’uomo corpulento che era appena entrato nell’aula si avvicinò a Dylia: “Oh oh! Non prendertela, ragazza! È normale una reazione del genere! Nemmeno io me lo aspettavo dal giovane Vegeta… Uno come lui che si mette a guardare un’elegantissima lezione di danza! Sono proprio strani, quei saiyan.”
“Signor Rikoom, io…”
“Non c’è nessun problema, continuiamo la lezione. Forza, cadetti! Ancora un minuto di pausa poi riprendiamo con le pose speciali! Che ne dite?”
Dalla classe Rikoom non ricevette alcuna risposta. Certi alzarono gli occhi al cielo. Gli studenti si limitarono a sedersi sulle panche sotto alle finestre oppure ad uscire in direzione del bagno. Dylia andò a chiudere la finestra, sentendosi un po’ in colpa per la fuga improvvisa dell’amica: “Sì che sono strani questi saiyan… E ora cosa dico al fratellone?”
“Fratellone? E perché?”
Dylia si girò e vide il rotondo volto di Sabrina a pochi centimetri dal suo.
“Sa-Sabrina! Che ci fai qui?”
“Ecco… Oggi non c’è il club di sport… Ho chiesto al professore se potevo venire anche oggi…”
“Ah, scusa… Non ti avevo notato, sai?”
“Non fa niente, ci ho fatto l’abitudine.”
“Ah, ehm…”
“Senti, perché Pump se n’è andata così?”
“Oh, quello? Sarà perché Vegeta la stava osservando. O forse perché c’era Radish.”
“Quale dei due?”
 
Dylia squadrò la sua interlocutrice con molta attenzione. Sabrina sembrava molto imbarazzata, quasi impaurita dal dover parlare con lei.
“In… In che senso?”
“Beh, dici che le dia… fastidio la presenza di Vegeta o… quella di Radish?”
Dylia continuò a osservarla, assumendo di secondo in secondo uno sguardo più cupo e serio. L’altra lo notò e si strinse nelle proprie spalle, rendendosi sempre più piccola.
“Perché chiedi?”
Sabrina si bloccò. Non sapeva come rispondere. Impacciata si mise una mano tra i capelli e cominciò a pizzicarsi nervosamente l’orecchio.
“Io… Ecco, vorrei essere un po’ più come voi.”
 
“EH?” Dylia perse in un attimo tutta la sua autorevole compostezza.
“Cioè, ecco… Mi sono fatta aiutare un po’ da Radish negli ultimi tempi con il combattimento, poi ho visto come siete brave tu e Pump e… Voglio dire, ecco, loro tre sono proprio… molto uniti, credo.”
“Loro tre? Intendi la squadra di Vegeta?”
Sabrina annuì una volta, chinando minimamente il capo, ma Dylia continuava a non comprendere le intenzioni della timida ragazza: “Sì, ma che c’entra?”
“Scusami, io… Lo so che mi lamento sempre, ma, ecco… Non sono tanto brava, non voglio intromettermi in qualcosa…”
“Perché ti fai aiutare da Radish, dici? Non credo che dia fastidio agli altri due…”
Sabrina risollevò il capo, e per la prima volta guardò negli occhi Dylia: “Davvero? Allora non è un problema?”
“Non credo… Ma parli dell’allenamento? Cosa c’entra che siamo brave? Non puoi chiedere alle tue compagne?”
Il discorso tra le alunne della 1.A.0 venne però stroncato di netto dalla ruggente voce di Rikoom, che già pronto all’azione sfoggiava una coraggiosissima e stilosissima posa di combattimento, tipico segno distintivo della Squadra Ginyu. Dylia si allontanò nuovamente dalla sua compagna, leggermente confusa ma convinta di aver risolto l’ingarbugliata questione. Si sbagliava.
 
Un giorno più tardi…
 
STUNF!
Un colpo ben assestato colpì la guancia di Pump, che finì a sbattere contro una colonna della torre dei dormitori. I club avevano terminato le attività da qualche decina di minuti, quindi il cortile dell’accademia era rimasto semideserto; i pochi che passavano lì vicino ignorarono semplicemente l’accaduto. Pump scosse il capo un paio di volte per riprendersi, poi si rialzò, pronta a difendersi. Ma Patty era più veloce di lei.
 
“E questo è per averla messa in imbarazzo!” disse Patty con tono insultatore. Roteò su sé stessa e tese in avanti una gamba, e Pump ebbe giusto il tempo di attutire il colpo con entrambi gli avambracci. A poco a poco, la saiyan stava perdendo le forze e la voglia di resistere agli attacchi della compagna; continuava a chiedersi perché dovesse meritare un’aggressione da parte di Patty, una persona con cui non aveva, né voleva avere a che fare.
Pump si fregò la saliva via dal mento: “Non è certo colpa mia se Sabrina c’ha problemi! Io non ho fatto nulla di male!”
 
“Sentila la stronzetta! Sei tu che ti metti sempre in bella mostra e rovini la giornata a Sabrina!”
“Se è davvero così, perché non c’è qui lei a dirmelo e a menarmi?”
“Stai zitta, scimmia! –  E si gettò nuovamente sulla saiyan, sempre mirando al viso – “Mi fate schifo, sempre i primi in tutto, sempre al centro dell’attenzione! Adesso ti sei messa pure a coprire la MIA AMICA durante il club di cultura! Non sai proprio contenerti, eh scimmia?”
“Piantala…” – Pump si reggeva a malapena in piedi, continuava a resistere ai colpi della furiosa ragazza senza contrattaccare – “Non so se… hai visto i suoi voti, ma… Vegeta è un po’ una capra…” Poi si fece cadere su un ginocchio, ansimando.
“Oh povera, la gloriosa guerriera saiyan non riesce a resistere ai colpi sferrati da una giovane fanciulla?”
“Vai… All’inferno…”
“Ma che sfrontata! Siete veramente degli scarti, dovevate restare sul vostro pianeta a morire con i vostri simili, scimmie!”
“Piantala… Piantala!”
“Se ti metti di nuovo in mezzo, se sento ancora che ti sei fatta bella, rifiuto saiyan, ammazzo prima te, poi il capellone. Siete solo cani dell’esercito, imparate a starvene al vostro posto.”
 
Raccogliendo tutte le forze che le erano rimaste, Pump si alzò in piedi un’ultima volta: “Tu non sai niente dei saiyan! Non hai conosciuto la mia famiglia, non hai mai visto la mia casa, non sai niente di Radish! Non devi tirarlo in mezzo!”
Patty ridacchiò, come se stesse assistendo ai semplici deliri di un folle: “Uh uh, siete soltanto la feccia peggiore di questo universo.”
“NON CHIAMARMI FECCIA!” Pump si illuminò guizzante di energia, i suoi capelli si librarono in aria, agitati dal vento che il suo corpo propelleva.
 
Pump non si era mai concessa nessuno svago, non aveva potuto crescere come una vera saiyan e il suo unico modello era quello del principe Vegeta, austero, irremovibile nei suoi duri ideali. Però era viva, era ancora in grado di sostenere la nomea dei saiyan, i guerrieri più temuti del cosmo. Sentirsi paragonata ad uno scarto non rientrava nel suo margine di tolleranza. Così facendo, Vegeta feriva la sua autostima, ma la spronava a migliorare: ne era felice, poiché non aveva altro se non la compagnia dei suoi due migliori amici, la certezza che in ogni caso sarebbe stata accettata da qualcuno. Patty invece voleva soltanto ferirla nell’orgoglio, voleva distruggere la sua mente e il suo spirito. Ma l’orgoglio di un saiyan è immenso, incrollabile. E chi affronta a viso aperto un saiyan deve assolutamente comprendere un fatto molto importante: mai incrociare lo sguardo con un saiyan pronto a combattere.
 
Patty rimase folgorata, incapace di muoversi: per la prima volta aveva distinto con chiarezza le iridi dalle pupille della giovane saiyan. Gli occhi di Pump brillavano ma restavano fermi, composti nell’impeto d’ira che aveva infuso in loro una nuova e sinistra luce. La velocità sconcertante con cui il pugno stretto di Pump si proiettò sul viso di Patty produsse un forte suono sibilante, quasi un’esplosione. Patty volò all’indietro per svariati metri e ruzzolò un paio di volte per terra, ma si rialzò subito, lo sguardo iniettato di sangue.
 
“PUTTANA! LURIDA PUTTANA SAIYAN! IO TI AMMAZZO!” Patty alzò in aria una mano, roteandola una volta: un tagliente disco di energia si formò sopra di essa. La ragazza non ebbe però il tempo di scagliare il mortale attacco. Si accasciò a terra, priva di sensi. Pump vide una figura comparire dietro l’avversaria svenuta: era Frida. Subito la saiyan tentò di spiegare l’accaduto: “Frida! Io…” Ma venne interrotta.
“Non c’è bisogno. Ho visto tutto. Patty ti ha aggredito, ci penserò io a punirla per le sue azioni.”
“Che cosa… Non…”
“Pump, vai in infermeria, nella nostra sezione. Farò in modo che non succeda più.”
“Io… Grazie, credo…”
“Dovere.”
Il dialogo si concluse in fretta, congelato dai modi freddi e asettici della gelida studetessa. Frida prese in braccio la ragazza che aveva appena tramortito. Pump le passò accanto, e la fissò dritta negli occhi: aveva due splendide iridi chiare, quasi incolori. Frida rispose allo sguardo con un sorriso dolce, annuì, poi si diresse verso la torre dei dormitori.
 
Pump passò circa mezz’ora nella medical machine della sezione A: aveva lividi, graffi e gonfiori da lenire. A quell’ora nessuno si sarebbe più recato in quella stanza, quindi non si era fatta troppi problemi ad usare il macchinario medico. Quando ne uscì era nuovamente in forma. Passeggiò ancora per qualche minuto lungo i corridoi dell’accademia: da vuoti sembravano ancora più interminabili e immensi. Pump si soffermò ad ispezionare ogni parete, ogni porta, ogni scalino che oltrepassava, persa nei suoi pensieri. In parte era dispiaciuta per l’accaduto: mai avrebbe pensato di essersi messa in mezzo alla “carriera” di altri studenti, men che meno di farlo apposta. Non aveva reagito all’aggressione, aveva mantenuto la ragione anche in una situazione tanto tesa. Ma aveva anche difeso il proprio onore, il proprio orgoglio da vera saiyan.
 
Pensò e ripensò alle parole pronunciate dalla furiosa compagna di classe, una ragazza che senza un motivo valido la aveva minacciata, denigrata ed insultata. Pensò nuovamente al suo pianeta natio, la terra dove vivevano i suoi genitori, i genitori di Radish, i genitori di Vegeta. No, forse solo il padre di Vegeta, la madre non sembra essere pervenuta all’anagrafe saiyan. Forse non si trattava di un comportamento tipico per la razza guerriera, ma Pump si riteneva molto fortunata ad essere scampata alla distruzione del pianeta Vegeta, ancor di più di essere cresciuta insieme a Radish, e che ora poteva godere anche della compagnia di Vegeta. Pensò a lungo ai suoi due compagni, osservando l’alta torre dei dormitori: era più debole di loro, ma voleva proteggerli, desiderava ricambiare la protezione che riceveva dai suoi giovani amici saiyan. Era una saiyan, e i saiyan non si fanno piegare tanto facilmente. E finalmente lo aveva compreso.
 
Era ancora immersa nei suoi pensieri quando vide Radish scendere in volo dalla torre in centro all’istituto.
“Eeehi! Dove sei rimasta? Vegeta vuole andare a mangiare, sta cominciando ad innervosirsi!”
“Oh cavoli, è ora di cena?”
“Eh? Cosa hai fatto finora?”
“Niente, niente. Andiamo a prendere quello zuccone, ho fame anche io!”
Pump recuperò il suo allegro e spensierato sorriso, tranquillizzando istantaneamente Radish. Quando incrociarono Vegeta, Pump si lanciò addosso ai due saiyan, stringendoli a sé: come si sarebbe potuto prevedere, Radish rimase paralizzato sul posto, e accettò l’inaspettato abbraccio; Vegeta invece tentò di scrollarsi di dosso l’appiccicosa compagna, fin quando non si annoiò e lanciò una bordata di energia contro entrambi i suoi compagni. Radish e Pump ruzzolarono per terra, poi si misero a ridere divertiti quando notarono che, per la prima volta, sul volto di Vegeta era comparso un sottile e pacato sorriso.
Nonché un alone di inquietante imbarazzo.
 


Note dell’Autore:
L’ispirazione è una brutta bestia. Certe volte ho voglia di scrivere, proprio tanto, ma mi mancano le idee per creare scenari e frasi che mi convincano. Altre volte ho una buona idea, ma né tempo né voglia di mettermi al PC a dattilografare. Poi accade che comincio a scrivere un capitoletto, non mi convince, mi arrabbio e quindi un paio di giorni dopo mi rimetto a scrivere nel silenzio più assoluto, e viene fuori qualcosa che mi fa piacere sia scrivere che leggere. Spero che anche a voi sia piaciuta quest’ultima parte del complicato capitolo 13, che ha richiesto quasi tre mesi per essere completato. Spero di riuscire a trovare più tempo per scrivere, poiché temo che la pubblicazione della storia sia molto ma molto più rapida di quanto mi aspettassi. Mi auguro che la maniera in cui gestisco i confusi sentimenti dei personaggi vi aggrada, io comincio a capirli sempre di più e ad immaginarmi il loro modo di parlare e pensare in modo sempre più vivo.
 
In questo periodo pieno di esami (terribili, orrendi e nauseabondi) è anche uscito “Dragon Ball Z: Kakarot”, e mi confonde parecchio. Certo, per essere un gioco indirizzato soprattutto agli appassionati di Dragon Ball è anche carino, ma certe volte mi lascia davvero perplesso, talvolta anche un po’ arrabbiato. E poi, dannazione, Toei mettiti a fare una nuova serie di Super per cortesia che anche su Dokkan Battle non sanno più cosa fare!
 
Un solo altro mese separa i cadetti del N.I.S.B.A. dal termine dell’anno accademico! Gli esami si avvicinano inesorabili! Chi è quello? Il padre dell’imperatore spaziale fa la sua drammatica comparsa! Non perdetevi assolutamente il prossimo capitolo, la fine del primo anno di “Dragon Ball Minus – Figli di Un Domani Perduto”!

 
   
 
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